Fratelli Fisher-Black, il 2023 in prima linea come da piccoli

27.09.2023
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Il 2023 che sta facendo scorrere i titoli di coda ha mandato in scena anche i primi ruoli da protagonisti di due fratelli che arrivano da molto lontano. Quelli di Finn e Niamh Fisher-Black sono copioni ancora agli albori per farne diventare un colossal, ma intanto quest’anno si sono tolti entrambi la soddisfazione di essere protagonisti per un giorno, tagliando il traguardo in solitaria per la loro prima vittoria da pro’.

I due Fisher-Black sono figli del nuovo millennio (Niamh è del 2000, Finn più giovane di un anno) ma soprattutto sono figli di un mondo agli antipodi dal nostro. Nascono in Nuova Zelanda poi crescono corridori in Europa, dove stanno trovando l’affermazione. Tra aprile e giugno – nello spazio di 70 giorni – hanno timbrato il proprio cartellino. Finn, forse un po’ a sorpresa, ha conquistato la prima tappa del Giro di Sicilia illuminando la Valle dei Templi di Agrigento con una stoccata da perfetto finisseur. Niamh ha replicato al fratello due mesi dopo cogliendo la quarta frazione del Tour de Suisse sulle alte colline di Ebnat-Kappel grazie ad un allungo poderoso negli ultimi metri di gara. Tuttavia il loro nome non è una novità nel panorama internazionale. Anche se Niamh l’abbiamo conosciuta da vicino al Giro Donne 2022, abbiamo provato a ripercorrere il percorso dei due giovani neozelandesi.

Le prime pedalate da rivali

I fratelli Fisher-Black hanno iniziato a pedalare molto giovani in sella ad una Mtb disputando gare su una pista di cemento di cinquecento metri che circondava un campo da rugby (sport nazionale) nella loro città natale di Nelson, a nord dell’Isola del Sud della Nuova Zelanda. Finn fu il primo a partecipare e Niamh riavvolge il nastro della memoria.

«Ero un po’ spaventata per correre – ricorda la sorella – quindi ho preferito guardare la sua corsa. Quando però ho visto che aveva vinto una sorta di medaglia sono stata un po’ invidiosa e così mi sono detta che la settimana dopo avrei corso anch’io. A quel punto non ho potuto più tornare indietro nella decisione. La competizione fra fratelli può creare dipendenza e abbiamo scoperto che potevamo esserlo fra noi, migliorandoci. All’epoca volevo ottenere un premio prima di lui o addirittura batterlo. In pratica questo è ciò che ci ha motivato col passare degli anni».

Finn e Niamh (che si pronuncia “Niif”) sono molto legati anche se si vedono poco durante la stagione (foto instagram)
Finn e Niamh (che si pronuncia “Niif”) sono molto legati anche se si vedono poco durante la stagione (foto instagram)

«E’ verissimo ciò che racconta lei – le fa eco Finn sorridendo – qualunque cosa facesse lei, io avrei voluta farla meglio. E’ stato fantastico perché ci spingevamo davvero a vicenda cercando di essere uno migliore dell’altra. Niamh per un breve periodo è stata più veloce di me però so che lei ricorda poco volentieri il periodo in cui ho iniziato ad essere più forte io. Lei dice che era frustrante ma abbiamo imparato da giovanissimi che lavorando assieme in gara potevamo avere la meglio sugli avversari. Oggi mi sento di dire che la nostra rivalità da bambini si è trasformata in rispetto e sostegno reciproci».

Ammirazione fraterna

La storia di Niamh e Finn Fisher-Black è simile a quella di tanti fratelli che gareggiano e vincono nel medesimo sport. Adesso sono atleti di formazioni al top che credono fortemente in loro. Niamh corre per la SD-Worx, Finn per la UAE Emirates. Entrambi sono in rampa di lancio e l’uno è orgoglioso dell’altra quando arrivano i grandi risultati.

