In Centramerica sboccia una nuova Tomasi, sprinter di rango

13.04.2025
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La voce al telefono tradisce subito tutta la sua gioia. Da noi è tardo pomeriggio, per Laura Tomasi è ancora mattina e si appresta ad affrontare l’ultima prova della sua lunga trasferta in El Salvador, con il Giro a tappe e 4 classiche locali. Una trasferta proficua, che le ha portato la sua prima vittoria in maglia Laboral Kutxa e due podi (il terzo sarà proprio dopo la telefonata, nella classica conclusiva). Per la ciclista di Miane un bilancio decisamente sontuoso.

«Un’esperienza bella – esordisce la Tomasi – ma non lo dico solamente per i risultati. Io non ero mai stata da questa parte dell’Atlantico, per me era tutto nuovo, ma devo dire che a parte il caldo umido un po’ pesante in alcuni frangenti, ci siamo davvero divertite».

La volata vincente della Tomasi che ha portato a casa anche tre secondi posti (foto Laboral Kutxa)
La volata vincente della Tomasi che ha portato a casa anche tre secondi posti (foto Laboral Kutxa)
Raccontaci che tipo di gare avete affrontato…

La prima, il Grand Prix Boqueron, consisteva in una cronoscalata su un vulcano, per me è stato un po’ prendere le misure con questo tipo di gare. Il giorno dopo partiva il Giro di El Salvador, che consisteva in un breve prologo serale e 4 tappe. Non avevo mai gareggiato alle 20,30, è stato qualcosa di abbastanza strano anche se erano solo 2 chilometri. Poi abbiamo affrontato 4 tappe, non molto lunghe rispetto ai nostri canoni abituali, ma abbastanza movimentate.

Come vi siete strutturate?

Noi avevamo principalmente due obiettivi: correre per la classifica e per i traguardi di tappa. In questi io sono stata abbastanza soddisfatta con due piazze d’onore, in una finendo davanti ad Arianna Fidanza, ma nelle tappe a noi non congeniali dovevamo lavorare per Usoa Ostolaza che puntava alla vittoria e alla fine le è sfuggita per soli 2”, con Yanina Kuskova terza. In quel caso il prologo è stato determinante per favorire la vincitrice, la svizzera Hartmann che ha bissato il successo del 2024. L’ultima tappa non era sufficiente per recuperare, anche se Usoa ha vinto.

Il podio del GP El Salvador con la Tomasi al centro fra Sara Fiorin e l’irlandese Griffin (foto Laboral Kutxa)
Il podio del GP El Salvador con la Tomasi al centro fra Sara Fiorin e l’irlandese Griffin (foto Laboral Kutxa)
La vincitrice fa parte della Ceratizit: il confronto per la vittoria è stato con la formazione tedesca del WorldTour?

Con loro e con la Roland, altra squadra della massima serie. In gara la differenza con le formazioni sudamericane e del posto si vedeva, soprattutto nella gestione della corsa. Io credo che sia un discorso legato soprattutto all’esperienza, è chiaro che poter correre continuamente con le squadre WorldTour aiuta, poi in questi contesti gestisci un po’ la situazione dal punto di vista strategico.

Poi è arrivata la vittoria…

Sì, il calendario della trasferta prevedeva anche altre tre classiche d’un giorno, io mi sono aggiudicata la prima, il GP El Salvador in una volata generale, come anche l’ultima, il GP Surf City si è concluso allo stesso modo, ma lì sono arrivata dietro alla polacca Rysz. Il bilancio è comunque altamente positivo e mi dà molta fiducia per il mio ritorno in Italia.

Il caldo umido è stato il principale ostacolo delle corse disputate nel Paese centroamericano
Il caldo umido è stato il principale ostacolo delle corse disputate nel Paese centroamericano
Ora sei al secondo anno nel team basco, come ti trovi?

