Nimbl, primi sette mesi ai piedi dei giganti

04.07.2023
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Ai piedi dei giganti. Il primo anno di Nimbl come fornitore di scarpe al Team Jumbo-Visma ha portato una serie di bei risultati, fra cui la doppia vittoria al Giro d’Italia: prima con Roglic fra i grandi e poi con Staune-Mittet fra gi under 23. Le scarpe marchigiane, rese più accattivanti dall’investimento e dalle conoscenze di Francesco Sergio, non le conoscevano in tanti, ma adesso sono diventate l’oggetto del desiderio (in apertura Vingegaard in giallo al Delfinato). E qui scatta la curiosità: che cosa significa uscire dalla nicchia e salire sul grande palco ai piedi dei campioni?

«Facciamo un passo indietro – sorride Francesco Sergio – torniamo a quando mi hanno chiamato e mi hanno praticamente chiesto di sponsorizzarli. Avevamo già 75 corridori da fornire, sapevo che i miei partner mi avrebbero mandato a quel paese e così è stato. Ma la Jumbo-Visma è arrivata e abbiamo scoperto un gruppo di tecnici molto precisi. Ci aiutano molto nello sviluppo del prodotto. Sono una delle squadre più organizzate che abbia visto in 20 anni di sport e marketing, seguendo il Cervélo Test Team, la Garmin e la Dimension Data».

Il logo del Tour de France e il doppio Boa: primo Tour ai piedi della Jumbo Visma (foto Nimbl)
Il logo del Tour de France e il doppio Boa: primo Tour ai piedi della Jumbo Visma (foto Nimbl)
In cosa sono così bravi?

Poco prima che partisse il Tour, sono venuti in azienda due ingegneri da Eindhoven. Avevano trovato delle migliorie da implementare nella larghezza dei fori per le tacchette. Una cosa che nessuno avrebbe notato, ma di cui si erano accorti. Hanno voluto sapere come forassimo la suola in carbonio e sono stati per 3-4 giorni in officina, seguendo il procedimento. In pratica abbiamo una macchina a controllo numerico che fa i fori. Una volta venivano fatti a mano, ora ci pensa il macchinario. Mettiamo la suola in carbonio nella forma che poggia su un supporto di legno multistrato e la macchina fora secondo le misure che gli diamo.

Vuoi dire che il multistrato cedeva e produceva una differenza?

Esatto. Hanno visto per mille volte il processo, finché un mattino è venuto uno di loro, dicendo di aver studiato il video per tutta la notte e di essersi accorto che il legno assorbiva troppo la pressione del trapano. Quello scostamento minimo provocava una piccola usura laterale dei fori. Messa una base rigida di metallo, il problema è sparito.

Un bel supporto, niente da dire.

Hanno tante attenzioni, ma chiaramente non possiamo usare le loro specifiche per gli altri corridori.

Durante il Giro d’Italia è filato tutto liscio?

Di base sì, anche se per esempio abbiamo avuto un problema con la consegna delle scarpe da crono di Roglic. Ci hanno chiesto di non mandarle a Tenerife, ma di spedirle a Monaco. Solo che il portiere ha dimenticato di avvertirlo e così Primoz ha fatto la prima crono senza le scarpe speciali.

Parliamo di quelle totalmente in carbonio?

Esatto, proprio quelle. Farle è complicato, bisogna trovare il giusto compromesso fra leggerezza della scarpa, peso e potenza del corridore. Per arrivare a metterle a punto sono serviti molti tentativi, durante i quali è capitato anche che alcune si rompessero. Provate a immaginare la differenza di spinta fra un corridore come Vingegaard, che pesa 50 chili e spingerà al massimo 1.200 watt, e uno come Van Aert, che pesa 78 chili e spinge 2.000 watt. Ognuno ha le sue specifiche.

Le scarpe da cronometro sono leggere e aerodinamiche, tutte in carbonio. La chiusura è sotto (foto Nimbl)
Le scarpe da cronometro sono leggere e aerodinamiche, tutte in carbonio. La chiusura è sotto (foto Nimbl)
Un lavoro di grande precisione, quindi?

Tutto questo a noi serve. Siamo un’azienda nuova che ha una tecnologia diversa dagli altri, noi non facciamo una “suolona” grande perché non si rompa. Facciamo una suola fatta a mano, con il layup fatto a mano e il posizionamento del carbonio fatto in base alle varie sollecitazioni. Quindi di base può succedere di sbagliare qualcosa, non siamo ancora alla perfezione. La scarpa da crono non deve essere leggera, ma aerodinamica. La scarpa superleggera però esiste e l’abbiamo fatta per Vingegaard…

Quanto superleggera?

Pesa meno di 180 grammi, ce l’ha adesso al Tour. Però va usata poche volte, solo quando è veramente necessario, perché è troppo delicata per usarla tutti i giorni.

Quante scarpe fornite per ciascun corridore?

Di base e per loro stessa richiesta, dovremmo fornire tre paia. Il primo anno che con Cervélo sponsorizzammo la CSC, eravamo d’accordo con Riis che avremmo fornito 60 bici. Alla fine dell’anno gliene avevamo date 300. Quante scarpe abbiamo dato finora a Vingegaard? Non meno di 8-9, ma per noi non è un problema. Se anche ne chiedono 10, possiamo dargliele. Anche perché…

Van Aert e le sue scarpe: per la realizzazione di quelle da crono si è tenuto conto di peso e potenza
Van Aert e le sue scarpe: per la realizzazione di quelle da crono si è tenuto conto di peso e potenza
Che cosa?

Quando un corridore cade, si graffiano le scarpe e io le cambio. Non voglio vedere i corridori con le scarpe rotte. Facciamo così con tutti, non solo quelli della Jumbo, anche quelli della Ineos per esempio.

State avendo un ritorno di immagine da questa sponsorizzazione?

E’ impressionante, neanche con Cervélo ho mai avuto questo ritorno sull’investimento. Si sta rivelando una leva incredibile, è come passare da 100 a 250 all’ora in un secondo. Facciamo fatica a stare dietro alla produzione. Cerchiamo di vendere molto online, anche se i punti vendita ci sono. In Spagna si chiamano “negozi pilota”, così ne abbiamo 2-3 per ogni Nazione dove le scarpe si possono vedere e toccare. Nella vendita siamo molto flessibili. Se non ti trovi con la misura, le mandi indietro e te ne mandiamo un altro paio, visto che sono scarpe che costano. E se anche tornano indietro, sappiamo esattamente dove mandarle.

C’è qualcuno che segue gli atleti Nimbl alle corse, oppure li equipaggiate prima con quel che serve?

Io sono andato a Bilbao, ma non per fare assistenza. Diamo tacchette e cricchetti prima che partano, le uniche cose della scarpa che puoi dover cambiare. Si smontano e si avvitano e si incollano senza alcun problema. Hanno anche 2-3 scarpini di scorta e se poi hanno qualche urgenza, come è già successo, gli facciamo la scarpa nuova in tre ore. Diverso se serve rifare le scarpe su misura di Vingegaard, perché servono due giorni. Come lui ce ne sono solo 6-7 nella Jumbo-Visma. E se proprio devo dire, va bene così. Non sono troppo favorevole al personalizzato per tutti, ma loro sono attentissimi ai minimi dettagli. Perciò se lo chiedono, siamo qui per accontentarli…

EDITORIALE / Perché hanno lasciato Van Aert da solo?

