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Venturelli più forte del dolore per lo staff e per la squadra

20.09.2022
5 min
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Ha deciso di partire dopo il riscaldamento, ma dire che Federica Venturelli avesse certezze sulle sue condizioni sarebbe poco credibile. Coraggio tanto, quello ha lasciato tutti a bocca aperta. Cerotti su entrambi i gomiti. Una garza sul ginocchio destro. Le mani ferite. E un’abrasione sull’addome che sfregando contro il body le dava un gran fastidio. Tutto per la caduta violentissima del giorno prima. E quando dopo la gara è rientrata al box azzurro, l’applauso con cui è stata accolta ha fatto capire la paura e il sollievo che hanno attraversato il clan azzurro nelle ultime 24 ore.

Brutta caduta

La notizia è arrivata intorno alle 12 con un messaggio. Caduta Federica Venturelli, la stanno riportando in hotel. E’ piuttosto malconcia, non si sa se domani farà la crono. Aspettiamo le radiografie.

«Stavo andando in discesa – racconta mentre gira le gambe sui rulli – forse un po’ troppo forte. C’era un tratto di strada disconnesso, che non era stato segnalato. E purtroppo sono finita in questa parte di strada piena di buche. Ho perso le mani dal manubrio. Sono caduta e intanto ho visto un furgone che saliva dalla parte opposta. Proprio per cercare di evitarlo e scongiurare il peggio, mi sono procurata un bel po’ di abrasioni, cercando di aggrapparmi all’asfalto per non finire dall’altra parte».

Durante il riscaldamento, Federica Venturelli si è confrontata con Velo su come gestire la crono
Durante il riscaldamento, Federica Venturelli si è confrontata con Velo su come gestire la crono

Test sui rulli

Infilare le maniche nel body le è sembrato un supplizio, ma nulla in confronto a quando ha provato a salire sulla Cinelli montata sui rulli. Aveva lo sguardo impaurito e dolorante, così pure quando ha iniziato a pedalare, sentendo il ginocchio e il gomito, sentendo la mano quando ha provato a cambiare e non riuscendo a sfilare la borraccia. Attorno a lei prima Elisabetta Borgia e poi Rossella Callovi accompagnavano le sue smorfie con parole rassicuranti, finché Federica ha iniziato a raddrizzarsi e ad aumentare il ritmo di pedalata.

«Ho deciso di partire – conferma – quando ho finito il riscaldamento, perché comunque avevo ancora male al gomito. Scaldandomi però, un po’ è passato e quindi ho deciso di provarci. Inizialmente avevo paura di non riuscire a far le curve o guidare la bici. Però poi ho visto che ero in grado, anche se non ero al top della mia condizione. E allora ho deciso di partire».

Senza borraccia

Così si è avviata, dopo aver provato a fare un paio di curve, con la certezza che difficilmente sarebbe riuscita ad alzarsi sui pedali. Senza borraccia, perché non potendola prendere, ha chiesto a Giuseppe Campanella, il suo meccanico, di smontare tutto. E forse la spinta decisiva è venuta proprio dall’attaccamento al gruppo azzurro.

«Quando sono caduta – conferma – non è stata tanto la sensazione di vedermi sfuggire il mondiale, perché comunque non ero qua per vincere. C’erano avversarie molto più forti di me, ma per fare esperienza. E’ stato il dispiacere nei confronti dello staff e della squadra che ha fatto tanti sacrifici e quindi ero dispiaciuta di non poter dare il meglio di me. Ieri sera ero abbastanza giù. Però comunque, dopo il controllo in ospedale e la radiografia in cui mi hanno detto che era tutto a posto, mi sono un po’ ripresa. Ho iniziato a pensare che magari sarei riuscita a partire e quindi ho passato una notte non troppo travagliata».

Il mondiale crono delle donne junior è stato vinto da Zoe Backstedt (Gran Bretagna), su Czapla e Joriis
Il mondiale crono delle donne junior è stato vinto da Zoe Backstedt (Gran Bretagna), su Czapla e Joriis

Dolore e adrenalina

L’hanno accolta come se avesse vinto, anche se il 24° posto a 2’59” da Zoe Backstedt è decisamente al di sotto delle aspettative di partenza: il quarto posto agli europei induceva a sperare in qualcosa di meglio e certamente Federica si sarebbe fatta valere. Probabilmente però essere partita aiuterà nella prova su strada, cui arriverà con la certezza di poter pedalare.

«L’adrenalina è servita parecchio – racconta – sentivo solo la fatica. Il male era in secondo piano. Più di tutti, probabilmente mi ha dato fastidio il gomito, soprattutto con le vibrazioni. Oppure dover spostare le braccia per fare le curve o alzarmi in piedi e rilanciare. Infatti la salita è stata la parte in cui ho sofferto di più e ho sentito di non riuscire ad andare come volevo. Adesso so di riuscire a stare in bici e questo è qualcosa che mi mette più tranquilla. Nei prossimi giorni vedrò di riabituarmi a spingere e lavorare anche sulla posizione delle mani sul manubrio, che sicuramente è qualcosa che in discesa o comunque nei momenti un po’ nervosi in gruppo sarà necessario. E tutto sommato è andata anche bene senza borraccia. Di solito bevo molto, ma oggi non era particolarmente caldo. E sono arrivata senza avere la gola secca».

Nei pensieri di Ganna, di nuovo battuto da Van Aert

23.07.2022
5 min
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A quanto pare la differenza l’ha fatta solo ed esclusivamente la condizione fisica. E’ stata questa a decretare il distacco fra Wout Van Aert e Filippo Ganna. E a dirlo sono i cittì azzurri che più sono a contatto con il campione del mondo contro il tempo. 

A Rocamadour il fenomeno della Jumbo Visma ha rifilato 42” al portacolori della Ineos Grenadiers. Sembrava andare come sempre. Van Aert in testa al primo intermedio, una flessione nel secondo e poi il consueto finale a vantaggio di Pippo. Invece stavolta non è andata così.

Dopo 20 tappe

A Copenhagen c’era da percorrere un tracciato super piatto di 13,2 chilometri, oggi uno di 40,7 molto ondulato. I dislivelli a confronto? Appena 21 metri per la prova in Danimarca, 440 per quella in Francia. Freddo e pioggia nella prima, asciutto e caldo nella seconda.

Come cambia l’approccio in questi casi e dopo tre settimane in giro per “mezza Europa”?

«Il fatto che il percorso fosse ondulato e tortuoso non ha avvantaggiato Van Aert – dice Marco Velo, il cittì della crono – Pippo è migliorato moltissimo nella guida… almeno su asciutto. Discorso diverso se fosse stato bagnato. In quel caso con un baricentro un po’ più alto magari avrebbe pagato qualcosa».

