Il prossimo giovedì 29 settembre sarà una giornata importante, da segnare in evidenza nella propria agenda… e questo non solamente per tutti gli appassionati ciclisti pesaresi. Il Dottor Barry Sears, il biochimico americano inventore della famosa Dieta a Zona, torna difatti dopo un periodo di tre anni nella città di Rossini, e lo fa – complice il Fisioradi Medical Center – per tenere un incontro sull’importanza della nutrizione, dell’immunità e dell’infiammazione nella pratica sportiva.
Come appena accennato, la serata è organizzata in prima persona dal Fisioradi Medical Center di Maurizio Radi, il funzionale poliambulatorio pesarese da sempre in prima linea quando si tratta di parlare ed approfondire tematiche sportive, in collaborazione con Enervit, storico partner Fisioradi e produttore della linea di integratori alimentari EnerZona.
Ecco le zone della dieta ideata da Barry SearsEcco le zone della dieta ideata da Barry Sears
La formula 40% 30% 30%
La Zona è un sistema basato su criteri di scelta e di gestione dei cibi in grado di impattare sull’organismo migliorando lo stato di salute. Per Zona s’intende uno stato metabolico in cui l’organismo lavora al suo massimo picco di efficienza, e tale circostanza va ricercata nell’assunzione di specifici elementi nutrizionali che migliorano l’equilibrio infiammatorio globale. In sintesi, “in Zona” la macchina uomo dovrebbe funzionare al meglio delle sue potenzialità fisiologiche, senza attacchi di fame, pieno di energia e con la massima efficienza durante le prestazioni fisiche.
Il cibo è il più potente farmaco che abbiamo a disposizione e dobbiamo assumerlo come fosse tale, in modo controllato e nelle giuste proporzioni… Barry Sears sostiene che equilibrando i tre macronutrientienergetici – i carboidrati, le proteine e i grassi – è possibile raggiungere un ottimale stato sia fisico che mentale. Inoltre, la Zona permette una notevole riduzione del grasso corporeo qualora fosse presente in eccesso.
Maurizio Radi, titolare Fisioradi Medical CenterMaurizio Radi, titolare Fisioradi Medical Center
In ogni pasto si devono assumere le giuste proporzioni di carboidrati, proteine e grassi, e il rapporto in calorie deve essere 40% 30% 30%. Inoltre, tra un pasto e l’altro non devono trascorrere più di cinque ore. Rispetto alla nostra dieta mediterranea, la dieta a Zona suggerisce una quota glucidica del 40% derivante principalmente da frutta e verdura, proteine al 30% da carni e formaggi magri, pesce, uova e grassi al 30% di tipo insaturo (come l’omega 9 dell’olio extravergine di oliva, l’omega 3 del pesce e l’omega 6 dei semi oleosi).
La nuova sede del Fisioradi Medical Center di PesaroLa nuova sede del Fisioradi Medical Center di Pesaro
Il BEN-ESSERE di Fisioradi
«Siamo davvero felici di poter riproporre a distanza di tre anni un incontro con il Dottor Barry Sears (ha dichiarato a bici.PRO Maurizio Radi, il fondatore del Fisioradi Medical Center. ndr). In modo particolare lo siamo perché sappiamo quanto la tematica dell’alimentazione legata alla pratica sportiva sia importante, complessa e assolutamente meritevole di un autorevole approfondimento. Il Dottor Sears porterà la sua testimonianza, tratterà il tema della Dieta a Zona, e ci parlerà di quanto una corretta alimentazione sia fondamentale per star bene, e questo non solamente per chi pratica continuativamente una disciplina sportiva. Noi tutti dobbiamo tendere ad una condizione fisica di benessere (BEN-ESSERE come ci piace chiamarlo in Fisioradi…) e capire come poterlo raggiungere, nella vita di tutti i giorni così come nello sport nel quale si sfoga la propria passione, passa anche da incontri molto importanti come questo».
Il funzionale Forum Della Chiara di TavulliaIl funzionale Forum Della Chiara di Tavullia
Una location di prestigio
Una nota va alla location dell’evento, che si terrà alle ore 20 presso il Forum Della Chiara a pochissimi chilometri dal centro di Pesaro. Più precisamente in Via Selvagrossa, 24/28 a Tavullia. La partecipazione alla serata è assolutamente gratuita, fino all’esaurimento dei posti disponibili. La prenotazione del proprio posto è però obbligatoria telefonando o inviando un messaggio WhatsApp al numero 3505228496, oppure scrivendo una e.mail all’indirizzo eventi@fisioradi.it Per agevolare al massimo il pubblico che interverrà, sarà prevista una traduzione simultanea italiano/inglese dell’intervento del Dottor Barry Sears.
Una delle grandi assenti dei prossimi mondiali di Wollongong sarà Marta Cavalli (in apertura la foto usata nel post di Instagram per annunciare il forfait ai mondiali). L’atleta della Fdj-Suez-Futuroscope ha subìto un brutto infortunio al Tour de Femmes, diagnosi: colpo di frusta.
Un problema che si è tirata dietro fino ad ora e che l’ha costretta a restare ferma per molto tempo. Ma di cosa parliamo esattamente? Analizziamo questa tipologia di infortunio con Maurizio Radi, fisioterapista e fondatore del Fisioradi Medical Center.
La terribile caduta della Cavalli al Tour de Femmes che ha fatto pensare subito per il peggio (immagini TV)La terribile caduta della Cavalli al Tour de Femmes che ha fatto pensare subito per il peggio (immagini TV)
Il colpo di frusta
Di questa tipologia di infortunio sappiamo molto poco ed è giusto farci accompagnare alla scoperta di tutte le sue sfumature e complicazioni da qualcuno preparato ed autorevole. La caduta della Cavalli, che ha preoccupato tutti gli addetti ai lavori e non solo, sembrava essersi risolta, ma le cose si sono poi rivelate più complicate del previsto.
«Il colpo di frusta – spiega Radi – è un trauma al rachide cervicale. Si tratta di una patologia comune quando si ha un impatto o colpo tale da far sobbalzare la resta rapidamente indietro e in avanti. Quando lo si subisce si possono riscontrare numerosi danni: alla colonna cervicale, ai dischi, muscoli, nervi. Addirittura può provocare un’ernia discale o mal di testa perenni e cefalee. La forza che deriva dall’impatto con il terreno crea un trauma molto violento su tutta la struttura.
