Wout Van Aert, Imola 2020 podio, secondo posto

Van Aert è pronto a gettarsi nel fango

25.11.2020
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In una lunga intervista pubblicata sul sito del suo sponsor Red Bull, Wout Van Aert ha gettato il guanto di sfida a Mathieu Van der Poel. Non tanto per la prossima stagione su strada, quanto piuttosto nel fango del ciclocross: il loro storico terreno di sfida.

Mathieu Van der Poel, Wout Van Aert, Giro delle Fiandre 2020
L’arrivo del Fiandre non gli è andato davvero giù. Lo ha battuto Van der Poel…
Mathieu Van der Poel, Wout Van Aert, Giro delle Fiandre 2020
Che male perdere il Fiandre da Van der Poel…

Grande attesa

«Non vedo l’ora di affrontare Mathieu nel fango – ha detto Van Aert – ma non credo sia più facile per me batterlo. Tutti conoscono le sue capacità di guida. Anche se avessi buone gambe, è difficile avvicinarlo, ma questo non significa che rinuncerò a provarci. Negli ultimi anni non sono riuscito a mettermi molto in mostra nel ciclocross. Ho avuto infortuni e non ho mai trovato la giusta condizione. Voglio rifarmi. Quest’anno arrivo molto bene al debutto e spero di tornare ai miei vecchi livelli e soprattutto di essere al meglio a gennaio per i mondiali. Così potrò gareggiare di nuovo con Mathieu e tutti gli altri corridori».

Tanto lavoro

Il duello infatti non si consumerà tanto presto, dato che il debutto di Van der Poel nel cross non è atteso prima di metà dicembre. Van Aert non se ne cruccia, in apparenza, e lavora.

«L’attenzione per ora – dice – si concentra principalmente sulla mia esplosività perché un po’ la perdi quando punti alle corse su strada. Sto lavorando in questo senso perché ho sentito di aver perso potenza. Nel cross si deve davvero sprintare dopo ogni curva e non è un fatto di resistenza come su strada. Di solito sono lavori che richiedono allenamento specifico sullo sterrato, ma in Spagna dove ho iniziato la preparazione, facevo lavori di intensità su strada di 30 secondi o un minuto».

Wout Van Aert, Coppa del mondo ciclocross, Namur 2018
Namur 2018, è iridato, ma in Coppa del mondo lo batte ancora Van der Poel
Wout Van Aert, Coppa del mondo ciclocross, Namur 2018
Van Aert, Coppa del mondo di Namur 2018

Vigilia e dubbi

Singolare la posizione del belga, che se da un lato ha gettato il guanto di sfida verso il rivale di sempre, dall’altro subito dopo decide di tenere un profilo più basso. Forse presagendo che il primo impatto con la specialità potrebbe essere meno morbido del previsto. Oppure per rendere più clamoroso un eventuale rientro brillante, si vedrà.

«Mi sono preparato in poco tempo – prosegue – avendo scelto di tornare alle gare il prima possibile. E’ determinante ritrovare condizione e feeling per il mondiale che si corre a Oostenda, quindi in Belgio. Di conseguenza a Tabor non sarò al top della forma. Farò ancora una gara a metà dicembre, poi mi allenerò cercando di raggiungere il meglio per Natale. Dovrò migliorare tanto per competere con gli specialisti. Ovviamente Mathieu è sempre uno dei concorrenti più importanti. E’ da anni il punto di riferimento nel fango e questo non cambierà. La differenza con gli altri sarà minore, come è già successo l’anno scorso. Ma Iserbyt e Aerts mi sembrano tosti».

Wout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Coppa del mondo ciclocross 2018. Koksjide
Scontro fra titani, sempre nel 2018, ma a Koksjide
Wout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Coppa del mondo ciclocross 2018. Koksjide
Koksjide 2018, scontro fra titani

Primi dubbi

Eppure qualche dubbio dell’ambiente sulla possibilità di durare a lungo e restare vincente su strada sottoponendosi a simili ritmi deve essergli arrivato.

«A volte mi chiedono se io non esageri – dice – scegliendo un programma così intenso. Ma ho persone intelligenti dietro di me, con il mio allenatore che valuta e si assicura sempre che il piano sia fisiologicamente fattibile. Ho brevi periodi di riposo in momenti diversi della stagione e secondo noi riusciremo a farci stare tutto. L’importante è credere in se stessi. Se pensi in anticipo che non sia possibile, allora non funzionerà».