«Sono due approcci un po’ diversi. Quello mentale magari è lo stesso, ma quello fisico è differente. Cambia la condizione. Spesso si è visto che alla fine di un grande Giro anche chi non è uno specialista ha fatto delle buone prove contro il tempo».

«Quest’anno la condizione contava ancora di più visto il caldo incontrato tappa dopo tappa e i ritmi folli. E Van Aert come si è visto aveva una condizione migliore. Okay, Pippo ha risparmiato qualcosa nelle tappe di montagna e Van Aert è dovuto stare sempre davanti, ma quando si sta bene certi sforzi si sopportano meglio.

«Poi mettiamoci che Pippo non è mai stato super, super in questo Tour».

Verso l’iride

Ecco, quest’ultimo punto potrebbe essere un “campanello d’allarme”, ma non per Velo che invece lo prende come uno spunto positivo.

«Il fatto che Ganna non sia stato super mi fa ben sperare per il mondiale. Van Aert va forte già da un po’ e magari calerà. Un po’ come a Leuven lo scorso anno, quando arrivò da super favorito. E il trend mi sembra, e spero, possa essere lo stesso».

Velo nomina il mondiale ma non l’europeo a crono. Ganna infatti non correrà per il titolo continentale a metà agosto. Ha già in programma di fare scarico. E neanche Affini sarà della partita: la Vuelta è troppo vicina. Le speranze dovrebbero essere riposte in Cattaneo e Sobrero.

C’è un elemento però che ci incuriosisce analizzare. Come abbiamo detto all’inizio, dopo la consueta partenza sprint di Van Aert stavolta il belga ha tenuto e addirittura ha guadagnato nel finale, questo potrà incidere nella psicologia di Ganna?

«Un po’ sì – riprende Velo – ma soprattutto mentre si pedala. In quel caso contano anche 2”, come accadde al mondiale. Pippo era dietro al primo intermedio, poi recuperò qualche secondo e nel finale volò via. Senza contare che lui vuole sempre essere stimolato. Una volta dopo una gara mi disse: “Non mi hai parlato per trenta secondi”!».

Flanders 2021: per il secondo anno consecutivo Ganna ha battuto Van Aert al mondiale
Flanders 2021: per il secondo anno consecutivo Ganna ha battuto Van Aert al mondiale

Parola a Villa

E Marco Villa cosa dice? Lui è il cittì che forse lo conosce meglio di chiunque, che sa entrargli nell’animo e leggerlo in profondità.

Per Villa questa “sconfitta” da Van Aert, senza dimenticare che nel mezzo ci sono stati anche Pogacar e Vingegaard, non scalfisce le sicurezze di Ganna.

«Non gli è mancato nulla – dice Villa, tecnico della pista – c’è che è la ventesima tappa e le forze sono quelle che sono. E’ Van Aert che ha volato. Insomma, “questo” ha vinto in volata e ha staccato Pogacar in salita: è in quello stato in cui “non sente la catena”.

«L’ultima crono di un grande Giro non è mai semplice, anche se sei uno specialista e, come ripeto, conta la condizione fisica. In questo momento Van Aert ce l’ha più alta del 30% rispetto a tutti. Sono tre settimane che è in fuga e gli altri si danno i cambi per stargli dietro».

Come reagirà Ganna dopo questo risultato dunque? Ci metterà più grinta? Si abbatterà? Lavorerà di più?

«Niente di tutto questo – conclude Villa – io credo che Pippo sia consapevole di questa situazione. Sa bene che a parità di forze va forte e gli è sempre arrivato davanti. E poi non scordiamo che per lui era il primo Tour».

Le crono in Italia, tanto lavoro da fare. Ma Velo…

06.07.2022
5 min
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La storia con la crono di Matteo Montefiori, come avevamo scritto, era qualcosa su cui riflettere. Ha riportato in auge l’argomento cronometro individuale e movimento italiano. E quale interlocutore migliore di Marco Velo per parlarne?

Velo è il cittì della crono. E’ lui il tecnico responsabile e supervisore di questo settore per conto della Federciclismo. Da Ganna all’ultimo azzurro juniores, ragazzi e ragazze spianati sulla bici da crono passano sotto i suoi occhi.

Prima di passare a Velo però, ricordiamo il caso Montefiori. Il corridore U23 della #inEmiliaRomagna, secondo ai recenti tricolori di specialità, aveva dovuto faticare non poco per avere una bici performante e lo spazio per lavorare in modo specifico su questa disciplina.

Marco Velo ai Giochi del Mediterraneo (foto Federciclismo)
Marco Velo ai Giochi del Mediterraneo (foto Federciclismo)
Marco siamo ancora così? E’ questa la foto del movimento italiano nei confronti della cronometro?

Sapete, soprattutto per quanto riguarda le categorie juniores, uomini e donne, la situazione non è facile in quanto è difficile reperire i materiali adatti. In molti casi fanno fatica ad avere delle bici decenti su strada, figuriamoci a crono. E infatti anche noi della Federazione, soprattutto grazie alla collaborazione con Pinarello, cerchiamo di fornire qualche bici. Qualche bici da dare in gestione almeno a coloro che sono ritenuti atleti d’interesse nazionale e che non hanno una buona bici da crono.

Già è qualcosa…

Purtroppo siamo ancora in questa fase. Nella categoria U23 il problema è minore. A mio avviso si riscontra di più tra gli juniores. E’ una disciplina che costa. Le società hanno sempre meno budget e in generale hanno sempre più difficoltà a reperire materiali. Ci stiamo lavorando. Anche perché la crono è una specialità olimpica.

Secondo te, Marco, è solo una questione economica o anche “culturale”? Tante volte una società non è così felice di lasciare un ragazzo che potenzialmente potrebbe vincergli corse (e circuiti) per farlo lavorare a crono…

No, no, devo dire che io ho notato una buona predisposizione. E l’ho notata proprio nella categoria juniores. Anche nelle crono di avvicinamento la partecipazione è stata buona. Abbiamo avuto dei buoni riscontri sia da parte di ragazzi che ragazze. Non ho sentito nessuno che ha storto il naso. Anzi…

Nelle categorie giovanili spesso i materiali provengono dai team dei pro’ (foto Instagram)
Nelle categorie giovanili spesso i materiali provengono dai team dei pro’ (foto Instagram)
Anzi…

Anche adesso (ieri, ndr) sto andando a prendere le ragazze e i ragazzi per andare ai campionati europei e alcuni si sono fatti prestare la bici o la seconda da bici, per dire l’impegno… Anche le squadre dei professionisti aiutano. Si mettono la mano sul cuore e prestano i loro materiali a questo o quell’atleta. Lo fanno per amicizia o per i buoni rapporti tra i direttori sportivi dei team giovanili e appunto quelli dei pro’.

