Crono di Torino, un missile Canyon per Movistar

07.05.2021
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Anche se nell’immaginario collettivo ci sono altri team che brillano nella nobile arte della crono, il lavoro di Canyon per Movistar è sempre stato eccezionale. Lo confermarono alcuni mesi fa le parole di Adriano Malori, che ammise di aver fatto il vero salto di qualità proprio approdando alla Movistar. Forte di queste conoscenze, il marchio tedesco di bici ha consegnato ai suoi corridori per il Giro d’Italia una nuova bicicletta da crono: la Speedmax CFR Disc in cui è stato concentrato il meglio della conoscenza Canyon.

Una bici pulita, essenziale: per infilarsi nel vento non serve altro
Una bici pulita, essenziale: per infilarsi nel vento non serve altro

Supporto svizzero

CFR sta per Canyon Factory Racing, il reparto corse dell’azienda, e per realizzare questa bicicletta ci si è avvalsi della collaborazione di Swiss Side, azienda svizzera specializzata in aerodinamica e nell’ottimizzazione aerodinamica dei singoli componenti, lavorando in galleria del vento, ma anche con software, simulazioni e rilevazioni su strada. La bicicletta che ne è derivata offre immancabilmente un’aerodinamica avanzata, un pacchetto tecnico di assoluto rispetto e prestazioni al top che starà ovviamente agli atleti mettere in risalto.

Integrazione totale

Il design del telaio è spartano, completamente integrato per eliminare tutte le caratteristiche non assolutamente necessarie per le prove a cronometro. Nessuna cornice, nessuna concessione all’estetica fine a se stessa. Ci si è concentrati unicamente sulla prestazione, ricercando i massimi valori di rigidità e peso, il design pulito e la miglior efficienza aerodinamica secondo i regolamenti UCI. A parità di velocità e sebbene abbia i freni a disco, la Speedmax CFR TT è 2,7 watt più veloce della generazione precedente.

Tubo orizzontale sagomato nel segno della massima aerodinamica
Tubo orizzontale sagomato nel segno della massima aerodinamica

Nuovo cockpit

Il cockpit, il blocco frontale composto da manubrio e protesi è stato oggetto di grande studio. In questo caso è composto dal manubrio Canyon HB0058 Basebar Drop CF con un attacco in alluminio V19 aerodinamico, per un setup che soddisfa tutte le esigenze delle moderne corse a cronometro.

La piega manubrio aerodinamica da 390 mm riduce la superficie frontale ed è progettata al CFD, quindi con un sistema che tiene in particolare importanza la fluidodinamica, considerando la bicicletta come un sistema aerodinamico completo. Individuata la miglior composizione del blocco frontale, è ovviamente possibile personalizzare la posizione al millimetro utilizzando la gamma di distanziatori ed estensioni differenti messe a disposizione degli atleti. E’ stata ridotta la distanza tra i suporti e sono stati avvicinati i poggioli, per la regola che in aerodinamica non conta essere bassi, ma essere stretti. Le nuove protesi Zipp Vuka Shift premium hanno i comandi bar-end che eliminano la necessità di un blip box aggiuntivo (un’interfaccia per i comandi cambio).

Le ruote Zipp

Sul fronte delle ruote, all’anteriore viene montato un 808 Firecrest di Zipp, mentre al posteriore si riconosce la lenticolare Super-9, abbinate a tubolari Continental Grand Prix, con l’anteriore da 23 mm e il posteriore da 25 mm.

Pendenti e ruote lenticolari al posteriore
Pendenti e ruote lenticolari al posteriore

Allo stesso modo in cui il cockpit e le ruote svolgono una funziona aerodinamica di primo piano, non si può non parlare reggisella, ugualmente sviluppato da Canyon sulla Speedmax. Leggero e sottile, contribuisce all’aerodinamica della bici con la sua forma aerodinamica che rientra, quanto a rapporto lunghezza-larghezza, nei parametri Uci.

La forcella infine è stata realizzata in modo da ridurre le turbolenze causate dalle pinze del freno a disco.

