Sanguineti, un buon Baloise e tanta fiducia in Balsamo

25.07.2024
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Qualche giorno fa sulle strade del Baloise Ladies Tour ha migliorato il proprio palmares stagionale grazie a due quarti posti di tappa piuttosto inaspettati. Rispetto all’ultima volta che l’abbiamo sentita, Ilaria “Yaya” Sanguineti ha il morale un po’ più alto per una serie di motivi, anche se adesso sta trascorrendo un periodo senza gare.

Alla gara belga Sanguineti ha fatto da “chioccia” ad una Lidl-Trek giovanissima, nonostante nei programmi iniziali avrebbe dovuto pilotare Elisa Balsamo nelle volate contro Wiebes e Kool prima delle Olimpiadi di Parigi. Invece una tonsillite ha obbligato l’ex iridata di Leuven ad abbandonare il Giro d’Italia Women, virando quindi su un avvicinamento diverso. E per come abbiamo imparato a conoscere Yaya in questi anni, sappiamo quanto abbia vissuto in modo intenso le vicissitudini fisiche della sua amica Balsamo. Le abbiamo chiesto come ha visto il suo ritorno alle gare.

Esperienza al servizio delle giovani. Sanguineti al Baloise Tour aveva tre compagne del 2005 ed una del 2002
Esperienza al servizio delle giovani. Sanguineti al Baloise Tour aveva tre compagne del 2005 ed una del 2002
Yaya al Baloise sei stata ancora orfana di Balsamo, ma il tuo ruolo non è cambiato di molto.

In Belgio avevamo una formazione composta da tre ragazze del 2005 (Moors, Sharp e Wilson-Haffenden, ndr) ed Elynor Backstedt che ha 22 anni. Ho trent’anni, in pratica ho fatto da zia a loro (sorride, ndr), che tuttavia sono andate molto forte. Moors ha curato la classifica, anche se il nostro obiettivo erano le vittorie di tappa. Io ci ho provato un paio di volte raccogliendo due quarti posti. Onestamente sono rimasta molto sorpresa.

Per quale motivo?

Dopo il campionato italiano non sono stata molto bene. Mi sentivo un senso di spossatezza generale che non riuscivo a giustificare. Ho fatto anche dei controlli per vedere a cosa potesse essere dovuto. Abbiamo ipotizzato la tiroide, ma non era. A dire il vero non abbiamo capito cosa fosse, forse solo una grande stanchezza. Dopo qualche giorno ferma, ho ripreso ad allenarmi e piano piano ho ritrovato un po’ di condizione. Alla luce di questo, considero quei due quarti posti allo sprint dietro Wiebes e Kool come ottimi risultati, fatti più di esperienza che di gambe.

Sanguineti ha corso solo il campionato italiano assieme a Balsamo, ma ne aveva colto subito la buona condizione dopo il brutto infortunio
Sanguineti ha corso solo il campionato italiano assieme a Balsamo, ma ne aveva colto subito la buona condizione dopo il brutto infortunio
E’ un buon segnale per la parte finale di stagione, giusto?

In teoria sì, in pratica così così. Ora è come se fossi in “off season” anticipata. Vorrà dire che avrò più tempo da passare con Stitch (sorride riferendosi al suo bulldog francese, ndr). Battute a parte, vedremo come sarà il mio calendario. Il Tour de France non dovevo correrlo già da inizio stagione, ma avrei dovuto fare il Tour de Berlin e lo Scandinavia che invece hanno cancellato ultimamente. Dovrei fare il Simac Tour, però prima ci sarebbero gli europei. Devo meritarmi la convocazione azzurra in quelle gare che farò. Diciamo che è stato un anno particolare come tutti gli anni olimpici.

A proposito di Olimpiadi, a Parigi ci sarà Balsamo. Come l’hai vista dopo il rientro?

Con Elisa ho corso solo il campionato italiano, dove è andata molto forte chiudendo sesta. Lì l’avevo vista già molto bene considerando la caduta della Vuelta a Burgos. Ecco, l’ho vista solo una volta, ma ci sentiamo tutti i giorni, lo sapete che siamo tanto amiche. Elisa è una atleta con la a maiuscola che sa arrivare bene ad ogni appuntamento. Oltre che riprendersi da quelle botte.

Sanguineti al Baloise Tour ha colto due quarti posti allo sprint. Il suo programma gare dovrebbe riprendere ad agosto inoltrato (foto Lidl-Trek)
Sanguineti al Baloise Tour ha colto due quarti posti allo sprint. Il suo programma gare dovrebbe riprendere ad agosto inoltrato (foto Lidl-Trek)
Parlando con lei, hai notato differenze di reazione tra la caduta del 2023 e quella di quest’anno?

Dopo quella dello scorso maggio, spero abbia finito con le cadute perché non può sempre farmi passare degli spaventi enormi (sorride, ndr). In realtà quella dell’anno scorso era stata più brutta perché non aveva potuto mangiare per tanto tempo e nonostante tutto aveva centrato un quinto posto in volata al Tour. Stavolta ha recuperato meglio, ammesso che si possa dire così dopo capitomboli del genere. E’ in credito con la fortuna, ma Elisa è davvero una dura, che non molla mai.

Anche al Giro Women stava andando bene, poi si è dovuta fermare.

Quello è stato un vero peccato perché so quanto Elisa ci tenesse a fare bene al Giro. Pensateci, una si prepara a dovere per una corsa e poi deve ritirarsi perché si ammala. In ogni caso a Volta Mantovana si è ributtata nella mischia in terza facendo terza. Sono d’accordo con quello che diceva il cittì Sangalli, è stato bello rivederla davanti e senza paura.

Dopo la caduta a Burgos, Balsamo si ributta in volata senza paura al Giro Women chiudendo terza dietro Consonni e Kopecky
Dopo la caduta a Burgos, Balsamo si ributta in volata senza paura al Giro Women chiudendo terza dietro Consonni e Kopecky
In conclusione Yaya Sanguineti come vede la sua amica Elisa Balsamo a Parigi?