«La parte maggiormente interessata è tutto il tratto cervicale: dalla prima vertebra alla settima. Dipende tutto dall’entità del colpo, che può essere lieve o molto forte. Addirittura, a causa di questo trauma, il dolore può irradiarsi alle spalle o anche alle braccia».
Il rachide cervicale è una parte della colonna vertebrale, composta da 7 vertebre. Si trova all’altezza del collo (foto Formative Zone)Il rachide cervicale è una parte della colonna vertebrale, composta da 7 vertebre. Si trova all’altezza del collo (foto Formative Zone)
Nel ciclismo
Dalle prime parole di Maurizio Radi si comprendono le difficoltà che possono nascere da questo infortunio. Ora bisogna trasportare il tutto nel mondo del ciclismo.
«Nel caso di una caduta in bici, come quella della Cavalli – riprende Radi – le cose si complicano. Oltre alla flessione del rachide cervicale ci può essere anche la rotazione dello stesso. Questo crea un’ulteriore sollecitazione, una volta arrivati in ospedale quello che bisogna escludere, con le dovute analisi, sono le fratture cervicali.
«Nel caso di un impatto violento si potrebbe subire un doppio trauma: oltre al dolore si potrebbe aggiungere una compressione dei nervi nella zona delle spalle e delle braccia. In tal caso diventa difficile tenere in mano la bici e guidarla ad alte velocità. Altre conseguenze di un forte trauma sono le vertigini, alle quali si potrebbe aggiungere una ridotta mobilità del collo e muscolare. Insomma, una serie di complicazioni che possono rallentare notevolmente l’attività agonistica».
Il movimento di iperflessione e iperestensione del colpo di frusta può provocare traumi estesi (foto The Wom Healthy)L’iperflessione e iperestensione del colpo di frusta può provocare traumi estesi (foto The Wom Healthy)
Il recupero
Con le dovute cautele inizia la fase di recupero. Un primo passo per riprendere totalmente l’attività agonistica è la fisioterapia.
«Il recupero, non mi stancherò mai di dirlo, inizia dopo gli accertamenti – riprende Radi – questi sono: radiografia, risonanza magnetica e tac, per escludere traumi o fratture importanti. Nei primi giorni il paziente viene immobilizzato con un collare, una volta accertati dell’assenza di fratture può essere tranquillamente tolto. Solitamente la cura parte con un trattamento fisioterapico, associato ad uno farmacologico, dove generalmente al paziente vengono dati degli anti infiammatori.
«Si lavora insieme ad un fisioterapista o un osteopata per cercare di togliere le rigidità muscolari e ridare mobilità al tratto cervicale per recuperare il movimento. Si procede con della massoterapia, terapia neurofasciale, laser o tecar».
«Una delle parti da non sottovalutare è la colonna, spesso ci sono scompensi anche a livello dorsale o lombare. Infine, si conclude con esercizi di ginnastica posturale e rieducativa per ricreare elasticità e tonicità a tutto il gruppo muscolare di sostegno. E’ buona cosa, ma non obbligatorio, far riprendere l’attività su dei rulli, per evitare le sollecitazioni della strada.
«Se l’atleta recupera bene dal trauma, senza aver subìto fratture importanti, può ritornare benissimo all’attività agonistica di alto livello. Tutto questo bisogna farlo con i giusti tempi».
L’infortunio è un fulmine a ciel sereno che può colpire la stagione di un ciclista in qualsiasi momento. Se accade in prossimità di un appuntamento importante la voglia di recuperare e salire in sella in fretta è tanta. A minare questa possibilità però ci sono le temute fratture invisibili. Due esempi lampanti sono Lorenzo Germani e Marco Frigo, che pochi giorni fa ci hanno raccontato l’incidente di Sestriere, attraverso il sollievo di averla scampata prima e l’amara scoperta dopo di due fratture invisibili.
Scafoide per Frigo e rotula per Germani. La rinuncia alTour de l’Avenir in partenza oggi è stata una decisione obbligata e maturata a quasi due settimane dalla caduta avvenuta a Sestriere dove si trovavano per il ritiro con la nazionale U23. Nelle parole di entrambi abbiamo trovato rammarico e stupore dovuto alla mancata scoperta delle rispettive fratture una volta ricevuta la prima diagnosi da radiografia (foto in apertura radiografieadomicilio). Avrebbero potuto anticipare il trattamento o l’operazione? Queste fratture invisibili, lo sono davvero o sono frutto di un’indagine offuscata dalla voglia di ritornare al più presto in sella? Per rispondere a questi dubbi ci siamo affidati a Maurizio Radi, titolare di Fisioradi Medical Center.
Attraverso la risonanza magnetica le fratture invisibili sono facilmente individuabili (foto MInihospital)Attraverso la risonanza magnetica le fratture invisibili sono facilmente individuabili (foto MInihospital)
L’Iter
La risposta è no a entrambe le domande che ci siamo posti. Maurizio Radi è chiaro e di fratture invisibili ne ha viste passare molte sui lettini del centro medico privato di Pesaro.
«Le fratture invisibili sulle radiografie ci sono. L’iter che si fa su un trauma – spiega – è chiaro ed efficace. Si parte con l’RX. Se questo non segnala nulla, si procede con i trattamenti delle contusioni normalmente. Se il dolore persisteo si presenta dopo qualche giorno quando si riprende l’attività, allora si effettuano accertamenti diversi per andare a vedere se c’è qualcosa che non si è visto con la radiografia. A questo punto la strada più comune è quella della risonanza, che va ad indagare in maniera mirata per fare emergere la presenza di eventuali fratture.
«Su di un trauma contusivo – spiega Radi – come può essere quello di una caduta non grave, dove il ciclista si alza e risale in bici, il primo accertamento è quello della radiografia. Il dolore seppur sia un sintomo banale è quello che però ci fa capire se la strada che abbiamo preso sia correttao meno. Gli strumenti ci aiutano, ma la risposta del nostro fisico è la cosa più importante».
Germani è caduto insieme a Frigo e Dapporto durante il ritiro a Sestriere
Una microfrattura alla rotula può portare a una frattura più serie se trascurata (foto di saperesalute.it)
Germani è caduto insieme a Frigo e Dapporto durante il ritiro a Sestriere
Una microfrattura alla rotula può portare a una frattura più serie se trascurata (foto di saperesalute.it)
Il caso di Germani
Seppur la caduta sia stata la medesima le due fratture sono molto differenti, così come i rispettivi metodi di recupero e tempi di ripresa.
