SANREMO – Mentre Jasper Philipsen e Mathieu Van der Poel erano “rapiti” dalle tv, nel clan della Alpecin-Deceuninck si faceva festa per l’ennesimo monumento conquistato. Ormai la squadra di Christoph Roodhooft, manager e diesse, è diventata una corazzata. Due Sanremo, due Fiandre e una Roubaix solo negli ultimi tre anni. Senza contare tutte le altre classiche. E che classiche: Strade Bianche, Amstel Gold Race, Francoforte…
Christoph Roodhooft con Dillier al bus della Alpecin-DeceuninckChristoph Roodhooft con Dillier al bus della Alpecin-Deceuninck
Davide contro Golia
Mentre Roodhooft parla ai giornalisti, arriva Silvan Dillier. Lo svizzero è sfinito. Fa parte della guardia che entra in gioco lontano dal traguardo, quella del “lavoro sporco”, ma se i suoi capitani vincono il merito è anche di quelli come lui. Firma autografi e poi si concede all’abbraccio di Roodhooft che da serissimo si illumina finalmente con un sorriso.
«Se guardo alla lista di partenza di questa mattina – dice Roodhooft – ho pensato che forse non saremmo stati più forti di altri. C’erano delle formazioni molto ben attrezzate. Ma noi crediamo nel nostro team, nei nostri uomini e abbiamo cercato di schierare i più forti. Ad un certo punto eravamo rimasti solo con quattro atleti. Ma nel finale eravamo lì».
Il manager rimarca il discorso della squadra e dei valori in campo. In settimana, vedendo come si presentavano squadre come Lidl-Trek e UAE Emirates in Belgio ci si chiedeva come avrebbero fatto a replicare il successo dell’anno scorso. Con queste parole sembrava quasi si fosse tolto il classico “sassolino” dalla scarpa.
La generosità di VdP che sia nella salita che nella discesa del Poggio si è voltato ad “aspettare” PhilipsenLa generosità di VdP che sia nella salita che nella discesa del Poggio si è voltato ad “aspettare” Philipsen
VdP in crescita
E forse anche per questo Roodhooft tutto sommato si dice contento che la corsa sia filata liscia come gli altri anni fin sui capi. Alcune squadre erano più numerose della sua. Ma c’era l’asso nella manica: Mathieu Van der Poel in veste da gregario.
«Mathieu – dice – è con noi da molto tempo. E’ una persona adulta e vuole il meglio anche per il team. E’ un uomo squadra a tutti gli effetti e vuole farne parte. Non è “un’isola”».
Tra le righe, sempre ascoltando Roodhooft si evince che forse VdP non era proprio al top ai piedi del Poggio. Probabilmente esordire con una corsa come la Sanremo non è facile neanche per un super eroe come lui. Però è stato forte lo stesso e soprattutto onesto.
«Aiutare Philipsen è stata una sua intuizione – ha continuato Roodhooft – Ora si spera possa arrivare nelle sue migliori condizioni al Giro delle Fiandre (tra due settimane, ndr). Ma ci riuscirà sicuramente… se non ci saranno problemi».
L’andamento della corsa regolare, seppur con la media record di 46,1 km/h, ha favorito lo sprinter belgaL’andamento della corsa regolare, seppur con la media record di 46,1 km/h, ha favorito lo sprinter belga
Barra dritta
Il portamento retto di Roodhooft fa impressione. Non sembra una persona che ha appena vinto una corsa tanto importante come la Sanremo. E tutto sommato le parole di Philipsen si sposano alla perfezione col ritratto del manager.
«Christoph – ha detto Jasper – ma anche suo fratello Philip, non si lasciano mai prendere dal panico, elaborano un piano chiaro e lo rispettano fino in fondo. Anche se le cose non vanno benissimo, come è successo quest’anno. Non si stressano e continuano a credere in quello che fanno. E questo aiuta un uomo che, come me, a volte perde fiducia e pazienza in sé stesso».
«Penso che sia un complimento anche per me e mio fratello – ha detto Roodhooft – Siamo molto felici ovviamente. Al via sapevamo di avere due corridori molto forti ed entrambi erano presenti nel finale. Vedere Mathieu Van der Poel, campione del mondo, che si sacrifica per Jasper è stato incredibile. Gli ha dato l’opportunità di fare lo sprint per la vittoria».
«Non dico che il piano fosse questo, ma ci aspettavamo sia Mathieu che Jasper nel finale». Insomma tutto secondo programma: Davide che batte Golia, due assi nella manica e una grande intesa. Come sembra facile vincere una Milano-Sanremo.
SANREMO – Si era tagliato la barba dopo la Milano-Torino, la differenza l’avevamo notata ieri alla presentazione delle squadre a Pavia. Alberto Bettiol è un corridore tanto forte quanto imprevedibile, capace di capolavori e di corse anonime. Nelle ultime settimane, prima di Strade Bianche e Tirreno, si è allenato in Toscana seguito come un’ombra da Gabriele Balducci. Che la Sanremo fosse nelle sue corde è cosa ben nota, ma quando sul Poggio subito dietro Pogacar e Van der Poel abbiamo riconosciuto la sua maglia rosa, il pensiero che potesse essere una giornata magica ci ha assalito. E forse ha assalito anche lui. Al pari di Bettiol, nel pullman quasi di fronte c’è Ganna che maledice la cattiva sorte e ha meno voglia di parlare.
Quando Bettiol si affaccia dal pullman, il toscano ha gli occhiali scuri e il tono stanco. La sua Sanremo, la migliore della carriera, si è chiusa al quinto posto, con una volata anche buona in mezzo a mostri sacri e velocisti veri. Per cui non lo sa neanche lui come deve sentirsi: se mangiarsi le mani perché avrebbe potuto fare di più o se essere felice per aver spuntato un buon risultato. Il migliore dei nostri è stato lui
Bettiol ha capito di non poter fare la differenza sul Poggio: con il 5° posto è la sua miglior SanremoBettiol ha capito di non poter fare la differenza sul Poggio: con il 5° posto è la sua miglior Sanremo
Ti sei sentito forte o fortissimo?
Mi sono sentito forte, un buon Bettiol, ma hanno detto che è stata la Sanremo più veloce di sempre. E quando si va tutto il giorno così forte, fare la differenza su una salita di meno di 5 minuti è molto difficile. Poi ovviamente il livello è altissimo quindi non avevo lo spunto per andare via in salita, non ho avuto lo spunto per vincere in volata, sono rimasto un po’ in mezzo e sono arrivato quinto.