Intanto mi sento di dire che lei merita di essere alle Olimpiadi. So che dovrà dividersi tra strada e pista. Non so come siano gli ingranaggi di quegli incastri e nemmeno quali prove disputerà in pista, però posso dirvi che Elisa sarà in forma e saprà gestire benissimo le situazioni, come ha sempre fatto in passato.

Sistema polarizzato e perdita di peso dietro la rosa di Elisa

17.07.2024
6 min
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I grandi successi a certi livelli non si ottengono mai da soli. Ovviamente vince l’atleta, il campione o la campionessa, ma dietro le quinte ci sono altre figure che s’impegnano. E Paolo Slongo è una di queste. Il coach veneto della Lidl-Trek forse più di tutti ha contribuito alla conquista del Giro d’Italia Women di Elisa Longo Borghini.

Slongo è uno dei preparatori più esperti in gruppo. Per anni ha collaborato, tra gli altri, anche con Vincenzo Nibali. Ha un palmares lungo così. «Ma – dice il veneto – aver aggiunto in bacheca anche questo Giro d’Italia Women è emozionante. E’ qualcosa in più. Anche per noi preparatori ogni anno si tratta di rimettersi in gioco. In autunno quando finisce la stagione, io riordino le idee. Studio nuove soluzioni, nuovi metodi. E certe vittorie sono uno stimolo».

Paolo Slongo con Elisa Longo Borghini sul Teide, laddove è partito l’assalto al Giro Women 2024
Paolo Slongo con Elisa Longo Borghini sul Teide, laddove è partito l’assalto al Giro Women 2024
Paolo, al Giro abbiamo visto l’Elisa più forte di sempre?

In generale, quest’anno, sì. E’ la più forte di sempre e lo dicono i risultati. Ormai è in grado di competere con tutte le più grandi e su tutti i terreni. Non che prima non lo fosse, ma adesso come detto raccoglie di più. E’ migliorata a crono e nel fuori soglia. Per i grandi Giri adesso parte per vincere. Prima andava bene lo stesso, era costante, ma magari correva per il podio. Ora ha agguantato questa prima vittoria in un grande Giro e vuol dire molto. Adesso Elisa fa definitivamente parte delle atlete di prima schiera che ci sono sempre.

Hai parlato di risultati, ma è migliorata anche nei numeri delle sue prestazioni?

Un po’ sì. E lo ha fatto perché adesso è più magra. Elisa ha perso un paio di chili. E per questo abbiamo lavorato a stretto braccio con Stephanie Scheirlynck, la nutrizionista della Lidl-Trek. E’ stato un bel lavoro di squadra, condiviso. Eravamo costantemente in contatto per stabilire il regime alimentare in base agli allenamenti. L’idea era di poterla far allenare forte e mangiare di conseguenza.

Avete cambiato qualcosa nella preparazione più in generale?

Direi che c’è stato un cambiamento drastico nell’approccio all’allenamento. Non posso entrare troppo nello specifico, ma posso dire che siamo passati da un sistema più tradizionale ad un sistema polarizzato (qui per saperne di più, ndr). E si è visto sin dalle classiche che questo metodo aveva buoni effetti. Ma ancora una volta parte del merito è stato della squadra.

Perché?

Perché ha assecondato le nostre idee. A partire dal ritiro sul Teide a marzo e poi un altro a giugno sul San Pellegrino. Questo ha significato fare qualche gara in meno, però abbiamo fatto un bellissimo avvicinamento al Giro. In più dopo l’italiano Elisa è ritornata in quota proprio al San Pellegrino con la nazionale del cittì Paolo Sangalli.

Quest’anno Longo Borghini è dimagrita, ma è riuscita a mantenere i suoi standard di forza
Quest’anno Longo Borghini è dimagrita, ma è riuscita a mantenere i suoi standard di forza
Come ha lavorato in quegli ultimi giorni?

Io avevo lasciato la moto lassù e facevo la spola tra casa mia e il San Pellegrino. Devo dire che Sangalli è stato bravo perché comunque ci ha lasciato spazio.

Quindi Elisa ha rifinito la sua preparazione in quota facendo fuori giri dietro motore?

Anche. Lassù ha lavorato con la bici da crono e un solo giorno abbiamo fatto una simulazione di gara su una salita. L’abbiamo fatta sulla Marmolada, lato Canazei che è più regolare e un po’ meno duro rispetto al versante di Malga Ciapela. E poi come detto 2-3 volte siamo andati in Val di Cembra, che è poco trafficata specie dai mezzi pesanti, per lavorare a crono. Lì ci portavo Nibali.

Veniamo invece ai giorni del Giro Women, Paolo. Tu seguivi Elisa da remoto?

Esatto. Ci sentivamo ogni giorno. La sera ricevevo i dati, ci lavoravo su e alla mattina trovavano il report sul suo stato di condizione, sul TSS (il livello di stress, ndr), sul recupero e aggiungevo i miei feedback.

Come giudichi il suo Giro Women da un punti di vista fisico?

Ovviamente buono. E’ stato un Giro che è iniziato benissimo con la vittoria della crono. Da quel momento si sapeva che l’altra tappa dura ed importante sarebbe stata quella del Blockhaus. E in tutto questo Elisa non ha mai sofferto più di tanto.

Slongo ha detto che uno degli obiettivi di Longo Borghini era la crono: obiettivo centrato
Slongo ha detto che uno degli obiettivi di Longo Borghini era la crono: obiettivo centrato
Però lei stessa ha ammesso che a Toano ha sofferto parecchio il caldo nel finale…

Sì, ma il suo stato di forma è sempre stato buono. Io sapevo che stava bene. E anche nella tappa del Blockhaus non è andata piano. Quella tappa era talmente dura che non si sapeva davvero come potesse andare. Noi sinceramente credevamo che le avversarie più pericolose una volta lassù sarebbero state Labous e Fisher-Black. Pensavamo a guadagnare su di loro e invece ci siamo ritrovati una grande Kopecky.

Vi ha fatto paura quella sera? 

