Tiberi e la sua Scultura: un test davvero speciale

29.11.2023
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Antonio Tiberi racconta la Merida Scultura con cui corre dal primo giugno. Il telaio più piccolo per leggerezza e compattezza. Tre tipi di ruote diverse per tre comportamenti ben distinti. La facilità nella guida in discesa. La rigidità e l'aerodinamica nei rilanci. I rapporti Shimano al confronto con gli Sram lasciati alla Trek. La sella Prologo. Una giornata in bici con il laziale del Team Bahrain Victorious.

GAVIGNANO – Antonio Tiberi al Team Bahrain Victorious c’è arrivato a giugno. La prima parte dell’anno, incluso qualche piazzamento interessante, l’aveva fatta con la Trek-Segafredo, che ancora non era diventata Lidl. Così quando si è trattato di infilarsi nella nuova maglia, il laziale ha dovuto cancellare ogni cosa e ripartire da zero. Un altro preparatore. Altri compagni. Altro abbigliamento. E un’altra bicicletta. Proprio per questo siamo venuti in questo angolo della provincia più a sud di Roma, ancora baciato da un tiepido sole, per seguire Antonio durante uno dei primi allenamenti e farci raccontare il passaggio alla nuova bici.

Un caffè preparato da suo padre Paolo, un pezzetto di crostata fatta in casa e fuori il verde dell’azienda agricola di famiglia sono lo sfondo del mattino in attesa che Antonio finisca di prepararsi. Il ritiro di Altea è ormai imminente c’è bisogno di alzare i giri del motore, come ha già spiegato Bartoli che ha iniziato ad allenarlo a stagione iniziata.

Tiberi corre con la Merida Scultura. Solo raramente ha pedalato sulla Reacto
Tiberi corre con la Merida Scultura. Solo raramente ha pedalato sulla Reacto

Viaggio in Slovenia

«Ho preso in mano questa bici per la prima volta alla vigilia del Giro di Svizzera – racconta Tiberi – quando ormai era confermato che sarei passato con la nuova squadra. Sono andato a ritirare tutto il materiale nei loro magazzini in Slovenia. Ho portato a casa sia la Scultura che la bici da cronometro e ho cominciato a usarle».

La dotazione della Bahrain Victorious prevede una doppia scelta per le bici da strada: la Scultura, appunto, e la Reacto. Sarà così anche per il prossimo anno, anche se molto probabilmente cambierà la grafica della bici, che sarà più in linea con quella già sfoggiata al Tour de France. La nuova versione della Scultura in realtà ha mutuato dalla aerodinamica Reacto più di qualche accorgimento geometrico, che la rende molto veloce mantenendo il comfort, pur trattandosi della bici più leggera.

Al Lombardia, ruote da 45 e grande velocità: in discesa la Scultura piega davvero tanto
Al Lombardia, ruote da 45 e grande velocità: in discesa la Scultura piega davvero tanto
Quanto tempo ti è servito per abituarti alla nuova bici?

Più o meno una settimana. Le differenza tra una e l’altra si notano abbastanza, soprattutto al primo impatto. Quando sono salito, la prima cosa che ho notato è stata la risposta della bici, la rigidità. La Scultura è molto reattiva. E pur essendo una bici prettamente da salita, è molto maneggevole nelle varie situazioni di gara. E’ molto comoda, aspetto fondamentale per gare che superano i 200 chilometri.

Quanto leggera e quanto rigida?

Si cerca di stare sempre intorno al limite di 6,8 chili. Ormai ci sono abituato, ma in quei primi giorni l’aspetto che ho notato di più è stata la rigidità in pianura, che agevola anche nelle fasi più aggressive della gara, quando ci sono scatti e rilanci. E la rigidità aiuta anche in discesa. A me piace avere una bici molto reattiva che si piega abbastanza facilmente. I primi giorni ho dovuto prenderci la mano, ma ora mi trovo bene. In discesa si fa guidare, è anche divertente.

E’ stato facile trovare la posizione oppure hai dovuto fare tanti aggiustamenti?

Non ho avuto difficoltà, anche perché mi adatto abbastanza facilmente, grazie alla mia elasticità. Ho dedicato una giornata al posizionamento e di lì a una settimana sono stato completamente a mio agio.

La bici cambia tanto utilizzando ruote diverse?

Abbastanza, la risposta è diversa. Con ruote a profilo basso, la bici è molto più rapida nei cambi di direzione. Più facile, ma anche più delicata: bisogna essere un po’ più accorti nei movimenti bruschi. Con ruote a profilo alto, è molto più fluida anche se leggermente più lenta nei movimenti. Cambiamo le ruote in base ai percorsi della gara.

Ad esempio?

Durante una corsa a tappe, se c’è un giorno di pianura, solitamente usiamo tutti l’alto profilo. Ci sono alcuni corridori che preferiscono cambiare addirittura la bici, passando alla Reacto, che è quella più aerodinamica. Io invece mi trovo bene con questa in tutte le occasioni e preferisco aggiustarmi solamente con le ruote. Quindi magari su percorsi ondulati, utilizzo ruote medie con profilo da 45. Nelle tappe completamente di pianura, profilo da 60. E nelle tappe di salita, profilo da 30.

Pneumatici tubeless o tubolari?

Ormai corriamo quasi esclusivamente con i tubeless che, in base ai vari studi che sono stati fatti, sono molto più performanti. Anche in caso di foratura, permettono di fare qualche centinaio di metri in più prima di cambiare la ruota. Mi è capitato di aver bucato e di non essermene accorto, perché il liquido aveva riparato il buco. Ho cambiato la ruota appena possibile e nelle condizioni migliori di corsa.

