Pietro Solavaggione, Team Fratelli Giorgi 2025

Solavaggione: altro junior con la valigia, direzione Cannibal Team

08.11.2025
5 min
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Il nome di Pietro Solavaggione in gruppo gira da qualche settimana, da quando è arrivata l’ufficialità che sarebbe andato a correre all’estero: al Cannibal Team, la formazione juniores development della Bahrain Victorious. Diciassette anni, idee già chiare e la voglia di emergere. La bicicletta per Pietro Solavaggione ha smesso di essere un gioco, ora è nell’orbita dei grandi e bisogna fare le cose sul serio. Presto o tardi che sia. 

«Questa è la terza settimana di stacco – racconta Pietro Solavaggione da casa – sono fermo e, scuola a parte, non ho grandi impegni. La bici tornerà nella mia routine questo fine settimana probabilmente. Non sono mai stato abituato a fare lo stop invernale, gli anni scorsi il mio preparatore (Piotti, ndr) mi diceva di continuare se avessi avuto voglia di pedalare per divertirmi. Da un mese, però, sono passato sotto il preparatore del Cannibal Team che mi ha detto di staccare e riposare in vista della nuova stagione». 

Pietro Solavaggione mtb
Pietro Solavaggione nasce nella mountain bike, è arrivato al ciclismo su strada più tardi
Pietro Solavaggione mtb
Pietro Solavaggione nasce nella mountain bike, è arrivato al ciclismo su strada più tardi
Piotti era il tuo preparatore al Team Giorgi?

Sì, ma mi seguiva come esterno, non avevamo preparatori all’interno del team. Lui mi allena da quando ero secondo anno allievo, dall’inverno tra il 2023 e il 2024. L’ho conosciuto quando ero entrato a far parte della selezione regionale del Piemonte di mountain bike. 

Anche tu arrivi dal fuoristrada?

Ho iniziato a correre in mtb quando ero G3, anche se allora non mi piaceva troppo la bici perché non vincevo e quindi non mi divertivo tanto. Nel frattempo ho provato tanti altri sport: calcio, nuoto, sci, corsa… Poi sono tornato a correre in mountain bike da esordiente secondo anno e ho visto di essere forte, di conseguenza mi sono convinto a restare sul ciclismo. 

Pietro Solavaggione, Team Fratelli Giorgi 2025
Il primo anno da junior lo ha corso con i colori del Team Giorgi, squadra che ha chiuso i battenti a fine stagione
Pietro Solavaggione, Team Fratelli Giorgi 2025
Il primo anno da junior lo ha corso con i colori del Team Giorgi, squadra che ha chiuso i battenti a fine stagione
Poi sei passato alla strada, quando?

E’ da quando sono allievo secondo anno che mi dedico interamente al ciclismo su strada. Mi sarebbe anche piaciuto continuare con la mountain bike, ma ci sono molte meno squadre e le possibilità di carriera sono ridotte. Si fa lo stesso sport, andare in bici, ma economicamente sono senza paragoni. Poi ho visto che anche i biker più forti sono passati alla strada: Grigolin e Pezzo Rosola. 

C’è un altro piemontese che però è emerso dalla mtb: Scagliola…

Vero, però lui ha corso in una squadra che gli ha fatto fare entrambe le discipline. Inoltre io volevo emergere su strada e se avessi fatto anche mtb non avrei avuto una stagione così soddisfacente come quella passata. Ho pensato fosse meglio specializzarsi subito e via. 

Pietro Solavaggione, Team Fratelli Giorgi 2025
Ecco Pietro Solavaggione (a sinistra) con il compagno di squadra Thomas Bernardi
Pietro Solavaggione, Team Fratelli Giorgi 2025
Ecco Pietro Solavaggione (a sinistra) con il compagno di squadra Thomas Bernardi
Non era troppo presto?

Non ci ho pensato molto, anche perché in un solo anno su strada da junior ho raccolto tantissimo e sono arrivato a firmare con il Cannibal Team Development. Inoltre ho anche l’accordo per la categoria U23, infatti sarò nel devo team della Bahrain. Un percorso lineare e continuo. 

Come ti sei trovato al Team Fratelli Giorgi?

Benissimo. Meglio di così sarebbe stato impossibile, purtroppo la squadra ha chiuso i battenti. Sarei potuto entrare nel nuovo progetto dove andrà Leone Malaga, ma non sarebbe mai stato come il Team Giorgi. Magari lo diventerà in futuro, perché lui è molto bravo. 

Poi è arrivato il richiamo del Cannibal Team…

Era un’occasione che non mi sono fatto sfuggire, dopo le prime vittorie a inizio anno ho firmato con i Carrera, mi seguirà Johnny lui è quello che lavora maggiormente con i giovani. Da lì sono arrivate a bussare tante squadre internazionali e tra tutte ho scelto il Cannibal Team.

Pietro Solavaggione, Team Fratelli Giorgi 2025 (Photors.it)
Pietro Solavaggione si è messo in mostra con ottimi risultati in questo 2025, qui al GP Sportivi Loria concluso al terzo posto (Photors.it)
Pietro Solavaggione, Team Fratelli Giorgi 2025 (Photors.it)
Pietro Solavaggione si è messo in mostra con ottimi risultati in questo 2025, qui al GP Sportivi Loria concluso al terzo posto (Photors.it)
Perché?

Mi è sembrata la scelta migliore per il 2026, sono una realtà competente e familiare, in tutti i sensi. Il diesse è Francis Van Mechelen e dentro lo staff ci sono sua moglie e sua figlia. In quel contesto mi sono sentito a mio agio fin da subito, senza pressioni intorno. 

Hai anche avuto modo di correre con loro?

Sì, ho fatto l’ultima gara della stagione, a ottobre alla Philippe Gilbert Junior. E’ stata un’esperienza utile, nella quale ho capito cosa vuol dire correre a livello internazionale. La corsa è stata dura, selettiva, ho visto che c’è tanto da imparare. Ad esempio il vento forte ha portato alla formazione di ventagli, cosa che non avevo mai fatto prima d’ora. 

Non è un salto troppo grande? 

Restare in Italia sarebbe stato più comodo e un’idea migliore da un lato. Ho scelto la strada più difficile ma l’ho fatto per il mio futuro: una lingua diversa e un calendario impegnativo. Però ho già una squadra per la categoria under 23 e mi sento sereno. Certo che partire e prendere l’aereo da solo per andare a correre in Belgio non è stato facile, era anche la prima volta che volavo in vita mia. 

Pietro Solavaggione, Cannibal Team Development 2025
Solavaggione ha avuto modo di vestire la maglia del Cannibal Team già a ottobre di quest’anno, per lui un assaggio di futuro
Pietro Solavaggione, Cannibal Team Development 2025
Solavaggione ha avuto modo di vestire la maglia del Cannibal Team già a ottobre di quest’anno, per lui un assaggio di futuro
Avete parlato di ritiri e calendario?

Non sono ancora sicuro degli impegni perché nel ritiro in Spagna di dicembre avremo meno posti rispetto al numero di atleti in squadra (al momento il Cannibal Team conta una ventina di ragazzi, ndr). Probabilmente verrà dato spazio a quelli che correranno le prime gare dell’anno, corse non adatte alle mie caratteristiche. Quelle inizieranno a giugno, quindi c’è tutto il tempo. 

Hai pensato anche alla scuola?

Sarà un aspetto, non semplice, che dovrò gestire. Ad ora ho cambiato scuola e sono passato a una online, così da potermi coordinare meglio tra lezioni e allenamenti senza il problema delle assenze.

Lombardia 2025, Leo Bisiaux, Decathlon AG2R La Mondiale

Bisiaux e i Petite Diables alla scuola della Decathlon AG2R

20.10.2025
5 min
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COMO – Il talento di Paul Seixas è solamente la punta scintillante di un iceberg che da anni si muove silenzioso sotto il pelo dell’acqua, pronto ad emergere. La Decathlon AG2R La Mondiale lavora da anni per coltivare e far sviluppare una catena di enfant prodige. Giovani talenti scovati in maniera capillare sul territorio, che vengono portati all’interno della formazione juniores (Decathlon AG2R U19) e poi fatti passare nel devo team per una maturazione definitiva che avviene con l’approdo nel WorldTour. 