Quanto si andava forte sul Poggio?
Si andava forte, ma io stavo bene sul Poggio e ancora di più sulla Cipressa. Ero pronto se Tadej fosse scattato, anzi sarei stato più felice se fosse andato dalla Cipressa. Avrebbe significato arrivare in via Roma con meno velocisti come Pedersen, Matthews e Philipsen. Però alla fine lui non se l’è sentita e ha aspettato il Poggio. Io ero a ruota di Van Der Poel, l’abbiamo seguito. C’era anche Filippo (Ganna, ndr) e ripeto: il Poggio è una salita troppo regolare per fare la differenza dopo tanti chilometri. Perciò alla fine sono contento. Forse avrei potuto fare quarto, ma quarto o quinto cambia poco.
La UAE ha fatto un po’ di autocritica, perché sulla Cipressa, finito il lavoro di Del Toro, è calata l’andatura.
E’ vero, è vero. Io a quel punto mi aspettavo che Tadej partisse, visto che era quasi da solo. Da una parte è stato anche furbo, perché se fosse partito sulla Cipressa da solo, non so dove sarebbe potuto andare. Comunque io ero pronto…
La discesa di Ganna, senza aver potuto cambiare la bici, è ormai senza obiettivi: arriva 40° a 1’11”Ruota dietro bucata e cambio bloccato: peggio di così non si poteva…La discesa di Ganna, senza aver potuto cambiare la bici, è ormai senza obiettivi: arriva 40° a 1’11”Ruota dietro bucata e cambio bloccato: peggio di così non si poteva…
Potendo rifarla, ti muoveresti diversamente?
Avevo in mente di partire subito dopo l’attacco di Tadej, ma sarebbe stato un suicidio. Non avrei avuto lo spunto perché lui ha fatto una trenata importante e allora ho ritenuto opportuno rimanere lì e aspettare che si scollinasse in pochi, magari per provare un allungo in finale. In realtà quello l’ha fatto Pidcock e prima ancora Mohoric. Mi hanno anticipato e devo dire che in discesa ho fatto fatica a tenere il ritmo dei primi.
Addirittura?
Sono sincero, anche se so andare in bici, forse devo fare qualche ripasso sulla discesa del Poggio, anche se alla fine me la sono cavata. E a quel ho pensato a fare il miglior risultato possibile. Ripeto, avrei potuto fare quarto, ma va bene così.
Quando in cima hai visto che c’erano ancora i velocisti hai pensato che fosse andata?
Philipsen e Matthews sono andati molto forte perché comunque l’andatura è stata alta. E’ stata una Sanremo velocissima e fare la differenza su una salita senza grande percentuale di pendenza è quasi impossibile, anche se sei un fenomeno come Van der Poel o Pogacar. E’ una corsa strana. Il Fiandre e il Lombardia sai dove si aprono, questa non sai chi vince fino agli ultimi metri. Abbiamo capito che si sarebbe risolta allo sprint che eravamo già nell’ultimo chilometro.
Poca voglia di parlare per Ganna: questa volta non si può dargli torto. La prima parte di stagione si chiude così…Poca voglia di parlare per Ganna: questa volta non si può dargli torto. La prima parte di stagione si chiude così…
La iella di Ganna
Ganna scende dal pullman spingendo il trolley con lo sguardo abbastanza tetro e poca voglia di parlare. Lo aspettano la sua famiglia e il cane e quando si ferma per parlare, lo capisci che ne farebbe volentieri a meno. Le immagini non hanno mostrato esattamente quello che gli è successo e scoprirlo rende la sua corsa ancora più speciale. Pippo è andato forte, ma gli è mancato l’aggancio sulla cima del Poggio. E il motivo sono una foratura e un problema meccanico. Per cui ha fatto la discesa con la ruota bucata: detto questo, non c’era molto altro da fare.
«Sono andato forte – conferma – come avevamo immaginato e forse rode anche per quello. Purtroppo la sfortuna è sempre lì, fa niente, va bene così. Quando Pogacar si è rialzato, il Poggio si poteva riaprire. Ci ho sperato, sapevo che nel secondo scatto sarebbe dovuto andare Tom (Pidocok, ndr) e ho rispettato quello che c’era da fare. Purtroppo ho avuto un guasto meccanico e una foratura: è stata una Sanremo quasi perfetta per 280 chilometri e quando ne mancano 5 arriva una foratura. Ho fatto la discesa con la ruota bucata e il cambio bloccato. In televisione non si è vista? Eh, mi dispiace. Si chiude la prima parte, vado in altura. Non faccio le classiche perché ho altri obiettivi. Devo andare, mi aspettano. Scusate, continuo a ripensarci. Non ho tanta voglia di parlare».
SANREMO – Ha vinto alla Freire. Non si è mai visto. Sempre nascosto. Coperto. Coperto persino sul rettilineo d’arrivo. Ma alla fine a tagliare per primo la linea bianca di Via Roma è stato lui, Jasper Philipsen.
In belga dell’Alpecin-Deceuninck è stato autore di una corsa forse invisibile, ma magistrale dal punto di vista tattico. In quasi 300 chilometri di gara, corsi ad una media folle (46.113 km/h), non ha speso mezza pedalata in più del necessario.
Quatto, quatto… ecco Philipsen sul Poggio. Già a ruota di VdPQuatto, quatto… ecco Philipsen sul Poggio. Già a ruota di VdP
Gamba al top
In pochi, il che è un eufemismo, lo davano tra i vincitori. Gli occhi erano tutti puntati sul duello fra Tadej Pogacar e Mathieu Van der Poel. Semmai il terzo uomo poteva essere Mads Pedersen. Invece, facendo come detto la formichina, Philipsen si è preso la Milano-Sanremo numero 115.
Che stesse bene, si poteva capire alla Tirreno-Adriatico. Invece proprio la corsa dei Due Mari e il terzo posto di mercoledì scorso nella “sua” Nokere Koerse hanno tratto in inganno.
«Fare la Tirreno è stato importante – spiega Philipsen – Ero raffreddato, poi il viaggio in Belgio, la Nokere, il ritorno in Italia… non mi hanno aiutato. Anzi, sono ancora un po’ raffreddato. Però da giovedì ho sentito di stare meglio. Ho sentito che qualcosa è cambiato. E credo che forse oggi ho avuto le mie gambe migliori di sempre. Se c’era un giorno in cui vincere la Sanremo era questo».