Guarnitura Shimano Dura Ace (40-54) con misuratore di potenza integrato
Guarnitura Shimano Dura Ace (40-54) con misuratore di potenza integrato
Sulla Trek utilizzavi il gruppo Sram, con rapporti diversi rispetto allo Shimano di adesso. Come è stato inizialmente?

La differenza l’ho sentita. Utilizzo il 54×11 come massimo rapporto, ma volendo si può personalizzare la scelta. In gara, anche in base ai percorsi, possiamo decidere se montare un 56 o un 53 e dietro anche il 33 per salite veramente al limite o magari soltanto un 30. Davanti invece uso un 40. La differenza rispetto a prima è che Sram dietro ha il pignone da 10, mentre su Shimano abbiamo l’11. E’ soltanto un dente, però la differenza si sente veramente, soprattutto nelle fasi veloci di gara o in discesa.

Da cosa te ne accorgi?

Ho notato che con Shimano le pedalate sono più alte e bisogna aggiustarsi con i denti delle corone davanti, puntando su qualcosa di più grande. Come dicevo, qualche volta ho montato anche il 56. Non ho trovato invece differenze nei freni: vanno bene entrambi.

Torniamo alla bici in gara: non prendi la Reacto perché anche la Scultura è una bici veloce?

Mi sono trovato bene su ogni percorso. E’ molto reattiva in situazioni di scatti e contro scatti. In salita è leggera e in discesa si piega bene. In un’occasione ho provato anche la Reacto in pianura e devo dire che la differenza si sente. Però cambia anche la geometria ed è molto più rigida, quindi anche meno comoda. Perciò in una gara a tappe preferisco usare sempre la stessa, in modo da non cambiare tanto la posizione e non stressare troppo il fisico passando su una bici più rigida.

Prime uscite di stagione per il laziale: nel giorno del nostro incontro, due ore con due salite al medio
Prime uscite di stagione per il laziale: nel giorno del nostro incontro, due ore con due salite al medio
Hai un bel fuorisella: gusto estetico o necessità tecnica?

Mi piace e mi ci trovo bene. Da sempre preferisco avere la bici con un telaio leggermente più piccolo, perché mi permette di essere più reattivo, oltre al fatto che il peso è leggermente più basso.

In base a cosa hai scelto la sella?

E’ la Scratch M5 di Prologo. L’ho scelta in base alla larghezza e alla forma ergonomica, che si adatta meglio alle ossa del mio bacino. Per fortuna non è troppo difficile passare da una sella all’altra (alla Trek-Segafredo, Tiberi utilizzava una sella Bontrager, ndr), perché pur cambiando marca, si riesce a trovare misure molto simili. Le forme non sono troppo diverse, ogni azienda fa svariati modelli, per cui è abbastanza agevole trovare la sella più adatta e simile alla precedente.

Fai da te gli interventi di manutenzione?

Quando sono a casa, qui dai miei oppure a San Marino, faccio da me, quando si tratta di dare una pulitina o magari lubrificarla e altri interventi semplici. Se invece si presenta un problema più grande, qualche malfunzionamento al cambio elettronico o al potenziometro, vado nel negozio più vicino dove so che trattano materiali Shimano.

Siamo pronti per partire. L’aria è più calda, sui Monti della Meta che sullo sfondo dividono il Lazio dall’Abruzzo e dal Molise, una prima spruzzata di neve oltre quota 2.000 fa capire che l’inverno è alle porte. L’allenamento di oggi prevede un paio di salite al medio. La prima, caro Tiberi, la farai tutta in favore di telecamera. Adesso sì che possiamo andare davvero.

La Reacto speciale per il “Cobra”: l’omaggio di Merida

04.07.2023
4 min
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Il numero più significativo per la carriera agonistica di Sonny Colbrelli rimarrà sempre il 71, ovvero il dorsale portato dall’ex corridore della Bahrain Victorious sul gradino più alto del podio alla Parigi-Roubaix. Un numero che Merida ha voluto omaggiare, dedicando a Colbrelli una Reacto dalla livrea speciale, prodotta appunto in 71 esemplari. Chi riuscirà ad acquistare questa esclusiva bici, la potrà ricevere direttamente da Colbrelli nella sede di Merida a Reggio Emilia. 

«Appena ho smesso – racconta Colbrelli in persona – parlando con Merida Italia ci siamo chiesti perché non fare qualcosa che restasse e che fosse legato alla mia carriera. per questo hanno proposto una bici che possa racchiuderla, specialmente legata al 2021 con dei particolari inserti che ricordano la Parigi-Roubaix grazie al disegno del pavé, poi il campionato europeo e il campionato italiano. In più abbiamo applicato anche il mio nuovo logo fatto da Johnny Mole. Anche la bicicletta l’ha disegnata lui e abbiamo trovato un bel compromesso grafico. Da lì siamo andati avanti col progetto e sono nate queste 71 bici. Per quanto riguarda la consegna, stiamo effettivamente predisponendo un pacchetto per cui sarò io a consegnarle. Stiamo definendo poprrio ora i dettagli».

Dedica speciale

Colbrelli è diventato in questi anni ambassador del marchio taiwanese e questo omaggio doveroso arriva con una livrea disegnata dallo stesso “Cobra”. Un disegno realizzato in collaborazione con lo studio di design Jonny Mole, con il quale Colbrelli ha realizzato anche il suo nuovo logo

Il modello scelto da Merida per omaggiare il campione di Desenzano sul Garda è la Reacto, la bici degli sprinter e degli uomini delle classiche. Il telaio ha un colore di base grigio cangiante. Mentre sul tubo piantone, sulla forcella e sul tubo orizzontale sono impresse le date più importanti del 2021 di Colbrelli: la vittoria del campionato italiano, del campionato europeo e della Parigi-Roubaix

I dettagli tecnici

Una versione della Reacto fedele a quella che solca le strade insieme ai corridori del team Bahrain Victorious. Il telaio è il Reacto CF5 IV in carbonio, il quale rende questa bici estremamente leggera e maneggevole. La dimensione massima di copertoni che può ospitare è da 30 millimetri, equipaggiati con freni a disco della dimensione di 160 millimetri. 