Wout Van Aert, conferenza stampa prima della stagione ciclocross 2019, Kortrijk
Kortrijk 2019, una conferenza stampa per raccontare l’imminente stagione del fango
Wout Van Aert, conferenza stampa prima della stagione ciclocross 2019, Kortrijk
Così nel 2019 per annunciare il debutto nel cross

Dolore Fiandre

Le ultime considerazioni sono per la stagione 2020 su strada conclusa da poco per lui con il Giro delle Fiandre chiuso al secondo posto, allo stesso modo del mondiale (in apertura lo smacco sul podio dietro Alaphillippe. Pochi giorni prima invece era stato secondo anche nella crono dietro Ganna). 

«E’ stato difficile per il vincitore che è in me – ammette – veder sfumare la vittoria sia ai campionati del mondo sia al Fiandre. A Imola sono stato battuto da qualcuno che quel giorno era migliore di me, ma al Giro delle Fiandre ero davvero vicino. Per questo non mi piace ricordarlo, perché al Fiandre la vittoria era davvero vicina».

Caduta Julian Alaphilippe, Giro delle Fiandre 2020, Wout Van Aert, Matheiu Van der Poel

Per Julian, non solo sfortuna

20.10.2020
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Tre in fila: Van Aert, Van der Poel e Julian Alaphilippe. Il francese in maglia iridata ha attaccato il Koppenberg come la rampa del garage. Si è mosso in corsa con la sicurezza di uno che il Fiandre l’ha sempre corso, invece era al debutto.

Caduta Julian Alaphilippe, Giro delle Fiandre 2020, Wout Van Aert, Matheiu Van der Poel
Van Aert arriva alla moto e scarta di colpo senza avvisare chi segue
Caduta Julian Alaphilippe, Giro delle Fiandre 2020, Wout Van Aert, Matheiu Van der Poel
Van Aert arriva alla moto e scarta di colpo

Mancano 40 chilometri al traguardo. La moto rallenta sulla destra. E anche se non dovrebbe essere lì, Van Aert la vede benissimo. Esistono regole non scritte del gruppo, anche in corsa. Gli ostacoli si segnalano: si mette la mano dietro la schiena e si indica di allargarsi. Ma il Fiandre è zona di guerra e certe accortezze non valgono. Per cui Van Aert punta la moto e non fa un cenno.

«Se guardate le immagini – dice Alessandro Tegner, marketing manager della Deceuninck-Quick Step – Van Aert va dritto sulla moto. Van der Poel la schiva di un soffio. Julian la prende in pieno».

Eddy Lissens faceva il poliziotto e stamattina è uscito di casa come gli capita da vent’anni per guidare la moto al Giro delle Fiandre. Stavolta come moto della Giuria. La situazione è semplice: ci sono gli uomini più forti nella fuga che deciderà la Ronde. I tre hanno raggiunto un vantaggio superiore ai 20 secondi, per cui la Giuria e il cambio ruote Shimano rallentano per disporsi dietro alla fuga.

Caduta Julian Alaphilippe, Giro delle Fiandre 2020, Wout Van Aert, Matheiu Van der Poel
Van der Poel ha scartato la moto per un soffio, Alaphilippe non fa in tempo
Caduta Julian Alaphilippe, Giro delle Fiandre 2020, Wout Van Aert, Matheiu Van der Poel
Van der Poel scarta, Alaphilippe non fa in tempo

«Ci siamo lasciati sfilare – racconta a Sporza – la moto della televisione si è spostata sul lato sinistro della strada, noi abbiamo scelto il lato destro. Saremmo dovuti stare anche noi dall’altra parte della strada? Chi dice una cosa del genere non ha mai corso una gara».

Julian a ruota dei due non si guarda troppo intorno. Forse la radio lo distrae. Porta una mano sul petto per schiacciare l’interruttore e non si accorge che Van Aert ha schivato la moto. Che Van der Poel l’ha evitata per un soffio, con un riflesso da gatto selvatico. E quando il francese si trova davanti il baule della Suzuki grigia, è già troppo tardi.