Eh un po’ sì. Con gli abbuoni ancora in palio il giorno dopo sarebbe stata molto pericolosa. Ci avrebbe potuto mettere in difficoltà. Però da parte mia sono rimasto sempre fiducioso perché in tre arrivi su tre su uno strappo Elisa l’aveva preceduta. E poi io conoscevo davvero i suoi valori e per questo ero relativamente tranquillo, il problema è che poi a parlare è sempre la strada. Magari un Giro che è finito così è stato più bello per i tifosi, ma noi in squadra abbiamo sudato freddo!

Qual è stato l’approccio psicologico sempre quella sera? Come ha reagito Elisa?

Secondo me è cresciuta molto anche sotto questo aspetto. Magari subito dopo il Blockhaus, quando nessuno si aspettava una Kopecky così tanto forte, che comunque era già arrivata seconda ad un Tour, Elisa ha avuto un po’ paura. Ha avuto qualche pensiero. Però posso dirvi che ha reagito immediatamente. La sera stessa diceva: “Questa maglia faranno fatica a portarmela via. Domani farò io la corsa”. Quindi ha mostrato subito un atteggiamento positivo. Poi sia lei che io abbiamo una caratteristica comune: quella di restare con i piedi per terra, specie dopo tante difficoltà. In più era consapevole di essere forte.

Al Giro Women in tutti gli arrivi sugli strappi l’italiana ha preceduto la belga
Al Giro Women in tutti gli arrivi sugli strappi l’italiana ha preceduto la belga
Prima abbiamo accennato al suo rendimento: come è stato nel corso del Giro?

Sempre costante, poi è normale che ci sia stata qualche giornata in cui era un po’ meglio e altre in cui era un po’ peggio. Ma nel complesso sono stati valori elevati dalla crono iniziale all’Aquila.

Longo Borghini ha detto che sul Blockhaus erano un po’ più bassi rispetto ai suoi standard: perché?

Sono stati un pelo più bassi, ma questo dipendeva dal grande caldo che c’era. Certe temperature li fanno abbassare, vale per tutti. Gli atleti tante volte hanno riferimenti assoluti. Magari lei aveva in testa quello fatto al San Pellegrino, ma un conto è fare certe prestazioni a 18 gradi e con due giorni di carico alle spalle, e un conto al settimo giorno di gara e con quasi 40 gradi: è normale che calino.

Ultima domanda, Paolo, da dove nasce realmente la vittoria di questo Giro Women?

Nasce tre anni fa, quando arrivato anche io in questo gruppo, Elisa mi disse che voleva migliorare a crono e fare classifica nei grandi Giri. Se invece devo entrare nello specifico di questo Giro, è iniziato con i primi ritiri in autunno, quando tutti insieme abbiamo buttato giù i programmi della stagione. Quindi le classiche fatte bene e il lavoro per quelle. Lo stacco. La Vuelta corsa in ottica Giro e ora il blocco Giro e Olimpiadi, passando per un Tour non da leader… E questo scrivetelo!

Perché?

Perché non vorrei che qualcuno si montasse la testa e magari si aspettasse chissà cosa al Tour Femmes. E poi c’è il finale di stagione con un mondiale duro, che molto somiglia ad una classica. Se la testa ci sarà ancora, se non sarà stanca, potrebbe essere un’altra bella occasione per Elisa.

Ciccone fra Tour e Giro, cercando la strada per diventare grande

16.07.2024
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GRUISSAN (Francia) – Ciccone sta nel mezzo, come gli succede da parecchio negli ultimi anni. Voleva fare il Giro d’Italia, ma si è ammalato. Lo hanno portato al Tour per puntare alle tappe e aiutare Tao Geoghegan Hart, uomo per la classifica. Invece il britannico è caduto e Giulio si è ritrovato lui a fare classifica. E così adesso che Silvano Ploner di Rai Due gli chiede se non sarebbe meglio lasciar andare la classifica per puntare a una tappa, lui risponde con ironia.

«No, non è facile – dice l’atleta della Lidl-Treknon è facile anche perché è sempre una top 10 a un Tour de France. Non va buttata così per andare in una fuga. Ci sono dinamiche un po’ diverse, però vediamo. Niente è deciso, quindi aspettiamo. Oggi è una tappa che tanti sottovalutano, ma sarà una tappa che farà più casino delle montagne. Quindi vediamo quello che succede e poi decideremo».

La partenza da Gruissan è caotica e calda. Le cicale friniscono senza tregua e prima che iniziasse il baccano della carovana si erano prese tutto lo spazio nella gamma dei rumori. I pullman sono arrivati alla spicciolata e quando Giulio ci raggiunge, ha lo sguardo divertito di sempre.

Come nelle prime tappe italiane, al Tour questa mattina è tornato il caldo, ma Ciccone non ha perso il sorriso
Come nelle prime tappe italiane, al Tour questa mattina è tornato il caldo, ma Ciccone non ha perso il sorriso
Ti abbiamo visto abbastanza stanco, come stai dopo il giorno di riposo?

L’altro giorno è stata una tappa folle. E’ vero, nell’ultima salita ho pagato qualcosa, però vi assicuro che non è stato un crollo. I miei dati erano buoni, la potenza era buona. Era semplicemente che Il ritmo era troppo alto per le mie possibilità, tutto qui. Ieri è stato un buon giorno di recupero e ora siamo nell’ultima settimana, vediamo cosa si riesce a tirar fuori.

L’idea comunque non era di fare classifica, giusto?

No, il leader era Geoghegan Hart, sulla carta. Arrivavo qui per fare qualche tappa, per riprovare magari la maglia pois. Poi però siamo partiti dall’Italia e, come avevo già dichiarato, volevo vedere come andava la prima settimana e poi decidere. Finora ho avuto delle belle prestazioni in salita, forse la peggiore è stata proprio a Plateau de Beille. Comunque tolti i tre fenomeni, poi il livello è molto bilanciato. Secondo me vale la pena provare a tenere duro. Manca ancora la settimana più dura, quindi se capita l’occasione non voglio tirarmi indietro.

