Bahrain Victorious: gruppo votato alle corse a tappe

20.04.2021
3 min
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Dopo i tanti cambiamenti nelle ultime stagioni, la Bahrain-Victorious ha cambiato molto poco nel corso dell’ultimo ciclomercato, tanto che si può dire che l’unica variazione di rilievo è nello sponsor, non più McLaren.

Pello Bilbao ha iniziato il 2021 da gregario di Mikel Landa
Pello Bilbao ha iniziato il 2021 da gregario di Mikel Landa

La squadra rimane decisamente competitiva e continua a girare intorno a Mikel Landa, lo spagnolo che anche nella passata stagione ha dimostrato di essere un cavallo sicuro per i grandi Giri, anche se manca sempre quel centesimo per completare l’euro, ossia non riesce mai a cogliere l’obiettivo che è il podio, basti pensare che dopo il 3° posto al Giro 2015 è finito tre volte al quarto posto fra Giro e Tour.

La Bahrain Victorious è una squadra che punta sull’esperienza: Damiano Caruso ad esempio ha dimostrato allo scorso Tour di avere ancora tutte le carte in regola per distinguersi centrando una prestigiosa Top 10, soprattutto avendo corso in aiuto a Landa.

Su di lui, ma anche su Mohoric, Poels, Teuns si sviluppa una rete di ottimi aiutanti per il capitano per costruire un grande evento a tappe. Attenzione poi a Sonny Colbrelli che nelle giuste condizioni può ancora far molto male in volata.

Malgrado la caduta al Giro, Landa resta il leader carismatico della squadra
Malgrado la caduta al Giro, Landa resta il leader carismatico della squadra

La grande novità è costituita da Jonathan Milan, sul quale i dirigenti puntano moltissimo: quest’anno il giovane azzurro punterà ancora forte sulla pista con obiettivo un posto nel quartetto dell’inseguimento ai Giochi Olimpici, ma le sue caratteristiche di passista ne fanno un prospetto di grande interesse, in grado di ripercorrere le gesta di Filippo Ganna, non solo a cronometro.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Yukiya ArashiroIshigakiJpn22.09.19842006
Phil BauhausBocholtGer08.07.19942015
Pello Bilbao L.de ArmentiaGuernicaEsp25.02.19902011
Santiago Buitrago SanchezBogotàCol26.09.19992020
Eros CapecchiCast.del LagoIta13.06.19862006
Damiano CarusoRagusaIta10.12.19872009
Sonny ColbrelliDesen.del GardaIta17.05.19902012
Scott DaviesCarmarthenGbr05.08.19952016
Chun Kai FengMiaoli CountyTpe02.11.19882010
Jack HaigBendigoAus06.09.19932016
Marco HallerSankt VeitAut01.04.19912012
Heinrich HausslerInverellAus25.02.19842005
Kevin InkelaarLeeuwardenNed08.07.19972020
Mikel Landa MeanaMurgiaEsp13.12.19892010
Ahmed MalanBrn25.08.20002021
Gino MaderAigleSui04.01.19972019
Jonathan MilanTolmezzoIta01.10.20002021
Matej MohoricKranjSlo19.10.19942014
Domen NovakNovo MestoSlo17.12.19952017
Mark PadunDonetskUkr06.07.19962018
Hermann PernsteinerOberwartAut07.08.19902016
Wouter PoelsVenrayNed01.10.19872009
Marcel SiebergCastrop-RauxelGer30.04.19822005
Dylan TeunsDiestBel01.03.19922015
Jan TratnikLubiana Slo23.02.19902014
Rafael Valls FerriCocentainaEsp25.06.19872009
Stephen WilliamsAberystwythGbr09.06.19962019
Alfred Brockwell WrightLondraGbr13.06.19992020

DIRIGENTI

Goradz StangeljSloDirettore Sportivo
Rolf AldagGerDirettore Sportivo
Xavier FlorencioEspDirettore Sportivo
Roger HammondGbrDirettore Sportivo
Tim HarrisGbrDirettore Sportivo
Vladimir MiholjevicCroDirettore Sportivo
Franco PellizottiKazDirettore Sportivo
Neil StephensAusDirettore Sportivo
Alberto VolpiItaDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Come dalla sua nascita, il Team Bahrain Victorious corre su biciclette Merida, il marchio orientale che sin dall’inizio sposò il progetto e ne divenne addirittura inizialmente sponsor. I modelli a disposizione sono la Reacto per gli uomini veloci e la Scultura per gli scalatori. Le bici vengono montate con manubri e ruote Vision, altro brand che ha sposato sin dall’inizio il progetto.