03.07.2023
5 min
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Qualcosa che scricchiola c’è. Magari si tratta del necessario assestamento delle prime tappe, magari la condizione non è quella sperata, ma di certo la Jumbo-Visma che ieri ha lasciato solo Van Aert nella rincorsa al possibile successo di tappa è parsa differente dalla corazzata coesa e infallibile del 2022. Wout (in apertura nella foto Jumbo-Visma) avrebbe meritato altro aiuto.

Sin da quando Pello Bilbao ha attaccato nella discesa dell’Alto de Jaizkibel, il belga si è trovato a condurre l’inseguimento in prima persona. Stessa cosa quando l’attacco è venuto da Pidcock e poi da Skjelmose. Vingegaard era lì, ma (giustamente) non si è mosso. E così Wout ha dovuto chiudere da sé sprecando le forze che non ha avuto in volata. Aveva al suo fianco Benoot e Keldermann, che però si sono fatti trovare impreparati o in coda al gruppo. Visto che anche Kuss ha perso le ruote in salita (Sepp ha corso il Giro ed è credibile che abbia iniziato il Tour dovendo ancora crescere), sarebbe preoccupante trovarsi con gregari a corto di gambe già il secondo giorno. Problema inedito e incredibile, data la precisione millimetrica del team olandese in ogni cosa che faccia.

All’inseguimento di Pidcock, dopo aver tirato dietro Bilbao. Benoot e Kelderman sono dietro a bocca aperta
All’inseguimento di Pidcock, dopo aver tirato dietro Bilbao. Benoot e Kelderman sono dietro a bocca aperta

Le parole di Jonas

Ancora più strane suonano le dichiarazioni di Vingegaard dopo la tappa, quando gli è stato fatto notare l’apparente scollamento nella squadra. Non spettava a lui lavorare per Wout, anche se forse una mezza tirata nel finale non gli avrebbe portato via le energie per vincere il Tour e sarebbe stata un buon investimento in vista delle fatiche che certamente saranno richieste al belga nel prosieguo della gara.

«Sono contento della mia condizione – ha raccontato ieri sul traguardo di San Sebastian – sono dove volevo essere, ma oggi eravamo venuti per vincere. Credo di aver fatto il possibile per Wout. Avrei potuto essere egoista e andare via con Pogacar in discesa, ma non gli ho dato cambi. Ho fatto quello che dovevo per aiutare Wout. Non è molto corretto dire che non ho fatto quel che dovevo. Abbiamo obiettivi diversi, ma siamo tutti molto delusi, anche io. Volevamo davvero che vincesse oggi. Ma Lafay è stato davvero impressionante, con un buon attacco, non siamo riusciti a riprenderlo e si è meritato la vittoria».

Vingegaard sui rulli dopo la tappa: il danese respinge le critiche e dice di aver fatto il possibile per il compagno
Vingegaard sui rulli dopo la tappa: il danese respinge le critiche e dice di aver fatto il possibile per il compagno

Lo sfogo di Wout

Dopo l’arrivo, Van Aert ha picchiato il pugno sul manubrio, ha gettato la borraccia a terra e si è rifugiato sul pullman, dopo avervi poggiato contro la bici con veemenza. Poi, fatta la doccia, ne è sceso con il cappellino girato e un sorriso forzato. Non ha rilasciato dichiarazioni e ha chiesto di essere portato in hotel con l’ammiraglia. Anche in questo caso, potrebbe non esserci sotto nulla: capita che i leader vogliano guadagnare tempo rispetto al protocollo. Sarà così?

Si può perdere una corsa e finora il belga ha sempre dimostrato di saper stare al gioco, commentando ogni sconfitta. Una reazione così plateale fa pensare che qualcosa non abbia funzionato. La stessa dinamica della volata è stata paradossale. Mentre Lafay addentava gli ultimi metri, Keldermann e Benoot non hanno avuto gambe per provare a chiudere e lo stesso Van Aert, certamente stanco, ha esitato troppo prima di partire. Probabilmente è presto per parlare di tradimento, ma se picchiare il pugno sul tavolo serve a pretendere che gli venga restituito quel che ha sempre fatto per la squadra, allora Wout ha scelto di essere subito chiaro.

«Sciocchezze totali – dice il diesse Grischa Niermann – se qualcuno ha sbagliato, sono io. Il mio obiettivo era che Vingegaard fosse a ruota di Pogacar per stare con lui negli sprint e perdere meno possibile con gli abbuoni. Quando Lafay ha attaccato, non era compito di Jonas passare in testa. E’ stata una mia scelta dire a Tiesj e Wilco che cercassero di colmare il divario».

Alla vigilia della partenza, Vingegaard e Van Aert provano il percorso di Bilbao. Regna l’accordo
Alla vigilia della partenza, Vingegaard e Van Aert provano il percorso di Bilbao. Regna l’accordo

Il 2023 (finora) opaco

A margine di tutto ciò, va annotato che non tutti gli anni sono uguali e il Van Aert del 2023 è lontano parente del portento dello scorso anno. Ce ne siamo accorti sin dalle prime corse e nelle grandi classiche. Dopo una stagione da cannibale nel cross, in cui si è divertito a vincere una mole notevole di gare (9 vittorie su 14 gare disputate), Wout si è presentato al via della stagione su strada convinto di aver recuperato come al solito, invece così non è stato. E Van der Poel, che quest’anno ha adottato una tattica più cauta, lo ha battuto nei mondiali di cross poi alla Sanremo e alla Roubaix (vinte entrambe) e al Fiandre, in cui meglio di entrambi ha fatto Pogacar. Forse il continuo crescere del livello richiede scelte nei programmi o magari nell’avvicinamento al Tour, Van Aert ha seguito strade diverse: ad esempio qualcuno continua a dire di vederlo molto più magro che in passato: scelta ponderata in vista delle montagne?

Solo i corridori e lo staff della Jumbo-Visma sanno quali siano effettivamente i rapporti dietro alle porte chiuse, ma di certo quel che abbiamo visto ieri stride rispetto alla infallibile macchina da guerra del 2022. Per ora, in un teorico scontro fra squadre, la UAE Emirates sta conducendo il gioco con maggior convinzione. Ma il Tour è appena iniziato, ci sarà il tempo per ribaltamenti e riscritture. Intanto sarà bene applicare qualche goccia d’olio, che metta a posto gli scricchiolii di troppo.

Chi vince il Tour? Dieci personaggi, dieci voti, un re

25.06.2023
8 min
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Pochi giorni ancora e sarà Tour de France. L’opinione pubblica già impazza sul possibile vincitore e quindi sul duello fra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard. Al netto della presenza di tanti altri ottimi corridori, il succo della Grande Boucle è tutto racchiuso in questa sfida. 

Noi abbiamo lanciato un sondaggio: chi sarà il vincitore? E in questa “caccia all’opinione”, abbiamo coinvolto tecnici, corridori, personaggi extra ciclistici… Il risultato? C’è un favorito. Scopriamo chi è e perché.