In questo modo la Francia fa crescere e preserva i suoi talenti, forte delle sue quattro formazioni che militano nel massimo livello del ciclismo mondiale: Decathlon AG2R La Mondiale, Groupama FDJ, Arkea B&B Hotels e Cofidis. Il prossimo anno rischiano di scendere a due, visto l’annunciata chiusura della Arkea B&B Hotels e la probabile retrocessione della Cofidis allo stato di professional. 

Lombardia 2025, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, la Decathlon AG2R La Mondiale al foglio firma
Lombardia 2025, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, la Decathlon AG2R La Mondiale al foglio firma

Sistema verticale

Tuttavia il sistema messo in piedi dalle due potenze del ciclismo francese, Decathlon AG2R La Mondiale e Groupama FDJ è ben chiaro: scovare i migliori talenti e portarli fin da giovani all’interno di un sistema che permetta di monitorarne la crescita. Non a caso tre delle ultime cinque edizioni del Giro della Lunigiana, la corsa a tappe di massimo livello per gli juniores, sono state vinte da atleti che arrivavano dalla formazione di sviluppo della Decathlon AG2R: Leo Bisiaux, Paul Seixas e Seff Van Kerckhove. Ai quali si aggiunge Lenny Martinez, atleta francese uscito dalla formazione juniores della Groupama FDJ.

Nella mattina del Lombardia siamo andati a curiosare nel mondo della Decathlon AG2R La Mondiale, per capire come lavorano e in che modo si vanno a scovare i talenti che andranno poi a creare una solida base in vista del futuro. Le domande le giriamo direttamente a Leo Bisiaux, 20 anni, uno dei primi talenti entrato nell’infornata della formazione francese, il quale ha vissuto da dentro la rapida e vertiginosa crescita del team. 

«E’ fantastico avere tanti corridori che entrano a far parte del progetto quando sono under 19 – dice – per poi passare nella formazione U23 e infine nel WorldTour. Possiamo crescere a gran velocità come lo si è potuto vedere con Paul (Seixas, ndr) ma anche con Jordan Labrosse, Noa Isidore e me».  

Come avviene la selezione?

Il team ha già tutti i nostri dati, quindi la selezione dei corridori avviene attraverso questi strumenti. Quando la squadra mi ha selezionato aveva a disposizione tutto su di me, oltre ad avermi visto in azione nelle varie gare. Ora non so come lavorano, perché il ciclismo è cambiato parecchio negli ultimi due anni, però credo che la base di lavoro sia la stessa. 

Com’è entrare in un devo team juniores?

Allenarsi e correre con i migliori atleti della categoria aiuta sicuramente dal punto di vista della crescita. Stare insieme, confrontarci e condividere questo cammino ci ha permesso di avvicinarci e unirci. Aspetto che è risultato importante anche una volta passati nel team U23, e lo è stato ancora di più nel WorldTour. Forse il segreto è proprio questo, creare un gruppo solido e capace di lavorare al meglio, fin da subito. 

Lombardia 2025, Paul Seixas, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, al via anche Paul Seixas, rivelazione delle ultime stagioni
Lombardia 2025, Paul Seixas, Decathlon AG2R La Mondiale
Lombardia 2025, al via anche Paul Seixas, rivelazione delle ultime stagioni
Da juniores hai corso anche con selezioni regionali o miste…

In alcune corse sì, così come ho corso con la nazionale francese. Correre con le rappresentative regionali o miste all’estero è stato un passaggio importante in termini di esperienza. Ti ritrovi in gara contro i migliori atleti e cresci molto. 

Parlavi di un ciclismo che è cambiato parecchio in soli due anni.

Penso sia evidente. Ora ci sono mezzi ancora più efficienti anche nella categoria juniores, soprattutto rispetto a quelli che avevo io. Inoltre gli allenamenti sono più duri, o comunque efficienti, si vedono ragazzi junior che arrivano ai mondiali tra i professionisti e corrono davanti. Paul Seixas e Albert Whiten Philipsen sono un esempio

Vuelta a Burgos 2025, Leo Bisiaux, Decathlon AG2R La Mondiale
Leo Bisiaux, 20 anni, in azione alla Vuelta Burgos con la maglia Decathlon AG2R La Mondiale
Vuelta a Burgos 2025, Leo Bisiaux, Decathlon AG2R La Mondiale
Leo Bisiaux, 20 anni, in azione alla Vuelta Burgos con la maglia Decathlon AG2R La Mondiale
Per questo credi che alcuni passino direttamente da juniores a professionisti?

Siamo davanti a un nuovo ciclismo. Non so dove porterà ma ci sono tanti giovani che sono pronti. Io stesso ho corso solamente un anno da U23 e poi sono passato nella WorldTour. Ne ho parlato con la squadra e c’è un piano per vedere come posso crescere anno dopo anno. Avere un cammino lineare e continuo attraverso tutte le categorie, da quella juniores al WorldTour aiuta tanto. 

Quanto è importante per te che altri ragazzi francesi abbiano un gruppo solido e una squadra solida in cui poter crescere?

Importante ma non fondamentale, non ci sono solamente atleti francesi all’interno della formazione juniores. Ci sono tantissime nazionalità differenti, non saprei dire quante ma sono molte (l’unico atleta non francese passato nel WorldTour è l’australiano Oscar Chamberlain, ndr). 

Bastien Trochon, Tro Bro Leon 2025, Decathlon AG2R La Mondiale (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Tra i nomi usciti dal vivaio Decathlon c’è quello di Bastien Trochon, classe 2002 che ha vinto la Tro Bro Leon 2025 (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Bastien Trochon, Tro Bro Leon 2025, Decathlon AG2R La Mondiale (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Tra i nomi usciti dal vivaio Decathlon c’è quello di Bastien Trochon, classe 2002 che ha vinto la Tro Bro Leon 2025 (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
La squadra vi permette anche di mantenere la doppia attività, molti di voi fanno strada e ciclocross. 

Sì, per me e anche per altri ragazzi entrambe le discipline sono molto importanti. Per il momento continuiamo così e lo staff ci ha sempre dato il massimo supporto, soprattutto da junior o under 23 dove è importante la multidisciplina. Anche se l’obiettivo principale è sulla strada, ovviamente. 

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing

In gruppo si vede un “nuovo” Bessega: consapevole e determinato

08.10.2025
5 min
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LISSONE – Prima il Lombardia U23, corso sabato 4 ottobre, poi la Coppa Agostoni il giorno successivo. Il rientro in corsa di Andrea Bessega è stato caratterizzato dalle salite della Brianza e da due giornate toste dove c’era da fare fatica e mettersi a disposizione dei compagni. Il giovane talento friulano passato under 23 quest’anno con la Lidl-Trek Future Racing è tornato a indossare il numero sulla schiena dopo sette mesi di stop. La sua ultima apparizione in gruppo risaliva all’Istrian Spring Tour, era il 16 marzo. 

Il ragazzino che con la maglia della Borgo Molino aveva raccolto tanto nei due anni fra gli juniores nelle gare nazionali e regionali ha sentito la necessità di fermarsi, rifiatare e ripartire. Un periodo lungo di assenza dalle corse dal quale è uscito un nuovo Andrea Bessega (in apertura foto Facebook/Istrian Spring Trophy, ndr). 

