Campagnolo monocorona 1x13, aspettative alte e soddisfatte

Campagnolo monocorona 1×13, aspettative alte e soddisfatte

29.11.2025
7 min
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La monocorona ha un futuro anche in ambito strada, ma per essere sfruttata al massimo deve essere ben contestualizzata e personalizzata. Dopo aver provato l’ultima versione Campagnolo Super Record 13, l’obiettivo era testare la medesima trasmissione, ma con corona singola anteriore.

La trasmissione 1X (non si tratta della versione X) a tratti è una sorpresa, mostra un valore tecnico ed è un’opzione. Per certi versi è una conferma (considerando il background di test precedenti e l’ampio utilizzo in ambito gravel race) ed il pacchetto con i 13 pignoni offre delle garanzie di sfruttabilità all-round. Può risultare “dura” ed impegnativa nel corso delle salite pendenti. Entriamo nel cuore del test e dei nostri riscontri.

Campagnolo monocorona 1x13, aspettative alte e soddisfatte
La corona singola offre un impatto ancor più aggressivo
Campagnolo monocorona 1x13, aspettative alte e soddisfatte
La corona singola offre un impatto ancor più aggressivo

Una Canyon Aeroad CF SLX

Campagnolo ci ha fornito un missile terra-aria per sviluppare la nostra prova. La base di lavoro consiste nel frame-kit Canyon Aeroad CF SLX (taglia S), cockpit e reggisella Canyon, sella di Selle Italia e ruote Campagnolo Bora Ultra WTO 60 gommate Continental GP5000s TR (tubeless da 30). Trasmissione 1×13 Super Record, 50 denti per la corona anteriore (con power meter Campagnolo e corona “piena” in alluminio) e cassetta pignoni 11-36. Da sottolineare la presenza del manettino sinistro con la sola leva del freno, senza elettronica e specifico per la configurazione monocorona.

Come è facile immaginare, nessun deragliatore montato sulla bici. Il peso rilevato (senza pedali) della bici appena descritta? 7,23 chilogrammi (con portaborraccia e supporto Garmin al manubrio), significa una bici da 7 chili e mezzo (circa) con i pedali.

Bilanciere posteriore e manettino sinistro

Il cambio posteriore è specifico per i pacchetti monocorona e per la piattaforma all-road con la doppia davanti. E’ dotato di stabilizzatore Nano-Clutch che mantiene la catena in tensione in diverse situazioni, fondamentale per una monocorona. E’ particolarmente utile per non far saltare la catena anche durante gli sprint più cattivi.

Lo shifter sinistro non porta in dote l’elettronica e l’unica leva presente è quella del freno. Non è presente neppure lo Smart Button superiore e questo a nostro parere può essere un limite. Un bottone in più su questo shifter, sempre considerando una sfruttabilità massimizzata, non avrebbe guastato.

Serve del tempo per abituarsi?

In realtà non molto. Più si usa una trasmissione 1X e più ci si rende conto che per sfruttarla un po’ ovunque, al massimo delle sue potenzialità e in un’uscita di 100 chilometri, con oltre 1.000 metri di dislivello positivo, la chiave di volta è mantenere un’agilità (rpm) elevata.

La parola d’ordine è non imballare le gambe, fattore che andrebbe sempre considerato (anche con la doppia corona anteriore), che diventa ancora più importante con la monocorona, perché i margini di risposo e di recupero (durante l’attività) si accorciano notevolmente.

Campagnolo monocorona 1x13, aspettative alte e soddisfatte
Il limite è la salita dura, non i tratti dove si riesce a fare velocità
Campagnolo monocorona 1x13, aspettative alte e soddisfatte
Il limite è la salita dura, non i tratti dove si riesce a fare velocità

Quando si affronta la salita

Partiamo dal presupposto che, a nostro parere, la combinazione 50/11-36 stradale è un punto di riferimento (per ciclisti non professionisti). Durante le salite lunghe ed arcigne mette alla prova, ma si può gestire e nei tratti veloci mostra sviluppi metrici abbastanza equilibrati.

I 13 rapporti posteriori hanno “tre blocchi” ben distinti tra loro. Quello basso, 11-12-13 adatto per fare velocità ed eventualmente spingere di forza. Il blocco mediano con i pignoni dal 14 al 20 (senza il 17 e il 19), una scala adatta a mulinare le gambe oltre le 90 rpm e fare velocità anche sui tratti vallonati, con una buona gradualità. Il terzo blocco è composto dal 23-26-29-32-36, da considerare quando la strada sale.

Mancano (a nostro parere) un 21 ed un 27, pensando allo stradista che passa dal doppio plateau ad una monocorona: pignoni che diventano una sorta di bypass. E’ pur vero che i pignoni sono 13 e non si può inserire tutto. Il salto dal 23 al 26 è importante, così come dal 26 al 29. Sono cambi di ritmo non secondari e quando la strada sale è un aspetto da tenere ben presente.

Numeri ed accostamenti

Vogliamo partire da un esempio, perché il limite della monocorona diventa la salita dura. Una combinazione 50×32, corrisponde indicativamente (considerando lo sviluppo metrico, al netto delle frizioni difficili da quantificare) ad un 44×28 circa: è tanta roba da spingere). Il 50×36 corrisponde indicativamente ad un 37×28, poco più poco meno: gestibile, ma a tratti impegnativo. Al di là dei watt disponibili nelle gambe e dalle pedalate medie sostenibili dal ciclista, la monocorona diventa impegnativa nel lungo periodo e su pendenze che si protraggono oltre il 10% per minuti.