Molto bene, perché con l’andare del tempo ho visto che hanno una visione dell’attività molto simile alla mia, puntando a competere sempre più con le squadre più forti. In questo modo noi abbiamo la possibilità di crescere, di maturare. Certo, queste in Centro America non erano proprio gare come le classiche belghe, ma essere state protagoniste con vittorie e podi a ripetizioni ha comunque un suo significato.

Questo dipende anche dalla gestione del team, un po’ diversa da quella maschile molto più nazionalista, dove non ci sono stranieri?

Sono due entità diverse, dipendenti entrambe dalla Fondazione Euskadi, ma ognuna procede per proprio conto, con un suo staff e sue regole. Oltretutto abbiamo anche sponsor completamente diversi. Nel nostro team siamo di più nazioni, ma posso assicurare che noto un fortissimo senso di appartenenza: i Paesi Baschi mi sono sempre piaciuti per questo, c’è un legame indissolubile con il territorio e se per la squadra maschile è un po’ totalizzante, per noi si fonde con le nostre diverse culture. A me piace molto questa commistione.

Il team basco è multinazionale. In El Salvador c’era anche Arianna Fidanza
Il team basco è multinazionale. In El Salvador c’era anche Arianna Fidanza
E adesso?

Adesso si torna in Italia e inizia la preparazione per la Vuelta. E’ chiaro che per la nostra squadra la corsa a tappe iberica ha un sapore particolare, vogliamo fare bene anche se avremo di fronte tutto il meglio del ciclismo mondiale. Ma abbiamo dimostrato di sapercela cavare in ogni frangente e questo carico di fiducia che mettiamo in valigia ci aiuterà sicuramente. Mettere una firma anche in una volata della Vuelta non sarebbe male…

Tattica della UAE Adq sulle pietre? Sentiamo Arzeni

09.04.2023
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Rubens Bertogliati, team manager della UAE Adq, ad un certo punto ha fatto il gesto di mordersi i pugni. Eravamo nel centro del velodromo di Roubaix e all’arrivo delle ragazze mancavano una dozzina (o poco più) di chilometri. Come mai – era la domanda più logica – non vanno a tirare le ragazze della UAE Adq visto che sono in tre e una di queste è Chiara Consonni?

Le fuggitive in quel momento erano ad una manciata di secondi. E quando Marta Bastianelli (nella foto di apertura) si è messa in testa, la sensazione è che fosse ormai troppo tardi. Un peccato, dal loro punto di vista. Più che altro perché quando tutto sembrava perduto, prima del penultimo settore in pavé, erano arrivate a una decina di secondi dalla testa. Di fatto il gap era chiuso e davanti non sempre giravano regolari.

E invece succede che per fare le tattiche servono le gambe. Servono più gambe… anche quelle di altre squadre e alla fine quei 10” erano molto più di quel che ci si poteva immaginare. Dopo la corsa a fare chiarezza è Davide Arzeni, diesse della squadra degli Emirati Arabi Uniti.

Ammiraglia della UAE Adq dopo la corsa, a sinistra Arzeni parla con Bertogliati…
Ammiraglia della UAE Adq dopo la corsa, a sinistra Arzeni parla con Bertogliati…
Com’è andata, Davide?

Sono molto contento della prestazione delle ragazze e di Aleandro Gonzales-Tablas (l’altro diesse, ndr) che ha diretto le operazioni. Secondo me le ragazze si sono comportate veramente bene. Avevamo studiato con cura la nostra corsa. Volevamo mettere un’atleta nella fuga.

Laura Tomasi

Esatto, e ci è riuscita. Peccato che sia caduta sul Carrefour de l’Arbre. A quel punto, dietro siamo stati costretti ad inseguire, ma sono mancate un po’ le gambe. Però ripeto, essere lì, a 8-10 secondi dalla testa della corsa, nel vivo della gara, mi fa piacere e non posso che essere contentissimo della prestazione della squadra. Certo è stata un’occasione persa per salire sul podio, ma va bene così…

Una brava e generosa Laura Tomasi è entrata nella fuga principale. Solo una caduta sul Carrefour de l’Arbre l’ha fermata
Una brava e generosa Laura Tomasi è entrata nella fuga principale. Solo una caduta sul Carrefour de l’Arbre l’ha fermata
E infatti, nel velodromo c’era quel senso di mordersi le mani…

Io continuo a dire che dobbiamo essere contenti perché io metto sempre la prestazione davanti. Perché se corri bene, se corri così, prima o poi arriva il risultato arriva.