Silvio Martinello, Giro d'Italia
Silvio Martinello, ex pistard, stradista e oggi commentatore per Radio Rai
Silvio Martinello, Giro d'Italia
Silvio Martinello, ex pistard, stradista e oggi commentatore per Radio Rai

Martinello: il danese è più solido

Vingegaard-Pogacar: 1-0

Iniziamo con Silvio Martinello, commentatore di Radio Rai e grande ex della strada e della pista.

«Propendo per Vingegaard. E il perché è semplice: il danese ha avuto un avvicinamento meno problematico, anzi privo di ogni genere di problema. Pogacar invece dopo l’incidente alla Liegi non ha più corso, pertanto ritengo che Vingegaard possa essere più efficace.

«Jonas ha avuto una crescita esponenziale. L’anno scorso è stato capace di concretizzare e di finalizzare un gran lavoro della sua squadra, di farsi trovare pronto nel momento in cui Pogacar ha commesso qualche errore. Ora è in una nuova dimensione, che sta sostenendo con grande personalità».

«Sarà una sfida anche tra le rispettive squadre e anche in questo caso dico Jumbo-Visma: mi sembra leggermente più solida rispetto alla UAE Emirates. Sarà comunque una sfida tutta da vivere. Siamo di fronte a due autentici fenomeni».

Luca Gregorio (a destra), qui con Riccardo Magrini
Luca Gregorio (a destra), qui con Riccardo Magrini

Gregorio: Jumbo-Visma superiore

Vingegaard-Pogacar: 2-0

Dalla radio alla tv, passiamo a Luca Gregorio, commentatore di Eurosport.

«Chi vince il Tour? Domanda più difficile di quanto si possa dire. Sono molto in dubbio. La lotta sarà fra Pogacar e Vingegaard. Il cuore è per Tadej, la ragione per Jonas, quindi voto per il danese. Vingegaard può fare il bis. E’ maturato. L’ho visto in una condizione stellare, con una grande squadra attorno. E credo che sia anche un filo più forte di Pogacar in salita».

«Ha vinto il Tour e questo gli dà più esperienza e più sicurezza. Mi ha colpito proprio questa sua maturazione come leader. E mi piace molto anche la sua completezza, perché oltre ad attaccare in salita va forte pure a cronometro, chiaramente ha meno impatto emotivo rispetto Pogacar per il quale, ripeto, protende il mio cuore: spero rivinca lui, anche se non corre da mesi».

Stefano Garzelli, anche lui grande ex, oggi ai microfoni della Rai
Stefano Garzelli, anche lui grande ex, oggi ai microfoni della Rai

Garzelli: Tadej può crescere

Vingegaard-Pogacar: 2-1

Restiamo nel settore mediatico e passiamo il “microfono” a Stefano Garzelli, il quale commenterà il Tour con Andrea De Luca per la Rai.

«Il favorito per me resta Pogacar. C’è però l’incognita della sua condizione. Sono convinto che stia bene. Tadej dovrà cercare di superare senza troppi problemi la prima settimana, soprattutto le tappe in Spagna, che sono dure e nervose. Se parte all’80 per cento e ne esce al 100 per cento… sappiamo chi è. 

«E poi bisogna ragionare in ottica della terza settimana. Vingegaard volava al Delfinato, ma da fine Delfinato a fine Tour ci sono circa 40 giorni, tanti. Quindi a mio parere il favorito rimane Pogacar, se non altro perché vuole fortemente la rivincita. La sconfitta dell’anno scorso, con degli errori, gli ha bruciato non poco. Tra virgolette, Tadej parte senza niente da perdere, al contrario di Vingegaard. 

«L’incognita per lo sloveno potrebbe essere la squadra. La UAE è forte, ha buoni corridori come Adam Yates, il quale però è un capitano e non tutti sanno fare la parte del gregario. Jonas ha una grande squadra, ma bisognerà vedere come si comporterà Van Aert, l’anno scorso fondamentale per la vittoria». 

Pino Toni dirige il centro Cycling Project Italia in Toscana
Pino Toni dirige il centro Cycling Project Italia in Toscana

Toni: Tadej ha imparato

Vingegaard-Pogacar: 2-2

Dai commentatori passiamo ai tecnici, parola dunque al preparatore toscano Pino Toni, il quale di Tour ne sa qualcosa per averne vissuti parecchi da dentro.

«Per me vincerà Tadej Pogacar. Primo, perché se non fosse in condizione neanche ci andrebbe. Secondo, perché ha una cattiveria mai vista prima. Tadej non si farà cogliere in castagna come l’anno scorso. Per me l’estate scorsa dopo essere stato staccato la prima volta lui ha un po’ mollato, convinto che poi avrebbe recuperato, salvo poi rendersi conto che non era così. Era la prima volta in vita sua che viveva quella situazione. In qualche modo aveva sottostimato l’avversario, non commetterà lo stesso errore. In più ha una squadra veramente forte quest’anno, che si è ben preparata. Mentre in Jumbo-Visma, fortissima chiaramente, ci sono delle individualità che disperderanno energie».

Il discorso è chiaramente rivolto a Van Aert. «Bisognerà anche vedere se Wout lo farà questo Tour, visto che sta aspettando il figlio. Si fermerà? Non partirà? Io spero per lui che gli nasca tre giorni prima del via, così avrà il tempo di vederlo, di baciarlo e andare al Tour in tutta serenità. Perché una Jumbo con o senza Van Aert cambia… e tanto».

Paolo Belli è un grande appassionato di ciclismo. Ha vissuto anche dei Giri “da dentro”
Paolo Belli è un grande appassionato di ciclismo. Ha vissuto anche dei Giri “da dentro”

Belli: Tadej come Merckx

Vingegaard-Pogacar: 2-3

Non solo voci dal mondo del ciclismo. Paolo Belli, showman e musicista, è un grande appassionato di ciclismo e anche lui ha le idee chiare in merito alla maglia gialla di Parigi.

«Io dico Pogacar perché, a mio avviso, dopo gli infortuni si è allenato (e nascosto) bene. Lo sloveno ha esperienza è una buonissima squadra. Seguo Tadej da tempo e, come tutti, sono rimasto folgorato dalla sua classe. Tra le sue tante imprese straordinarie, quella alla Strade Bianche dell’anno scorso mi ha letteralmente stregato… Anche se continuo a tifare per tutti i corridori italiani.

«Sono diventato un suo grandissimo fan, perché mi entusiasma al punto che mi ricorda – vista ormai la mia veneranda età – il mitico Eddy Merckx».

Roberto Reverberi, manager e diesse della Bardiani
Roberto Reverberi, manager e diesse della Bardiani

Reverberi: danese più incisivo

Vingegaard-Pogacar: 3-3

Direttore sportivo e manager super partes, Roberto Reverberi, punta sul danese.

«Per me Vingegaard è il favorito. Ha dimostrato di andare molto forte, ha vinto anche il Delfinato. Lui è uno di quei corridori che punta alle corse e che va forte in due o tre occasioni l’anno, l’altro, Pogacar, è senza dubbio più spettacolare, va forte dal UAE Tour al Lombardia.