Il peso della bici

Il peso della bici assume un valore chiave. Nell’economia di una performance nel medio/lungo periodo, infatti, iniziare a risparmiare 4-6-7 watt per chilogrammo di peso (considerando il binomio bici/ciclista) non ha prezzo. Non ha prezzo in termini di forza espressa, di battiti cardiaci e di kilojoule. In pianura, in discesa e nei tratti di lieve pendenza, dove si riesce a fare/mantenere velocità, la monocorona non ha nulla da invidiare alla doppia corona, ma con salite oltre l’8% di pendenza media le difficoltà emergono.

Campagnolo monocorona 1x13, aspettative alte e soddisfatte
E’ pur vero che non è obbligatorio andare a tutta ad ogni uscita
Campagnolo monocorona 1x13, aspettative alte e soddisfatte
E’ pur vero che non è obbligatorio andare a tutta ad ogni uscita

In conclusione

Una trasmissione monocorona piazzata su una bici da strada è una valida opzione. A nostro parere non è una scelta definitiva capace di accontentare tutti. In base alla configurazione dei rapporti, permette di fare molto, ma non tutto, a patto che non si sconfini sulle trasmissioni ibride gravel (altro argomento). Nell’ottica di un ragionamento ad ampio spettro, il limite di una trasmissione 1X possono essere la salita lunga con pendenze elevate ed i percorsi dove la catena è costantemente in tiro. Crediamo che, sia altrettanto giusto considerare che la categoria della monocorona in ambito road debba essere ancora ufficialmente sdoganata, digerita ed assimilata da tutte le categorie di utilizzatori, proprio come è accaduto per le bici con i freni a disco.

Usare una corona singola anteriore (su strada) è qualcosa di intrigante. Ripercorrere le medesime strade e mettersi alla prova negli stessi contesti dove si è sempre pedalato con una bici standard (al limite con una gravel), permette anche di capire quanto sia importante l’allestimento della bici. E quanta differenza può fare e quanto il pacchetto bici nella sua completezza ci permette di stare o oltrepassare la zona comfort.

Campagnolo

Classified e Shimano Di2, sempre più integrati e compatibili

Classified e Shimano Di2, sempre più integrati e compatibili

14.11.2025
4 min
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Classified e la piattaforma Di2 Shimano sembrano sempre più una cosa sola. Tra le due piattaforme c’è un colloquio molto stretto che porta ad una integrazione sempre maggiore, oltre ad una interfacciabilità semplificata.

Classified ha lanciato di recente un aggiornamento che permette ai manettini Di2 di azionare il Powershift presente nel mozzo, quindi di cambiare rapporto. Inoltre arriva la nuova cassetta a 12 velocità con scala 11-34, compatibile al 100%. Per meglio contestualizzare il tutto abbiamo chiesto una battuta a Marco Toselli, responsabile marketing di Classified.

Classified e Shimano Di2, sempre più integrati e compatibili
Marco Toselli è il responsabile marketing di Classified
Classified e Shimano Di2, sempre più integrati e compatibili
Marco Toselli è il responsabile marketing di Classified

Competitività e qualità

«La nuova cassette 11-34 – spiega Toselli – è stata disegnata per unire l’integrazione tra Classified e Di2 a una compatibilità perfetta tra il mozzo Powershift Hub di Classified e i gruppi Shimano. Abbiamo lavorato per rendere il pacco pignoni il più leggero possibile, ma allo stesso tempo ad alte prestazioni e affidabilità. E’ la nostra nuova soluzione di punta per i set-up Shimano Di2 road e gravel e non vediamo l’ora di vederla sulle prossime specifiche. L’integrazione con Shimano – conclude Toselli – ci ha permesso di fare un grande balzo in avanti a livello di competitività e siamo felici che nuovi brand di bici credano nel nostro progetto. Classified sta continuando a investire in nuovi progetti e lavoriamo per rendere il 2026 un anno eccezionale».

Classified e Shimano Di2, sempre più integrati e compatibili
Il mozzo Powershift, anima e cuore del sistema
Classified e Shimano Di2, sempre più integrati e compatibili
Il mozzo Powershift, anima e cuore del sistema

Powershift hub, tutto parte dal mozzo

Il mozzo posteriore è di fatto il cuore dell’intero sistema Classified. Powershift ha una meccanica interna che si basa su due azioni ben distinte. Trasmette/riceve gli impulsi della cambiata tramite la linguetta sinistra, che funge proprio da trasmettitore/ricevitore ed è anche la leva che permette l’estrazione del perno passante della ruota. Ha dimensioni classiche, 142×12 millimetri ed è perfettamente adattabile a tutti i telai road e gravel del mercato.

L’ultimo aggiornamento lanciato porta con se l’integrazione e massima compatibilità con gli shifter Di2 Shimano a 12 velocità. Significa che i tasti dei manettini, opportunamente configurati, si trasformano nei tasti di cambiata del sistema. In questo modo si ottiene una trasmissione 1X12 alla vista, con tutti i vantaggi del doppio rapporto integrato nel mozzo e assolutamente invisibile, proprio come se fosse una doppia corona anteriore. E’ fondamentale scaricare la app specifica Classified, disponibile iOs e Android.

Arriva la nuova cassetta 11-34

La nuova cassetta (a 12 velocità) pignoni 11-34 marchiata Classified è un vero e proprio completamento del sistema ed è leggerissima. Sono dichiarati soli 179 grammi con una struttura ibrida tra acciaio ed alluminio, un risparmio notevole che permette al pacchetto Powershift di essere ancora più competitivo anche sotto questo aspetto.

Grazie a questo componente la differenza di peso tra una trasmissione Ultegra Di2 (52-36/11-34) ed un pacchetto Classified Di2 1X (52/11-34) è ora di 87 grammi (1.693 grammi per Shimano, 1.780 grammi per Classified), tenendo come riferimento solo le parti meccaniche relative alla trasmissione. La parte del leone è recitata dal mozzo Powershift, con i suoi 495 grammi dichiarati. La nuova cassetta 11-34 ha un doppio significato, ovvero quello di aprire ulteriormente l’ingresso di Classified nel mondo road, considerando i consensi ottenuti in ambito gravel.

