Friuli, lampi d’Italia con Zurlo. E la Bardiani lavora

06.09.2021
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Si è concluso ieri a Pordenone il Giro del Friuli. Ad aggiudicarselo è stato il tedesco Jonas Rapp del Team Hrinkow. Fra i corridori che si sono messi in evidenza nelle tre tappe, Matteo Zurlo, della Zalf Desirée Fior, ha vinto la prima e si è portato a casa la maglia di miglior scalatore.

Fra i 33 team partecipanti, provenienti da tutto il mondo, sono spuntate anche la Bardiani CSF Faizanè e la Kern Pharma. La prima, guidata in ammiraglia da Mirko Rossato, ha schierato un team giovane ed affamato: Samuele Zoccarato, Enrico Zanoncello, Johnatan Canaveral, Fabio Mazzucco e Luca Covili. Ma nonostante la giovane età, la presenza di team professional ha rappresentato un’eccezione cui probabilmente dovremo abituarci.

Ci siamo fatti raccontare da loro com’è andato questo Giro del Friuli, organizzato, come negli ultimi quattro anni dalla Libertas Ceresetto. Hanno dato nuova linfa vitale ad una corsa importante e che grazie al presidente del team Andrea Cecchini ha ritrovato slancio internazionale. Apre le danze Zurlo, già sentito dopo la vittoria al Giro del Veneto di inizio luglio.

Zurlo in fuga con D’Aiuto nella prima tappa, ma staccherà anche lui (foto Bolgan)
Zurlo in fuga con D’Aiuto nella prima tappa, ma staccherà anche lui (foto Bolgan)
Cosa hai fatto dall’ultima volta che ci siamo sentiti?

Ho corso tanto – dice ridendo – diciamo che ho sfruttato il periodo di forma ed è da un paio di mesi che non mi fermo.

Ti sei tenuto in forma, facendoti trovare pronto per questo Giro del Friuli…

La prima tappa era il mio obiettivo, era la più adatta a me e mi sono lanciato, è andata bene. Poi vincere in una corsa internazionale come questa è sempre bello ed emozionante. Il parco dei partenti era numeroso e davvero competitivo. Mi sono messo in mostra, sperando di aver colpito qualcuno in positivo.

Tu hai corso anche tra i professionisti all’Adriatica Ionica Race, che differenze hai trovato?

In quel caso ero “immerso” nel mondo dei grandi ed il modo di correre è differente, ci si gestisce molto di più. Mentre nei dilettanti si corre sempre in maniera frenetica. In questo caso c’erano due squadre professional, Bardiani e Kern Pharma. Però è toccato a loro adattarsi ai nostri ritmi, quindi la differenza non si nota, come invece succede nel caso opposto.

A proposito, hai novità dall’ultima volta sul tuo futuro? Potrai far parte del mondo dei grandi anche tu?

Per il momento non ho offerte, spero di riceverne. Non ho fretta, se dovesse arrivare un’offerta però l’accetterei subito, ho voglia di mettermi in mostra, ma so che qui alla Zalf un posto per me c’è e da questo punto di vista sono sereno.

Bardiani al lavoro

Sentiamo, ora, uno dei team professional presenti alla corsa. Mirko Rossato ci parla della sua Bardiani e del loro futuro, lo intercettiamo di ritorno da una riunione in sede…

Come mai avete scelto il Giro del Friuli?

E’ una corsa molto competitiva, siamo contenti di essere venuti. La competizione era elevata, come giusto che sia in questo genere di gare. Non venivamo con obiettivi di classifica, volevamo mettere chilometri nelle gambe a corridori che hanno avuto meno spazio in altre occasioni.

Ultima tappa a Daniel Auer, austriaco classe 1994 (foto Bolgan)
Ultima tappa a Daniel Auer, austriaco classe 1994 (foto Bolgan)
Che effetto fa tornare in questo mondo?

Sono felice di aver rivisto vecchi amici e colleghi a cui sono molto legato. Poi è bello vedere corridori nuovi che altrimenti faresti fatica a notare, ci sono dei ragazzi interessanti, come Matteo Zurlo che ha vinto la prima tappa.

