Milesi: gioventù ed esperienza il mix giusto per una continental?

14.02.2022
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Di Andrea Garosio al Team Biesse Carrera vi abbiamo parlato la scorsa settimana. Un bresciano in una squadra bresciana. Chiaramente l’ex Bardiani Csf Faizanè è in una continental con l’intento di rilanciarsi. E il suo diesse, Marco Milesi lo sa bene.

Tuttavia quello di Garosio non è un caso isolato. Quest’anno sono diversi i ragazzi che dalle professional sono passati alle continental. Un qualcosa che va analizzato. Proviamo a farlo con l’esempio appunto di Garosio e della Biesse-Carrera.

Marco Milesi, direttore sportivo della Biesse Carrera, fu tra i primi ad operare in una continental in Italia
Milesi, diesse della Biesse Carrera, fu tra i primi ad operare in una continental in Italia

Esperienza e gioventù

«Già in passato avevo “fatto il filo” a Garosio – racconta Milesi – lo cercai quando eravamo tra gli under 23, poi lui prese altre strade e okay così… ma nessun problema.

«Essendo lui di Brescia ed essendo il nostro team bresciano, così come le nostre bici, era bello che continuasse e che continuasse qui, specialmente dopo il bel finale di stagione dello scorso anno. Se lo meritava».

«Per noi Andrea è l’uomo giusto. Un corridore di calibro. Io avevo bisogno di un uomo di esperienza, uno che aiutasse anche gli altri ragazzi a crescere. E tutto ciò mi era già capitato con Mauro Finetto (all’epoca Milesi era alla Trevigiani, ndr). Lui successivamente ripassò professionista. Anche Andrea può fare una bella stagione».

Andrea Garosio è stato anche alla Bahrain (team WordlTour): a 28 anni può dare un bel contributo ai suoi compagni
Andrea Garosio è stato anche alla Bahrain (team WordlTour): a 28 anni può dare un bel contributo ai suoi compagni

Garosio ds in gruppo

Milesi dunque sa bene di cosa sta parlando e della sfida che lo aspetta. Anzi, che aspetta lui e Garosio. Parla di esperienza al servizio dei giovani, ma in concreto cosa s’intende quando si parla di esperienza in una situazione del genere?

«L’esperienza al servizio dei ragazzi – riprende Milesi – nel caso di Garosio io la vedo in gara. Nei movimenti del gruppo in corsa. In certe gare importanti alle quali prenderemo parte il modo di correre è diverso. Avere in squadra chi ci è abituato è un aiuto per noi. Prendere la salita in una certa posizione, farsi trovare in una determinata posizione. Noi dobbiamo farci vedere».

«Con Mauro (Finetto, ndr) facemmo bene alla Coppi e Bartali, correndo per lui. Un corridore che ha corso a certi livelli può trasmettere piccoli segreti, far anticipare un po’ i tempi, nella gara e nella crescita. Abbiamo ragazzi dal buon potenziale e cerchiamo di sfruttarlo».

Garosio si è integrato bene, già nel primo ritiro, nonostante si sia aggregato in un secondo momento. E’ esperto, ma non un “vecchio”. Alcuni compagni già li conosceva. Con Belleri e Bonelli, anche loro bresciani, si allenava insieme. Mentre gli altri essendo molto giovani lo hanno subito visto come un faro.

«Andrea in questo gruppo ha il suo carisma. Io parlavo con lui, gli dicevo cosa volevo fare. Lui diceva qualche parola ai ragazzi e subito partivano per l’allenamento alla sua ruota. Uno così fa squadra. Gli dicevo chiaramente: Dammi una mano».

«Avere tra i ragazzi un corridore così è importante. Lo vedo anche io quelle poche volte che riesco ad andare in bici con loro: si aprono di più, è un un altro rapporto. Non è come quando gli parlo in camera o dall’ammiraglia».

La Biesse Carrera in Spagna per il ritiro invernale. La loro stagione inizierà alla San Geo a fine mese (foto Instagram)
La Biesse Carrera in Spagna per il ritiro invernale. La loro stagione inizierà alla San Geo a fine mese (foto Instagram)

Questione di feeling 

Ma perché un Garosio della situazione può trarre dei vantaggi nel ripartire da una continental? Abbiamo visto cosa può dare lui al team: e il contrario? Cosa può dare il team a lui? 

«Da quello che ho capito – spiega Milesi – Garosio ha avuto poca fiducia nelle squadre in cui era stato ultimamente, mentre da parte nostra avrà la massima fiducia. A Laigueglia o alla Coppi e Bartali sarà il nostro capitano. E lui che deve fare la corsa, e correre per il risultato. Deve avere questa scintilla nella testa. Sono gli altri che devono attaccare, farsi vedere e magari aiutarlo».

 

«E questo è molto buono. Poter aiutare, poter avere un obiettivo concreto è importate per gli altri. Quando hai un compagno davanti raddoppi le forze. Mi ricordo quando al Giro under 23 avevamo Conca e Colleoni nella top 5, anche gli altri andavano forte per tenerli davanti, proteggerli».

Coppi e Bartali 2016, Finetto fu secondo (tra Firsanov e Moscon) nella generale. Era stato anche alla Liquigas e poi passò alla Delko
Coppi e Bartali 2016, Finetto fu secondo (tra Firsanov e Moscon) nella generale. Era stato anche alla Liquigas e poi passò alla Delko

Formula continental

La formula perfetta delle continental è quindi questa? Giovani con uno o due uomini esperti al loro fianco. Il tutto accompagnato da un calendario importante (sempre in relazione alla categoria chiaramente).

