Dario Cataldo, Uae Tour, 2020

Cataldo ci guida nel ciclismo dei dettagli

03.12.2020
4 min
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Dario Cataldo si prepara a trascorrere il Natale in Svizzera. Non tanto perché non vorrebbe tornare dai suoi genitori in Abruzzo, ma per semplice senso di responsabilità.

«Sono convinto anch’io – dice – che se andassi in macchina, non mi fermerebbero e al massimo avrei da pagare una multa. Ma so anche che se vado in un negozio con la mascherina o anche al ristorante e la sera torno a casa mia, sono molto più protetto e rischio di fare meno danni che se andassi giù e dentro casa dei miei ci togliessimo tutte le protezioni. Bisogna essere onesti nell’ammetterlo…».

E così nella sua casa a pochi passi dal confine italiano, l’abruzzese ha ripreso gli allenamenti in modo ancora blando con motivazioni che vanno dalla voglia di riscatto personale a quella di dimostrare alla Movistar di aver scelto bene.

Dario Cataldo, Miguel Angel Lopez.Vuelta Espana 2018
Il prossimo anno alla Movistar arriva Miguel Angel Lopez. Eccoli insieme alla Vuelta 2018
Dario Cataldo, Miguel Angel Lopez.Vuelta Espana 2018
Alla Movistar lo raggiunge Miguel Angel Lopez
Stato d’animo di Cataldo?

Sono tranquillo e molto concentrato. In quel poco di stagione che si è fatta, hanno dominato sempre gli stessi. Ci sono corridori che normalmente avrebbero fatto vedere qualcosa, ma sono rimasti schiacciati. Capisco che uno come Nibali senta forte la voglia di rifarsi, perché lui ha responsabilità maggiori. Io sento lo stesso stimolo per me stesso, perché sono stato al di sotto di quello che avrei potuto e voglio dimostrare ciò che so fare. Preparare Tour e Giro così ravvicinati forse mi ha messo in difficoltà più di quanto avrei creduto.

Hai mai discusso sull’opportunità di farne uno solo?

No, davvero. Con le corse tutte sovrapposte, ho detto subito che avrei fatto quel che c’era da fare, mettendoci il massimo impegno. Ovviamente sapevo che sarebbe stata dura, ma avevo in testa che il mio focus principale sarebbe stato comunque il Giro con Soler capitano. Per questo non sono arrivato in super forma all’inizio del Tour, ma di colpo Soler lo hanno portato in Francia togliendolo dal Giro. Mentre io a metà della Boucle, che è stata super esigente, ho iniziato a sentire la fatica e ad imbarcare acqua. E con questa difficoltà addosso, al Giro non ho avuto il picco in cui speravo.

Come è andata nella Movistar che in un solo colpo ha perso Quintana, Landa e Carapaz?

I giovani scalpitavano ed è stato un peccato non aver fatto la stagione normale. Dopo il Tour, Soler si è rifatto vincendo una tappa alla Vuelta. Mas è stato quinto sia in Francia che in Spagna. Non ha brillato, ma credo che tanti firmerebbero per i suoi risultati. Diciamo che è stato un anno complicato anche per le novità e magari dal prossimo andrà tutto meglio. E poi arriva il piccolo Lopez

Andrà d’accordo con Mas e Soler?

Non è un gallo che crea scompiglio e noi non siamo Ineos, con 15 capitani. Abbiamo corso insieme all’Astana, lo conosco. Si divideranno la stagione cercando di portare a casa il meglio in ogni momento.

Come ti stai allenando?

Piano. Su strada, Mtb e qualche camminata. Dal 2020 lavoro con Patxi Vila (ex professionista basco che fino al 2019 era con Sagan alla Bora-Hansgrohe, ndr). E’ molto, molto, molto preparato. Una persona che stimo e ha la testa giusta per il suo lavoro. Mi ha cambiato qualche abitudine, come quella di farmi lavorare sulla forza. Non lo facevo, ma è bastato incrociare i test prima e dopo e ho capito che è necessario. E comunque anche i cambiamenti di preparazione richiedono adattamenti.