Vi aspettavate un livello così alto?

Mi aspettavo un modo diverso di correre, infatti è stato difficile per i nostri interpretare la corsa. Conta che la media nelle prime due ore era sempre intorno ai 50 all’ora. Ovviamente sapevamo del livello elevato, altrimenti non avremmo scelto questa corsa. E’ stato un bel banco di prova, ora abbiamo tanti appuntamenti da preparare per il finale di stagione in Italia, con il Matteotti, il Giro di Sicilia, il Lombardia, l’Agostoni…

Le maglie da sinistra. Giovani a Martinelli, scalatori a Zurlo, leader a Rapp, traguardi volanti a Stockman, punti a Puppio (foto Bolgan)
Le maglie da sinistra. Giovani a Martinelli, scalatori a Zurlo, leader a Rapp, traguardi volanti a Stockman, punti a Puppio (foto Bolgan)
Insomma, un finale intenso. E per la prossima stagione, è tutto pronto per il team U23?

Vogliamo scoprire i campioni di domani. Verranno aggregati al team professional, correranno le classiche della loro categoria, ma saranno trattati da professionisti. Faranno i ritiri con la squadra e potranno essere scelti e schierati nelle gare della categoria superiore, qualora lo meritassero. Un po’ come la Uno X, la squadra norvegese. 

Da giovani la cronometro non sia un giorno di riposo

11.08.2021
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L’iniziativa della Bardiani di mettere in strada una propria squadra di under 23 ha un buon sapore di fondo. Se infatti da un lato essa amplifica le difficoltà in cui si muove oggi il movimento giovanile in Italia, dall’altro fa pensare che ci sia in arrivo una nuova forza capace di insegnare il ciclismo nel modo giusto. E’ una somma di pensieri, non necessariamente infallibile. Un filo che collega quel salto nella realtà Jumbo-Visma alle parole di Mattia Cattaneo e all’esperienza di Adriano Malori, entrambi allievi di Rossato in squadre che allora si chiamavano Bottoli e Trevigiani, in cui i due ragazzi (e con loro i fratelli Coledan) impararono anche ad andare forte a cronometro. La formazione deve essere completa, altrimenti all’approdo nel professionismo ci si trova con atleti incapaci di fronteggiare le diverse situazioni. Come voler fare il giornalista senza conoscere l’italiano o saper usare il computer.

«Mi è sempre piaciuto lavorare sulla crono – dice Rossato che in questi giorni si trova al Giro di Danimarca e seguirà il progetto Bardiani U23 – mi piaceva prepararli e poi erano lavori che servivano anche per la strada. Avevo la fortuna di uno sponsor come Wilier che ci dava le bici da crono e tutte le settimane, si lavorava anche per quello».

Campione del mondo

Adriano Malori e Mattia Cattaneo, il primo del 1988, il secondo del 1990. Un campione d’Europa e del mondo, un vincitore di Giro d’Italia.

«Adriano a crono – dice Rossato – andava forte anche da junior, ma con noi fece un bel salto di qualità. Più si allenava e più andava. Io collaboravo con il suo allenatore, all’epoca Sandro Callari. E’ così che dovrebbe andare, il direttore sportivo non è più in grado ormai di fare l’allenatore. Ma se riesce a fare bene i programmi e a incastrarli con la preparazione, allora si lavora bene. E alla fine Adriano vinse l’europeo e il mondiale e poi passò professionista. E al mondiale ci sarebbe arrivato nuovamente, stava crescendo forte, se non avesse avuto quel dannato incidente…».

Cattaneo, quale margine?

Cattaneo al confronto di Malori era meno specialista, ma non per questo meno forte, nonostante la faccia da bambino di quegli anni e il fisico filiforme.