Il gruppo è lo Shimano Dura Ace con corone anteriori da 52 e 36 denti, il pacco pignoni, a 12 velocità, va dall’11 al 30. Le pedivelle sono di tre misure: 170 millimetri per le taglie XXS e XS, 172,5 millimetri per S ed M e 175 millimetri per la taglia L. Per quanto riguarda le ruote, sono state scelte le Vision Metro 45SL con altezza del cerchio appunto di 45 millimetri e larghezza del canale interno di 18 millimetri. Ruote, ovviamente, Tubeless ready. Il prezzo per la Reacto in edizione limitata è di 12.990 euro.

Merida

Le Dolomiti “teatro” della Merida Sellaronda Social Ride 

07.06.2023
3 min
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“Pedalare significa anche condividere una passione comune tra persone che non si conoscono…”. Ed è proprio seguendo questo autentico e sincero pensiero che sabato 10 giugno andrà in scena a Colfosco, in Alta Badia, l’edizione numero uno della Merida Sellaronda Social Ride: primo appuntamento di una serie di giornate 100% dedicate alla bicicletta per permettere a tutti gli appassionati che decideranno di intervenire di pedalare alcune delle migliori biciclette top di gamma prodotte dal notissimo brand taiwanese.

Grazie a questa nuova iniziativa, il già corposo calendario estivo di eventi targati Merida Italy si arricchisce di una nuova Social Ride: sinonimo di giornate da vivere in bicicletta nel corso delle quali si avrà la possibilità di pedalare su alcuni dei modelli Merida – come Scultura e Reacto – nella loro versione Team, ovvero quella riservata ai componenti della formazione WorldTour Bahrain Victorious. Un’iniziativa quest’ultima che rientra a pieno titolo tra le attività promosse per accogliere gli utenti Merida, ma anche per invitare nuovi ciclisti incuriositi di provare, nel corso di una giornata loro riservata, alcune tra le biciclette più performanti del gruppo dei professionisti.

Solo 12 posti

Come appena anticipato, il primo appuntamento con la Merida Sellaronda Social Ride si terrà sabato 10 giugno nello scenario unico rappresentato dalle Dolomiti altoatesine. L’incontro è fissato a Colfosco, in Alta Badia, dove 12 fortunati ciclisti potranno ritirare la propria Scultura, o la propria Reacto, e partire sui pedali accompagnati dallo staff di Merida Italy, circondati da boschi fitti e punte rocciose, alla volta dei quattro valichi dolomitici intorno al massiccio del Sella: il Passo Campolongo, il mitico Pordoi, il Sella e il Passo Gardena, lungo un percorso di 53 chilometri con un dislivello di 1.637 metri. L’appuntamento da segnare il agenda è dunque per le ore 8 di sabato 10 giugno presso Sport Edoardo di Colfosco, dove i tecnici Merida effettueranno uno scrupoloso “bike fitting” ai dodici fortunati partecipanti.

Merida affianca da anni i corridori del team WorldTour Bahrain Victorious
Merida affianca da anni i corridori del team WorldTour Bahrain Victorious

Inoltre, a disposizione degli intervenuti verrà anche fornito un kit MORE S.A.F.E: il sistema “scan for emergency” sviluppato da Merida Italy e composto da un pacchetto di QR Code adesivi, da applicare sulla bicicletta e sul casco, che attraverso una specifica app vengono associati ai dati anagrafici e sanitari del ciclista. In eventuali situazioni di emergenza, i soccorritori potranno scansionare il QR Code presente sugli adesivi per così poter avere immediatamente un identikit della persona da aiutare, oltre ai contatti di emergenza. Un’occasione, dunque, per far conoscere meglio uno strumento che può risultare molto, molto utile a tutti i ciclisti.

L’iscrizione alla Merida Sellaronda Social Ride è gratuita, ma il numero dei partecipanti è limitato a soli dodici posti disponibili. Tutti coloro che volessero vivere questa bellissima esperienza, sono invitati ad inviare la propria candidatura compilando il modulo al seguente indirizzo web: bit.ly/meridasocialride.

Merida

Merida in prima fila accanto alla Gran Fondo Matildica

17.05.2023
3 min
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Merida è diventato il “title sponsor” di una delle manifestazioni ciclistiche amatoriali più importanti e conosciute d’Italia: la Gran Fondo Matildica. Nell’ambito delle attività di sostegno al territorio di Reggio Emilia, la filiale italiana del noto marchio ciclistico taiwanese affianca e sostiene numerose attività, e tra queste rientrano sia la titolazione della Gran Fondo Matildica, in programma proprio nella “Città del Tricolore” domenica 4 giugno, sia il sostegno alla pista di avviamento al ciclismo intitolata a Giannetto Cimurri.

L’attività di Merida Italy è da sempre concentrata nella promozione sul territorio nazionale della propria gamma di biciclette, che spaziano dal ciclismo su strada alla mtb, passando ovviamente per le bici a pedalata assistita. A questo forte impegno si deve sommare anche la particolare “vicinanza” che l’azienda ha nei confronti del territorio di Reggio Emilia, dove ha appunto sede la divisione italiana del gruppo taiwanese. Ed è proprio di questi giorni la notizia che conferma l’accordo tra l’ASD Cooperatori e Merida Italy per la titolazione della 51a edizione della “Matildica”, quest’anno tappa della UCI Gran Fondo World Series 2023: il circuito voluto dalla Unione Ciclistica Internazionale per racchiudere in un unico calendario le più rappresentative competizioni amatoriali sulla lunga distanza.