Monocorona e via…

Montata con il Red AXS eTap, la bici utilizza un monocorona progettato appositamente per le prove a cronometro. Oltre al peso risparmiato eliminando il deragliatore, si evitano rischi di salto di catena e la cambiata è più immediata, dato che il corridore dovrà concentrarsi unicamente sui pignoni della ruota libera. Ugualmente, nella corona da 54 denti è integrato un misuratore di potenza a montaggio diretto. Per il cambio posteriore si utilizza il sistema OSPW di Ceramic Speed, con l’uso delle pulegge oversize (la rotellina superiore ha 15 denti, quella inferiore ne ha 19) che riduce l’attrito e consente un bel risparmio di watt. Un argomento di cui nei giorni scorsi abbiamo dibattuto peraltro a lungo. 

I poggioli sono stati stretti, perché conta soprattutto essere stretti
I poggioli sono stati stretti, perché conta soprattutto essere stretti

Fin qui la teoria. Per la pratica e il riscontro degli atleti bisognerà aspettare domani pomeriggio, quando la bici debutterà sulle strade del Giro. La useranno i corridori della Movistar e anche quelli della Alpecin-Fenix. Sapremo dai loro racconti se ancora una volta gli ingegneri di Canyon avranno visto giusto.

Con Lopez la rivoluzione Movistar è completa

20.04.2021
3 min
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L’anno della rinascita? La Movistar ha deciso di proseguire nella sua opera di ristrutturazione massima della squadra e con l’arrivo di Miguel Angel Lopez allena leggermente la presa sulla formula dei capitani multipli che non ha mai pagato in termini di risultati. Il colombiano è stato acquistato come finalizzatore degli sforzi nei grandi Giri, in alternativa a Enric Mas, grande talento che però è chiamato a prendere l’ultimo treno della definitiva consacrazione. Anche se Marc Soler non appare affatto intenzionato a rinunciare alle sue chance.

Miguel Angel Lopez, colombiano, passato dall’Astana alla Movistar
Miguel Angel Lopez, colombiano, passato dall’Astana alla Movistar

Tre capitani

Si lavorerà per loro – Lopez, Mas e Soler – con scelte e strategie che saranno chiare prima di fare le valigie per la partenza e non in corso d’opera.
L’organico della squadra spagnola resta di prim’ordine, tutti gli acquisti sono stati pensati per aggiungere qualità al lavoro da svolgere in funzione delle punte.

In questo contesto gli arrivi dello spagnolo Garcia Cortina e dell’austriaco Muhlberger sono assai importanti, il primo per smuovere le acque nelle prime fasi delle tappe più dure e dare una mano al momento della verità, il secondo come supporto nel lavoro di costruzione della strategia di squadra in montagna.

Alejandro Valverde è il nume tutelare della squadra e uno dei più grandi di tutti i tempi
Alejandro Valverde è il nume tutelare della squadra