«Julian evita le mosche – dice Tegner – se avesse avuto un segnale di pericolo non avrebbe mai preso quella moto. Alla Liegi ha commesso un errore per la troppa pressione. A Scheldeprijs l’errore l’ha fatto Van der Poel e per poco non lo paga lui. Ma al Fiandre non è stata solo sfortuna. Dopo la sua caduta si sono voltati entrambi. Van der Poel ha la faccia di quello che l’ha scampata bella. Van Aert si rimette subito a menare. Non hanno neppure fatto il gesto di rallentare per capire se sarebbe ripartito».

Caduta Julian Alaphilippe, Giro delle Fiandre 2020, Wout Van Aert, Matheiu Van der Poel
I due si voltano, poi tirano dritto senza esitazione
Caduta Julian Alaphilippe, Giro delle Fiandre 2020, Wout Van Aert, Matheiu Van der Poel
I due si voltano, poi tirano dritto

Il Fiandre è guerra e forse il galletto iridato dai modi sbarazzini e per certi versi irriverenti non va tanto a genio ai due giganti del cross che sui sentieri fiamminghi hanno costruito la loro carriera e la reciproca rivalità. Alaphilippe grida sull’asfalto, una moto si ferma per soccorrerlo.

«Mi dispiace da matti — dice il Lissens – per quello che è successo. Certe manovre si fanno cento volte in una corsa e non succede mai niente. Ma questa volta Alaphilippe stava parlando nella radio e non ha fatto in tempo ad evitarmi. Sono in corsa da vent’anni, non mi era successo mai niente del genere».

Van Aert e Van der Poel si sono giocati il Fiandre. Il primo ha ringraziato il secondo, che ha vinto, per avergli dato lo stimolo di migliorare ancora. Su quella manovra per evitare la moto ognuno si farà la sua idea.

Michele Bartoli, Liegi Bastogne Liegi 1997

Bartoli crea la sua Academy di cross

27.09.2020
2 min
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Fausto Scotti l’ha detta giusta: Michele Bartoli, quello delle due Liegi e del Fiandre, sta per debuttare nel ciclocross con una sua scuola di ciclismo. Si chiamerà Michele Bartoli Academy.

Il pisano avrà accanto suo fratello Mauro e non è per caso che l’idea sia nata pochi mesi dopo la morte di papà Graziano. Fu lui a metterli entrambi in bici e fu lui ad accompagnarli sui campi di gara del cross. Michele centrò un secondo e un terzo ai campionati italiani, Mauro conquistò il tricolore allievi.

Bambino, ciclocross, figlio Mauro Bartoli
La Michele Bartoli Academy partirà da 12 bambini che correranno nel ciclocross
Bambino, ciclocross, figlio Mauro Bartoli
La Michele Bartoli Academy partirà da 12 bambini che correranno nel ciclocross
Non è per caso che accada quest’anno.

Non è affatto per caso. Il babbo è quello che ha dato il via a tutto questo. Pensate che mio fratello tiene da parte la giacca a vento e il cappellino che mio padre indossava quando lui vinse il tricolore allievi. E dice che lo tirerà fuori quando toccherà a suo figlio.

Di cosa si tratta, dunque?

Un progetto che mi piacerebbe portare avanti con tutti i criteri giusti. Ho coinvolto Giovanni Stefania, un laureato in Scienze Motorie, molto bravo, che lavora nel nostro Centro a Lunata. Metteremo insieme un po’ di ragazzini che tengono al cross, ora che i crossisti sono di moda. Poi vorremmo creare una filiera di talenti che corrano anche su strada.

Lo farai da solo?

Come appoggio economico? No, ci sono dei marchi storici del ciclismo giovanile in Toscana. C’è System Data che ci è stata accanto sin dalle prime edizioni della Gran Fondo. E c’è Donati Porte, che sponsorizzava il ciclismo quando io correvo nelle giovanili.

Di questa cosa ci ha parlato Fausto Scotti, il cittì della nazionale…

Ha fatto bene e quando la stagione inizierà, andremo a fargli un sacco di domande. La sua esperienza ci servirà molto.

A cosa ti è servito aver fatto ciclocross?