Dario Cataldo, La Roche sur Foron, Tour de France 2020
Al Tour del 2020, Cataldo pedala sulle strade bianche verso La Roche sur Foron
Dario Cataldo, La Roche sur Foron, Tour de France 2020
Tour 2020, sulla strada per la Roche sur Foron
Impossibile dimenticare una cena al tuo primo anno con Sky e la tristezza dei piatti che ordinasti…

E’ cambiato tutto. Sono cambiate le teorie con cosa, come, quando e perché. Si seguiva una linea nutrizionale che gli studi successivi hanno sconfessato o aggiustato. Ora si parla di alimentazione funzionale, in base all’allenamento o la corsa e addirittura in base al momento della giornata.

Mai più da soli?

Devi avere persone molto aggiornate per seguirti. Prima potevi avere delle linee in cui tenere il bilancio delle quantità e delle calorie. Ora si distingue fra quali tipi di grassi mangiare, quali proteine e quando. Essendo uno sport di endurance, tutto quello che facciamo noi ha una ricaduta in termini di salute sulle persone normali. Il bello è che tutti ormai seguono ke stesse linee e le nuove generazioni sono nate con questo imprinting.

Secondo te è il motivo di tanto ricambio?

Una buona parte. O stai al passo o sei fuori sin dalle prime corse. Andare a correre indietro di condizione per prepararsi ti porta più sberle che giovamenti. Il ciclismo è sempre stato duro, ma ora si sta andando tanto verso l’esasperazione.

Come in Formula Uno…

Il dettaglio fa la differenza. Il ciclismo ormai è velocità, bellissimo sotto l’aspetto sportivo. Ma in gruppo parliamo di come arginare tutto questo spingersi verso il limite. E non potendo limitare l’uomo, si ragionava di intervenire sulla bici. Che pesi di più e sia meno aerodinamica, per abbassare le andature. Ma sono discorsi che durano poco, il tempo di rendersi conto che sarebbe brutto fermare lo sviluppo delle bici. E’ uno sport bellissimo, che deve trovare i suoi equilibri.

Vincenzo Nibali, Lugano 2020

E’ già scattata la caccia dello Squalo

02.12.2020
7 min
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A casa si sta bene, pensa, ma intanto lo Squalo sente crescere l’appetito. Il 2020 gli ha lasciato l’amaro in bocca e da qualche giorno la voglia di rifarsi è più presente. Il campione per essere tale ha bisogno di motivazioni forti e in quel suo chiedersi di continuo che cosa sia andato storto c’è la scintilla per il nuovo anno.

Vincenzo Nibali, Alberto Bettiol, Diego Ulissi, Domenico Pozzovivo,Lugano 2020
Con Bettiol, Ulissi e Pozzovivo dopo una lunga salita in Mtb sopra Lugano
Vincenzo Nibali, Alberto Bettiol, Diego Ulissi, Domenico Pozzovivo,Lugano 2020
Uscita in Mtb con Bettiol, Ulissi e Pozzovivo

La banda di Lugano

L’inverno di Vincenzo e della banda di Lugano ha la forma di uscite in mountain bike e il suono di tante risate. Quello che ci vuole per azzerare il contachilometri e ripartire. Come quando Ulissi è finito nella scarpata e Pozzovivo cercava di aiutarlo. Mentre il siciliano piegato in due dalle risate, girava il video e intanto suggeriva al piccolo lucano di dargli il braccio buono. Sono come Aldo, Giovanni e Giacomo, cui si aggiunge spesso Alberto Bettiol. Ognuno con il suo modo di essere buffo e ciascuno con i segni di una storia importante.

«Le motivazioni – dice e ancora ride – le trovi dal fatto che ti piace pedalare e lo fai con voglia. Certamente quando si può è bene cercare nuovi stimoli. Sagan quest’anno ha saltato le classiche e ha fatto un bel Giro, che non aveva mai corso prima. In questo momento le mie motivazioni sono chiare. Voglio riscattare una stagione in cui non mi sono mai trovato bene».