«Ma Vingegaard ha una squadra molto forte e di fatto Tadej arriva al Tour senza aver praticamente corso dall’incidente alla Liegi. Senza contare che dopo il successo dell’anno scorso, Vingegaard ha preso sicurezza».

Nel 2005 Ivan Basso lottava al Tour con Armstrong
Nel 2005 Ivan Basso lottava al Tour con Armstrong

Basso: Jonas terribile in salita

Vingegaard-Pogacar: 4-3

Ivan Basso di Tour de France ne fatti nove. E ha sempre lottato con grandi campioni. Oggi il manager della Eolo-Kometa è spettatore esterno.

«Vince Vingegaard. Vado a sensazione. Non ho elementi oggettivi per dirlo, ma mi sembra un corridore più adatto a questo Tour. Pogacar è il più forte al mondo e lo è a tutto tondo, in ogni tipo di corsa. Però Vingegaard in salita è veramente terribile e ha intorno la squadra più attrezzata per gestire le tre settimane».

Gianluca Brambilla da quest’anno veste i corridore della Q36.5
Gianluca Brambilla da quest’anno veste i corridore della Q36.5

Brambilla: Tadej vince con la testa

Vingegaard-Pogacar: 4-4

Fermo per la frattura alla clavicola occorsagli al Tour de Suisse, anche Gianluca Brambilla esprime il suo parere e il suo è quello di chi ci pedala fianco a fianco e li osserva da dentro.

«Secondo me, memore dell’esperienza dell’anno scorso, Pogacar lascerà il suo segno. Lui e Vingegaard hanno dimostrato di essere una spanna sopra a tutti e se la giocheranno loro. Non conosco il percorso nel dettaglio e neanche i pretendenti, ma dico Pogacar perché è forte sotto ogni aspetto, non ultimo quello mentale. Tadej vive ogni situazione, anche tesa, con molta spensieratezza e questa cosa mi colpisce di lui».

Daniele Bennati, cittì della nazionale
Daniele Bennati, cittì della nazionale

Bennati: Tadej non sbaglia più

Vingegaard-Pogacar: 4-5

Passiamo poi al cittì azzurro, Daniele Bennati. Il Benna in questo periodo ha un bel da fare con il mondiale che si avvicina. Deve costruire la nazionale per Glasgow, ma non ha rinunciato a dire la sua…

«Per me lo vincerà Tadej Pogacar, perché lo scorso anno ha sbagliato e quest’anno non commetterà di nuovo lo stesso errore. Di questo ragazzo mi piace la sua spensieratezza, la sua semplicità nel rendere cose impossibili facili. E questa potrà essere un’arma a suo favore».

Nibali, re del Tour de France 2014, fra Peraud e Pinot
Nibali, re del Tour de France 2014, fra Peraud e Pinot

Nibali: Pogacar più cattivo

Vingegaard-Pogacar: 4-6

Infine, uno dei pareri di più peso, se non altro perché il Tour de France lo ha vinto: Vincenzo Nibali. Per lo Squalo il re a Parigi sarà lo sloveno.

«Dico Pogacar. Lo vedo con un altro piglio rispetto allo scorso anno. In questa stagione ha corso sempre in modo diverso, con più grinta. Fino allo scorso Tour non aveva mai trovato nessuno che lo battesse. Questa persona, Vingegaard, è uscita fuori e quindi si è preparato in modo più determinato».

Neanche l’incidente della Liegi potrà fermarlo per Nibali. «Se non fosse stato bene, probabilmente neanche andrebbe in Francia. I numeri, i valori, lui e la sua squadra li hanno. Conosce i parametri, sa a quale livello si trova e a quale livello sono gli altri e anche per questo non ha avuto bisogno di fare altre corse-test, prima del Tour. In più abbiamo visto che è molto bravo ad arrivare in forma agli appuntamenti, anche non avendo corso».

Pogacar-Vingegaard, antipasto del Tour alla Parigi-Nizza

18.06.2023
5 min
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Archiviato il Delfinato e da stasera anche il Tour de Suisse, non resta che attendere il Tour de France. Tra i grandi appuntamenti è il prossimo della lista e vedrà il grande duello fra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard.

Duello che quest’anno abbiamo visto solamente sulle strade di Francia, alla Parigi-Nizza. Uno ha saltato la Liegi e l’altro sempre alla Doyenne si è infortunato. Uno era ai Paesi Baschi e l’altro alle classiche del Nord. 

Dodici pari 

E quando dovevano incontrarsi, giusto al Delfinato, il corridore della UAE Emirates ha dovuto alzare bandiera bianca proprio a causa dell’incidente alla Liegi. Quindi sfida rimandata alla Grande Boucle.

Ma alla mano la sfida è già in essere se vogliamo. Ogni volta che Pogacar e Vingegaard hanno corso, in questa stagione, hanno sempre vinto o lottato per la vittoria. Impressionanti i rispettivi ruolini di marcia nelle prime gare. Tre vittorie in altrettanti giorni di gara disputati ad inizio 2023. E per entrambi. Dodici vittorie per Pogacar e dodici vittorie anche per Vingegaard. Nell’unico testa a testa a vincere è stato però lo sloveno. Tadej ha battuto Jonas alla Parigi-Nizza.

E allora Edoardo Affini, compagno di Vingegaard, e Matteo Trentin, compagno di Pogacar ci raccontano come hanno visto i loro capitani in quella corsa. Il marcamento a uomo. Il rapporto tra di loro…

Trentin scorta Pogacar alla Parigi-Nizza. Matteo non seguirà lo sloveno al Tour
Trentin scorta Pogacar alla Parigi-Nizza. Matteo non seguirà lo sloveno al Tour

Parla Trentin

Iniziamo da Pogacar, che la Parigi-Nizza l’ha vinta. E quindi parola a Matteo Trentin, che Tadej lo conosce bene e spesso gli è stato vicino.

Matteo, una grande sfida alla “corsa del sole”: come li hai visti?

Ah, quando loro due erano davanti io ero abbastanza indietro quindi ho visto poco! Sicuramente erano i due fari della corsa e lo hanno dimostrato in tutte le tappe di salita. Quella volta è stato Tadej, ma tra i due c’era un grande rispetto, nel senso che non sapevi mai come andava l’altro.

In gruppo cosa hai notato: Tadej aveva un occhio in corsa,verso Jonas? Lo studiava?

Non particolarmente direi. Semmai, ho visto che faceva parecchia attenzione magari ai traguardi volanti, altrimenti ognuno si faceva gli affari suoi.

Perché i traguardi volanti?

Più che altro nelle prime tappe, perché c’era la crono  a squadre, nella quale loro erano favoriti. Allora Pogacar voleva mettere da parte qualche secondo. Quindi se non c’era la fuga, o se c’era ancora un abbuono disponibile cercava di prenderlo. Voleva accumulare un piccolo tesoretto, anche se poi è andata meglio del previsto. Se ricordate era uno cronosquadre particolare: loro sono arrivati in tre, noi da soli e solamente con Tadej.

Invece fuori corsa? Pogacar faceva domande su Vingegaard, magari qualche tattica particolare in riunione…

No, molto tranquillo come sempre. Ovvio, prima del giorno della tappa in salita si parlava anche di Vingegaard e della Jumbo-Visma e penso che lo stesso discorso facevano dall’altra parte. Poi ad inizio stagione, la prima vera salita, si fa anche fatica a capire davvero i valori. Poi a noi è andata bene. Perché sulla prima salita ha attaccato per primo Vingegaard che poi è andato in difficoltà.