«Per fare una continental – riprende Milesi – per me serve l’uomo di esperienza. Okay i giovani, ma spesso sono spaesati, soprattutto in certe corse. Avere un riferimento in gruppo è importante. Un traino… Poi magari le prendi visto il livello, ma anziché averne davanti uno ne hai tre».

«Sono anni che lavoro con le continental. Siamo stati tra i primi con Mirko Rossato. Ricordo le parole di Finetto, quando mi diceva che i ragazzi andavano forte, che li motivava. Quindi per me sì: questa è una buona formula. Poi ognuno fa le sue scelte, io parlo secondo la mia esperienza».

Garosio riparte dalle radici. Alla Biesse con Milesi e Nicoletti

07.02.2022
4 min
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Alla fine ce l’ha fatta. Andrea Garosio ha trovato una squadra e può continuare a fare il suo mestiere: correre in bici. Era ormai gennaio e quando tutto sembrava destinato a finire così, ecco arrivare la soluzione. Un soluzione “made in casa”, made in Brescia: il Team Biesse Carrera.

Andrea, dopo aver salutato la Bardiani Csf Faizanè, aveva continuato a pedalare. Si era persino comprato la bici, dopo aver riconsegnato la MCipollini al Greenteam. In fine dei conti, ci aveva detto: «Fino al 31 dicembre sono pur sempre un professionista».

Lo scalatore bresciano, classe 1993, è alla ricerca del riscatto
Lo scalatore bresciano, classe 1993, è alla ricerca del riscatto
E poi cosa è successo, Andrea?

E’ successo che io continuavo a cercare squadra, una professional. Poi quando mi sono aperto anche alle continental con il procuratore e i direttori sportivi abbiamo trovato questa soluzione. Ho valutato diverse opzioni e questa della Biesse secondo me era la migliore. E’ un progetto al cento per cento bresciano, con diesse bresciani, sponsor bresciani…

Bisognava cambiare insomma, dare una svolta anche nella vita, ripartire da casa, dalle radici: la Biesse Carrera è bresciana e tu sei bresciano…

Sì, esatto. Cercavo stimoli e chi mi desse fiducia. E adesso sono contento. In questo team sarò un po’ la chioccia. Anche se non sono vecchio! Posso portare ai ragazzi la mia esperienza fatta nel mondo dei pro’.

L’obiettivo è quello di tornare poi a livelli più alti, ai tuoi livelli?

Il mio motto è stato: faccio un passo indietro per farne due avanti. Qui mi danno il meglio per esprimermi. Ho trovato un ambiente davvero tranquillo, familiare, ma al tempo stesso preparato. Siamo stati in ritiro in Spagna per tre settimane. Cioè gli altri tre settimane, io li ho raggiunti un po’ dopo. Squadra piccola, insomma, ma fatta bene. I diesse, Marco Milesi e Dario Nicoletti, sanno davvero il fatto loro.

Garosio con Dario Nicoletti. Lui e Milesi guideranno i 13 ragazzi del Team Biesse Carrera
Garosio con Dario Nicoletti. Lui e Milesi guideranno i 13 ragazzi del Team Biesse Carrera
Beh, Milesi coi giovani ci sa fare…

Non lo conoscevo così a fondo. In passato ci si vedeva alle corse e ci si salutava, ma sapete, nella fretta non c’è mai stato modo di approfondire la conoscenza. Non mi sembra uno di quei diesse che appena sceso di bici “passa di là” e si trasforma. No, Marco si ricorda la vita del corridore. Capisce certe situazioni.

Facci un esempio di “certe situazioni”…

Se un giorno sei stanco perché hai lavorato molto e gli chiedi di fare un po’ meno ti viene incontro. O per esempio, l’altro giorno abbiamo sbagliato strada in allenamento e non si è incavolato. Ci ha fatto una risata su anche lui ed è finita lì.

Conosci già il tuo calendario? Il Coppi e Bartali, immaginiamo, sarà il tuo Giro d’Italia…

Il mio Giro sì! Partirò da Laigueglia, Per Sempre Alfredo, Coppi e Bartali e, se sarà confermato l’invito, andrò al Giro di Sicilia.

Che poi questa programmazione definita è quella che molti corridori di tante professional non hanno e finiscono per avere difficoltà. Di fatto ti devi sempre far trovare pronto, ma così facendo non sei mai al 101% e questo non va bene col ciclismo moderno…

Sicuramente rispetto all’anno scorso ho già un calendario più definito. Durante la stagione sapevo sempre all’ultimo quando sarei sceso in gara. Saperlo adesso invece mi rende più tranquillo. Prima, tante volte mi cambiavano programma all’ultimo minuto. Quest’anno potendo correre solo coi pro’ so già le gare che potrò fare. Vedrete che correrò più dell’anno scorso, almeno ad inizio stagione…

Garosio (a sinistra) in testa al gruppo. E’ già pronto a guidare i suoi giovani compagni
Garosio (a sinistra) in testa al gruppo. E’ già pronto a guidare i suoi giovani compagni
E facendo meno gare e anche un po’ più corte visto il calendario, cambia la tua preparazione?