CONTATTI

BAHRAIN VICTORIOUS – BRN

Bahrain World Tour Cycling Team, Office 41, Bld 681 Rd 3615 Blk 436, Seef 6100 Manama (BRN)

info@bahraincyclingteam.com – www.bahraincyclingteam.com

Facebook: @BahrainVictorious

Twitter: @BrnVictorious

Instagram: bahrainmclaren

Fornaciari-Bonanomi: cosa fa Merida Italy?

10.02.2021
6 min
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Oggi la nostra call ci mette davanti a Paolo Fornaciari e Gianluca Bonanomi di Merida Italy. Il quadro del mercato post lockdown si va componendo con tratti comuni e criticità personalizzate, un po’ come accade quando si va a comprare una bicicletta davanti alle specifiche delle singole aziende. Dopo Ermanno Leonardi, Cristiano De Rosa e Simone Maltagliati, ecco Merida. La casa madre è un vero colosso, per cui capire in che modo si sia mossa e si stia muovendo farà luce anche sulle realtà minori. Il focus di partenza è lo stesso: che cosa sarà di quest’onda così alta di mercato nelle aziende che hanno nel WorldTour la vetrina principale?

«Andrà a crescere – comincia Bonanomi, Sales Director di Merida Italy – soprattutto per i marchi importanti. C’è più richiesta di tutto, componenti e biciclette. E aziende come la nostra ne avranno certamente vantaggi a lungo termine».

«Eppure all’inizio – gli fa eco Fornaciari, Presidente e Ceo di Merida Italyla tentazione di fermarsi c’è stata. Se avessimo mantenuto i programmi com’erano, ora avremmo più merce da vendere. Ci siamo resi conto della situazione dopo qualche mese e ora è chiaro: non si tratta di una bolla».

Paolo Fornaciari è Presidente e Ceo di Merida Italy
Paolo Fornaciari è Presidente e Ceo di Merida Italy

Andiamo avanti a tre voci per un viaggio che si annuncia molto interessante: la carne al fuoco è davvero tanta.

bici.PRO: L’elettrico recita davvero la parte del padrone?

Bonanomi: «E’ in crescita esponenziale e durerà a lungo, si parla di un trend di 10 anni. Le city bike sono in grande crescita e anche Merida ha iniziato a mandare fuori nuovi modelli. Di fatto la Mtb elettrica sta sottraendo quote di mercato alla bici tradizionale. E quando fra tre anni, peseranno 3-4 chili in meno e avranno batterie più durevoli, a quel punto il sorpasso sarà inevitabile».

La messa a punto delle bici al training camp del team Bahrain Victorious
Messa a punto al training camp Bahrain Victorious
bici.PRO: Il nuovo cliente va in cerca della bici a buon mercato?

Fornaciari: «Il nostro parco bici parte da gamme già piuttosto alte. Una bici da corsa non costa meno di 3.500 euro. Certo, se ne producessimo di più economiche, faremmo certo volumi maggiori, perché verrebbe fuori la massa. Ma ogni azienda fa la sua politica: la nostra punta alla qualità».

Bonanomi: «E’ vero, target alto. Però ad esempio per l’elettrico, a fronte delle grandi richieste, sta arrivando una city bike elettrica con la batteria esterna, che costerà 2.600 euro. I rivenditori la richiedono e Merida in questo ha ritenuto di accontentarli».

bici.PRO: Dicono che i clienti della prima ora sono passati alla svelta dalla bici a buon mercato a quella di gamma superiore.

Fornaciari: «La bici per questo è una… droga. Cominci, senti che ti fa stare bene e ti viene il tarlo di migliorare».