E ti è sembrato più concentrato del solito Tadej? In qualche modo c’era il conto aperto dal Tour scorso…

Fin lì entrambi avevano sempre vinto le corse fatte e questo già dice quanto entrambi fossero concentrati. Quel che ho notato io è che all’inizio, prima della tappa di montagna, Tadej ha corso più al risparmio. Voleva stare alla finestra, tastare il polso a Vingegaard. Anche nella prima tappa di salita: ha lasciato che facesse tutto lui… fino a che non si è accorto che poteva staccarlo. Ecco quel giorno sì ha giocato d’astuzia.

Cioè?

Lo ha guardato. Ha aspettato che Vingegaard fosse dall’altra parte della strada e a quel punto ha affondato il colpo… da furbastro. E’ stato un momento importante. Poi dopo quel giorno Tadej ha capito che forse era più forte e ha vinto ancora. Ha stravinto a Nizza. Comunque sia, quando si andava forte restavano loro due. Un po’ di più Tadej, ma  anche Jonas andava forte.

Affini in testa per Vingegaard alla Parigi-Nizza. anche lui non sarà al Tour
Affini in testa per Vingegaard alla Parigi-Nizza. anche lui non sarà al Tour

Parla Affini

E da Trentin ci spostiamo in casa Jumbo-Visma con Edoardo Affini. Il guardiano dei guardiani con la sua prestanza fisica e i suoi tantissimi watt. Il mantovano ci racconta la Parigi-Nizza di Vingegaard.

Edoardo, tu cosa ci dici?

Da Matteo a me! Sapete che lo chiamo ancora “capitano”? Quando sono passato pro’ era uno dei leader della Mitchelton-Scottt. Cosa dire? Anche io li ho visti poco perché o ero davanti a tirare in pianura oppure ero staccato dietro! Soprattutto nelle prime tappe, quando c’era più nervosismo, cercavamo di stare davanti e di fare la nostra corsa. Ma se li vedevamo muoversi, salire, anche noi cercavamo di fare la stessa cosa. Come loro nei nostri confronti.

Come ti è sembrato Vingegaard in gara?

In generale rilassato. Io sapevo come stava Jonas, ma non come stesse Tadej. Sapevamo che il nostro capitano non era al massimo. Nonostante il buon inizio aveva avuto qualche problemino prima della Parigi-Nizza e quindi non era proprio al 100 per cento. In ogni caso è stata una bella sfida ed entrambi sono stati fortissimi.

In corsa si parlavano mai?

Onestamente non ci ho fatto caso, ma non si ignoravano.

Vingegaard gli dava un occhio di riguardo?

Sì, ma non in maniera maniacale. Guardava anche gli altri avversari della classifica generale. La tappa che ha attaccato e poi è calato è servita anche per capire davvero a che livello fosse e per trovare dei punti di riferimento. Poi sì, in riunione lo guardavamo, anche nella tappe precedenti. Magari vedevamo come attaccava: magari faceva “X” secondi a tutta e poi recuperava un minuto. Uno studio dell’avversario anche per non farsi prendere dal panico nel momento in cui ci si sarebbe ritrovato.

E in generale come lo hai visto?

E’ chiaro che aveva un avversario più forte in quel momento e cercava di attaccarlo senza mettere poi in difficoltà me stesso… ma non era facile. Ma in generale, dopo la vittoria del Tour, come è normale che fosse, ho visto un Vingagaard più sicuro di sé. E più chiaro anche con noi gregari. Sapeva cosa voleva e come lo voleva. Per esempio in alcuni momenti di stress si è mosso più da leader. Si è fatto portare più avanti, proteggere… Più personalità.

Marzano, appunti dell’ammiraglia: rivali, squadre, prestazioni

16.06.2023
5 min
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Marco Marzano era sull’ammiraglia della UAE Emirates al Giro del Delfinato. Gara che è stata  un vero laboratorio in vista del Tour. E lo è stata per i suoi ragazzi, ma anche per osservare da dentro gli avversari, a partire da Jonas Vingegaard e la sua Jumbo-Visma.

Il diesse lombardo ci spiega cosa ha visto, cosa ha notato e quanto davvero il danese faccia paura… ammesso che la faccia. Il duello con Tadej Pogacar è già vibrante e sembra sia quasi rimasto in sospeso dal Tour scorso. Tattiche, watt, valori in campo: cosa ha visto dunque Marzano?

Marco Marzano (a sinistra) con Hauptman (a destra)
Marco Marzano (classe 1980) pro’ fino al 2014 è uno dei diesse della UAE Emirates
Marco, certe cose le hai viste da dentro. Cosa ti è sembrato di questo Delfinato e di Vingegaard?

Ho visto un Vingegaard fortissimo e ce lo aspettavamo. Lui e la sua squadra non hanno sbagliato nulla. Hanno corso ad un livello altissimo… dispiace perché quest’anno con Tadej si era pianificato di andare al Delfinato, proprio per avere un primo confronto diretto e sarebbe stato bello vederli già in sfida, ma l’incidente della Liegi ha cambiato i piani. Noi però siamo comunque soddisfatti.

Adam Yates ha chiuso al secondo posto…

Siamo soddisfatti per Yates, che sta facendo un’ottima stagione. E’ salito sul podio del UAE Tour, ha vinto il Romandia e qui ha fatto secondo dietro a Vingegaard. Ma poi siamo contenti della crono, del fatto che siamo sempre riusciti a lavorare insieme nell’ultima salita…

Contenti della crono per la vittoria di Bjerg?

Per la vittoria di Bjerg, che aveva vinto tre crono ai mondiali under 23, ma ci aveva messo un po’ a capire che “di qua” le velocità sono altre (il danese nella foto di apertura con la maglia di leader dopo aver vinto la crono, ndr). Siamo contenti per i materiali, siamo contenti perché al termine di quella giornata siamo stati la miglior squadra. Segno che i materiali e il lavoro sulla crono stanno pagando.

Bjerg ha ottenuto la sua prima vittoria nel WT. Per Marzano è stato merito anche del buon lavoro sui materiali da parte del team (foto Instagram)
Bjerg ha ottenuto la sua prima vittoria nel WT. Per Marzano è stato merito anche del buon lavoro sui materiali da parte del team (foto Instagram)
In effetti pagavate qualcosa contro il tempo?

Vero, ma come detto ci stiamo lavorando. Grazie a Mauro (Gianetti, team principal, ndr) abbiamo cambiato rotta. Materiali, meccanici, Colnago: Mauro ci ha messo nelle migliori condizioni per esprimerci al meglio, per ottenere questi marginal gains e si vede. 

Voi avete i veri numeri in mano, Marco. Cosa ti è sembrato di Vingegaard in particolare?

I numeri non li posso dire, ma posso dire che ci aspettavamo prestazioni su questo livello. Si vedeva che il danese faceva la differenza netta, ma la cosa per noi è che nelle salite finali riuscivamo ad avere Majka, spesso Grosschartner e Yates… Situazioni che vedremo anche al Tour, anche se una corsa di tre settimane è diversa. Nella terza settimana cambiano tante cose, le incognite del meteo sono maggiori…

Ma sono numeri fuori portata quelli espressi da Jonas?