Di base no, almeno rispetto alla scorsa stagione. Per esempio quando ho fatto il Giro d’Italia, ai tempi della Bahrain (2019, ndr), non sapevo che ci sarei andato. E poi avrei fatto il gregario, pertanto facevo meno lavori di qualità. Dall’anno scorso invece sono aumentati i lavori di qualità. Faccio più esplosività e infatti andavo meglio. E anche quest’anno ho continuato su questo filone e ho aumentato la parte in palestra. L’obiettivo è aumentare la forza.

E sul fronte dell’alimentazione?

La stessa. Negli anni ho imparato a conoscermi. Ecco, su questo aspetto e sull’allenamento, dò dei consigli ai ragazzi. Trovare il loro “mood” è il mio prossimo step per entrare in sintonia con loro.

Insomma, Andrea, responsabilità ma non pressione…

Esatto. Così mi piace. E poi io non sono vecchio, ho appena fatto 28 anni, ma cerco di immedesimarmi in loro. Di ricordarmi cosa mi passava nella testa alla loro età, degli errori che facevo…

EthicSport raddoppia tra i pro’: “sua” anche la Biesse Carrera

22.01.2022
3 min
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Dopo la già annunciata partnership tecnica con la Drone Hopper Androni di Gianni Savio e Marco Bellini, EthicSport aumenta in modo progressivo la propria presenza, nel mondo del ciclismo professionistico. Nel 2022 sarà, infatti, partner anche del team Biesse Carrera.

EthicSport collaborerà con il team Biesse Carrera nella stagione 2022
EthicSport collaborerà con il team Biesse Carrera nella stagione 2022

Produzione certificata

La produzione di integratori alimentari per lo sport EthicSport è sinonimo di qualità ed efficienza. Basti solamente pensare che tutti i prodotti “Ethic” sono realizzati esclusivamente mediante l’impiego di materie prime eccellenti e unicamente attraverso processi produttivi altamente innovativi. Le specifiche formulazioni sono inoltre da sempre attentamente studiate con l’obiettivo di ottenere prodotti efficaci, prestazionali e gradevoli al gusto. Ma, soprattutto, con la massima attenzione a qualsiasi esigenza alimentare del singolo atleta.

Gli integratori EthicSport rappresentano pertanto una vera e propria garanzia di sicurezza. Basti pensare che ciascun lotto di prodotto viene testato in laboratori sanitari pubblici indipendenti. Inoltre, vengono successivamente sottoposti a rigorosi test anti-doping per confermare l’adozione e il rispetto di tutti i requisiti igienico-sanitari e normativi.

La divisa e la bici del team Biesse Carrera per la stagione 2022
La divisa e la bici del team Biesse Carrera per la stagione 2022

Strategie e consulenza

Tutto l’organico del team Biesse Carrera avrà a disposizione un’ampia gamma di integratori ideali per impostare il pre, il “durante” ed il recupero dopo gara. Inoltre, come avviene anche per i corridori della DH Androni, anche le borracce saranno firmate EthicSport, così i mitici sacchetti del rifornimento.

«Abbiamo consegnato gli integratori EthicSport ai ragazzi proprio in questi giorni – ha dichiarato il direttore sportivo Marco Milesi – e tutti li hanno già utilizzati nel corso di una importante fase di preparazione, nell’attesa che la stagione abbia inizio, che abbiamo programmato in Spagna. Siamo soddisfatti di poter collaborare con un’azienda italiana che, oltre alla qualità, riesce ad offrire anche un coinvolgimento in termini di partecipazione e formazione. I consigli d’uso personalizzati, le strategie e l’attenzione al dettaglio saranno un aspetto importante della collaborazione tra EthicSport e Biesse Carrera per la stagione 2022».

Gamma dei prodotti che EthicSport metterà a disposizione degli atleti della Biesse Carrera
Gamma dei prodotti che EthicSport metterà a disposizione degli atleti della Biesse Carrera

E’ difatti da evidenziare che tutti gli atleti del team Biesse Carrera ricevono costantemente preziosi consigli sul tema integrazione da tecnici esperti EthicSport: proprio l’aspetto educativo e divulgativo rappresenta un vero e proprio fiore all’occhiello del brand riccionese. E per una squadra giovane, con atleti che stanno mettendo le basi per un futuro importante nel mondo del ciclismo, quest’ultimo è da considerare un importante valore aggiunto, oltre ad essere un’occasione di apprendimento e di crescita.

EthicSport

A tutto Milesi: la Biesse Arvedi, i gioielli, il futuro…

27.08.2021
3 min
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La Biesse Arvedi si sta imponendo in questo finale di stagione, la squadra di Marco Milesi è sulla bocca di tutti, dopo le vittorie al GP Santa Rita di Michael Belleri e al Poggiana di Riccardo Ciuccarelli. I due corridori li abbiamo già conosciuti, ora abbiamo chiesto al loro direttore sportivo di raccontarli. La Biesse Arvedi ha lanciato tanti corridori nel professionismo, ultimi Kevin Colleoni e Filippo Conca.

Abbiamo chiesto a Marco di parlare di loro e capire quali legami ci possono essere tra questi ragazzi, tutti passati sotto le sue sapienti mani. Ci facciamo raccontare anche il progetto della squadra lombarda, pronta a ritornare tra i team Continental.

Marco Milesi studia il Garibaldi prima del via
Marco Milesi studia il Garibaldi prima del via
Marco, come mai avete deciso di riprendere la quadra Continental?