Facciamo un po’ la parte del diavolo. Non era meglio far tirare prima Marta Bastianelli? In questo modo avrebbe portato sotto Chiara Consonni che in volata è fortissima…

Gli ordini erano quelli, però lo sapete, la corsa è un’altra cosa. Non è facile. Penso anche che Marta abbia dato tutto quello che aveva. Quindi se non siamo riusciti a chiudere è perché davanti sono state più forti.

In effetti nel mezzo del velodromo, proprio con Rubens Bertogliati commentavamo che dopo il penultimo tratto in pavè le fuggitive si fossero riprese…

La polacca Marta Lach ha tirato tantissimo negli ultimi chilometri (e anche la stessa Jackson, ndr). Che dire: noi ci abbiamo provato. Abbiamo sognato – breve pausa del “Capo” – e torneremo per vincere.

Alla fine Chiara Consonni era stanca. La lombarda ha chiuso al nono posto, battuta da Kopecky e Georgi nel drappello delle inseguitrici
Alla fine Consonni era stanca. La lombarda ha chiuso al 9° posto, battuta da Kopecky e Georgi nel drappello delle inseguitrici
Di solito sei una sentenza! Di una cosa vi va dato atto: siete un gruppo giovane e nel finale ne avevate tre davanti…

Ed è quello che dico: a livello di squadra, a prescindere dal risultato, non si può dire niente. La corsa è andata più o meno come volevamo, avevamo piazzato un’atleta in fuga e Chiara e Marta erano con le migliori.

Ti aspettavi una corsa simile?

Sì, sì… Anche con gli altri direttori sportivi ci aspettavamo un andamento così. Per me è stato importante inserire una ragazza in fuga, perché sarebbe potuta servire sul finale. E nello stesso tempo, se la fuga fosse arrivata come di fatto è andata, si sarebbe potuta giocare le sue carte. Laura è veloce. Era perfetta. Però con i se e con i ma… si fa poco.

Tomasi reagisce: «Penso al 2023, ma c’è da fare di più per la sicurezza»

28.12.2022
7 min
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Se a Natale vale sempre per tutte le età fare la lista dei desideri, siamo certi che sotto il suo albero Laura Tomasi volesse trovarci il segno di un cambiamento civico. Lo scorso 19 dicembre il suo video-denuncia contro l’ennesimo automobilista negligente che l’aveva toccata con la macchina – per fortuna senza conseguenze – ha fatto il giro del web.

L’episodio è successo in Versilia, a Cinquale di Montignoso, proprio sul lungomare nel quale Tomasi nel 2019 aveva colto la sua seconda vittoria da elite nel Trofeo Oro in Euro. Le è successo proprio nel giorno dell’autopsia del povero Davide Rebellin, che forse da lassù ha buttato un occhio ad uno dei suoi tanti colleghi. Coincidenze di un destino, quello del ciclista, che spesso viaggia su frazioni di secondo. O vinci una volata in gara, o vinci la vita in allenamento.

Sempre più comuni italiani stanno installando cartelli che avvertono la presenza di ciclisti in strada
Sempre più comuni italiani stanno installando cartelli che avvertono la presenza di ciclisti in strada

E’ questo non è giusto, non deve essere così, come ha continuato a ripetere la 23enne trevigiana del UAE Team ADQ nel suo video. C’è però una stagione agonistica che bussa alla porta e va preparata. A distanza di qualche giorno abbiamo deciso di sentire dalla sua voce come sta sia moralmente che fisicamente.