«Mattia aveva un grande motore – ricorda – e dopo aver vinto il GiroBio andammo in Sicilia e arrivò sul podio del campionato italiano a crono. Facevamo allenamenti di crono individuale e di cronosquadre. Fosse per me, nelle categorie giovanili ogni cronometro dovrebbe essere fatta a tutta. E alla fine Mattia sta venendo fuori, dopo tanta sfortuna. In Lampre si stava perdendo fra tanti problemi, Savio ha fatto un grande lavoro nel ridargli fiducia e ora è nella squadra più forte del mondo. Non so se sia tardi per considerarlo il nuovo italiano per le corse a tappe. Ma ricordo che vinse il Pesche Nettarine, il GiroBio e arrivò secondo al Tour de l’Avenir».

Giorno di riposo

Non tutti i corridori che arrivano al professionismo hanno simili curricula. Un po’ perché non tutti sono capaci di simili prestazioni, ma anche perché non tutti lavorano per valorizzarle.

«Arrivano alcuni – dice – che la bici da crono non l’hanno mai usata e continuano a non usarla. In Bardiani la diamo a casa a tutti, gli raccomandiamo di usarla anche semplicemente per imparare a guidarla, in salita e in discesa, nelle curve. La cosa più semplice, dopo un allenamento di cinque ore, è usarla per fare dietro moto. Il professionismo è l’apice, nei grandi Giri quello della crono è un giorno di riposo. Nelle corse più brevi non puoi permettertelo. Guadate cosa succederà qui al Danimarca con la crono l’ultimo giorno, quanta gente perderà posizioni anche buone a causa della crono».

Nella cronometro finale del Tour, Vingegaard ha difeso il 2° posto arrivando terzo nella crono
Nella cronometro finale del Tour, Vingegaard ha difeso il 2° posto arrivando terzo nella crono

Ripartire dalla base

Per tutto questo, l’idea di creare una squadra di under 23 suona come una buona iniziativa, pur aprendo la porta su altre criticità di cui diremo a seguire.

«Abbiamo tutti gli occhi addosso – ammette il padovano – ma è una scelta di cui sono entusiasta. Avremo ragazzi giovanissimi, che faranno un’attività alla loro altezza. Una corsa a tappe al mese e corse solo la domenica, andando a scoprire la Liegi U23 come a volte fa la Colpack e la Ronde de l’Isard. Fermi quando hanno gli esami, senza mettere il naso nelle corse di classe 1 e tantomeno nelle prove WorldTour. Non potevamo fare la continental, ma così forse è anche meglio. Vogliamo provare a individuare i nuovi Ciccone e Colbrelli, cercando di insegnare loro a lavorare nel modo giusto. Crono compresa».

Rossato, come va il “vecchietto” Visconti?

28.01.2021
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La Bardiani Csf Faizané è in Spagna. O meglio, una parte di essa. Gli altri sono in procinto di andare in Turchia per un altro ritiro. Nel raduno iberico, sotto gli occhi di Mirko Rossato, ci sono i più “esperti” del team, pur sempre ragazzi giovani, due ragazzini e un “vecchietto”, Giovanni Visconti.

Sono le 17 di un freddo pomeriggio d’inverno quando squilla il telefono e il diesse ci richiama, puntuale come aveva detto, non appena i suoi ragazzi hanno terminato l’allenamento. Siamo curiosi di sapere come stanno andando le prime giornate di Visconti con la maglia della Bardiani e come il siciliano si rapporta con i suoi giovani compagni. Giusto pochi giorni fa su Instagram Giovanni aveva già parlato dei “miei ragazzi”.

Visconti (38 anni) con la nuova maglia della Bardiani Csf Faizanè
Visconti (38 anni) con la nuova maglia della Bardiani

Aria nuova

«Visco – dice Rossato con tono squillante – è davvero motivato, voglioso. Nonostante l’età ha l’entusiasmo di un ragazzino di 20 anni. E’ bello vederlo pedalare e stimolare i compagni. Il suo arrivo ha portato un qualcosa fuori dagli schemi nella preparazione. E’ il primo a fare la volata su una cima, a fare bagarre, a scattare. Non che prima questo non accadesse, ma magari i nuovi arrivati erano più “timidi”. Mentre se lo fa lui è tutt’altra cosa.