A vincere il Fiandre, ad esempio. Ho spesso detto che quello scatto sul Grammont, con le mani sotto e il peso centrato, lo devo al cross. Certe cose sul pavé le impari da piccolo. Lo stradista ne ha solo vantaggi, purché non esageri…

Chi esagera?

Van der Poel deve scegliere. Tre specialità sono troppe. La mountain bike è di troppo. Invece Van Aert lo fa nel modo giusto e si vede dai risultati. Il corpo umano non è inesauribile, le forze sono contate.

Di quanti ragazzini parliamo?

Sono 12, ma abbiamo ricevuto richieste per molti di più. I ragazzi bisogna seguirli bene, poi magari l’anno prossimo se ne fanno di più.

Con quali bici correranno?

Saranno marcate Michele Bartoli Academy. Le fa una azienda dalle mie parti che si chiama Atacama.

Bertolini: «Pidcock? E’ come Van der Poel»

22.09.2020
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Thomas Pidcock, detto Tom, è il nuovo fenomeno che avanza. Dopo Van de Poel, Evenepoel, Van Aert ecco un altro esponente della multidisciplinarietà piombare nel ciclismo dei grandi. Il prossimo anno vedremo l’inglese in maglia Ineos-Grenadier. Fino all’anno scorso il ragazzo di Leeds ha militato nella squadra U23 di Bradley Wiggins, appunto il Team Wiggins (quest’anno era alla Trinity Racing).

Tuttavia, proprio l’ex maglia gialla 2012 lo ha sconsigliato di accettare la proposta del suo ex team. Perché? Forse Sir Brad conosce il carattere del suo atleta e i metodi della Ineos e ha reputato incompatibile il “matrimonio”.

Per provare a saperne qualcosa di più abbiamo chiamato in causa Gioele Bertolini, uno dei crossisti (e biker) più forti d’Italia.

GP Sven Nys 2020. Da sinistra: Pauwels Sauzen, Mathieu Van Der Poel e Thomas Pidcock

Dalla strada al cross e non solo

«Pidcock è più forte di Van der Poel!», ha detto senza mezze misure il valtellinese. «E’ un vero fenomeno. L’ho visto in azione e fa paura. La cosa che mi colpisce di più di questi atleti è la loro capacità di passare dalla strada al cross, dalla crono alla Mtb e di essere subito pronti. Di solito ci si mette almeno un paio di gare per raggiungere il top, loro invece vanno subito fortissimo. Hanno un feeling pazzesco. E Tom per assurdo è ancora meglio di VdP. Mathieu ha impiegato un anno buono per essere forte in Mtb. Anche nel Cx di certo non lo batti sulla tecnica. Tom gira sulla pump track e fa downhill. Tuttavia non lo vedo ancora al pari di Remco Evenepoel, almeno su strada. Ci vedo più un Van der Poel proprio perché sa passare da una disciplina all’altra».

Tom superava gli avversari con una tale facilità che sembrava di un’altra categoria

Bertolini racconta anche che Pidcok però non è un simpaticone. Alla Transmaurienne (gara pre covid) ha rimediato 30′ di penalità per aver discusso con un giudice. C’erano stati dei problemi nella chiamata dello start e lui lo ha spintonato con la ruota. E anche in altre occasioni non è stato un pozzo di simpatia. Spesso se ne stava concentrato per i fatti suoi.

Quel mondiale in Danimarca…

«Quest’anno, nonostante sia giovane è già cresciuto molto, anche in MTB. Alla Transmaurienne nella tappa iniziale, molto lunga e dura, è arrivato secondo dietro a Leonardo Paez (il campione del mondo Marathon, ndr). Ha vinto il Giro d’Italia U23, ha fatto un numero agli europei sempre su strada. E ha corso il mondiale a Imola coi pro’. Magari potrà fare anche le Olimpiadi in Mtb il prossimo anno, ci sta».

«L’ho visto per la prima volta a Bogense, al mondiale di cross in Danimarca nel 2018. Era al primo anno tra gli U23 quando nel rettilineo risaliva gli avversari con una facilità disarmante. Sembrava di un’altra categoria. E’ entrato ai box, ha cambiato la bici con la calma di un veterano e quando è rientrato ha continuato a saltare gli altri al doppio della velocità».