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Coppa Agostoni 2025
La Coppa Agostoni è stata la seconda gara disputata da Bessega (secondo da sinistra) una volta tornato in gruppo
La Coppa Agostoni è stata la seconda gara disputata da Bessega (il secondo da sinistra) una volta tornato in gruppo

Da junior agli under 23

Negli anni della categoria juniores il giovane friulano aveva fatto vedere grandi cose, vincendo spesso con netta superiorità nelle gare nazionali. Bessega aveva iniziato a raccogliere anche le prime esperienze di livello internazionale grazie al lavoro di Dino Salvoldi, cittì della nazionale juniores, che lo aveva portato con sé in alcune prove di Nations Cup. Le qualità e il talento di Andrea Bessega non sono mai stati in discussione, ma la verità è che il mondo degli under 23 è tanto diverso, soprattutto se ci si affaccia subito in un devo team. La Lidl-Trek Future Racing lo ha aspettato e in lui crede molto, tanto da avergli prolungato il contratto anche per il 2026

«Con il Lombardia ho rimesso ufficialmente il numero sulla schiena – racconta il corridore classe 2006 – era dal mese di marzo che non correvo per diversi problemi personali. Tornare in corsa è stato bello, sono venuto a questi due appuntamenti per fare esperienza e sono felice di rimettermi in gruppo. Speriamo, da adesso in poi, che tutto vada come deve andare».

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing
Rimettere il numero sulla schiena prima della fine dell’anno è stato un passaggio importante per il giovane friulano
Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing
Rimettere il numero sulla schiena prima della fine dell’anno è stato un passaggio importante per il giovane friulano
Ti era mancato?

Sì, mi era mancato tornare alle gare, però il periodo che ho avuto mi ha cambiato. Mi era mancato questo mondo, però nel periodo scorso ho avuto problemi che non mi hanno fatto sentire questa mancanza. 

Cosa hai avuto?

Problemi personali legati alla motivazione e alla performance. A inizio anno ero sereno e ben predisposto per fare questo primo anno da under 23, poi con le prime gare sono arrivati dei problemi più mentali che fisici. Diciamo che sono un po’ saltato.

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Coppa Agostoni 2025
Bessega si è detto felice di aver ritrovato la sensazione di pedalare in gruppo, anche se in questi mesi qualcosa in lui è cambiato
Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Coppa Agostoni 2025
Bessega si è detto felice di aver ritrovato la sensazione di pedalare in gruppo, anche se in questi mesi qualcosa in lui è cambiato
Il passaggio da juniores a under 23 è stato più grande del previsto?

Sì, poi ho iniziato anche la scuola e c’era molto stress, si vede che non ho retto abbastanza bene i due impegni e ho ceduto un po’. Non saprei dire quale sia stata la causa scatenante, ma ho avvertito un vero e proprio cambiamento dentro di me. 

Cosa è cambiato in te?

Non me la sento di dirlo. Sono solo contento di essere tornato in corsa, la motivazione sembra essere quella giusta. 

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing
Il passaggio in un devo team non è mai semplice, Bessega lo ha scoperto sulla propria pelle e farà tesoro di quanto visto
Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing
Il passaggio in un devo team non è mai semplice, Bessega lo ha scoperto sulla propria pelle e farà tesoro di quanto visto
Com’è stato il passaggio da una squadra juniores nazionale a una di livello internazionale come un devo team? 

Come passare dalla montagna al mare, correre in una squadra di sviluppo è completamente diverso rispetto a un team italiano juniores. Cambia tutto, gli allenamenti, l’approccio, la mentalità. Il salto è davvero grande. Diciamo che quando si è abituati a vincere e fare sempre piazzamenti ogni fine settimana, poi ti trovi a non finire le gare è tosta. Bisogna essere pronti mentalmente perché altrimenti ci possono essere dei problemi. 

Nonostante tra gli juniores tu abbia corso e raccolto risultati anche a livello internazionale…

Sì è vero, ma quando si arriva da questa parte, tra gli under 23, ti accorgi che è tutto un altro mondo. Ci sono ragazzi più grandi, con maggiore esperienza e che vanno davvero forte

Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Istrian Spring Trophy (foto Facebook/Istrian Spring Trophy)
L’ultima corsa per Andrea Bessega era stata l’Istrian Spring Trophy il 16 marzo (foto Facebook/Istrian Spring Trophy)
Andrea Bessega, Lidl-Trek Future Racing, Istrian Spring Trophy (foto Facebook/Istrian Spring Trophy)
L’ultima corsa per Andrea Bessega era stata l’Istrian Spring Trophy il 16 marzo (foto Facebook/Istrian Spring Trophy)
Com’è a inizio anno attaccare il numero e trovarsi in quel mondo? 

Le prime gare sono state fatte a fine gennaio, in Spagna e sono andate anche abbastanza bene. Poi a marzo sono andato a fare l’Istrian Spring Tour ed è successo tutto. 

In questo periodo cosa hai fatto? 

Ci sono stati degli alti e bassi per quanto riguarda gli allenamenti e la preparazione. E’ stato difficile ma sono felice che la squadra mi abbia chiamato per venire a correre in questo finale di stagione. Anche io avevo voglia di rimettermi in gioco, anche perché il prossimo anno bisogna rimettersi in sesto e fare una buona stagione.

Allora in bocca al lupo e grazie.

Crepi!

Jacopo Vendramin è nato il 19 dicembre 2008. Vive a Marghera e corre per la Industrial Forniture Moro (foto italiaciclismo.net)

Volate vinte e l’oro europeo nello scratch. Conosciamo Vendramin

02.10.2025
6 min
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Farà 17 anni il prossimo 19 dicembre e a pensarci bene corre in bici da poco tempo avendo iniziato quasi per caso, ma Jacopo Vendramin è già una bella realtà, riuscendo a ritagliarsi il proprio spazio alla sua prima stagione da junior.

Probabilmente mai si sarebbe immaginato quest’anno di poter ottenere risultati importanti anche a livello internazionale con la maglia azzurra. Vendramin con la sua Industrial Forniture Moro C&G Capital ha centrato finora quattro vittorie (in apertura foto italiaciclismo.net il terzo successo ad Imola a fine agosto) e altrettanti podi. Poi si è messo al collo diverse medaglie in pista con la nazionale. Quella d’oro è arrivata a luglio agli europei in Portogallo vincendo lo scratch, poi un mese dopo ai mondiali in Olanda ha aggiunto un argento (eliminazione) e due bronzi (scratch e omnium).

Veneziano di Marghera e velocista, Jacopo è uno di quei corridori svegli che vuole imparare dai propri errori e senza obbligatoriamente bruciare le tappe come impone talvolta il ciclismo giovanile di adesso. La scelta di non andare all’estero nel 2026, come vedremo, è coerente con il suo pensiero.

Tracciamo un piccolo profilo su di te al di fuori della bici.

Frequento la quarta classe al liceo scientifico-sportivo “Stefanini” di Mestre con buoni voti. Il tempo libero lo trascorro cercando di rilassarmi e uscendo in compagnia degli amici senza fare nulla di particolare. Mi piacciono molto da guardare i motorsport, in particolare la Formula 1.

Hai fatto le tradizionali categorie giovanili?

Rispetto a molti ragazzi che corrono con me, ho cominciato tardi e per prova. Fino a dieci anni ho fatto un po’ di tutto giusto per tenermi in movimento. Il classico nuoto e il più originale parkour, perché mi piaceva saltare da una parte all’altra dopo aver visto una manifestazione di questa disciplina nel mio paese. Devo dire che quei movimenti mi sono tornati buoni quando ho iniziato a correre in bici. Per un po’ infatti ho fatto anche trial. Mi piaceva fare numeri di equilibrio, però ho smesso perché diventava troppo pericoloso per l’attività.

Com’è nata la passione per il ciclismo?

Ero in età da G4 e un mio amico mi aveva invitato a fare una gara assieme a lui. Eravamo a fine stagione e feci un mese di corse. Mi era piaciuto correre, tanto che dall’anno successivo ho continuato. Ho corso fino a G5 con la Maerne-Olmo, che poi si è fusa col Martellago con cui ho fatto G6 e le due annate da esordiente. Da allievo invece sono passato alla Industrial Forniture Moro (il C.S. Spercenigo di San Biagio di Callalta in provincia di Treviso, ndr).

Che tipo di corridore sei?

Sono un velocista che tiene su salite brevi, da 6-7 minuti. Sfrutto le mie doti veloci e di saper guidare bene la bici, però non sono voluto diventare per forza uno sprinter. Anche perché non ti ci puoi improvvisare, lo devi un po’ sentire dentro. A me piace l’adrenalina del finale di gara. Negli ultimi due chilometri voglio entrare in ogni spazio per guadagnare posizioni o viceversa mantenere quella che occupo già in vista della volata. Cerco di usare il mestiere sempre restando nei limiti della correttezza e senza voler rischiare inutilmente.