La decisione è stata naturale, lo sponsor principale, la Biesse, ha deciso di fare un investimento e di prendere sotto il suo controllo anche il marchio di bici Carrera. È una scelta economica ma dettata anche da esigenze di squadra.

Quali?

La principale è quella di dividere i gruppi di strada e pista, i ragazzi che correranno nel primo gruppo lo faranno con la Biesse ed il marchio di bici Carrera, mentre i secondi gareggeranno con la squadra Arvedi e le bici da pista Pinarello.

Passiamo ai tuoi atleti, Ciuccarelli e Belleri ti ricordano in qualche modo Conca e Colleoni? Gli ultimi atleti che hai lanciato nel professionismo?

Allora, Riccardo (Ciuccarelli, ndr) lo associo più a Colleoni. Sono entrambi molto maliziosi e furbi, si sanno nascondere bene nel gruppo e non sprecano neanche una goccia di energia. Anche nella tappa vinta da Ciuccarelli al Giro d’Italia Under 23, quella di Andalo, in fuga è stato sempre molto coperto, quasi nascosto. 

Invece Belleri somiglia a Conca?

Si, incredibilmente si assomigliano anche loro, strano da dire ma è così. Sono l’opposto dei primi due, sono ragazzi istintivi, fanno fatica a stare fermi in gruppo. Sono degli attaccanti nati, Michael non ha problemi a stare davanti a prendere aria o andare in fuga tutto il giorno. Dal mio punto di vista avere un corridore come Michael mi permette di stare tranquillo perché o in fuga o in gruppo mi tiene coperti gli altri ragazzi.

Tra i pistard della Biesse, anche Scartezzini (in foto, Cantalupi), Plebani e Lamon. Oltre ai giovani Pinazzi e Galli
Tra i pistard della Biesse, anche Scartezzini (in foto, Cantalupi), Plebani e Lamon. Oltre ai giovani Pinazzi e Galli
Dal punto di vista sportivo che carriera possono fare?

Michael potrebbe tranquillamente intraprendere una carriera da gregario di lusso, come la mia (Marco Milesi ha corso tra i professionisti con Brescialat, Vini Caldirola e Liquigas dal 1994 al 2006 ndr). Forse per lui sarebbe più semplice emergere perché è più facile trovare un posto in quel ruolo, molte squadre cercano atleti da mettere a disposizione dei vari capitani.

Riccardo, invece?

Lui ha bisogno invece di un contesto che gli permetta di emergere, una squadra che gli dia lo spazio giusto per mettersi in mostra, è uno scalatore vecchio stile, molto leggero ed agile. È più complicato trovare spazio ma ha anche un anno in meno rispetto a Michael (22 per Michael e 21 Riccardo).

A proposito, visto il vostro ritorno tra i team continental, consiglieresti loro di rimanere o li vedi già pronti per il salto?

Belleri lo vedo più pronto, ma c’è anche il discorso dell’età da fare, lui l’anno prossimo sarebbe Elite e non avrebbe più così tanto spazio qui da noi. Riccardo, invece, lo vorrei tenere qui con me un anno ancora, per completare il processo di maturazione che sta affrontando. Sta facendo bene ma è costante da troppo poco tempo per considerarlo pronto.

Storia di Ciuccarelli, il re marchigiano di Poggiana

21.08.2021
5 min
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Riccardo Ciuccarelli ha di recente vinto il Gran Premio Sportivi di Poggiana con una bella azione in solitaria, arriva da un momento positivo della stagione, ha vinto anche una tappa del Giro d’Italia Under 23: la Aprica-Andalo.

E’ un ragazzo promettente, ha 21 anni ed è al suo terzo anno nella categoria under 23. Da questa stagione corre per la Biesse-Arvedi, squadra di Cremona, team che ha lanciato nel professionismo corridori come: Kevin Colleoni e Filippo Conca, Riccardo spera di seguire le loro orme.

E’ nato a Fermo, nelle Marche, e lì vive e si allena. Si definisce determinato, con una punta di egoismo che deve ancora imparare a dosare. Ama la montagna e stare in compagnia dei suoi amici, con i quali condivide la maggior parte dei momenti in cui non è in sella alla sua bici.

Si parte dal centro Poggiana, frazione di Riese Pio X: il Gran Premio si corre dal 1975 (foto Scanferla)
Si parte dal centro Poggiana, frazione di Riese Pio X: il Gran Premio si corre dal 1975 (foto Scanferla)
Partiamo da questa ultima vittoria ottenuta, te l’aspettavi? Non era un percorso molto adatto alle tue caratteristiche.

Vero, non lo era, le mie caratteristiche sono quelle di uno scalatore puro, però la squadra era pronta e determinata a far bene e così è stato. Al contrario di quanto si potesse pensare, il percorso era impegnativo e pieno di insidie tecniche, l’ultima vera salita era a 30 chilometri dal traguardo. Tuttavia, da lì alla fine c’era davvero poca pianura.

Come siete riusciti a fare la differenza in una gara complicata come questa?

Ci siamo concentrati sui passaggi fondamentali della corsa. I nostri direttori sportivi sono stati bravi a segnalarceli e a spiegarci come muoverci. Uno dei punti più importanti era la salita di Forcella Mostaccin, distante dal traguardo, ma con una discesa molto tecnica che ha infatti spezzato il gruppo a metà. L’abbiamo affrontata in testa. Quello è stato uno dei momenti di maggior stress, tutti volevano stare davanti ma ci siamo imposti bene.