«E lo stesso vale fuori dalla bici: nel modo di mangiare, di riposare… ». Insomma, Giovanni ha preso il gruppo per mano.

Difetti? No, grazie

Rossato poi esalta il gruppo. Vede i suoi ragazzi molto affiatati. Le prestazioni per ora sembrano buone e anche sul fronte dei materiali, nonostante qualche pezzo tardi ad arrivare, regna soddisfazione.

«I ragazzi non si lamentano, tutto va bene anche per quel che riguarda i materiali. Abbiamo una bici buona. La Cipollini Dolomia piace a tutti… diciamo che abbiamo avuto anni più difficili».

Di giovanissimi con Visconti per adesso ce ne sono due: Zana e Zoccarato. «Visconti lo abbiamo messo in camera con Zana. Il che ha una sua logica. Vedo che hanno legato, ma in generale tutti lo hanno fatto. Visco già conosceva Garosio e Gaburro. Anche Tonelli è un leader in allenamento, un ragazzo che fa gruppo.

«Nella prima parte di gennaio, quando in Italia soprattutto al Nord, faceva freddo, Giovanni ha organizzato un ritiro in Sicilia. Ha detto ai ragazzi che aveva chi li avrebbe aiutati e la struttura giusta che li avrebbe ospitati. E così in sette, otto sono andati da lui. E si sono allenati con temperature migliori. E’ stata una sua iniziativa…

«E qui in Spagna cosa facciamo? Per ora due giorni di carico, distanza e forza, e uno di scarico. Sapete, sono anche tutti puntualissimi! Questa cosa mi piace. Dai… per ora non riesco a trovare difetti a questo gruppo!».

Zana verso il Gpm della Classica Comunitat Valenciana 1969
Filippo Zana in fuga verso il Gpm della Classica Comunitat Valenciana 1969

Visconti leader

In Spagna la Bardiani resterà fino al 3 febbraio. Però non prenderà parte alla Valenciana. Tuttavia ha già rotto il ghiaccio con le corse con la Classica Comunitat Valenciana 1969 della scorsa domenica. La squadra si è ben comportata. Ha corso compatta e davanti: proprio Filippo Zana ha vinto il Gpm, Davide Gaburro si è preso il traguardo volante e Filippo Fiorelli ha chiuso all’ottavo posto: piccoli segnali incoraggianti.

«Con Giovanni qualche chiacchiera la faccio. Io gli chiedo il suo parere o è direttamente lui a venire da me. Alla fine fa parte il suo ruolo e vedo che gli piace farlo. E per questo immagino si senta apprezzato».

Questo è un bel grimaldello con Visconti. Il palermitano quando sente la fiducia riesce a dare anche quello che non ha e si trasforma nel “Marine” che tanto piace al pubblico: un corridore mai domo.

«L’altro giorno in corsa – conclude Rossato – nonostante Visco sia il leader è stato il primo a venire in ammiraglia a prendere le borracce e a portarle poi ai compagni (foto in apertura, ndr). Un bel segnale per i suoi compagni, non credete? Una dimostrazione di che corridore sia. Spero che i ragazzi riflettano su questa cosa».

Rivoluzione Bardiani. Rossato già freme

15.12.2020
5 min
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La Bardiani CFS è stata una della squadre più attive sul mercato. Bruno e Roberto Reverberi, hanno quasi rivoluzionato questo team. Tanti nuovi acquisti e due ingaggi di peso: Giovanni Visconti ed Enrico Battaglin. 

Uno dei direttori sportivi di questa squadra, forse la più italiane di tutte, Mirko Rossato ci apre le porte e ci fa capire come lavorano in vista della prossima stagione. Il tecnico è gasato e motivato. E le sue aspettative sono più che giustificate.

Mirko Rossato, Moreno Nicoletti
Mirko Rossato è tornato alla Bardiani quest’anno
Mirko Rossato, Moreno Nicoletti
Mirko Rossato è tornato alla Bardiani quest’anno

Tre gruppi

Anche in virtù della situazione imposta dal covid, la squadra è stata divisa per gruppi di lavoro, visto che anche lo staff è numeroso.