Biciclette Vincenzo Nibali, Diego Ulissi, Lugano 2020
Ulissi con la Mtb Colnago, Nibali con la gravel di Trek e ruote da Mtb
Biciclette Vincenzo Nibali, Diego Ulissi, Lugano 2020
Ulissi in Mtb, Nibali con la Trek gravel (e ruote Mtb)

Dannato lockdown

Ci sono stati due 2020, quello prima e quello dopo il lockdown. Nel mezzo la chiusura del mondo, piombata come una glaciazione di cui s’è tenuto forse poco conto.

Come andavano le cose prima?

Ero partito bene, ma tutti se ne sono dimenticati. Il lockdown mi ha sfasato. Noi che siamo qua da tanti anni abbiamo la nostra routine, mentre il giovane trova la condizione in un mese. Mi ricordo com’ero a 25 anni. C’è spensieratezza. Non hai pensieri. Non hai famiglia. Ti alzi quando vuoi, esci in bici e quando torni devi solo riposarti. Vedremo quando anche loro saranno sposati, tante cose cambiano. Scarponi mi faceva ridere sempre

Cosa ti diceva?

«Ti arriva una figlia, vedrai adesso! Io ne ho due. A te resta il 50 per cento della forza!». A cose normali sarei stato in pieno avvicinamento alla Tirreno-Adriatico, invece dall’oggi al domani ci siamo ritrovati a casa. E quando hanno riaperto e abbiamo ricominciato, ho accumulato un ritardo che mi sono portato dietro sino alla fine.

Vincenzo Nibali, crono Palermo, Giro d'Italia 2020
Il Giro inizia con la crono di Palermo, ma Nibali perde 1’29” da Ganna
Vincenzo Nibali, crono Palermo, Giro d'Italia 2020
Crono di Palermo, inizia il Giro d’Italia 2020
Che cosa non è andato?

C’era una cosa sola da fare, lavorare e ripartire a bomba. Era l’unico modo per essere in vantaggio, ma non ci sono riuscito. Con una stagione più lineare sarebbe stato tutto diverso. Invece gara dopo gara ci sono state cose che forse non rifarei.

Ad esempio?

Ad esempio il mondiale. Doveva essere un punto di passaggio, dovevamo essere una squadra d’attacco, non ero io l’uomo di punta. Tutto sommato non mi sono comportato male, ero nel gruppo dietro Alaphilippe, ma forse potevo non andare.

Per avere un periodo di stacco prima del Giro?

Di fatto, due settimane prima della ripartenza sono stato in altura a San Pellegrino. Poi c’è stata tutta la sfilza di gare in Italia. Otto corse in 22 giorni, dalla Strade Bianche ai campionati italiani. Da lì sono andato nuovamente in montagna a lavorare sodo, poi mondiali e Giro. Bè, forse la settimana dopo l’altura potevo stare a casa. Non ho avuto un momento di recupero. Qualcuno lo ha fatto. Ma dette ora, sono tutte parole campate in aria…

Vincenzo Nibali, Domenico Pozzovivo, Jakob Fuglsang, Etna, Giro d'Italia 2020
Sull’Etna sensazioni accettabili, arriva con Fuglsang e Pozzovivo: scappa solo Kelderman
Vincenzo Nibali, Domenico Pozzovivo, Jakob Fuglsang, Etna, Giro d'Italia 2020
Sull’Etna, Vincenzo con Fuglsang e Pozzovivo
A inizio Giro non eri male…

E lo confermo. Nei primi dieci giorni c’ero, mentre Hindley e Geoghegan Hart erano sempre indietro. La tappa di Roccaraso sembrava dovesse essere chissà cosa…

Invece?