Sponsorizzare il Team Bahrain Victorious è una vetrina molto importante
Sponsorizzare il Team Bahrain resta importante
bici.PRO: Succede anche nell’elettrico?

Fornaciari: «C’è una ricerca esasperata delle prestazioni. Nessuno vuole più la batteria da 500, sembra di parlare di moto. Peso. Durata della batteria. Potenza. Gente che si è documentata, un pubblico completamente diverso. Chi prima arriva a garantire certe prestazioni farà bingo. E non saranno i 500 euro in più a fare la differenza. Non la comprano perché l’elettrica è a zero emissioni, ma per le prestazioni. Da questo punto di vista, il mercato è cambiato molto e temo che i piccoli player non reggeranno l’urto. La bici elettrica costa molto di più».

bici.PRO: Il ritardo nell’arrivo dei gruppi da Taiwan frena anche voi, che siete la casa madre?

Bonanomi: «Abbiamo ritardi di 3-4 mesi. Abbiamo fatto da poco una riunione con Taiwan e ci hanno assicurato che da marzo dovrebbe andare meglio».

Fornaciari: «Semplicemente, a Shimano manca la manodopera a fronte di richieste quattro volte superiori. Merida ha con loro un legame molto forte, per i motori e per i gruppi. Lavoriamo davvero in minima parte con Sram».

L’elettrico vale per lo sport, ma anche per le city bike, in forte aumento (foto Merida)
L’elettrico spopola anche per le city bike (foto Merida)
bici.PRO: Però intanto si annunciano i nuovi gruppi e i vecchi devono ancora arrivare…

Bonanomi: «Abbiamo proprio cominciato da poco a discutere dei nuovi modelli. A ottobre avremmo dovuto fare l’ordine della gamma 2022, ma abbiamo aspettato per lasciare tempo ai negozi. Dal 17 febbraio però partiremo con il 2022 rispettando i tempi che ci hanno dato da Taiwan. Il guaio è che abbiamo ricevuto da poco le conferme per gli ordini 2021. E’ saltato il banco e stanno riprogrammando i montaggi, con l’inevitabile ritardo».

Il mondo elettrico più spinto ha le stesse prerogative del settore moto
Il mondo elettrico più spinto ha le stesse prerogative del settore moto
bici.PRO: Come se la passano secondo voi i negozianti?

Bonanomi: «Fanno fatica. Quelli che hanno fatto programmi e hanno ordinato 100 bici, non possono sperare di averne di più. Per questo è fondamentale uscire con la programmazione 2022, per potersi mettere a posto, ma non è facile non avendo ancora ultimato le consegne 2021».

Fornaciari: «E’ brutto da dire, ma la sensazione è che i piccoli negozi spariranno. Non riescono a reggere le programmazioni che vogliamo noi. Il piccolo non serve dal punto di vista strategico, perché l’asticella si sta alzando verso l’alto. E adesso neanche possono salvarsi con l’officina, perché non ci sono pezzi di ricambio sul mercato. Avevamo delle bici ferme nei cartoni, per ordini sbagliati. E’ arrivato un grosso rivenditore e se le è comprate tutte, anche per recuperare i pezzi».

Gianluca Bonanomi è Sales Director di Merida Italy
Gianluca Bonanomi è Sales Director di Merida Italy
bici.PRO: Da un certo punto di vista, il quadro è inquietante. Motori e cavalli. Botteghe artigianali destinate a chiudere. Avere una squadra WorldTour serve ancora?

Fornaciari: «E’ fondamentale, direi essenziale. Se non ci fosse, perderemmo completamente visibilità nel mercato della strada».

bici.PRO: Seguendo le vostre indicazioni, è un mercato che ha futuro?

Bonanomi: «L’elettrico tira molto, l’anno prossimo ci saranno altri modelli e ci aspettiamo che il settore aumenti ancora. Tutte le aziende sono allineate su questa politica, ma noi stiamo puntando molto anche sulla bici tradizionale, la muscolare. Per il 2022 abbiamo fatto un grosso sforzo. Abbiamo tirato fuori la nuova Reacto e arriverà anche la Scultura con i cavi interni e il manubrio integrato. Il pubblico degli appassionati ci sarà sempre. E del resto la bici muscolare è quella su cui si può lavorare di più nell’innovazione. L’elettrica è solo un fatto di motore e batteria».

