Gli azzurri a tavola, le Olimpiadi in cucina di chef Mirko Sut

24.07.2024
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Ormai le partenze per Parigi sono già iniziate: se quelle degli atleti si susseguono in base al calendario, i vari entourage sono già all’opera spesso in loco. E’ chiaro che questa edizione dei Giochi Olimpici (la prima con lo stesso fuso orario italiano, cosa che non avveniva addirittura dal 1992 a Barcellona) ha dal punto di vista logistico indubbi vantaggi, basti pensare a quel che riguarda l’alimentazione dei corridori.

La spedizione dei cronoman azzurri è già a Parigi: anche la cucina è aperta (foto FCI)
La spedizione dei cronoman azzurri è già a Parigi: anche la cucina è aperta (foto FCI)

In cucina tutto da solo

Mirko Sut, chef della Lidl-Trek è ancora una volta al seguito della nazionale, a lui il compito di fornire tutto il necessario alle nazionali della mountain bike e della pista, mentre strada e crono avranno un altro chef. Parliamo al singolare non a caso: «Siamo da soli per curare l’alimentazione della squadra, un po’ come avviene alle corse e questo si può fare avendo contatti molto stretti con la struttura logistica che ci ospita e i suoi rappresentanti. Io ho iniziato a sentirli già da molte settimane, ho fatto presente le nostre esigenze e soprattutto ho già ricevuto tutte le indicazioni necessarie per avere la materia prima, che dovrà essere fresca e di prima qualità».

Questo è uno dei vantaggi di gareggiare a Parigi, a due passi dal nostro Paese, quindi dovendosi portare da casa molto meno di quello che avveniva nelle ben più lunghe trasferte delle passate edizioni: «A Tokyo era tutto molto più complicato (foto di apertura, ndr), chiaramente abbiamo dovuto spedire tantissimo materiale, dalle forme di parmigiano alla pasta tanto per fare due esempi. In Francia è tutto molto più semplice anche perché non trovi solo i prodotti delle grandi catene di distribuzione, ma anche quei brand con cui siamo più avvezzi a lavorare, magari più piccoli ma di qualità ottima e comprovata».

Il parmigiano non manca mai nelle spedizioni azzurre. A Parigi sarà facile trovarlo…
Il parmigiano non manca mai nelle spedizioni azzurre. A Parigi sarà facile trovarlo…

Cercando sempre qualcosa di gradevole

Sapere che una persona sola si occupa in cucina dell’alimentazione di tante persone per certi versi stupisce, considerando anche che vengono da realtà ciclistiche diverse e che hanno magari proprie esigenze specifiche volute dai nutrizionisti che li seguono. Eppure per Sut sembra tutto molto semplice: «Molti di questi corridori li conosco da anni, basti pensare a Ganna con cui ho condiviso il primo mondiale 10 anni fa, quand’era ancora junior. Poi due quarti della squadra d’inseguimento sono con me alla Lidl-Trek, so di molti non solo le esigenze, ma anche i gusti e se si può dare qualcosa di gradevole che serva anche al morale seppur inserito nella dieta, è un aiuto in più. I ragazzi al buffet trovano comunque le giuste proporzioni di carboidrati, proteine e verdure, sempre».

Attenzione a questo avverbio finale, perché stiamo parlando della pista, quindi significa che i tempi sono sfalsati per chi gareggia: «E’ vero, è forse la disciplina più difficile da seguire dal nostro punto di vista, si lavora a ciclo continuo perché c’è chi ha la gara al mattino, chi al pomeriggio. Oltretutto lavorare sempre con prodotti freschi richiede tempo, ma fa parte del gioco».

Insieme a Filippo Ganna, suo amico e con cui condivide trasferte azzurre sin dal 2014
Insieme a Filippo Ganna, suo amico e con cui condivide trasferte azzurre sin dal 2014

Lavoro a ciclo continuo

Per questo è fondamentale per Sut essere pienamente coordinato con i tecnici: «In base agli impegni e alle fasce orarie si stabiliscono i pasti sin dalla colazione. Oltretutto essi cambiano anche in base alla specialità e non sono solo legati alle gare, ma anche agli allenamenti. Bisogna prestare molta attenzione e calendarizzare ogni giornata fin nei minimi dettagli».

Per affrontare tutto ciò serve una grande passione e Sut, che ha anche seguito la sua squadra al Tour de France tornando un po’ prima per riuscire a staccare la spina almeno per qualche giorno, ammette che a spingerlo c’è innanzitutto l’amore per la maglia azzurra: «I corridori a lungo andare diventano amici, ti senti con loro e quando vincono è come se avessi vinto tu. Per questo l’avvicinamento ai Giochi è vissuto con un’adrenalina pazzesca. E’ un gruppo molto unito, come una grande famiglia e siamo tutti, ognuno nel suo, loro in gara e io in cucina, tesi verso l’obiettivo».