E tu quando hai sferrato il tuo attacco decisivo?

Alla fine della discesa del Mostaccin eravamo rimasti in pochi, io mi sono messo nella pancia del gruppo e sono rimasto tranquillo. Negli ultimi 20 chilometri siamo rimasti in una quindicina, e sfruttando un momento di disattenzione sono andato via da solo, è stato strano perché ad un certo punto pensavo mi riprendessero, erano tornati a sei secondi da me.

Ciuccarelli con Bonin che organizza Poggiana (a destra) e Spinozzi di Capodarco (con il telefono), marchigiano come lui (foto Scanferla)
Ciuccarelli con Bonin che organizza Poggiana (a destra) e Spinozzi di Capodarco (con il telefono), marchigiano come lui (foto Scanferla)
E poi che cosa è successo?

Non lo so neanche io sinceramente, avevo anche smesso di pedalare talmente ero rassegnato. Poi il distacco è aumentato di nuovo, probabilmente non hanno trovato accordo dietro. Non me lo spiego ancora bene, ma non ho più rialzato la testa fino al traguardo ed è andata bene.

Raccontaci un po’ di te, fatti conoscere dai nostri lettori, come ti sei avvicinato a questa disciplina?

A Natale, avrò avuto 7 anni, chiesi come regalo una bici rosso fiammante. Mi piacevano i colori esuberanti e con quella prima bici ho iniziato a correre. Ho sempre corso vicino a casa, in squadre piccole in cui il primo obiettivo era divertirsi e imparare ad amare questo sport. E’ una cosa che mi porto dietro ancora adesso.

Quando hai capito che avresti potuto fare del ciclismo la tua principale occupazione?

Quest’anno me ne sto rendendo sempre più conto, tuttavia so che la strada è ancora lunga e che devo impegnarmi molto per realizzare il mio sogno. Ora con la Biesse-Arvedi ho trovato un team che mi piace e con cui mi trovo bene, sono distante dai miei compagni, ma questo non mi pesa.

Ti alleni da solo o preferisci allenarti in gruppo?

Sono uno che sta bene anche con se stesso, non mi lamento, anzi mi prendo i miei tempi, il mio ritmo e pedalare in solitudine mi fa stare e pensare meglio. Non nascondo che ci sono delle giornate difficili, ma il tempo poi di condividere un allenamento con i miei compagni lo trovo, facciamo ritiri di una o due settimane in cui mi ricarico e trovo nuovi stimoli.

Nel tempo libero cosa ami fare? Stacchi dalla bici o non riesci a separartene?

Mi piace lo sport e lo stare in movimento, infatti studio Scienze Motorie a Urbino. Un impegno non facile, che mi permette di costruirmi un futuro anche al di fuori dei pedali. Ho il mio gruppo di amici con cui amo andare in montagna a camminare o passare dei momenti insieme, sono la mia boccata di ossigeno. Sapete, il ciclista è solo per la maggior parte del tempo e avere degli amici su cui contare è fondamentale.

Ciuccarelli, dal pronto soccorso alla gioia di Andalo

10.06.2021
5 min
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Non mollare mai non è solo un coro da stadio, è un vero credo. E lo ha fatto suo Riccardo Ciuccarelli al Giro d’Italia U23. Il portacolori della Biesse Arvedi è sfrecciato a tutta velocità, nel vero senso della parola, sul traguardo di Andalo. Non ha mollato neanche quando mancavano 50 metri e aveva 25” di vantaggio sul norvegese Anders Joannessen. Ma il suo non mollare è iniziato praticamente già a Riccione nella prima tappa.

Per Riccardo Ciuccarelli un sorso d’acqua immediatamente dopo l’arrivo
Per Riccardo Ciuccarelli un sorso d’acqua immediatamente dopo l’arrivo

Prima vittoria stagionale

Non ci crede, Riccardo. Dopo un urlo liberatorio lascia scorrere la bici verso il massaggiatore. Non sa se ridere o piangere di gioia. Alla fine opta per il sorriso. Beve un sorso d’acqua e prova a raccontare.

«Non ci credevo. Ho spinto al massimo». E mentre inizia a parlare arriva il compagno Michael Belleri che indossa la maglia verde di Auyso, oggi “tranquillo” in gruppo. Belleri invece ha un sorriso gigantesco: ha capito subito che aveva vinto e se lo abbraccia forte. 

«Mamma mia Michael – dice Riccardo – ho fatto gli ultimi 7 chilometri “a blocco”. Come andavo!».

Quella sera in ospedale

Ciuccarelli è di Fermo, nelle Marche. Era l’uomo di classifica della Biesse-Arvedi, ma nella prima tappa è caduto. Si è fatto male ad un braccio. E’ finito in ospedale e ci è rimasto fino a sera inoltrata.

«Ho rischiato di non ripartire – racconta poi Ciuccarelli dietro al palco delle premiazioni – ma non ho mollato. Alla fine erano solo botte. Il giorno successivo è stata tosta e poi piano piano ho pensato solo a recuperare. Ieri finalmente ho sentito che la gamba era quella giusta.