Ciccone si è ritrovato per l’ennesima volta a “dover” fare classifica
Ciccone si è ritrovato per l’ennesima volta a “dover” fare classifica
Qualcuno ha detto che, visto il livello che hai in questo Tour, potevi fare un bel Giro.

Mi sarebbe piaciuto e come ho sempre detto, il Giro rimane il mio sogno. Però purtroppo per forza di cose sono già due anni che i programmi saltano. Ma ripeto per me il Giro è il Giro e magari fare un Tour così bene mi darà ancora più fiducia per riprovarci in Italia.

Cos’è che rende il Tour così duro?

Il Tour è il Tour, è micidiale. Non c’è una tappa dove si può stare tranquilli e le velocità sono pazzesche. Lo stress è altissimo, il livello è altissimo: è tutto diverso. Il Tour è una gara completamente a parte, non esiste una gara simile al Tour.

I valori sono buoni, la potenza è buona, quindi si corre guardando i dati sennò si salta?

Diciamo che io non li guardo, cerco di seguire la corsa e non mi lascio condizionare dai dati. Però poi ovviamente si analizza tutto e a leggere ci sono dei valori mostruosi. Ve lo assicuro. Quindi sono contento così.

Lidl-Trek e ASO, i giubbini del ghiaccio sono customizzati

10.07.2024
5 min
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A Firenze, nel giorno in cui il Tour de France partiva dall’Italia, Stefano Devicenzi di Santini ha richiamato la nostra attenzione davanti al pullman della Lidl-Trek. Voleva mostrarci i giubbini del ghiaccio della squadra americana, realizzati con i colori del team. Qualcosa di nuovo, a ben vedere, dato che spesso i gilet coprono le maglie, togliendo visibilità agli sponsor. Un guizzo all’italiana, che era giusto sottolineare. Poco oltre, anche i corridori della Ineos Grenadiers sfoggiavano un capo simile, ma Andrea Scolastico, referente italiano di Gobik, ci ha spiegato come si sia trattato di un’iniziativa della squadra, che li ha fatti realizzare altrove.

Le grafiche dei team

I gilet del ghiaccio, chiamiamoli così, sono ormai nell’uso comune. Visto l’innalzamento delle temperature, in certi giorni verrebbe la voglia di indossarli anche solo per sedersi al computer. I corridori se ne servono in due occasioni: la mattina per andare alla firma e nel riscaldamento prima delle cronometro. Soprattutto nella prima fase, passano attraverso le schiere dei tifosi e poi salgono sul palco su cui vengono presentati. Quanto è brutto, conoscendo gli sforzi per sistemare al meglio i vari elementi grafici sulle maglie, che i corridori salgano là sopra infagottati dentro quei gilet?

A Firenze, ad esempio, gli atleti della Visma-Lease a Bike a un certo punto se ne sono accorti e hanno aperto la lampo, mostrando le maglie griffate per il Tour che partiva dall’Italia.

Non solo per sollievo

Perché indossare il gilet del ghiaccio? La spiegazione ce la fornì ottimamente il dottor Magni e fu subito chiaro che il sollievo prodotto non è limitato al senso di fresco, ma è strettamente connesso con la prestazione.

«La contrazione muscolare – ha spiegato – è un procedimento complesso e passa attraverso diversi sistemi. Tra questi quello forse più importante è quello enzimatico. Gli enzimi sono sostanze proteiche, in questo caso actina e miosina, che contribuiscono alle reazioni biochimiche le quali danno il meglio quando la temperatura esterna del corpo va da 36 a 37 gradi. Quando questi enzimi lavorano in un ambiente più caldo la contrazione muscolare avviene, ma con un’efficacia ridotta.

«Ed ecco perché lo scopo di un atleta è quello di restare il più fresco possibile. O di tenere la temperatura il più vicino possibile a quella normale. Quando si parla di crono, alcuni ragazzi preferiscono indossarlo già sul bus. Altri lo mettono qualche minuto dopo, anche a riscaldamento iniziato, per sentire lo shock termico che dà piacevoli sensazioni e che risveglia anche un po».

Per Lidl e per ASO

Il gilet del ghiaccio in realtà altro non è che una serie di tasche, più o meno grandi, che contengono dei panetti ghiacciati. Ne esistono vari modelli, che si differenziano prevalentemente per la durata. Quelli standard restano freddi fino a un’ora e mezza. Il funzionamento è semplice. I panetti, liquidi o ripieni di una polvere secca, vengono tenuti nel freezer e da qui si infilano nelle apposite tasche. Hanno temperatura prossima allo zero. E’ importante che venga raffreddata la zona del torace, davanti e dietro in modo da agire sul 40 per cento del corpo.

Il gilet realizzato da Santini per Lidl-Trek è confezionato in lycra e tessuti leggerissimi simil garza (sempre sintetici) per essere il più traspiranti possibile, al pari di tanti altri capi della collezione Lidl-Trek. E’ molto aderente, tanto che da lontano non si ha neppure la percezione dello strato aggiuntivo. I panetti sono liquidi e vanno refrigerati in freezer, prima di essere collocati intorno al torace. Sono forniti da Inuteq, che ha collaborato alla realizzazione del gilet. L’ultima annotazione riguarda le maglie di leader del Tour, prodotte appunto dalla stessa Santini. Anche per loro l’azienda bergamasca ha fornito gli stessi gilet nei colori ufficiali: il giallo, il verde, a pois e il bianco

Realini cede 30″ ma lei aspetta la doppia scalata del Blockhaus

09.07.2024
4 min
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Il Giro d’Italia Women ha incontrato oggi, nella terza tappa, il primo arrivo in salita, conquistato da Niamh Fisher-Black. L’atleta della SD Worx ha anticipato la compagna di squadra Lotte Kopecky e la francese Juliette Labous. Le pendenze della salita di Toano non sono le preferite da Realini che ha pagato 36 secondi dalla vincitrice e 30 secondi da Longo Borghini e Kopecky.