Questo è bello…

Fa notare l’impegno che ci mettono e ci dice che il ciclismo è una grande famiglia. A me fa piacere vedere una squadra di pro’ che presta bici, ruote e caschi ad uno juniores che non ha la possibilità di averli. Di metterlo in condizione di gareggiare con materiali performanti. Credo sia un bel messaggio. Si dà la possibilità ai ragazzi di lavorare in un certo modo.

Alzando un po’ l’asticella, parlando degli U23 qualcosa di più si fa? Qualche anno fa, Marino Amadori ci disse della volontà di fare dei raduni specifici per la cronometro. Vale ancora tutto ciò?

L’idea c’è. Il problema è che le gare sono tante. I calendari, anche internazionali, sono fitti e non è facile trovare tempo. Già i ragazzi sono fuori tantissimo, mettiamoci anche la pista… Ho avuto un gancio ed abbiamo stretto un accordo con l’autodromo di Monza.

La giornata di ritiro a crono presso l’autodromo di Monza con le donne (foto Federciclismo)
La giornata di ritiro a crono presso l’autodromo di Monza con le donne (foto Federciclismo)
Spiegaci meglio…

Abbiamo già fatto un ritiro di un giorno con le donne e, tempo permettendo, vorrei farne uno con gli under e con gli juniores. Si lavora in sicurezza, con l’autodromo chiuso solo per noi. Una ventina di giorni fa abbiamo fatto questa prima esperienza con Cecchini, Guazzini, Longo Borghini, Arianna Fidanza, Gasparrini. In tante hanno aderito e anzi sono rimaste entusiaste. Sulla chat già mi chiedono di combinare le date per fare una seconda giornata. Spero di riuscire a farla prima del mondiale. Anche per farle allenare in vista della crono mista.

In questo caso come lavorate? Solo sulla parte atletica o anche sul discorso della posizione?

Lavoriamo su tutto. Le ricontrollo sulla posizione, limiamo qualche dettaglio… ma sulle donne elite si parte da un’ottima base, tanto più che molte di loro vengono dalla pista, dall’inseguimento. Il tutto che sia compatibile e condiviso dalle loro squadre. Con gli juniores invece c’è molto di più su cui intervenire. 

Ecco, come vi gestite? Avete con voi anche un meccanico?

Quando facciamo questi ritiri, ci sono io, ci sono i cittì della strada delle rispettive categorie e poi ci sono il meccanico e l’equipe performance della Federazione. L’idea è questa. Siamo appena partiti. Ci stiamo lavorando, ci dobbiamo lavorare. Anche se, come ho detto, non è facile visti i calendari tanto fitti.

Lorenzo Milesi ha sempre fatto la crono, anche da juniores. Attitudine che lo sta aiutando non poco al Development Team Dsm
Lorenzo Milesi ha sempre fatto la crono, anche da juniores. Attitudine che lo sta aiutando non poco al Development Team Dsm
Hai parlato di “atleti d’interesse nazionale”, parliamo quindi già di una “elite selezionata”: come si fa invece per allargare la base?

Quando parlo d’interesse nazionale è perché comunque sono già andato a vedere delle gare, ho già parlato con i rispettivi tecnici di categoria su strada e cerco di estrarre una rosa di ragazzi e ragazze. Ovviamente non ne posso convocare quaranta, ma neanche porto solo quei due che mi faranno i mondiali. Ce ne sarà qualcuno in più. 

Organizzare più gare a crono ha senso per allargare la base?

Sì, ha senso. Più gare ci sono a crono e più i ragazzi s’impegnano (e s’interessano) a questa disciplina, che serve per la loro crescita e per la loro carriera. Andare forte a crono significa migliorare su strada e abbiamo visto che i grandi e i piccoli Giri spesso si vincono a crono.

Chiaramente fare più gare ha senso. Te lo abbiamo chiesto ripensando al discorso dei materiali, perché come hai giustamente detto tu, non sempre sono a disposizione. E allora ci si chiede quanto senso abbia, appunto, fare magari una crono con una bici da strada…

L’osservazione ci sta. Ma organizzare gare contro il tempo resta comunque importante perché crea un effetto volano. Invoglia i ragazzi, i direttori sportivi e le squadre ad attrezzarsi, ad investire attenzioni sulla crono.

Orano, Algeria. All’ora di pranzo, l’oro di Guazzini

30.06.2022
5 min
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Vittoria Guazzini è la regina del Mare Nostrum. Diciotto chilometri sull’autostrada che circonda Orano per sfrecciare fino al gradino più alto nella prova contro il tempo ai Giochi del Mediterraneo, che oggi hanno assegnato i primi titoli anche nel ciclismo. La ventunenne della Fdj-Nouvelle Aquitaine ha terminato la sua prova in 24”24”40, rifilando 49”80 alla slovena Eugenia Bujak e 1’28” alla francese Cedrine Kerbaol.

«E’ una bellissima emozione – ha commentato la vincitrice (in apertura nella foto Coni/Ferraro) – e condividerla con lo staff è sempre molto speciale. E’ vero che pedalo io, ma c’è sempre dietro un grande team, per cui siamo tutti contenti per questa prima gara coi nuovi ct. Ci siamo tutti trovati bene e da qui possiamo solo che migliorare».

Per Guazzini una partecipazione puntata sulla vittoria, nonostante qualche fastidio al ginocchio
Per Guazzini una partecipazione puntata sulla vittoria, nonostante qualche fastidio al ginocchio

La prima dei 2 cittì

E Paolo Sangalli è stato il primo a correre ad abbracciare Vittoria, insieme al responsabile della cronometro Marco Velo. Grande gioia per il neo ct che ha festeggiato il primo oro alla guida delle donne.

«E’ un bell’inizio – ha detto – anche perché la concorrenza non era così scarsa come si pensa e lei ha fatto una grande prestazione. Arriva da un infortunio al ginocchio, ma ha fatto il percorso con noi a Livigno, ha fatto un italiano superbo e siamo qui ora a goderci una vittoria meritata, cercata con tutta la forza e siamo davvero, davvero felici».

Velo aggiunge: «Vittoria ha fatto un’ottima prestazione, ho seguito tutta la gara e ho potuto toccare con mano quanto forte andasse. Conto tanto su di lei per il futuro, lei lo sa e può regalarci ancora tante soddisfazioni a cronometro, così come su strada e su pista».

Crono addicted

E nelle prove con le lancette, Vittoria ammette di divertirsi, come conferma il fresco titolo italiano Under 23 col secondo posto assoluto dietro Elisa Longo Borghini.

«Da quando sono junior diciamo che la cronometro mi si addice – spiega – ci sto lavorando sia con la nazionale sia con la squadra e abbiamo fatto tanti allenamenti sulla posizione perché queste gare poi si vincono o si perdono per questione di dettagli. Spero nei prossimi anni di migliorare ancora e il sogno sarebbe una medaglia alle Olimpiadi, non lo nascondo».