«Adesso sto crescendo. Anche verso Campo Moro ci avevo provato. E dire che stamattina al via sul Tonale avevo un mal di gambe… Mi ero lasciato anche un po’ sfilare. Poi ho visto che era uscito un drappello e così mi sono riportato su di loro. C’era un mio compagno, Belleri, che ha tirato anche per me e questo mi ha consentito di limare il più possibile, di risparmiare energie per fare la differenza nella salita finale. Ci sono riuscito e sono contentissimo. Guardavo il contachilometri e salivo fortissimo. Ci ho messo tutta l’energia che avevo». 

«Cosa mi passava nella testa nell’ultimo chilometro? Quasi non riuscivo realizzare, fortunatamente al triangolo rosso la strada scendeva un po’ e quindi sono riuscito a riprendere un po’ di fiato. E poi è stato bellissimo all’arrivo. Sentivo il tifo, i “vai Ciucca” e questo mi ha dato ancora più forza». 

Classifica ciao

La tappa è stata molto combattuta e anche corsa in modo confusionario. In fin dei conti era l’ultima occasione per gli attaccanti, visto che restano il temuto arrivo di Nevegal, in teoria per gli uomini di classifica, e l’arrivo di Castelfranco sul quale puntano le ruote veloci. Ad un tratto c’erano 32 uomini davanti. Hanno controllato la Uno-X Dare, la Seg… e nel finale l’inglese Thomas Gloag ha rischiato di far saltare i piani della Biesse-Arvedi. Ed è giusto parlare di piani.

«Questa l’avevamo studiata – spiega Marco Milesi diesse di Ciuccarelli – anche ieri a dire il vero, ma oggi di più. Sapevamo che poteva essere una buona occasione. Riccardo era il nostro uomo di classifica e a causa della caduta ne è uscito subito alla prima tappa. Per questo adesso che ha recuperato si ritrova la gamba per andare forte.

«Che corridore è? Uno scalatore puro». Intanto il diesse bergamasco si gode la seconda vittoria in questo Giro dopo quella di Alessio Bonelli a Cesenatico. E scappa via a riprendersi il suo pupillo.

E allora chissà che anche domani Ciuccarelli non possa dare la zampata. Oggi i ragazzi erano davvero stanchi, nonostante la frazione non fosse impossibile. Ma otto giorni di gara iniziano ad essere parecchi e si veniva da frazioni corse in modo molto intenso. Persino Ayuso dopo l’arrivo non rideva come sempre e sembrava molto provato. Sognare è lecito, non mollare mai è un dogma.

Biesse-Arvedi, un anno fra ragazzini e pistard

12.04.2021
4 min
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Non è mai facile ripartire dopo un anno trionfale, quando i corridori migliori sono passati professionisti e devi reinventarti la squadra: Milesi lo sa bene. Il tecnico bergamasco ha salutato Colleoni, Conca e Ravanelli. E a fronte del particolare momento economico e del fatto di avere una squadra di giovani, si è rassegnato a mollare la qualifica di team continental, facendo un passo indietro. E così la Biesse Group-Arvedi del 2021 è ripartita da 16 corridori, tutti o quasi in cerca d’autore. Gli unici che una dimensione ce l’hanno e stanno lavorando sodo per l’obiettivo olimpico sono i pistard: Scartezzini, Plebani, Moro e Lamon, che per questo passano più tempo a Montichiari con Villa che su strada. Come peraltro è facilmente comprensibile.

Dall’ammiraglia Biesse-Arvedi li guida Marco Milesi, il team manager è Massimo Rabbaglio
Milesi è il diesse della Biesse-Arvedi, Rabbaglio è il team manager
Come si riparte a queste condizioni?

Si tratta di carburare un attimino. In questi anni abbiamo sempre lavorato bene con ottimi ragazzi. Adesso che i più forti sono passati, bisogna lavorare di più per dare ai più giovani lo spessore necessario. Tranne Carboni, sono davvero tutti di primo pelo. Di conseguenza cambia anche il modo di correre. Prima potevamo prendere in mano il gruppo, adesso e finché non avremo la necessaria solidità, cerchiamo di infilarci nelle azioni degli altri. Tra il Piva e il Belvedere, ne abbiamo messi 4 fra i primi 25. Vuol dire che siamo sulla buona strada.

Manca il solista, insomma…

Come è normale all’inizio di un nuovo ciclo. Però vi direi di tenere d’occhio Serrano, lo spagnolo. E’ stato fermo per tutto il 2020, essendo uno di quelli del Team Monti. E se al Belvedere non fosse caduto, avrebbe fatto un buon piazzamento. E poi ci sono Carboni e Ciuccarelli…

Colleoni e Conca dalla Biesse Arvedi alla Bike Exchange e alla Lotto Soudal, Plebani c’è ancora
Colleoni e Conca sono passati, Plebani c’è ancora
Matteo Carboni è il fratello di Giovanni: che corridore può diventare?

E’ un passista scalatore. L’anno scorso al Giro d’Italia ha preso la maglia verde il primo giorno e gliel’ha tolta Pidcock l’ultimo, quando ha deciso che voleva vincere tutto lui. Matteo è l’uomo che teneva davanti Colleoni e Conca, un tipo solido.

Com’è non essere più continental?

Diciamo che il 2020 è stato un anno difficile, con una sola gara fatta tra i pro’. Però la differenza un po’ si sente. Avendo la condizione, potremmo fare qualche corsa in più per crescere. Ma per quest’anno va così, nemmeno saprei che cosa potrebbero fare i più giovani nel gruppo dei professionisti, visto come si corre adesso.