Hai qualche idolo o riferimento tra i pro’?

Anche se ha caratteristiche diverse dalle mie, ammiro tanto Van der Poel. Tra i velocisti il mio preferito è Jonathan Milan perché uno dei più forti al mondo ed è italiano. Invece non saprei dirvi a chi potrei somigliare dal punto di vista fisico e tecnico. Cercherò di scoprirlo.

Cosa osservi nelle volate che guardi in televisione?

Non mi limito solo a vedere gli ultimi metri o quando parte lo sprint. Sono affascinato dai momenti precedenti. La preparazione alla volata, come entrano in scena gli “ultimi uomini” e se ci sono spallate. Osservo gli ultimi chilometri per vedere i movimenti e imparare qualcosa se si riesce.

In questo senso la pista aiuta molto, giusto?

Assolutamente sì. Con la pista sai stare in gruppo. Ho iniziato a farla già esordiente del primo anno e me ne sono reso conto. La pista però ti dà anche un colpo di pedale che in strada non trovi subito. Anche in questo caso l’ho visto su di me.

Ti saresti aspettato di vincere l’europeo di scratch e le altre medaglie ai mondiali?

Non ci avrei scommesso nulla, sono sincero. Da fine dicembre a inizio giugno ho fatto un allenamento alla settimana in pista con la nazionale. Ho faticato all’inizio tanto che alle gare internazionali le ho prese dagli avversari. Dino (il cittì Salvoldi, ndr) mi ha aiutato tanto e con lui ho capito che dovevo migliorare la resistenza mentre il picco di velocità era già buono. Due settimane prima dell’europeo non sapevo cosa aspettarmi, però le sensazioni erano già migliori rispetto al passato ed ero un po’ più fiducioso.

Quale specialità preferisci?

Diciamo che dipende dal momento (sorride, ndr). Ho vinto il titolo europeo nello scratch e naturalmente sono contento. Mi piace anche l’omnium, tuttavia l’eliminazione è quella che mi piace di più perché mi diverte. Bisogna saper stare in gruppo e penso di essere competitivo in quel fondamentale.

Anche su strada sono arrivate tante soddisfazioni con la prima vittoria al debutto. Sei rimasto sorpreso?

Ho iniziato pensando solo ad allenarmi e a farmi trovare pronto. Volevo capire la categoria, senza farmi illusioni. Devo dire però che non pensavo di vincere subito. Poi col passare del tempo ho cercato di capire dove non dovevo più sbagliare. Ad esempio usare un rapporto troppo duro in certi arrivi. Magari con qualche errore in meno avrei più vittorie, ma sono contento così. Di sicuro avere un avversario come Alessio (Magagnotti, ndr), che è diventato anche un grande amico, ti stimola a dare il meglio.

Jacopo al mondiale ha conquistato l'argento nell'eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all'oro (foto UCI)
Jacopo al mondiale ha conquistato l’argento nell’eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all’oro (foto UCI)
Jacopo al mondiale ha conquistato l'argento nell'eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all'oro (foto UCI)
Jacopo al mondiale ha conquistato l’argento nell’eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all’oro (foto UCI)
Hai avuto il contatto con una formazione estera per fare il secondo anno da loro. Come mai hai deciso di non andare?

Innanzitutto sono stato molto lusingato di aver ricevuto il loro interessamento, mi ha riempito di motivazioni. Ne ho parlato con la famiglia e col mio procuratore e abbiamo capito che sarebbe stato complicato far incastrare le gare da loro con i miei studi. Preferisco finire bene la scuola e poi vedere come andrà. So che se l’anno prossimo ripeterò gli stessi risultati di quest’anno, magari facendo meglio, potrò attirare ancora l’attenzione di qualche formazione estera.

Che obiettivi si è posto Jacopo Vendramin per il 2026?

Dal punto di vista tecnico vorrei soprattutto migliorare in salita, non solo per le nostre corse, ma per guadagnarmi una convocazione in nazionale su strada con più continuità. Quest’anno ho avuto la possibilità anche di disputare in Francia a Morbihan una prova di Nations Cup e vorrei ripetere questa esperienza. In pista invece vorrei vincere un oro mondiale in una delle specialità in cui correrò.

Alessia Orsi, un’altra “primo anno” vincente con le idee chiare

13.09.2025
7 min
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Uno dei cilindri che quest’anno sta alimentando il motore della BFT Burzoni è Alessia Orsi. Il ruolino di marcia di questa junior, che viene da Soliera nella pianura modenese e che ha voglia di crescere ancora, si è impreziosito da luglio in avanti tra strada e pista.

Finora la sua stagione da “primo anno” nella categoria (una delle tante atlete del team piacentino) parla chiaro. Due dei tre successi su strada Orsi li ha ottenuti nell’arco di quattro giorni ad inizio settembre. Ha aggiornato il suo guardaroba di “maglie” con i titoli regionali dell’Emilia-Romagna sia a cronometro che in linea. E a corredo di tutto, c’è stato spazio anche per la medaglia d’argento conquistata il 21 agosto ai mondiali juniores in pista nell’inseguimento a squadre.

Ne abbiamo approfittato quindi per conoscere meglio Alessia, che frequenta l’indirizzo turistico all’istituto tecnico “Meucci” di Carpi. Le sue parole esprimono determinazione, riconoscenza e consapevolezza di pregi e difetti. Caratteristiche non secondarie per una ragazza di 17 anni, simpatica poi a raccontare il rapporto con la gemella Martina, sua compagna di squadra.

Alessia Orsi è nata il 29 luglio 2008, vive a Soliera (MO) e frequenta un istituto tecnico a Carpi (foto Frantz Piva)
Alessia Orsi è nata il 29 luglio 2008, vive a Soliera (MO) e frequenta un istituto tecnico a Carpi (foto Frantz Piva)
Facciamo un bilancio parziale del tuo 2025?

L’annata non è partita molto bene. Ho avvertito tanto il passaggio di categoria da allievi a juniores. Ci ho messo un po’ a prenderci le misure e ambientarmi. Nella prima parte ho lavorato molto per le compagne, però non trovavo risultati che mi dessero fiducia, a parte il “regionale” a crono dove però avevo fatto quarta assoluta. Mi è spiaciuto non essermi guadagnata la convocazione per gli europei in pista.

Quando c’è stata la svolta?

E’ stata graduale. A giugno al campionato italiano sono stata in fuga per una cinquantina di chilometri, in un gioco di squadra che ha portato poi la vittoria di Matilde (la compagna Rossignoli, ndr). Oltre alla soddisfazione per il suo tricolore, ero contenta per la mia prestazione perché ero stata protagonista. Lì ho capito che stavo crescendo di condizione e il vero cambio di rotta è arrivato qualche settimana dopo vicino a casa.

Spiega pure.

Ad inizio luglio ho vinto la gara di San Felice sul Panaro davanti ai genitori, parenti e amici. Era una corsa che sentivo perché conoscevo molto bene le strade. E’ stata una vittoria arrivata al momento giusto, che ci voleva assolutamente. Ne avevo bisogno per sboccarmi. Inoltre era valida come campionato regionale e per me è stato un grande orgoglio. Da lì in avanti è stato tutto un po’ più semplice e sono arrivati altri risultati importanti.

Ti aspettavi un avvio di settembre così buono?

Al Giro di Lunigiana Donne volevo fare bene. Dopo la prima tappa vinta da Agata (Campana, ndr), mi sono messa in testa che avrei voluto vincere la seconda tappa e così è andata (in apertura foto Ptzphotolab). Poi qualche giorno dopo, in provincia di Bergamo, negli ultimi 30 chilometri ho avuto il via libera dalla squadra e sono entrata nella fuga decisiva. Eravamo in una dozzina e nel finale ho sfruttato le mie doti veloci.

Cogliamo l’assist e parliamo delle tue caratteristiche. Che corridore sei?