La Gran Fondo Matildica nel 2023 farà parte dell’UCI Gran Fondo World Series
La Gran Fondo Matildica nel 2023 farà parte dell’UCI Gran Fondo World Series

Bicicletta e territorio

«Siamo estremamente orgogliosi – ha dichiarato Paolo Fornaciari, il CEO di Merida Italy – di sostenere l’organizzazione della Gran Fondo Matildica: un evento che rappresenta uno storico appuntamento nel calendario italiano delle manifestazioni per gli appassionati, oltre ad essere una straordinaria vetrina dei paesaggi emiliani. E’ importante sottolineare che questa nostra attivazione si colloca all’interno di un piano più ampio di affiancamento verso il territorio che ci ospita».

«Onore ed orgoglio – ha commentato Roberto Camorani, il presidente dell’ASD Cooperatori, materialmente la società che organizza la Gran Fondo – sono questi i sentimenti che proviamo nel poter contare su Merida Italia al nostro fianco. Per entrambe le realtà, l’attaccamento al territorio e alla sua promozione è molto forte. La volontà della Gran Fondo Matildica è sicuramente quella di affermarsi nel panorama gran fondistico internazionale, e siamo sicuri che, con il supporto di Merida, questo sarà presto possibile».

Merida, sarà primo sponsor della Gran Fondo Matildica
Merida, sarà primo sponsor della Gran Fondo Matildica

Sulla maglia “Ciao Dario…”

La storica manifestazione ciclistica reggiana prende dunque il nome di Gran Fondo Matildica Merida. Durante le giornate di sabato 3 e domenica 4 giugno, inoltre, Merida Italy porterà in piazza uno stand con un’ampia collezione della propria offerta di biciclette, offrendo così la possibilità a chiunque di poterle testare. Due i tracciati previsti: il primo di 165,8 chilometri con 2.963 metri di dislivello e il secondo più lungo di 130 con ben 2.038 metri di dislivello.

Dario Acquaroli, marketing manager Merida Italy, recentemente scomparso
Dario Acquaroli, marketing manager Merida Italy, recentemente scomparso

Da porre poi in evidenza che la presenza di Merida si estende anche alla maglia ufficiale della manifestazione, un capo tecnico che ogni partecipante troverà nel proprio pacco gara al momento del ritiro del pettorale, su cui verrà riportata la frase “Ciao Dario…”: un piccolo ma significativo tributo dedicato a Dario Acquaroli, marketing manager Merida recentemente scomparso.

Merida

Merida Scultura Team 2022, il parere di Damiano Caruso

19.01.2022
8 min
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La nuova Merida Scultura CF5 Team, mai così bella, leggera e precisa. Questa bicicletta, in uso al Team Bahrain Victorious, ha il DNA di una bicicletta votata alle competizioni ed il volto di un progetto che fa collimare leggerezza ed aerodinamica, ma anche un comfort di buon livello.

«Ho iniziato ad usare la nuova Merida Scultura da giugno – ci ha raccontato Damiano Caruso, con cui alla fine condivideremo molte sensazioni – e devo dire che molto è cambiato, se metto a confronto questa versione con la precedente. Prima era una bella bici, molto comoda, quasi riposante e il passo che Merida ha fatto con la nuova bicicletta è lampante. Le differenze principali emergono in pianura e in discesa, perché la Scultura di oggi è nettamente più veloce».

Non si tratta di una bici mastodontica, anzi è piuttosto fine ed elegante, è armoniosa nel suo essere moderna. Adotta l’integrazione dei componenti come un valore aggiunto alla piattaforma. Oltre al design c’è anche un tessuto di carbonio nano concept con le specifiche di Nano Matrix Carbon (top di gamma Merida). Entriamo nello specifico della nostra prova.

Una bici stabile e veloce, Damiano Caruso confermerà le nostre sensazioni (foto Sara Carena)
Una bici stabile e veloce, Damiano Caruso confermerà le nostre sensazioni (foto Sara Carena)

Scultura, la prima risale al 2006

La prima versione della Merida Scultura risale al 2006 e da allora molto è cambiato. La ricerca della massima penetrazione dello spazio è entrata di prepotenza anche nel segmento delle bici superleggere. Sono cambiati i materiali e i procedimenti per costruire i telai in fibra composita. Ci sono i freni a disco e i componenti, oltre ad essere integrati nei progetti, sono sempre più funzionali alla resa tecnica del pacchetto. Nel caso della Merida Scultura Team di quinta generazione, oltre al frame, ci sono il reggisella in carbonio con uno shape proprio ed un manubrio full carbon studiato per questa bicicletta. E poi c’è un allestimento che fa la differenza.

I numeri della Scultura CF5

  • Si tratta di un telaio ed una forcella con 822 e 389 grammi di peso dichiarati (taglia media). Nella versione in test, sempre nella taglia M e con l’allestimento che vedete nelle immagini e nel video, il peso rilevato è di 7,08 chilogrammi. Da notare che la bici in test è dotata delle ruote Vision Metron SC, mentre quella a catalogo prevede le SL, che sono più leggere.
  • Rispetto alla versione precedente, la Merida Scultura Team CF5 2022 è maggiormente aerodinamica, il 4% più efficiente e al tempo stesso versatile. Questa versatilità si riferisce a differenti tipologie di setting, legate alle ruote, con profili medi e alti (considerazione che trova conferma grazie a Damiano Caruso). Non è un dettaglio secondario, se consideriamo che molti atleti pro’ usano questa tipologia di biciclette con cerchi da 55 millimetri e oltre. Nel caso specifico della nuova Scultura, l’aerodinamica diventa una soluzione di design funzionale, legata ad esempio ai foderi obliqui del retrotreno. Questi hanno un’inserzione ribassata, ma fungono come dei diffusori grazie al design allargato, che al tempo stesso permette di far alloggiare pneumatici fino a 30c di sezione. La stessa luce di passaggio è comune alla forcella e quindi all’avantreno.
  • E poi c’è quel manubrio integrato (320 grammi dichiarati), bello e rigido, con un impatto frontale ridotto e davvero comodo grazie alle forme regolari della piega e ai valori di reach e drop votati al comfort (anche per le mani piccole il vantaggio di raggiungere facilmente le leve è reale). Si abbina alla perfezione con il design dell’head tube e con la serie sterzo (e con i suoi spessori).