«Sicuramente – spiega la scalatrice della Lidl-Trekquest’anno il Giro non permette di abbassare molto la guardia. La tappa di ieri è stata abbastanza tranquilla, ma già da oggi era importante farsi trovare pronte e tenere le antenne dritte. Tutte le atlete volevano provare a mettere fatica e minuti nelle gambe delle avversarie. Il caldo ha giocato un ruolo importante nell’economia della corsa. Il ritmo è stato elevate per tutta la salita, con Mavi Garcia che ha messo in fila il gruppo. Nel finale ho aiutato la Longo Borghini a chiudere sui vari attacchi, l’ho accompagnata fino all’ultimo chilometro nel quale Elisa ha seguito bene Kopecky difendendo la maglia rosa».

Realini si era detta soddisfatta dopo la crono di Brescia dove aveva perso 1′ 08″ da Longo Borghini
Realini si era detta soddisfatta dopo la crono di Brescia dove aveva perso 1′ 08″ da Longo Borghini

Primi passi

Intanto Gaia Realini aveva sbloccato le gambe con la cronometro di Brescia, chiusa in 25ª posizione a un minuto e otto secondi dalla compagna Elisa Longo Borghini. Una prova positiva visto il percorso e la lunghezza di 15,7 chilometri. La prestazione era da considerare comunque positiva

«La cronometro – spiega Realini – non era la mia giornata, comunque è una cosa che fa parte delle gare e me la sono goduta fino in fondo. Sono riuscita a difendermi nonostante la prova impegnativa e le sensazioni sono state abbastanza positive. Sapevo che avrei perso qualcosa ma ero concentrata a fare il mio, senza guardare troppo alle altre».

Nella tappa di oggi con arrivo a Toano Realini ha perso 29″ dalla compagna di squadra e attuale maglia rosa
La maglia rosa oggi, dopo il primo arrivo in salita, è rimasta saldamente in mano a Elisa Longo Borghini

Sulle strade amiche

La tappa regina di questo Giro d’Italia Women sarà però a casa di Realini, in Abruzzo, sulle rampe del Blockhaus. Prima con la scalata di Passo Lanciano, nel secondo passaggio, quello finale, si arriverà fino in cima. Una frazione con pendenze sempre, o quasi, a doppia cifra.

Il distacco accumulato da Realini in classifica generale dopo tre tappe è di un minuto e 37 secondi. L’abruzzese rimane una delle favorite per la tappa con arrivo in cima al Blockhaus viste anche le pendenze quasi proibitive. Lo scotto pagato nei confronti delle rivali potrebbe aprire le porte per un attacco della Realini proprio sulle rampe di casa.

«Conoscere la salita – spiega – farà un altro effetto. Avere in testa anche i minimi particolari sarà utile, per sapere dove attaccare o dove magari si potrà respirare. Anche se credo che quest’ultima opzione sarà impossibile, però proverò a giocarmela al meglio. Scalare due volte quella salita farà male non solo alle gambe ma anche alla testa, perché è una salita molto dura ed esposta tutta al sole. Quindi siamo sicuri che se ci sarà grande sofferenza al primo passaggio anche il secondo non sarà facile». 

Realini sul Blockhaus ci sale tutti i giorni, qui in foto era il 2021 e correva per la Isolmant-Premac
Realini sul Blockhaus ci sale tutti i giorni, qui in foto era il 2021 e correva per la Isolmant-Premac

Gambe e testa

Entriamo però nel dettaglio di questa salita che potrebbe decidere la classifica finale, quali sono i punti in cui si può tirare il fiato? Quali, invece, dove sarà bene farsi trovare pronti?

«E’ una salita – racconta ancora Realini – che è costantemente al 9 per cento, i primi chilometri saranno anche al 12, 14 per cento. Punti dove poter respirare ce ne saranno davvero pochi, diciamo che quando dal 12 si passa al’8 per cento si fa un respiro di sollievo. Attaccare lo si potrà fare solamente ascoltando le gambe, dove diranno loro si potrà pensare di aumentare il ritmo. Non c’è da sottovalutare il primo passaggio, anche se si scollinerà a Passo Lanciano e non si arriva in cima. Farla forte subito potrà portare già ad una buona selezione, ma si dovranno fare i conti con le energie rimaste visto che è nella parte finale del Giro. Si tratta di una salita da meno di un’ora, quella di Passo Lanciano, mentre al secondo passaggio si arriverà fino in cima quindi staremo nell’ordine dell’ora. Quei chilometri in più che si faranno nel finale potrebbero giocare brutti scherzi sia alle gambe che alla testa. Quella tappa sarà anche una questione di nervi».

Inizia (con una vittoria) il sogno rosa di Longo Borghini

07.07.2024
4 min
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BRESCIA – A strappare la prima maglia rosa di questa edizione del Giro d’Italia Women è Elisa Longo Borghini. Le aspettative sono state rispettate, non senza qualche brivido visto il solo secondo di ritardo di Grace Brown. La Lidl-Trek piazza due atlete sul podio, dietro alle due già citate arriva l’australiana Brodie Chapman. Elisa Longo Borghini ha aspettato silenziosamente che tutte le atlete finissero la loro prova, visto che è stata una delle prime a prendere il via questa mattina. Un’attesa lunga che si scioglie in qualche lacrima di commozione a coronamento di un bel sogno che è solo all’inizio probabilmente. 

«In una cronometro – ha detto la neo maglia rosa in conferenza stampa – è abbastanza difficile capire come andranno le altre. Al primo intertempo dall’ammiraglia mi avevano detto di avere undici secondi su Kopecky, che sono diventati venticinque sul traguardo. Devo dire che quando Grace Brown ha tagliato il traguardo con quel colpo di reni, ma dietro di un solo secondo, ho detto: “ok ce la posso fare”. Poi è stata una lunga attesa fino alla fine».