Il colpo di reni in Via Roma che ha permesso a Philipsen (classe 1998) di conquistare la sua prima SanremoIl colpo di reni in Via Roma che ha permesso a Philipsen (classe 1998) di conquistare la sua prima Sanremo
I segnali c’erano
Eppure quegli sprint persi ci hanno fatto riflettere sullo spunto meno brillante del solito. Il spunto abituale gli avrebbe consentito di dare una bici a tutti. Erano forse quei “grammi” in meno di muscolo necessari per superare, e bene, la Cipressa e il Poggio? Il fatto che a Giulianova, durante la Tirreno, sia stato battuto da Milan ha portato tutti un po’ fuori strada.
Quel giorno invece se si riguarda a mente fredda l’ordine di arrivo non c’erano degli sprinter puri. Basta pensare che tra i primi dieci c’erano Girmay, Alaphilippe e Tiberi.
Vero, vinse Milan. Ma torniamo al discorso dello spunto. Jasper aveva superato la salitella come Milan, ma poi non aveva avuto la stessa potenza del friulano.
«In realtà non sono più magro, anzi peso più dello scorso anno. Ma ho più potenza. Forse è per questo che ho vinto», devia Jasper con il sorriso… Di certo ha lavorato su questo aspetto. Lui ha detto di essersi concentrato molto sulle classiche durante l’inverno.
Il discorso del raffreddore sarà anche vero e lo stesso vale per il peso, ma è chiaro che la Sanremo l’aveva preparata in altro modo rispetto al passato. Forse perché anche in squadra sapevano che una doppietta consecutiva di VdP sarebbe stata impossibile ed era pur sempre alla prima gara della stagione. E forse perché quel 15° posto del 2023 il tarlo glielo aveva insinuato.
Philipsen e Van der Poel: un abbraccio sincero e potente dopo l’arrivoPhilipsen e Van der Poel: un abbraccio sincero e potente dopo l’arrivo
Monumento a VdP
E’ vero anche che un monumento lo deve fare al suo compagno, Mathieu Van der Poel. Il campione uscente, una volta fatta “la conta” in fondo al Poggio si è messo totalmente a sua disposizione. Ha tirato, forte, ma senza strappi. Ha tirato lungo dopo l’attacco di Pidcock e Sobrero e gli ha servito la Sanremo su un piatto d’argento.
«L’ho ringraziato per il grande lavoro fatto – ha detto e ridetto Philipsen dopo l’arrivo – E’ stato speciale così come speciale è stato il team. Sono orgoglioso di loro. Ci siamo auto regolati in corsa sulla leadership della squadra. Se dopo il Poggio fossi stato ancora lì con buone gambe avrei fatto lo sprint. In più avere un campione del mondo che lavora per te… non potevo sbagliare».
Il momento in cui Philipsen, nella discesa del Poggio, dice a Van der Poel di non tirare. Per un gesto simile serve grande luciditàIl momento in cui Philipsen, nella discesa del Poggio, dice a VdP di non tirare. Per un gesto simile serve grande lucidità
Poggio in apnea
Ma un corridore come Jasper è sulla Cipressa e ancor più il Poggio che fa davvero il numero. Di sprinter puri in quel momento ce n’erano rimasti ben pochi davanti. Anzi, nessuno.
«Sul Poggio dovevo resistere. La UAE Emirates aveva speso molto e sapevamo che Pogacar prima o poi sarebbe partito. Io ho cercato di restare attaccato. Di non perderli di vista. Quando il Poggio è finito mi sono detto: “meno male!”.
«In discesa avevo paura di una caduta, di un buco. Ma a quel punto Mathieu è stato molto bravo. Gli ho chiesto di non spingere troppo. E lo ha fatto… nonostante fosse il capitano e anche lui avesse le gambe per vincere. Mathieu è davvero un generoso. Gli piace vincere, ma gli piace anche aiutare la squadra».
Il podio della Sanremo 2024: primo Jasper Philipsen, secondo Michael Matthews, terzo Tadej PogacarIl podio della Sanremo 2024: primo Jasper Philipsen, secondo Michael Matthews, terzo Tadej Pogacar
Il suo terreno
Finalmente al chilometro 286 Philipsen entra nel suo regno: il finale in pianura e lo sprint. A quel punto la sua mente diventa quella di un “killer”.
«In realtà – spiega Jasper – proprio lì ho sentito la pressione. Avevo il campione del mondo che lavorava per me. Ad inizio stagione qualche sprint lo avevo sbagliato, c’erano Matthews e Pedersen che erano pericolosissimi e se si guardava l’albo d’oro degli ultimi anni non c’erano sprinter. Certo, non è stato un grande sprint. Dopo una corsa tanto lunga e tanto veloce credo di aver espresso dei valori da dilettante. Si è trattato più di una volata di voglia, di resistenza che di potenza».
La Alpecin-Deceuninck si porta a casa un altro monumento. Ormai sembra la Quick Step dei tempi migliori. Philipsen ammette che questo succede perché oltre che forti sanno essere compatti nei momenti complicati.
«Io credo che tutto ciò sia dovuto alla nostra forza mentale. Dopo la Tirreno è scattato un “clik”. La vittoria ha calmato tutti. Ma in generale il team ci dà grande supporto psicologico. Serviva pazienza e l’abbiamo avuta».
SANREMO – Andrej Hauptman ha appena finito di rispondere alle domande di un collega sloveno. Il pullman della UAE Emirates è circondato di tifosi, perché nonostante tutto il vero protagonista della Classicissima è stato Pogacar, anche se non ha vinto. E’ stato lui a chiedere il forcing sulla Cipressa e sempre lui ad attaccare per due volte sul Poggio. Gli altri sono rimasti appesi, restando a ruota con il chiaro obiettivo di giocarsela in volata.
Van der Poel già sul Poggio aveva battezzato la carta Philipsen, per cui non ha risposto agli attacchi e non ha dato cambi in discesa. Hauptman ha vissuto la Sanremo dall’ammiraglia e ha diretto i suoi cercando di far riuscire il piano. Per cui il tono è un po’ dimesso, anche se nelle parole c’è la consapevolezza di aver fatto il massimo.