Le taglie e le geometrie

Lo sviluppo del progetto segue un rinnovato sviluppo delle quote geometriche. L’esempio sono le due taglie di riferimento. La S con un top tube lungo 54,5 centimetri e la M con lo stesso profilato che ha una lunghezza di 56 centimetri. Sono il reach e lo stack a fare la differenza, ovvero l’altezza e la lunghezza che si dimostrano piuttosto contenuti e ci dicono di una bicicletta con “interasse corto”. Se analizziamo la misura media della Merida Scultura, quella del test, a prescindere dalla lunghezza dello stem (abbiamo usato l’attacco da 120 millimetri e 420 di larghezza per la piega), troviamo un reach di 39,5 centimetri e uno stack di 55,7, con un passo totale di 99 centimetri (il carro posteriore è lungo 408 millimetri). Significa che è una bicicletta compatta.

I nostri feedback

Le prime pedalate trasmettono un grande feeling per quello che riguarda la fluidità e la scorrevolezza, ma anche un elevato comfort. E dobbiamo considerare che è una bici da “corridore vero”. Lo sviluppo della taglia M è molto buono, con l’angolo del piantone a 73,5° che non obbliga a chiudere l’articolazione dell’anca in modo eccessivo. Un altro fattore ampiamente sfruttabile è la combinazione tra lo sterzo (compatibile con la soluzione ACR di FSA) e il manubrio integrato. Il primo è bello da vedere anche per i diversi spessori, il che non guasta. Il secondo è comodo anche nelle fasi di presa alta, pur avendo il profilo aero. Merida Scultura Team non si dimostra mai eccessiva, con una reattività ben distribuita tra avantreno e carro posteriore.

La Scultura è una bici per tutte le occasioni e in salita invita ad uscire di sella, grazie ad un avantreno ben strutturato (foto Sara Carena)
In salita invita ad uscire di sella, grazie ad un avantreno ben strutturato (foto Sara Carena)

Una gran forcella

Il precedente aspetto si traduce positivamente sulla guidabilità, sull’agilità e su quella compostezza apprezzabile nelle fasi di rilancio della bici, che non perde di trazione e non si scompone. Non tende mai a schiacciarsi su stessa, né quando ci si alza in piedi sui pedali, né quando si affrontano dei lunghi tratti in salita, sempre in sella. Nel primo caso la forcella è un punto che dà forza e sostiene (non è un fattore scontato e questa forcella è costruita in modo impeccabile), è tosta senza essere nervosa. In discesa esige un po’ di attenzione, come buona parte delle biciclette di questo segmento, ma “con un po’ di manico entra come un coltello nel burro” quando si tratta di cambiare continuamente direzione.

Permette di fare anche “la sgambata”, senza mostrare i muscoli ed essere troppo esigente (foto Sara Carena)
Permette di fare anche “la sgambata”, senza mostrare i muscoli ed essere troppo esigente (foto Sara Carena)

Il parere di Caruso

Damiano Caruso ha iniziato a usare la nuova Scultura nel ritiro di Livigno, a giugno 2021. Ce ne accorgemmo e ci concedemmo in quell’occasione un primo approfondimento, per forza di cose furtivo, sulla bici che contemporaneamente veniva utilizzata al Tour dai corridori del Team Bahrain Victorious, prima della presentazione in vista della Vuelta.

«Non è estremamente rigida – dice il siciliano – e per quanto mi riguarda è meglio così, nel senso che tecnicamente è il compromesso ottimale tra la Scultura della generazione precedente e la Reacto, che per le mie caratteristiche diventa troppo esigente. Uso la taglia 54, con il nuovo manubrio integrato Team SL, che non è troppo abbondante nelle forme e non flette quando lo carichi, ad esempio in volata.

Caruso ha iniziato a usare la nuova Scultura a giugno: qui al via del tricolore di Imola
Caruso ha iniziato a usare la nuova Scultura a giugno: qui al via del tricolore di Imola

«Mi gratifica utilizzare la bici con le ruote ad alto profilo – prosegue Caruso – le Vision da 55 millimetri. Le ruote con questa configurazione mi danno un senso di velocità maggiore, soprattutto in discesa».

Interessante inoltre la nota di Damiano in merito al peso della bicicletta. « La Scultura che ho utilizzato alle Olimpiadi, comunque il modello nuovo, aveva un peso di 7,02, quindi leggermente superiore al valore minimo UCI».

Crescita e ancora crescita: gli obiettivi di Merida Italy

29.10.2021
2 min
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Merida Italy prosegue nel proprio percorso di crescita. Dopo l’inaugurazione della nuova sede di Reggio Emilia, e l’inserimento in organico di due figure molto ben riconosciute nel settore della bike industry italiana (i due ex campioni del Mondo Gianluca Bonanomi come responsabile commerciale e Dario Acquaroli al vertice del marketing), la filiale italiana del colosso produttivo taiwanese guarda alla propria crescita futura con ottimismo.

Una visione di successo

In linea con i “tempi” commerciali di un grande brand, Merida Italy ha organizzato in sede un meeting con la propria forza vendite finalizzato a presentare la gamma 2022/2023. Un anticipo importante per focalizzare al meglio tutte le novità in arrivo in tutti i segmenti produttivi dove l’azienda ha produzione. Dal road performance alla Mtb, dalle city alle e-bike, tutti i campi sono interessati.