Cuore Valverde

La squadra mantiene un baricentro fortemente spostato sulle prove a tappe, sperando di raccogliere molto in quelle medio-brevi, mentre continua a non avere un peso specifico importante per le gare d’un giorno, anche se non va dimenticato che nel roster figura sempre un certo Alejandro Valverde, che dopo un 2020 molto opaco vuole sparare le sue ultime cartucce, continuando a coltivare il sogno olimpico.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Juan D.Alba BolivarTutaCol11.09.19972018
Jorge Arcas PenaSabinanigoEsp08.07.19922016
Hector Carretero MillaMadriguerasEsp28.05.19952017
Dario CataldoLancianoIta17.03.19852007
Gabriel CullaighHolmfirthGbr08.04.19962017
Inigo Elosegui MomeneBilbaoEsp06.03.19982020
Imanol Erviti OlloPamplonaEsp15.11.19832005
Ivan Garcia CortinaGijonEsp20.11.19952017
Abner Gonzalez RiveraMocaPur09.10.20002019
Juri HollmannBerlinoGer30.08.19992020
Johan JacobsZurigoSui01.03.19972016
Matteo JorgensonWalnut CreekUsa01.07.19992018
Miguel A.Lopez MorenoPescaCol04.02.19942015
Luis G.Mas BonetSes SalinesEsp15.10.19892014
Enric Mas NicolauArtàEsp07.01.19952017
Sebastian Mora VedriVila-realEsp19.02.19882011
Gregor MuhlbergerHaidershofenAut04.04.19942016
Mathias Norsgaard JorgensenSilkeborgDen05.05.19972018
Nelson OliveiraViralinhoPor06.03.19892010
Antonio PedreroTerrassaEsp23.10.19912016
Einer A.Rubio ReyesChiquizaCol22.02.19982020
Sergio Samitier SamitierBarbastroEsp31.08.19952018
Marc Soler GimenezVilanovaEsp22.11.19932015
Albert Torres BarceloCiut.MenorcaEsp26.04.19902013
Alejandro ValverdeLas LumbrelasEsp25.04.19802002
Carlos Verona QuintanillaS.LorenzoEsp04.11.19922013
Davide VillellaMagentaIta27.06.19912014

DIRIGENTI

Eusebio Unzue LabianoEspGeneral Manager
José L.Jaimerena LaurnagarayEspDirettore Sportivo
José L.Arrieta LujambioEspDirettore Sportivo
Alfonso Galilea ZurbanoEspDirettore Sportivo
José V.Garcia AcostaEspDirettore Sportivo
Pablo Lastras GarciaEspDirettore Sportivo
Maximilian SciandriGbrDirettore Sportivo
Patxi Vila ErrandoneaEspDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Biciclette Canyon per il Movistar Team, come pure per la Alpecin-Fenix e il Team Arkea Samsic. I corridori del team spagnolo hanno a disposizione l’Aeroad CFR, la Ultimate CF SLX e la velocissima Speedmax CF SLX. Le bici sono montate con lo Srap Red eTap AXS, ruote Zipp e pneumatici Continental.

CONTATTI

MOVISTAR TEAM (Esp)

Poligono Industrial de Egues Calle Z Nave 24, 31486 Egues (ESP)

info@abarcasports.com – http://movistarteam.com

Facebook: @movistarteam

Twitter: @movistar_team

Instagram: movistar_team

Canyon Aeroad CFR

Canyon Aeroad CFR, la preferita di Valverde e Mas

20.04.2021
3 min
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Il binomio Canyon Movistar Team è iniziato nel 2014 e continua anche in questa stagione in cui i corridori della squadra spagnola hanno a disposizione l’Aeroad CFR, la Ultimate CF SLX e la velocissima Speedmax CF SLX.

Da salita ma con tubi aero

Delle due biciclette per le gare in linea che sono a disposizione di Valverde e compagni la più usata in questa stagione è certamente l’Aeroad CFR, nella foto di apertura. L’acronimo CFR sta per Canyon Factory Racing e le biciclette segnate da questa sigla sono quelle progettate per gli atleti professionisti. Per realizzare questa bicicletta dalle linee aerodinamiche, Canyon ha utilizzato la pregiata fibra di carbonio Toray M40X che ha permesso di guadagnare 170 grammi rispetto al telaio della versione precedente.
Per massimizzare l’efficienza aerodinamica è stato progettato il nuovo cockpit CP0018 dal design piatto e regolabile anche in larghezza. Oltre al manubrio anche il reggisella aerodinamico è stato rinnovato con una maggiore capacità di assorbire le vibrazioni e con un risparmio di 6 grammi di peso.

Geometria più rilassata

Seguendo i suggerimenti dei professionisti la geometria della Aeroad CFR è meno estrema, con uno stack rialzato di 9 millimetri e un reach ridotto di 5 millimetri. Questo ha portato ad una geometria più equilibrata che favorisce il comfort e migliora il trasferimento della potenza di pedalata.