Laura del tuo sfogo ci aveva colpito la frase “ho paura ad allenarmi”. Da allora ad oggi come stai in generale?

Ho reagito bene e lo sto facendo tutt’ora. Quel giorno non è stato per nulla facile. L’auto mi è venuta addosso toccandomi duramente dal mignolo fino alla spalla. E’ andata bene perché so destreggiarmi in bici, ma ho avuto un grande shock emotivo. Il video l’ho fatto mezz’ora dopo perché prima ho chiamato il mio fidanzato per trovare un conforto. Sono ripartita in bici dopo un’ora abbondante con quella frase in testa. Non è piacevole sentirsi vulnerabili ad ogni uscita, ma ho capito che devo convivere con questa paura se voglio continuare a fare il mio lavoro, ciò che più mi piace. E poi non voglio farmi sopraffare dalla paura di allenarmi perché sarebbe come darla vinta a questo contesto o alle persone che guidano apposta in modo spregiudicato quando incontrano noi ciclisti.

Ti era già capitato un evento del genere?

Come questo no, però episodi simili ci sono praticamente ogni giorno che mi alleno. Oggi (ieri per chi legge, ndr) ho fatto 120 chilometri e ho rischiato nuovamente un paio di volte. Ora non solo ti fanno il pelo o ti stringono in rotonda come a me in Versilia, ma devi fare attenzione alle auto che vanno nel senso opposto di marcia che si avventurano in sorpassi azzardati. E ti fanno il pelo anche in quel caso. Sono anni che gli automobilisti non ci vedono. Anzi, ci vedono come un intralcio. Non voglio generalizzare. Non tutti gli automobilisti sono delinquenti così come non tutti i ciclisti sono diligenti, ma nessuno si rende veramente conto che stanno guidando un’arma. Forse dovrebbero venire al nostro posto come in quello spot…

Quale?

Circola in rete ormai da qualche tempo quel video in cui un’associazione vuole sensibilizzare la sicurezza stradale. Gli autisti di una azienda di bus vengono fatti pedalare su una bici da spinning mentre il loro stesso pullman passa a pochi centimetri da loro. Hanno reazioni di spavento dopo aver sentito il forte spostamento d’aria. Loro lì sono fermi mentre noi invece andiamo con tutti i rischi del caso. Questo spot dovrebberlo farlo vedere nelle scuole-guida italiane. Servono educazione civica e il rispetto reciproco degli spazi comuni come la strada.

La condivisione della strada tra ciclisti e automobili è possibile ma serve più sensibilizzazione
La condivisione della strada tra ciclisti e automobili è possibile ma serve più sensibilizzazione
Dopo il tuo video hai ricevuto solo messaggi di incoraggiamento o sono arrivati anche commenti negativi?

Entrambi. Sono stati più quelli di solidarietà e sostegno, per fortuna. Comunque alcuni mi hanno scritto dicendo che non devo usare la strada per allenarmi ma le ciclabili? Quali ciclabili? Nel mio allenamento odierno, ci ho fatto sopra 15 chilometri al massimo. La gente che mi ha scritto non si rende conto che noi ci alleniamo per 4-5 ore su più terreni e con lavori specifici. La maggior parte delle piste in Italia sono ciclopedonali, quindi promiscue e solitamente c’è un limite di velocità. Figuratevi se ci pedalo a 40 all’ora mettendo a rischio le persone a piedi. Nonostante io abbia risposto argomentando queste cose, certa gente continuava a dirmi che non dovevo allenarmi in strada perché è pericoloso. Assurdo.

Dopo che hai vissuto questa brutta esperienza, secondo te cosa si può fare per aumentare la sicurezza?