Ike Tseng, il fondatore di Merida, era un vero visionario. Durante un viaggio negli Stati Uniti agli inizi degli anni ’70 vide una nota sulla porta di un negozio specializzato in cui c’era scritto che le biciclette fabbricate a Taiwan non venivano accettate per la riparazione a causa della loro scarsa qualità. Questo episodio lo colpì molto, al punto che nel settembre del 1972 ha inaugurato a Yuanlin (in Taiwan) la prima fabbrica della sua società: la Merida Industry Co.Ltd.

Con il meeting agenti Merida è pronta a lavorare in ottica futura, con un focus sulla stagione 2022/2023
Con il meeting agenti Merida è pronta a lavorare in ottica futura, con un focus sulla stagione 2022/2023

Tseng, il cui motto di vita era “muoviti con passione e coraggio”, scelse il nome Merida per indicare che l’intenzione dell’azienda era quello di realizzare esclusivamente prodotti belli e di alta qualità. Consentendo a chiunque di raggiungere la propria destinazione nel modo più piacevole possibile. Nel 1988 fu poi introdotto il brand indipendente Merida. Oggi, dopo anni di storia e presenza sul mercato, Merida fonde l’esperienza di un centro tedesco di ricerca e sviluppo con la competenza produttiva taiwanese. La grande competenza produttiva ha colpito davvero tutti. In modo particolare quest’anno la casa taiwanese si è posta in grande evidenza in abbinamento ai grandi successi del team WorldTour Bahrain Victorious. Soprattutto con la Roubaix conquistata pochi giorni fa di Sonny Colbrelli!

Paolo Fornaciari, CEO Merida Italy

«Merida Italy è nata del 2016 – ha dichiarato a bici.PRO Paolo Fornaciari, il CEO della sede italiana – tramite una joint venture con Merida Taiwan e degli imprenditori del territorio reggiano. In quei tre anni, come per tutte le start-up, l’azienda si è posizionata ed ha iniziato a strutturarsi. Solo nella metà del 2020 ha completamente cambiato passo e si è dotata di una struttura molto più professionale. La società, diventata ora una società per azioni ha un nuovo piano industriale. Il quale le permetterà una capacità finanziaria adeguata per sostenere un fatturato che nell’arco dei prossimi anni ci vedrà quadruplicare il volume d’affari».

Merida

Merida alza il velo sulla Scultura Team 2022

01.09.2021
4 min
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L’abbiamo vista per la prima volta seminascosta nel ritiro di Livigno, dove Damiano Caruso stava preparando l’avventura olimpica, mentre contemporaneamente i suoi compagni la usavano per vincere corse in giro per l’Europa.  Per la nuova Scultura Team 2022, Merida ha deciso di fare le cose in grande.

Introdotto nel 2006, il modello è sempre stato sinonimo di leggerezza, affidabilità, comfort e reattività, diventando una delle biciclette più iconiche del WorldTour.

La linea non mente: la Scultura team 2022 è una bici allround, leggera ed aerodinamica
La linea non mente: la Scultura team 2022 è una bici allround, leggera ed aerodinamica

La quinta generazione della Scultura ha continuato la strada tracciata dai modelli precedenti, dal giorno che è stata consegnata al team Bahrain Victorious. E’ stata portata alla vittoria da Mark Padun in due tappe del Critérium du Dauphiné, da Dylan Teuns al Tour de France e ancora da Damiano Caruso alla Vuelta Espana.

Più leggera

La Scultura è sempre stata una bici dedita ad aiutare l’atleta quando la strada si impenna, con la sua predisposizione a ridurre la fatica. Il nuovo telaio, infatti, è più leggero del 4 per cento rispetto al precedente. 

Viene aumentato anche il comfort, sarà possibile, qualora l’atleta lo prediliga, montare pneumatici da 30 millimetri. Il reggisella è più esteso per fornire una seduta migliore e più duratura. Una bici più comoda vuol dire anche meno fatica

Aerodinamica

Il passo in più in casa Merida è lo studio e il netto miglioramento delle parti aerodinamiche. La riduzione della resistenza aerodinamica è migliorata di circa 10 watt rispetto al modello precedente, il peso di 6,8 chilogrammi, imposto dall’UCI, è stato facilmente raggiunto.

La prima cosa che si nota è la differenza nel disegno del carro posteriore, del tubo sterzo e nel profilo della forcella, geometrie più accattivanti, pronte a fendere l’aria come una sciabola.

Spariti tutti i cavi

Vi ricorderete la vecchia Scultura, con ancora qualche cavo in mostra? Bene dimenticatela. La nuova Merida Scultura ha il passaggio cavi totalmente integrato. Rimane la versatile e leggera “tuttofare” di casa ma con la possibilità di stupire ed essere ancor di più protagonista.

La nuova Scultura sarà visibile al Bike Festival di Rimini dal 10 al 12 settembre presso lo stand Merida Italy.

merida-bikes.com

Bahrain Victorious: gruppo votato alle corse a tappe

20.04.2021
3 min
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Dopo i tanti cambiamenti nelle ultime stagioni, la Bahrain-Victorious ha cambiato molto poco nel corso dell’ultimo ciclomercato, tanto che si può dire che l’unica variazione di rilievo è nello sponsor, non più McLaren.

Pello Bilbao ha iniziato il 2021 da gregario di Mikel Landa
Pello Bilbao ha iniziato il 2021 da gregario di Mikel Landa

La squadra rimane decisamente competitiva e continua a girare intorno a Mikel Landa, lo spagnolo che anche nella passata stagione ha dimostrato di essere un cavallo sicuro per i grandi Giri, anche se manca sempre quel centesimo per completare l’euro, ossia non riesce mai a cogliere l’obiettivo che è il podio, basti pensare che dopo il 3° posto al Giro 2015 è finito tre volte al quarto posto fra Giro e Tour.