«Quando parliamo di microfratture – dice Radi – e non di intervento vuol dire che si deve creare un consolidamento dove c’è stata la frattura. Deve ricrearsi un callo osseo e quindi nel momento in cui è guarita la frattura, non si creeranno problemi di ripresa. C’entra più tutto quello che riguarda il contesto della funzionalità dell’articolazione del ginocchio, il recupero del tono muscolare e l’elasticità del tendine.
«Laddove c’è un soggetto – continua – come in questo caso molto allenato che gode di un ottima forma fisica, si è visto da alcuni studi medici che 30 giorni di immobilizzazione possono fare perdere fino al 50% della forza dell’atleta. Il recupero diventa lungo perché per riprendere l’attività ai livelli in cui la si è lasciata bisogna avere un programma definito. Riprendere la mobilità, il tono, la forza e la funzionalità di tutto l’arto inferiore è fondamentale, ma si ritorna facilmente. In questo caso Germani non arriverà a tanto, comunque la ripresa deve essere ponderata e definita.
«Il problema poteva essere – conclude Radi – se una frattura da composta si scompone pedalandoci sopra, ma stiamo parlando di un caso limite, allora sì che si ha un problema. Essendo una microfrattura, questo è molto difficile. E’ chiaro che se si avverte un dolore anche qualche settimana dopo la caduta, l’indagine che è stata fatta e la frattura che è emersa sono la prassi».
Lo scafoide è un osso delicato, una sua frattura si può presentare con dolori persistenti al polso e alla mano
In caso di frattura l’intervento chirurgico è la strada più veloce da intraprendere (foto di Zephyr/Science)
Lo scafoide è un osso delicato, una sua frattura si può presentare con dolori persistenti al polso e alla mano
In caso di frattura l’intervento chirurgico è la strada più veloce da intraprendere (foto di Zephyr/Science)
Il caso di Frigo
Nel caso di Germani il problema alla rotula va ad incidere direttamente sull’atto fisico della pedalata. Marco Frigo invece ha impattato la mano e la frattura ha riguardato lo scafoide.
«Qui si deve ragionare in maniera differente – spiega Radi – lo scafoide è un osso poco vascolarizzato, questo comporta che nel momento in cui si fa una radiografia e il dolore persiste nei giorni successivi anche qui si arriva alla risonanza. Lo scafoide spesso di rompe e dalla radiografia è difficile coglierlo perché l’RX non riesce a fare una fotografia dell’osso nella sua completezza a 360 gradi.
«In linea di massima per un atleta, per non perdere tempo, la strada migliore da intraprendere è l’intervento chirurgico. Prima si fa meglio è. Non è come un arto inferiore che si va a caricare. Oggi ci sono dei tutori termoplastici che si fanno su misura. Noi stessi li abbiamo utilizzati per i ciclisti, realizzati ad hoc con la sagoma della mano sul manubrio per farli allenare e metterli in bici in meno di 15 giorni.
«Mentre su un arto inferiore – fa notare Radi – la prospettiva di risalita in bici va ad incidere molto sulla muscolatura ovviamente a seconda del caso. Con una frattura dello scafoide i tempi si possono tenere molto più compressi perché non va ad interessare gli arti più stressati durante la pedalata. In questo caso la ripresa è qualcosa di pianificabile con un’incidenza poco invasiva per la forma fisica del ciclistica. Banalmente basterebbe fare due tutori, uno per il riposo e uno per quando si va in bici in modo tale da continuare il recupero al meglio senza perdere allenamenti».
Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos con la mano fasciata e il dolore dovuto all’ignota fratturaMarco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos con la mano fasciata e il dolore dovuto all’ignota frattura
In conclusione
Le fratture invisibili fanno parte del gioco. Che si militi in un top team o che si sia saliti per la prima volta in bici l’iter per l’indagine post trauma contusivo è lo stesso.
«Prendendo come esempio questi due casi – conclude Radi – non ci sono stati errori. Forse si sarebbe potuto anticipare di qualche giorno l’intervento, ma poco sarebbe cambiato ai fine del recupero. Il dolore è ciò che ci porta a scoprire cosa fare del nostro corpo in questi casi. Fare esami su esami sarebbe sbagliato e non si fa a nessun livello».
Finale incredibile dell'Avenir. Sul Piccolo San Bernardo Rodriguez fa tremare Johannesson. Questione di secondi. E infatti i giudici hanno impiegato un bel po' per decretare la maglia gialla. Zana terzo
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Giovanni Carboni è un nuovo testimonial del Poliambulatorio Fisioradi Medical Center, la struttura pesarese da sempre molto vicina al mondo del ciclismo. Lo stesso professionista marchigiano sosterrà in futuro le iniziative che Fisioradi organizzerà, anche al di fuori dell’ambito propriamente ciclistico e sportivo più in generale. E questo anche in virtù dell’amicizia personale che Carboni ha con Maurizio Radi, il titolare dell’attrezzato centro medico e diagnostico.
Giovanni Carboni a Brisighella ha vinto la terza tappa dell’Adriatica Ionica Race Giovanni Carboni a Brisighella ha vinto la terza tappa dell’Adriatica Ionica Race
A Pesaro dal 2001
Fisioradi Medical Center nasce nel 2001 a Pesaro grazie all’intuizione di Maurizio Radi (fisioterapista, osteopata, chiropratico, chinesiologo) con l’ambizioso obiettivo di strutturare il centro in maniera completa al fine di poter liberare dal dolore chiunque si affidi alle sue mani, garantendo alle persone di ritornare nel più breve tempo possibile alla propria vita.
Radi aveva originariamente avviato la propria attività in un piccolo studio – ben presto frequentato da campioni del basket pesarese e del ciclismo, oltre ad atleti di altre discipline quali il calcio, il volley e il rugby – e motivato dalla volontà di creare qualcosa di importante, ha pensato di creare un centro molto innovativo per l’epoca. Una realtà che in questi vent’anni ha subito una costante crescita e diverse ristrutturazioni per mantenersi sempre un passo avanti, fino ad inaugurare nel settembre dell’anno scorso il nuovissimo Fisioradi Medical Center: una struttura di oltre mille metri quadrati con servizi di fisioterapia, riabilitazione, diagnostica, poliambulatorio e chirurgia ambulatoriale.