Invece erano solo 300 metri di salita. Facevo fatica a tenere a bada Cicco, che voleva attaccare. Io lo so che l’ultima settimana di un Giro è tremenda. Infatti alla fine i ragazzini sono venuti fuori. Dalla crono di Valdobbiadene in poi hanno cambiato marcia, cominciando ad andare fortissimo e a guadagnare terreno. Mentre noi siamo rimasti lì a pochi secondi gli uni dagli altri. Parlo di me, Fuglsang, Pozzovivo, Pello Bilbao…

Vincenzo Nibali, Etna, Giro d'Italia 2020
Nella sua Sicilia, lo Squalo dello Stretto ha buone sensazioni
Vincenzo Nibali, Etna, Giro d'Italia 2020
Sull’Etna sale al 6° posto in classifica
Quel giorno si è detto che tu avessi i valori migliori di sempre.

No, non direi che sia andata così. Non ero il peggior Nibali, ma neanche il migliore. Ci divideva un 5% in termini di prestazione, che però a quel livello è tantissimo. A Piancavallo ho visto i numeri che mi aspetterei sul Muro di Sormano, cioè una salita breve che fai a tutta perché dura poco. Invece è andata così fino in cima. Sono andati più forte del Panta…

A dirla tutta, non sembra credibile che fossi il miglior Nibali neppure sullo Stelvio. Oppure dobbiamo pensare che Dennis è diventato un fenomeno?

Quel giorno altra storia. Ho voluto tenere duro più di Fuglsang e di Pello Bilbao, poi di colpo ho capito che era un ritmo impossibile. Ho resistito, ma alla fine sono andato in acido ed eravamo già sopra i 1.800 metri. A quella quota recuperare è diventato impossibile. Dennis ha fatto una super prestazione, un record. Lo conosco abbastanza bene, so quanto vale nelle crono, ma in montagna non l’ho mai visto andare così. Se mollavo prima, era diverso. Salendo regolare avrei salvato magari un quarto posto. Ma sono saltato di testa. E a quel punto un conto è essere presente e inseguire con lucidità, altra cosa è inseguire sentendosi mortificato.

Vincenzo Nibali, crono Valdobbiadene, Giro d'Italia 2020
Crono di Valdobbiadene, lo Squalo sale al 5° posto, a 2’30” da Almeida. Arrivano le salite…
Vincenzo Nibali, crono Valdobbiadene, Giro d'Italia 2020
Dopo Valdobbiadene, lo Squalo sale al 5° posto

Partenza precoce

A casa si sta bene, pensa Vincenzo, ma dentro sente crescere il prurito. E così e per risentirsi presto lo Squalo dello Stretto, ha ripreso a lavorare prima del solito, anche se il 2021 partirà probabilmente più tardi ed è inutile parlare di programmi scritti nella sabbia.

Su cosa ti sei concentrato ripartendo?

Non sono andato in vacanza, un po’ anche per il Covid. Ho staccato 15 giorni e poi ho ripreso cercando di tenere lo stesso peso con cui ho chiuso l’anno. Ho cominciato con strada, mountain bike e palestra. Non è una palestra come si può immaginare, ma il Centro Rehability in cui ho fatto anche la riabilitazione per la schiena. Lì c’è Martino Donato che mi segue e tutto quello che serve. Se ho una contrattura hanno la Tecar e anche il laser. C’è un bel rapporto e poi sua moglie è palermitana e serve a sentire voci vagamente familiari. La mattina porto Emma a scuola e poi parto. E in palestra a volte viene anche Rachele.

Vincenzo Nibali, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Invece Piancavallo frena la rincorsa: arriva a 1’36” da Geoghegan Hart e scivola al 7° posto
Vincenzo Nibali, Piancavallo, Giro d'Italia 2020
Piancavallo segna la svolta: i giovani alzano la testa
C’è clima da Squalo in questi giorni a Lugano?

Ci sono sei gradi adesso, ma secchi. Si sta bene. E comunque il bello della mountain bike è che fai andature più basse. Io poi uso una gravel che ho modificato da me, per cui vado in fuoristrada quasi con la posizione della strada.

Come l’hai modificata?