Sicuramente nei gruppetti ristretti posso giocarmela in volata. Mi definisco passista-veloce, che però si difende bene in salita, specie se sono lunghe per quelle che possono esserlo nelle nostre gare. Ad esempio mi sono trovata molto bene nei Paesi Baschi alla Bizkaikoloreak (breve corsa a tappe di Nations Cup, ndr). Ho capito meglio le mie caratteristiche e ho fatto tanta esperienza internazionale.

Poi è arrivata la chiamata in nazionale per i mondiali in pista.

Esatto, sono stata molto contenta perché non me l’aspettavo più di tanto. In pista ci sono sempre andata, ho vinto anche campionati italiani nelle categorie inferiori. Ad Apeldoorn ho disputato sia il chilometro che la prova del quartetto, due discipline molto differenti fra loro. A dire il vero col quartetto ho corso solo la finale, dove eravamo tutte della BFT Burzoni. E’ stata una grande responsabilità, soprattutto perché era una gara molto importante, e ho dato il meglio di me stessa. Ringrazio i tecnici per avermi dato fiducia.

Alessia ha un buon rapporto con i suoi diesse. Qui con Krizia Corradetti che la consiglia anche giù dalla bici (foto facebook/Bft Burzoni)
Alessia ha un buon rapporto con i suoi diesse. Qui con Krizia Corradetti che la consiglia anche giù dalla bici (foto facebook/Bft Burzoni)
Cosa ti ha insegnato finora questa stagione?

In squadra mi trovo bene con tutti. Ho imparato a correre di squadra molto più di quanto si faccia negli anni precedenti. Mi sono ritagliata il mio spazio e credo di aver avuto fiducia dai miei diesse perché hanno riconosciuto il lavoro per le compagne. Per me è stata una grande gratificazione e li ringrazio. A tal proposito vorrei solo spendere due parole per loro.

Prego.

Abbiamo due diesse che sono perfetti dal punto di vista tattico e umano. Vittorio (Affaticati, ndr) conosce molto bene il ciclismo e ci dice sempre come muoverci in gara, oltre poi a spiegarci tutto anche dopo. Ed è affiancato da Krizia (Corradetti, ndr) che per me è stata fondamentale. Lei è più vicina a noi come età e sa capire i problemi di noi ragazze, non solo quelli ciclistici ma quelli di varia natura. Tuttavia con lei abbiamo un rapporto professionale “dirigente-atleta” e quando si arrabbia è meglio darle ascolto.

Alessia cresce e si guadagna i mondiali in pista. Disputa la finale col quartetto e conquista l’argento (foto SWpix.com)
Alessia cresce e si guadagna i mondiali in pista. Disputa la finale col quartetto e conquista l’argento (foto SWpix.com)
Com’è invece il rapporto tra Alessia Orsi e la gemella Martina?

Ovviamente di amore e odio come una normale coppia di gemelle (dice sorridendo, ndr). Corriamo assieme da quando eravamo G2 e ci alleniamo sempre assieme. Faccio fatica ad uscire quando lei non può e viceversa. Martina è un punto fondamentale per me, ma caratterialmente siamo molto diverse. E infatti litighiamo spesso per molte cose, anche legate al ciclismo.

Puoi farci degli esempi?

Cerco sempre di stimolarla. Martina non crede abbastanza nei suoi mezzi e invece dovrebbe farlo. Non ascolta i miei consigli quando le dico che può fare risultato. Quindi ci troviamo a discutere e alla fine si ritrova a darmi ragione (sorride nuovamente, ndr).

Invece Martina cosa ti insegna?

Lei è una atleta che dà sempre se stessa in gara. La vedo spesso che quando finisce una corsa, è davvero provata e sfinita. Questa credo che sia una grande dote per un corridore. Da Martina devo imparare ad avere meno paura di non fare risultato e dare veramente tutto. Talvolta arrivo al traguardo che non mi sento stanca come dovrei perché magari ho voluto risparmiare delle energie, senza poi usarle fino in fondo.

Obiettivi a breve e lungo termine?

Dovrei fare gli italiani in pista a Noto, anche se non so in quali discipline. Ci terrei a fare l’omnium, la mia preferita, e magari la madison con Martina, oltre agli inseguimenti individuali e a squadre. Poi il 18 ottobre avremo il campionato italiano cronosquadre e puntiamo a vincerlo. Per il 2026 vorrei fare ancora più esperienza. Ho fissato qualche obiettivo. Mi piacerebbe fare bene a Cittiglio, al tricolore su strada, al Lunigiana e provare a vincere una tappa nei Paesi Baschi. So che sono tanti e difficili da conseguire, ma sono motivata a raggiungerli.

Elisa Bianchi, una stagione di tante prime volte tra BFT e pista

11.09.2025
6 min
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Con la vittoria della generale del Giro della Lunigiana Donne di una settimana fa, la stagione su strada di Elisa Bianchi si è già chiusa, mentre sta per entrare in quella del ciclocross. La junior della BFT Burzoni ha vissuto in maniera intensa la prima stagione nella categoria (in apertura foto Ossola), raccogliendo tanti piazzamenti e scoprendo anche la pista con paio di medaglie internazionali.

Col quartetto azzurro a luglio è arrivato l’argento europeo in Portogallo, poi ad agosto quello mondiale in Olanda ed entrambe le volte sempre dietro ad una inarrivabile Gran Bretagna, ma per Bianchi questo 2025 doveva proiettarla in una dimensione diversa, più “corale”. Per la 17enne bresciana di Lograto, che nelle categorie inferiori aveva quasi sempre corso da sola, era il debutto pure in una squadra, intesa come gruppo di compagne e staff. Ad inizio anno infatti Stefano Solari, team manager della BFT Burzoni, ci aveva detto che l’ingaggio di Bianchi era da considerarsi una scommessa. La personalità non manca ad Elisa e allora cerchiamo di capire con lei se questa scommessa è considerarsi vinta.

Elisa a maggio ha conquistato la sua prima vittoria all’autodromo di Monza. Era la prima volta che correva in un team (foto Ossola)
Elisa a maggio ha conquistato la sua prima vittoria all’autodromo di Monza. Era la prima volta che correva in un team (foto Ossola)
Facciamo un bilancio sulla tua annata. E’ stata in linea alle tue aspettative?

Sono molto contenta di come è andata la stagione, è stata bellissima. Non pensavo di fare già risultati in pista visto che ho iniziato quest’anno. Anche se forse avrei voluto ottenere qualcosa di più, devo dire che pure su strada è andata bene con tanti piazzamenti e due vittorie (la prima conquistata all’autodromo di Monza a fine maggio, ndr). Ora inizierò a prepararmi per il ciclocross, seppur sia stata convocata dalla Lombardia per i campionati italiani in pista (in programma a Noto dal 7 al 9 ottobre, ndr).

Vorresti continuare a fare doppia attività tra strada e ciclocross anche nel futuro?

Quest’anno deciderò in base ai risultati, però non nascondo che sto già riflettendo su come far conciliare tutto, compresa la pista. La mia idea iniziale sarebbe stata quella di fare ancora questa stagione di ciclocross e poi concentrarmi essenzialmente sulla strada. Tuttavia non ci penso perché sono molto stimolata. Innanzitutto correrò per una nuova squadra (la Alè Colnago, che verrà presentata la settimana prossima, ndr) e contestualmente vorrei guadagnarmi una maglia azzurra per europei e mondiali che l’anno scorso non ero riuscita a ottenere.

Tornando alla pista, che impatto è stato?

Mi sono divertita tantissimo e ho cancellato un vecchio ricordo. Al primo anno da allieva avevo fatto un solo allenamento in pista e non era andato bene, anche perché arrivavo dalla Mtb. Invece stavolta è stato tutto bello e mi sono appassionata, tanto da volerla curare con più metodo. Mi è piaciuta l’atmosfera e sotto questo aspetto devo ringraziare tantissimo Diego Bragato, che mi ha dato subito tanta fiducia, e tutto lo staff. Per ora ho fatto solo il quartetto, ma lui dice che potrei iniziare a lavorare sulla madison. Vedremo, ho voglia di imparare.