Sut alle prese con la cucina giapponese. A Tokyo 2020 le difficoltà furono molto maggiori
Sut alle prese con la cucina giapponese. A Tokyo 2020 le difficoltà furono molto maggiori

Una valigia carica di… speranze

Per questo anche da parte sua può arrivare una testimonianza valida di come sia l’atmosfera nella squadra: «Sono tutti carichi a molla, con un’incondizionata fiducia verso il cittì e verso i propri compagni. Rispetto a tre anni fa c’è una responsabilità diversa, quello che è stato fatto a Tokyo non verrà mai cancellato ma è chiaro che tutti guardano ora ai nostri. Ma è altrettanto chiaro che si va a Parigi per far bene. Tutti, me compreso…».

Dal nutrizionista al menu: come si fa? Sentiamo chef Sut

30.12.2021
6 min
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Il cibo è il carburante che mettiamo nel nostro serbatoio per affrontare ogni sfida. I ciclisti sono arrivati a conoscere al meglio il proprio fisico riuscendo a ottimizzare tutti gli alimenti che assumono. Dietro a questo ci sono anni di esperienza e indicazioni preziose da parte dei biologi nutrizionisti dei team o privati. Tutti questi studi e accortezze vanno però tradotte e declinate nei menu. Il come viene fatto, ce lo spiega Mirko Sut, chef della nazionale e della Trek-Segafredo. Il cuoco di Portogruaro vanta un’esperienza decennale nell’ambito delle due ruote, ha servito piatti agli atleti azzurri, alla Cannondale, BMC, CCC e ora al team statunitense. 

Mirko Sut è stato lo chef della nazionale alle Olimpiadi di Tokyo 2020. In apertura con il quartetto azzurro
Mirko Sut è stato chef della nazionale a Tokyo 2020 In apertura con il quartetto
Quali sono le figure all’interno della squadra che si occupano dell’alimentazione?

In Trek abbiamo una nutrizionista, Stephanie Scheirlynck. Io ho fatto un master in nutrizione dello sport.

Come funziona il menu della tua squadra?

Per quanto riguarda i menu abbiamo stilato un programma per semplificare le cose e anche per dare una sorta di insegnamento per i corridori, in modo da non renderli dei robot che pesano le cose e basta. Diamo anche noi un’educazione alimentare e abbiamo fatto un programma a colori.

Che cosa significa?

I colori sono tre: verde, giallo e rosso. Tradotto vuol dire. Verde sono i giorni che precedono un grande Giro, quindi quando escono fanno pochi chilometri, una sgambata di un’ora e mezza. In questo caso si cerca di stare più bassi con i carboidrati. Poi abbiamo i giorni gialli, che sono quelli intermedi. Possono essere prima di una tappa di trasferimento piana di 150 chilometri.  Non particolarmente impegnativa sulla carta. Poi ci sono le giornate rosse che chiamiamo High Carb. Dove si cerca di caricare in funzione delle tappe più impegnative, l’assunzione di carboidrati

Ogni tappa ha un suo colore?

Si, anche se sono tutte cose che vengono poi condizionate dal meteo e dalla tattica della squadra. Se per esempio viene pianificato di mandare un corridore in fuga o se un corridore punta alla tale tappa, allora la strategia cambia. 

Nella foto con Liam Bertazzo (a sinistra) e Simone Consonni al mondiale di Roubaix
Nella foto con Liam Bertazzo (a sinistra) e Simone Consonni al mondiale di Roubaix
Quindi la strategia passa anche dal piatto?

Esatto. Se c’è una tappa piana dove c’è lo scalatore di turno, il suo obiettivo è stare in gruppo coperto e arrivare all’arrivo. Però ci può essere l’attaccante o il velocista. Allora la dieta si differenzia. Sulla carta è la stessa giornata, ma l’interpretazione è completamente diversa come lo è il menù per loro

Come vengono declinate le indicazioni della nutrizionista in un menu?

La nutrizionista ci dà delle indicazioni, dice per esempio che una giornata è rossa e quindi gli atleti devono mangiare “tanto”. Lei dà a me solo un’indicazione, per stilare il menu e cosa mettere abbiamo carta bianca. Ovvio, sappiamo che ci sono determinati alimenti da utilizzare. L’hamburger del fast food non lo vedrai mai nel menu.