Questa è la facciata della nuova sede di Fisioradi
Per Fisioradi il ciclismo è più di una passione
Questa è la facciata della nuova sede di Fisioradi
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Il ciclismo una scuola di vita
«La nostra visione di unire tutto all’interno di una stessa struttura – ha dichiarato Maurizio Radi – è diventata finalmente realtà. Da noi in Fisioradi Medical Center la parola guarigione significa ritrovare il movimento adeguato al ritmo della propria vita. Stare bene e BEN-ESSERE non coincide solamente con il recupero fisico in un ambiente tecnologicamente avanzato e accogliente, ma vuol dire anche mantenimento e tonificazione. In una parola, wellness…
«Siamo davvero entusiasti di poter accogliere nel nostro pool di testimonial un atleta e un professionista del calibro di Giovanni Carboni. Il ciclismo per noi è una vera passione. Meglio, una scuola di vita… e non solamente per il sottoscritto. Sono certo che l’energia e l’esperienza di Giovanni ci aiuteranno senza dubbio a progredire e ad implementare iniziative e servizi dedicati espressamente a tutti gli appassionati delle due ruote».
«Stiamo alzando troppo il livello di agonismo, nellacategoria allievi si sta arrivando ad un punto di non ritorno. Per un ragazzo di quell’età si stanno creando dei ritmi sempre più esasperati sotto alcuni punti di vista. Se ad un allievo di oggi piace lo sport che sta facendo, si trova davanti ad un bivio netto. O sale sul treno o rimane indietro. E il treno di questo momento va troppo veloce. Si rischia di perdere tantissimi praticanti».
Chi parla è Michele Sgherri, organizzatore e consigliere dell’Alma Juventus Fano. A poche settimane dall’annuncio dell’esclusione delle limitazioni di rapporti negli juniores, la cascata decisionale ha aperto a un dibattito trasversale che ha coinvolto tutte le categorie giovanili. Il 3 luglio è andata in scena la “La prima RossiniRaffaello” 1° Memorial Marco Ragnetti. Una corsa in linea dedicata agli allievi da 74 chilometri con partenza da Pesaro e arrivo ad Urbino. Co-organizzata dalla società S.C.D Alma Juventus Fano che ha visto l’iscrizione di 145 giovani di 28 squadre differenti, provenienti da ben 11 Regioni.
Una gara unica e riconoscibile rivolta alla tutela e alla crescita di atleti nelle categorie giovanili, con un focus sulla sicurezza e il puro piacere di correre. ConSgherri abbiamo voluto esplorare gli aspetti organizzativi e i retroscena di una categoria da proteggere.
Il podio della corsa con tutti gli organizzatori sul palco al fianco dei giovaniIl podio della corsa con tutti gli organizzatori sul palco al fianco dei giovani
La corsa
Da Pesaro a Urbino, 74 chilometri con 1.060 metri di dislivello. Una corsa in linea che ha regalato ai 145 partecipanti un’esperienza unica tra le colline marchigiane. Co-organizzata dalla società di Fano con il supporto di Maurizio Radi titolare di Fisioradi Medical Center,Giacomo Rossi titolare di Ca’ Virginia Country House e altri cinque personalità del settore ciclistico marchigiano e non solo come: Michele Sgherri, Gian Franco Fedrigucci, Filippo Beltrami, Alighieri Omicciolo e Ivan Cecchini.
Un’unione di intenti che ha portato alla realizzazione di una gara per giovani volta a tutelare una categoria sempre più dedita all’agonismo. Anche promozione del territorio con la carovana dei giovani atleti che hanno toccato i comuni e le bellezze del territorio in totale sicurezza. L’ordine d’arrivo ha visto trionfare Emanuele Rocchi, de Il Pirata Official Team, seguito da Leonardo Consolidani del team Coratti e terzo posto per Mattia Proietti Gagliardoni della UC Foligno.
La famiglia di Marco Ragnetti alla partenza, papa, mamma e sorellaLa famiglia di Marco Ragnetti alla partenza, papa, mamma e sorella
Corsa per Marco
Lo scopo della manifestazione? Far crescere nei ragazzi il sogno di essere“il futuro del ciclismo italiano” proprio come voleva essere Marco Ragnetti al quale è stata dedicataquesta prima gara con l’obiettivo di portarla ai vertici nazionali nel ricordo di Marco.
«L’idea della corsa – spiega Sgherri – è nata prima della tragedia. Purtroppo l’8 marzo è successo l’evento drammatico. Marco era amico dei miei figli e io lo stesso con la sua famiglia. Il papà Sergio e la mamma Barbara sono due persone fantastiche. Ci hanno accompagnato in tutto il progetto e nella giornata dell’evento. Li abbiamo premiati ed è stato bello anche se drammatico perché Marco sarebbe dovuto essere in mezzo a quei ragazzi. Nel minuto di raccoglimento i ragazzi hanno dimostrato la vicinanza e la solidarietà con un silenzio assordante ed emblematico. La sua memoria è stata ricordata con una giornata di rispetto, sicurezza e serietà con un pizzico di sano agonismo».
Un arrivo a due con a trionfare Emanuele Rocchi davanti a Leonardo Consolidani Un arrivo a due con a trionfare Emanuele Rocchi davanti a Leonardo Consolidani
Parola a Sgherri
Organizzare una corsa in linea non è mai cosa semplice a maggior ragione se viene fatto per un’età delicata come quella tra i 15 e i 16 anni. Scopriamo insieme al co-organizzatore Michele Sgherri i dietro le quinte di una corsa così unica nel panorama italiano e il suo pensiero sulla categoria.
Siete soddisfatti della corsa?
A livello organizzativo siamo molto soddisfatti di questa prima edizione. Soprattutto pensando che abbiamo organizzato una gara in linea per allievi. Dietro c’è un lavoro di squadra coeso ed efficace tra noi sette. Le aspettative non erano alte perché essendo la prima non ci siamo posti obiettivi ambiziosi. Non ci saremmo mai aspettati un’adesione del genere. Prevedevamo 50/60 corridori, invece ne abbiamo ospitati 145. E’ stato un successo. Abbiamo ricevuto tanti complimenti da tutti.
Come avete organizzato la sicurezza per la gara?
