Damiano Caruso a 10 gradini dalla vetta

22.09.2020
3 min
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Alla fine Damiano Caruso il suo posto fra i primi 10 del Tour de France l’ha ottenuto, scortando per di più Mikel Landa verso il quarto. Per questo è soddisfatto, anche se nei giorni conclusivi della corsa francese era parso innervosito dalle poche attenzioni ricevute dai media.

«E’ sempre la solita storia – dice a bici.PRO – i giornalisti scrivono sempre di chi vince e gli altri non esistono».

Damiano Caruso, Alejandro Valverde, Tour de France 2020
Il decimo posto del Tour è stato un affare a due fra lui e Valverde
Damiano Caruso, Alejandro Valverde, Tour de France 2020
Il decimo posto del Tour del France è stato un affare a due fra lui e Valverde
Pensavi di vivere un Tour così rocambolesco in cui la classifica si ribalta il penultimo giorno?

L’arrivo della crono è stato un’escalation di notizie. Eravamo nei parcheggi dei bus e si capiva che Pogacar stava per andare in testa e non ci credevamo. La corsa è esplosa. Pensavo di aver fatto una crono importante con il mio 7° posto, invece c’era chi stava facendo molto meglio di me. E’ stata una gara di ognuno contro se stesso. La mattina avrei puntato su Roglic. Pensavo a una reazione di Pogacar, ma non avrei mai creduto così. Ha sorpreso tutti per il distacco che è riuscito a dargli.

Un posto nei dieci è un bel risultato…

Alla vigilia del Tour non era previsto che facessi classifica. Ma essere vicino a Landa mi ha portato avanti e non abbiamo mai vissuto situazioni di emergenza che mi costringessero a sacrificarmi, perdendo definitivamente terreno. Sono nei dieci per merito mio, mentre l’undicesimo posto del 2017 fu la conseguenza di una fuga.

Che cosa rappresenta questo risultato per Damiano Caruso?

Mi ha dato la conferma che quando c’è la condizione, sono uno dei top rider. Posso fare il gregario, ma posso anche essere fastidioso. Se mi muovo, difficile che mi lascino andare. Quando sono partito sul Cormet de Roselend, ho ripreso un minuto alla fuga. Caruso in condizione va tenuto in conto.

Fra l’altro hai trovato la condizione in un anno così balordo…

E’ stata un’annata particolare per tutti. Ritrovare la miglior forma ha dimostrato la mia professionalità e ne sono contento.

Un commento su questa stagione del Covid?

Alla luce di tutto quello che è successo, sono contento che si sia corso. Alla fine avrei potuto anche decidere di partire per il Giro, ma l’avrei ritenuta una forzatura, anche se il Giro a cose normali sarebbe stato il mio vero obiettivo personale. Partire dopo il Tour non sarebbe stato corretto verso la corsa e verso di me. Ne riparleremo il prossimo anno.

Che cosa ti è parso di Landa come capitano?

Non è male. Mi piacciono i capitani quando ci mettono l’impegno e Landa ha lottato dall’inizio alla fine. Dopo la crisi al Col de La Loze, ha avuto una bella reazione e il giorno successivo abbiamo riguadagnato terreno. Ci siamo fermati ai piedi del podio, con una squadra compatta che ha corso bene.

C’è un però?

Ed è grande così. Eravamo partiti puntando al podio, ma fra cadute e incidenti vari, se a Nizza ci avessero proposto di firmare per il quarto posto, avremmo accettato. Si deve essere realisti e io a quel punto non ero neppure così sicuro che il Tour de France lo avremmo concluso.