Facci un esempio di una giornata rossa…

Tanta pasta, tanto riso e/o patate. Con pasta e riso gli atleti italiani vanno a nozze. Agli australiani piacciono di più le patate, dalle classiche alle dolci, in ogni forma. Una cosa bella e stimolante è che ci sono tante nazionalità diverse e tante abitudini diverse. Ci si può sbizzarrire.  Dall’italiano che non può rinunciare alla pasta, all’americano che preferisce il riso. Si cerca di assecondare tutti i gusti e farli sentire a proprio agio

Qui Sut in una pedalata al Giro d’Italia con Giulio Ciccone (a sinistra), Gianluca Brambilla e Jacopo Mosca
In una pedalata al Giro con (da sinistra) Ciccone, Brambilla e Mosca
Dal menu si riesce a distinguere la disciplina?

Si assolutamente. Più che dal menu, dalle quantità. Ovviamente uno scalatore che tendenzialmente non supera i 50/60 chili, ha un apporto calorico diverso rispetto a un Filippo Ganna che è quasi 80 chili. In base alla gara cambia anche l’apporto di fibre. Prima di una corsa di alta montagna cerchiamo di evitare le fibre e per quanto riguarda anche le crono cerchiamo di dare cibi alcalinizzanti

Che funzioni hanno fibre e cibi alcalinizzanti?

Le fibre rallentano la digestione e tendono a trattenere un po’ di acqua, quindi per certe situazioni non sono funzionali allo sforzo. I cibi alcalini servono prima di una tappa dura o una cronometro,  perché hanno proprietà antinfiammatorie, disintossicanti, antiossidanti ed energizzanti. Cerchiamo quindi di evitare la carne rossa e preferire la bianca. Per scempio il tacchino è più alcalinizzante rispetto al pollo. Oppure pesce bianco e branzino.

Cuoco anche di Filippo Ganna, campione del mondo su pista e a cronometro
Cuoco anche di Filippo Ganna, campione del mondo su pista e a cronometro
Ti capita di ricevere richieste particolari?

I più “fanatici” del cibo, sono gli italiani. Noi siamo abituati mangiare bene. Ma allo stesso tempo è più facile farli stare bene. In Trek per esempio, riesco a procurare della pasta artigianale italiana di ottima qualità. Uno spaghetto cotto giusto al dente con una bella salsa ben mantecata e l’atleta lo vedi felice. Per esempio a Stuyven piace mangiare bene e ne capisce, lui una pasta al dente l’apprezza. Mi è capitato di fargli un risotto allo zafferano al profumo di fava tonca ed è impazzito. Mi ha chiesto la ricetta. E’ innamorato per la cucina italiana. 

Giulio Ciccone cosa preferisce?

Grande spaghettata al pomodoro, ha una passione per l’aglio, olio e peperoncino, ma quella va dosata in base alla tappe del giorno dopo, soprattuto per la digestione e per fargli passare una notte tranquilla. 

Gli atleti non italiani invece?

Skujins è ghiotto di patate. A colazione pranzo o cena, lui le mangerebbe sempre. L’americano Quinn Simmons adora la pasta. Quella al pesto in particolare, oppure gli piace molto quando gli preparo la pasta al pesto di rucola e limone. 

Al fianco di Elisa Longo Borghini che tiene in mano il bronzo olimpico di Tokyo
Con Elisa Longo Borghini dopo il bronzo di Tokyo
Alcuni corridori hanno nutrizionisti personali, come ti rapporti con loro?

Soprattutto in nazionale è molto comune. Mi capita di sentirmi con il nutrizionista e seguire le indicazioni che mi dà in riferimento all’atleta. Per esempio se prima di una gara è abituato a mangiare in un certo modo. Si cerca sempre di non sconvolgere l’abitudine di un corridore. Se è solito gestirsi in un certo modo, quando si è a ridosso di un evento la peggior cosa che si può fare è cambiare un’abitudine. Sa come reagisce a quegli alimenti e quale sia la digestione. Diventa quasi un rito propiziatorio per molti

Lo chef deve quindi tradurre le indicazioni di nutrizionisti e atleti?

Il dialogo con loro è sempre aperto. Per gli atleti il mio obiettivo è dargli quello che vogliono e cercare di regalargli la gioia della tavola. Soprattutto in un grande Giro, dove hanno giornate lunghe e faticose. In quei casi la cena è un momento di relax. Si cerca di soddisfare il palato e farli stare bene. Conoscendo i corridori, dopo anni che ci passi insieme, sai cosa gli piace di più o di meno e cerchi di mutare il menu in base alle loro preferenze. 