FSA manubrio Bahrain

FSA e Vision sulle Merida della Bahrain

26.01.2021
3 min
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Dal 2017 i componenti FSA e Vision equipaggiano con grande soddisfazione, in termini di prestazioni e di successi sportivi, il Team WorldTour Bahrain.

Sviluppo costante

E anche quest’anno, i due brand con sede europea in Italia (a Busnago, Milano) contribuiranno in modo fondamentale ad ottimizzare le performance degli atleti della Bahrain Victorious. I componenti di altissima gamma scelti dal team sono stati sempre per FSA e Vision parte integrante di un attento lavoro di sviluppo e perfezionamento prima dell’immissione sul mercato. I tecnici delle due aziende hanno sempre difatti lavorato a stretto contatto con meccanici ed atleti della squadra: per fornire loro innovazione e prestazioni continue, utilizzando per contro la loro esperienza e i loro feedback per sviluppare una nuova generazione di componenti, come il manubrio integrato Vision Metron 6D oppure il modello TFA per le prove contro il tempo.

Ruote superleggere

Sempre riguardo a Vision, oltre al manubrio integrato, il team ha selezionato le ruote Metron SL – il top di gamma di Vision – note per la loro componentistica superleggera (i modelli 40 SL Disc e 55 SL Disc per le gare su strada). Per quanto riguarda le crono si utilizzeranno le Metron 81 SL e le Metron TFW Disc. Queste ultime con una vernice ultraleggera che migliora l’aerodinamica e mantiene il peso complessivo fino ad appena 945 grammi.

Edoardo Girardi General Manager FSA e Vision
Il manubrio integrato Vision Metron 6D
Il manubrio integrato Vision Metron 6D
Il manubrio integrato Vision Metron 6D

Crescere con il team

«Siamo davvero orgogliosi di essere ancora a bordo e di supportare un team di professionisti di così alto livello come la Bahrain Victorious – ha commentato Edoardo Girardi, il Direttore Generale di FSA e Vision Europa – in quanto noi crediamo nell’importanza delle sponsorizzazioni per crescere al fianco e con i team, oltre alla qualità tecnica che vogliamo fornire loro. Per questo motivo, anche nel 2021 continueremo la nostra partnership con la squadra, fornendo manubri, attacchi manubrio, reggisella e la nostra gamma di ruote top di gamma Vision Metron. Full Speed Ahead (FSA) e Vision producono componenti di alta gamma per il ciclismo su strada e per la Mtb, supportando diversi pro team di fama internazionale. La loro storia nello sport e il loro patrimonio di innovazione, design e produzione rappresentano un patrimonio davvero consistente».

Edoardo Girardi General Manager FSA e Vision
Edoardo Girardi, Direttore Generale di FSA e Vision Europa
Edoardo Girelli Direttore Generale FSA e Vision
Edoardo Girardi, Direttore Generale di FSA e Vision Europa

Merida, una garanzia

Va ricordato che il Regno del Bahrein è stato coinvolto nel mondo del ciclismo con il supporto di Merida. Il marchio orientale continuerà ad essere un partner integrale del team fornendo le biciclette ed una innovazione continua. Oltre a Merida, FSA e Vision, il team Bahrain Victorious collabora anche con molti dei partner tecnici più importanti del ciclismo professionistico. Tra questi: Rudy Project, SciCon, Elite, Continental, Nalini.

fullspeedahead.com

visiontechusa.com

GALLERY/Ad Altea con la nuova Bahrain Victorious

21.01.2021
4 min
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Squadra ambiziosa che rinasce per il secondo anno consecutivo. Così il Team Bahrain Victorious, con l’auspicio nel nome che possa essere il prosieguo del 2020 che ha visto Landa lottare per il podio del Tour e lanciare la nuova sfida al 2021.