Distanza in autostrada

In questi giorni, girando in macchina per la caotica Orano, ci siamo chiesti come abbiano fatto i ciclisti a destreggiarsi per gli allenamenti. Ecco la risposta di Vittoria.

«Il primo giorno siamo usciti e in effetti c’era parecchio traffico, poi ieri abbiamo fatto distanza in autostrada con la polizia che ci scortava e devo dire che hanno fatto un bellissimo lavoro perché ci hanno protetto in tutti i modi. E’ bello provare anche qualcosa di nuovo perché corriamo sempre in Italia, Francia e Belgio, abbiamo cominciato bene e speriamo di concludere al meglio sabato».

Scommessa su Fidanza

Una prova in cui vuole far bene anche Arianna Fidanza, oggi quinta (a dispetto di un problema allo stomaco nei giorni scorsi) e su cui il presidente federale Cordiano Dagnoni punta le sue fiches: «Vincerà lei, vedrete».

Lei sorride timidamente al suo fianco e racconta: «Per essere autostrada – dice – era un percorso davvero duro, per cui direi che sono abbastanza soddisfatta. Ho avuto un attimo in cui mi sono distratta e stavo per urtare il guardrail, ma per fortuna è andato tutto bene».

Coati è stato richiamato per sostiutire Moro e Puppio positivi al Covid
Coati è stato richiamato per sostiutire Moro e Puppio positivi al Covid

Tra gli uomini, quinto posto per Luca Coati, che si è improvvisato cronoman all’ultimo momento per le defezioni causa Covid di Antonio Puppio e Manlio Moro.

Italiano, francese, inglese: Vittoria si destreggia bene nelle interviste con i media locali e sorride ai tanti bambini algerini che la circondano. Da Tokyo a Orano, la poliedrica atleta originaria di Pontedera continua il suo percorso di crescita.

«Dall’esperienza olimpica – dice – mi è rimasto addosso di tutto ed è stata utilissima per la gestione della pressione e per avere una visione più globale. Alla partenza adesso sono più tranquilla e sono contenta di essere qua a vivere questa avventura. Per quanto riguarda la Fdj, mi stanno dando tanta fiducia, si è creato un bellissimo rapporto con le compagne e lo staff, per cui è un bellissimo ambiente per crescere, che mi sprona a far bene in tutte le gare».

Italiani in vista. Crono in Friuli, prova su strada in Puglia

08.06.2022
5 min
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Giugno, tempo di campionati italiani. Le maglie tricolore, a crono e in linea, aspettano di trovare i loro nuovi padroni. Attualmente sono sulle spalle rispettivamente di Matteo Sobrero e Sonny Colbrelli. Anche se quella del corridore della Bahrain Victorious, purtroppo non la possiamo ammirare.

Come avviene ormai da qualche tempo, a parte lo scorso anno quando fu ExtraGiro ad organizzare il tutto, le sedi di crono e strada sono separate. E neanche di poco.

Crono in Friuli

La prova contro il tempo si terrà infatti in Friuli Venezia Giulia e più precisamente a San Giovanni al Natisone, Udine.

Sulla carta il percorso sembra essere molto filante e Marco Velo, responsabile del settore crono della Fci conferma tutto. Soprattutto dopo il sopralluogo effettuato lunedì scorso.

«Si tratta di un tracciato scorrevole. Ci sono un po’ più di curve rispetto ad percorso originale previsto. Essendo in un giorno feriale, si è cercato di preferire strade secondarie. Per l’80% si pedala infatti tra i campi agricoli e credo che anche per questo motivo sarà molto bello e anche meno rischioso».

«E’ un percorso piatto, c’è una salitella di un chilometro e mezzo, ma si farà con il rapporto lungo. E anche la discesa che segue è senza tornanti. Si potrà fare con le mani sulle protesi. E’ una crono per specialisti, senza dubbio. Specialisti puri: ci saranno 150 metri di dislivello o poco più in 34 chilometri».

E a proposito di distanze. Il tracciato udinese è stato disegnato già in ottica iridata. A Wollongong uomini e donne correranno sulla stessa distanza.

«Abbiamo uniformato le distanze – riprende Velo – tra elite, uomini e donne e under 23».

Da sinistra: Affini, Sobrero e Ganna agli ultimi mondiali a crono a squadre. Sono loro i favoriti anche in Friuli
Da sinistra: Affini, Sobrero e Ganna agli ultimi mondiali a crono a squadre. Sono loro i favoriti anche in Friuli

Duello Affini-Ganna

E allora chi potranno essere i favoriti?

I nomi sono quelli. Affini, Ganna, Sobrero, magari con l’aggiunta di un Cattaneo e di ottimi passisti come De Marchi, che tra l’altro corre in casa, Milan, Boaro.

«Io credo – spiega Velo – che su un percorso così, un cronoman come Sobrero sia più penalizzato rispetto ai passisti come Ganna e Affini. Matteo va meglio quando c’è più dislivello. Però è anche vero che è uscito bene dal Giro, anche se la crono finale di una grande corsa a tappe va presa con le pinze. Mentre Pippo ha la maglia gialla in mente, la crono di oggi al Delfinato e quella tricolore diventano tappe fondamentali per la crono del Tour». 

L’altimetria del prossimo campionato italiano uomini elite. Il dislivello è superiore ai 2.300 metri
L’altimetria del prossimo campionato italiano uomini elite. Il dislivello è superiore ai 2.300 metri

E su strada?

Dal Friuli ci spostiamo a Sud, e più precisamente in Puglia, ad Alberobello, in provincia di Bari. Per una nuova avventura in una terra bellissima che tutto sommato può considerarsi un ritorno. Lo scorso anno, infatti, il tricolore femminile fu assegnato appena più a Nord, a Castellana Grotte, sempre in provincia di Bari, e vinse Elisa Longo Borghini.

«Il tricolore – spiega Pietro Stoppa, organizzatore della storica Coppa Messapica, classica U23 – era stato assegnato al gruppo di Adriano Amici il quale ha trovato terreno fertile a Ceglie e nei Comuni attraversati dalla corsa. E visto che in Puglia la passione per il ciclismo è forte e che in quanto all’allestimento delle gare non abbiamo nulla da invidiare a nessuno, eccoci qui. In più lo scorso anno sempre in Puglia ci sono stati i campionati italiani femminili».

Anche in questo caso il percorso è stato ideato pensando al mondiale australiano. E a metterci lo zampino è stato il cittì, Daniele Bennati.