«Il ciclismo di oggi ci impone di avere 20 corridori, noi ne abbiamo 22 – spiega Rossato – tuttavia non abbiamo certezze sulle corse. Pertanto, stabiliti i primi inviti abbiamo stilato un primo programma. Abbiamo diviso i ragazzi in tre gruppi. Uno che andrà alla Vuelta al Tachira, uno che andrà al San Juan e un terzo che farà un ritiro in Spagna, dal 20 gennaio al 3 febbraio.

«Il ritiro sarà in Spagna a Benindorm e si concluderà con una nuova gara, l’ex Gp Puig. Faranno parte di questo gruppo Battaglin, Visconti, Gaburro, Garosio, Marengo, Zana, Mazzucco, Tonelli, Fiorelli e il giovanissimo Trainini. Abbiamo già un programma di lavoro e sarà vecchio stampo. Simuleremo gare, cercheremo d’impostare un “treno” per “Battaglia”, faremo doppia fila… E’ importante tornare a fare queste cose, perché l’anno scorso ognuno aveva il suo programma e tutti facevano il proprio lavoro. Risultato: non sapevamo davvero come stessero i ragazzi e non si è fatto un lavoro di gruppo. Anche quest’anno i ragazzi hanno i loro preparatori, con i quali siamo in contatto, ma nei giorni del ritiro decidiamo noi. Lì niente specifici, ma lavoro di gruppo».

Giovanni Visconti alle visite mediche di rito
Giovanni Visconti alle visite mediche di rito

Esperienza e gioventù

«I ragazzi sono stati divisi anche in base alle conoscenze da parte degli altri ds. Io e Roberto saremo in Spagna, Luca Amoriello e Alessandro Donati saranno in Sud America, è giusto che anche loro conoscano i ragazzi. Il “gruppo spagnolo” è quello più esperto, ma ci sono buoni corridori anche negli altri due. Rivera, Zaccanti e Zanoncello per esempio saranno al Tachira. Rivera abita non lontano da lì e per Zanoncello essendoci tappe non lunghe può essere buono per iniziare.

«Un esperto come Maestri sarà in Argentina. Così come Carboni e Covili: per loro due abbiamo pensato di cambiare un po’ i soliti programmi, fare nuove esperienze. Covili, poi, al Giro è finito subito fuori tempo massimo ed è tanto che non corre».

Squadra competitiva

Con tanti nuovi corridori, nuova lena, uno scalatore (Rivera) che promette grossi numeri, è lecito sognare la partecipazione al Giro. Di certo il livello medio è alto.

«Vero, abbiamo una squadra competitiva che ci consente di fare la doppia attività ad alto livello. Abbiamo visto che gareggiare nel WorldTour è complicato e ormai anche la gente, gli organizzatori, Rcs non vogliono più solo “chi va in fuga”. Sì, bello il discorso dei giovani, ma non basta. Si vuole anche un po’ di risultato, quindi il mix di giovani e gente esperta può essere una buona soluzione. Visconti, Battaglin, Gaburro, Garosio… sono utili per il Mazzucco della situazione e per portare a casa qualcosa».

Enrico Battaglin torna alla Bardiani dopo 6 anni
Enrico Battaglin torna alla Bardiani dopo 6 anni

I due leader

Battaglin è un ritorno e viene dal WT. Visconti… non ha bisogno di presentazioni. Entrambi sono i fari della Bardiani CSF.

«Visconti si vede già che è un leader, per come si propone, per come parla.. Nonostante l’età ha voglia di vincere. Battaglin… è forte! Lo conosco troppo bene sin dai tempi della Zalf. Con lui abbiamo vinto tappe al Giro in Bardiani. L’anno scorso andava davvero forte, me lo hanno confermato anche dalla Bahrain McLaren, ma lì doveva tirare per altri. Qui da noi andrà a nozze. Negli arrivi di gruppi da 20 a 50 corridori lui c’è e può vincere quel tipo di sprint».