La squadra ha perso un elemento di sicuro futuro come Ivan Cortina e punta tutto su due blocchi ben riconoscibili. Quello dei Giri, che ha in Landa, Caruso e Pello Bilbao i punti di riferimento. Quello delle classiche con Colbrelli, Mohoric e Haussler. A loro si aggiungono due giovani come Gino Mader e Jonathan Milan.

Nuovi quadri

Partito Rod Ellingworth, il ruolo di Team Principal è stato assunto da Vladimir Miholjevic, mentre sull’ammiraglia a Volpi si sono aggiunti Rolf Aldag e Neil Stephens.

Bici Merida, nuovo abbigliamento Nalini, selle Prologo, ruote Vision, gomme Continental, manubrio Fsa: il quadro è completo.

Questa è una gallery dei primi giorni dal ritiro di Altea del Team Bahrain Victorious, in Spagna.

Eros Capecchi 2020

Capecchi si rilancia fra la bici e il trattore

29.12.2020
4 min
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Il 2020 doveva essere per Capecchi l’anno del debutto alla Bahrain-McLaren, del Giro e poi del Tour e della collaborazione con Rod Ellingworth, il tecnico britannico che aveva lasciato il Team Ineos per rifondare la squadra del Principe. A distanza di un anno, è meglio non guardarsi alle spalle. Il debutto c’è stato, ma si è fermato allo Uae Tour. Al Tour sono andati altri. Al Giro nemmeno per un giorno ha trovato sensazioni accettabili. E sul più bello, Ellingworth se ne è tornato al nido. Così Eros si è rimboccato le maniche e si è messo a lavorare. Sulla bici e sul trattore, a Case Sparse, posto incantato fra l’Umbria e la Toscana. Nell’azienda di famiglia creata da suo nonno, 40 ettari di vivaio cui si dedica di persona da quando è rientrato da Monaco.

«Sono nato su un trattore – disse quando andammo a trovarlo per la prima volta nel 2011 – in mezzo alle piante e agli animali. Per questo non me ne andrei mai, anche se ho comprato casa a Cortona per starci più fresco d’estate. A Milano Marittima preferisco il mare delle Marche. Le città non mi attirano».

Eros Capecchi, cronometro Palermo, Giro d'Italia 2020
Eros Capecchi è un cronoman, ma nella prova di Palermo si è piazzato 84° a 1’37” da Ganna
Eros Capecchi, cronometro Palermo, Giro d'Italia 2020
Capecchi, cronometro di apertura del Giro
Nel frattempo è passata tanta vita…

Per quegli stessi ragionamenti, sono rientrato a vivere qua, nella casa in cui ho vissuto per i primi sei anni della mia vita. L’azienda va bene, siamo contenti.

Poteva essere un anno da incorniciare.

Invece ci è toccato questo lungo stop. Io non ero mai stato fermo per tre mesi. Puoi fare una sosta così per infortunio, è stato come fare una rieducazione. Alla fine del 2019 avevo staccato per un mese. Poi ho fatto tutta la preparazione. Ho debuttato allo Uae Tour e poi… a casa. Si è buttato tutto il lavoro fatto prima e ripartire non è stato banale.

Non siete mai stati fermi, in realtà.

Non uscivamo su strada, ma si facevano i rulli due volte al giorno e poi tutto il lavoro a corpo libero. Poi sono venute fuori le piattaforme virtuali e le squadre si sono ingegnate. Insomma, il sudore che ho versato sui rulli era roba vera. Quando ci hanno permesso di ripartire, è stato come un sogno. Strano per uno che ha fatto tanti anni in bicicletta.

Si è detto che il nuovo avvio è stato più difficoltoso dopo i 30 anni…

Ho sofferto. Avevo i valori migliori, il peso a posto, ma a inizio Giro, già sull’Etna, avevo sensazioni strane. Sono bastati due giorni un po’ storti e addio colpo di pedale. Anche perché se non eri al 100 per cento, era difficile recuperare.

E’ tanto più difficile trovare la forma a 34 anni?

Al Giro del 2010 caddi nella tappa di Montalcino. Mi fermai per il dolore alle costole e restai fermo quasi per tre settimane. Era ormai giugno, eppure rientrai al Delfinato e poi andai al Tour, facendo anche bene in montagna. Adesso forse non ci riuscirei.