Classified

La nuova Trek Madone 8 monocorona, più leggera dell’UCI 

08.08.2025
3 min
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C’era una volta la bici aerodinamica ottima per la pianura, ma poco performante in salita. C’era una volta perché adesso non c’è più, o quasi. All’ultimo Tour abbiamo visto Pogacar correre (e vincere) tappe e cronoscalate con una bici super aero. Ma è una tendenza che registriamo sempre di più in generale.

Merito della tecnologia che continua a migliorare, rendendo anche le biciclette più veloci molto leggere. Molto al punto che Trek ha appena lanciato una versione della Madone Gen 8 (il modello con cui Milan ha conquistato la maglia verde al Tour) che è sotto il peso limite dell’UCI: 6,4 chili.

Con questo modello il monocorona fa definitivamente il suo debutto su strada, per tutti
Con questo modello il monocorona fa definitivamente il suo debutto su strada, per tutti

I vantaggi del monocorona

Per arrivare a questo risultato fino a pochi anni fa impensabile, in Trek hanno lavorato su diversi aspetti. Il primo e forse principale è stato l’introduzione della trasmissione Sram monocorona. Una soluzione che abbiamo visto utilizzare dai corridori della Lidl-Trek nelle classiche di primavera, fortemente voluta soprattutto da Mads Pedersen.

Il monocorona, disponibile sia in versione Red 1×12 che XPLR 1×13, permette di risparmiare peso e non dover doversi preoccupare del deragliatore anteriore, pur avendo un range di rapporti molto ampio. Per fare un esempio, nel gruppo XPLR sono disponibili corone da 38, 40, 42, 44, 46, 48, 50 e 52 denti (le ultime tre in versione aero), con una casetta 10-46. Certo, per usare la Madone 8 con corona da 50 o 52 (senza arrivare al 56 di Pedersen) e pignone massimo da 46 ci vuole un po’ di gamba. Ma d’altronde si tratta di una bici di altissima gamma, pensata per le performance.

La versione della Madone 1x lavora sia con il deragliatore Sram Red 12 v che con l’EXPL 13v, quello usato da Pedersen questa primavera
La versione della Madone 1x lavora sia con il deragliatore Sram Red 12 v che con l’EXPL 13v, quello usato da Pedersen questa primavera

Gli altri segreti: ruote, copertoncini e verniciatura

Ma oltre alla trasmissione per scendere sotto il peso minimo UCI serve anche altro. La nuova versione superleggera della Madona 8 è montata con le ruote Aeolus RSL con profilo da 37 e copertoncini Pirelli P-Zero RS da 28 mm con camere d’aria Pirelli SmartTube TPU.

Quindi non tubeless, ma l’accoppiata copertoncino-camera d’aria più leggera e veloce offerta da Pirelli. Un’altra soluzione riguarda la verniciatura. Questa versione si differenzia dalle altre per il colore Matte Deep Smoke, che permette di risparmiare diverse decine di grammi rispetto alla verniciatura standard.

Le ruote sono le medio profilo Aeolus RSL di Bontrager, brand legato a Trek
Le ruote sono le medio profilo Aeolus RSL di Bontrager, brand legato a Trek

Personalizzazione e disponibilità

Come per gli altri modelli Trek anche la Madone 8 monocorona può essere personalizzata a piacimento direttamente nel sito dell’azienda grazie al portale Project One. Si può scegliere tra le opzioni Red 1×12 o XPLR 1×13 come anche altri modelli di ruote, manubrio, sella e reggisella. Il nuovo modello superleggero della Trek Madone è disponibile fin da subito presso tutti i rivenditori Trek, e il prezzo è di 11.499 euro.

Trek Bikes

Nuovo Sram Force AXS, discendente diretto del Red

17.06.2025
6 min
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Il nuovo Sram Force non ha nulla (o ben poco) da invidiare al più costoso Red AXS. Si basa sulla ormai assodata piattaforma wireless, mutua il design dei suoi componenti proprio dal fratello maggiore. Maggiore ergonomia e più efficienza. Pesi che si riducono ulteriormente e prende sempre più spazio la monocorona, usata (piattaforma Red) molto e con successo durante le classiche di primavera. .

Non in ultimo il concetto di versatilità d’impiego, un must per le trasmissioni Sram. Si passa dalle 2×12 alle 1×13 XPLR. Entriamo nel dettaglio.

Parola d’ordine: ergonomia

Il concetto si riferisce principalmente ai due manettini, perfettamente accostabili a quelli dello Sram Red AXS (anche in termini di costruzione e design, funzionano con le batterie a moneta). La leva del freno permette di azionare il pompante idraulico dell’impianto frenante con il minimo sforzo, con un solo dito e una pressione irrisoria: fattore vantaggioso anche nel medio e lungo periodo, anche nell’ottica di un utilizzo femminile e perché no, pensando all’off-road.

Le leve sono in carbonio e rispetto al fratello maggiore la grande differenza risiede in alcuni materiali (per il Red si punta ad una leggerezza estremizzata) e agli appoggi in gomma. La corsa delle stesse leve è completamente personalizzabile. Da notare che il nuovo Force AXS è compatibile con i pulsanti satellitari Blips.

Deragliatore e cambio posteriore Force

Entrambi hanno un design rivisitato, rispetto alla versione più anziana, dalla quale sono state mutuate le batterie (a nostro parere una gran scelta da parte di Sram, spesso protagonista di rivisitazione e miglioramenti, senza stravolgimenti veri e propri).