No, io credo siano alla portata di Pogacar. Ora c’è solo da capire come andrà questa differenza di preparazione in seguito al riposo forzato. Noi Tadej lo vedremo al Tour di fatto.

Per Marzano Vingegaard ha espresso ottimi valori, ma non impossibili, almeno per Pogacar
Per Marzano Vingegaard ha espresso ottimi valori, ma non impossibili, almeno per Pogacar
A proposito di Pogacar, si faceva sentire durante il Delfinato? Era curioso?

Sì, sì… chiamava. Si sentiva spesso con Hauptman, il suo diesse di riferimento, sarà lui in prima ammiraglia al Tour. Era a Sierra Nevada e chiedeva, s’informava di come andassero le cose.

Delfinato e Tour: è stato e sarà anche uno scontro fra squadre. La vostra è già definita?

Non del tutto, ma lo schieramento per la salita è quello che avete visto al Delfinato (Grosschartner, Majka, Yates) più Pogacar, chiaramente. Poi ci sono garanzie per la pianura come Bjerg e Laengen.

Quindi ora siete ai livelli della Jumbo-Visma?

Credo di sì. Loro hanno corridori molto importanti. Penso a Kelderman che è allo Svizzera, Kruijswijk (anche se si è infortunato) e Kuss. Ecco, se Kuss al Giro d’Italia ha dato tutto, ed è un bel punto di domanda, allora magari al Tour soprattutto all’inizio non sarà al massimo. Ma se non dovesse aver dato tutto, allora Vingegaard potrebbe avere un corridore molto, molto importante al suo fianco. Noi ci stiamo attrezzando e anche in questo caso il merito è di Gianetti, che ha completato la squadra. Credo che ci stiamo avvicinando parecchio.

Al Delfinato è mancato il duello Pogacar vs Vingegaard, ma non quello fra Jumbo e UAE
La Jumbo Visma ha dato una prova di grande forza e mancano ancora Keldermann, Kuss e Van Aert
Sarà dunque anche un scontro tra UAE Emirates e Jumbo-Visma…

Io non sottovaluterei la Ineos Grenadiers. In quel team hanno tanta esperienza per le corse a tappe, anche se magari non hanno un super leader. E poi c’è questo O’Connor che ormai è qualche anno che è lì e che va forte. C’è Gaudu

Okay Marco, ma non credo temiate O’Connor e Gaudu, con tutto il rispetto per questi atleti, sia chiaro.

Comunque Gaudu ha fatto secondo alla Parigi-Nizza, ma se è vero che non sono i primi rivali, sono corridori molto validi che appartengono a squadre che magari tatticamente possono entrare in ballo, avere un ruolo insidioso.

C’è qualcosa che invece ti ha colpito nell’arco di questa corsa?

Di base direi di no. Mi aspettavo un Delfinato così e corso a questi livelli. Ho visto una Jumbo e un Vingegaard che senza Kruijswijk avevano un uomo in meno in salita, volevo vedere come avrebbero lavorato, ma tanto Jonas non ne ha avuto bisogno: prendeva e partiva… Un giorno ha trovato Carapaz e lo ha seguito. Semmai è stato interessante quel che non ho visto.

Il podio del Delfinato (Vingegaard, Adam Yates e O’Connor) ha lasciato soddisfatto Marzano
Il podio del Delfinato (Vingegaard, Adam Yates e O’Connor) ha lasciato soddisfatto Marzano
Cioè?

Kelderman e Van Aert al Giro di Svizzera.

Come mai li hanno dirottati lì? Un modo per “nascondere le carte” su come lavoravano?

Forse anche per quello, ma credo per essere completi sulle due gare e cogliere risultati ovunque, anche in ottica dei punti e della classifica a squadre. Al Delfinato per il risultato pieno: la generale (e sono arrivate anche le tappe). Allo Svizzera per le tappe. Così che tutti i corridori avessero il loro spazio. Non credo perché ci siano problemi tra Van Aert e Vingegaard.

EDITORIALE / I tre messaggi di Vingegaard a Pogacar

12.06.2023
5 min
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Il duello fra Evenepoel e Pogacar c’è rimasto in gola. E mentre lo sloveno si va riprendendo dalla frattura dello scafoide, un infallibile mantra ha eliminato il belga dal Giro d’Italia, quasi a fargli pagare la Liegi vinta senza il rivale più atteso. Adesso però l’attenzione si sposta sul Tour, dove il duello fra Pogacar e Vingegaard promette scintille. Chi dei due è più forte?

Vingegaard ha vinto il tappone con arrivo a La Croix de Fer, consolidando il suo primato
Vingegaard ha vinto il tappone con arrivo a La Croix de Fer, consolidando il suo primato

Primo messaggio a Pogacar

Sembra quasi di essersi spostati nella boxe dei vecchi tempi, quando un paio di volte all’anno si combatteva per il titolo mondiale di diverse sigle o categorie e al centro del ring si ritrovavano campioni eccezionali, provenienti da diversi percorsi di allenamento.

Ieri Vingegaard ha vinto il Delfinato e sul traguardo di La Bastille, conquistato da Giulio Ciccone, dal frigo della Jumbo Visma sono saltate fuori delle birre ghiacciate, con cui quasi tutti hanno brindato alla presenza delle famiglie. Da oggi infatti la squadra olandese sarà in ritiro a Tignes e la rifinitura verso la Grande Boucle non ammetterà distrazioni.

«Sono molto, molto felice di aver vinto – ha spiegato il vincitore del Tour 2022, accompagnato dalla moglie Trine e dalla figlia Frida – e anche molto orgoglioso. Sono un po’ sorpreso dai distacchi (Vingegaard ha chiuso con 2’23” su Adam Yates, ndr), anche se so di essere in buona condizione. Non so niente di quello che fa Tadej, mi concentro solo su di me. Ho ancora del lavoro in programma e penso di poter fare meglio. In ogni caso lo spero».

Nei giorni del Delfinato, Pogacar era a Sierra Nevada: qui sul Pico Veleta a 3.300 metri (foto Instagram)
Nei giorni del Delfinato, Pogacar era a Sierra Nevada: qui sul Pico Veleta a 3.300 metri (foto Instagram)

Corse e ritiri

Si corre il giusto per tirare fuori il meglio. Lo schema ormai è collaudato e ad esso tutti si attengono: anche il cocciuto Van der Poel si è piegato alla programmazione. E’ un percorso senza ritorno, qualunque sia la fonte del guadagno. C’è chi inventa e chi subito copia e le ricette raramente rimangono esclusive. E a questo punto, non puoi fare di testa tua e inseguire il risultato su tutti i fronti, quando i tuoi rivali diretti si concentrano per essere inattaccabili nell’evento più importante.

Gli unici che ancora resistono alla regola sono forse Pogacar ed Evenepoel. Il primo si è concesso due corse a tappe e la fantastica scorribanda al Nord. Il secondo avrebbe buttato via la primavera se avesse rinunciato alla Liegi, preparando il Giro.