La disamina di Hauptman è lucida: si è fatto il massimo, pochi rimpiantiAttorno al pullman della UAE Emirrates il pieno di tifosi: Pogacar ha infiammato la corsaLa disamina di Hauptman è lucida: si è fatto il massimo, pochi rimpiantiAttorno al pullman della UAE Emirrates il pieno di tifosi: Pogacar ha infiammato la corsa
Qual era il piano?
Vincere la Sanremo (sorride, ndr). Scherzo, dai! No, il piano era andare sulla Cipressa il più veloce possibile, full gas. Del Toro ha fatto un ottimo lavoro, però non è bastato. Tadej ha provato, anche all’arrivo ha fatto veramente un sforzo incredibile e in volata si è piazzato dopo i migliori velocisti al mondo.
Sul Poggio, Tadej non ha tirato come lo scorso anno, a un certo punto si è rialzato chiedendo collaborazione, ma nessuno ha rilanciato…
E’ normale, sai, ognuno ha la sua tattica. Se Van der Poel sapeva che Philipsen era vicino, probabilmente non si è mosso per quello. E se due dei più grandi favoriti della corsa si fermano, si fermano tutti.
Il lavoro di Del Toro sulla Cipressa ha sbalordito: il ragazzino ha grande soliditàIl lavoro di Del Toro sulla Cipressa ha sbalordito: il ragazzino ha grande solidità
La differenza sulla Cipressa non è bastata perché la corsa non è stata dura come speravate?
Sapevamo di dover fare corsa dura per far arrivare gli altri più stanchi sul Poggio, però non era un compito facile. Sono sicuro che abbiamo fatto una bella corsa, anche se non abbiamo vinto. Però siamo stati vicini, per questo l’amaro in bocca è relativo: di più non potevamo fare. E quando fai tutto il possibile, devi essere felice per quello che arriva.
Del Toro ha vissuto un’altra giornata clamorosa.
Sì, il giovane Del Toro sembra un corridore già esperto, quando serve è sempre lì. Sono sicuro che farà ancora delle belle corse e tanti risultati. Credo che tutti i ragazzi abbiano fatto quello che avevano nelle gambe e per questo dobbiamo essere contenti.
Dopo aver scollinato int esta, POgacar si è portato Van der POel sulla schiena per tutta la discesaIl terzo posto è poco per l’impegno messo, ma Pogacar le ha provate tutte: Hauptman non ha dubbiDopo aver scollinato int esta, POgacar si è portato Van der POel sulla schiena per tutta la discesaIl terzo posto è poco per l’impegno messo, ma Pogacar le ha provate tutte: Hauptman non ha dubbi
Si è fatta la Cipressa in 9’26”, più di quello che pensavate?
Farla in 9 minuti sarebbe stato un po’ troppo super. Si deve sempre puntare in alto, ma il risultato è quello che avete visto. Finirà che i 9 minuti della Cipressa diventeranno come il muro delle 2 ore nella maratona.
E’ mancato qualcuno sulla Cipressa? Dopo Del Toro vi siete un po’ aperti…
Me lo chiedo anche io. Se non abbiamo vinto, qualcosa o qualcuno è mancato. Possiamo fare molte osservazioni mezz’ora dopo della corsa, la verità è che alla fine solo quello che vince ha fatto tutto alla perfezione. E Tadej ha provato a fare il massimo, anche a fare la differenza in discesa. Quando vedi che c’è ancor Philipsen, sai che in volata non hai possibilità, ma comunque te la giochi fino all’ultimo.
PAVIA – Bennati si è trattenuto a lungo con Ganna e poco prima anche con Jonathan Milan. Il lavoro del cittì è una lunga osservazione fino al momento di fare le convocazioni e a quel punto devi essere certo di averli inquadrati tutti nel modo giusto. Per questo parliamo con lui quando il countdown scandito da Paolo Mei dà il via alla Milano-Sanremo. Pavia ha accolto la carovana con un bel sole tiepido e sedici gradi: la primavera è già qui.
«Quando ero corridore – dice Bennati – mi sarà capitato sicuramente di parlare con Franco Ballerini alla partenza. Però a quel tempo la Sanremo era diversa. Quando si partiva dal centro di Milano, dal Castello Sforzesco, si avvertiva anche un po’ più la tensione o almeno io ricordo così. Ovviamente parlo da corridore ed era più complicato di ora fermarsi a parlare con qualcuno e poi il rapporto che avevo con Franco era tale che per parlarci non mi serviva aspettare la Sanremo».
Bennati ha vissuto le fasi di partenza parlando con i suoi azzurriBennati ha vissuto le fasi di partenza parlando con i suoi azzurri
Di cosa hai parlato con i tuoi corridori?
Anche del più e del meno, non necessariamente della Sanremo. E’ anche un modo per sdrammatizzare la tensione, anche se poi ovviamente abbiamo parlato anche della corsa, con Pippo e soprattutto con Milan. Abbiamo parlato di come potrebbe andare.
Come li hai trovati?
Ho trovato un atteggiamento sereno per tutti, soprattutto quelli su cui magari puntiamo di più. Trentin stesso, Bettiol, tutti con caratteristiche diverse. Sicuramente per Jonathan la speranza è quella di arrivare più numerosi possibili, mentre per gli altri sicuramente un arrivo a ranghi più compatti sarebbe più complicato. Pippo alla Tirreno non ha mostrato la stessa condizione dello scorso anno, però anche per lui un arrivo a ranghi ristretti potrebbe essere congeniale, perché sa essere veloce dopo una gara così lunga.
Grande serenità per Trentin, che nella Tudor correrà da leaderGrande serenità per Trentin, che nella Tudor correrà da leader
Questa corsa per te è un buon momento di osservazione?
Alla fine, anche se è la corsa più semplice dal punto di vista altimetrico, arrivare in via Roma e fare la volata, come pure essere protagonisti sul Poggio e prima la Cipressa è sempre sinonimo di avere la distanza giusta nelle gambe. E poi è una di quelle corse che ti danno maggiori indicazioni per poi scegliere i corridori per le Olimpiadi. Che sono pochi, speriamo che siano pochi ma buoni (ride, ndr).
Quanto stai ragionando su quei tre posti?
La lista è lunga, però i corridori che possono far bene in quel tipo di percorso non sono tantissimi. Come ho detto alla maggior parte dei ragazzi: «Dovete cercare di mettermi in difficoltà attraverso le prestazioni e soprattutto i risultati». Che non vuol dire vincere, perché poi vincono sempre gli stessi, però essere là a giocarsela è comunque importante. Per loro, ma anche per me per poi scegliere.