Alla fine “Visco” e “Battaglia” sono simili: si pesteranno i piedi?

«Ma nooo… ci mancherebbe che in una squadra come la nostra si pestino i piedi. Non parliamo mica di Froome e Bernal, ci sono spazio e corse per tutti. Poi Enrico è più veloce, Giovanni più attaccante. 

Thomas Trainini viene dalla Colpack
Thomas Trainini viene dalla Colpack

Capitolo velocisti

Spesso Rossato ha lavorato con velocisti: chi saranno le ruote veloci della Bardiani?

«Zanoncello e Leonardi sono i nostri sprinter. Il primo lo conosco poco. So che da dilettante era molto forte, cercheremo di fargli fare corse più facili. E lo stesso vale per Leonardi, anche se lui è meno puro come sprinter, non è di quelli che si staccano sul cavalcavia.

«Poi c’è Trainini, 18 anni. Lo portiamo in Spagna con gli esperti non per caso. Non gli chiediamo niente. L’obiettivo è fargli fare gare più facili, magari in giro per il mondo. Penso al Taiwan della situazione. Quando a fine anno avrà fatto le sue 35-40 giornate di corsa va bene. Fisicamente è messo bene. Un nuovo Almeida? No, come Joao ne nascono pochi. Thomas è più velocista. Almeida andava forte sul passo, a crono, in salita».

Zana-Mazzucco debuttanti, Rossato cosa dici?

28.10.2020
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La Bardiani Csf Faizanè era la squadra più giovane del Giro d’Italia. L’età media dei suoi otto ragazzi era la più bassa tra le 22 formazioni presenti. E tra questa infornata di giovani Fabio Mazzucco e Filippo Zana erano al debutto. Entrambi classe 1999 ed entrambi provenienti dalle fila della storica UC Trevigiani.

In questa nuova avventura tra i pro’ hanno avuto la fortuna di avere al loro fianco Mirko Rossato, direttore sportivo che li seguiva quando erano dilettanti.

Mirko Rossato, è tornato quest’anno alla Bardiani
Mirko Rossato, è tornato quest’anno alla Bardiani
Squadra di giovani, Mirko: più un limite o uno stimolo?

Da parte mia posso dire che è uno stimolo. Questi ragazzi hanno affrontato in 21 giorni, 21 tappe di esperienza. Ogni volta una cosa nuova. Bisognava gestirli in tutto e per tutto. Dalla gara all’alimentazione, dalla tattica al recupero… perché tempo per recuperare non ce n’era. Però il loro sogno era il nostro entusiasmo. Poi è chiaro che dall’altro lato non puoi pretendere molto. Sì, in qualche tappa intermedia cerchi di fargli prendere la fuga, ma pensando anche al giorno dopo. Se la tappa successiva è dura devi farli stancare il meno possibile, altrimenti rischiano di tornare a casa, di non stare nel tempo massimo.

Hanno vissuto dei momenti di crisi?

Mazzucco moralmente è sceso parecchio in alcune tappe. Fare una fatica tremenda solo per restare attaccato al gruppo non è facile. Dopo 7-8 giorni è sceso molto anche fisicamente. Ha avuto un calo non da poco. Il che ci stava, perché alla fine non aveva mai fatto gare coì lunghe. Al massimo aveva fatto la Tirreno. Poi un po’ si è ripreso. Con Roberto (Reverberi, ndr) ad un certo punto credevamo che non ce la facesse. Invece è stato bravo a tenere duro. 

E Zana?

Anche per lui non è stato facile. Filippo ha provato diverse azioni interessanti. Nella tappa di San Daniele del Friuli è entrato nella fuga ed era convinto di poter fare risultato. Poi però quando hanno davvero aperto il gas si è staccato. A fine tappa c’è rimasto male. E mi ha detto: cavolo, devo lavorare di più, tanto di più. E lui è un montanaro vero, parla poco. Rispetto a Mazzucco era un po’ più continuo. Ha mostrato un buon recupero. Inoltre è un ragazzo meticoloso.