La Jumbo Visma ha dato una prova di grande forza e mancano ancora Keldermann, Kuss e Van Aert
La Jumbo Visma ha dato una prova di grande forza e mancano ancora Keldermann, Kuss e Van Aert

Secondo messaggio a Pogacar

Vingegaard arriverà al Tour a capo di quattro gare a tappe: tre vinte (O Gran Camino, Paesi Baschi e il Delfinato) e una chiusa al terzo posto (la Parigi-Nizza, dietro Pogacar e Gaudu).

«Va sempre bene vincere il Delfinato – ha commentato il suo gregario Tjesi Benoot dopo la vittoria – serve per guadagnare fiducia al Tour. A questa squadra devono ancora unirsi i migliori scalatori e tutti sembrano essere in buona forma, Jonas in particolare. Non so se Pogacar abbia seguito la corsa, non so quanto guardi le gare. Ma la voce deve essergli arrivata di sicuro…».

Perso Steven Kruijswijk per caduta nel secondo giorno del Delfinato, la Jumbo Visma inserirà al suo posto Wilco Keldermann, poi Sepp Kuss in arrivo dal Giro e un certo Van Aert, che sta scaldando i motori al Giro di Svizzera.

Al Delfinato, Majka ha lavorato per Yates, secondo sul podio. Entrambi al Tour lavoreranno per Pogacar
Majka ha scortato Yates al secondo posto del Delfinato. Entrambi al Tour lavoreranno per Pogacar

Terzo messaggio a Pogacar

Pogacar invece è in altura che si allena e non si sa se per questo bisognerà averne più paura: ci sono squadre che nei ritiri riescono a cambiare marcia e la UAE Emirates è una di queste, al pari della Jumbo Visma. Ma lo sport è fatto di messaggi e dal Delfinato allo sloveno ne sono arrivati a raffica.

«E’ vero – ha detto Merijn Zeeman, uno dei direttori sportivi di Vingegaard, a L’Equipe – questa vittoria in un certo senso manda un messaggio. Qui al Delfinato c’era una concorrenza molto forte, ma tutti sanno che Pogacar è ancora su un altro livello. Sarei stato più preoccupato se Jonas non fosse riuscito a battere i suoi avversari, perché avrebbe significato che non è abbastanza forte per battere Pogacar. Entrambi questi ragazzi sono così forti che a volte sembrano un livello superiore agli altri».

Un mare di squali

Pogacar continua a sorridere, chiuso nella sua determinazione. In questa fase nuotano tutti sul fondo dell’Oceano, nessuno li vede: riemergeranno semmai per i campionati nazionali. Tutto intorno a loro il mondo tuttavia non è fermo. L’elenco degli iscritti si va componendo e fra i più attesi spiccano i nomi di Hindley, Landa, Uran e Carapaz, Pidcock e Bernal, Pinot e Gaudu e anche quello di Enric Mas. Nel ciclismo dei grandi duelli, alle spalle dei fenomeni ci sono sempre stati dei grandi corridori. E chissà che quest’anno uno di loro non trovi la crepa gusta per spaccarne la corazza.

Un grande Ciccone mette la ciliegina sul Delfinato

11.06.2023
4 min
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L’ottava e ultima tappa del Delfinato se l’è presa Giulio Ciccone. L’abruzzese che era rimasto fuori dal Giro per un’altra positività al Covid, ha staccato tutti i rivali sul Col de Porte. Ha attaccato a 20 chilometri dal traguardo e ha pedalato in modo convincente verso la vittoria.

Sulla salita finale de La Bastille, il leader Vingegaard ha centrato il secondo posto a 23 secondi da Ciccone e ha vinto la classifica generale del Delfinato. Adam Yates e O’Connor hanno completato il podio.

«I 500 metri finali – racconta Ciccone al settimo cielo – sono stati davvero lunghi, ma con tutta quella gente è stato davvero bello. Inoltre, quando mi sono voltato e ho visto che avevo ancora un buon vantaggio, sono andato a tutto gas e ora sono davvero felice».

L’attacco di Ciccone sul Col de Porte, a 20 chilometri dall’arrivo
L’attacco di Ciccone sul Col de Porte, a 20 chilometri dall’arrivo

Pubblico da stadio

Quest’anno nel suo programma il Giro d’Italia avrebbe occupato una posizione centrale, invece anziché raccogliere l’abbraccio de suo pubblico al via di Pescara, Giulio si è ritrovato a casa, maledicendo per l’ennesima volta la sua sfortuna.

«Sono stato per 10 giorni senza bici – prosegue – quindi le mie condizioni al via non erano al 100 per cento. Sono ripartito da qui con in mente il Tour e questa settimana ho visto che stavo migliorando sempre di più, perciò sono davvero felice di chiudere questa settimana con una vittoria. Vincere fa sempre piacere ma qui, con questa atmosfera, credo sia ancora meglio. Sono stati mesi difficili e vado con grande motivazione verso i campionati italiani e poi il Tour».

Vingegaard ha attaccato sulla salita finale, guadagnando altri 11 secondi su Yates
Vingegaard ha attaccato sulla salita finale, guadagnando altri 11 secondi su Yates

Come una crono

Fin qui il punto sulla stagione, sulla quale Ciccone si era affacciato con un altro passo, anche grazie al cambio di preparazione. Chi lo segue oggi è certo che un atleta con il suo motore e la sua potenza aerobica sia destinato a raccogliere molto di più. Poi Ciccone torna alla tappa.

«E’ stato davvero un giorno molto difficile – spiega – perché il gruppo ci ha lasciato un vantaggio molto piccolo, quindi anche a livello psicologico è stato difficile gestirsi. La sensazione è stata per tutto il giorno quella di una cronometro a tutto gas. Ho corso dei rischi nell’ultima discesa e nell’ultima salita ho spinto a tutta sapendo che il traguardo era proprio lì. E davvero avere tutto quel pubblico ha reso la scalata meno difficile. Sono stato per tutto il tempo concentrato sulla strada. Mi dicevo che sarei arrivato all’ultima curva e avrei visto il traguardo…».

Matrimonio e Tour

Oltre alla vittoria, il premio con cui Ciccone torna a casa dal Delfinato del 2023 è la maglia degli scalatori, come gli era successo per due volte da U23 al Giro della Valle d’Aosta e al Giro d’Italia del 2019, quando vinse anche la tappa di Ponte di Legno, superando il Mortirolo e battendo in volata Jan Hirt.

«La maglia della montagna è davvero bella – dice l’abruzzese – è una delle mie preferite, ma se devo essere sincero, durante questa settimana non ci ho mai pensato. Anche oggi Campenaerts, che era in testa fino a ieri, era in fuga con noi e ha preso i suoi punti. L’ho superato vincendo, perché comunque io pensavo solo alla tappa e ci sono riuscito. Ora ho bisogno di un po’ di riposo, perché il Tour è molto vicino, ma la settimana prossima mi sposerò e questa vittoria è un regalo per la mia futura moglie. L’obiettivo in Francia sarà sempre lo stesso. Mi piacerebbe vincere una tappa del Tour e gettare un occhio su questa maglia che mi piace molto. Quindi andiamo, rimaniamo concentrati e vediamo giorno per giorno».