Al Giro U23 Matteo Carboni ha perso la maglia verde solo l’ultimo giorno, portata via da Pidcock
Al Giro U23 Carboni ha perso la maglia verde solo l’ultimo giorno
Obiettivi immediati?

Intanto la partecipazione a Extra Giro, di cui l’anno scorso vincemmo la classifica a squadre. A Mordano, nella prima prova, porterò i pistard tranne Scartezzini e Lamon che correranno a Gand su pista. Poi ci saranno il Liberazione e il Giro d’Italia U23, cui speriamo di arrivare bene.

A proposito di pistard…

Quest’anno stanno caricando davvero tanto. Fanno 3-4 giorni a settimana in pista e li capisco, dovranno stare dietro Ganna. Li vedo poco, si allenano e basta, non avendo gare. Finora hanno fatto solo due corse su strada, ma non hanno resistenza. Fanno tanto specifico e sono esplosivi al massimo, ma dopo un’ora di corsa, si accende la riserva.

Belleri deve passare da uomo squadra a protagonista: un bel salto (foto Instagram)
Belleri, da uomo squadra a protagonista (foto Instagram)
Come va Belleri? L’anno scorso anche lui lavorava per la squadra…

E’ un bel corridore, ma adesso deve scrollarsi di dosso quello che faceva in passato e provare a diventare protagonista in prima persona. Va bene chiudere sulle fughe e tirare in salita, ma non mi spiacerebbe che cercasse qualcosa di più. E’ un salto mentale più che fisico. Mi rivedo in lui, so che non è facile.

Cosa sai di Colleoni e Conca?

So che sono contenti di entrambi. Si sono fatti vedere e non hanno problemi a tirare, se gli viene chiesto. Colleoni lavora con Pinotti ed è una garanzia. Lui ha la fortuna di andare facilmente in condizione, mentre Conca è un po’ più laborioso. Ma sono ragazzi solidi che non hanno paura della fatica, quello che serve per andare avanti tra i pro’.

Matteo Carboni, Giro U23, 2020

Biesse-Arvedi a metà fra U23 e continental

12.11.2020
3 min
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Marco Milesi ha ricominciato a sentir passare le ambulanze, anche se meno della scorsa primavera. La Lombardia è in zona rossa, la provincia di Bergamo cerca motivi per sorridere e andare avanti. La squadra per il nuovo anno è praticamente fatta, anche se per il momento programmi se ne possono fare pochi e ci sono anche aspetti da chiarire. Come ad esempio se restare continental o scendere di un gradino. Con il tecnico della Biesse-Arvedi si parte dai due talenti che hanno lasciato il team: Colleoni e Conca, che dovevano andare all’Androni e alla fine si ritrovano rispettivamente alla Mitchelton e alla Lotto Soudal.

Kevin Colleoni, Passo Spluga, Giro d'Italia U23, 2020
Kevin Colleoni, qui a Monte Spluga, è passato professionista con la Mitchelton
Kevin Colleoni, Passo Spluga, Giro d'Italia U23, 2020
Colleoni è passato con la Mitchelton
Te lo aspettavi?

Non era nell’aria, ma a un certo punto dei colleghi di squadre WorldTour hanno cominciato a farci domande, dicendo che cercavano degli scalatori. Aver firmato il contratto con Androni gli ha permesso di vivere sereni il lockdown e poi di correre senza pensieri. Ma conosco i valori dei ragazzi, so che sono atleti importanti.

Stiamo parlando tanto dello stress per arrivare al professionismo. La necessità di essere magrissimi. Credi che arrivino nel WorldTour con dei margini di miglioramento?

Kevin è magro di suo, lo so perché lo seguo di persona, al massimo mette su due chili. Conca invece tende a ingrassare e stare in linea gli costa tanto. Fa tanti sacrifici, ma se prendesse peso non potrebbe più andare forte in salita. Certi sforzi mentali ti consumano. In salita va di potenza, fa dei wattaggi bestiali, ma con 5 chili di troppo sarebbe difficile.

Belleri
Michael Belleri, altro gigante come Colleoni: 1,83 per 68 chili
Belleri
Michael Belleri: 1,83 per 68 chili
Su chi si punta dunque per il 2021?

Punto tanto su Matteo Carboni, che nell’ultimo anno ha fatto un bel salto di qualità e al Giro ha dimostrato di poter lottare. Poi abbiamo preso Riccardo Ciuccarelli dalla Sangemini e loro due saranno i fari per le internazionali più dure. Poi ci sono giovani che stanno venendo su.

Pensate di fare attività tra i professionisti?

E’ per ora il grosso punto di domanda. Il budget al momento è leggermente inferiore e soprattutto, non avendo atleti maturi e tanti ragazzini di primo anno, l’idea di andare tra i pro’ un po’ ci fa paura. E poi il calendario…

Cos’ha il calendario?

Pare che non si partirà a febbraio. E se sarà così, le gare dei pro’ cui potremmo partecipare diventerebbero contemporanee alle internazionali degli U23. E se a Laigueglia si riempie di squadre WorldTour, cosa andiamo a fare?

Bonelli
Alessio Bonelli, classe 2001: un giovane su cui puntare
Bonelli
Alessio Bonelli, classe 2001
Non si va per vincere, ma per fare esperienza, no?

Vero, ma certi fuorigiri non fanno bene a dei ragazzi che ancora vanno a scuola. Comunque la decisione sul tema continental è ancora in ballo.

Resta il gruppo pista?