L’ho portata a casa, la mia Checkpoint. L’ho guardata. E mi sono detto: vediamo se ci stanno le ruote da mountain bike. E la sai una cosa? Ci stavano. E così adesso non mi ferma più nessuno...

Vincenzo Nibali, discesa Stelvio, Giro d'Italia 2020
Lo Stelvio è un calvario. Il ritmo di Dennis lo sfinisce e in discesa il morale è a terra…
Vincenzo Nibali, discesa Stelvio, Giro d'Italia 2020
Discesa dello Stelvio, lo Squalo non attacca

E’ questo lo Squalo che ci piace ascoltare. Quello che finita la parte da scrivere racconta che sono state a trovarlo Le Iene. Che vorrebbe cambiare la macchina fotografica. Che sta pensando se andare in Sicilia e a Fiuggi per Natale, aspettando il prossimo Dpcm. Che ha sentito che quelli della Uae forse faranno il vaccino prima degli altri a Dubai. E che alla fine, parlando della presunta offerta del Team Ineos, conferma la sua amicizia con Pinarello dai tempi della Fassa e aggiunge che con quella squadra si sono sempre annusati. Rimarremmo a parlare ancora a lungo, ma è passata quasi un’ora. Magari la prossima volta, se il vaccino sarà arrivato o il Covid se ne sarà andato, riusciremo anche a rifarla di persona.

Fabio Aru, mountain bike 2020

Aru è tornato e presto sapremo cosa farà

15.11.2020
6 min
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Intorno alla fine di ottobre, dopo un mese in Sardegna, durante il quale il telefono ha spesso squillato a vuoto, Fabio Aru è tornato a Lugano. Il rapporto con la Uae Emirates, che si era di fatto interrotto con il ritiro dal Tour, sta sgocciolando verso la fine. Da quel giorno in Francia, nessuno nella squadra è parso più interessato a dire qualcosa su di lui. L’ascesa di Pogacar lo ha reso quasi superfluo: nessuno ha mai messo in dubbio il suo impegno, ma è stato meglio lasciarlo alla deriva, da solo, come quel giorno a Laruns. Titoli e commenti avevano già recitato ogni genere di epitaffio. Poi, ma in modo blando, si sono lette varie ipotesi su quale sarà la prossima squadra. Ma forse, prima di capire se e dove correrà, vale la pena chiedersi come stia Fabio. Perché Aru viene dopo e ne è la diretta emanazione. E di Fabio forse si sono preoccupati forse in pochi.

Fabio Aru, Planche des Belles Filles, Tour de France 2017
Planche des Belles Filles, Tour de France 2017: stacca Froome e vince la tappa
Fabio Aru, Planche des Belles Filles, Tour de France 2017
Planche des Belles Filles 2017, Froome staccato

Un mese in Sardegna

La voce è di fatica e sonno. E lui infatti racconta di essere appena rientrato dopo cinque ore e mezza a piedi sui monti dietro casa. Poi aggiunge che domani (oggi per chi legge) uscirà in mountain bike con Cataldo, mentre la sensazione di una mezza quiete ritrovata permette al dialogo di prendere il largo. Si parla del più e del meno. Del primo compleanno di Ginevra con i nonni sardi. Del magone per non averla mai presentata a suo nonno Antonio, che per lui è stato come un secondo padre, scomparso a settembre. Delle dichiarazioni attribuite ai suoi datori di lavoro che forse non hanno raccontato tutto. Del periodo non certo felice. E del fatto che giovedì della scorsa settimana sia caduto di bici sotto casa e abbiano dovuto mettergli dei punti in faccia, coronamento ideale di un altro anno nero da cui nulla s’è potuto imparare.

Diciamo che è una provocazione, ma… chi te lo fa fare? Aru ha mai pensato di lasciar perdere?

Ma che domande mi fai?! No che non ci ho pensato. Entro fine mese dirò con quale squadra andrò. E certo che riparto, perché è la mia passione, la mia vita. Si riparte sempre. Ci sono situazioni che vorresti non vivere, come quel giorno al Tour. E se non accettano la spiegazione che ho dato, il fatto che non tutti reagiscano allo stesso modo… Ma ti pare che in tutto questo tempo, neanche una telefonata?