Alejandro Valverde con la Canyon Ultimate CF SLX alle Strade Bianche 2021
Alejandro Valverde con la Ultimate CF SLX
Alejandro Valverde con la Canyon Ultimate CF SLX alle Strade Bianche 2021
Alejandro Valverde con la Canyon Ultimate CF SLX alle Strade Bianche 2021

Per le salite lunghe

La Ultimate CF SLX ha un telaio da 850 grammi nella versione con i freni a disco per un rapporto rigidità/peso molto competitivo, che la rende ideale per le tappe con le grandi salite. Un occhio di riguardo anche all’aerodinamica con la forma dei tubi stretta per ridurre la superficie frontale e profili più profondi per diminuire la turbolenza dell’aria.

Ruote Zipp

A livello di ruote i corridori della Movistar possono scegliere fra le Zipp 202 Firecrest, con profilo da 32 millimetri, le Zipp 303 Firecrest con profilo da 40 millimetri e le Zipp 454 NSW con profilo che va da 53 a 58 millimetri, a causa della forma seghettata che serve a dare una maggiore stabilità in caso di vento.

Enric Mas impegnato nella cronometro del Giro dei Paesi Baschi con la Canyon Speedmax CF SLX
Enric Mas impegnato con la Speedmax CF SLX
Enric Mas impegnato nella cronometro del Giro dei Paesi Baschi con la Canyon Speedmax CF SLX
Enric Mas impegnato nella cronometro del Giro dei Paesi Baschi con la Speedmax CF SLX

Manubrio regolabile

Per le prove contro il tempo i corridori del Team Movistar possono contare sulla Speedmax CF SLX equipaggiata con i freni tradizionali. Il manubrio di Canyon è stato progettato per offrire un gran numero di regolazioni. Le appendici sono pensate per favorire la posizione più confortevole e avere il miglior controllo possibile della bicicletta. La versione usata dal Team Movistar è la penultima ideata dal marchio tedesco, con una linea dei tubi più sfinata rispetto all’ultimo modello. Per le cronometro viene usata al posteriore la ruota lenticolare Super9 di Zipp, mentre all’anteriore viene montata la Zipp 454 NSW.

Zipp 454 Nsw profilo cerchio
Il profilo seghettato della Zipp 454 NSW
Zipp 454 NSW
La Zipp 454 NSW della Movistar con il profilo del cerchio seghettato

La scheda tecnica

GruppoSram Red eTap AXS
RuoteZipp
PneumaticiContinental
ManubrioCanyon
Sella Fizik
ReggisellaCanyon
PedaliLook Keo

I Componenti

Per quanto riguarda il resto dell’equipaggiamento troviamo il gruppo Sram Red eTap AXS a 12 velocità, selle Fizik, pedali Look Keo, portaborracce Elite e pneumatici Continental.

Una botta sul Paterberg e la Van Vleuten le saluta

04.04.2021
3 min
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«Lo speravo davvero tanto. Il Fiandre era cerchiato di rosso sulla mia agenda da tanto tempo ormai», Annemiek Van Vleuten è raggiante dopo l’arrivo di Oudenaarde. Dopo dieci anni torna a conquistare la classica belga. Tra l’altro con un grande numero e vendicando, sullo stesso rettilineo, la sconfitta di poche ore prima del connazionale Van der Poel.

La partenza delle donne da Oudenaarde
La partenza delle donne da Oudenaarde

Percorso più duro

La gara femminile, come ci aveva detto anche Tatiana Guderzo prima del via, era cambiata molto quest’anno. L’inserimento di alcuni settori di pavè e la disposizione dei muri era più tosta che mai. Questo non faceva altro che avvantaggiare le più forti. E così è stato.

«Stavo bene, volevo partire anche prima – racconta la Van Vleuten – ma il vento era contrario e più volte mi sono dovuta trattenere. Poi però mi sono detta che avrei dovuto passare in testa sul Paterberg e così ho attaccato spingendo al massimo e ci sono riuscita». La foto di apertura rende bene l’idea: uno scatto secco come manuale impone.