«Una delle cose che ho scoperto – racconta Bennati – è che tocca al cittì disegnare il campionato italiano. Sono andato sul posto e gli organizzatori mi hanno dato due, tre opzioni. Chiaramente avevo anche dei vincoli nel passare in determinati punti, vincoli relativi ai patrocini, però devo dire che ho trovato grande disponibilità e soprattutto che è venuto fuori un bel percorso. Avremo un bell’italiano!».

L’arrivo è nello stesso punto del Giro 2017, quando vinse Ewan. Occhio al fondo in lastroni, scivolosissimi in caso di pioggia
L’arrivo è nello stesso punto del Giro 2017, quando vinse Ewan. Occhio al fondo in lastroni, scivolosissimi in caso di pioggia

Pensando al mondiale

Bennati parla di un tracciato, e di conseguenza ad una corsa, aperta a molte soluzioni e a tanti corridori.

«Può vincere sia un uomo veloce che un attaccante alla Nibali, un corridore cioè che è forte in salita e sulla distanza. L’ultima salita misura un 1,1 chilometri ed è a 3,5 chilometri dall’arrivo. La si affronta dopo 232 chilometri.

«Su carta non è un percorso impegnativo, ma lo diventerà per la distanza, per il caldo e potenzialmente anche per il vento, visto che è una zona molto ventosa. In più c’è poca vegetazione ed è tutto al sole praticamente».

«Sarà un bel test per valutare la condizione dei corridori – riprende Bennati – E sì, anche questo percorso come quello della crono, ricalca un po’ il mondiale: non sarà di 273 chilometri… fare una distanza simile a giugno è da galera! Ma ho cercato di renderlo simile in base ai dati che avevo in mano. C’è questo lungo tratto in linea (si parte da Marina di Ginosa, ndr), due salite di 5 e 7 chilometri prima di entrare nel circuito e appunto il circuito finale».

«Questo anello è un po’ più breve rispetto al mondiale: 14 chilometri contro 17. Lo strappo finale di 1,1 chilometri forse è un po’ più dolce, però a differenza del mondiale c’è poco recupero prima dell’arrivo e nel finale la strada tende a salire. Mentre al mondiale dallo scollinamento dell’ultimo strappo all’arrivo ci sono 7-8 chilometri».

Per Bennati vincerà un grande corridore. Il cittì taglia fuori i “puristi”: velocisti e scalatori puri.

«E’ un percorso che dà speranza a una grande fetta del gruppo, fa gola un po’ a tutti e magari anche per questo sarà combattuto.

«Se al Bennati corridore sarebbe piaciuto? Molto!»

In viaggio con Velo, regista azzurro delle crono

20.01.2022
5 min
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Quando un paio di giorni fa abbiamo raggiunto Marco Velo, stava guidando in autostrada alla volta di Padova. Glielo aveva chiesto Dino Salvoldi, per parlare ai ragazzi e i dirigenti della Sc Padovani juniores, nel programma di riorganizzazione della categoria. Appena due giorni prima, il bresciano era stato invece con Sangalli a Calpe assieme alla nazionale femminile. La sua missione è diffondere il verbo della crono, per far crescere una specialità in cui l’Italia eccelle grazie ai soliti giganti, ma che ha grosse lacune alla base.

«Per me è un mondo nuovo – racconta Marco, che nella foto di apertura è con De Marchi ai mondiali 2018 – ho sempre conosciuto il lato dei pro’, mentre ora devo confrontarmi con le altre categorie, dalle giovanili alle ragazze. Una nuova esperienza e anche una responsabilità. Dovrò ogni volta appoggiarmi ai tecnici di riferimento, ma mi pare che si sia creata la giusta collaborazione».

Il mondiale di Imola vinto con Ganna è un momento di svolta: Velo era con lui
Il mondiale di Imola vinto con Ganna è un momento di svolta: Velo era con lui
Un settore da rifondare o da costruire?

Un settore su cui lavorare tanto e bene. Per scegliere atleti da portare in nazionale, servono anche dei risultati da valutare. E visto che il Giro U23 non pare abbia previsto la crono e lo stesso dovrebbe essere con il Lunigiana, la Federazione sta lavorando a quattro prove, come una volta il Bracciale del Cronoman, da far disputare a maggio, giugno, luglio e settembre. Correranno tutte le categorie, tranne probabilmente gli elite, che hanno altri momenti di verifica.

Da maggio a settembre, perché non prima?

Perché soprattutto quando si parla di juniores, c’è da considerare la scuola. Per cui prima della fine dell’anno scolastico ci sono quelli che studiano poco, che magari vanno già fortissimo, mentre altri che magari sono ugualmente forti o anche di più, che per allenarsi sul serio aspettano l’estate. Si devono valutare ad armi pari.

Tanta attenzione sui più giovani?

Vanno seguiti e coltivati. Salvoldi si è buttato anima e corpo nel nuovo incarico. Sta girando tutta l’Italia con i risultati dei test fatti sugli allievi e credo che farà davvero bene. E intanto bisogna far entrare nella testa dei ragazzi e dei loro tecnici che la bici da crono bisogna usarla, non solo il prenderla il giorno prima della gara. Come ho visto fare a ragazzi che vanno alle partenze addirittura con bici non loro.

L’esempio dei pro’ è trainante?

Il loro orientamento è di usare la bici da crono almeno due volte a settimana, nel giorno di scarico o al termine di una distanza. Hanno chiaro che è una specialità olimpica e che con le crono si vincono i Giri. Se anche ci fossero in ballo 30 secondi, potrebbero essere decisivi. E loro lavorando hanno dimostrato che non c’è solo Ganna. Affini è cresciuto e Sobrero ha vinto il campionato italiano e ha partecipato al Team Relay degli europei che abbiamo vinto e c’era anche sul podio dei mondiali.

Sobrero è la terza via italiana alla crono, assieme a Ganna e Affini
Sobrero è la terza via italiana alla crono, assieme a Ganna e Affini
Vedi qualcun altro?

Ho in testa Baroncini, che ha fatto dei bei risultati, come il nono posto ai mondiali, magari senza averla preparata più di tanto e con materiali che potranno di certo essere migliorati.

Fra le donne?

In questo ritiro non c’erano tutte, ma Cavalli e Pirrone sono comunque due nomi da seguire. E siamo messi bene anche a livello juniores e under 23. Anche per loro vale la stessa regola: la bici va usata. Anche perché abbiamo davanti un calendario bello impegnativo, con europei, mondiali e i Giochi del Mediterraneo in Tunisia. Per questo sto frequentando molto i tecnici di categoria, anche se poi l’ultima parola sarà la mia.

A Bruges, Baroncini è arrivato al nono posto a 57″ dal vincitore, ma ha ancora ampi margini
A Bruges, Baroncini è arrivato 9° a 57″ dal vincitore: ha ampi margini
Immagini di fare un ritiro con gli specialisti?