Personalmente agli incroci o nei punti più critici, cerco sempre di guardare dentro l’abitacolo per vedere se il guidatore è attento o meno in modo da urlare qualora fosse distratto. Rispetto i semafori e gli stop. La mia bici è dotata di luci posteriori e anteriori ma onestamente non so cosa si possa fare di più per tutelarci. Sembra un controsenso, però uscire in un gruppetto di ciclisti può essere considerato più sicuro che uscire da soli perché almeno tutti assieme siamo più visibili. Però poi occupiamo più spazio, rischiamo di essere più indisciplinati, gli automobilisti non vogliono stare dietro di te e azzardano manovre suonando il clacson. Al contrario se esci da solo puoi essere investito da chiunque e magari con omissione di soccorso. Ripeto, non è bello sentirsi così vulnerabili.

Le associazioni di categoria come ACCPI o CPA potrebbero fare qualcosa in più?

Si può sempre fare qualcosa di più e loro potrebbero spingere ulteriormente, ma non è facile toccare l’animo di chi sta ai Ministeri. Il mio video-denuncia l’ho fatto anche perché speravo potesse far riflettere qualcuno ai piani alti. Cinque giorni prima del mio incidente, è stato assolto colui che aveva scritto quella ignobile frase contro i ciclisti. Se in Italia non è reato questo tipo di incitamento all’odio o non ci sono ancora leggi chiare con multe salate come in altri Paesi, ci si può fare poco. Bisogna sperare che cambi qualcosa però l’Italia sotto questo punto di vista non è un Paese all’avanguardia.

Proviamo a tornare in sella perché fra pochi giorni inizia il 2023. Laura Tomasi come sta preparando la sua stagione agonistica?

Come ho detto subito, non ho perso motivazione nell’allenarmi. Vorrei cominciare la nuova annata così come ho chiuso il 2022 con un paio di podi in gare WorldTour. Esordirò alla Valenciana poi farò la campagna del Nord tra Belgio e Olanda. Lassù ci sono le corse più adatte alle mie caratteristiche, anche se dovrò lavorare per le nostre capitane. Abbiamo una squadra ben strutturata, con tanti innesti giovani ed interessanti oltre alle atlete più esperte. Il mio ruolo dipenderà dal tipo di gara che faremo. Non so ancora dove potrò avere una eventuale carta bianca. Il mio calendario è stato definito fino ad aprile. La stagione è lunga, spero, e cercherò, di ritagliarmi un po’ di spazio.

Dopo la grande paura, ecco il ritorno della Tomasi

10.09.2022
5 min
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Piano piano anche Laura Tomasi inizia ad affacciarsi sempre più spesso nei quartieri alti del WorldTour. La ragazza di Miane ha avuto un agosto decisamente impegnativo, ma anche importante, con piazzamenti di rilievo che le hanno restituito un sorriso che era andato un po’ appassendosi in una stagione obiettivamente difficile.

In un ciclismo femminile azzurro sempre in vista, dalla stagione delle classiche a quella delle corse a tappe, della veneta non si sentiva quasi mai parlare, poi ad agosto sono cominciati ad arrivare piazzamenti importanti con podi di tappa sia al Giro di Scandinavia che al Simac Ladies Tour. Che cosa era successo prima? Il suo racconto è un calendario di sfortune.

Laura Tomasi, nata a Miane (TV) il 1° luglio 1999, quest’anno ha corso 40 giorni (foto Manuela Heres)
Laura Tomasi, nata a Miane (TV) il 1° luglio 1999, quest’anno ha corso 40 giorni (foto Manuela Heres)

Un brutto trauma cranico

«A marzo c’è stata la prima caduta in Belgio, con un colpo alla testa – esordisce la veneta – a maggio è arrivato il Covid. Poi proprio il giorno prima del Giro d’Italia un’altra caduta, questa volta non in bici ma con conseguenze più gravi: un trauma cranico che ha richiesto un po’ di controlli e molta prudenza. Sono stata ferma tutto luglio. Per fortuna la squadra non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno e la sua fiducia pensando ad agosto».