Finalmente la maglia rosa

Il via del Giro d’Italia Women, il primo targato RCS Sport & Events, avviene da Piazza della Loggia. Nel centro della città, a cavallo tra la storia lontana e recente di Brescia, la più grande paura per le atlete arriva dal cielo. Le nuvole grigie scaricano qualche goccia nella mattinata, durante la ricognizione, ma danno tregua nel momento in cui la corsa prende ufficialmente il via. 

«Non ci si abitua mai – racconta – soprattutto se è una vittoria di questo calibro. Mai niente è scontato, devi sempre faticare per vincere. Dopo lo scorso anno questa maglia rosa sicuramente significa tanto e voglio ringraziare la mia squadra per il supporto. Ora andiamo avanti, la corsa è lunga ma abbiamo un piano per i prossimi giorni».

Alla domanda se dopo un secondo e un terzo posto questo possa essere l’anno giusto per portare la maglia rosa fino alla fine si concede un gesto di scaramanzia. «E’ un Giro lungo – analizza – che finisce a L’Aquila. Penso che sarà una bella settimana, ora non voglio pensare alla fine ma vivere giorno per giorno e fare del mio meglio ogni tappa. E’ anche bello approcciarsi ad una corsa in questa maniera perché mi permette di godermi questa benedetta maglia rosa». 

Di nuovo a cronometro

Longo Borghini si mette alle spalle la delusione di aver perso il titolo nazionale per una squalifica arrivata poco più di due settimane fa. Quella di Brescia è una cronometro che ha un sapore diverso, visto anche il solco scavato con le rivali per la classifica generale. La sconfitta di giornata è Lotte Kopecky, quinta sul traguardo, che paga 25 secondi nei 15,7 chilometri della prova odierna. Più di un secondo a chilometro. 

«Da qui alla fine il cammino sarà sicuramente lungo e in salita – spiega con una risata –  è vero le avversarie sono lontane. Però non bisogna mai abbassare la guardia, è un Giro d’Italia Women con tante frazioni che possono essere un tranello. Come detto la squadra qui è molto forte, per la Lidl-Trek non ci sono solamente io, ma c’è anche Gaia Realini

Le avversarie sono lontane, prima su tutte proprio Lotte Kpecky, ma il Giro è appena iniziato
Le avversarie sono lontane, prima su tutte proprio Lotte Kpecky, ma il Giro è appena iniziato

Sguardo a Parigi

Il percorso di questa seconda metà di stagione per Longo Borghini è iniziato con il Tour de Suisse, poi i campionati nazionali a cronometro e su strada. Da lì Elisa è andata in ritiro sul San Pellegrino sotto la guida del cittì Sangalli per preparare l’appuntamento olimpico.

«Da dopo il Giro, fino a Parigi – conclude – starò a casa tranquilla ad allenarmi. E’ stata una bellissima emozione essere convocata per la terza volta alle Olimpiadi. Oggi ci tenevo a fare bene, per dimostrare che a cronometro vado forte. E che a Parigi non partirò giusto per il gusto di farlo. La convocazione è anche un segnale del buon lavoro che abbiamo fatto insieme alla squadra. Siamo partiti da lontano, con tanto tempo passato nel velodromo e su strada ad allenarsi».

Ciccone realista: «Quando sono scattati, salivamo a 500 watt»

30.06.2024
4 min
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BOLOGNA – Quando Pogacar e Vingegaard hanno attaccato, il gruppo di testa saliva a 500 watt. Mentre lo racconta, Ciccone solleva lo sguardo come a dire che aveva poco da farci. L’abruzzese gira le gambe sui rulli davanti al pullman della Lidl-Trek e intanto racconta. Fino a pochi secondi fa si è confrontato con Steven De Jongh, anche se a parlare era soprattutto il diesse belga. Prima di arrivare a chiedergli qualcosa, lo osserviamo. A tratti è pensieroso, nel cuore di questa stagione che lo ha visto saltare il Giro per una cisti al soprasella e iniziare il Tour in ritardo per un altro Covid.

L’ordine di arrivo lo colloca in quindicesima posizione, a 2’42” dal vincitore Vauquelin e ad appena 21” da Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel. Alle sue spalle sono finiti tutti gli altri leader del Tour: non è stata una cattiva giornata. E soprattutto, oltre alla propria prestazione, gli ha permesso di analizzare la condotta dei primi della classe.

«E’ stata una tappa molto dura – dice – specialmente dopo la giornata di ieri che è stata esigente, fra il caldo e il percorso. Il finale di oggi era molto movimentato, bellissimo. Il San Luca è stato uno spettacolo di gente, veramente emozionante. Però bisogna essere realisti sul livello che ho e seguire quei due mostri era praticamente impossibile. Perciò ho cercato di gestire con le forze che ho e farò così giorno per giorno. Pogacar e Vingegaard non li stiamo scoprendo adesso, hanno una marcia in più e oggi l’hanno dimostrato sul San Luca».

Ciccone ha un bel numero di tifosi dall’Abruzzo che lo cercano e lo sostengono
Ciccone ha un bel numero di tifosi dall’Abruzzo che lo cercano e lo sostengono
Solo da lì?

Il ritmo era altissimo già da tanto. Quando si va a più di 500 Watt per un tot di minuti, solo i grandi campioni come loro riescono a fare la differenza. Si era visto che Pogacar volesse provare qualcosa, sennò non mandi avanti Yates a quel modo. Sono state due giornate veramente strane, perché con il caldo il fisico si adatta, le sensazioni cambiano tantissimo e a volte la prestazione viene anche un po’ falsata. Per cui se ad esempio Roglic ha pagato è perché ieri può aver speso troppo, però non è necessariamente un brutto segno.

Quanto era forte il caldo oggi?

A dire la verità, oggi è stata molto meglio di ieri, meno estremo. Facendo delle salite veloci e grazie al vento, abbiamo avuto sensazioni migliori. Ieri invece abbiamo pagato tutti, perché era proprio afoso, non girava l’aria, non si respirava.

Quando Pogacar e Vingegaard hanno attaccato – dice Ciccone – si saliva a 500 watt
Quando Pogacar e Vingegaard hanno attaccato – dice Ciccone – si saliva a 500 watt
Pensi che i 4-5 giorni di allenamento che hai saltato per il Covid ti stiano condizionando?