Sei stato per un mese in Sardegna e il pensiero è andato a quando Nibali, espulso dalla Vuelta, tornò ad allenarsi in Sicilia con suo padre e poi vinse il Lombardia. A casa si può rinascere?

Dovrei andarci più spesso, ma non c’è mai tempo. O forse è un alibi. In famiglia si sta bene, serve a ritrovarsi. Basterebbero anche due giorni ogni tanto. Questa volta sono stato per un mese. Sono andato in bici con le persone che conosco. Abbiamo festeggiato il primo anno di Ginny. Poi, come in tutti i posti, c’è chi ti vuole bene e chi ti giudica. E certe cose fanno male.

Fabio Aru, Tour Colombia 2020
La ripartenza 2020 dalla Colombia in un clima di festa e speranza
Fabio Aru, Tour Colombia 2020
La festosa ripartenza 2020 dalla Colombia
Quali cose?

Ognuno di noi può avere il suo pensiero, sarebbe bello se ne parlasse di persona e poi lo tenesse per sé. Ma quando leggo sui social commenti di un certo tipo di chi magari è uscito con me in bicicletta pochi giorni prima. Poi mi dicono che sparisco…

L’avresti vissuta così senza la famiglia al tuo fianco?

Non so come l’avrei gestita, forse non così. Mi dispiace per tutti, la famiglia soffre. Ma neanche loro mi hanno mai detto di smettere. Figurati. Mio suocero è super appassionato. E poi su queste cose sono io che decido.

Poi dicono che Aru sparisce…

Il fatto del lockdown è stato una botta per tutti. Cosa pubblico? Che vado in bici? Che non vado sui rulli? Che pulisco in casa? In quel momento c’è stato un blocco. Forse avrei dovuto scrivere di più. Però onestamente, mi pesa. Il mio lavoro è un altro. Nella prima parte dell’anno, giù in Colombia, è stato divertente farlo. Mi veniva più facile perché stavo bene. Ho valutato anche io questa cosa. Finché non ho fatto la diretta con Lello Ferrara, sembrava che Fabio Aru fosse in un pozzo.

In alcuni momenti lo abbiamo pensato in tanti. Non rispondevi neanche più ai messaggi…

E tu sei uno dei pochi per cui l’ho fatto. Ma cercate di capirmi, io ho costruito la mia immagine andando in bici. Ho vinto. Ho perso. Tutto in bici. E questo mi ha portato ad avere 170 mila follower, che sono interessati alla mia carriera e magari aiutano le aziende che investono su di me. Ma io in quel mese non avevo voglia di parlare e semplicemente non ho risposto a nessuno. Quando leggi certe cavolate su internet, ti viene voglia di chiuderti.

Bisogna ringraziare Lello Ferrara…

E’ un pazzo scatenato. L’altro giorno mi ha mandato un video con i figli e li invita a salutare «zio Fabio Aru, zia Valentina e Ginevra». Mi fa troppo ridere. Ma secondo te…

Fabio Aru, Tour de France 2020
Il 6 settembre, il mesto ritiro dal Tour de France
Fabio Aru, Tour de France 2020
Il 6 settembre, ritiro dal Tour
Cosa?

Secondo te io non trovo un contratto? Va bene, devo abbassare le pretese. Non posso pretendere di guadagnare gli stessi soldi. Ma è lo sport. Se hai vinto una tappa al Tour, ci sono 15 team che ti cercano. Adesso ne avrò la metà, ma ho delle richieste. Voglio solo aspettare per scegliere bene, senza pressione. Il solo problema è che se chiude anche la Ntt, ci saranno tanti corridori in cerca di un contratto. E’ il momento di fare la selezione e decidere. Siamo comunque a novembre.

Di quale tipo di ambiente ha bisogno Fabio Aru?