Questa stagione in pratica sei stata in due formazioni, club e nazionale in pista. Come sono andate queste esperienze?

Per concludere il discorso pista, ho visto la forza di un gruppo. Tante ragazze avversarie durante l’anno che si uniscono con la maglia azzurra e si supportano a vicenda, grazie ai consigli dei tecnici. Con la BFT Burzoni è stata la stessa cosa, nonostante all’inizio sia stato un grande cambiamento per me perché arrivavo in una squadra molto organizzata sotto ogni punto di vista. Ho sempre corso da sola e un po’ di timore ce lo avevo. Col passare del tempo e delle gare mi sono trovata bene con le compagne, con i diesse Krizia e Vittorio (rispettivamente Corradetti e Affaticati, ndr) e il resto della squadra. E’ stata una stagione in cui ho imparato tanto.

Cosa in particolare?

In squadra ho avuto quel senso di famiglia che non avevo e che non conoscevo. Ad esempio ho imparato a gestire la pressione e spartire l’ansia della gara con le mie compagne. Mi è servito confrontarmi con loro sotto questo punto di vista e di conseguenza interagire con le compagne è diventato più semplice.

La stagione di Bianchi su strada è finita. Correrà i tricolori in pista poi si concentrerà sul ciclocross (foto SWpix.com)
La stagione di Bianchi su strada è finita. Correrà i tricolori in pista poi si concentrerà sul ciclocross (foto SWpix.com)
E in corsa invece Elisa Bianchi cosa ha tratto?

Ho imparato le tattiche di gara e capire in prima persona quanto sia importante la squadra ai fini di un risultato. Sento di essere cresciuta tanto, anche grazie al sacrificio di rinunciare ad un piazzamento per aiutare una compagna. Il Lunigiana è stato un esempio di tutto questo. Ho aiutato le compagne a vincere le due tappe ed io sono riuscita a conquistare la generale.

Ti sei posta qualche obiettivo per il 2026?

Nessuno in particolare. Vorrei fare una bella stagione in generale, anche ripetere questa con qualche vittoria in più. Ecco, magari vorrei provare ad avere un po’ più libertà d’azione per capire meglio che tipo di corridore sono. Anche la prossima sarà una stagione di altri insegnamenti per il futuro.

Rocchetti riparte dagli juniores: la sfida ora è nelle sue Marche

10.09.2025
5 min
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In un messaggio nei primi giorni di settembre Filippo Rocchetti ci annunciava di essere tornato in ammiraglia. Da lì a poche ore la telefonata per raccontare il tutto. Dopo l’addio alla U.C. Trevigiani il diesse marchigiano si era fermato e sembrava non volerne più sapere di ciclismo. Però quando la chiamata arriva da casa diventa difficile dire di no, soprattutto se lo sport ti scorre nelle vene. La nuova avventura prende il nome di Fior di Grano-Tris Stampi, la categoria è quella juniores. 

«E’ una cosa nata parlando con il presidente della squadra, Antonio De Angelis – ci dice Rocchetti durante una pausa pranzo al lavoro – sono una realtà giovane di Montecassiano. Mi hanno chiesto una mano e sono stato felice di dare il mio contributo, anche se per quest’anno è stato poco visto che sono arrivato a stagione in corso. Mi ha contattato un amico, che è lo sponsor principale del team, parlandomi del progetto. Si tratta di una squadra locale a gestione familiare, tutta gente del posto e giovane. L’altro diesse Cristian Falcioni ha poco più di trent’anni, mentre il presidente De Angelis è giovane, ha quarantatré anni».

Al primo anno tra gli juniores la Fior di Grano-Tris Stampi ha corso tutte le gare più importanti (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
Al primo anno tra gli juniores la Fior di Grano-Tris Stampi ha corso tutte le gare più importanti (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)

I tasti giusti

Il ciclismo nelle Marche, come in altre parti d’Italia, soffre. Le squadre fanno fatica ad andare avanti per diversi motivi, legati alle difficoltà nel trovare sponsor e per alcune scelte non sempre lungimiranti. Tempo fa vi avevamo raccontato, con la voce del Pedale Chiaravallese, di come sia difficile fare attività. La stessa realtà di Chiaravalle ha poi dovuto chiudere la squadra juniores all’inizio di questa stagione. Il loro miglior talento, Tommaso Cingolani correrà con il Team Ecotek.

«Con Filippo Rocchetti abbiamo saputo toccare i tasti giusti – dice simpaticamente Antonio De Angelis – e siamo contenti sia venuto con noi. La nostra è una squadra che vuole crescere, siamo al primo anno nella categoria juniores, ma arriviamo da un cammino costante. Siamo nati ormai cinque anni fa, quando io ed Enrico Vissani abbiamo fondato questa realtà, con noi ha sempre lavorato anche Pierino Pinton, ruolo di vicepresidente. Siamo partiti con i giovanissimi, per poi aggiungere gli esordienti e gli allievi nelle stagioni successive. Lo scorso anno ci siamo stabilizzati con queste categorie, mentre il 2025 ha visto un cambiamento interessante. E’ nata la squadra juniores, a fronte di aver tolto le categorie prima».

La categoria allievi è gestita in collaborazione con la SC Recanati (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
La categoria allievi è gestita in collaborazione con la SC Recanati (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
Raccontaci…

Nelle Marche non ci sono tanti ragazzi che vanno in bici, così per mettere insieme una squadra serve trovare il modo giusto di lavorare. Noi abbiamo voluto allinearci e coinvolgere altre due realtà locali che sono vicine a noi: Recanati e Porto Sant’Elpidio. La S.C. Recanati tiene gli esordienti e gli allievi, mentre la G.S. La Montagnola ha i giovanissimi. 

Insomma c’è da costruire un puzzle non facile da comporre?

La nostra forza è stata quella di trovare altre squadre pronte a collaborare e che hanno la nostra stessa idea di ciclismo. Piuttosto che fare tre mezze società con pochi ragazzi ci siamo divisi il lavoro. E’ una questione di budget, di ragazzi e di staff.

Che idea?

Noi come Fior di Grano-Tris Stampi vogliamo diventare una squadra di riferimento per i ragazzi marchigiani, per gli juniores. Anche voler coinvolgere Rocchetti è un investimento da questo punto di vista. E’ un ragazzo giovane, con belle idee, tanta voglia di fare e un curriculum di tutto rispetto. Ora siamo il vivaio della Mg.K Vis Costruzioni e Ambiente

Leonardo Micanti che nel 2026 correrà con la Fior di Grano-Tris Stampi, arriva dalla vicina Umbria (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
Leonardo Micanti che nel 2026 correrà con la Fior di Grano-Tris Stampi, arriva dalla vicina Umbria (foto Instagram/Fior di Grano-Tris Stampi)
Un progetto ambizioso…

Vero, ma quando ci siamo trovati a parlarne ho voluto fare qualcosa di importante. Ho corso fino ai dilettanti, e per farlo sono andato via da casa. Mi piacerebbe dare ai ragazzi una struttura competente vicino a casa nella quale crescere. Non è solo una cosa per le Marche, ma per tutto il centro-sud Italia. Infatti abbiamo anche ragazzi che arrivano dall’Umbria. 

Il primo anno nella categoria juniores com’è andato?

La squadra è composta da dieci ragazzi, di cui otto di primo anno. Anche perché eravamo partiti con dei buoni numeri all’inizio e siamo arrivati fino ad ora. Grazie al lavoro con la S.C. Recanati dovremmo avere la categoria coperta fino al 2027. Vogliamo far crescere i nostri atleti, ne abbiamo di interessanti e siamo convinti che i ragazzi talentuosi ci siano. 

Al Lunigiana 2025 nella Rappresentativa Marche hanno corso due atleti del team di De Angelis: Uguccioni e Battistoni (primo e secondo da destra, foto Ptzphotolab)
Al Lunigiana 2025 nella Rappresentativa Marche hanno corso due atleti del team di De Angelis: Uguccioni e Battistoni (primo e secondo da destra, foto Ptzphotolab)
Come siete riusciti a coinvolgere tanti sponsor?