Ganna è in crescita, l’arrivo ristretto potrebbe sorridergliMilan corre per la prima volta la Sanremo con delle chance importani: è la terza partecipazioneGanna è in crescita, l’arrivo ristretto potrebbe sorridergliMilan corre per la prima volta la Sanremo con delle chance importani: è la terza partecazione
Con Milan nei giorni della Tirreno si è ragionato molto sul calendario olimpico, che impedisce ai pistard di correre su strada…
Questo ormai lo sappiamo, è un argomento vecchio perché la stessa cosa è successa anche a Glasgow. Dispiace perché si parla sempre giustamente della multidisciplina e poi i calendari non vengono fatti per agevolare chi ne fa la sua bandiera. Personalmente dispiace, però anche con tutta la buona volontà di Jonathan, che si è espresso a favore del fare la prova su strada, non si può fare tutto. Non è propedeutico alla pista fare una gara di 280 chilometri e dopo un giorno e mezzo avere la qualificazione del quartetto. E io devo guardare anche all’economia delle medaglie che possiamo portare alla Federazione. E quella del quartetto è una medaglia molto possibile.
PAVIA – Piazza della Vittoria mormora di approvazione e a tratti esplode per il passaggio di questo o quel beniamino. Vigilia della Sanremo, le squadre hanno iniziato a sfilare sul palco dalle 16,30 con una serie di ritardi dovuti al traffico per raggiungere la città. Forse non avendo studiato troppo le carte, alcuni team sono finiti alle porte di Varese, per cui fra andare e venire hanno dovuto sobbarcarsi un viaggio. La Movistar alloggia a San Vittore Olona, 72 chilometri da qui. Per cui quando Cimolai arriva per la chiacchierata che ci eravamo fissati, ci assale un lieve senso di colpa per i compagni che aspettano soltanto lui.
Il team che serviva
La Sanremo magari non è alla sua portata, però il terzo posto all’ultima tappa della Tirreno e gli altri piazzamenti in attesa che Gaviria rientri dalla Colombia dicono che il corridore friulano è in forma e va forte. E se si fosse ritirato come aveva già deciso alla fine della scorsa stagione, avrebbe fatto una sciocchezza.
«A livello di ambiente – dice – questa squadra è quello di cui avevo bisogno per rinascere e fare gli ultimi anni come volevo, valutando anche di chiudere con loro la carriera. Mi hanno detto tutti che avrei fatto una cavolata a smettere, ma il problema è che a livello mentale quello che ho sofferto negli ultimi mesi era troppo. Abbastanza perché prendessi questa decisione. Quello che dispiaceva, soprattutto per le persone che mi stavano vicino, era il fatto che fisicamente fossi ancora competitivo e così mi pare che sia davvero».
Pubblico numeroso a Pavia. Sul palco la Visma-Lease a Bike, orfana di Van AertPubblico numeroso a Pavia. Sul palco la Visma-Lease a Bike, orfana di Van Aert
Ci sono (quasi) tutti
Quando in fondo alla piazza arriva Van der Poel, il boato sale effettivamente di livello. Il campione del mondo si è fermato da una parte a parlare con Philipsen, mentre a pochi metri c’è Jonathan Milan che ha già sfilato sul palco e chiacchiera con Mohoric e gli ex compagni della Bahrain Victorious.
«Ci sono davvero tutti – dice Moreno Moser – mancano soltanto Roglic, Vingegaard e Van Aert e fosse per me, li costringerei a correrle tutte. Farebbero la loro parte e per la gente sarebbe meglio. Bisognerebbe studiare un sistema legato ai punti. Magari per noi che li conosciamo non è un problema, ma la gente si merita di averli tutti».
Il tempo di dargli ragione e torniamo da Cimolai, che ha ancora sul volto il sorriso entusiasta di dicembre al primo raduno della Movistar quando inaspettatamente sentì di essere arrivato a casa sua.
Terzo a San Benedetto, Cimolai battuto da Milan e Kristoff, ma ha fatto meglio di PhilipsenTerzo a San Benedetto, Cimolai battuto da Milan e Kristoff, ma ha fatto meglio di Philipsen
Dovevi lavorare per Gaviria, intanto sei arrivato terzo nella volata più ambita della Tirreno, dietro milan e Kristoff, ma prima di Philipsen…
Ovvio che sono venuto alla Movistar per Gaviria, però mi hanno sempre detto che in sua assenza avrei potuto giocarmi le mie possibilità. E’ stato così fin dall’inizio, anche se onestamente la Tirreno era iniziata male. Fatte le prime due-tre tappe volevo tornare a casa, perché dopo il UAE Tour mi sono ammalato e in quei primi giorni ero davvero in difficoltà. Invece la squadra mi ha tranquillizzato, mi ha detto di vedere come andasse giorno per giorno e alla fine è andata bene.
Il tipico stile Movistar…
Sì, non mi hanno criticato perché non andassi. Però ci tenevano che fossi presente nelle volate nella prima corsa WorldTour e io ho fatto il mio meglio.
Gaviria quando torna?
Fernando è andato a casa dopo il UAE Tour per la nascita del bimbo, ma lo ritroverò già mercoledì a De Panne. Ha risolto tutti i suoi problemi. Ha avuto tante conseguenze nel recupero dalla clavicola rotta. Ha avuto un’infezione, gli antibiotici l’hanno buttato giù a livello di difese immunitarie e quindi ogni tre per due era malato.
Van der Poel è super acclamato: vincitore uscente e grande personaggioVan der Poel è super acclamato: vincitore uscente e grande personaggio
Quando non c’è Fernando, com’è a livello psicologico la possibilità di fare le tue volate?
Metà è responsabilità e metà una goduria. Ho la mia esperienza e so che quando devo farle, devo gestire la pressione. Quando invece devo tirarle, so che posso anche non essere al top, ma il lavoro riesco a farlo comunque.
Che cosa può fare questo Cimolai alla Sanremo?
Evitare di sognare ed essere onesto. Per come vanno le cose, ci sono 5-6 corridori un gradino sopra. Se tutte le cose vanno bene, mi piacerebbe essere presente nel gruppettino dietro di loro. Quei 20 corridori che si giocano il piazzamento. Fra loro penso che potrei arrivarci.