Fabio Mazzucco, padovano, aveva vinto una tappa al Giro U23 2019
Mazzucco, padovano, aveva vinto una tappa al Giro U23 2019
Sono stati bravi alla fine…

Una cosa bella era proprio questa: sentirli parlare in prospettiva. La parola lavoro è stata la più usata da loro due. Non è facile ritrovarsi nella mischia, spingere al massimo solo per restare agganciati, tanto più se come loro due eri abituato a vincere tra i dilettanti. E questo è quel che è successo a Fabio Mazzucco nella tappa di Piancavallo. Una frazione che prima dell’ascesa finale prevedeva altre quattro salite. Quel giorno Fabio è arrivato con il gruppetto ad oltre 40′. Dopo l’arrivo, stremato, è scoppiato in una crisi di pianto.

Come mai?

Era sconfortato, ma sono situazioni che ti servono per crescere. Oggi per molti giovani può essere più facile, ma anche più difficile. Alcuni passano e vanno forte, vediamo chi ha vinto il Giro e il Tour. Per altri non è così. Però un grande Giro fa crescere il tuo motore ed averlo fatto in autunno crea più di altre volte una solida base di lavoro. In un paio di mesi non perdi tutto ciò che hai fatto. 

Tu e Reverberi insistevate sul riscaldamento. A Castrovillari notammo che li riprendeste. Perché? 

Oggi si parte sempre a tutta e cerchiamo sempre di far scaldare i ragazzi, soprattutto quando poi si inizia con una salita. Sono fasi in cui se resti dietro rischi molto. Non a caso uno dei giorni in cui erano più preoccupati era per la tappa dello Stelvio. Qualcuno di loro non ha neanche dormito la sera prima. Faceva freddo, si partiva in salita, la tappa era lunga e durissima. Quella mattina li ho visti scaldarsi per bene.

A Brindisi come è andata con i ventagli?

Hanno cercato di stare davanti, ma quella era una tappa in cui serviva esperienza. Dopo l’arrivo li ho visti con gli occhi spalancati. Proprio Zana e Mazzucco si guardavano e continuavano a ripetersi: mai vista una cosa del genere e tu? Nemmeno io, rispondeva l’altro. Al che gli ho detto: oh guardate che avete corso insieme tre anni, ve lo dovreste ricordare! 

Filippo Zana, vicentino, l’anno scorso ha vinto il Gp Capodarco
Zana, vicentino, l’anno scorso ha vinto il Gp Capodarco
Però adesso hanno un Giro nel sacco…

Sono esperienze importanti. Si parla sempre di WorldTour ma quanti ragazzi della loro età possono dire di aver fatto la Sanremo, la Tirreno, il Giro? Guardate che nelle squadre WorldTour se non sei all’altezza certe corse non le fai, neanche per fare il gregario. Per noi Mazzucco e Zana hanno del potenziale e abbiamo deciso d’investirci schierandoli in queste corse.

Tu che li hai sentiti parlare da chi sono rimasti colpiti?

Parlavano spesso di Almeida. Joao ha un anno più di loro e anche lui era passato per la Trevigiani. Senza contare che tra i dilettanti forse loro due avevano vinto più del portoghese.

E adesso cosa gli consigli?

Di riposarsi, ma senza ingrassare perché a dicembre si ricomincia a preparare la prossima stagione in vista delle gare di febbraio. Mi spiace che non potranno farsi neanche una vera vacanza visti i tempi. 

Joao Almeida, crono Palermo, Giro d'Italia 2020

Almeida? Ce lo racconta Rossato

17.10.2020
3 min
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Almeida seccato per non aver battuto Ulissi, Almeida convinto che farà una bella crono, Almeida che continua a stupire. Chi invece non sembra troppo stupito è Mirko Rossato, ora tecnico della Bardiani-Csf, che il giovane portoghese lo prese al primo anno da under 23 nella Trevigiani e lo ha visto crescere chilometro dopo chilometro. E sorride quando gli diciamo che la maglia rosa in conferenza stampa ha ammesso che ricordava le salite, le discese e tutte le curve.