Un aspetto che abbiamo voluto curare senza porci limiti era proprio quello della sicurezza. L’investimento è stato alto anche dal punto di vista economico. Avevamo più motoscorte del normale. L’Alma Juventus Fano ha creduto in ogni aspetto. Anche perché per la nostra società era la prima volta in quarant’anni che curavamo l’organizzazione di una prova in linea. Avere 150 volontari il 3 di luglio non è una cosa scontata. Tutte le associazioni ci hanno appoggiato così come le istituzioni a partire soprattutto da Pesaro, per finire con Urbino. A ogni incrocio c’era il segnalatore, avevamo la scorta della polizia davanti e dietro. 18 moto staffette. Pe la categoria è stata una cosa più unica che rara. Lo stesso Prefetto ci ha concesso una mano in più perché ha visto l’intento, la serietà e l’impegno.
La sicurezza è un aspetto su cui sono state investite molte risorseLa sicurezza è un aspetto su cui sono state investite molte risorse
Che risposta avete avuto dagli atleti?
I ragazzi si sono divertiti tutti. Togliendo i primi che si divertono a priori, il nostro obiettivo era far divertire gli ultimi. Tant’è vero che all’arrivo ne sono arrivati ben 87. I ragazzi sono rimasti entusiasti, la differenza con una gara in circuito è anche questa.
Perché una corsa in linea?
Le corse in linea sono davvero poche. Abbiamo messo una salita a metà e alla fine, la corsa era davvero movimentata. Lunedì prossimo abbiamo previsto già un primo incontro per organizzare un’altro evento per il 2023. Non nascondo che il nostro obbiettivo sia quello di portare la corsa tricolore per juniores da qui a tre anni.
Come mai avete deciso di organizzare una corsa per allievi?
Si è sempre fatta la corsa a Montelabbate per la “Corsa delle Pesche” per esordienti e allievi. Quest’anno la categoria allievi sarebbe rimasta scoperta, così abbiamo pensato che questa sarebbe stata un’opportunità anziché un limite.
Che momento sta vivendo la categoria allievi?
A mio parere il corridore bisogna iniziare a farlo gradualmente senza esasperare la categoria. Mentre il trend che si sta prendendo da qualche tempo è quello di aumentare i ritmi e la preparazione anche in categorie propedeutiche come questa.
Un momento di convivialità tra i ragazzi nelle fasi pre garaUn momento di convivialità tra i ragazzi nelle fasi pre gara
Quand’è che si inizia a pensare di fare il corridore?
Per come intendo io il ciclismo giovanile, da juniores si inizia a capire la categoria dal primo anno e il secondo si può pensare di prendere la decisione di fare il corridore. Quello che vedo oggi invece è un’esagerazione da parte di alcune squadre che arrivano alle gare con l’atteggiamento da squadra professionistica e budget spropositati.
La decisione dell’esclusione della limitazione dei rapporti pensi toccherà anche gli allievi?
Due errori molto grossi sono per me l’eliminazione delle limitazioni dei rapporti negli juniores e le plurime. La prospettiva futura è infatti quella di un lento spopolamento di alcune regioni con la migrazione degli atleti verso le altre. Le Regioni più attrezzate si accaparreranno gli atleti mentre quelle che erano in sofferenza subiranno il colpo di grazia che ricadrà a cascata dal movimento giovanile. Si avrà una migrazione da parte degli atleti verso le Regioni che già godono di talenti e soldi.
La maglia celebrativa per il primo classificatoLa maglia celebrativa per il primo classificato
Pensi che i bilanci delle squadre subiranno un colpo anche per questo motivo?
Si. Non è così che dovrebbe essere intesa la categoria giovanile dove la crescita dovrebbe essere al centro delle priorità. Le società sono molto in sofferenza, fortunatamente c’è molto volontariato. Noi come Alma Juventus Fano siamo quasi tutti ex corridori, appassionati e volenterosi ad aiutare chi vuole approcciarsi a questo sport. I miei figli corrono in queste categorie ma per me è come se figli lo fossero tutti. Ci tengo alla loro crescita come alla loro sicurezza. In queste categorie non si parla di campioni, invece spesso ci si ritrova davanti a esaltati e a volte esasperati che credono il contrario. Per noi vedere 150 atleti al via è stata una gioia immensa. Potevano anche non partire: vederli in piazza a Pesaro felici e sorridenti per noi sarebbe stato abbastanza.
Cosa vuol dire organizzare una corsa in linea per allievi oggi in Italia?
A livello burocratico è allucinante. Tra uffici istituzionali spesso si fanno la guerra a vicenda e chi ne paga le conseguenze è l’organizzatore. Ci sono molte regole tecniche di difficile interpretazione per chi non è un habitué. A Pesaro abbiamo avuto un grosso appoggio da parte delle istituzioni che ci hanno capito e aiutato in tutti i passi a livello pratico e pian piano ne siamo venuti a capo. A livello di responsabilità è un impegno enorme. Il nostro presidente alla fine dell’evento mi ha detto “siamo stati dei pazzi” perché è stato qualcosa di incredibile. Tutto molto bello ma con una responsabilità altissima.
Le tante ore di sella constringono la schiena a una posizione innaturale, che dopo un po' produce dolore. Anche al livello del collo. Ecco come intervenire
Facciamo la conoscenza di Silvia Epis, tecnico della nazionale giovanile. Studiosa dei fenomeni legati al ciclismo. Dalla scuola alla porta degli juniores
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E’ stata ufficialmente presentata presso la Sala Rossa del Comune di Pesaro la prima edizione della Rossini Raffaello, la nuova gara nazionale riservata alla categoria allievi in programma domenica 3 luglio. La partenza è fissata a Pesaro presso la centralissima Piazza del Popolo, mentre l’arrivo – dopo aver percorso un tracciato di 80 chilometri e superato un dislivello complessivo di 1060 metri – sarà previsto nel cuore rinascimentale della bellissima Urbino… proprio all’ombra del Palazzo Ducale con i suoi iconici Torricini.
Questo nuovo evento ciclistico marchigiano nasce con grandi ambizioni, ovvero quelle di diventare una vera e propria classica per quanto riguarda questa specifica categoria giovanile. Ad organizzarla è un gruppo di amici letteralmente spinti da una passione enorme per il ciclismo: Filippo Beltrami, il ds degli allievi della Alma Juventus Fano, lo speaker Ivan Cecchini, Gian Franco Fedrigucci, il presidente della ASD Ciclo Ducale di Urbino, Alighiero Omiccioli, storico ed esperto organizzatore di eventi ciclistici, Maurizio Radi, il titolare del Fisioradi Medical Center, Giacomo Rossi, il fondatore del Ca’ Virginia Country House Bike Hotel & Wellness e Michele Sgherri, consigliere della Alma Juventus Fano.