Viaggio con Van der Poel nella Sanremo vinta nonostante lo strepotere di Pogacar. La fatica sulla Cipressa. E poi la volata lunga che ha sorpreso Ganna
Incontro con due responsabili di Gobik al villaggio del cross a Benidorm. Ecco come l'azienda spagnola gestisce la sponsorizzazione di Movistar e Ineos
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
VILLANTERIO – Le ombre si allungano sull’Agriturismo il Cigno come braccia che vogliono avvolgere tutto quello che incontrano. Mathieu Van Der Poel arriva puntuale, alle 18,30 per la conferenza stampa di rito pre Milano-Sanremo. La prima Classica Monumento della stagione si avvicina e l’olandese ripartirà da qui con la strada, esattamente come fece nel 2023, quando vinse sul traguardo di Via Roma.
Le giornate si allungano piano piano e nel momento in cui il campione del mondo in carica inizia a parlare ancora il sole non si è deciso ad andare via. Fa caldo, le temperature invogliano a togliere la giacca, la primavera è alle porte, è proprio il clima da Milano-Sanremo. Van Der Poel è andato a provare il percorso, la maglia iridata brillava sotto il sole della Liguria. Il corridore della Alpecin-Deceunink ha provato Cipressa e Poggio, anche con un buon ritmo, viste le quasi 48 ore che lo dividono dalla partenza di sabato mattina. Il tempo per recuperare c’è tutto.
Nella giornata di oggi, giovedì, Ven Der Poel e compagni hanno fatto la ricognizione (Instagram/Photonews)Nella giornata di oggi, giovedì, Ven Der Poel e compagni hanno fatto la ricognizione (Instagram/Photonews)
Nessuna gara
Le prime domande dei giornalisti presenti, tanti provenienti dal Belgio e dall’Olanda, solo pochi gli italiani, vanno subito sulla preparazione invernale. Si farà sentire l’assenza di gare?
«Mi sento bene – dice prontamente Van Der Poel con voce bassa, come se il risparmio delle energie iniziasse già da ora – ho accumulato tante ore di allenamento in Spagna. La prima corsa dell’anno porta tante domande, anche per me, ma ho pedalato molto e bene, alzando l’intensità giorno dopo giorno. Non ho corso la Parigi-Nizza o la Tirreno-Adriatico, è difficile simulare l’intensità di corse di questo tipo. Però ho fatto tanta fatica sulle strade spagnole, penso di essere pronto».
Nel 2023 ha vinto la sua prima Milano-Sanremo, anche in quel caso era al debutto stagionaleNel 2023 ha vinto la sua prima Milano-Sanremo, anche in quel caso era al debutto stagionale
Le tattiche
La Milano-Sanremo è la Classica Monumento più difficile da vincere, non per la sua difficoltà, ma per le tante possibilità che si concentrano in pochi chilometri. Un attacco potrebbe bastare, come potrebbero risultare vani altri cento. Serve trovare il momento giusto.
«Questa gara – continua il campione del mondo – è l’unica che puoi vincere senza essere al massimo della condizione. Infatti sono sereno anche se non ho altre gare nelle gambe. La Sanremo si può vincere in diversi modi, ma tutti hanno il Poggio come scenario principale. Si può scattare in cima, oppure in discesa, ma prima è difficile fare la differenza. Non ricordo di edizioni vinte con un attacco sulla Cipressa o in altre situazioni di gara. Le posizioni saranno super importanti sul Poggio, anche più rispetto alla Cipressa, poi saranno le gambe a determinare il vincitore».
L’anno scorso Ganna impressionò per la capacità di rispondere agli scatti di PogacarVDP colse il momento giusto, attaccando negli ultimi metri del Poggio, lo rividero solo dopo il traguardoL’anno scorso Ganna impressionò per la capacità di rispondere agli scatti di PogacarVDP colse il momento giusto, attaccando negli ultimi metri del Poggio, lo rividero dopo il traguardo
Gli avversari
L’avversario numero uno è Tadej Pogacar, il nome dello sloveno è sulla bocca di tutti. La vittoria alla Strade Bianche ha impressionato. Anche lo stesso Van Der Poel ha commentato il post di Tadej con una frase che fa capire il rispetto che c’è tra questi due grandi corridori: amico, mi sto spaventando un po’.
«Ho visto la Strade Bianche una volta rientrato dall’allenamento – racconta VdP – l’attacco di Pogacar mi ha impressionato. Tra noi c’è rispetto, so quello che può fare, ma non è l’unico da tenere sotto controllo. Ganna nell’edizione scorsa ha fatto molto bene, rispondendo all’attacco di Tadej. Ma penso davvero che prima del Poggio sia difficile attaccare e andare via da soli con tutti i grandi team alle spalle che tirano».
La Sanremo sarà la sua prima Monumento in maglia iridata, ma l’olandese non sente la pressione (Instagram/Photonews)La Sanremo sarà la sua prima Monumento in maglia iridata, ma l’olandese non sente la pressione (Instagram/Photonews)
L’arcobaleno addosso
«Il 2023 è stato un anno eccezionale – conclude Van Der Poel – nel quale ho vinto due Classiche Monumento (Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix, ndr). Poi ho vinto anche il mondiale di Glasgow, che è stato davvero speciale. Correre con la maglia arcobaleno addosso è veramente bello, ma non penso che cambierà qualcosa nel modo di correre o di approcciare le gare. Non so ancora con quali pantaloncini partirò – ride – dipenderà dal mood di sabato mattina».
Van Der Poel poi si alza e risponde alle domande delle televisioni davanti a telecamere che lo accerchiano con microfoni puntati. L’olandese esprime una calma senza eguali, assomiglia ad un giocatore di poker, solo lui conosce le carte che ha in mano. Sabato sarà il momento di giocarle…
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Cinque giorni alla Sanremo. Bartoli l’ha spiegato molto bene.Una delle resistenze maggiori per chi attacca sul Poggio è l’impatto con l’aria, perché si scatta a 40 all’ora e l’aerodinamica è un fattore da tenere in considerazione. E poi ha aggiunto che Ganna ha certo un grande motore, ma lo scorso anno gli è riuscito meglio rispondere all’allungo di Pogacar piuttosto che attaccare a sua volta. Fra i due ruoli c’è un abisso.
La fortuna di aver trovato Dario Cioni, il suo allenatore, con qualche minuto libero ci ha spinto a chiedere lumi anche a lui, in una sorta di provocazione, che provocazione non è. Ganna sul Poggio può attaccare o deve tentare di resistere agli attacchi per giocarsela sull’Aurelia o in volata?