Mirko Rossato, Moreno Nicoletti
Mirko Rossato, con Moreno Nicoletti, negli anni della Trevigiani
Mirko Rossato, Moreno Nicoletti
Mirko Rossato, con Moreno Nicoletti, negli anni della Trevigiani
I ciclisti non dimenticano mai le strade…

Ha passato un anno con noi a Pozzonovo. Ma l’altro giorno ci siamo incontrati in hotel e mi ha chiesto quali fossero le salite del finale, per capire se le ricordava. Non se le aspettavano così dure, visto che roba? Ha fatto una buona tappa anche il nostro Tonelli. Noi abbiamo l’obbligo di provarci sempre.

Un anno a Pozzonovo nella solita villetta?

Quella in cui negli anni sono stati Finetto e Malori e con lui i vari Tivani e anche Ravanelli, che è qui al Giro. Stava qui parecchio, due o tre mesi per volta. Si allenava e intanto studiava, faceva l’università in Portogallo. Pensate che abbiamo ancora un gruppo whatsapp con i ragazzi di allora e lui è uno di quelli che scrive regolarmente.

Un bravo ragazzo, insomma?

Molto. Un tipo umile, cui comunque l’altro giorno ho suggerito di non montarsi la testa. Sa di essere forte, ma non vola alto. Ha dietro una bella famiglia di persone equilibrate e normali. Rispetto ad altri giovani fenomenali della sua squadra, è un’altra cosa. Ho visto Sagan in hotel l’altro giorno. Ride e saluta con tutti. Il campione si vede così.

Diego Ulissi, Joao Almeida, Patrik Konrad, Monselice, Giro d'Italia 2020
La volata di Monselice vinta da Ulissi su Almeida e Konrad
Diego Ulissi, Joao Almeida, Patrik Konrad, Monselice, Giro d'Italia 2020
La volata di Monselice vinta da Ulissi su Almeida e Konrad
E’ davvero così forte?

Al primo anno andammo al Tour of Ukraine. Partì in fuga da solo a 30 chilometri dall’arrivo nella tappa più dura e lo presero ai meno due. In gruppo, scherzando, ci chiedevano se per caso fosse Cancellara. Poi vinse una tappa e ne vinse una anche al Tour of Mersin, in Turchia. E quella sulle Strade Bianche al Toscana Terre di Ciclismo che si faceva ad aprile.

Va bene a crono.

Oggi dà un minuto a tutti quelli di classifica. A Nibali ho detto che lo stanno sottovalutando. A crono è più forte di lui, di Fuglsang e di Majka. Non conosco Kelderman. E se calerà nella terza settimana, sarà perché non ha mai fatto un grande Giro.

Perché non rimase con te?

Perché lo prese Axel Merckx che quell’anno aveva fatto la professional, mentre noi restammo continental. Però continuava ad alternare gare tra i pro’ e gare fra gli under 23, tanto che nel 2018 arrivò secondo dietro Vlasov al Giro d’Italia U23 e primo dei giovani.

Alessandro Tonelli, Monselice, Giro d'Italia 2020
Alessandro Tonelli (Bardiani) in piena azione nella tappa di Monselice
Alessandro Tonelli, Monselice, Giro d'Italia 2020
Tonelli in piena azione nella tappa di Monselice
Da Almeida a Mazzucco, come procede il Giro della Bardiani?

Andando in fuga e tutelando i nostri ragazzini, come Mazzucco e Zana. Sono qui per fare esperienza. E insieme ci aspettiamo che Carboni inizi a farsi vedere. Mentre Fiorelli è un bel combattente, con cattiveria e grinta. Ha fame e una delicata situazione familiare. Un ragazzo che farà strada.

Perché non avete portato Rivera, appena preso dalla Androni?

Questa cosa è stata spiegata male. Lui e Gabburo saranno con noi dal prossimo anno ed è un peccato che per questo non li abbiano portati al Giro. Ma ogni squadra ha le sue strategie.