La presentazione della gara è avvenuta all’interno della sala comunale di PesaroLa presentazione della gara è avvenuta all’interno della sala comunale di Pesaro
Nel ricordo di Marco
E proprio con Maurizio Radi (Fisioradi Medical Center) abbiamo scambiato qualche battuta per comprendere meglio lo spunto e le motivazioni che hanno generato questa bella e riuscita unione organizzativa…
«L’idea è nata da sette amici appassionati di ciclismo – ci ha confessato Radi – con radicati valori per il proprio territorio di appartenenza ed una sconfinata passione per la bicicletta. Questa manifestazione ha l’ambizione di voler essere un riuscito progetto che lega due città molto belle e vivibili, Pesaro simboleggiata da Gioacchino Rossini e Urbino con Raffaello, assieme partner in una gara ciclistica che si annuncia altamente spettacolare e che coinvolgerà molti Comuni dell’entroterra della stessa Provincia».
Giacomo Sgherri della Alma Juventus Fano vince la Strade Bianche di Romagna Allievi 2022Giacomo Sgherri della Alma Juventus Fano vince la Strade Bianche di Romagna Allievi 2022
Oltre all’aspetto prettamente agonistico c’è di più, giusto?
Esattamente. La gara sarà non solamente uno strumento di promozione per lo sport della bicicletta. Nelle nostre intenzioni, la Rossini Raffaello vuole mettere in evidenza anche l’aspetto culturale e dunque territoriale di questa bellissima area. Ma anche rappresentare un modello per questi ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 16 anni per uno stile di vita estremamente sano.
Locandina di presentazione della gara Rossini RaffaelloLocandina di presentazione della gara Rossini Raffaello
E poi c’è il pensiero sempre rivolto a Marco Ragnetti…
Marco è sempre con noi, ne sono certo. Qualche giorno prima di quel tragico incidente, Marco era presente in Fisioradi. Come spesso accade, avevamo organizzato un seminario sulla nutrizione sportiva, e la Alma Juventus Fano, la sua società, era stata invitata. Avevamo incominciato a parlare anche con i ragazzi di questa corsa e Marco aveva espresso il desiderio di poterla vincere… Per questo la Rossini Raffaello è dedicata a Marco Ragnetti, e l’obiettivo di tutti noi è quello di portarla ai massimi vertici nazionali proprio nel ricordo di Marco.
Oltre al Fisioradi Medical Center, e alla Alma Juventus Fano, sostengono attivamente l’evento anche altri brand di settore come il Cà Virginia Country House Bike Hotel & Wellness, l’ASD Ciclo Ducale, il punto vendita NOB, la EME e Enervit.
“La forza mentale per vincere sia nella vita che nello sport”. E’ questo il titolo dell’incontro di formazione andato in scena appena qualche giorno fa presso la nuova struttura del Fisioradi Medical Center di Pesaro. Si tratta solo dell’ultimo dopo quelli riservati alla più corretta manutenzione della bicicletta e alla consapevole integrazione alimentare sportiva.
A condurre la serata ha pensato il “mental coach” marchigiano Giacomo “Zico” Pieri, da tempo collaboratore di Fisioradi ed artefice l’anno scorso dell’incredibile impresa Stelvio Unlimited che lo ha impegnato nella scalata – per ben 30 giorni consecutivi – del versante ovest della “montagna-mito”, quello per intenderci dal centro di Bormio conduce fino su in cima a quota 2.757.
Foto di gruppo in occasione della serata che si è svolta presso FisioradiFoto di gruppo in occasione della serata che si è svolta presso Fisioradi
L’incontro
Ad occupare i posti preparati per l’incontro ci hanno pensato i ragazzi, accompagnati dai loro genitori, di due conosciute squadre ciclistiche giovanili del territorio. Si trattava degli Esordienti dell’SCD Alma Juventus Fano e gli Allievi del Velo Club Cattolica.
Nel corso del proprio intervento, Pieri ha avuto la possibilità di raccontare a tutti i presenti quanto la motivazione e la forza mentale siano determinanti nella prestazione in bicicletta. Quanto sia fondamentale avere un’attitudine positiva che parta con il riconoscere ed accettare i propri limiti e che che successivamente tenda a superarli. Il mondo sportivo, quello del ciclismo in modo particolare, si basa moltissimo sull’allenamento fisico, sulla preparazione atletica da ottimizzare in vista degli appuntamenti dove si vuole essere competitivi. Spesso però si tralascia quello che è il tema della motivazione e della forza mentale che di pari passo va conosciuta, riconosciuta e successivamente “allenata”…
Giacomo Pieri e Maurizio Radi insieme in biciclettaGiacomo Pieri e Maurizio Radi insieme in bicicletta
Forza mentale, una risorsa
La serata Fisioradi si è poi arricchita di importanti testimonianze. Maurizio Radi, che del centro medico è il fondatore, ha raccontato quello che il ciclismo gli ha trasferito per poi affermarsi nel mondo del lavoro. Ma anche di quanto la forza mentale e la determinazione nel voler raggiungere un obiettivo lo abbiano spronato a superare i diversi ostacoli che la vita a tutti noi naturalmente riserva.
A seguire, hanno preso la parola Andrea Casadei e Riccardo Tondi, entrambi sfortunatamente segnati da un brutto incidente che quale conseguenza li ha privati di un arto… I due ospiti hanno raccontato quanto un’esperienza così negativa abbia permesso loro di esprimere un potenziale sportivo incredibile. Facendo capire quanto la determinazione e il non porsi limiti gli abbia portati a gareggiare con la maglia azzurra della nazionale italiana per le discipline nelle quali sono impegnati: nello specifico il ciclismo e lo snowboard paralimpico.
La nuova sede del Fisioradi Medical Center La nuova sede del Fisioradi Medical Center
Un ricordo speciale
Ma il momento più significativo della serata si è vissuto alla conclusine dell’incontro, quando dalla platea si è voluto ricordare Marco Ragnetti. Il giovane sedicenne compagno di squadra dei ragazzi della SCD Alma Juventus Fano venuto a mancare appena qualche settimana fa a causa di un incidente stradale mentre si recava a scuola. Tutti gli intervenuti, a partire dal papà Sergio, presente in sala, hanno ricevuto e indossato una maglietta speciale, fatta preparare appositamente da Maurizio Radi. Una maglietta e un pensiero profondissimo per ricordare Marco, rappresentato attraverso una bellissima foto in sella alla propria bicicletta… il ciclismo, la sua passione.