«Ho sempre ammirato il mio fratellino (come lo chiama confidenzialmente ancora oggi, ndr) – dice Niamh – ed anche se sono io ad aver vinto il primo titolo internazionale su strada prima di lui (il mondiale U23 a Wollongong nel 2022, ndr), gli chiedo sempre consigli. In verità è lui quello che è sempre stato bravo a vincere le gare. Gliel’ho visto fare in tante corse, perché lo guardo sempre se non sono alle corse anch’io. Però è anche vero che Finn spesso mi fa domande. Anche questo nostro continuo confronto è un vantaggio per le nostre rispettive carriere».

«Durante l’anno – prosegue la sorella – siamo entrambi molto lontano da casa. Se attraverso un momento difficile oppure ho nostalgia della nostra terra, so che lui capisce quella sensazione. E’ bello avere qualcuno con cui relazionarsi e quindi tirarsi su di morale».

«Mia sorella – ribatte Finn virando l’argomento sul piano tecnico – è una persona che si adatta bene alle giornate difficili in corsa e alle gare a tappe. I suoi progressi in queste gare sono evidenti. Benché fisicamente sia piuttosto minuta, l’esatto contrario mio (Niamh è alta 1,60 metri, Finn invece 1,90, ndr), è un’atleta molto potente e forse più di una semplice scalatrice».

Finn “olandese”

Ben prima del titolo iridato di Niamh nel 2022, Finn era stato campione del mondo juniores nell’inseguimento a squadre ad Aigle nel 2018. La Nuova Zelanda d’altronde è sempre stata una Nazione con grande tradizione in pista. E’ stato però nel 2020 che hanno vissuto un paio di giorni di festa assieme. Finn vince il campionato nazionale U23 a crono, Niamh centra il titolo elite su strada.

«E’ stato davvero speciale – racconta il fratello – perché ricordo di aver tagliato il traguardo ed aver sentito che anche Niamh aveva vinto. Entrambi eravamo al nostro primo anno in Europa. Io ero stato preso dal Devo Team della Jumbo-Visma, lei dalla Bigla. Quindi è stato bello conquistare e indossare le maglie nazionali durante quella stagione».

«Personalmente – continua Finn – anche in pista ho passato belle giornate. Come quando ho battuto il record mondiale juniores dell’inseguimento individuale ai campionati neozelandesi nel 2019. Quella mattina non me lo sarei mai aspettato. E’ stato proprio quel risultato a dare una svolta alla mia carriera visto che un mese dopo ero su un aereo per andare a correre in Europa».

Fu preso infatti dal team Willebrord Vil Vooruit, una sorta di vivaio antesignano del Devo Team Jumbo-Visma, dove alcuni suoi compagni furono Kooij, Tulett, Van Sintmaartensdijk.

Niamh globetrotter

Nel 2019 anche Niamh era su quel volo primaverile verso l’Europa. Lei lasciava il Team Mike Greer Homes con cui comunque aveva corso il Thuringen Tour, mentre Finn salutava il Team Skoda Racing. La destinazione della sorella era la Bigla Pro Cycling, con cui farà l’esordio al Giro delle Marche vinto da Paladin su Cavalli. L’anno successivo un altro debutto “italiano”, quello in una gara WorldTour alle Strade Bianche.

«Sono stati anni importanti quelli – spiega Niamh – nonostante di mezzo ci sia stato il Covid. Correndo in Europa con la mia squadra neozelandese mi sono fatta vedere dalla Bigla, con la quale mi sono messa in mostra fino a guadagnarmi la chiamata dalla SD Worx nel 2021. E’ stato un sogno per me correre assieme ad una super campionessa come Anna Van der Breggen, che oggi è la mia diesse. Quell’anno ho avuto le mie possibilità, e le sto avendo tuttora, fino ad arrivare ad indossare le maglie di leader in una corsa WorldTour come la Vuelta a Burgos».

«Non capita spesso – chiude Niamh – di poter vincere un mondiale, così come giocarsi le proprie carte in una gara importante come il Giro Donne (dove ha vinto la classifica giovani nel 2021 e 2002, ndr). Non lo avevo mai fatto prima ma lavorare con questo tipo di pressione addosso mi ha aperto gli occhi su una parte nuova di me nel ciclismo. Mi piace decisamente quel tipo di pressione. I miei obiettivi restano le classiche delle Ardenne e la generale nei grandi giri. Spero di crescere di livello ogni giorno che passa».