Sono tutte realtà locali, e questo ci fa piacere perché vuol dire che il progetto attira interesse. Non passiamo dalle vittorie o dai numeri, ma dal cammino di crescita. Chi ci sostiene vuole che i ragazzi siano felici di andare in bici e che si possano divertire. Noi mettiamo la parte sportiva, abbiamo fatto diverse gare internazionali, altre a tappe e anche un ritiro a Livigno questa estate. 

Riuscite a fare tutto?

Sì, poi qui entro in gioco io e lo staff. Le bici le abbiamo comprate, corriamo con le Olmo. Mentre il nostro preparatore è Giuseppe De Maria (preparatore di Piganzoli al team Polti VisitMalta, ndr). Siamo ambiziosi perché viviamo il ciclismo in questo modo, ma la cosa importante è dare ai ragazzi una realtà valida vicino a casa. Stiamo crescendo e l’arrivo di Rocchetti ci darà una mano in questo senso

Gualdi, il bilancio della Due Giorni di Vertova e non solo…

09.09.2025
5 min
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La Due Giorni Ciclistica Internazionale Juniores di Vertova si è confermata uno degli appuntamenti più prestigiosi del calendario giovanile italiano. Una gara che mette a confronto i migliori talenti nazionali con alcune delle squadre più forti d’Europa, diventando un banco di prova fondamentale per misurare il livello del movimento juniores (in apertura foto Zanetti).

Con Patrick Pezzo Rosola grande protagonista, Mirco Gualdi – organizzatore della corsa – traccia un bilancio della manifestazione, analizzando le differenze con il ciclismo straniero e riflettendo sul futuro dei giovani in Italia.

Mirco Gualdi, ex iridato fra i dilettanti, ora nell’organizzazione della due giorni bergamasca
Mirco Gualdi, ex iridato fra i dilettanti, ora nell’organizzazione della due giorni bergamasca
Mirco, partiamo dalla tua gara: sei soddisfatto? Come è andata?

Allora, soddisfatto perché innanzitutto non ci sono stati incidenti e quindi nessuno si è fatto male. Questo è il primo risultato minimo. Non abbiamo avuto problematiche legate al traffico. Ci sono state delle cadute, ma solo piccole sbucciature, nulla di grave. Dal punto di vista tecnico e organizzativo è filato tutto liscio: avevamo più di 100 volontari sul percorso.

Quindi i presidi erano capillari?

Sì, praticamente in ogni comune avevamo qualcuno. A volte chiedo 15 persone e loro ne portano 20. Molti tornano ogni anno volentieri. A ottobre facciamo una cena con tutti i volontari e gli sponsor per ringraziarli pubblicamente. Rispetto a dieci anni fa i corsi e i vincoli burocratici sono raddoppiati, ottenere permessi è diventato complicato e sfiancante. Gli enti proprietari delle strade ti obbligano a farti carico al 100 per cento della responsabilità.

E l’aspetto tecnico delle gare?

Il sabato è stato velocissimo: più di 47 orari di media su un tracciato tortuoso a metà e scorrevole nell’altra. Il gruppo correva a oltre 50 orari, con tanti attacchi. Alla fine si è formato un quartetto e i due ragazzi della Team Grenke, Anatol Friedl e Karl Herzog, hanno giocato di squadra. Ha vinto un corridore che da poco è diventato campione europeo di mountain bike juniores, segno che la famosa multidisciplinarità paga.

Al sabato l’arrivo in parata dei due tedeschi Karl Herzog e Anatol Friedl (poi vincitore) del Team Grenke. (foto Zanetti)
Al sabato l’arrivo in parata dei due tedeschi Karl Herzog e Anatol Friedl (poi vincitore) del Team Grenke. (foto Zanetti)
E la domenica?

E’ stata ancora una gara tirata. Gli italiani hanno fatto una bella figura, correndo senza timori reverenziali. C’erano due delle migliori squadre danesi, altre formazioni straniere di altissimo livello, e diverse squadre del Nord Italia. Il secondo posto è andato a Patrick Pezzo Rosola, il quarto a Mattia Agostinacchio.

Abbiamo avuto cinque italiani nei primi dieci: un bel segnale…

Infatti eravamo contenti. Altrimenti diventa un monologo straniero e dispiace, visto che l’organizzazione è per tutti. Se gli italiani emergono, l’appeal della corsa cresce.

Come ti è sembrato il movimento juniores rispetto a qualche anno fa?

La differenza è che le squadre straniere crescono, mentre alcune realtà italiane faticano. All’estero i team juniores sono legati a strutture professionistiche: ad esempio la Grenke è il vivaio della Red Bull-Bora. Quest’anno non c’era la Decathlon-AG2R, ma il livello è quello. Sono ragazzi che corrono gare 1.2 e hanno già un approccio internazionale.

Il giorno dopo, Georgs Tjumins conquista il Trofeo Paganessi
Il giorno dopo, Georgs Tjumins conquista il Trofeo Paganessi
In cosa consiste questo approccio?

E’ diverso: all’estero vedono i ragazzi come uomini, non come bambini. Li lasciano crescere, sbagliare, maturare. In Italia hai procuratore, mental coach, preparatore, ma il giovane resta “solo un ragazzo” e al tempo stesso è sotto pressione per fare risultato a tutti i costi. Se non porti punti da juniores, rischi di non trovare squadra under 23. All’estero magari hanno meno, ma come detto vengono trattati da uomini.

Chiaro…

E poi servono direttori sportivi, ma non ce ne sono se vuoi fare una doppia attività. I genitori non possono accompagnare e di conseguenza qualche ragazzo deve rinunciare a correre quella domenica. Con Giuseppe Guerini e altri ex corridori giriamo a turno con i ragazzi, ma il legame tra chi dirige e la realtà sembra mancare. Il rischio è che, senza un cambio di mentalità, molte squadre spariranno.

Il discorso è davvero ampio….

Quali obiettivi ci poniamo? L’obiettivo di avere un vivaio rifornito o, se capita, qualche campione? Noi come UC San Marco Vertova facciamo promozione nelle scuole e nelle piazze, ma è tutto volontariato. Non esiste un sistema federale che sostenga queste iniziative, né tutele legali. Se un bambino si fa male provando la bici, la responsabilità è nostra. Se continua così, serviranno accademie federali provinciali. Intanto però chiudono le squadre più grandi, che garantivano rimborsi ai ragazzi.

Patrick Pezzo Rosola quest’anno è stato anche in Nazionale. Dal DNA offroad si sta spostando verso la strada con ottimi risultati
Patrick Pezzo Rosola quest’anno è stato anche in Nazionale. Dal DNA offroad si sta spostando verso la strada con ottimi risultati
Veniamo a Patrick Pezzo Rosola: come lo hai visto?

Non ho avuto modo di parlarci molto, ero preso dall’organizzazione. L’ho visto un po’ contrariato dopo l’arrivo. Bisogna capire se lo fosse perché deluso, o per il modo in cui è stato battuto. Nel finale c’era un’inversione a U, il campione lettone a cronometro, Georgs Tjumins , è entrato fortissimo e ha preso subito due metri. Che all’uscita della curva sono diventati, tre, quattro, sette… Forse Patrick pensava che con un approccio diverso avrebbe potuto cambiare l’esito.

Alla fine però ha fatto una grande gara…

Esatto, è stato il migliore sulla salita finale, non si è fatto riprendere dal gruppo. Dopo 130 chilometri durissimi, vuol dire avere gamba e carattere. Ma torno al punto: le squadre straniere hanno un programma internazionale incredibile, tra Germania, Belgio, Olanda e Francia. Gli italiani invece non sono stati nemmeno alla Parigi-Roubaix juniores quest’anno. Senza esperienze fuori, cosa pretendiamo?

E quindi il nodo resta quello delle corse internazionali?