E proprio a Marco Ragnetti verrà dedicata il 3 luglio la prima edizione della Rossini-Raffaello, una nuova gara promossa ed organizzata dalla stessa SCD Alma Juventus e riservata alla categoria Allievi. L’evento giovanile vedrà la partenza da Pesaro e l’arrivo ad Urbino – unendo così due siti culturali UNESCO meravigliosi – con passaggi per Caʼ Gallo, Fermignano e con l’inserimento dell’ultima ed impegnativa salita di Caʼ Lagostina. Dunque tutti insieme… con Marco.
Alla domanda sulle probabilità di vederlo alla partenza del Trofeo LaiguegliaFormolo, in cima al Teide, ci aveva risposto così: «Il dottore ha parlato di un 20 per cento, la vedo complicata». Invece, un po’ a sorpresa, “Roccia” era al via della prima gara del calendario italiano. Corsa che ha dovuto concludere anticipatamente a causa di una caduta.
Alla partenza, il corridore del UAE Team Emirates sfoggiava una vistosa fasciatura alla mano (foto di apertura), infortunata il 3 gennaio sulle strade del Principato di Monaco. Due mesi dopo è tornato in corsa ed anche molto bene, visto che era nel gruppo di testa pronto a giocarsi la vittoria.
Con Maurizio Radi, Dottore Fisioterapista di Fisioradi Medical Center, abbiamo indagato come si cura e si recupera da un infortunio del genere.
Quali sono e quante le ossa della mano (foto Chimica Online)Quali sono e quante le ossa della mano (foto Chimica Online)
La diagnosi
Il referto medico dice che Formolo ha riportato la frattura del 5° metacarpo e del terzo medio dell’osso uncinato. Sono tutte fratture composte, infatti hanno dovuto attendere qualche settimana prima di riuscire a vederle. Se notate, sono state rilevate da una risonanza magnetica, non da una radiografia. La differenza è che la radiografia si fa in due proiezioni, mentre la risonanza è più accurata perché “seziona” l’osso e permette di esplorare tutti i dettagli.
Per le fratture a polso o mano di atleti professionisti non si ingessa più l’arto ma si usano tutori in termoplastica su misura (foto RC Therapy) Per le fratture a polso o mano non si ingessa più, ma si usano tutori in termoplastica su misura (foto RC Therapy)
Essendo una frattura composta Formolo ha usato un tutore per immobilizzare la mano.
«Dal punto di vista medico – ci dice Maurizio – essendo una frattura composta è stato scelto un giusto trattamento conservativo. Si legge nel referto che hanno dato come convalescenza dalle 4 alle 6 settimane. Alla fine di questo periodo si ripete l’accertamento per controllare lo stato di consolidamento della frattura.
«Con questo genere di infortuni l’atleta viene tenuto fermo in via precauzionale. Anche perché allenarsi su strada non è consigliabile in questi casi. Il rischio è quello di stressare il polso e, nella peggiore delle ipotesi, scomporre la frattura, allungando i tempi di costruzione del callo osseo».
Altri casi simili
Ci sono stati dei casi nei quali alcuni corridori hanno forzato il rientro usando dei tutori appositi per poter guidare la bici. Un esempio è quello di Nibali prima del Giro d’Italia dello scorso anno, anche in quel caso si trattava di un infortunio al polso.
«In quel caso era doveroso tentare di recuperare – riprende Maurizio – perché si era nel pieno della stagione. Nel caso di Formolo non era necessario forzare le tappe visto il periodo della stagione in cui siamo. Dal punto di vista della preparazione ci sono valide alternative come i rulli».
Anche Nibali subì un infortunio simile prima del Giro d’Italia, nel suo caso si forzarono i tempi di recupero Anche Nibali subì un infortunio simile prima del Giro d’Italia, nel suo caso si forzarono i tempi di recupero
La riabilitazione
Una volta verificato che il callo osseo si sta ricostruendo nel modo corretto può partire la riabilitazione. Come funziona questa fase?
«Questi tipi di frattura si possono trattare da subito – spiega Radi – cominciando con della fisioterapia strumentale: tipo magnetoterapia, per creare degli stimoli che accelerano la formazioni di callo osseo. Una cosa che bisogna fare in questi casi è evitare che le articolazioni di mano e polso si irrigidiscano, quindi si può intervenire togliendo il tutore per eseguire delle mobilizzazioni passive delle dita e del polso.
«Passata la prima fase di riabilitazione, si inizia ad intervenire con degli esercizi attivi per la mano al fine di stimolare i muscoli per iniziare un rinforzo dell’avambraccio, degli estensori delle dita, del polso e dei flessori delle dita e del polso».
Una caduta ha frenato il suo rientro al Trofeo Laigueglia, per Maurizio Radi nessun pericolo di un ulteriore infortunio al polsoUna caduta ha frenato il suo rientro al Trofeo Laigueglia, per Maurizio Radi nessun pericolo di un ulteriore infortunio al polso
Il ritorno alle gare
Tornare in corsa dopo 8 settimane, è stato un rischio? Visto che Formolo è stato anche coinvolto in una caduta?
«No, un atleta di quel livello dopo un periodo di degenza così lungo – spiega – recupera pienamente. Non ha fatto una corsa stressante come una Roubaix o un Fiandre (ma per precauzione ha saltato la Strade Bianche, ndr). Una volta che viene dichiarata guarita la frattura vuol dire che c’è stato un completo consolidamento del callo osseo e quindi l’atleta si può considerare guarito».
Vingegaard sta elaborando la sconfitta. Il primo passo è rendersi conto di aver avuto una preparazione monca. E già in testa prende forma il piano 2025
Da appassionati di ciclismo, siamo tutti col fiato sospeso per quel che sarà l’esito di Egan Bernal. Il terribile incidente capitato al re del Giro 2021 sul finire di gennaio pone delle serie questioni sul suo futuro da atleta e forse non solo.
Ce la farà a recuperare? E come? Quali sono i problemi maggiori?