Il chilometro finale se lo è goduto del tutto. Peccato l’assenza della gente a bordo strada, sarebbe stato un “bagno di trionfo” per lei. Che comunque qualche “film” se lo è fatto nella mente. Ha avuto tutto il tempo di assaporare lo striscione prima di alzare le braccia al cielo.

Come una crono

A quel punto, dallo scollinamento del Paterberg la campionessa della Movistar, squadra che tra l’altro vince per la prima volta nella sua storia una classica monumento tra le donne, ha iniziato la sua personalissima cronometro. Una “crono” sul filo dei nervi. In effetti non era facile gestire quei pochi secondi con quel drappello pronto a chiudere. Ma 38 anni servono pur sempre a qualcosa. La Van Vleuten ha gestito la pressione con grande esperienza, cercando di andare il più regolare possibile.

«Dal Paterberg in poi è iniziata una lunga crono – ha detto Annemiek – ma dall’ammiraglia mi hanno guidato benissimo. Sapevo dei loro movimenti. Ma io ho cercato di concentrarmi sul ritmo e basta, non pensando alle altre. Dopo il Paterberg quei 13 chilometri sono diventati lunghissimi».

La Van Vleuten nella sua personale crono nel finale, sullo sfondo le inseguitrici
La Van Vleuten nella sua personale crono verso Oudeenarde

Poche gare

E pure che la Van Vleuten fosse così in palla non tutte se lo aspettavano, almeno fino a mercoledì scorso quando ha vinto la Dwars door Vlaanderen. L’olandese infatti dall’inizio dell’anno ha fatto solo quattro giorni di gara (Fiandre incluso). Uno a febbraio e gli altri tre da fine marzo in poi. Strano per una ragazza che va per i 39 anni. In teoria dovrebbe correre di più per trovare brillantezza.

Ma proprio per cambiare, per tenere alti stimoli e tensione, Annemiek ha passato quasi tre settimane sul Teide, a marzo. E qualche volta si è anche allenata con Remco Evenepoel e gli altri ragazzi della Deceuninck-Quick Step.

«Eh sì – aveva detto la Van Vleuten – quella è stata una bella giornata, ma di certo molto impegnativa. Soprattutto per rientrare in hotel con i ragazzi: 37 chilometri di salita!».

Ma a quanto pare ne è valsa la pena!

Un giorno a tutta col Bala. Bennati racconta…

05.03.2021
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«Il mio compito è stato portarlo forte ai piedi delle salite», racconta Bennati. «Alejandro mi ha chiesto di spingere sul serio e poi lui faceva i suoi lavori. Sta bene, non so se per vincere o arrivare nei dieci, ma sta bene. E io… ho fatto una faticaccia».

La telefonata

Comincia così il racconto della giornata inattesa con Valverde trascorsa mercoledì dal toscano, che si è ritirato ormai da due anni e forse a certi sforzi non era più tanto abituato. Ma succede che il lunedì lo chiama Alejandro da Abu Dhabi e gli dice che sta tornando a Madrid, dove riceverà un premio dal Re di Spagna. Però scenderà la sera stessa a Siena assieme al massaggiatore Escamez, per provare il percorso della Strade Bianche e gli chiede se abbia voglia di accompagnarlo. Bennati che alla Movistar era stato preso proprio per aiutare il murciano, ovviamente dice di sì.

Fase tranquilla su asfalto, c’è tempo per un selfie
Fase tranquilla su asfalto, c’è tempo per un selfie

Da Taverna d’Arbia

«Mi ha chiesto di fare gli ultimi 110 chilometri di gara – racconta – quindi un buon alleamento. Mi ha fatto piacere, per cui mercoledì mattina sono andato al suo hotel. Ci siamo preparati. Ho messo il Gps giusto per uscire dalla città. E poi siamo andati giù verso Taverna d’Arbia, un tratto prima di Monte Sante Marie e di lì fino a Siena, di settore in settore. Da quel punto non c’è voluto Gps, anche perché il percorso è tutto frecciato».