Forse con i più giovani, difficile invece proporlo ai pro’, che hanno così tanti impegni. Però provare ad amalgamarli, come facemmo a Misano con Cassani, per provare il Team Relay è utile per non trovarsi disorganizzati nel giorno della gara. Le gare si vincono e si perdono per decimi di secondi, non si può trascurare alcun dettaglio.

In che modo affiancherete le squadre di club?

Saremo di supporto, tecnicamente e nella programmazione. Le squadre hanno i loro sponsor, comandano loro, ma se vedessimo bici non all’altezza, potremmo dare dei suggerimenti. Certi interventi sono più semplici con gli juniores, ma sappiamo che ci sono interessi anche lì.

Ti è cambiata la vita?

Non sono tanto più impegnato di prima quando seguivo Cassani, ma ho più responsabilità. So di poter contare su tecnici che conoscono benissimo gli atleti e so anche che non potrò fare tutto da me. Quando ai mondiali dovrò seguire ad esempio la ricognizione di Ganna, in cui ci sarà da prendere nota anche dei sassolini sull’asfalto, non potrò seguire anche le altre categorie. In quei casi ci saranno i tecnici, per quella politica di sinergie su cui stiamo puntando.

Velo proseguirà la sua collaborazione con RCS Sport, nell’arco della quale ha coperto molti ruoli
Velo proseguirà la sua collaborazione con RCS Sport, nell’arco della quale ha coperto molti ruoli
Continuerai a collaborare con Rcs?

E’ un bel modo per stare a contatto con gli atleti, senza dover per questo prendere la macchina e raggiungerli alle varie corse. 

Scirea collaborerà con te?

Scirea fa quello che fino allo scorso anno facevo io. E’ una figura importante, sono contento che ci sia. Ha esperienza nella gestione logistica e quando si va ai mondiali con uomini e donne di tre categorie, avere qualcuno che sa come fare, è veramente importante.

Amadori: «Rivedremo in nazionale Tiberi e Piccolo»

11.11.2021
5 min
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Marino Amadori resta al comando degli under 23. Avendo sulle spalle 11 anni da professionista, 10 anni da direttore sportivo e 17 da tecnico federale (fra donne e under 23), poco di quello che gli succede attorno lo scuote. Basta sapersi adeguare, fare al meglio il proprio mestiere e il resto viene da sé. Così, reduce anche lui dalla due giorni organizzativa di Milano e ancor prima dalla vittoria iridata con Baroncini (foto di apertura), inizia a stendere il lenzuolo della prossima annata chiedendosi se poi sia davvero cambiato il mondo.

«E’ stata una cosa buona – dice – con un’impostazione molto organizzata fra noi tecnici. Si era fatto qualcosa di simile in passato, ma mai con tutti i settori presenti. Per l’attività non è cambiato nulla, abbiamo parlato dei programmi che vorremmo fare e adesso aspettiamo la valutazione del Consiglio federale».

Tiberi 2019
Antonio Tiberi è stato iridato juniores a cronometro nel 2019, non era a Bruges per scelte ormai abbandonate
Tiberi 2019
Il laziale Tiberi, iridato juniores a crono nel 2019, non era a Bruges per scelte ormai abbandonate

Tiberi e i mondiali

Ai mondiali, alla vigilia della crono, ci eravamo confrontati con Marino sul tema affrontato in un editoriale: perché Tiberi non era stato convocato per la cronometro under 23? Seppure ci fossimo trovati d’accordo sul principio della valorizzazione del giovane talento e sul bene che gli avrebbe fatto riassaporare l’adrenalina di un mondiale, dopo aver vinto quello da junior nel 2019, Amadori aveva lasciato capire che la politica di non convocare atleti professionisti era stata adottata dall’alto e a quella si era attenuto. Mentre Amadio, poco distante ma ancora non nel pieno delle sue funzioni, aveva precisato che, volendo, Amadori avrebbe potuto convocarlo. Si era in piena transizione, ora le cose seguono un corso diverso.

Felline fu convocato ai mondiali U23 del 2012, ma non la visse troppo bene
Felline fu convocato ai mondiali U23 del 2012, ma non la visse troppo bene
Oggi convocheresti Tiberi?

Amadio è propenso a questa strada. La categoria Uci riguarda atleti dai 18 ai 22 anni, senza riferimenti allo status contrattuale. Potendo fare il mondiale, anche noi andremo alla partenza con la squadra più attrezzata. Prima non era così scontato. Per cui valuteremo il percorso e gli atleti che avremo a disposizione. Però non c’è nulla di scontato. Ricordate Felline?

Mondiali under 23 di Limburgo 2012…

Esatto, il professionista io l’ho convocato. Aveva vinto il Memorial Pantani la settimana prima, ma venne su quasi infastidito perché voleva correre il mondiale dei pro’ e non fece proprio una gran corsa. Questo per dire che se anche prendi un corridore di un certo livello, bisogna che sia motivato. Il nome non basta.

La collaborazione fra Amadori e Salvoldi proverà a invertire la tendenza di bruciare le tappe
La collaborazione fra Amadori e Salvoldi proverà a invertire la tendenza di bruciare le tappe
Il fatto che si valuti la fascia d’età ti permette di selezionare anche quelli che da juniores vanno tra i pro’. Cosa pensi di questa tendenza?

Non è il massimo. La gente non capisce che di Remco Evenepoel c’è solo lui. Questo qui non è uno junior che andava forte. E’ uno che ha vinto tutte le tappe del Lunigiana e tutte le gare a tappe cui ha partecipato nel 2018. Che ha vinto gli europei strada e crono e poi i mondiali strada e crono. Ora mi dite quanti di quelli che stanno passando direttamente professionisti hanno avuto risultati appena simili? Per crescere c’è bisogno di salire un gradino alla volta.

Ora gli juniores sono stati affidati a Salvoldi, ci sarà collaborazione con lui per cercare di raddrizzare la cultura di squadre, atleti e famiglie?

Sicuramente sarà il primo punto, ma è qualcosa che si faceva anche prima.

Si parla molto del pool di esperti che faranno da supporto trasversale ai tecnici federali.

Confermo, daranno consigli e aggiornamenti al settore che si rivolgerà a loro. Sono più aggiornati di noi su metodologie e sistemi e ci terranno aggiornati su aspetti grazie ai quali guadagnare i piccoli margini per fare la differenza.

In che modo sarà strutturata la stagione internazionale degli under 23?

Sostanzialmente ruoterà attorno alla Coppa delle Nazioni, anche se ha solo 4 tappe, ai Giochi del Mediterraneo in Algeria a luglio, gli europei ad Anadia in Portogallo e i mondiali in Australia.

E le crono le seguirà Velo.