Dalla Colombia sono giunte notizie davvero inquietanti. Il quadro clinico che è stato reso noto recitava: trauma al pneumotorace, lussofrattura delle vertebre T5 e T6 con ernia discale traumatica, frattura del secondo metacarpo della mano destra, fratture alla bocca e fratture di varie costole. Bernal, oltre ad essere stato in terapia intensiva ed aver rischiato di restare paraplegico al 95%, ha subìto quattro operazioni principali: un’intervento maxillo-facciale per la bocca, la stabilizzazionediseivertebre (da T3 a T8), osteosintesi del metacarpo e l’intervento al polmone. E un altro dovrà affrontarlo nelle prossime ore, a livello della colonna cervicale. Insomma non è poco.
Noi vogliamo capirne di più con l’aiuto di un medico, di un fisioterapista, osteopata, chiropratico, chinesiologo quale MaurizioRadi, titolare di un importante centro riabilitativo e di preparazione, il Fisioradi Medical Center a Pesaro.
Maurizio Radi, titolare di Fisioradi Medical CenterMaurizio Radi, titolare di Fisioradi Medical Center
Maurizio, la prima domanda è quella che tutti si pongono: riuscirà Bernal a tornare quello di prima o quantomeno a tornare alla sua normalità di uomo?
Con un atleta di questo calibro si dà quasi per scontato che possa recuperare totalmente, quindi ci si chiede se tornerà il corridore. Premetto che, per fare delle considerazioni precise bisognerebbe conoscere a fondo il suo quadro clinico. E che tipo di interventi ha subìto, soprattutto per quanto riguarda la rotula e le vertebre.
Sì è detto che ha rischiato di restare paraplegico…
È un qualcosa che può starci, quando si danneggiano tante vertebre. Se il trauma ha riguardato un tratto di vertebre specifico, un eventuale schiacciamento midollare può essere così importante da impedire poi il movimento. In situazioni così difficili si fanno tutte le considerazioni del caso. Però se questo è stato scongiurato già è un bel passo avanti. Dobbiamo pensare che l’atleta ha un’altra mentalità, un altro spirito.
Questo è vero…
L’atleta ragiona già per ritornare ad essere un corridore, non solo a stare bene. Di certo ce la metterà tutta. Vorrà tornare il prima possibile. Questa è la sua forza e al tempo stesso la gara a tappe più dura da vincere. In passato ci sono stati casi simili. Anche di Pantani si diceva che dopo l’incidente della Milano-Torino non potesse più tornare quello di prima.
Bernal a terra in seguito all’incidente avuto con l’autobus fermo. Era in sella alla bici da crono (foto Twitter)Bernal a terra in seguito all’incidente avuto con l’autobus fermo. Era in sella alla bici da crono (foto Twitter)
Però abbiamo visto che il ciclismo è cambiato molto da allora. Tutto è più estremizzato. Froome per esempio sembra non essere più quello di una volta…
Vero, però Froome quando ha avuto il suo incidente già era in una “fase discendente” della sua carriera. Era più in là con gli anni. E dobbiamo considerare che fin quando ha vinto non ha mai avuto infortuni importanti in precedenza, tutto era filato liscio per lui. Altra considerazione da fare è che quando è rientrato si è ritrovato con dei bei “corridorini” sulla sua strada.
Quale dei suoi interventi ti preoccupa di più?
Come ho già detto, senza un quadro clinico preciso è difficile da poter dire, ma di primo acchitto potrei rispondere le vertebre. Lui ha rotto le T3 e T8 e nel contesto sono forse le meno peggio. E poi, lussazione e frattura: è qui che Bernal ha rischiato di restare paralizzato. In più, se ben ricordo, Bernal già soffriva di mal di schiena. Guardiamo Van der Poel: sembrava tutto passato, poi appena ha ripreso a correre è rimbalzato.
In tanti invece hanno puntato il dito sulla rotula, perché?
La rotula è un punto cardine del ginocchio, ma direi proprio di tutta la pedalata. Dobbiamo vedere se è una frattura composta o no ed eventualmente com’è andato l’intervento. Se pensiamo alla pedalata, la rotula è la parte biomeccanica più importante. Quando si spinge tutta la forza passa da lì. Se pensiamo che il quadricipite arriva fin sulla rotula e sulla tuberosità tibiale, questa fa da articolazione appunto fra tibia e femore. E quello è un punto dove si scarica molta energia.
La parte delle vertebre toraciche interessate nell’incidente di BernalLa parte delle vertebre toraciche interessate nell’incidente di Bernal
E il resto dal pneumotorace all’intervento maxillofacciale?
Il pneumotorace mi preoccupa meno. In generale dà meno noia. Sì, è grave ma un atleta come lui lo recupera bene. La frattura del malleolo la supera e quella maxillofacciale è una bella rottura di scatole per lui. Per un mese non potrà mangiare.
Quindi più o meno quando potremmo rivedere Bernal? Questa stagione è andata?
Credo che il 2022 gli servirà per ritrovarsi. Magari, verso ottobre potremmo vederlo in sella se tutto dovesse filare liscio. E, perché no, anche in qualche gara visto che ormai si corre fino a fine ottobre, anche se sarà difficile e di certo non mi aspetto che vinca. Certi atleti sanno tirare fuori anche quello che non ti aspetti e loro stessi non si aspettano.
Ma potenzialmente Bernal può tornare al 100%?
Domanda da un milione di dollari! Come ho già detto mentalmente può farcela e sono certo che darà il massimo. Bisognerebbe sapere cosa ha avuto nel dettaglio, ma stando alle informazioni che abbiamo direi di sì: potenzialmente potrebbe tornare quello che era. Il mio dubbio principale riguarda le vertebre. Però è anche vero che Bernal ha il vantaggio di essere un ciclista. Fosse stato un podista o un calciatore sarebbe stata più complicata. Di certo ci sarà molto da lavorare: il suo recupero riguarderà molti professionisti sanitari, da medici specialisti, neurochirurghi, ortopedici, medici dello sport, per poi passare nelle mani di fisioterapisti, biomeccanici, preparatori, osteopati, psicologi… Sarà una bella sfida medica e anche molto interessante.
Il gesto di Bernal di sfilare la mantellina per far vedere la maglia rosa a Cortina ha colpito tutti. E' un tributo al simbolo, che lo fa pensare a Pantani
Lo Squalo Tv è l'ultima trovata di Lello Ferrara. Ieri sera, nello studio virtuale con Nibali e Pozzovivo c'è stato Bernal. Una storia di vera amicizia