Il deragliatore è molto differente nella gabbia, diversa e con una corsa ridotta, più efficiente. Il bilanciere posteriore adotta le pulegge maggiorate X-Sync (senza sfere ceramiche) ed è compatibile con i pignoni fino a 36 denti. Ma c’è anche la versione Force XPLR, tanto differente da quella dedicata alla trasmissione con doppio plateau anteriore. Visivamente è accostabile ad un bilanciere da mtb, può essere usato con la monocorona e su strada, non nasconde la sua propensione gravel.

Sul nuovo Force AXS sono stati mantenuti i registri manuali (due brugole per componente) di regolazione della corsa, mentre il micro-trim (le microregolazioni) avvengono in modo elettronico attraverso i manettini. Come è facile immaginare, anche il nuovo Sram Force AXS è gestibile, configurabile e personalizzabile tramite la app Sram.

Le guarniture disponibili

Le pedivelle sono in carbonio e l’asse passante oversize DUB. Sono disponibili in sei lunghezze: 160 e 165, 167,5 e 170, 172,5 e 175 millimetri. Le corone (sempre in coppia) hanno una livrea completamente nera, senza cromatura silver, disponibili con accoppiamenti 50-37, 48-35 e 46-33.

Le corone ci sono anche con il misuratore Quarq incorporato che, per questa ultima versione del Force è stato previsto anche nella versione upgrade da inserire nell’asola del perno passante (calcolo della parte sinistra). Pensando alla monocorona anteriore è disponibile “piena”, o per meglio dire la Force 1 Aero ring, con o senza power meter Quarq, con dentature “ufficiali” comprese tra i 44 e 50 denti.

I pignoni

Sono un blocco unico full pin (proprio come quelli del Red) in acciaio con finitura nichel e adottano l’ingaggio XDR del corpetto. 10-28 e 10-30, 10-33 e 10-36 le scale disponibili con i 12 pignoni. Per quanto riguarda la versione XPLR a 13 rapporti, prevede la scala pignoni 10-46 e richiede il bilanciere Force XPLR specifico. E’ necessario sottolineare il fatto che la trasmissione con le 13 velocità funziona sempre con la catena Flattop usata per le 12 velocità ed i medesimi shifter.

Un breve inciso sulle pinze e sui dischi. Le pinze sono state alleggerite in modo importante e anche per quanto conncerne l’impatto estetico si notano importanti lavori di fresatura del materiale. I dischi non hanno subito stravolgimenti.

Per gli amanti dei pesi

Il valore alla bilancia dichiarato (pacchetto completo) del nuovo Force AXS è di 2.776 grammi nella configurazione con doppia corona 48-35 e pignoni 10-33, includendo il power meter Quarq alle corone (un valore eccellente degno di un vero top di gamma). I prezzi di listino (dipende dalla configurazione) vanno da un minimo di 2.040 euro, ad un massimo di 2.670 per il pacchetto 2×12 con il Quarq.

Sram

Sram 1×13, qualche piccolo segreto dietro la scelta di Pedersen

01.04.2025
5 min
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La scelta di passare alla trasmissione Sram 1×13, monocorona anteriore e 13 rapporti posteriori di natura XPLR non è una mattata dell’ultimo istante. I test sul pavé con questa configurazione risalgono allo scorso ottobre e alla fine di gennaio, quando Pedersen e Kirsch hanno passato 3 giorni sulle pietre del Belgio.

Un rapporto dello staff Lidl-Trek evidenzia alcuni vantaggi derivanti dal pacchetto Sram 1×13 XPLR. Riduzione dei rischi di caduta della catena in fase di deragliata ed estrema stabilità del bilanciere. Resistenza agli impatti e range di rapporti pienamente sfruttabile, al pari di una trasmissione 2×12 (contestualizzato a competizioni come la Gand e la Roubaix). E’ comunque d’obbligo ricordare i numeri della Gand-Wevelgem di Pedersen, 250 chilometri con poco meno di 1.400 metri di dislivello positivo. Entriamo nel dettaglio.

La trasmissione 1×13 usata da Pedersen sulla Trek Madone (foto Lidl-Trek/Twilcha)
La trasmissione 1×13 usata da Pedersen sulla Trek Madone (foto Lidl-Trek/Twilcha)

La Trek Madone di Pedersen

Trek Madone SLR generazione 8 in taglia large. Questa misura ha un carro posteriore lungo 41,1 centimetri, cifra importantissima ai fini del calcolo per la lunghezza ottimale della catena. In ottica corona singola e 13 rapporti è una delle variabili più importanti da considerare. Presumibilmente la catena è stata tarata con 124 maglie in totale. Corona da 56 denti per l’anteriore e guidacatena (pedivelle da 172,5 e power meter Quarq), 13 pignoni posteriori 10-46 con deragliatore XPLR. I comandi della trasmissione? Quelli Red normalmente utilizzati per la trasmissione standard. Un altro requisito fondamentale è un telaio che supporti pienamente la soluzione UDH per il bilanciere posteriore.

Profilo differenziato per le ruote: 51 millimetri per la ruota davanti, 62 per la posteriore, entrambi con tubeless da 30 (Pirelli P Zero RS). Pedersen utilizza il manubrio integrato specifico per la Madone con una lunghezza di 13 centimetri ed una larghezza di 37/40 (rispettivamente per sezione superiore e limite inferiore della curva). Il danese non utilizza una sella corta. Il modello scelto è la Bontrager Verse Pro lunga 270 millimetri e con un setting piuttosto arretrato. Non ci sono dati ufficiali in merito al valore alla bilancia della Madone con questa configurazione.