Con la massima collaborazione, provando a inserire elementi giovani perché facciano esperienza. Valuteremo i nomi. Ci sono under 23 che hanno fatto bene da juniores, sui quali bisognerà lavorare per tenerli nel giro della nazionale. E’ importantissimo per corridori come Tiberi, Milan e lo stesso Piccolo sapere che il filo con la maglia azzurra non si interrompe. Anche perché alcuni passano tanto presto e poi rischiano di perdere contatto.

In questo c’è il vero elemento di novità…

E’ il nostro indirizzo. Non escludo di convocare presto Piccolo e credo che saranno esperienze utili ad esempio anche a uno come Verre, che è passato secondo me troppo presto. Capisco il discorso economico, ma nel professionismo bisogna pensare a lungo termine. Noi cercheremo di stare vicini ai nostri ragazzi.

Caro Velo, che aria si respira fra gli azzurri della crono?

15.09.2021
5 min
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Nemmeno il tempo di festeggiare l’ottima campagna degli europei di Trento, chiusa con l’oro di Colbrelli ed il primo posto nel medagliere continentale, che la nazionale italiana fa già rotta verso le Fiandre per i mondiali. Per prima partirà la spedizione dei cronomen azzurri, giovedì 16 settembre (domani), dato che la rassegna iridata si aprirà domenica 19 con la crono dei professionisti. Insieme agli azzurri, oltre a Marco Villa, ci sarà Marco Velo.

Il tracciato – piuttosto lineare nella prima parte e più tortuoso nella seconda – partirà da Knokke-Heist (dalla zona del casinò sulla spiaggia del Mare del Nord), transiterà da Damme (dove è posizionato il villaggio ufficiale) ed arriverà nel cuore di Bruges nella piazza di ‘t Zand dopo 43,3 chilometri. Il profilo altimetrico strizza l’occhio a specialisti puri, il dislivello totale è di 78 metri, mentre sono previsti due rilevamenti intermedi dopo 13,8 e 33,3 chilometri. Il primo atleta partirà alle 14,30, l’ultimo alle 16,06.

Sarà Filippo Ganna l’ultimo a prendere il via. E proprio grazie al suo status di campione in carica, l’Italia potrà schierare tre azzurri anziché i tradizionali due. Oltre al verbanese di Vignone ci saranno anche Edoardo Affini e Matteo Sobrero, rispettivamente vice e campione italiano della specialità. Tutti e tre già visti all’opera agli europei di Trento.

Velo è collaboratore di Cassani e Villa per le cronometro. Qui con Ganna e Affini, protagonisti azzurri ai mondiali di Imola 2020
Velo è collaboratore di Cassani e Villa per le cronometro. Qui con Ganna e Affini, protagonisti azzurri ai mondiali di Imola 2020
Marco, finito un evento sotto con un altro. Giusto il tempo di gioire.

Sì, abbiamo dovuto rimandare il tempo di festeggiare a dovere tutte le medaglie degli europei. Dobbiamo concentrarci sulla crono mondiale. Appena arriveremo in Belgio faremo la tradizionale ricognizione del percorso ed inizieremo ad approfondire il tutto.

Come ci arriviamo? Con quali certezze? Iniziamo da Sobrero.

Portiamo corridori che danno garanzie, siamo felici di portarne tre e tutti possono fare molto bene. Matteo è giusto che si misuri con i migliori specialisti in circolazione in una manifestazione importante come il mondiale. E’ campione italiano e fino ad ora ha fatto una buona prima di stagione con un bel quarto posto nella crono di Milano al Giro. Qualche giorno fa nella crono nel Mixed Team Relay è andato forte dando un solido contributo per la medaglia d’oro.

Affini?

Affini è andato fortissimo per tutto l’anno, facendo grandi cronometro. E’ stato molto sfortunato perché ha sempre trovato qualcuno che lo ha superato di poco, però le sue prove contro il tempo al Giro d’Italia (secondo e terzo, ndr), al campionato italiano, al Giro di Danimarca e al Benelux Tour (rispettivamente quarto e secondo, ndr) dimostrano la sua crescita. Senza contare il grande numero da finisseur che fece a Verona dove solo una grande volata di Nizzolo lo ha battuto al fotofinish. Deve credere un po’ di più nelle sue potenzialità e che trovi un po’ più di cattiveria agonistica. Spero per lui che arrivi presto il risultato che merita.

Affini è sulla porta della grande prestazione. Qui agli europei: 6° a 39″ da Kung. Fra gli azzurri, uno dei più concreti
Affini è sulla porta della grande prestazione. Qui agli europei: 6° a 39″ da Kung. Fra gli azzurri, uno dei più concreti
E Ganna?

L’europeo per lui era una tappa di passaggio, seppur importante, per il mondiale. E non dimentichiamoci che Pippo quest’anno ha dovuto lavorare per avere tre picchi di forma, cosa per nulla facile col ciclismo moderno. Giro d’Italia con due vittorie ed un ottimo supporto a Bernal, le Olimpiadi dove ha disputato prima una grande crono in un percorso poco adatto alla sua stazza e poi in pista dove abbiamo visto tutti quello che ha fatto. Infine europei e mondiali.

Qualcuno era deluso dal suo argento continentale. Anche lui secondo te?

Da Pippo tutti si aspettano sempre il grandissimo risultato, ma è giovane e soprattutto umano anche lui. Non è una macchina. Effettivamente dobbiamo risollevarlo un po’ moralmente perché lui vuole sempre fare il massimo, ma sia io che Villa che Cassani a turno gli abbiamo detto che più di così non poteva fare all’europeo. Ha fatto tutto quello che doveva fare, ha dato tutto e a quel punto ci sta perdere per qualche secondo. So che è abbastanza bravo a resettare dopo le sconfitte e concentrarsi immediatamente sul nuovo obiettivo. Sarà così anche in Belgio.

Il loro allenamento di avvicinamento come sarà?

Ganna non dovrà fare nulla di particolare. Ha disputato la prova in linea degli europei perché dopo Tokyo non aveva corso molto ed aveva bisogno di ricreare una base solida. Sobrero e Affini invece faranno ancora qualche lavoro specifico in più, ma saranno differenze minime.

Sobrero sarà ai mondiali da campione italiano: percorso poco adatto, ma utile esperienza
Sobrero sarà ai mondiali da campione italiano: percorso poco adatto, ma utile esperienza
Con l’anno scorso ci vedi dei parallelismi, quanto meno come sensazioni?

Mi verrebbe da dire di no, onestamente. Non c’erano le Olimpiadi, la stagione era ripresa ad agosto ed era stata piuttosto imprevedibile.

Ganna ad una domanda in conferenza stampa dopo la crono degli Europei ha risposto che c’erano quasi tutti i migliori e che in particolare teme Dennis. Ma non ci sarà solo l’australiano.