Un posto e persone che facciano al caso mio. Fa comodo dire che sia stata tutta colpa mia e io mi prendo le mie responsabilità, ci mancherebbe. Il giorno del Tour resta una cosa a sé, che magari andava gestito diversamente. Però sono stati fatti degli errori anche da parte di chi avevo intorno.

Si potevano fare cose diverse?

Fa parte dell’analisi che ho fatto, ma si potevano fare altre cose.

Che inverno sarà?

Novembre è sempre stato un mese abbastanza libero, in ogni caso a ottobre non ho mai smesso di andare in bici. In Sardegna facevo uscite di due, tre ore. Al massimo ho fatto 110 chilometri, anche con il gusto di rivedere le mie strade. Di pedalare fino al mare. Anche in mountain bike.

Qualcuno dice che riprenderai con il ciclocross.

Mi piacerebbe fare qualche gara a gennaio, senza stress. Prove del Trittico Lombardo, ad esempio. C’è una gara a Villacidro, il mio paese, a dicembre. Non so se è troppo presto. Certo non andrei mai a fare le Coppe del mondo come ha scritto chi mi voleva mettere alla Alpecin. Intanto ho ricominciato a camminare in montagna, per due volte alla settimana. Mi piace molto. Poi da dicembre inizierò ad allenarmi, in base alle indicazioni di chi mi seguirà. Ma adesso faccio io le domande.

Spara.

Come va con bici.PRO?

Si corre. Ci si diverte. E’ tutto diverso, stimoli nuovi, tecnologie nuove. Bello. Ci voleva dopo quasi trent’anni.

E quando smetto mi prendi a lavorare? Ogni tanto ci penso a cosa potrei fare quando smetterò di correre. Non credo il direttore sportivo…

Facciamo così, hai solo trent’anni. Pensa a correre, tempo per lavorare ne hai tanto. Beato te…
Diego Ulissi, Arianna Bindi, Anna e Lia, Lugano

Ulissi, dalla paura una stagione coi fiocchi

09.11.2020
5 min
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C’è una vasta letteratura goliardica su cosa faccia un corridore giunto a casa dopo il Giro d’Italia, ma questa volta Diego Ulissi ha subito messo giù la valigia e si è rifugiato nell’abbraccio delle sue donne. Arianna e le due bimbe. Troppo bislacca e dura la sua stagione per perdersi quel calore, troppo grande la voglia di staccare la spina. Il livornese di Lugano è uno dei corridori della Uae Emirates che a febbraio rimase bloccato nella quarantena di Abu Dhabi e perse per questo la nascita di Anna, la secondogenita. E forse rileggendo la stagione alla luce di quella violenza inattesa, si capisce perché fare il corridore sia certamente un privilegio sotto certi punti di vista, ma la vita del professionista non sia sempre rose e fiori

Diego Ulissi, quarantena, Abu Dhabi, 2020
I 20 giorni bloccato ad Abu Dhabi sono stati un periodo davvero duro (foto Instagram)
Diego Ulissi, quarantena, Abu Dhabi, 2020
La quarantena ad Abu Dhabi è stata molto dura (foto Instagram)
Dov’è la bici, Diego?

In garage, sola soletta. Dopo il Giro non l’ho più presa. Sono stati mesi intensi. Alla fine è stato fatto un miracolo, portando a casa i grandi Giri e le classiche più importanti. E’ saltata solo la Roubaix. Hanno fatto un bellissimo lavoro. Ma di fatto siamo sempre stati in giro.

Tornavi a casa ogni tanto?

Ma proprio ogni tanto. C’erano le gare una dietro l’altra. Stavo un giorno e poi ripartivo, anche perché si doveva arrivare alle corse con 2-3 giorni di anticipo, per fare i tamponi.

Quindi alla fine è bello essere tornati a casa?

E’ stato bello ripartire ad agosto, è altrettanto bello ora riposare e godersi la famiglia. Girando così per l’Europa, la paura c’era. L’idea di portare il virus in casa. Mi sentivo in sicurezza, ma è una cosa che non si può prevedere. Abbiamo vissuto un insieme di stress.