La Bahrain Victorious è una squadra che punta sull’esperienza: Damiano Caruso ad esempio ha dimostrato allo scorso Tour di avere ancora tutte le carte in regola per distinguersi centrando una prestigiosa Top 10, soprattutto avendo corso in aiuto a Landa.

Su di lui, ma anche su Mohoric, Poels, Teuns si sviluppa una rete di ottimi aiutanti per il capitano per costruire un grande evento a tappe. Attenzione poi a Sonny Colbrelli che nelle giuste condizioni può ancora far molto male in volata.

Malgrado la caduta al Giro, Landa resta il leader carismatico della squadra
Malgrado la caduta al Giro, Landa resta il leader carismatico della squadra

La grande novità è costituita da Jonathan Milan, sul quale i dirigenti puntano moltissimo: quest’anno il giovane azzurro punterà ancora forte sulla pista con obiettivo un posto nel quartetto dell’inseguimento ai Giochi Olimpici, ma le sue caratteristiche di passista ne fanno un prospetto di grande interesse, in grado di ripercorrere le gesta di Filippo Ganna, non solo a cronometro.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Yukiya ArashiroIshigakiJpn22.09.19842006
Phil BauhausBocholtGer08.07.19942015
Pello Bilbao L.de ArmentiaGuernicaEsp25.02.19902011
Santiago Buitrago SanchezBogotàCol26.09.19992020
Eros CapecchiCast.del LagoIta13.06.19862006
Damiano CarusoRagusaIta10.12.19872009
Sonny ColbrelliDesen.del GardaIta17.05.19902012
Scott DaviesCarmarthenGbr05.08.19952016
Chun Kai FengMiaoli CountyTpe02.11.19882010
Jack HaigBendigoAus06.09.19932016
Marco HallerSankt VeitAut01.04.19912012
Heinrich HausslerInverellAus25.02.19842005
Kevin InkelaarLeeuwardenNed08.07.19972020
Mikel Landa MeanaMurgiaEsp13.12.19892010
Ahmed MalanBrn25.08.20002021
Gino MaderAigleSui04.01.19972019
Jonathan MilanTolmezzoIta01.10.20002021
Matej MohoricKranjSlo19.10.19942014
Domen NovakNovo MestoSlo17.12.19952017
Mark PadunDonetskUkr06.07.19962018
Hermann PernsteinerOberwartAut07.08.19902016
Wouter PoelsVenrayNed01.10.19872009
Marcel SiebergCastrop-RauxelGer30.04.19822005
Dylan TeunsDiestBel01.03.19922015
Jan TratnikLubiana Slo23.02.19902014
Rafael Valls FerriCocentainaEsp25.06.19872009
Stephen WilliamsAberystwythGbr09.06.19962019
Alfred Brockwell WrightLondraGbr13.06.19992020

DIRIGENTI

Goradz StangeljSloDirettore Sportivo
Rolf AldagGerDirettore Sportivo
Xavier FlorencioEspDirettore Sportivo
Roger HammondGbrDirettore Sportivo
Tim HarrisGbrDirettore Sportivo
Vladimir MiholjevicCroDirettore Sportivo
Franco PellizottiKazDirettore Sportivo
Neil StephensAusDirettore Sportivo
Alberto VolpiItaDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Come dalla sua nascita, il Team Bahrain Victorious corre su biciclette Merida, il marchio orientale che sin dall’inizio sposò il progetto e ne divenne addirittura inizialmente sponsor. I modelli a disposizione sono la Reacto per gli uomini veloci e la Scultura per gli scalatori. Le bici vengono montate con manubri e ruote Vision, altro brand che ha sposato sin dall’inizio il progetto.

CONTATTI

BAHRAIN VICTORIOUS – BRN

Bahrain World Tour Cycling Team, Office 41, Bld 681 Rd 3615 Blk 436, Seef 6100 Manama (BRN)

info@bahraincyclingteam.com – www.bahraincyclingteam.com

Facebook: @BahrainVictorious

Twitter: @BrnVictorious

Instagram: bahrainmclaren

Fornaciari-Bonanomi: cosa fa Merida Italy?

10.02.2021
6 min
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Oggi la nostra call ci mette davanti a Paolo Fornaciari e Gianluca Bonanomi di Merida Italy. Il quadro del mercato post lockdown si va componendo con tratti comuni e criticità personalizzate, un po’ come accade quando si va a comprare una bicicletta davanti alle specifiche delle singole aziende. Dopo Ermanno Leonardi, Cristiano De Rosa e Simone Maltagliati, ecco Merida. La casa madre è un vero colosso, per cui capire in che modo si sia mossa e si stia muovendo farà luce anche sulle realtà minori. Il focus di partenza è lo stesso: che cosa sarà di quest’onda così alta di mercato nelle aziende che hanno nel WorldTour la vetrina principale?

«Andrà a crescere – comincia Bonanomi, Sales Director di Merida Italy – soprattutto per i marchi importanti. C’è più richiesta di tutto, componenti e biciclette. E aziende come la nostra ne avranno certamente vantaggi a lungo termine».

«Eppure all’inizio – gli fa eco Fornaciari, Presidente e Ceo di Merida Italyla tentazione di fermarsi c’è stata. Se avessimo mantenuto i programmi com’erano, ora avremmo più merce da vendere. Ci siamo resi conto della situazione dopo qualche mese e ora è chiaro: non si tratta di una bolla».

Paolo Fornaciari è Presidente e Ceo di Merida Italy
Paolo Fornaciari è Presidente e Ceo di Merida Italy

Andiamo avanti a tre voci per un viaggio che si annuncia molto interessante: la carne al fuoco è davvero tanta.

bici.PRO: L’elettrico recita davvero la parte del padrone?