Esatto, il livello qualitativo di Trento era alto, ma aggiungiamoci pure Van Aert. La sfida sarà molto aperta e molto interessante. Speriamo che sorrida a noi.

Tu che sei stato cronoman e nel ’92 ad Atene hai vinto la cronosquadre mondiale con gli juniores, che consiglio ti senti di dare ai tre ragazzi?

Di partire sereni, con la consapevolezza di aver fatto il massimo per arrivare a questo appuntamento preparati al meglio. Poi solo a fine gara si analizzerà tutto.

Prima di chiudere. Sta per finire il mandato di Cassani, ma non è detto che vengano cambiate tutte le altre figure. Personalmente cosa ti aspetti?

Mi sono trovato molto bene in nazionale in questi anni, abbiamo ottenuto dei risultati. Non nascondo che mi piacerebbe anche un ruolo diverso, magari lavorare con i giovani, ma più semplicemente mi piacerebbe continuare ad essere uno dello staff azzurro. Certo che una vittoria farebbe bene a tutti.

Team Mixed Relay, magia azzurra sulle strade di Trento

08.09.2021
4 min
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L’estate magica – pardon, dorata – dell’Italia sportiva agli europei non si ferma più. Dopo i trionfi della nazionale di calcio e recentemente di quella di volley femminile, stavolta tocca al ciclismo che nella rassegna continentale di Trento centra la medaglia d’oro (dopo due bronzi nelle precedenti due edizioni) nel Team Mixed Relay. Una prova nata nel 2019, che in pratica è una staffetta tra il terzetto maschile e quello femminile.

Matteo Sobrero, Filippo Ganna, Alessandro De Marchi, Elena Cecchini, Marta Cavalli ed Elisa Longo Borghini (in rigoroso ordine di dorsale) hanno battuto di 21” la Germania (campione uscente) e di 27” l’Olanda (vittoriosa due anni fa). Regalando così al ciclismo azzurro la prima medaglia di questi europei trentini, la 43ª totale da quando si disputa la manifestazione.

Frazione maschile, tira Ganna, dietro Sobrero e De Marchi
Frazione maschile, tira Ganna, dietro Sobrero e De Marchi

Come si prepara?

Ma che tipo di gara è questa Mixed Relay? Come si prepara? Basta solo andare a tutta? Oppure ci deve essere della sintonia ed equilibrio tra il trio maschile e quello femminile per evitare che ci sia della pressione? Forse non c’è una risposta assoluta, ma una serie di giusti meccanismi che ti portano ad essere competitivi in una specialità del genere.

Appena finita la cerimonia delle premiazioni fermiamo Marco Velo, che era in ammiraglia insieme al cittì Davide Cassani, e gli chiediamo subito le primissime impressioni.

Grande felicità per questa vittoria immaginiamo.

Sapevamo di poter far bene con gente come Pippo, Matteo ed Alessandro. Avevamo un’ottima squadra così come la era quella femminile. Tutti ci aspettavano, ma non è mai facile vincere contro formazioni come Olanda e Germania. Tutti i ragazzi hanno fatto una prova superlativa, con ottimi tempi ed intermedi. Questa medaglia è il giusto premio per tutti.

L’obiettivo iniziale era Tokyo, ma dopo l’infortunio del Giro questo oro vale tanto
L’obiettivo iniziale era Tokyo, ma dopo l’infortunio del Giro questo oro vale tanto
Fa piacere che sia arrivata in questa specialità. Che valore ha questo oro?

Il movimento sta bene e deve continuare a stare bene, ci tenevamo a vincere questo europeo in casa. A crono ora siamo competitivi, mentre abbiamo perso sulle gare in linea o a tappe, è questione di ciclicità. Ora sfruttiamo il momento di essere forti a cronometro. Diciamo che questa medaglia dà quella spinta morale in più per affrontare meglio quelle individuali. 

Dal punto di vista tecnico come è stato l’avvicinamento?

Non è stato facile preparare ed interpretare una gara di questo genere perché i ragazzi non avevano mai provato assieme. In questa specialità bisogna essere molto bravi a sapersi adattare al ritmo degli altri e non è mai facile.

Vi siete confrontati o interfacciati con Salvoldi? Oppure l’obiettivo era creare un tesoretto di secondi da lasciare alle ragazze? 

Non era questione di interfacciarci prima con loro. Sapevamo che c’era da andare a tutta per poi far gestire il vantaggio alle ragazze, che poi alla fine hanno pure incrementato il margine. Anzi, non avevano nemmeno bisogno di questo vantaggio. Sono state bravissime, quindi complimenti alle ragazze.

Frazione donne: tira Longo Borghini, a ruota Cecchini e nascosta c’è Cavalli
Frazione donne: tira Longo Borghini, a ruota Cecchini e nascosta c’è Cavalli

Rivalsa De Marchi

Nella zona mista passano a turno i neocampioni d’Europa, ne sentiamo alcuni. «Personalmente – dice De Marchi – era una corsa a cui avevo strizzato l’occhio appena avevo ripreso la stagione dopo l’infortunio, che mi incuriosiva ed attirava. Con una squadra così eccezionale, abbiamo centrato il risultato pieno. E’ un successo di squadra, ha qualcosa di speciale proprio perché è ottenuto con altri compagni. E’ un segnale che il movimento c’è e funziona sia nel femminile che nel maschile in una specialità che richiede attenzione ai dettagli».

Dal quartetto alla staffetta

Fa eco a De Marchi anche Ganna: «Ogni volta voglio superarmi. Abbiamo ottenuto questo bellissimo risultato di squadra, era la prima volta che lo facevo e mi incuriosiva sempre quando guardavo da casa questa prova. Per l’occasione ho chiesto a Cassani se potevo farla, visto che in meno di 24 ore avrei disputato la crono individuale, dove voglio fare molto bene, ed ho subito avuto riscontro positivo. Similitudini col quartetto in pista? Diciamo che tutti e sei abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra, ognuno ha messo il suo. Abbiamo dimostrato di essere un bel gruppo».

Le azzurre hannoi appena saputo di aver vinto il Team Mixed Relay, pollici alti per Cavalli, Longo Borghini e Cecchini
Le azzurre hannoi appena saputo di aver vinto il Team Mixed Relay, pollici alti per Cavalli, Longo Borghini e Cecchini

Preparazione veloce

«E’ una medaglia bellissima – spiega Longo Borghini – perché dimostra la forza di un team, di una nazione e di un intero movimento. E’ un orgoglio indossare la maglia azzurra e sempre una grande soddisfazione poter vincere in Italia. Come si prepara? In verità è stata una cosa un po’ veloce perché abbiamo sempre il calendario molto pieno. Quando siamo arrivati qua abbiamo provato il percorso decidendo che la prima parte sarebbe stata di controllo e la seconda di velocità».