Nella tappa di Valle Castellana, Pippo è stato in fugaNella tappa di Valle Castellana, Pippo è stato in fuga
Che cosa rappresenta il Poggio per un corridore potente, ma anche piuttosto grande, come Pippo?
Il Poggio per tutti i corridori è uno dei momenti critici della Milano-Sanremo, a meno che Pogacar non decida di far diventare un momento critico la Cipressa. Fino ad ora il Poggio è sempre stato il settore dove si è decisa la corsa.
Tanti si sono meravigliati della risposta di Ganna a Pogacar lo scorso anno: ha stupito anche voi?
Non del tutto. Lo sforzo, è abbastanza simile a quelli che fanno su pista. Se guardiamo il picco massimale, la durata è molto simile a quella dell’inseguimento. E’ vero che è salita, però se consideriamo la media che fanno sul Poggio, la componente aerodinamica è abbastanza importante. Magari sul momento dell’attacco hanno vantaggio i corridori più leggeri. Però una volta lanciati, se sei a ruota bilanci la differenza che c’è per lo svantaggio del peso e dell’aerodinamica.
Bartoli diceva proprio questo. Tu pensi che Pippo avrebbe i mezzi per attaccare per primo?
Va visto contro chi. Stiamo parlando di livelli assoluti, quindi fare il vuoto secondo me non è facile. Direi che per lui scollinare il Poggio da solo è molto più impegnativo che scollinare a ruota del primo. Se l’anno scorso fosse riuscito a prendere la scia di Van der Poel, sarebbe stato diverso.
Nella tappa di Gualdo Tadino, Ganna ha sofferto il freddo, poi ha ripreso a macinare come sempreNella tappa di Gualdo Tadino, Ganna ha sofferto il freddo, poi ha ripreso a macinare come sempre
Tu dici che è uno sforzo simile alla pista, però c’è meno tempo per recuperarlo, perché l’arrivo non è in cima.
Sicuramente è uno sforzo massimale, perché altrimenti non si potrebbe andare via. Però è vero che poi c’è la volata ed è chiaro che anche i valori non sono gli stessi che farebbero in una volata da freschi. Se uno guarda la Sanremo perfetta, hai bisogno di un’ora e mezza di potenze molto alte. Si inizia a menare intorno ai Capi, poi hai bisogno dell’approccio al Poggio e poi di 3-4 minuti sul Poggio più lo sprint.
Sono componenti allenabili con lavori specifici?
Certamente. Si fanno delle simulazioni in allenamento, ma soprattutto alleni la capacità di esprimere potenza e la resistenza alla fatica. La parte allenabile è questa e vale per la Sanremo, come per la Roubaix e tutte le classiche. Quindi probabilmente quelli che arrivano davanti alla Sanremo sono corridori che riescono a gestire meglio la fatica rispetto ad altri.
Tempo fa ci dicesti che tra gli obiettivi di Ganna per il 2024 c’è anche perdere un po’ di peso: sul Poggio un chilo in più danneggia tanto?
No, se il chilo in più gli dà maggiore potenza.
Pippo ha raccontato che prima della Tirreno ha lavorato per quattro giorni in pista a causa del maltempo: si riesce a lavorare per la strada in quei casi?
Dipende un po’ dalle situazioni, ma puoi fare tutte e due. Farai lo specifico per la pista se ci sono quelli del quartetto, ma è possibile anche allenare la parte stradale, diciamo così, usando il dietro moto. Prima della Tirreno, Pippo ha fatto entrambi i tipi di lavoro. E’ chiaro che idealmente sarebbe stato meglio essere fuori, però non c’erano le condizioni meteo.
Prima della Tirreno, quattro giorni in pista per Ganna, lavorando per il quartetto e per la stradaPrima della Tirreno, quattro giorni in pista per Ganna, lavorando per il quartetto e per la strada
In che condizione è uscito dalla Tirreno?
Sicuramente sembra che sia in ripresa, perché non siamo partiti dal miglior Ganna. Ha avuto una giornata in cui ha sofferto per il freddo, che lo ha condizionato. Poi però si è rivisto il solito Pippo, che ha fatto una serie di ottime prove. E’ stato in fuga, sabato era davanti e ha aiutato i compagni a prendere la salita finale con i primi, dimostrando quindi di avere una buona condizione.
I postumi dell’influenza e degli antibiotici sono quindi smaltiti?
Lo vedremo sabato (ride, facendo scongiuri, ndr). Alla Sanremo…
Qualche giorno fa, commentando il fatto che non sarà alla Sanremo, Mark Cavendish ha detto parole su cui abbiamo continuato a rimuginare: «La Classicissima è diversa da com’era quando la vinsi, ormai è diventata una corsa per scalatori».
Immaginando atleti come Vingegaard e Kuss, oppure Bernal e Landa, il concetto di scalatore per saltare il Poggio non sembrava particolarmente sensato. Per questo, con la Sanremo che si correrà fra una settimana esatta, ci siamo rivolti a Michele Bartoli, prima corridore e ora preparatore, che deve il nome di battesimo alla vittoria di Dancelli nella Classicissima di Primavera e sulla tipologia di atleta che può vincerla ha le idee piuttosto chiare.
«Al giorno d’oggi – ragiona il toscano – è persino rischioso parlare di categorie, perché c’è tanta differenza fra quei 3-4 che se la giocano e tutti gli altri. Non è un fatto di preparazione né di organizzazione di squadra, ci sono solo atleti cui basta il Poggio. Una volta non era così frequente che si riuscisse a fare il vuoto, me lo ricordo bene. Un anno riuscii ad andare via, ma mi ripresero in discesa nelle ultime curve. C’erano Ferrigato e Konychev, io correvo con la Mg-Technogym. Serviva che si verificasse una serie di situazioni e allora poteva andare bene, invece ora potenzialmente riescono a fare la differenza e vanno all’arrivo».
Sanremo 2023, Cima del Poggio: Van der Poel ha appena attaccato, dietro di lui il vuotoSanremo 2023, Cima del Poggio: Van der Poel ha appena attaccato, dietro di lui il vuoto
Quindi non è una corsa per scalatori, ma una corsa per motori fuori del normale?