Filippo di Spagna conferisce a Valverde il Premio Rey Felipe: la sera stessa Alejandro verrà in Italia
Filippo di Spagna conferisce a Valverde il Premio Rey Felipe

Caffè e crostata

I due parlottano, ma Bennati capisce subito che Valverde vuole allenarsi sul serio. La giornata è splendida, corridori sul percorso ancora non ce ne sono.

«Specialmente su Sante Marie ha davvero aperto il gas – prosegue Bennati – per fortuna ci siamo fermati per due break caldi. Caffè e crostata. Il problema è che dopo ripartiva subito a tutta, per cui la crostata faceva fatica a scendere. E allora la seconda volta ho preso solo il caffè. E’ venuto fuori un bell’allenamento. E dopo essere arrivati in Piazza del Campo, abbiamo allungato un’altra mezz’ora e siamo tornati in hotel. Doccia. Un boccone insieme, un pranzo essenziale alla Valverde che non sgarra mai. Abbiamo guardato Laigueglia e poi sono tornato a casa».

Nessuna nostalgia

Un giorno come una volta, sul sottile filo della nostalgia. Oppure un bel giorno, senza particolari sussulti al di là dell’occasione di rivedere un vecchio amico?

«Valutando la fatica che ho fatto – dice – nessuna nostalgia. Forse ne avevamo già parlato. L’anno scorso al Giro, dato che il palco del Processo alla Tappa era proprio sugli arrivi, nei giorni delle volate ho sentito la mancanza di quell’adrenalina. Solo uno che ha vissuto certe cose può capire, perché sono sensazioni troppo belle. Poi però pensi a tutto quello che c’è dietro. Non tutti nascono Sagan o Valverde e vi assicuro che anche loro lavorano come matti. Ho fatto 18 anni da pro’, manca un po’ il rapporto con i compagni, ma va bene così».

Sosta crostata con Escamez, massaggiatore di sempre
Sosta crostata con Escamez, massaggiatore di sempre

Alejandro e Alberto

Alejandro è del 1980 come lui e continua a correre, portando i segni del tempo sul volto e nelle gambe, ma divertendosi da matti.

«Siamo passati lo stesso anno – ricorda – abbiamo fatto la prima Vuelta entrambi nel 2002. E anche se non ci siamo mai scontrati in corsa, tranne qualche tappa qua e là, è venuta fuori una bella amicizia. Insisteva per avermi alla Movistar già da due anni, ma io ero con Contador. Anche con lui c’è una bella amicizia e abbiamo condiviso di più. Con Alberto ho passato quattro anni bellissimi in cui sono diventato più popolare rispetto a quando vincevo le volate. La gente si ricorda più certe tirate al Tour col vento laterale che le vittorie al Giro».

Sull’ammiraglia di Valverde domani ci sarà Max Sciandri, altro toscano alla corte degli spagnoli. Alejandro ha sempre saputo scegliere bene i suoi uomini.

Guarischi, come va alla Movistar con Van Vleuten?

Giada Gambino
22.02.2021
4 min
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L’italiana della Movistar Barbara Guarischi (in apertura con Pablo Lastras) viene da una famiglia di calciatori e proprio mentre stava andando a vedere una partita del fratello si imbatté per caso in un gruppo di bambini in bici da corsa. Aveva dodici anni e venne completamente rapita da questo sport…

Il ciclismo in tre parole ?

Impegno, sofferenza e gioia… se vinci (ride, ndr). E’ una scuola di vita. Il ciclismo dà tanta disciplina ad un ragazzino. E’ una vita di sacrifici e bisogna saperli fare. 

A detta di Guarischi, il Team Movistar è un gruppo di amici, molto unito
Il Team Movistar è un gruppo di amici, molto unito
E il calcio?

Prima di iniziare ad andare in bici giocavo a calcio e, non ti nego, che mi sarebbe piaciuto continuare. C’è uno sport che anche se non l’ho mai praticato mi piace tantissimo e lo seguo molto: il pattinaggio sul ghiaccio di velocità. L’ho scoperto grazie ad Arianna Fontana. 