Che cosa è cambiato nella quotidianità di Capecchi?

La risposta del fisico, il ciclismo e i metodi di lavoro. E io sono fortunato perché non ingrasso. Ho ripreso da un mese e mezzo, andando in palestra e uscendo fra strada e mountain bike e ho soltanto 2 chili oltre il peso forma. Se così non fosse, sarebbe dura, perché la vera differenza la fanno il peso e quanto si impiega per smaltirlo.

Eros Capecchi, Sestriere, Giro d'Italia 2020
Nella tappa di Sestriere, la penultima del Giro d’Italia, ha concluso in 87ª posizione
Eros Capecchi, Sestriere, Giro d'Italia 2020
Nella tappa di Sestriere, Capecchi in 87ª posizione
Scarso appetito o Madre Natura è stata buona con te?

Altro che scarso, ho molto appetito. Ma il fattore cibo si scatena quando lo vedi, se sei dentro casa a non fare nulla e magari apri il frigo ogni volta che ci passi davanti. Io quando non mi alleno sono sul trattore e tante volte mi dimentico anche di mangiare.

Cambia anche l’allenamento?

Fino a qualche anno fa c’era la convinzione che si dovessero aumentare le ore, distanze incredibili. Io ho scoperto che la resistenza l’ho acquisita con gli anni e piuttosto ho bisogno di richiamare doti che con gli anni si perdono, come brillantezza, esplosività, ritmo gara e condizione gara. Prima facevo una distanza, un giorno di potenziamento e uno con un po’ di salite. Ora faccio lavori specifici per 5 giorni a settimana. E la sera a casa, sono parecchio stanco.

Che cosa vorresti dal 2021?

Una buona condizione e non soffrire come l’anno scorso. Se fai tutto bene e in corsa non vai, lo stimolo mentale viene meno. Per fortuna è stato così per molti.

Che idea ti sei fatto della partenza di Ellingworth?

Non me la sono fatta. Sembrava ci credesse, si è dedicato al team anima e corpo. In ogni caso è nato un gruppo forte. Nonostante fosse appena arrivato e dovesse adattarsi, Landa con Caruso accanto ha fatto un bel Tour. E se non fosse stato per il giorno dei ventagli, sarebbe stato più vicino al podio.

Miholjevic prenderà il posto di Ellingworth.

Mi ha chiamato proprio lui per dirmi la novità e per chiedere a noi più esperti di dargli una mano. Abbiamo parlato un po’. Gli ho detto che secondo me è un ruolo che potrà svolgere bene. Si riparte il 16 gennaio con il ritiro di Altea e poi si torna allo Uae Tour. E speriamo che stavolta si tiri dritto.

Merida Italia 2020

Merida Italy, obiettivo quotazione in Borsa

14.12.2020
2 min
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La filiale italiana del bike brand Merida punta dritta verso la quotazione in Borsa. La notizia era già nell’aria da qualche mese, ma la conferma è stata data direttamente a bici.PRO dai vertici aziendali della rappresentante del marchio taiwanese, che dal 2015 ha la propria sede a Reggio Emilia.

Paolo Ferretti, Merida Italia 2020
Antonio Chieffo, CFO e Advisory Board di Merida Italy
Paolo Ferretti, Merida Italia 2020
Antonio Chieffo, CFO di Merida Italy

Crescita potente

A guidare Merida Italy è Paolo Ferretti, uno dei fondatori della stessa società emiliana, che nel 2019 ha chiuso il proprio fatturato a quota 8,5 milioni di euro. Ma il margine di crescita sul mercato, considerando la potenza del marchio e l’ampiezza della gamma Merida, è davvero molto molto elevato sul territorio del nostro Paese… Da qui la decisione di strutturarsi in modo decisamente “poderoso”.

«Guardando i fatturati – ha dichiarato Ferretti – questo si pone come un passaggio obbligato. Meglio, lo era già un paio d’anni fa, quando abbiamo costituito la società. Ma adesso questa operazione potrà portare maggiore liquidità e possibilità di sviluppo, con un focus preciso sulla crescita societaria legata sia al management che all’offerta per i nostri clienti».