Soluzione Sram mutuata dal gravel

L’idea di usare la trasmissione 1×13 arriva da Glen Leven, responsabile del supporto tecnico del Team Lidl-Trek, appassionato di gravel. Dopo aver percorso diversi chilometri (bici Trek Checkmate e cambio Sram XPLR) sul pavé tra Lussemburgo, Francia e Belgio, Leven analizza i dati da esporre ai corridori che affronteranno la campagna del nord.

Da questo spunto nasce l’interesse di alcuni corridori ed in primis Mads Pedersen, incline ad utilizzare le innovazioni e capace di customizzare la bici in base alle proprie caratteristiche.

Il rovescio della medaglia

Non ci sono 24 rapporti con sviluppi metrici diversi, quelli che si otterrebbero con una trasmissione 2×12, ma ci sono i 13 che corrispondono agli stessi pignoni. Il range di sviluppo metrico è inferiore, perché le combinazioni sono minori. E’ pur vero che la Gand-Wevelgem, come ad esempio la Parigi-Roubaix, non presenta un dislivello complessivo elevato, quindi è lecito immaginare che tutte le opzioni offerte da una trasmissione 2×12 non servano (o se ne possa fare a meno).

La scelta potrebbe subire delle variazioni in ottica Giro delle Fiandre, che presenta un dislivello positivo maggiore e pendenze più arcigne. Il lato positivo della questione, evidenziato da Pedersen ai tecnici del team, è quello di non dover alleggerire la pedalata nelle fasi di deragliata e risalita della catena, concentrandosi esclusivamente sul controllo del cambio posteriore.

Più scelte, maggiori opzioni

Le scelte tecniche di oggi sono figlie delle tante opzioni disponibili, un numero decisamente maggiore rispetto al passato. Il merito di Sram, ad esempio, è quello che di aver reso compatibile/abbinabile un’intera piattaforma di trasmissioni: road, gravel e mtb. Ci sono delle variabili minime da considerare, ma per i meccanici del WorldTour sono inezie.

Al pari delle note tecniche c’è un’apertura mentale (non banale) di alcuni corridori, portati ad una sperimentazione maggiore e a sfruttare tutte le soluzioni messe a loro disposizione. La sensazione è quella di essere ad un giro di boa, perché le nuove generazioni di corridori crescono in scia ai campioni di oggi, capaci di staccarsi in modo netto dalle convinzioni del passato.

L’era del mono inizia alla Classicissima, ma vince la tradizione

23.03.2025
7 min
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PAVIA – La Classicissima è diventata una fucina di chicche tecniche e l’edizione 2025 della Sanremo verrà ricordata anche per la grande presenza di corridori che hanno scelto la corona singola anteriore (anche se la bici del vincitore montava una combinazione standard).

Non c’è solo la questione rapporti, anche se ci sarà un’esplosione dell’argomento. Ruote nuove, gomme velocissime con pressioni sempre più basse (complice anche la pioggia in partenza), manubri strettissimi e molto altro.

Aeroad CFR (standard), come nel 2023

Apriamo la ressegna delle chicche tecniche con le bici della squadra del vincitore, sempre con verniciatura personalizzata, ma non la medesima della Tirreno-Adriatico. Canyon Aeroad CFR per l’intera Alpecin-Deceuninck.

Ruote Shimano Dura Ace tra C50 e C60, tubeless Pirelli da 28 millimetri e soprattutto il doppio (ormai classico) plateau anteriore 54/40 (tutto Shimano). Ci ha colpito la scelta di tutti i corridori, con i pignoni posteriori 11-30 (non 11-34). Insomma, una bici perfettamente standard (colorazione a parte) come quella vittoriosa del 2023.

Una squadra intera con il monocorona

Tutti i corridori con la Trek Madone, ruote Bontrager da 51 millimetri e tubeless Pirelli P Zero RS. Tutti gli atleti con la scala dei pignoni 10/33 e tutti con la corona singola da 54 denti. Il solo Pedersen ha chiesto di montare la corona da 56.

Tubeless Continental in versione TT

I team che utilizzano gli pneumatici Continental hanno montato (indistintamente dalle ruote) la versione TT, quella normalmente dedicata alla bici da crono.

Qualche atleta del Team Uno-X e Decathlon-Ag2R ha chiesto di montare sulla ruota anteriore il tubeless Aero111. Le pressioni di gonfiaggio comprese tra le 4 e 4,5 atmosfere, come ci ha confermato Matteo Cornacchione del Team Ineos-Grenadiers. Una “mosca bianca” è Geraint Thomas, che ha utilizzato la sezione da 25 millimetri.

Una corona Digirit da 56 per Wright
Una corona Digirit da 56 per Wright

56 denti anche per Wright

Non è passata inosservata la corona da 56 denti montata sulla Merida Reacto del britannico del Team Bahrain-Victorious (poi decimo al traguardo). Corona Digirit alluminio/carbonio, guida-catena e cassetta posteriore 11/34.

Le sensazioni contano ancora

Aranburu del Team Cofidis, con tutta probabilità l’unico corridore senza misuratore di potenza, non sulla guarnitura, non integrato ai pedali. Tutti i corridori del team francese, usano i pedali Keo Blade Power. Nell’epoca dei watt è una dettaglio che merita di essere sottolineato.

Scott Addict RC con monocorona per Pidcock

Unico atleta del Team Q36.5 ad usare la Addict, mentre i suoi compagni hanno scelto la Foil RC. Pidcock ha usato una corona singola da 54 denti, pignoni posteriori 10/33 e tubeless Vittoria da 28. La lunghezza delle pedivelle? 165.

Tubeless Vittoria da 29
Tubeless Vittoria da 29

Vittoria da 29 alla Classicissima

Non tutte le squadre lo usano, perché? Perché è specifico per ruote con canali interni da 24/25 millimetri di larghezza, come ad esempio le Reserve montate sulle Cervélo del Team Visma-Lease a Bike.