Appena sei tornata abile, la tua agenda d’impegni è diventata fittissima: Giro di Scandinavia, Simac Ladies Tour, ora la Vuelta…

A me va benissimo così, intanto perché ho corso pochissimo, prima di partire per la Norvegia avevo fatto appena 25 giorni di corsa, poi perché essendo stata tanto assente, devo anche dare modo a chi mi ha sostituito di respirare. Ora farò tutte le gare del WorldTour fino a fine stagione.

Il saluto con Mavi Garcia sotto lo sguardo della Bujak. La trevigiana spera nella riconferma per il 2023
Il saluto con la capitana Mavi Garcia. La trevigiana spera nella riconferma per il 2023
Non solo hai potuto gareggiare, ma hai anche avuto la possibilità di metterti in evidenza…

L’occasione andava sfruttata. La squadra, non avendo Garcia e Bastianelli nel roster, aveva dato a tutte noi la possibilità di sfruttare la situazione non essendoci una capitana designata. Sarebbe stata la corsa a fare le gerarchie e quando sono stata chiamata in causa ho risposto presente. Ora sono pronta a tornare a svolgere i miei compiti in funzione delle altre, alla Vuelta Mavi era la nostra guida, ma se capiteranno altre possibilità non me le farò sfuggire.

Parliamo allora degli inizi di Laura Tomasi: hai subito individuato il ciclismo come tuo sport preferito?

Non proprio. Da bambina mi piaceva di più il pattinaggio artistico, poi però ho iniziato a vivere il ciclismo come mia attività preferita, gareggiando sin da esordiente. Devo dire che in famiglia all’inizio hanno fatto un po’ di resistenza: mio padre che aveva fatto attività in età giovanile mi sconsigliava di provarci dicendo che era molto impegnativo, poi però mi hanno sempre supportato nelle mie decisioni.

Sul podio della quarta tappa al Tour of Scandinavia, terza dietro le australiane Manly e Hosking
Sul podio della quarta tappa al Tour of Scandinavia, terza dietro le australiane Manly e Hosking
Tecnicamente come ti sei evoluta?

Diciamo intanto che non sono uno scalatore, questo è certo… Sulle salite brevi mi posso difendere anche in maniera brillante, ma le mie caratteristiche sono più legate alla velocità, allo sprint. Per questo gare come quelle in Norvegia e Olanda sono le più adatte a me.

Visto che sei veloce, quali sono i tuoi compiti in squadra?

Sono nel treno che lavora in funzione della Bastianelli, ma quando lei non c’è posso anche finalizzare, soprattutto se sono in fuga. Nei gruppi ristretti mi trovo molto a mio agio. Quando in grandi squadre come l’Uae Team ADQ hai capitani importanti è giusto dare tutto quel che si ha per loro, ma le occasioni per avere libertà in una stagione non mancano.

Lo sprint della quarta tappa al Simac Ladies Tour con la Tomasi quarta. Prima l’olandese Markus
Lo sprint della quarta tappa al Simac Ladies Tour con la Tomasi quarta. Prima l’olandese Markus
Dicevi di non essere tanto abile in salita, ma se andiamo a guardare gli eventi della corsa olandese, c’è la quarta tappa che sembra quasi smentirti…

Un po’ è vero. Era la frazione che presentava al suo interno il Cauberg, l’ascesa resa famosa dall’Amstel Gold Race, da affrontare ben 3 volte e io alla fine ho chiuso quarta. E’ andata via una fuga di una ventina di atlete con me presente e in volata ho fatto il mio. Mi hanno detto però che il percorso della classica olandese è un po’ diverso, più complicato.

Come l’affronteresti?

Sempre al servizio delle altre, di chi ha più possibilità per spuntarla. Io voglio essere utile, spero di poter rimanere. Per il prossimo anno ancora non ho firmato la riconferma, ma ho buoni segnali in tal senso. L’importante è che mantenga la condizione attuale e abbia occasioni per mettermi in mostra, anche in funzione delle altre. Gli ultimi risultati mi hanno dato tranquillità e questo è merito anche del lavoro intrapreso con la psicologa dopo gli incidenti della stagione. Hanno influito parecchio e spero di continuare così.