Wouter Poels, Merida, 2020
Wouter Poels, del Team Bahrain-McLaren in azione sulla Merida da crono
Wouter Poels, Merida, 2020
Wouter Poels sulla suaMerida da crono

Grandi prospettive

A occuparsi sia della trasformazione in società per azioni (spa) che della quotazione in Borsa è Antonio Quintino Chieffo, quest’ultimo il fondatore di AC Finance, che è stato nominato CFO (Chief Financial Officer) e Advisory Board di Merida Italy. 
«Ho assunto un incarico importante – ha ammesso Antonio Chieffo – perché Merida Italy rappresenta una realtà interessante e con grandissime prospettive. Il passaggio da Srl a Spa, e la conseguente quotazione in Borsa prevista per i primi mesi del 2021, daranno sicuramente linfa nuova per una società già di vertice nel proprio comparto».

www.meridaitaly.it

Sonny Colbrelli

Tre settimane da gregario per Colbrelli

22.09.2020
3 min
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Alla fine del Tour de France, con un nono posto come miglior risultato, Sonny Colbrelli si è detto che un altro grande Giro solo per tirare non lo farà più. Dopo il terzo posto ai campionati italiani, c’era da sperare che la Bahrain-McLaren lo portasse alla Grande Boucle per vincere una tappa o lottare per la maglia verde. Invece le parole dei manager sono state chiare: si va al Tour e si tira per Landa. Null’altro. E Colbrelli ha accettato, difficile capire se perché sprovvisto di alternative. Il suo Tour de France si è chiuso con l’11° posto a Parigi e il 93° posto in classifica finale a quattro ore e mezza da Pogacar.

Sonny Colbrelli, Wouter Poels, Damiano Caruso, Tour de France 2020
Una Grande Boucle inattesa per il bresciano, che si è ritrovato a lavorare in salita
Sonny Colbrelli, Wouter Poels, Damiano Caruso, Tour de France 2020
Una Boucle inattesa per il bresciano, che si è ritrovato a lavorare in salita
Cominciamo dagli altri: credevi che Roglic potesse perdere così?

Una ripassata del genere è stata fuori dal normale, anche perché Roglic nella crono finale ha chiuso nei primi cinque. Non è andato proprio piano. Pogacar ha avuto davvero un giorno di grazia.

Che cosa hai pensato quando ti hanno detto che avresti dovuto lavorare e basta?

Che è il mio lavoro. All’inizio è stata un po’ dura, poi mi sono abituato. Sapevo che non avrei avuto occasioni per me e quando a Lione mi sono ritrovato davanti, ho fatto la volata per orgoglio. Diciamo che mi hanno voluto a tutti i costi, ma un po’ mi è dispiaciuto non aver potuto lottare davanti. Quando c’era Nibali, mi capitava di tirare, ma nelle tappe veloci avevo i miei spazi. Se non altro ho capito di poter essere leader in certe corse e gregario in altre.

Dopo tanto lavorare in salita, si poteva sperare in un posto per i mondiali?

Sapevo che sarebbe stato difficile. Quando Cassani ha la sua idea su un percorso o un corridore, difficilmente gliela fai cambiare. Eppure io uno veloce lo avrei portato, come jolly. E non parlo per forza di me, magari ci sarebbe stato bene Trentin che regge a certi dislivelli. I mondiali duri sono difficili da interpretare: Innsbruck doveva essere durissimo, ma sono arrivati sotto l’ultimo muro col gruppo quasi compatto.

Dopo il primo Tour non volevi più tornarci, ora è cambiato qualcosa?

La stanchezza è arrivata per tutti nell’ultima settimana, ma l’ho gestita. Il primo Tour fu devastante, lo confermo, ma era il mio primo anno in un team WorldTour e serviva tempo per fare esperienza.

Come è stato il Tour nell’anno del Covid?

La verità è che mi pare non sia cambiato niente, a parte metterci la mascherina. Non c’era gente ai pullman e alla partenza, ma sui percorsi era pieno di tifosi. Per il resto eravamo blindati.