Pressioni di gonfiaggio? Esattamente nel mezzo tra i 28 ed i 30, ci hanno detto dallo staff dei meccanici, senza entrare nel dettaglio. Le Vittoria da 29 non cambiano le caratteristiche di design del battistrada, se paragonate alle 28 e 30.

Ruote Vision con raggi in carbonio

Viste sulla Cannondale del Team EF-Easy-Post. Spunta l’acronimo RS e tutti i corridori hanno montato un profilo da 45 millimetri. Cerchio panciuto (si dice wide), raggi in carbonio con nipples esterno e innestati dritti sulle flange dei mozzi.

Anche i mozzi hanno un design rinnovato (confrontati con quelli montati sulle Metron SL), svasati e quasi asimmetrici.

Ursus Enigma, c’è un’identità

Iniziano ad avere un’identità precisa le ruote Ursus montare sulle Lapierre Xelius in dotazione al Team Pic-Nic-PosteNL. Proxima 50 e Proxima 60 (le scritte applicate sui mozzi), rispettivamente per il profilo da 50 e 60 millimetri. Vedremo se verrano ufficializzate in futuro.

Ecco i tubeless Cadex

Li avevamo notati alle prime corse in Australia ed eccoli qui. Tubeless Cadex da 30, fianco color para e tutti montati sulle Cadex 50 Ultra. Particolarmente basse le pressioni di utilizzo ci hanno detto i meccanici del team, tra le 3,9, non oltre le 4,4 atmosfere.

Diversa la scelta del modello di bici, tra Propel (ad esempio anche per il nostro Filippo Zana) e TCR.

BMC Teammachine R Mpc per Alaphilippe
BMC Teammachine R Mpc per Alaphilippe

Una Mpc per Alaphilippe (e solo per lui)

BMC Teammachine R tutta nera per il francese del Team Tudor. E’ la versione Mpc, quella particolare e unica nel suo genere, quasi artigianale, più leggera e più rigida della versione standard. Al team di Cancellara ne sono state consegnate 3 in totale. Nei prossimi giorni dedicheremo un articolo apposito a questa bici fuori dagli schemi, già presentata con dovizia di particolari ai mondiali di Zurigo.

Manubrio da 34 e leve in giù per Van Der Hoorn

Sulla Cube Aero dell’olandese del Team Intermarché non passa inosservato il manubrio strettissimo, largo 34 centimetri. Altro dettaglio (più unico che raro, considerando i canoni attuali) è relativo agli shifter Dura-Ace che puntano verso il basso.

Miche X1-RD monocorona al top… “Made in Veneto”

27.07.2024
3 min
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Lo vediamo costantemente con i grandi campioni, oggi il dettaglio è sempre più determinante. Nel ciclismo attuale, anche per questo, i materiali assumono un ruolo più decisivo che in passato. I brand quindi si spingono oltre. Ed è quello che sta facendo Miche.

La casa veneta è partner dell’Astana Qazaqstan Team e con questo storico team WorldTour sta sviluppando i suoi prodotti.

E’ il momento della crono e sulle bici dell’Astana spuntano le corone Miche X1-RD
E’ il momento della crono e sulle bici dell’Astana spuntano le corone Miche X1-RD

Sviluppo da pro’

La qualità e le performance sono da sempre al centro della mission aziendale di Miche. Il lungo e impegnativo processo di sviluppo dei componenti  ha portato allo sviluppo di un nuovo ingranaggio di ultima generazione: la corona X1-RD.

Si tratta di un ingranaggio specifico per le trasmissioni monocorona, quindi per il cross e nello specifico, viste le dentature, per la cronometro. Anche se ciò non toglie che si possano utilizzare su percorsi particolari, dove magari c’è dello sterrato e atleta e meccanico scelgono il monocorona, che in tal senso dà più sicurezza.

Dettagli al limite per questa corona di Miche
Dettagli al limite per questa corona di Miche

Made in Veneto

La costruzione dell’ingranaggio, che ricordiamo è del tutto “Made in Veneto” (è prodotto nello stabilimento Miche di San Vendemiano), parte da una lastra anodizzata in Ergal 7075 T6 lavorata a CNC. La corona pertanto è ricavata dal pieno. Questo le conferisce una robustezza e una rigidità senza pari.

Alla lastra in Ergal viene accoppiato, con l’utilizzo di speciali collanti, un profilo in carbonio. Il risultato di questa meticolosa preparazione è un ingranaggio che unisce leggerezza e rigidità, per una massima espressione di potenza della pedalata, diminuendo praticamente a zero la perdita di efficienza. Lo spreco di energia.

Ballerini in azione all’ultimo Tour de France con la corona Miche X1-RD
Ballerini in azione all’ultimo Tour de France con la corona Miche X1-RD

Ingaggio fluido

Miche ha dedicato poi grande attenzione al profilo del dente e in particolare sia al suo ingaggio che alla sua “anticaduta”. Questo perché in termini di trasmissione dell’energia avere un plateau rigido non basta, per essere del tutto efficiente, una corona deve essere anche scorrevole. La catena deve avere meno attriti possibile. Il risultato è la garanzia di una trasmissione fluida ed efficiente del monocorona. 

X1-RD è compatibile con la guarnitura SH Dura Ace 9200 e si può utilizzare solo con la trasmissione singola monocorona.

Le dentature disponibili sono 58, 60, 62, 64, 66, 68 con un peso di 226 grammi per la dentatura da 58.