E’ una questione di corridori che sono nettamente superiori agli altri. Anche Ganna l’anno scorso ha fatto un bel Poggio, però magari se avesse dovuto attaccare lui, non ci sarebbe riuscito. E’ stato in grado di seguire chi ha fatto la differenza, perché poi sul Poggio a ruota si sta bene. Non ho mai guardato nei file per capire quando si risparmia, ma stando a ruota su una salita così veloce, il vantaggio è grande. Quindi chi fa la differenza deve avere tanta più forza rispetto a chi, magari per poco, riesce a seguirlo. Penso si possa parlare di un 10-12 per cento di risparmio. Chi attacca fa più o meno la stessa fatica di quello che gli sta a ruota, ma l’impatto dell’aria è talmente alto che devi averne veramente tanta per andare via.
Anche perché non è una salita che si attacca piano…
Esatto. Per questo dico che non è un fatto di preparazione, di lavorare apposta sull’esplosività per fare quel tipo di attacco. La realtà è che ci sono quei pochi corridori che hanno la potenza per andare via da un gruppo dei migliori che va in salita a velocità già pazzesche.
Pogacar lo scorso anno ha attaccato forte, ma quando Van der Poel è partito con un rapporto molto più lungo, non ha potuto rispondergli.
Secondo me Pogacar l’anno scorso ha avuto un po’ di presunzione. Se ci sono in giro fenomeni forti come te, in quel tipo di salita non puoi metterti in testa e pensare di levarli di ruota. In pratica ha fatto veramente da gregario a Van der Poel. Ha continuato a fare per Mathieu quello che i suoi gregari avevano appena finito di fare per lui. Quando stai con atleti del genere, attacchi, fai selezione, poi ti sposti e li fai collaborare. Se lo avesse fatto, magari non avrebbe staccato Van der Poel, però così gli ha servito la Sanremo su un piatto d’argento.
Sanremo 2023, Pogacar paga caro l’attacco frontale sul Poggio: all’arrivo è quarto dietro Van AertSanremo 2023, Pogacar paga caro l’attacco frontale sul Poggio: all’arrivo è quarto dietro Van Aert
Quindi un po’ di tattica alla fine serve sempre…
Certo, proprio per il fatto che il Poggio non ha grande pendenza e l’impatto con l’aria a 40 all’ora, perché sul Poggio sale a 40 all’ora, conta molto. Risparmiare 30-40 watt rispetto a chi ti sta davanti è decisivo.
Il punto dell’attacco è sempre quello da anni: non ci sono alternative?
Più o meno storicamente si è partiti sempre nello stesso punto. E’ quando arrivi quasi in cima, che prima spiana e poi arrivano quei 100 metri del punto duro. Lì è dove riesci sicuramente a fare qualcosa in più. La strada è leggermente più impegnativa e ci arrivi in apnea. Già sotto, quando esci dai tornanti è un rilancio continuo con la strada che spiana. Chi è agganciato in quel tratto di pianura cerca di recuperare, ma non ci riesce, perché il ritmo rimane alto. Forse riesce a tirare il fiato chi ha più gamba, perché così quando inizia a rimontare, è in grado di fare la differenza.
Gli attacchi di qualche anno fa si spegnevano in discesa, perché si scollinava così appannati da non avere la lucidità per tirare le curve al massimo…
Il fatto che adesso quel 3-4 continuino a rilanciare anche in discesa significa che hanno una capacità lattacida enorme e anche due marce in più degli altri. Il divario di prestazione fra Van der Poel, Pogacar e Van Aert se ci fosse e anche Evenepoel è talmente elevato, che quei due gradini di differenza ti fanno mantenere un ritmo alto anche in discesa. Per farla semplice, questi attaccano e non si finiscono. Gli altri provano ad andargli dietro e si spengono lì. Tenete conto che un attacco di quel tipo costa più di fare una volata, perché è prolungato. La stessa differenza che c’è in atletica tra chi fa i 100 metri e chi fa i 400. Si dice che il giro di pista sia devastante, il giro della morte, perché devi andare a tutta per un tempo più lungo. Nei 100 metri magari fai più watt, ma in 10 secondi è tutto finito.
Sanremo 2023, Ganna chiude al secondo posto: ha seguito sul Poggio, sarebbe in grado di attaccare?Sanremo 2023, Ganna chiude al secondo posto: ha seguito sul Poggio, sarebbe in grado di attaccare?
E se motori come questi vengono ripresi in discesa, secondo te hanno ancora gambe per fare la volata?
No, se vengono ripresi sono fregati, la volata non la fanno. E se la facessero, sarebbe un’altra cosa per cui stupirmi. A meno che gli inseguitori per prenderli non spendano tutto anche loro. Se si parla di uno contro uno, ci può stare che l’attaccante fa la volata e magari la vince. Ma se c’è dietro un gruppetto di 7-8, che si suddividono il lavoro, allora chi rientra è talmente più fresco, che l’attaccante non ha scampo. Chiunque egli sia.
Quindi dire che la Sanremo è diventata una corsa per scalatori non è proprio giusto, ne convieni?
Completamente. E’ una corsa per chi ha tanto motore, lo scalatore puro è penalizzato totalmente. Voglio dire, fra Landa e Van der Poel in salita non c’è storia. Ma Landa non riuscirebbe mai a stare con Van der Poel in cima al Poggio. Perché parliamo di atleti che hanno un’esplosività pazzesca.
Sarebbe stato interessante vederti in questo ciclismo, lo sai?
Sarebbe piaciuto anche a me, ci sarebbero state belle sfide. Magari avrei vinto una Liegi in meno, non lo so, però sarebbe stato sicuramente bello. Oppure avrei potuto vincere anche di più, perché quello che fa Pogacar è quello che piaceva anche a me. E trovare un alleato come lui sarebbe stato uno spettacolo. Chiunque voglia paragonarsi a lui, rischia di sembrare un presuntuoso. Magari non sarei riuscito ad arrivare con lui o magari sì. Però voglio dire chiaramente che se ci fossi riuscito, sarebbe stato un alleato molto buono. Con la tipologia di corse che si faceva prima, si sarebbe adattato bene. E poi è uno che non si tira indietro quando è in fuga, è uno che tira. Come Jalabert, che collaborava fino agli ultimi 100 metri e poi si faceva la volata. Sì, mi sarebbe piaciuto correre in questo ciclismo.
Faccia a faccia con Leonardo Piepoli, allenatore e consigliere di Formolo. I due ora collaboreranno alla Movistar. Ecco perché il veronese può fare di più
L'abbiamo vista senza brand con Pogacar sulle strade del Tour, ora la nuova Colnago ha un nome, Prototipo, e sarà testata dagli atleti UAE sulle strade del Tour e non solo
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute