Da Ciclocentrico il primo Liv Corner in Italia

09.11.2023
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RIVOLI – Biciclette pensate e create da donne per le donne. E’ questa in sintesi la filosofia che ha portato alla creazione del brand Liv, nato all’interno della più grande famiglia Giant. Oggi il marchio taiwanese sta conquistando fette di mercato sempre più importanti nel mondo femminile grazie al numero crescente di donne che ogni giorno decidono di utilizzare la bicicletta per fare sport, per spostarsi nel corso della loro giornata o semplicemente per stare bene.

Sono naturalmente tante le iniziative che ogni giorno Liv mette in campo per “aiutare” le donne a salire in sella. Guardando all’Italia, merita sicuramente di essere sottolineata l’a nascita’inugurazione del primo Liv Corner avvenuto lo scorso 7 novembre presso il negozio Ciclocentrico di Rivoli, comune alle porte di Torino.

Il primo Liv Corner di Italia è nato presso il negozio Ciclocentrico di Rivoli (foto Guido P. Rubino)
Liv Corner, Ciclocentrico Rivoli (foto Guido Rubino)

La casa del viaggiatore

Ciclocentrico è un negozio davvero particolare, nato nel 2016 da un’idea di Valerio Fava e Serena Cugno, marito e moglie amanti dei viaggi in bicicletta. Presso Ciclocentrico è possibile trovare tutto quello che serve per organizzare il proprio viaggio in bici, che sia di un giorno oppure di più settimane, magari in giro per il mondo. Si tratta di un vero e proprio concept store dedicato al cicloturismo, dal bikepacking al gravel pensato per il viaggiatore “evoluto” così come per il neofita, oppure per la famiglia che vuole vivere una vacanza diversa dal solito. Ciclocentrico nasce anche per essere un luogo di incontro e confronto per viaggiatori che vogliono condividere con altre persone le loro esperienze di viaggio.

Il numero di donne che organizzano e svolgono viaggi in bici è in aumento (foto Guido P. Rubino)
Il numero di donne che organizzano e svolgono viaggi in bici è in aumento (foto Guido P. Rubino)

E ora le viaggiatrici

Se fino ad oggi Ciclocentrico era la casa del viaggiatore in senso generale, ora è un punto di riferimento per le donne viaggiatrici, grazie proprio all’inaugurazione del primo Liv Corner tenuto a battesimo da Claudio Cannizzaro, Sales & Marketing Manager di Giant Italia, e Marta Villa, responsabile marketing per il nostro Paese di Liv Cycling e Cadex.

A fare gli onori di casa è stata Serena Cugno che, oltre a gestire Ciclocentrico con il marito, è anima di Myfamilybike, un progetto dedicato alle vacanze in bicicletta per famiglie. 

Nel nuovo Liv Corner è possibile trovare biciclette e accessori ideali per organizzare il proprio viaggio in bici, a partire dalla nuova Devote, il modello firmato Liv per le amanti del gravel.

La grande famiglia del negozio Ciclocentrico (foto Guido Rubino)
La grande famiglia del negozio Ciclocentrico (foto Guido Rubino)

Una scelta naturale

Come hanno tenuto a sottolineare Serena Cugno e Marta Villa, la scelta di aprire il primo Liv Corner in Italia è il risultato di un processo naturale. Il numero delle donne che hanno voglia di viaggiare in bicicletta è in continua crescita e Liv è la risposta perfetta a tutte le loro richieste e necessità. Tutto questo grazie a biciclette dedicate esclusivamente al mondo femminile, così come ad accessori pensati espressamente per le donne.

Il nuovo Liv Corner vuole anche essere il catalizzatore delle tante iniziative che Serena Cugno e CCPink, un gruppo di donne che condividono la propria passione per la bici, hanno pensato da qui alla prossima estate. Stiamo parlando di pedalate e incontri pensati e gestiti da donne per donne. C’è spazio per tutte. Basta avere voglia di andare in bici, ognuna con il proprio ritmo ma con il desiderio comune di condividere la propria passione per la bicicletta.

Chiudiamo con un pensiero di Marta Villa espresso durante l’inaugurazione del Liv Corner e che fa comprendere al meglio come una bicicletta Liv sia la scelta ideale per qualunque donna desideri viaggiare in bicicletta: «Solo salendo in sella a una Liv si può capire perfettamente cosa vuol dire pedalare su una bicicletta pensata e realizzata per le donne».

Ciclocentrico

Liv

Liv Devote, restyling che parte da un successo

27.09.2023
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Il gravel è un territorio nuovo per tutti. Liv consolida la sua presenza in questa disciplina con un restyling nato dal successo riscosso dal lancio del suo primo modello gravel avvenuto nel 2020. Stiamo parlando della Devote, una bici pensata per le cicliste che non vogliono porsi limiti e conquistare il fuoristrada e la ghiaia a suon di pedalate. Una geometria più aggressiva e un’indole più veloce sono a pronte a stupire il pubblico femminile. Scopriamola insieme…

Anima racing che si abbraccia a quella del comfort e del viaggio
Anima racing che si abbraccia a quella del comfort e del viaggio

Geometria rinnovata

La gamma Devote è nata e cresciuta per eccellere nelle gare gravel e nello stesso tempo per essere confortevole per le lunghe pedalate. Con la sua struttura leggera ma robusta e orientata alle prestazioni, è pronta a portare la velocità oltre i confini fino ad oggi conosciuti. Il telaio ultraleggero in composito di grado SL garantisce un’accelerazione fulminea. La geometria favorisce una posizione aggressiva, aumenta trazione e stabilità e consente un maggior controllo nei tratti veloci e nelle discese.

La forcella è sapientemente realizzata in carbonio ad alte prestazioni, ottimizzando resistenza, rigidità e precisione dello sterzo. La tecnologia del tubo sterzo, della forcella sovradimensionata è specificatamente progettata per offrire prestazioni di sterzata precise. E’ dotata di cuscinetti della serie sterzo sovradimensionati in acciaio inossidabile per una maggiore longevità, insieme a un tubo sterzo conico. Questo sistema offre l’equilibrio ideale per una disciplina come il gravel.

Versatile

La nuova gamma Devote, grazie a linee dinamiche e un carattere inconfondibile, dimostra l’impegno di Liv nella creazione di modelli sempre originali e performanti. La versatilità è un tratto inconfondibile di questa bici che fa del comfort e dell’applicazione di tecnologie innovative i suoi tratti distintivi.

A partire dalla tecnologia D-Fuse, introdotta per la prima volta nel 2014 nel ciclocross. Lo scopo di questa tecnologia è quello di assorbire shock lievi e forti per offrire una guida più fluida su terreni accidentati. Il cuore di questo concetto è il caratteristico tubolare a “D” con frontale rotondo e sezione posteriore appiattita. Ad oggi ci sono diverse opzioni di manubrio e reggisella D-Fuse specifiche per il gravel disponibili per la gamma Devote.

Un’altra peculiarità della Devote è il flip chip. Un sistema che permette di regolare facilmente la geometria e la distanza degli pneumatici della ruota posteriore con l’offset, a due posizioni, situato nei forcellini del carro posteriore. Si passa dalla posizione corta, che migliora la maneggevolezza e riduce leggermente la distanza massima degli pneumatici a 45 mm, alla posizione lunga per aumentare la stabilità alle alte velocità e regalare maggiore spazio per le coperture arrivando fino a 53 mm.

Particolari smart

Ci sono particolari che rendono la gamma Devote una scelta intelligente. Tra questi uno scomparto sul tubo obliquo che contiene una borsa impermeabile che può contenere oggetti essenziali tra cui una camera d’aria, una cartuccia di CO2, leve smonta copertoni e un multiutensile. In più il coperchio del vano non riduce le funzionalità e funge allo stesso modo da portaborraccia.

La Devote è inoltre, dotata di tre set di supporti per telaio, che consentono di trasportare più borracce e garantire un’idratazione costante durante le lunghe pedalate e il bike-packing. Infine, sono presenti predisposizioni per accessori e parafanghi su telaio e forcella.

Le versioni disponibili sono quattro. Si parte con il top di gamma, la Devote ADV 0 a 4.449 euro, la Devote ADV 1 a 3.349 euro, la Devote ADV 2 a 3.099 euro e infine la Devote 0 a 1.949 euro. Diversi gli allestimenti dal nuovo Shimano GRX a Sram.

Liv

Rail Mips: il casco off-road sicuro, leggero e comodo

28.07.2023
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Liv rinnova la sua selezione di caschi offroad e tra le novità proposte spicca il modello Rail Mips. E’ costruito con la più recente tecnologia dedicata al fuoristrada per garantire le migliori prestazioni. Un casco disegnato appositamente per dare la massima sicurezza, perché, quando si è tra i sentieri i pericoli aumentano. 

Il casco Liv Rail grazie alla tecnologia Mips Air Node protegge perfettamente la testa dagli impatti rotazionali
Il casco Liv Rail grazie alla tecnologia Mips Air Node protegge perfettamente la testa dagli impatti rotazionali

Sicurezza Mips

Il Rail Mips è progettato con un guscio inferiore ampio, in modo da fornire una maggiore copertura nella parte posteriore della testa. La tecnologia Mips Air Node, integrata, offre la migliore protezione possibile dagli impatti rotazionali. Inoltre, sempre legato al campo della sicurezza, l’altezza posteriore è regolabile in quattro posizioni differenti, a seconda delle esigenze di ognuna. 

E’ un prodotto in grado di unire perfettamente comfort, protezione e una grande vestibilità. Proprio quest’ultima caratteristica è data dalla nuova forma della calotta: più rotonda, per dare una maggiore comodità. All’interno, la fodera Mips Air Node è completamente integrata e sottile, combinando protezione e comfort.

Curato nei dettagli

Quando si parla di sicurezza ogni particolare gioca un ruolo fondamentale. Liv questo lo sa e infatti nel progettare il Rail Mips ha creato una calotta in policarbonato, per avere una struttura protettiva ottimale. Sono presenti ben 20 prese d’aria, posizionate in maniera strategica lungo tutta la calotta, così da avere un flusso d’aria ottimale per il raffreddamento, anche a basse velocità. 

Nel Rail Mips sono stati inseriti anche dei cuscinetti per il blocco del sudore e una chiusura anti-microbica. Le cinghie, morbide e leggere, hanno un sistema di fibbie Magnetic Fidlock. Nella parte superiore Liv ha lasciato un’ampia area per fotocamera e attacchi luce. Infine, la densità EPS alta e bassa è ottimizzata, per una resistenza maggiore.

Liv

Liv Committed, più opportunità e più donne in bicicletta

09.06.2023
4 min
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NERVIANO – Nei giorni scorsi Liv Cycling, marchio dedicato 100% al mondo del ciclismo femminile, ha annunciato la quarta edizione della campagna “Liv Committed

Fin dalla sua nascita, l’obiettivo di Liv è quello di portare sempre più donne in bicicletta. Per il 2023 ha così deciso di dedicare la propria attenzione alle cicliste che attraverso il loro comportamento sono fonte di ispirazione per altre donne. A riassumere al meglio l’obiettivo che vuol raggiungere la campagna “Liv Commited” per il 2023 è Bonnie Tu, fondatrice di Liv e presidentessa di Giant Group.

«La missione principale di Liv – ha dichiarato – è quella di portare sempre più donne e ragazze in bicicletta. Quest’anno vogliamo celebrare coloro che condividono con noi questo particolare obiettivo. Liv Committed si concentrerà su quelle donne che si stanno attivando per portarne sempre di nuove in bicicletta. Si tratta di persone normali che hanno però un impatto straordinario sulle altre donne».

Le ragazze di Liv durante il viaggio verso l’Ospedale Pediatrico Gaslini – Genova
Le ragazze di Liv durante il viaggio verso l’Ospedale Pediatrico Gaslini – Genova

La storia di Mahshid Hadi

Il lancio di ogni nuova campagna “Liv Committed” è da sempre accompagnato da un video che racconta la storia di una o più ambassador del brand. Per il 2023 Liv ha deciso di raccontare la storia di Mahshid Hadi, una rifugiata iraniana che oggi vive in Canada. Nel suo Paese di origine Mahshid ha lottato e sfidato le regole e i ruoli che venivano imposti alle donne da una società prettamente maschile. Tra questi anche il divieto di andare in bicicletta. A causa del suo comportamento è stata costretta a fuggire dall’Iran per evitare di finire in prigione. Oggi Mahshid Hadi vive a Vancouver dove lavora come tecnico radiofonico. Qui si impegna quotidianamente per i diritti e le libertà delle donne che ancora vivono in Iran. In Canada ha ritrovato anche una sua passione da bambina: la bicicletta. Oggi Mahshid Hadi non solo va regolarmente in bicicletta ma ha scoperto il bikepacking innamorandosene immediatamente.

Per farci raccontare qualcosa di più su “Liv Committed”, e più in generale sulla filosofia Liv, abbiamo deciso di fare qualche domanda a Marta Villa, responsabile marketing di Liv Cycling in Italia (in apertura insieme a Anna Bonassi della Scuola Ciclismo Mazzano) che ci ha accolto presso la sede di Giant Italia a Nerviano, alle porte di Milano.

Mahshid Hadi è diventata il volto di Liv per il 2023
Mahshid Hadi è diventata il volto di Liv per il 2023
Cosa rende speciale Liv e cosa lo rende diverso da Giant?

Sicuramente entrambi i brand guardano al prodotto, al suo sviluppo e naturalmente alla sua vendita. Ciò che però distingue Liv da Giant, o meglio caratterizza Liv, è uno sentimento di fondo che lo rende un brand unico. Se dovessi trovare un termine che identifica Liv è “condivisione”. Tutte le persone che lavorano in Liv, indipendentemente dal loro ruolo, condividono gli stessi valori e la stessa mission: portare il maggiore numero di donne e ragazze in bicicletta. Non è un modo di dire, ma un modo di essere. In Liv crediamo fortemente nel potere che può avere il ciclismo nel dare alle donne nuove possibilità e opportunità per una vita migliore.

Questa voglia di condividere valori e sentimenti comuni viene richiesta anche alle vostre ambassador?

Esattamente così. Ogni singola filiale di Liv si gestisce in totale autonomia nella scelta delle ambassador. A tutte loro viene però richiesto di condividere quei valori che da sempre caratterizzano Liv.

In cosa consiste esattamente questa autonomia nella scelta delle ambassador, in particolare per quel che riguarda l’Italia?

Per noi è importante trovare ambassador che coprano i seguenti settori: strada, mountain bike, gravel e triathlon. Per ciascun campo cerchiamo ragazze che sappiano raccontare il prodotto, far capire che si tratta di un prodotto realizzato da donne per donne e nello stesso tempo che andare in bici fa stare bene. Non ultimo, le nostre ambassador devono ispirare altre donne e allargare la community di donne che vanno in bici.

La bici come mezzo di emancipazione e di libertà
La bici come mezzo di emancipazione e di libertà
Attualmente quante sono le ambassador Liv in Italia?

Complessivamente sono undici. Fra loro mi piace segnalare Serena Cugno, che da quest’anno si è aggiunta al nostro gruppo. Serena è una mamma che ama viaggiare in bici e non disdegna di portare con sé i propri bambini. Di recente ho avuto modo di condividere con lei un’iniziativa benefica a favore dell’Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova. Tre giorni di pedalate gravel da Rivoli a Genova per 205 chilometri complessivi. In quei tre giorni ho visto in Serena il vero spirito di Liv. La sua vitalità e la sua forte capacità motivazionale sono state il collante che ha permesso a tutto il gruppo di ragazze che ci hanno accompagnato di restare unite e superare le tante difficoltà incontrate lungo il percorso.

Nella sua campagna “Liv Committed” 2023 il brand taiwanese invita a segnalare tramite i propri canali ufficiali persone come Serena che con il loro comportamento individuale sono di ispirazione ad altre donne mostrando loro quanto è bello andare in bici. 

Liv

Liv per il Gaslini: pedalare e raccogliere fondi per i più piccoli

24.05.2023
5 min
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Gino Bartali oltre alla sua eredità sportiva ci ha lasciato anche quella umana: «Il bene si fa ma non si dice». In questo caso però è bene dire che iniziative come queste devono avere e meritano tutta la risonanza possibile. Liv e le sue Ambassador hanno percorso il tragitto da Rivoli fino all’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova in sella alle loro gravel Devote.

Lo hanno fatto per portare una testimonianza e fare una donazione alla struttura che si occupa dei più piccoli. Perdere il sorriso è l’ultima cosa che deve avvenire e pedalare o spingere le due ruote con le mani ben salde sul manubrio può regalare gioia e spensieratezza ai piccini.

Un viaggio che rappresenta a pieno i valori di #LivCommitted
Un viaggio che rappresenta a pieno i valori di #LivCommitted

Pedalare per gli altri

205 chilometri per trasmettere un messaggio e portare speranza e leggerezza. Un percorso messo a punto grazie all’esperienza del negozio Ciclocentrico di Rivoli (cittadina piemontese che ha da poco ospitato un arrivo del Giro d’Italia) specializzato in viaggi e bikepacking. Un modo per scoprire il territorio e fare del bene. Fare del bene al fisico e all’anima. La scelta dell’Ospedale Gaslini non è stata fatta a caso infatti, già lo scorso anno Giant aveva donato biciclette ai bambini ospiti che, insieme all’ambassador Ivan Falvo e Vanni Oddera, hanno potuto subito iniziare a pedalare. 

«Siamo andati al Gaslini – spiega Marta Villa, responsabile marketing di Liv Cycling – memori dell’esperienza dell’anno scorso. Un nostro ambassador, che si chiama Ivan Salvo, fa attività con l’ospedale e porta i bambini che sono ricoverati nella struttura a fare delle attività in mountain bike. Lo fa insieme a Vanni Oddera un freestyler dal cuore generoso. 

«Fisicamente quel giorno abbiamo portato le otto biciclette che sono state donate. In più noi abbiamo attivato con l’arrivo al Gaslini una raccolta fondi che si concluderà all’Italian Bike Festival. Volevamo fare un viaggio in cui metterci alla prova come ambassador per far vedere che pedaliamo veramente. Fare un viaggio gravel con uno scopo ben preciso. Fare del bene».

Direzione Gaslini, tanta fatica ma anche tanti sorrisi
Direzione Gaslini, tanta fatica ma anche tanti sorrisi

Le Ambassador

Le Liv Ambassador sono tutte donne, mamme, di diverse fasce di età che si sono messe in gioco per un’avventura che aveva lo scopo di arrivare alla meta per aprire una campagna di crowdfunding. 

«Il nostro obiettivo – dice Marta Villa – è quello di creare una community per portare il maggior numero di donne in bicicletta di qualsiasi età e con qualsiasi tipologia di bici. Il concetto è riassunto nella campagna #LivCommitted che è da anni la guida di Liv. Un esempio che abbiamo raccolto proprio questa settimana è quello di una ragazza iraniana rifugiata in Canada che usa la bicicletta per fare dei viaggi e vivere a pieno la propria vita. Una storia di repressione e rinascita. Quando viveva in Iran non le era permesso utilizzare la bici. Lei è un esempio per tutti».

A comporre la pedalata c’erano: Serena Cugno di MyFamilyBike, Sottobosco Communication, Cristina, Roberta, Elisa e tutte le ragazze che si sono unite lungo il percorso.

Le Devote sono state allestite con accessori per il bikepacking
Le Devote sono state allestite con accessori per il bikepacking

Una testimonianza

Serena Cugno è una Ambassador Liv e testimone di un modo di intendere la bici che abbraccia la visione del marchio a 360 gradi. Nel suo racconto fatto attraverso i social si possono incontrare storie e viaggi. Come quello di questa avventura vissuta tra donne, amiche e nuove conoscenze. 

«Una tre giorni – scrive Serena nel post – fatta di sorrisi, salite, gravel e persone meravigliose! Tutto nato dal progetto con LivCycling di fare un crowdfunding per l’Ospedale pediatrico Gaslini e donare delle bici Giant per diversi reparti. Da questo progetto è nato un VIAGGIO perché questo è stato: sabato siamo partite da Ciclocentrico con Marta Villa, Cristina Maggiora e Sottobosco Communication. Tre tappe per un totale di 220 km da Rivoli a Genova. Nel mentre incontri meravigliosi, risate, la scoperta di posti meravigliosi del mio Piemonte. Ogni persona incontrata ha reso tutto unico e indimenticabile.

«La traccia di Massimo Alfero che ci ha portato in posti bellissimi e campagne infinite. Le nostre Liv Devote rendono tutto più scorrevole e semplice, pertanto è stata un’avventura partita dietro casa che si è trasformata in un vero e proprio viaggio in bikepacking. Ringrazio Marta di avermi coinvolto in questa esperienza che mi ha permesso di mettermi in gioco nel mondo gravel e viaggi. Si torna a casa con un bagaglio di emozioni in più, di vita vera e di incontri che sono ciò che ti cambia la vita».

Le push bike donate all’ospedale
Le push bike donate all’ospedale

Donazioni

Giant Italia ha contribuito con una donazione fisica di piccole bici che sono subito state distribuite nei vari reparti della struttura. Si è anche potuto dare voce al Giro d’Italia delle cure palliative pediatriche, una raccolta fondi supportato dalla Fondazione Maruzza, Luce per la Vita ONLUS, GiroCPP, AslTO3 e Ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano. 

La Fondazione Gaslininsieme ETS nasce per raccogliere e destinare fondi all’Istituto Giannina Gaslini di Genova, uno degli ospedali pediatrici più importanti in Italia e in Europa. La missione è supportare la ricerca scientifica e l’assistenza del Gaslini, contribuire al miglioramento strutturale, tecnologico e digitale dell’Ospedale, all’umanizzazione dei suoi ambienti e all’accoglienza per le famiglie. Con 400 posti letto, 25 mila ricoveri e 500 mila prestazioni ambulatoriali l’anno, 20 padiglioni, 2.000 addetti, l’Istituto è da 84 anni un punto di riferimento nazionale ed internazionale della moderna pediatria e medicina perinatale.

Il link per poter donare: LivxGaslini | Rete del Dono.
LivCycling

La Patagonia di Lola e Stefania, il racconto di un viaggio condiviso

14.03.2023
8 min
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Una gravel e una handbike. Lola e Ste. Un viaggio ai confini del mondo tra Cile e Argentina, ricco di esperienze di condivisione e legame con un territorio unico come quello della Patagonia. Una meta agognata, anelata, bramata, da qui il nome della spedizione, Patagogna. Da El Chalten a Ushuaia, 25 giorni, 1300 chilometri per attraversare luoghi iconici al ritmo di una pedalata alla volta, nella lentezza di quello che è un viaggio unico. Ecco il racconto di quei giorni con le due protagoniste Eleonora Delnevo e Stefania Valsecchi.

Qui Lola e Stefania con dietro il mastodontico ghiacciaio Perito Moreno
Qui Lola e Stefania con dietro il mastodontico ghiacciaio Perito Moreno

Eleonora e Stefania

Con l’aiuto di Serena Cugno di MyfamilyBike vi avevamo presentato il viaggio. Oggi andiamo a scoprire chi sono e come è stata questa esperienza supportata da Liv. Eleonora Delnevo, Lola per tutti, è un’alpinista bergamasca, del Gruppo Ragni di Lecco, amante della montagna e della natura. Nel 2015 è rimasta vittima di un grave incidente durante una scalata su una cascata di ghiaccio che le ha causato una lesione spinale completa e quindi una paralisi dalla vita in giù. 

Stefania Valsecchi è nata a Lecco 55 anni fa, è una maestra elementare in una scuola lecchese, una professione scelta per divertimento e passione. Campionessa mondiale di triathlon invernale nel 2013, fa da quasi vent’anni viaggi in bici in tutto il mondo e per lei questa Patagonia è un altro tassello tra le sue innumerevoli avventure. 

Il viaggio è stato affrontato in totale autonomia senza supporto esterno
Il viaggio è stato affrontato in totale autonomia senza supporto esterno

La prepazione

Una spedizione più che un viaggio. Nessun supporto, solo i propri mezzi e le borse con sacchi a pelo, viveri e tutto ciò che serve per stare via un mese.

«Tutto è partito – dice Lola – con l’investimento della mia handbike e visto che non è costata poco, ho subito pensato che ci volesse un viaggio importante per provarla. Sono consulente ambientale e l’anno scorso mi si è creato un momento libero nel mio lavoro in cui ho potuto organizzare il viaggio. Così mi sono messa a cercare compagni di viaggio per questa esperienza e Mario Conti, un membro dei Ragni di Lecco (oggi unico sopravvissuto fra i conquistatori del Cerro Torre, ndr), mi ha fatto conoscere Stefania. Ci doveva essere anche mia sorella ma non è riuscita a esserci per motivi lavorativi. 

«Ne ho parlato – spiega Eleonora – con Marta Villa di Liv che si è subito innamorata del progetto e ha deciso di supportarci in questa nostra spedizione. Mi piace molto il loro modo di intendere il ciclismo femminile e del pedalare per il puro piacere includendo tutti e tutte. L’etica del viaggio è un altro aspetto condiviso da Marta che ne è rimasta molto entusiasta».

«Sono partita – dice Stefania – per il semplice fatto che ci fosse Lola. Nel senso che io di viaggi in bicicletta è dal 2006 che ne faccio: Mongolia, Tibet, Himalaya e Sud America. Viaggiare in bicicletta per me è una cosa normale in terre anche molto inospitali. Non sarei mai andata in Patagonia perché non pedalo mai quando c’è vento, io sono di Lecco e a noi ciclisti del lago non piace uscire quando spira forte il vento. La Patagonia è sinonimo di vento, ma il fatto di essere con lei mi ha convinto».

I paesaggi mozzafiato si susseguivano tra vento e sole
I paesaggi mozzafiato si susseguivano tra vento e sole

Il viaggio

Come detto, 1300 chilometri in 25 giorni. Un’avventura che ha coinvolto le due cicliste e le ha messe di fronte a sfide e gioie.

«Siamo partite da El Chalten – spiega Lola – per arrivare ovviamente a Ushuaia, per circa 1300km dall’1 al 25 gennaio. Quella che è un po’ la Ruta 40 ma io non volevo fare troppo asfalto perché sono un po’ “fifona” e ho paura delle macchine. Ne abbiamo approfittato per fare strade secondarie e vivere la Patagonia più verace. Volevo capire cosa vuole dire il viaggio lento, non avendolo mai fatto. Invece devo dire che se avessi fatto questo viaggio in macchina mi sarei persa un sacco di momenti e luoghi bellissimi, così abbiamo visto tantissimi animali, e posti che non avremmo mai visitato. 

«Tra le cose belle – racconta Stefania – che mi porto dentro c’è la gente spettacolare, perché ha una calma, una pazienza e una gentilezza che rende tutto più accogliente e bello. In più c’era il mio rapporto con Lola. Io purtroppo e non per scelta, non sono madre. Ma avendo 13 anni in più di lei mi sentivo molto protettiva nei suoi confronti. Devo dire che questo senso di protezione è stato bellissimo. Sono una maestra ed è un sentimento che provo spesso, ma estremizzato in quelle situazioni ha reso il mio viaggio ancora più speciale. Lola è davvero forte e non ha bisogno di tutto questo, ma io l’ho vissuto e ha riempito un po’ quel sentimento che da madre non ho mai provato».

Le bellezze 

A rendere ogni metro unico per Lola e Stefania ci sono stati i rapporti umani e la natura. «La parte del Paine – riprende Eleonora – mi è piaciuta davvero tanto perché è una parte affascinante, tra lagune, sali e scendi e sterrato con le montagne sempre al proprio fianco. Poi devo dire che siamo state molto fortunate con il meteo perché a parte il vento che è una costante, non abbiamo subito pioggia se non uno o due giorni. 

«Una cosa che mi ha colpito particolarmente – dice Lola – è la condivisione del viaggio anche con la gente che trovavamo sul percorso. Io magari non sono così aperta, ma la Ste riusciva a coinvolgere tutti e a far si che ci si trovasse subito a ridere e scherzare insieme. Gli ultimi giorni per esempio abbiamo condiviso la strada con una coppia francese che avevamo incontrato a Puerto Natale e che avevamo inseguito nella Terra del Fuoco. Abbiamo trovato delle persone con cui abbiamo costruito subito un rapporto di complicità. 

«I punti più belli per me che amo la montagna – racconta Stefania – sono quelli di Fitz Roy dove c’è il Cerro Torre che fu conquistato per la prima volta dai Ragni Daniele Chiappa, Mario Conti, Casimiro Ferrari e Pino Negri nel gennaio del 1974. Sono luoghi evocativi per noi di Lecco. Oppure Le Torri del Paine, perché è un luogo molto vasto, ricco di colori, l’azzurro del cielo, le sfumature del ghiaccio, il contrasto delle rocce granitiche. Poi ovviamente c’è il Perito Moreno, il ghiacciaio mastodontico che arriva fin dentro l’oceano».

L’arrivo a Ushuaia dopo 25 giorni di viaggio nel punto più a Sud del mondo
L’arrivo a Ushuaia dopo 25 giorni di viaggio nel punto più a Sud del mondo

La fatica e le gioie

Tra le fatiche e le gioie per le due viaggiatrici c’è un sentimento di reciprocità.

«La fatica – spiega Lola – è più quella mentale. Certo c’è anche quella fisica, non sono mancati i momenti dove più per il carico che portavamo che per altro, Stefania è dovuta scendere per spingere la sua bici e a volte anche la mia. Questo è un po’ il risvolto di fare un viaggio in autonomia. Un giorno non ce la facevo più e ho mollato le valigie a un furgone e da li sono andata su come se niente fosse. La fatica mentale è quella più provante, andare anche solo in bagno per me non era semplice…Devo dire che Stefania mi ha aiutato un sacco. Un viaggio di questo tipo non sarei mai riuscita ad affrontarlo da sola. Stefania è una forza della natura, bisogna trovare il tasto “off” ogni tanto. Ha un’energia contagiosa».

«Poiché tutto è andato bene – dice Stefania – anche i momenti difficili ora fanno parte del lato bello del viaggio. Anche le difficoltà ora sono un motivo di sorriso. Ricordo un giorno che abbiamo dovuto smontare una porta per permettere l’accesso ai servizi per Lola. Da un problema per quanto banale siamo riusciti a trovare una soluzione e quindi trovarci a ridere subito dopo.

«Lola è di un’indipendenza incredibile – racconta Stefania – là tutta la sua autonomia veniva costantemente limitata. Ricordo tanti momenti difficili. Il vento, le mie cadute, la bicicletta che volava via. La stanchezza continua. Una macchina mi è venuta addosso, ringraziando Dio non è successo niente. Alla fine del viaggio tutto questo lo rende ancora più vero e vissuto». 

Stefania ha percorso i 1300 km a bordo della gravel Liv Devote Advanced 2
Stefania ha percorso i 1300 km a bordo della gravel Liv Devote Advanced 2

L’inclusività del ciclismo

In un mondo che va veloce, tra la frenesia del lavoro e della vita quotidiana, la bici e lo sport sono un antidoto per tentare di rallentare tutto ciò. Oltre a questo, l’obiettivo di Liv è anche quello di rendere lo sport accessibile a più donne possibili, facendo conoscere il ciclismo in tutte le sue forme.

«Io che vengo anche dalle competizioni – afferma Stefania – riesco ad apprezzare molto questo concetto di inclusività e di pedalare per il puro piacere. Ogni cosa ha un suo tempo per me. Il ciclismo fatto in un certo modo può diventare un gesto femminile che ti permette di instaurare relazioni e conoscere persone praticando uno sport bellissimo. Noi stesse abbiamo stretto amicizia con cicloviaggiatori e persone del luogo che sentiamo tutt’ora. Si pedala, ma con la giusta lentezza per parlare, condividere, chiacchierare e instaurare tante belle relazioni. 

«Di viaggi in bicicletta – conclude Stefania – ne ho fatti tanti. Per Lola invece era il primo e il fatto che tutto andasse per il meglio era il mio obiettivo. Non guardavo a me stessa ma è come se il mio scopo fosse riuscire a trovare tutto adeguato per lei. Un aspetto che mi ha aiutato è stato fare il mio viaggio sulla Liv Devote che mi è stata fornita per la spedizione. E’ una bici splendida, di una comodità estrema. Io muovevo tra bici e borse circa 35 kg e non me ne accorgevo quasi di avere tutta quella zavorra. Sono una ciclista da quando ho 18 anni, ho smesso di fare gare tre anni fa. E’ la bici più confortevole che abbia mai guidato. Se devo essere sincera non avevo mai compreso il ruolo della gravel. Ho sempre pedalato o in strada o in Mtb e invece è stata una piacevole sorpresa».

Liv Amiti E+, la trekking versatile e propositiva

07.03.2023
4 min
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Dalle strade ghiaiate e accidentate a quelle urbane, la nuova Liv Amiti E+ è stata realizzata per ottimizzare il comfort, il fitness e la sicurezza. Versatile e capace, il design e la tecnologia di questa bici rendono possibile ogni avventura. La sua anima propositiva si rispecchia in dettagli tecnici come una apprezzabile autonomia nella dotazione di base e pregi tecnologici come gli ammortizzatori e la predisposizioni per portapacchi e borse.

Adatta anche a un utilizzo che si spinge a escursioni e giri turistici
Adatta anche a un utilizzo che si spinge a escursioni e giri turistici

Fattori chiave

Da un giro in città per un caffé a un trekking lungo sentieri sterrati, la nuova Amiti E+ ti porta ovunque si voglia andare con stile e comfort. Con un’autonomia massima di 180 km e 75Nm di coppia questo modello offre potenza e ore di divertimento all’aria aperta.

La tecnologia è di nuova generazione e l’unità di controllo a colori mostra tutti i dati in modo immediato e chiaro. E ‘abbinata all’app RideControl anche per le notifiche telefoniche opzionali. E’ inoltre disponibile una pratica porta USB per mantenere il dispositivo carico. Questa tecnologia e il passaggio interno dei cavi si traducono anche in una serie sterzo premium. Una serie di fattori chiave che rendono questa bici una compagna perfetta per ogni tipo di avventura. 

Pregi tecnologici

Un pregio tecnologico della Amiti E+ è sicuramente il motore compatto e silenzioso SincDrive Sport 2. Un sistema aggiornato per fornire 75 Nm di coppia, un aumento di 70 Nm dalla generazione precedente. L’esperienza di guida sarà così più potente, anche a basse velocità, e con un’eccellente trazione e maneggevolezza. La batteria EnergyPak Smart 625, leggera e affidabile, si integra nel tubo obliquo per fornire un profilo compatto e snello.

La forcella da 100mm è un’ottima compagna sullo sterrato. I 25mm in più rispetto alla generazione precedente possono fare la differenza sui terreni difficili. La luce posteriore LED si accende ogni volta che si frena per essere sicuri e visibili. Il portapacchi MIK (Mounting Is Key) blocca in modo sicuro la borsa sulla bici. Può inoltre, trasportare un seggiolino per bambini e un carico massimo di 30 kg. È compatibile con borse e cestini MIK. A completare la stabilità ci sono i copertoni gravel da 700x57C.

Oltre all’anima trekking incarna anche una versatilità rivolta alla città
Oltre all’anima trekking incarna anche una versatilità rivolta alla città

Tecnicità e prezzi

Il motore compatto sviluppato con Yamaha offre potenza, comfort ed efficienza. Estremamente silenzioso, ha la modalità Smart Assist che utilizza 6 sensori per ottimizzare autonomamente il supporto energetico. Fornisce un’accelerazione senza soluzione di continuità e una spinta di potenza esattamente quando se ne ha bisogno.

La batteria Energy Smart 625 affidabile, co-sviluppata e testata da Panasonic (abbinata al motore SyncDrive Sport 2) offre un’autonomia che arriva a 180 km. Per percorsi più lunghi si può usare  il range extender con una capacità aggiuntiva di 250 Whr. In alternativa si può passare alla batteria EnergyPak Smart 800 con un’autonomia massima di 290 km.

I modelli si suddividono in tre tipologie. Amiti E+ 1 con un prezzo al pubblico 3.499 euro. Amiti E+ 2 al prezzo di 3.199 euro e infine l’Amiti E+ 3: a 2.899 euro.

Liv

Liv EnviLiv Advanced 1 e Pro, le nuove aero pensate per lei

23.02.2023
5 min
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Più aerodinamiche e più leggere: sono due fra i numerosi miglioramenti che Liv ha apportato alle nuove EnviLiv Advanced 1 e Advanced Pro. Neanche a dirlo, ovviamente questi modelli sono progettati sotto ogni particolare e dettaglio per le esigenze biomeccaniche delle donne. Una filosofia che sta aprendo la strada a tecnologie e innovazioni fatte appositamente per questa importante fetta di mercato. 

Le due bici, che condividono tecnologie e geometria, sono infatti il frutto di accurati test effettuati in galleria del vento e su strada. Scopriamo il restyling di queste aero, rivolto a prestazioni aerodinamiche ottimizzate e maggiore rigidità a vantaggio del peso.

Sviluppo e focus

La ricerca dell’aerodinamica è un aspetto trainante che ha portato allo sviluppo di questi modelli. Per Liv però l’importanza dei feedback e del riscontro dell’utilizzatrice finale va al di là di tabelle e numeri pratici. Ecco perché la nuova EnviLiv è stata testata in galleria del vento e su strada dalla triathleta professionista Lisa Tertsch. In Liv le donne sono al primo posto, dall’inizio alla fine. Oltre a Lisa i telai EnviLiv sono stati dati in dotazione alle atlete della LivRacing TeqFind e del Team Jayco AlUla.

Gli innumerevoli test hanno portato a vantaggi anche pratici e facilmente leggibili. Il paragone è stato fatto tra la EnviLiv 2019 con ruote Cadex 65 e Cadex 42 con copertoni da 25 mm Cadex Race e una EnviLiv 2023 con ruote Giant SLR 50 e gomme Cadex Race da 25 mm. Il risultato è stato un miglioramento del 3.9%, che corrisponde ad un risparmio di 34 secondi su 40 chilometri condotti a 40 km/h. A conferma del mantra che sta alla base di questo tipologia di modello: “Il design aero è il continuo inseguimento della velocità”.

Aerodinamica ottimizzata

Nella ricerca di massima efficienza e potenza viene analizzato come la bici e la ciclista sperimentino il flusso d’aria a ogni velocità e direzione, sia al computer sia in galleria del vento. La forma dei tubi a profilo alare a ellisse tronca ed il nuovo cockpit Contact SLR Aero a profilo piatto, garantiscono alla nuova EnviLiv una resistenza ridotta, maggiore controllo e migliori prestazioni aerodinamiche complessive.

Per ovviare i problemi che attanagliano la ricerca dell’aerodinamica, cioè rigidità e peso, Liv ha creato il nuovo telaio EnviLiv Grade Composite e una forcella Advanced SL Grade Composite, con 205 grammi (292 grammi per la Advanced 1) di risparmio di peso rispetto alla generazione precedente. 

Alla cura del dettaglio si aggiungono il design e l’estetica pulita. E’ stato infatti sviluppato un nuovo metodo di integrazione dei cavi nel manubrio, nell’attacco e nel telaio, che migliora le prestazioni di penetrazione dell’aria e facilita anche lo smontaggio e la manutenzione.

Particolari e prezzo

I particolari sono la combinazione di qualità e scelta accurata di componenti per un risultato finale notevole. A partire dalla fibra di carbonio di prima qualità realizzata in Liv, utilizzando avanzati metodi di ingegneria e costruzione per una maggiore resistenza, minore peso e processo di fusione per rendere le giunzioni del teaio più leggere e resistenti. La serie sterzo D-Fuse e gli steli della forcella sono in Carbonio ADV SL per un peso leggero e una maneggevolezza superiore. L’attacco manubrio in carbonio integrato offre prestazioni aerodinamiche migliorate. Il movimento centrale sovradimensionato di 86,5 mm e i foderi asimmetrici offrono una rigidità aggiuntiva sul lato guarnitura e stabilità sull’altro.

Il reggisella full carbon, leggero e altamente aerodinamico, è progettato specificatamente per le esigenze della ciclista su strada. La base in carbonio e rail con tecnologia High – Elastic Particle si adattano alla propria forma e riducono i punti di pressione. Il sistema aero di ruote e pneumatici tubeless Dynamic Balanced Lacing garantisce efficienza, controllo e aerodinamica

La EnviLiv Advanced Pro con ruote Giant SLR 1 50 Carbon Disc, manubrio integrato Giant Contact SLR Aero gruppo Shimano Ultegra Di2 è disponibile ad un prezzo di 5.999 euro. 

La EnviLiv Advanced 1 con la stessa componentistica ma con gruppo Sram Rival ha un prezzo di 4.399 euro. Le taglie ordinabili vanno da XXS a L.

Liv

Patagogna: il viaggio speciale di Serena, Stefania e Lola

26.12.2022
7 min
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Una meta desiderata, bramata, agognata. Per riassumerlo in una sola parola Patagogna. Un errore voluto quello di intitolare il viaggio fino all’estremo confine del Sud America per chiarire fin dall’inizio il senso di questa esperienza. Proprio oggi nella festività di Santo Stefano, Eleonora Delnevo e Stefania Valsecchi stanno sorvolando l’Oceano in direzione Patagonia per iniziare la loro avventura. Al fianco di questa fantastica esperienza a supportare le due ambasciatrici c’è Liv. Il brand delle due ruote il cui intento è quello di portare il maggior numero di donne e ragazze in bicicletta facendole divertire e creando una community. 

Una meta così ambiziosa e lontana ha però bisogno di una pianificazione accurata e meticolosa. Ed è qui che è entrata in scena Serena Cugno. Autrice del blog e anima del progetto Myfamilybike, è una donna di 40 anni, mamma di due splendide bambine, Nicole e Cloe, che ha fatto della passione per la bici uno stile di vita. Cinque anni fa lei stessa ha solcato quelle terre lontane e oggi insieme a Liv è pronta a supportare le due nuove avventuriere. 

Il progetto Myfamilybike è rivolto a far conoscere quanto sia bello viaggiare con la propria famiglia
Il progetto Myfamilybike è rivolto a far conoscere quanto sia bello viaggiare con la propria famiglia

Myfamilybike

La storia di Serena Cugno parte da un innamoramento per le due ruote nato lontano dalla competizione. A sentire la sua storia sembra che le parole di Liv fossero già nella sua indole da molti anni.

«Da quando abbiamo iniziato – dice Serena – a fare viaggi in bicicletta nel 2004 è stato amore a prima vista. Da lì mi è proprio scattata una passione verso la bici anche se non ho mai fatto gare né da giovane né da più grandicella. Non mi è mai scattata quella voglia di pedalare per fare gare e competere con le altre. L’ho sempre visto come un mezzo per esplorare e fare viaggi in tutto il mondo.

«Dal 2019, quindi prima della pandemia – spiega – abbiamo iniziato a raccontare i nostri viaggi. L’isola di Guadalupe nei Caraibi. Poi nel 2021 siamo andati a fare il viaggio dei viaggi da Helsinki a Rovaniemi dove siamo andati a trovare Babbo Natale con il sole di mezzanotte a luglio. Quando sono arrivate le nostre figlie abbiamo deciso di non abbandonare le nostre passioni e da lì è nato Myfamilybike. Un blog su Instagram e Facebook per raccontare ed essere d’esempio per le altre famiglie. Vedevo le mie amiche un po’ frustrate perché si erano dedicate a fare le mamme al 100%, mettendo da parte qualsiasi passione che fosse bici o altro. Il messaggio di Myfamilybike sta proprio in questo, comunicare che si possono portare avanti le passioni. La pagina Myfamilybike è stata la chiusura di un cerchio, quando si viaggia sappiamo che abbiamo tutto quello che ci serve, la famiglia e la bici».

Per Serena viaggiare in bici è sinonimo di libertà e gioia
Per Serena viaggiare in bici è sinonimo di libertà e gioia

Decidere di partire

Prima di Eleonora e Stefania, Serena con una storia tutta sua è andata alla scoperta della Patagonia in sella alla propria bici. Un viaggio unico e in grado di trasmettere emozioni irripetibili che ancora oggi sono motivo di grande sorriso e motivazione transitiva a chi si vuole mettere sulla strada.

«Mio marito mi ha fatto lo scherzo – racconta Serena – di licenziarsi e aprire il negozio di bici che ha tutt’ora di nome Ciclocentrico, interamente dedicato al cicloturismo. Per ringraziarmi di non avergli impedito di fare questa cosa mi ha regalato un volo per la Patagonia. Così sono partita a febbraio 2017 e ho pianto tutte le lacrime che avevo perché la mia bimba aveva 2 anni e mezzo. Decidere di partire, come accade spesso, è stata la parte che ha richiesto più coraggio.

«Il viaggio è stato bellissimo – dice – e tornassi indietro lo rifarei. Ho sempre fatto viaggi con lui e questo era il mio primo in solitaria. Io avevo il volo di ritorno dopo 17 giorni. Per arrivare giù ce ne ho messi due. I chilometri da coprire erano 1.200 divisi in 12 tappe da El Calafate a Ushuaia. Le incognite atmosferiche di solito sono due vento e pioggia. Ho provato fuori misura anche tanto freddo. Un giorno si unirono tutte queste intemperie e pensai di mollare quella tappa. In realtà ciò che ti circonda laggiù è talmente meraviglioso che trovi la forza in qualsiasi cosa e non ti puoi fermare. Infatti quando mi chiedevano Stefania e Lola i lati negativi di questa esperienza, ho risposto loro che i ricordi positivi superano di gran lunga qualsiasi imprevisto o avversità. Solo meraviglia e un continuo alternarsi di testa bassa e bocca aperta per lo stupore di ciò che mi circondava».

Bellezza e fatica

Perché ci si spinga ad un’avventura alla scoperta di una meta che si trova dall’altra parte del mondo non sempre è cosa semplice da capire. Ascoltando le parole di Serena si percepisce un’aura di bellezza che unita alla fatica acquisisce un sapore di conquista che solo situazioni di questo tipo sono in grado di regalare.

«La popolazione del posto è davvero poca e molto distante tra un contatto e l’altro. Nella Terra del Fuoco abbiamo chiesto ospitalità nelle fattorie e ci facevano posizionare la tenda nei loro terreni sconfinati. Uno dei luoghi più affascinanti è Torres del Paine dove si va a dormire di fronte alle cime. E’ stata un po’ la stessa emozione che ho vissuto in Tibet quando ho visto l’Everest che si è aperto dietro ad una nuvola e sono scoppiata in lacrime dalla bellezza. Si tratta sempre di una meta che ti devi conquistare dopo tanta salita e fatica. 

«Spazi smisurati, enormi, sconfinati – spiega – dove a perdita d’occhio vedi questi terreni e gli animali che attraversano la strada. L’asfalto sta aumentando in quelle zone, ma gran parte è ancora sterrata. Il traffico è davvero poco, si è totalmente immersi nella natura. I percorsi sono molto ondulati, c’è molta salita. Su 1.200 chilometri il dislivello era di circa 10.000 metri. E’ un viaggio impegnativo, soprattutto nella prima parte. Meno nella Terra del Fuoco, dove si attenuano le salite. L’arrivo era a Ushuaia che è la città più a sud del mondo. Infatti ho questo timbro sul passaporto dove c’è scritto la “La ciudad mas austral del Mundo».

Lola a bordo della sua handbike elettrica affronterà tutte le mete per attraversare la Patagonia
Lola a bordo della sua handbike elettrica affronterà tutte le mete per attraversare la Patagonia

Consigli per Lola e Stefania

Oggi a partire sono Eleonora Delnevo, per tutti Lola, e Stefania Valsecchi. Due donne forti e avventuriere che non si pongono confini. Stefania nata a Lecco 55 anni fa, è una maestra elementare in una scuola lecchese, una professione scelta per divertimento e passione, con la sua bici viaggia e abbatte ogni limite. Lola è un’alpinista bergamasca, rimasta vittima nel 2015 di un brutto incidente che l’ha paralizzata dalla vita in giù. A bordo della sua handbike elettrica affronta ogni sfida con determinazione e dedizione.

«Ci siamo conosciute – spiega Serena Cugno – tramite Liv perché Marta Villa, Marketing Coordinator del marchio, ci ha messe in contatto per la mia esperienza in questo viaggio. Lola e Stefania sono due persone meravigliose. L’unica cosa che ho consigliato loro è quella di fare attenzione sulla pianificazione e sulle soste. Ci si può prefissare di fare 100 chilometri e poi riuscire a farne solo 50 e la volta dopo 120. Quindi di essere flessibili e di stare attente ai giorni dopo. Nonostante sia una località frequentata da turisti, comunque è una terra selvaggia e con una densità di popolazione bassissima. In sostanza non devono lasciare nulla al caso. Sarà un viaggio pieno di sorprese in positivo e di emozioni continue. Gli ho detto di godersi ogni metro. Sono due donne forti e toste. Super decise e determinate, per quello gli ho dato pochi consigli, avendo due caratteri molto forti non avranno problemi a superare ogni ostacolo, hanno vissuto entrambe di peggio».

Stefania non è nuova a questo tipo di avventure tra freddo e fatica
Stefania non è nuova a questo tipo di avventure tra freddo e fatica

Liv Committed

Le tre ambasciatrici portano avanti la filosofia di Liv. Un concetto di inclusione che fa bene al ciclismo, e che attraverso il ciclismo femminile è pronto a dare un esempio a tutti i ciclisti del mondo.

«Diciamocelo con franchezza, in Italia – spiega Serena – quello della bici è un mondo prettamente maschile e rivolto alla competizione. Quindi una come me, donna, che non è mai stata interessata all’agonismo… Ho sempre pensato di essere tagliata fuori dal ciclismo. Invece è una passione in grado di smuovere il mondo e Liv vuole comunicare tutto ciò. Il mio messaggio dell’inclusione che parte dalla famiglia ripercorre in modo parallelo questo pensiero. Soprattutto anche cercare di far capire alle donne che questo sport è adatto a loro. In molti casi c’è il marito che va troppo forte, trovare un gruppo alla propria portata non è mai semplice e spesso questo porta ad abbandonare le due ruote e non sentirsi adatti. 

«Creare gruppi di donne – conclude – che abbiano voglia di pedalare solo per il piacere di farlo è il mio obiettivo per il 2023. In Liv ho trovato supporto e persone che la pensano esattamente come me. Inclusione e uscire dallo stereotipo della competizione a testa bassa. Una donna, una mamma, non ha sempre la possibilità di allenarsi ed essere competitiva rimanendo quindi indietro.  Invece bisogna mettere da parte i sensi di colpa e godersi ogni uscita in sella».