Qual è il tuo terreno?

Mi piacciono la velocità e i percorsi ondulati. Mi piacciono molto le gare del Nord perché mi danno la sensazione di un ciclismo vero fatto di vento, pioggia, pavè, strade strette; aspetti che tutti odiano e che, invece, io amo (sorride, ndr).

Hai fatto anche pista?

Tanti anni fa. Mi è sempre piaciuta, ma ad oggi se volessi mettermi d’accordo con la squadra per ritornare ad allenarmi in pista sarebbe difficile. Questa disciplina riesce a darti quel qualcosa in più che ti aiuta anche quando sei su strada

Guarischi in azzurro ai mondiali di Doha 2016, in supporto di Bastianelli
Guarischi in azzurro ai mondiali di Doha 2016
Sei l’unica italiana nel tuo team… 

Anche Sofia Bertizzolo doveva far parte della Movistar quest’anno, ma per vari motivi non è stato così. Nonostante sia l’unica italiana mi trovo davvero bene anche perché, fortunatamente, la lingua non è un problema. Con le mie compagne ho un rapporto sia molto professionale che di amicizia. Quando bisogna essere concentrate non scherza nessuna, ma quando possiamo concedercelo ci divertiamo molto. 

Riscontri differenze tra la Movistar maschile e femminile ?

Noi donne abbiamo gli stessi materiali degli uomini, da questo punto di vista siamo super privilegiate rispetto a ragazze che non si trovano in un team ben costruito come il mio. Il ritiro invernale, ad esempio, lo facciamo tutti insieme e questo ci rende un grande gruppo unito. 

Nel 2020, Guarischi ha partecipato ai campionati italiano a crono di Bassano
Nel 2020 ha partecipato ai tricolori crono
Chi definiresti come un idolo?

Ci sono diverse persone che potrei menzionare, una tra tutte è Trixi Worrack. Tutto quello che so adesso è grazie a lei, al suo aiuto e al fatto che avendo avuto l’onore di essere sua compagna di squadra nel 2015 sono riuscita ad apprendere davvero tanto anche solo osservandola

Van Vleuten… 

Il nuovo super ingaggio della squadra! Siamo state insieme nel primo ritiro di stagione. E’ una grandissima atleta, ma è soprattutto umana. Abbiamo scherzato molto e chiacchierato anche per conoscerci meglio. La sua vita ruota attorno al ciclismo, ma giù dalla bici è una ragazza semplice e umile

Dopo il suo arrivo è cambiato qualcosa in squadra? 

Quando arriva un’atleta così forte, è normale che si sia portati a stare più attenti, a dare quel qualcosa in più per essere all’altezza. Il team non ci ha messo pressioni, ma si può dire che ce le siamo auto messe. Questo è, a mio avviso, molto positivo. Così facendo potremo essere motivate al punto giusto e dare il 101%. La squadra è molto completa, ci sono anche molte giovani arrivate quest’anno che sicuramente faranno bene. 

Con l’arrivo di Van Vleuten, dice Guarischi, gruppo più motivato
COn l’arrivo di Van Vleuten, gruppo più motivato
Hai un sogno nel cassetto?

Aprire un agriturismo, piccolino, dove la gente viene e sa di trovare cose buone e genuine. Vengo da una famiglia di campagna e sono sempre stata abituata a questo ambiente. Dove sto io, sul Lago di Lecco, mi piace molto la zona… sarebbe il luogo perfetto. 

Gli obiettivi per la nuova stagione?

Voglio partire bene, con buone sensazioni in modo da avere il morale alto per il prosieguo delle corse. Mi piacerebbe tornare a vincere, davvero. Il ciclismo femminile sta diventando professionale tanto quanto quello maschile e se si vuole essere professionisti a tutti gli effetti bisogna essere consapevoli dei propri limiti ed impegnarsi al massimo nel proprio ruolo. Io, ad esempio, mi trovo meglio nell’essere l’ultima ciclista di fiducia della mia capitana. E’ ciò che mi riesce meglio.