Bonanomi: «E’ in crescita esponenziale e durerà a lungo, si parla di un trend di 10 anni. Le city bike sono in grande crescita e anche Merida ha iniziato a mandare fuori nuovi modelli. Di fatto la Mtb elettrica sta sottraendo quote di mercato alla bici tradizionale. E quando fra tre anni, peseranno 3-4 chili in meno e avranno batterie più durevoli, a quel punto il sorpasso sarà inevitabile».

La messa a punto delle bici al training camp del team Bahrain Victorious
Messa a punto al training camp Bahrain Victorious
bici.PRO: Il nuovo cliente va in cerca della bici a buon mercato?

Fornaciari: «Il nostro parco bici parte da gamme già piuttosto alte. Una bici da corsa non costa meno di 3.500 euro. Certo, se ne producessimo di più economiche, faremmo certo volumi maggiori, perché verrebbe fuori la massa. Ma ogni azienda fa la sua politica: la nostra punta alla qualità».

Bonanomi: «E’ vero, target alto. Però ad esempio per l’elettrico, a fronte delle grandi richieste, sta arrivando una city bike elettrica con la batteria esterna, che costerà 2.600 euro. I rivenditori la richiedono e Merida in questo ha ritenuto di accontentarli».

bici.PRO: Dicono che i clienti della prima ora sono passati alla svelta dalla bici a buon mercato a quella di gamma superiore.

Fornaciari: «La bici per questo è una… droga. Cominci, senti che ti fa stare bene e ti viene il tarlo di migliorare».

Sponsorizzare il Team Bahrain Victorious è una vetrina molto importante
Sponsorizzare il Team Bahrain resta importante
bici.PRO: Succede anche nell’elettrico?

Fornaciari: «C’è una ricerca esasperata delle prestazioni. Nessuno vuole più la batteria da 500, sembra di parlare di moto. Peso. Durata della batteria. Potenza. Gente che si è documentata, un pubblico completamente diverso. Chi prima arriva a garantire certe prestazioni farà bingo. E non saranno i 500 euro in più a fare la differenza. Non la comprano perché l’elettrica è a zero emissioni, ma per le prestazioni. Da questo punto di vista, il mercato è cambiato molto e temo che i piccoli player non reggeranno l’urto. La bici elettrica costa molto di più».

bici.PRO: Il ritardo nell’arrivo dei gruppi da Taiwan frena anche voi, che siete la casa madre?

Bonanomi: «Abbiamo ritardi di 3-4 mesi. Abbiamo fatto da poco una riunione con Taiwan e ci hanno assicurato che da marzo dovrebbe andare meglio».

Fornaciari: «Semplicemente, a Shimano manca la manodopera a fronte di richieste quattro volte superiori. Merida ha con loro un legame molto forte, per i motori e per i gruppi. Lavoriamo davvero in minima parte con Sram».

L’elettrico vale per lo sport, ma anche per le city bike, in forte aumento (foto Merida)
L’elettrico spopola anche per le city bike (foto Merida)
bici.PRO: Però intanto si annunciano i nuovi gruppi e i vecchi devono ancora arrivare…

Bonanomi: «Abbiamo proprio cominciato da poco a discutere dei nuovi modelli. A ottobre avremmo dovuto fare l’ordine della gamma 2022, ma abbiamo aspettato per lasciare tempo ai negozi. Dal 17 febbraio però partiremo con il 2022 rispettando i tempi che ci hanno dato da Taiwan. Il guaio è che abbiamo ricevuto da poco le conferme per gli ordini 2021. E’ saltato il banco e stanno riprogrammando i montaggi, con l’inevitabile ritardo».

Il mondo elettrico più spinto ha le stesse prerogative del settore moto
Il mondo elettrico più spinto ha le stesse prerogative del settore moto
bici.PRO: Come se la passano secondo voi i negozianti?

Bonanomi: «Fanno fatica. Quelli che hanno fatto programmi e hanno ordinato 100 bici, non possono sperare di averne di più. Per questo è fondamentale uscire con la programmazione 2022, per potersi mettere a posto, ma non è facile non avendo ancora ultimato le consegne 2021».

Fornaciari: «E’ brutto da dire, ma la sensazione è che i piccoli negozi spariranno. Non riescono a reggere le programmazioni che vogliamo noi. Il piccolo non serve dal punto di vista strategico, perché l’asticella si sta alzando verso l’alto. E adesso neanche possono salvarsi con l’officina, perché non ci sono pezzi di ricambio sul mercato. Avevamo delle bici ferme nei cartoni, per ordini sbagliati. E’ arrivato un grosso rivenditore e se le è comprate tutte, anche per recuperare i pezzi».

Gianluca Bonanomi è Sales Director di Merida Italy
Gianluca Bonanomi è Sales Director di Merida Italy
bici.PRO: Da un certo punto di vista, il quadro è inquietante. Motori e cavalli. Botteghe artigianali destinate a chiudere. Avere una squadra WorldTour serve ancora?

Fornaciari: «E’ fondamentale, direi essenziale. Se non ci fosse, perderemmo completamente visibilità nel mercato della strada».

bici.PRO: Seguendo le vostre indicazioni, è un mercato che ha futuro?

Bonanomi: «L’elettrico tira molto, l’anno prossimo ci saranno altri modelli e ci aspettiamo che il settore aumenti ancora. Tutte le aziende sono allineate su questa politica, ma noi stiamo puntando molto anche sulla bici tradizionale, la muscolare. Per il 2022 abbiamo fatto un grosso sforzo. Abbiamo tirato fuori la nuova Reacto e arriverà anche la Scultura con i cavi interni e il manubrio integrato. Il pubblico degli appassionati ci sarà sempre. E del resto la bici muscolare è quella su cui si può lavorare di più nell’innovazione. L’elettrica è solo un fatto di motore e batteria».