In cucina con Mirko nel ritiro degli azzurri in Giappone

23.07.2021
4 min
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La crisi di fame fa perdere mondiali o Giri d’Italia: per informazioni chiedere a Mathieu Van der Poel (Yorkshire 2019) o a Cadel Evans (Giro 2002). Spesso le condizioni atmosferiche contribuiscono a far cadere i corridori in questa infima trappola e proprio caldo e umidità, che in questo periodo soffocano Tokyo, saranno due avversari in più dei corridori che si contenderanno le medaglie olimpiche all’ombra del Fuji.

La nutrizionista Laura Martinelli, ha parlato dell’acclimatazione, necessaria per i corridori per rendere al meglio e che comprendeva anche una dieta mirata. Gli azzurri la seguiranno e il cuoco della federazione, Mirko Sut direttamente dal Giappone, ci svela qualche segreto, aprendoci le porte della cucina dell’albergo esclusivo in cui alloggiano ragazzi e ragazze delle prove in linea e a cronometro.

Azzurri pronti per il primo allenamento in terra giapponese
Azzurri pronti per il primo allenamento in terra giapponese
Clima soffocante, 234 chilometri da percorrere, 4.865 metri di dislivello. Come si prepara a tavola una corsa così?

Bisogna bere e mangiare frutta e verdura. Tanta. La pre-idratazione è fondamentale. Gli italiani hanno il vantaggio di venire da un Paese caldo che abitua a correre ed allenarsi a certe temperature.

State seguendo una dieta particolare per combattere il fuso orario?

Iniziamo un po’ prima la colazione per quei corridori che riescono a dormire meno, alle 6,15 sono già in cucina. Per il resto il ritmo è sempre quello: colazione, allenamento, pranzo in hotel, massaggi, cena.

Quante calorie si spenderanno durante le 7 ore di corsa?

Dipende da corridore a corridore e dal suo ruolo. In media si bruceranno 5-6mila calorie. L’importante sarà bere acqua, maltodestrine e sali minerali: la regola è che bisogna integrare tutto quello che si perde e non è affatto facile durante una corsa stressante.

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Quante calorie si dovranno assumere a colazione?

Un migliaio che deriveranno dalla fonte principale di carboidrati (riso, pasta, crostata senza burro) e dalle proteine per cui propongo omelette, pancake, porridge di avena. 

E’ stato difficile reperire frutta e verdura in Giappone?

L’albergo in cui alloggiamo ci ha fatto trovare frutta e verdura di qualità, sana, gustosa, biologica, italiana insieme a pasta, bresaola, prosciutti. Per noi italiani è fondamentale trovare cibi uguali a quelli che assumiamo durante l’anno, è un aiuto a sentirsi a casa e a correre meglio. 

Durante la gara cosa mangeranno i corridori?

Alimentazione standard con un aumento di liquidi per contrastare l’alta sudorazione. Quindi: barrette, gel, panini dolci e salati. A Tokyo, grazie a Roberto Amadio, abbiamo trovato una panetteria gestita da una ragazza che ha lavorato in un panificio italiano. Ci ha preparato i classici “paninetti” al latte, da ciclista seguendo la ricetta italiana.

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E le rice cake che hai contribuito a far diventare famose in gruppo…

Sono composte dal riso che si usa per il sushi, viene fatto cuocere tantissimo fino a diventare colloso. A quel punto viene impastato con banana schiacciata o miele e messo in frigo a raffreddare; una volta pronto lo si taglia in tante barrette.

Sappiamo che cerchi di inventare sempre qualcosa che appaghi il palato dei corridori. Il Giappone ti ha ispirato?

Sto cercando di proporre piatti che richiamano la cucina orientale. Preparerò ad esempio del tonno giapponese, buonissimo. Non esagero però con la fantasia perché i corridori sono molto fedeli alla loro dieta.

E’ difficile gestire gusti diversi?

Non lo è perché sono tutti molto preparati e perché li conosco bene. Amano i piatti classici come la pasta e la crostata e se hanno esigenze li assecondo cercando anche di anticiparli.

A che cosa non può rinunciare Vincenzo Nibali?

Alla crostata che preparo con marmellate diverse. Non c’è tutti i giorni e la propongo solo a colazione, ma quando c’è gli piace molto.

Il cittì Davide Cassani segue l’alimentazione?

E’ molto attento, gli piace chiedere e conoscere. Lo staff ha lo stesso menu dei corridori, quindi sa tutto.

Vedendoli a tavola ogni giorno riesci a capire come stanno le gambe?

Posso solo dire che il clima nel gruppo è positivo.