Assolutamente. La Federazione dovrebbe dire: “La Due Giorni di Vertova diventa la nostra Coppa del Mondo juniores. Cosa vi serve?”. Noi ospitiamo 17 squadre straniere e 18 italiane, metà del budget va per vitto e alloggio. Quasi tutti gli altri sono volontari, appassionati ed amici che lavorano gratis. Serve una visione d’insieme: i ragazzi italiani devono correre di più all’estero e avere appuntamenti di riferimento anche in patria.

L’Italia del Lunigiana: Magagnotti esulta, Pavi Degl’Innocenti quasi

06.09.2025
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FIVIZZANO – Il sabato/spezzatino del Giro della Lunigiana regala gioie ai colori del nostro ciclismo. La semitappa del mattino se la prende Alessio Magagnotti, quella del pomeriggio va al francese Johan Blanc su Giulio Pavi Degl’Innocenti. La maglia verde Seff Van Kerckhove rafforza la propria leadership guadagnando qualche secondo sui diretti rivali.

Esulta Magagnotti

Dopo le prime due frazioni con tante salite, la semitappa del mattino della terza giornata del Giro della Lunigiana diventa teatro per i velocisti. Sul lungomare di Marina di Massa e sotto lo sguardo di “Ale-jet” Petacchi, Magagnotti inscena una volata magistrale che non lascia spazio ai rivali a quasi 50 chilometri orari di media. Dietro al 18enne trentino chiudono Brandon Fedrizzi (Rappresentativa Bolzano) e Christian Pighin (Friuli-Venezia Giulia) per una top 10 molto italiana con otto nostri ragazzi (sette nelle prime altrettante posizioni).

«Oggi ci tenevo a vincere – dice Magagnotti subito dopo l’arrivo – visto che a Chiavari nella prima tappa ci ero andato molto vicino. In quella circostanza avevo perso l’attimo. I tre fuggitivi hanno dimostrato di aver avuto una marcia in più in discesa. Forse ho sbagliato a non accorgermene subito che avevano allungato. Comunque ci sta perché sapevano che se fossimo arrivati in volata sarei stato avvantaggiato».

Alle spalle di Magagnotti ci sono Fedrizzi della Rappresentativa Bolzano e Pighin del Friuli-Venezia Giulia (foto Ptzphotolab)
Alle spalle di Magagnotti ci sono Fedrizzi della Rappresentativa Bolzano e Pighin del Friuli-Venezia Giulia (foto Ptzphotolab)

L’anno prossimo lo junior della Autozai-Contri passerà alla Red Bull Bora Hansgrohe Rookies, però la sua mente non è ancora proiettata alla nuova categoria. «Finito il Lunigiana – continua Alessio – tornerò da queste parti per il Trofeo Buffoni, poi dovremo delineare il calendario. Al momento sto solo pensando di finire bene la stagione. A quello che verrà ci penserò più avanti».

Vittoria nata da… un video

Quello di Marina di Massa è l’undicesimo successo stagionale su strada di Magagnotti, oltre all’oro europeo e i due mondiali in pista. Un curioso antefatto allo sprint vincente ce lo svela proprio Alessio mentre rende merito ai compagni.

«Ho dovuto fare una volata di potenza – ci dice riferendosi ad un aneddoto – perché ero restato un po’ troppo indietro e un po’ troppo all’aria. Devo ringraziare la squadra che ha fatto un ottimo lavoro nel finale per permettermi di essere della contesa. Non conoscevo gli ultimi chilometri della tappa, ma ieri sera un mio amico mi ha girato un video fatto da lui proprio degli ultimi cinque chilometri, dove era presente una complicata rotonda in fondo ad un cavalcavia.

«Quello poteva essere il punto decisivo – conclude Magagnotti – per non restare imbottigliato e stare nelle prime posizioni poteva essere un vantaggio. Ho cercato quindi di fare così, solo che essendoci transitato in quarta ruota mi sono accorto che forse ero davanti troppo presto. Ai tre chilometri era ancora lunga e mi sono lasciato sfilare, forse anche troppo. A quel punto ho fatto la volata che vi ho detto prima. Comunque sì, quel video mi ha aiutato tanto per vincere».

Pavi Degl’Innocenti protagonista

A Fivizzano negli ultimi tre anni ci hanno vinto Widar, Magnier e Martinez e la lista viene allungata da Johan Blanc, un altro francese, che nel prossimo biennio correrà nella devo team della Groupama-Fdj. Questo passista-scalatore che arriva da Rodez (alla quinta vittoria stagionale), che si era presentato al Lunigiana con una forma non ottimale e che punta ai prossimi obiettivi con la sua nazionale, è stato uno dei tre promotori dell’attacco decisivo quando mancavano tremila metri alla fine. Nella sua scia ha chiuso Giulio Pavi Degl’Innocenti, figlio di Dimitri ex pro’ a cavallo degli anni ‘90/2000. Col ragazzo di Montelupo Fiorentino, che durante l’anno difende i colori della Vangi-Il Pirata ci siamo fatti raccontare la sua giornata.

«Siamo rimasti soli fino al triangolo rosso – dice Giulio in zona premiazioni – e sull’ultimo tornante ho provato a partire sul pavè, tuttavia senza fare la differenza e venendo superato da Blanc allo sprint. E’ stata una volata lunga perché non volevamo farci riprende dal gruppo (nel terzetto c’era anche Frigo, poi quarto al traguardo, ndr). Peccato perché oggi sono andato vicino a fare una giornata quasi perfetta.

«Al mattino – prosegue – ho fatto sesto in volata nonostante ai 200 metri mi si sia rotta la tacchetta sotto la scarpa. Non avrei vinto sicuramente, però magari avrei fatto un podio anche in quel caso. L’anno prossimo passo U23, ho avuto contatti con qualche formazione, ma ancora nulla di concreto. Voglio fare bene nelle prossime gare, però anch’io come ha detto Morlino ieri, spero che questi bei piazzamenti servano per attirare ulteriormente l’attenzione».

Giulio Pavi Degl’Innocenti è figlio di Dimitri, ex pro’ anni ’90/2000. E’ un passista-scalatore con un bello spunto veloce
Giulio Pavi Degl’Innocenti è figlio di Dimitri, ex pro’ anni ’90/2000. E’ un passista-scalatore con un bello spunto veloce

Come papà, ma più veloce

Guardando l’ordine dei partenti tanti nomi di questi giovani saltano all’occhio perché evocano quelli già sentiti attraverso i loro padri. E’ il caso proprio di Giulio.

«Non se ne sentono tanti di cognomi del genere – racconta sorridendo – e quindi avevate immaginato giusto. Ho iniziato a correre praticamente da G1 (giovanissimi, ndr) seguendo le orme di mio padre e grazie a lui. Ho le sue caratteristiche da passista che tiene bene su strappi e salite corte, però sono decisamente più veloce (sorride ancora, ndr). Non ho un vero e proprio idolo, diciamo che mi piace molto Van Aert».

Van Kerckhove col terzo posto a Fivizzano ha rafforzato la sua leadership, ma teme l’ultima tappa
Van Kerckhove col terzo posto a Fivizzano ha rafforzato la sua leadership, ma teme l’ultima tappa

Ultima tappa

Domani il Giro della Lunigiana propone la chiusura in grande stile per una frazione che non sarà una passerella finale come si potrebbe pensare. La generale è ancora aperta. Van Kerckhove ha 8″ su Friedl, 19″ su Haugetun e 29″ su Rosato, primo dei nostri corridori. «Siamo tutti vicini – dice il belga che vive in Spagna a Cambrils e che capisce anche un briciolo di italiano – e la top 10 è racchiusa in meno di un minuto. Sarà molto dura l’ultima tappa, lo so già».

Partenza dallo stadio “Picco” di La Spezia ed arrivo a Terre di Luni dopo 100,7 chilometri. Nel mezzo ci saranno da affrontare tre “gpm”: l’hors categorie al Passo del Termine, il più semplice di La Foce ed infine l’impegnativa ascesa di Fosdinovo (9,6 km al 6,4% medio con punte al 15%). Nonostante quest’ultima salita sia posizionata a poco più di 20 chilometri dalla fine (di cui gli ultimi 12 in pianura), potrebbe solleticare le idee di chi vorrà provare a rivoluzionare o rafforzare la propria classifica.