Il resto è storia dei giorni nostri. Finn ha dato seguito al centro in Sicilia disputando una bella Vuelta e sfiorando la vittoria nella sedicesima tappa, battuto solo dal suo amico ed ex compagno Vingegaard. Le sue caratteristiche sono adatte per le classiche mosse ed il suo nome è da segnare per i prossimi anni. Niamh, anche grazie al supporto di Cecchini, sta studiando da leader e quello al Tour de Suisse è il successo che ci voleva per consapevolizzarla ancora di più.

Giovane e forte in salita. Per i Giri c’è anche Niamh Fisher-Black

26.07.2022
6 min
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Può essere considerata una rappresentazione degli antipodi. Cresciuta in un posto di mare, vola in salita. Fisico minuto, grinta e potenziale enormi. E poi perché Niamh Fisher-Black arriva davvero dagli antipodi. La classe 2000 – che compirà ventidue anni il prossimo 12 agosto – è nata a Nelson in Nuova Zelanda, totalmente dall’altra parte del mondo rispetto a noi, ed ha un fratello, Finn, più giovane di un anno che corre per la UAE Team Emirates (che sta recuperando da una frattura al femore).

Niamh, il nome di battesimo, arriva dalla mitologia irlandese. Si chiamava così la figlia del dio del mare e non sorprendetevi troppo se sul suo profilo instagram leggerete neve tra parentesi. Non c’entra nulla la coltre bianca invernale. E’ solo la pronuncia corretta del suo nome che esce come “niiv”. Oltretutto Niamh, sempre in irlandese, significa brillante, luminoso. Come il suo futuro sarebbe il caso di dire.

Niamh Fisher-Black è una scalatrice di 1,60 mt ma dotata di un discreto spunto veloce grazie alla pista fatta in patria
Niamh Fisher-Black è una scalatrice di 1,60 mt ma dotata di un discreto spunto veloce grazie alla pista fatta in patria

La giovane scalatrice della SD Worx è stata protagonista all’ultimo Giro d’Italia Donne (alla sua terza partecipazione), dove ha chiuso quinta nella generale e vincendo per il secondo anno consecutivo la maglia bianca. Avevamo imparato a conoscerla nel 2019 quando da elite era uscita dai suoi confini continentali per correre. A maggio di tre anni fa aveva esordito in Europa al Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo con la maglia della Torelli Sport (team britannico), disputando altre gare in alternanza con la Mike Greer Homes (team neozelandese). Poi la prima gara in Italia a settembre al Giro delle Marche in Rosa con i colori della Bigla Pro Cycling, diventata Equipe Paule Ka, formazione con cui conquistò un secondo posto all’ultima frazione del Giro Donne nel 2020.

Cecchini la sua mentore

L’anno scorso è passata alla SD Worx, la corazzata del WorldTour femminile. Presa e messa sotto contratto fino al 2024. La stanno gestendo a dovere. Una delle sue compagne che più la sta aiutando a crescere è Elena Cecchini. La trentenne friulana vorrebbe correre altri due anni poi le piacerebbe fare la diesse. Con la piccola neozelandese è come se stesse facendo delle prove sul campo. Alla corsa rosa è stato proprio così.

«Non mi sorprende che Niamh abbia chiuso nella top five al Giro Donne – ci racconta Cecchini – è un’atleta molto giovane, so da dove arriva. Nella squadra precedente aveva molte lacune tecniche. Mi ricordo che le prime volte, quando andava in discesa, notavo questi problemi a livello tecnico. Nel ciclismo odierno puoi essere forte in salita, ma se non vai bene in discesa, e al Giro Donne lo abbiamo visto, e se sprechi tante energie per rimanere in posizione, è ovvio che poi senti la mancanza di quelle energie quando servono.