Ci sono e sono un bel numero. Vanno anche forte. Ho parlato con Scartezzini, che si è preso il covid in pista, ma dopo due giorni di febbre stava già bene. Per loro c’è tutto il programma della nazionale, per cui se hanno bisogno di fare sforzi importanti, li portano su strada Amadori e Cassani.

Maglie dello stesso colore?

Sì, esatto, tutto confermato. Maglie Castelli, bici Pinarello e scarpe Dmt. E speriamo si possa cominciare normalmente. Sappiamo di dover spendere un occhio della testa per i tamponi, che almeno si possa fare attività.

Filippo Conca, Giro d'Italia Under 23, 2020

La Lotto chiama, Conca risponde

28.10.2020
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Conca è stato negli ultimi due anni l’altro gemello alto della Biesse-Arvedi. Quando alle corse c’erano Pippo e Colleoni, te ne accorgevi subito per via delle Pinarello di grossa taglia e i caschi che svettavano sulle teste del gruppo. Kevin è alto 1,80, Conca addirittura 1,90. Eppure entrambi vanno forte in salita ed entrambi hanno corso un bel Giro d’Italia. Colleoni, come già raccontato, chiudendolo al terzo posto. Conca, come stiamo per dirvi, piazzandosi al quinto come già l’anno scorso.

«Ma non ne sono soddisfatto – ammette – perché ero partito per vincere. Speravo di più da questa stagione. Ci conosciamo bene, abbiamo i nostri parametri e sappiamo quanto possiamo andare forte. E posso dire che sono stato al di sotto dei miei standard, come quest’anno è successo a molti, anche tra i pro’. La verità però è che se anche fossi stato al 100 per cento, contro Pidcock sarebbe stato impossibile. Perché è un fenomeno. Ma almeno avrei avuto la coscienza di aver reso al massimo».

Filippo Conca, Giro del Belvedere, 2020
Filippo Conca in azione nel Giro del Belvedere del 2020 (foto Scanferla)
Filippo Conca, Giro del Belvedere, 2020
Conca al Belvedere 2020 (foto Scanferla)

Conca ha 22 anni e arriva da Lecco. Approfittando della vicinanza del Giro d’Italia alle sue zone, la sera prima della crono è andato all’hotel della Lotto Soudal ed ha ritirato la bicicletta con cui, a partire da gennaio, inizierà la sua avventura nel WorldTour. E sarà che l’appetito vien mangiando, dopo aver assistito ai portenti dei giovani del Giro dei grandi, l’idea di chiedergli che cosa manchi a lui per essere come loro c’è balenata nella testa.

Che cosa manca?

Faccio prima a dire che io sono un buon atleta, ma gli altri sono fenomeni. Evenepoel. Pidcock. Pogacar. In Italia purtroppo non ce ne sono. Il miglior talento da noi è Bagioli, ma non credo che siamo a quel livello. La riflessione da fare è che forse, essendo venuti fuori così presto, magari altrettanto presto caleranno. Io spero in una carriera che duri a lungo, ma dove potrò arrivare non so proprio dirlo.

Avevi il contratto con l’Androni, eppure passerai con la Lotto Soudal.

Ero tranquillo. La Androni è una buona squadra, ma dopo il Covid ci siamo trovati con meno certezze. Corridori e squadre. E quando è capitata l’occasione di una squadra WorldTour, non ho potuto dire di no. Al quarto anno da U23, era un treno da prendere.

Il tuo procuratore è Manuel Quinziato?

Me lo ha presentato Rabbaglio (team manager della Biesse-Arvedi, ndr) a inizio anno. Mi ha seguito durante il Covid e mi ha detto che la Lotto cercava in italiano che andasse forte in salita. Mi sono fidato di lui al 100 per cento, ma non ho potuto chiedere troppe informazioni, perché la cosa doveva rimanere riservata.

Avresti potuto chiedere a Oldani, che corre lì da quest’anno?

Ci conosciamo da quando avevamo sei anni e ho pensato che se si trova bene lui, allora è un bel posto.

Quanto tempo servirà per capire la tua dimensione?

Ne servirà un po’. Un conto è andare bene in una gara di 10 tappe, altro vedere cosa accade in tre settimane. Magari avendo resistenza e recupero, vengo fuori meglio.

E se ti diranno di tirare?

Sono pronto, non è un problema. Il ciclismo è la mia passione e non mi vergogno di pensare che potrei diventare un gregario. So benissimo che non potrò mai diventare un capitano, come so che la maturazione potrebbe cambiare qualcosa.

Hai già preso la bici…

Ho preferito portarmi avanti perché non si sa cosa accadrà nelle prossime settimane. Così sono andati da loro in hotel e me l’hanno data. Passo da Pinarello a Ridley. Hanno riportato le stesse misure, ma mi trovo incredibilmente più lungo.

Stesse misure, posizione diversa?

Sono più disteso e forse sarà un bene per la schiena, visto che sono sempre stato molto raccolto. In ogni caso andrò dal mio biomeccanico per mettermi a posto.

A casa sono contenti del contratto?

Soprattutto mio padre, che sotto sotto è felicissimo, ma non fa trapelare nulla.

Cosa ti porti dietro degli insegnamenti del tuo diesse Milesi?

Il fatto di vivere il ciclismo in modo tranquillo. La squadra non ci ha mai messo pressioni. Semmai ero io che me la mettevo da solo, perché non mi bastava mai…