Io sono sincero, in questi primi giorni mi manca la brillantezza, il cambio di ritmo. Però sono comunque soddisfatto perché voglio vivere giorno per giorno, facendo il mio massimo. L’importante è che riesca a mantenere il mio livello ed essere costante. A questi livelli, come ho già detto, si raggiungono dei picchi di potenza veramente alti, quindi se ti manca anche un 2 per cento, lo senti e lo paghi. Ci sta, siamo al Tour de France ed è giusto che ci sia anche questa differenza.

Oggi ci si aspettava che la UAE Emirates attaccasse, invece si sono ritrovati con Vingegaard di nuovo sul groppone…

Devo dire che su tutti gli strappi c’è stato molto nervosismo. Siamo alla seconda tappa del Tour e si sa che le prime tappe sono sempre più nervose. Siamo anche fortunati che queste giornate siano dure, perché la salita fa ordine e si rischia meno che nelle tappe piatte.

Giulio Ciccone, classe 1994, è alto 1,76 per 58 chili. Nel 2019 vestì la maglia gialla
Giulio Ciccone, classe 1994, è alto 1,76 per 58 chili. Nel 2019 vestì la maglia gialla
La gente sul San Luca ti ha dato una spinta in più per tenere duro?

E’ stato qualcosa di impressionante. Ho fatto tante volte il San Luca in diverse occasioni: all’Emilia e al Giro d’Italia, ma oggi davvero scoppiava la testa dalle urla. Penso che sia stato uno dei momenti che sicuramente mi ricorderò tutta la carriera.

Longo Borghini e le juniores: qualcosa di concreto per le ragazze

25.06.2024
5 min
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Mentre è in strada con Jacopo Mosca verso le Dolomiti, per il ritiro in altura che per lei precede il Giro, le Olimpiadi e poi anche il Tour, Elisa Longo Borghini racconta con passione il progetto di una corsa per juniores che si terrà ad agosto a Ornavasso. E’ la seconda edizione e porta il nome di Pietro e Franco Longo Borghini, i due zii con cui Elisa e suo fratello Paolo sono cresciuti quando madre e padre erano in giro sulle piste del fondo. A pensarci bene, non è così frequente che un’atleta in attività si dedichi alle categorie giovanili: alla Lidl-Trek se ne sono trovate due in casa, con il cuore grande. E così, se già lo scorso anno vi avevamo raccontato di Elisa Balsamo con i giovanissimi a Orio al Serio, eccoci con l’altra Elisa, quella tricolore, che ha pensato alle juniores.

«Jacopo dice che l’ho copiato – sorride Elisa – e un pochino è vero, perché tre anni fa ha iniziato a fare una manifestazione per i bambini nel suo paese. E proprio parlando insieme, ci siamo detti che siamo ciclisti professionisti, ma in che modo riusciamo veramente a impattare sul ciclismo giovanile? Possiamo essere dei buoni esempi, possiamo essere degli stimoli, però in che modo possiamo fare qualcosa di concreto per i più giovani? E così mi sono detta che avrei potuto organizzare una gara per le donne junior. Secondo me manca, ricordo che una volta ne facevano una in Toscana: una sorta di Tirreno-Adriatico. Era una corsa carina e normalmente si faceva a marzo: perché non posso provarci anche io?

«Così ne ho parlato con mio fratello e poi abbiamo cercato di confrontarci con la Federazione in Piemonte e con Serena Danesi. Ci hanno risposto che fare subito una corsa a tappe forse era troppo, però era possibile fare una gara a frazioni. Tappa in linea al mattino e poi la crono nel pomeriggio, aperta solo alle prime classificate del mattino. E così siano partiti…».

Prima edizione lo scorso anno, la prossima il 10 agosto.

Ripresentiamo questo format. La gara in linea della mattina ha una salita di circa tre chilometri per un totale di circa 55 chilometri. Le prime 50 classificate, sperando che al via siano in tante, faranno una cronoscalata di 5 chilometri che partirà poco prima di Ornavasso e arriverà in cima alla Madonna del Boden. La chiesa dove mi avevano festeggiato e dove ci siamo sposati. L’anno scorso fra le partecipanti abbiamo avuto la Svizzera che tornerà anche quest’anno. E’ una gara regionale, non possono esserci troppe nazionali.

Che tipo di esperienza sta venendo fuori?

Io non pensavo, onestamente, che potesse essere così difficile organizzare una gara. L’idea è partita da me, ma io non sono mai a casa e devo ringraziare il Pedale Ossolano, la mia prima squadra, mio fratello e la mia famiglia perché si sono fatti in quattro. Io ho dato l’idea e qualche soldino, ma sono loro che fanno tutto. Sembra semplice, ma alla fine dei conti è più complicato di quello che sembra. Se non sei sul posto e non puoi dare anche semplicemente un contributo pratico, come mettere le frecce, ti senti un po’ inutile…

L’anno scorso però c’eri, qual è stata alla fine la tua soddisfazione?

Vedere le ragazze contente e questa è una cosa che mi ha fatto veramente piacere. Invece di limitarci alle prime dieci, abbiamo voluto premiare le prime quindici, anche se solo con un piccolo oggetto. Mio fratello Paolo lavora per Northwave e siamo riusciti a portare a casa dei guanti, dei calzini. Davvero piccoli oggetti, ma è stato bello vedere i sorrisi delle ragazze che si sono sentite valutate, apprezzate e ne hanno tratto un incentivo in più. La soddisfazione è stata veramente vederle sorridere, vederle contente. E’ questo che mi ha spinto a fare la corsa: cercare di dare qualcosa al mio sport, da cui ricevo tanto, col dubbio di non restituire abbastanza. Per me si tratta solo di investire qualcosa e il ritorno è vederle contente per una gara in più.

Il 10 agosto sarai nuovamente tu a premiarle?