Miche

Due bici, due giorni, due vittorie: la strategia di Vingegaard

11.03.2024
5 min
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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo la vittoria sul Monte Petrano, la seconda consecutiva, Vingegaard ha spiegato brevemente di aver cambiato bici, utilizzando questa volta la Cervélo R5, perché il percorso più duro richiedeva una bici da scalatori. E ha poi aggiunto che si era trattato di una scelta condivisa fra lui e la squadra.

Visto che lo scorso anno, ugualmente alla Tirreno-Adriatico, Roglic aveva seguito la stessa strategia tecnica, abbiamo intercettato Vingegaard alla firma di partenza per farci raccontare le differenze tecniche e le scelte al riguardo.

La Tirreno è la quarta gara a tappe WT vinta da Vingegaard, cui si sommano i 2 Tour
La Tirreno è la quarta gara a tappe WT vinta da Vingegaard, cui si sommano i 2 Tour

La S5 del venerdì

La S5 con cui il danese ha conquistato la tappa di Valle Castellana, attaccando a 29,5 chilometri dal traguardo sulla salita di San Giacomo, è la bici aero di Cervélo. Il telaio consente il montaggio di pneumatici fino a 34 mm, anche se la scelta di Vingegaard è caduta su pneumatici Vittoria Corsa Pro da 28. La S5 usata da Vingegaard e i suoi compagni è equipaggiata con mono corona Sram da 52 denti e pacco pignoni 10-36 dello Sram Red.

«Abbiamo deciso di usarla – spiega il danese – già prima della corsa. Facciamo un piano in anticipo, mettendo insieme le intuizioni dei tecnici e le mie sensazioni e di solito le nostre idee coincidono. La S5 è molto veloce e si guida bene, per questo l’ho scelta nel giorno di Valle Castellana, perché dopo la montagna c’era un lungo tratto nella valle. La discesa quel giorno è stata molto veloce, ma essere da solo mi ha permesso di fare traiettorie più libere per cui anche se la bici è meno pronta in certi cambi di direzione, sono andato giù benissimo. E avendo deciso di attaccare prima, mi serviva un mezzo per non perdere velocità.

«Avere la corona singola – prosegue – non mi crea difficoltà. Un po’ perché la uso anche in allenamento e poi perché davanti posso scegliere fra un 50 o il 52 (alla Tirreno ha usato il 52, ndr) mentre dietro arrivo fino al 36, quindi andare in salita non è affatto un problema. Chiaramente si usano rapporti diversi, ma ormai fra potenziometro e conta pedalate so esattamente come scegliere il rapporto migliore».

La R5 del sabato

Il giorno dopo per vincere sul Petrano, al posto della mono corona è tornata una doppia guarnitura sulla Cervélo R5, la bici da salita. Il nuovo telaio R5 è più leggero di 130 grammi rispetto al modello precedente (6,85 chili senza pedali), con la soluzione dei cavi integrati che ha ridotto la resistenza aerodinamica in una bici che non ha tra le sue finalità ultime quella di essere super aerodinamica.

«La senti diversa perché ovviamente è più leggera – dice Vingegaard – e anche al livello del movimento centrale senti che ha una super risposta ai cambi di ritmo in salita. E’ molto rigida e sai che nel cambio di ritmo ha un’arma in più».

La R5, come abbiamo scritto nel nostro test, ha la scatola centrale BBRight, con una larghezza di 73 millimetri. Con il passare degli anni Cervélo ha mantenuto questa impostazione, che appunto garantisce rigidità al cuore della bici e dà compattezza alle parti asimmetriche.

Da una all’altra

«Non ho problemi nel passare da una bici all’altra – dice Vingegaard – perché è tutto uguale tranne il telaio. La sella è la stessa, l’altezza del manubrio è la stessa, non cambia nulla e anche il ritmo di pedalata è abbastaza simile a quello che riesco ad avere con la mono corona. Siamo abbastanza abituati a questi passaggi, perché adottiamo la stessa strategia in tutte le corse a tappe».

Tra i dettagli identici fra le due bici c’è anche l’uso delle leve del cambio dello Sram: non quelle del Red bensì le più piccole del Force. Una soluzione abbastanza frequente fra gli atleti che hanno le mani piccole o che vogliano avere una presa più stretta sul manubrio.

Cuore e gambe, ma contano anche le scelte dei rapporti

31.05.2023
6 min
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Al termine del Giro d’Italia siamo entrati nel dettaglio delle biciclette da salita e delle relative scelte tecniche, quelle utilizzate dai protagonisti. Ora cerchiamo di analizzare gli sviluppi metrici dei rapporti più utilizzati dai pro’ sulle strade della corsa rosa.

Cuore e testa, gambe e polmoni. Carattere, forza e determinazione e quella fame di vittoria, sono i primi aspetti che appartengono ad un campione, ma non è solo questo. Oggi le scelte tecniche a disposizione degli atleti sono tante e possono diventare l’ago della bilancia, ma è importante adattarle in maniera ottimale alle proprie esigenze.

La S5 usata da Roglic a Roma, la trasmissione è la stessa usata da Van Aert alla Sanremo 2023
La S5 usata da Roglic a Roma, la trasmissione è la stessa usata da Van Aert alla Sanremo 2023

Scelte tecniche? Tante variabili in gioco

Abbiamo analizzato le scelte tecniche dei protagonisti che si sono dati battaglia sulle ultime e più importanti ascese del Giro. Abbiamo fatto una sorta di sovrapposizione dei rapporti (e relativi sviluppi metrici) dei gruppi Shimano e Sram, i due players principali che tecnicamente si sono contesi il podio.

Prima di entrare nel dettaglio è utile sottolineare ancora una volta che, il Giro d’Italia 2023 verrà anche ricordato come la prima corsa a tappe dove tanti corridori (non solo una cerchia ristretta) hanno utilizzato la monocorona per le prove contro il tempo. Si sono visti dei “padelloni” da 60 e 62 denti (le prove con le corone da 64 denti sono già in atto). Una trasmissione gravel con la monocorona vince una frazione con l’arrivo in salita (l’ultima cronometro del sabato con il traguardo posto sul Monte Lussari). Non solo in salita però, dato che durante l’ultima frazione a Roma, Roglic ha usato una Cervélo S5 con monocorona anteriore e 12 rapporti posteriori.

Che piaccia o pure no, la corsa rosa di quest’anno è stata molto ricca sotto il profilo tecnico e tecnologico, un fattore che è destinato a far cambiare le convinzioni e le scelte in ottica futura, anche da parte delle stesse aziende che forniscono i materiali ai team.

Shimano e Sram a confronto

Abbiamo cercato di fare una sorta di confronto tra i rapporti più utilizzati in vista delle salite, considerando gli sviluppi metrici con il valore standard relativo al diametro delle ruote e i tubeless da 28 (quelli più usati in gruppo).

I pignoni più usati in salita partono dal 17, fino al 34 per i corridori Shimano, 33 e 36 per quelli Sram. Il pignone più grande talvolta non è neppure preso in considerazione (crisi a parte), perché la differenza viene fatta con il nono, decimo e l’undicesimo, grazie ad un compromesso ottimale tra sviluppo metrico, agilità e linea della catena. Inoltre i corridori Shimano hanno utilizzato il plateau anteriore 54-40, mentre gli atleti Sram hanno usato le corone 52-39 (scalata del Monte Lussari a parte).

I pignoni Shimano con scala 11-34 possono contare sul pignone da 30 (il penultimo), molto utilizzato con il 40, ma anche con il 54. Un incrocio poco ortodosso quest’ultimo, ma parecchio sfruttato con pendenze al di sotto del 6-7 per cento e nelle fasi di attacco alla salita. 17, 19, 21 e 24, 27 e 30, con sviluppi metrici per pedalata rispettivamente di 4,943, 4,423 e 4,002, 3,501, 3,112 e 2,801 metri.

Per i corridori che hanno utilizzato Sram (con la corona interna da 39) la scala dei rapporti è identica per i primi 4 pignoni, ovvero 17 e 19, 21 e 24 (con degli sviluppi metrici leggermente inferiori per via della corona da 39 denti), ma prevede il 28 invece del 27, con un “salto” importante per passare direttamente all’ultimo rapporto con 33 denti (pignoni Red). Lo sviluppo metrico della combinazione 39×28 è di 2,926 metri.

Le sovrapposizioni di Sram

Se analizziamo ogni singola combinazione, notiamo che le due trasmissioni sono piuttosto equilibrate negli sviluppi metrici, con differenze che oscillano tra i 40 e 50 centimetri, da un pignone a quello successivo. Nella logica dello scalatore, la presenza del 30 può essere un vantaggio, da sfruttare con la corona interna e con la catena sul 54. L’incrocio della catena 54×30 (Shimano) ha sviluppo metrico di 3,782 metri e non si sovrappone a nessuna delle combinazioni utilizzate con la corona da 40. L’incrocio 52×28 (Sram) sviluppa 3,901 metri, un valore identico alla combinazione 39/21 e di fatto si perde un’altro rapporto da sfruttare nelle condizioni di prestazioni massimizzate.

Un’altra sovrapposizione Sram, sempre considerando gli sviluppi metrici, si nota con l’utilizzo della scala pignoni 10-36, utilizzata da Roglic (con la doppia corona 52-39), che però ha come penultimo rapporto il 32. Infatti, con il 52 davanti ed il 32 dietro si ottengono 3,414 metri di sviluppo a terra, lo stesso della combinazione 39×24. La cassetta pignoni con il 32 è molto vantaggiosa sulle salite lunghe e con tratti ben oltre il 10 per cento, grazie ad uno sviluppo di 2,560 metri.

Monocorona e tutto cambia

Il capitano della Jumbo-Visma, per la scalata alle Tre Cime di Lavaredo (immagine di apertura) ha utilizzato una Cervélo R5 preparata con la trasmissione XPLR (10-44 posteriore) e monocorona anteriore da 42 denti, la stessa utilizzata il giorno successivo per la scalata al Monte Lussari.

Prendendo in considerazione gli ultimi 5 pignoni notiamo una scala progressiva: 24 e 28, 32 e 38, per poi arrivare al 44 come ultimo: 3,640 e 3,120, 2,730 e 2,299, sono i rispettivi sviluppi metrici con le ruote adottate da Roglic (considerando anche le gomme da 25), senza dimenticare lo sviluppo metrico dell’ultima combinazione (42×44) di 1,985. Volendo fare un raffronto con l’ultima combinazione che aveva a disposizione Thomas, 34×34, il gallese poteva contare su uno sviluppo di 2,101 metri (con i tubeless da 28), maggiore di soli 11 centimetri rispetto allo sloveno.

Le scelte tecniche hanno influenzato il risultato finale? La risposta è si. Roglic ha utilizzato dei rapporti con uno sviluppo metrico inferiore (quindi per ogni singola pedalata percorreva meno strada). Il vincitore della maglia rosa, nel corso delle tappe più dure, ha avuto maggiori possibilità di sfruttare il suo modo di pedalare, molto più agile rispetto a Thomas, Almeida ed tutti gli altri, aumentando così la strada percorsa in un tempo più breve. Sull’ascesa al Monte Lussari, Roglic ha fatto segnare un valore medio di poco superiore alle 90 rpm, Thomas di poco superiore alle 80. Centimetri che sono diventati metri, non molti, ma che sono stati tradotti in quei 14 secondi finali. E proprio una strategia adeguata alle caratteristiche del corridore nelle scelte tecniche potrebbe aver fatto la differenza.