La SD Worx, malgrado abbia finito il Giro con solo 4 atlete, è riuscita a portare la Fisher-Black al quinto posto nella generale
La SD Worx, malgrado abbia finito il Giro con solo 4 atlete, è riuscita a portare la Fisher-Black al quinto posto

«E’ migliorata tantissimo ed è meticolosa – prosegue – si impegna al 100% ed è una ragazza che va un giorno sì e un giorno no dai meccanici a controllare con loro la bici. E’ molto professionale. Ha buonissimi numeri. Sentivo dai nostri tecnici che Niamh produce grandi dati, tra i migliori della nostra squadra. La cosa che deve imparare, e per la quale la sto aiutando, è di non mettersi troppa pressione addosso. Al Giro Donne ha chiuso quinta nella generale e le quattro davanti a lei, a parte Marta che è giovanissima, hanno almeno dieci anni più di lei. Per cui ha tutto il tempo per crescere. La squadra l’ha rinnovata subito perché conosce il suo potenziale.

«Sta a lei prendere tutte le risorse dalla squadra – conclude il proprio pensiero la Cecchini – cercando di migliorare per arrivare dove vuole. Le ho fatto da chioccia durante il Giro, anzi mi piacerebbe avere più gambe per starle più vicino in salita quando corriamo assieme. Penso che un’atleta così in pianura debba solo fidarsi delle compagne e non pensare ad altro. Sarebbe già a buon punto. Siamo contente del suo piazzamento perché fare gran parte del Giro in quattro atlete (ritirate per covid Uneken e Majerus, ndr) non è stato semplice».

Sotto la guida di Lars

E’ contento di lei anche Lars Boom, il suo vero direttore sportivo, che ha guidato il team olandese sulle strade italiane.

«Le performance di Niamh? Siamo venuti al Giro Donne per la fare classifica con lei – spiega il trentaseienne tecnico olandese – ma anche vedere giorno per giorno cercando di trovare il miglior risultato possibile. Dopo la tappa di Cesena aveva cinque minuti di ritardo e Cavalli, Mavi Garcia e Van Vleuten avevano già definito le prime tre posizioni. A quel punto lei ha provato a lungo a seguire Longo Borghini per il quarto posto, ma era troppo lontana. Non è un problema comunque e va bene così. Ha 21 anni, ha vinto la maglia bianca per il secondo anno consecutivo, ha lottato per la sua prima vera classifica generale dopo il nono posto dell’anno scorso».

Lars Boom ha guidato la SD Worx al Giro Donne 2022
Lars Boom ha guidato la SD Worx al Giro Donne 2022

«Personalmente sono molto contento per lei – chiude l’ex pro’ olandese dal 2004 al 2019 – per i risultati che abbiamo ottenuto ed anche per le prestazioni che ha fatto. Noi pensiamo che Niamh abbia fatto davvero un ottimo lavoro. Lei ovviamente è una scalatrice ma se migliorerà in discesa come è forte in salita sono certo che diventerà uno dei migliori corridori in circolazione anno dopo anno. Se diventerà più forte, come speriamo, io credo che possa tornare al Giro Donne e vincerlo nei prossimi anni, magari già nel 2023».

Parola alla piccola kiwi

E lei, Niamh Fisher-Black, cosa dice di tutti questi pareri sul suo conto? In partenza e in arrivo di ogni tappa si concedeva per una battuta. Sembrava quasi imbarazzata, sicuramente lusingata, di questa attenzione nei suoi confronti. Tuttavia sapeva restare focalizzata sul suo obiettivo. Col suo solito sorriso ci ha riassunto i suoi pensieri.

«E’ stato davvero un grande Giro Donne per me», analizza la neozelandese che nel 2021 aveva vinto la classifica WT per U23 oltre alle maglie di miglior giovane alla Vuelta a Burgos e Tour of Norway. «Ogni giorno mi sono sentita meglio e ho potuto lottare per la generale. Arrivare tra le prime cinque è un grande risultato che mi rende molto orgogliosa, ma è stato tanto merito della squadra. Se tornerò al Giro Donne spero di poter essere ancora più competitiva. Vi ringrazio perché pensate che io sia il futuro delle gare a tappe o di altre gare dure. La realtà è che devo migliorare in tante cose, ne sono consapevole. Però con compagne di squadra come quelle che ho, che mi stanno aiutando in tutto, è certamente più semplice crescere bene».