Quest’anno purtroppo no, sarò al Tour de France. Non ci sarei dovuta essere neppure lo scorso anno, ma ebbi l’infortunio e essere là mi aiutò anche a distrarmi. Non è stato possibile trovare una data in cui ci fossi anche io, anche perché quello delle date è un tasto difficile. Devo dire che Serena Danesi ci ha aiutato veramente tanto. Per cui appuntamento al 10 agosto nel mio paese, le iscrizioni sono aperte.

Balsamo, dai propositi di ritiro, al ritorno in grande stile

23.06.2024
5 min
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FIRENZE – Mentre Elisa Balsamo parla, la sua espressione ci sembra provata. Manca un’oretta al via del campionato italiano, la campionessa è venuta a sedersi sui gradini del pullman, per raccontare la sua storia. Chi l’ha vista allenarsi negli ultimi pochi giorni ci ha parlato di una gamba superba, pare che anche in pista abbia presto mollato ogni timore e ci abbia dato dentro. Ma quanto deve esserle costato riconnettersi con questo mestiere che tante soddisfazioni le ha dato, ma anche a dolore non ha mai scherzato?

Lei parla piano e, nell’ascoltarne le parole, la mente finisce a un verso di Bob Dylan: quante volte un uomo dovrà alzare lo sguardo, prima di poter vedere il cielo? E quando Elisa potrà vivere una stagione con l’anima finalmente leggera? Dove avrà trovato la forza per rialzarsi anche questa volta? L’anima è una corda che si può tendere a dismisura oppure a un certo punto dice basta?

«In realtà quando mi sono svegliata – mormora – ho detto che non volevo più andare in bici e per qualche giorno è stato così. Poi, poco per volta, il mio istinto di atleta è tornato fuori. E’ stata una cosa venuta esclusivamente da me, ogni passo. Nessuno mi ha mai forzato: la squadra, nessuno. E quindi se una persona si sente di fare le cose, allora è il momento giusto per ricominciare a farle. Non è stato semplice, sicuramente. Diciamo che adesso sono contenta di essere qua, per me è già una grande cosa partire oggi, essere qui con le mie compagne. Vedremo un po’ come va, più che altro come è il feeling a ritornare in gruppo. Non so bene cosa aspettarmi».

La condizione in salita è parsa soddisfacente: il Giro d’Italia potrebbe darle ciò che manca
La condizione in salita è parsa soddisfacente: il Giro d’Italia potrebbe darle ciò che manca

Dai rulli alla strada

Sono passati diciotto giorni dal ritorno in sella dopo la caduta della Vuelta Burgos, avvenuta pochi giorni dopo il viaggio con la nazionale alla scoperta del percorso di Parigi. In un battito di ciglia, è passata dall’adrenalina della grande sfida alla paura che fosse tutto finito. Un film purtroppo già visto, anche se questa volta rispetto allo scorso anno, la bocca non è stata toccata e ha sempre potuto alimentarsi senza problemi.

«Esserci già passata mi ha insegnato qualcosa – dice con una punta di sarcasmo – va così da due anni. Però adesso basta, vorrei evitare altre esperienze simili. Diciamo che sono state comunque due cose diverse. Non è stato facile né l’anno scorso e neppure quest’anno, ma fortunatamente ho potuto riprendere a pedalare un po’ prima. Ho fatto un po’ sui rulli e poi ho iniziato a uscire su strada, ovviamente col tutore alla mano sinistra. Non è la stessa cosa, però almeno ho iniziato a allenarmi».

Gaia Realini si è scusata per non averla aiutata in finale, ma ha forato una gomma finendo in una buca enorme
Gaia Realini si è scusata per non averla aiutata in finale, ma ha forato una gomma finendo in una buca enorme

Senso di liberazione

Le foto di Balsamo sui rulli e poi su strada ci hanno fatto sorridere e subito le abbiamo mandato un messaggio per dirglielo. Quante volte un uomo dovrà alzare lo sguardo, prima di poter vedere il cielo? Elisa Balsamo è salita sui rulli il 4 giugno ed è poi uscita su strada il 10, in una sorta di liberazione che ci ha ricordato la prima uscita in bici dopo la chiusura del lockdown, quando tornammo a immaginare la libertà.

«Sì, più o meno è stato così – sorride – quel giorno mi sono piaciute anche le gallerie di Livigno. Ero su perché avevo già prenotato. Avevamo in conto di andare anche con la nazionale pista, per cui la prima settimana mi sono allenata sui rulli, dato che non potevo uscire su strada. Siamo andati lo stesso per stare tranquilli e non poteva essere altrimenti, visto che eravamo a Tre Palle. Abbiamo cercato di stare lontani da tutto e da tutti gli stress e poi avremmo visto come andava. Abbiamo messo una buona base, pur sapendo che al rientro avrei trovato ragazze che arrivano da gare e che hanno corso. Quindi indubbiamente la mia condizione non è delle migliori, ma mi preme soprattutto capire la mia reazione all’interno del gruppo. Non ho altri obiettivi per oggi».

Voglia di Giro

P.S. Il campionato italiano ha visto Elisa Balsamo sesta alle spalle della compagna Longo Borghini. Tutti gli sguardi che abbiamo incrociato dopo l’arrivo, mentre riprendeva fiato seduta per terra, stavano a significare la grande stima per il suo recupero. Ora il programma che vorrebbe comprende il Giro d’Italia per mettere insieme più lavoro e poi il doppio impegno alle Olimpiadi.

«Sono stata un po’ nervosa nel finale quando si andava verso lo sprint – dice – per il resto tutto abbastanza bene. Ma devo fare il Giro, credo che ne avrò bisogno».

La grossa differenza fra quella Balsamo seduta sui gradini del pullman e quella seduta sull’asfalto dopo la corsa sta nel lampeggiare dello sguardo. I suoi genitori la osservavano dalla transenna facendo battute per scacciare la preoccupazione, ma adesso Elisa è sulla strada giusta per fare grandi cose. E speriamo che a forza di puntare in alto, possa presto vedere nuovamente il cielo.