Come stanno le piccole Ulissi?

Bene, grazie! La grande ora è a scuola, Anna si fa sentire. Lia l’ha accolta bene, ma ogni tanto le viene qualche botta di gelosia. Per cui dobbiamo essere bravi noi a bilanciare tutto. E’ come se ti arriva in squadra uno giovane, tutti seguono lui e a te viene il dubbio di non contare più nulla…

Una bella stagione la tua.

Ero già partito bene prima. Poi sono venuti quei tre mesi di sosta, tutti da gestire. Poi un sacco di piazzamenti sul podio e alla fine per fortuna la vittoria in Lussemburgo mi ha permesso di lavorare sereno per il Giro. Picchia e mena, picchia e mena, la vittoria doveva arrivare, perché andavo veramente forte.

Agrigento, si volta, Sagan è alle spalle. Tappa vinta alla grande
Agrigento, Sagan battuto: grande vittoria
Come è stato il lockdown in casa Ulissi?

Venti giorni fermo negli Emirati, facendo ben poco. Poi sono tornato a casa e uscivo volentieri per non prendere peso e anche perché avevo bisogno di respirare la libertà. E’ stato un periodo particolare che non dimenticherò mai. C’era paura. Il covid era solo all’inizio e non si sapeva nulla.

Due tappe vinte al Giro, Agrigento e Monselice, quale ti è piaciuta di più?

La prima. Stai bene e lo sai, ma finché non lo dimostri… Quel giorno abbiamo fatto tutto quello che si era detto sul bus. E poi battere un corridore come Sagan non capita sempre. Ho grande rispetto per Peter, è un campione e una brava persona. Sa rendere merito ai rivali e non penso che quel giorno abbia fatto lui un errore. Semplicemente Conti ed io abbiamo reso duro un finale che tanto duro non era.

Che rapporto c’è fra Ulissi e Valerio?

Di base, una bellissima amicizia. Ci conosciamo da tanto ed è bello per questo riuscire a mettere in atto assieme le tattiche.

Si è parlato tanto dei giovani del Giro, ma anche tu sei stato un giovane prodigio, con due mondiali juniores vinti. Cosa è cambiato?

Il mondo. Quando sono passato 11 anni fa, era la squadra in primis a tenerti tranquillo. Il primo anno feci solo corse piccole e nessuna grande corsa a tappe. Il secondo anno feci il Giro, ma gestivano i giorni di gara col contagocce. E anche noi fisicamente sentivamo il passaggio, faticavamo molto. Ora invece arrivano pronti e le squadre li buttano subito nelle mischie più importanti.

Come mai?

Forse perché vengono dalle continental. Forse perché da junior sono già dei piccoli pro’ che lavorano in modo scientifico e curano l’alimentazione. E’ tutto un insieme di cose.

Ulissi si sente vecchio come Nibali?

Posso dire che ancora mi difendo bene. L’importante è quello che hai dentro. La voglia di ottenere risultati e di migliorarsi sempre. Guarda Valverde, gli anni passano anche per lui, ma non molla. La testa spesso fa più delle gambe, ma certo a 20 anni trovare la forma è molto più semplice.

La Uae Emirates sta crescendo a vista d’occhio…

Si rinforza. Quando un team nasce, serve qualche anno prima che diventi top. Ora siamo ai vertici delle classifiche, Pogacar ha vinto il Tour e tutti ci siamo presi grandi soddisfazioni. In più sono stati ingaggiati corridori importantissimi, per i risultati che possono fare e per la propria esperienza.

Ultima cosa, poi ti lasciamo ad Anna… Come va a Lugano con il Covid?

Siamo a due passi da Milano, ma ci sono meno restrizioni. Contagi non mancano, intendiamoci, ma le scuole sono aperte e vedo meno paura in giro. Se ricordate, riaprirono anche prima, già a maggio. Stiamo a vedere. La settimana scorsa siamo stati in Toscana perché Lia aveva qualche giorno di vacanza per i Santi e si vede la differenza. Speriamo che passi presto