Due soli italiani, Caruso e Colbrelli, come è andata?

Eravamo in camera insieme, Caruso ed io, ma dopo una settimana abbiamo litigato e per una notte ci siamo separati. C’è stata tensione dopo il giorno dei ventagli, poi però abbiamo fatto pace.

Che Tour è stato?

Folle, corso a mille all’ora. Non un sol giorno che siamo stati tranquilli, non so perché. A ogni tappa facevo il record dei watt o dei fuori soglia.

Damiano Caruso a 10 gradini dalla vetta

22.09.2020
3 min
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Alla fine Damiano Caruso il suo posto fra i primi 10 del Tour de France l’ha ottenuto, scortando per di più Mikel Landa verso il quarto. Per questo è soddisfatto, anche se nei giorni conclusivi della corsa francese era parso innervosito dalle poche attenzioni ricevute dai media.

«E’ sempre la solita storia – dice a bici.PRO – i giornalisti scrivono sempre di chi vince e gli altri non esistono».

Damiano Caruso, Alejandro Valverde, Tour de France 2020
Il decimo posto del Tour è stato un affare a due fra lui e Valverde
Damiano Caruso, Alejandro Valverde, Tour de France 2020
Il decimo posto del Tour del France è stato un affare a due fra lui e Valverde
Pensavi di vivere un Tour così rocambolesco in cui la classifica si ribalta il penultimo giorno?

L’arrivo della crono è stato un’escalation di notizie. Eravamo nei parcheggi dei bus e si capiva che Pogacar stava per andare in testa e non ci credevamo. La corsa è esplosa. Pensavo di aver fatto una crono importante con il mio 7° posto, invece c’era chi stava facendo molto meglio di me. E’ stata una gara di ognuno contro se stesso. La mattina avrei puntato su Roglic. Pensavo a una reazione di Pogacar, ma non avrei mai creduto così. Ha sorpreso tutti per il distacco che è riuscito a dargli.

Un posto nei dieci è un bel risultato…

Alla vigilia del Tour non era previsto che facessi classifica. Ma essere vicino a Landa mi ha portato avanti e non abbiamo mai vissuto situazioni di emergenza che mi costringessero a sacrificarmi, perdendo definitivamente terreno. Sono nei dieci per merito mio, mentre l’undicesimo posto del 2017 fu la conseguenza di una fuga.

Che cosa rappresenta questo risultato per Damiano Caruso?

Mi ha dato la conferma che quando c’è la condizione, sono uno dei top rider. Posso fare il gregario, ma posso anche essere fastidioso. Se mi muovo, difficile che mi lascino andare. Quando sono partito sul Cormet de Roselend, ho ripreso un minuto alla fuga. Caruso in condizione va tenuto in conto.

Fra l’altro hai trovato la condizione in un anno così balordo…

E’ stata un’annata particolare per tutti. Ritrovare la miglior forma ha dimostrato la mia professionalità e ne sono contento.

Un commento su questa stagione del Covid?

Alla luce di tutto quello che è successo, sono contento che si sia corso. Alla fine avrei potuto anche decidere di partire per il Giro, ma l’avrei ritenuta una forzatura, anche se il Giro a cose normali sarebbe stato il mio vero obiettivo personale. Partire dopo il Tour non sarebbe stato corretto verso la corsa e verso di me. Ne riparleremo il prossimo anno.

Che cosa ti è parso di Landa come capitano?

Non è male. Mi piacciono i capitani quando ci mettono l’impegno e Landa ha lottato dall’inizio alla fine. Dopo la crisi al Col de La Loze, ha avuto una bella reazione e il giorno successivo abbiamo riguadagnato terreno. Ci siamo fermati ai piedi del podio, con una squadra compatta che ha corso bene.

C’è un però?

Ed è grande così. Eravamo partiti puntando al podio, ma fra cadute e incidenti vari, se a Nizza ci avessero proposto di firmare per il quarto posto, avremmo accettato. Si deve essere realisti e io a quel punto non ero neppure così sicuro che il Tour de France lo avremmo concluso.