Una furia sul traguardo, ora Pogacar inizia la rimonta

08.03.2023
6 min
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Con l’insolita cronosquadre alle spalle, in cui ha piazzato una stoccata finale terrificante, Tadej Pogacar entra nel vivo della Parigi-Nizza, che ha deciso di correre per la prima volta. Nei giorni di Siena alla Strade Bianche, si è parlato spesso della sua assenza e del fatto che il calendario internazionale non sia ben congegnato. Se la corsa francese fosse partita di lunedì come la Tirreno-Adriatico, Pogacar avrebbe corso sugli sterrati toscani e sfidato Pidcock. Ma evidentemente ASO ha voluto i due weekend di gara e l’UCI l’ha accontentata.

Wellens ha raggiunto Pogacar alla Parigi-Nizza dopo la Strade Bianche: per il belga un programma di classiche
Wellens ha raggiunto Pogacar alla Parigi-Nizza dopo la Strade Bianche: per il belga un programma di classiche
Perché non hai corso la Strade Bianche? Wellens l’ha fatto poi ti ha raggiunto in Francia…

Ho pensato che fosse una bella sfida farlo, ma alla fine la Parigi-Nizza è stata una scelta più sicura. Sarebbe stata davvero dura finire con un buon risultato in entrambe le corse. Non si sa in anticipo, ma se alle Strade ci fosse stato tempo cattivo, sarebbe servito qualche giorno per riprendersi da quel tipo di percorso e non avrei potuto permettermelo, dovendo correre la Parigi-Nizza. Wellens qui non deve preoccuparsi della classifica, c’è una bella differenza.

Perché fare la Parigi-Nizza e non la Tirreno?

Ho già fatto due volte la Tirreno e l’ho vinta. Era arrivato il momento di ravvivare il mio programma e cambiarlo un po’. Non avevo mai corso la Parigi-Nizza, non mi sembra tanto male. I primi giorni sono stati un po’ frenetici, la cronosquadra ha fatto un po’ ordine, ma sta venendo fuori una settimana veloce. Dopo la Ruta del Sol, mi sono allenato bene a Monaco, dove era più caldo che qui.

Pogacar ha vinto le ultime due edizioni della Tirreno-Adriatico (qui nel 2022 sul Carpegna), ma non aveva mai corso la Parigi-Nizza
Pogacar ha vinto le ultime due edizioni della Tirreno-Adriatico, ma non aveva mai corso la Parigi-Nizza
La Parigi-Nizza è anche il primo incontro/scontro con Vingegaard dai giorni del Tour…

E non nascondo che questo abbia messo del sale nella storia. Non vedo l’ora di sfidarlo in salita. Lui è in forma, penso di esserlo anch’io. Sarà una corsa divertente. Anche se non c’è solo lui.

Pensi che la sfida con Jonas sarà il sale della sfida?

Non credo. Mi avevano detto e mi sto rendendo conto che è una delle gare più dure della stagione. Tanti tifosi, maltempo, tante scalate, strade veloci e insidiose. Il vero test è con me stesso. Se vinco, è un bonus per la fiducia, ma non aggiungerà nulla sul Tour, che è ancora molto lontano. Sarebbe una grande gara che aggiungo al mio palmares.

Pogacar e Vingegaard si sono reincontrati per la prima in gara volta dopo il Tour: marcatura stretta fra squadre
Pogacar e Vingegaard si sono reincontrati per la prima in gara volta dopo il Tour: marcatura stretta fra squadre
Sono passate tre tappe, chi pensi sia il favorito?

Vingegaard in primis. Ha dimostrato al Gran Camino di essere davvero in forma. Poi c’è Simon Yates, che ha dimostrato più volte di poter vincere questa corsa. L’anno scorso fu davvero impressionante nell’ultima tappa, che si ripete identica quest’anno (il britannico arrivò a Nizza da solo, staccando Van Aert e Roglic, ndr). Quasi tutte le squadre hanno un corridore forte che punta alla classifica, sarà davvero imprevedibile.

Dove si decide la corsa?

Sulla carta, le ultime due tappe sono le più dure. La cronometro a squadre è stata importante. Ma tenendo conto anche del vento delle prime tappe, si deve essere concentrati ogni giorno.

Pogacar ha tenuto la maglia bianca dei giovani nelle prime due tappe: ora è passata a O’Brien
Pogacar ha tenuto la maglia bianca dei giovani nelle prime due tappe: ora è passata a O’Brien
Che cosa ti è sembrato di questa strana cronosquadre?

Le tattiche sono rimaste praticamente le stesse, con la differenza che gli ultimi chilometri sono stati un po’ diversi. Solo il finale mi è parso leggermente anomalo, ma in ogni caso per andare veloci serviva avere attorno i compagni.

Cosa sai dell’arrivo di oggi a La Loge des Gardes e quello di sabato al Col de la Couillole?

Conosco la tappa di domenica, perché vivendo a Monaco in qualche modo è una corsa di casa. So com’è la salita di sabato, ma perché l’ho vista su Google Earth e Veloviewer. Comunque, una salita è una salita. Che tu la conosca o meno, devi pedalare ed esprimere quanta più potenza possibile.

Pogacar ha debuttato al Fiandre lo scorso anno, tenendo subito testa a Van der Poel sui muri
Pogacar ha debuttato al Fiandre lo scorso anno, tenendo subito testa a Van der Poel sui muri
Pensi che la Parigi-Nizza ti servirà in vista delle classiche di primavera?

Penso che aiuterà. Se corri per vincere, devi essere al top della forma ogni giorno e io sono qui per la vittoria finale. Mi sento già bene, ma mi manca ancora un po’ di forma fisica. La Parigi-Nizza mi darà una spinta per i prossimi mesi.

Philippe Gilbert sostiene che puoi vincere tutti e cinque i monumenti. A lui manca la Milano-Sanremo. Vincerli tutti può essere un tuo obiettivo?

E’ una grande sfida. Ne ho già due, i due che meglio si adattano al mio profilo di corridore: la Liegi e il Lombardia. Ce ne sono altri tre che mi piacciono meno. Non è qualcosa per cui mi dannerò l’anima, vedremo dove andrò a finire. Prendiamo la Sanremo. Ogni anno ci arrivo più vicino, ma vincere è ancora molto difficile. Dopo 300 chilometri devi fare le cose alla perfezione sul Poggio, una salita molto corta. Proverò di nuovo, ho ancora molti anni davanti a me. Abito vicino a Sanremo, ci vado spesso in bicicletta. Ho già immaginato diversi scenari per quel giorno.

Pogacar è arrivato alla Parigi-Nizza per puntare alla generale e per questo ha saltato la Strade Bianche
La UAE Emirates ha chiuso la cronosquadre al 5° posto, a 23″ dalla Jumbo Visma
Vingegaard al confronto ha un programma più mirato sul Tour. Non pensi di correre troppo?

Penso che sarebbe noioso se ogni anno mi concentrassi solo sul Tour. Mi piace soprattutto scoprire altre cose di questo sport e vedere fin dove posso arrivare. Cerco nuove sfide e cerco di ricordarmi che il ciclismo, oltre ad essere il mio lavoro, è anche il mio hobby. Mi parlano di Merckx, paragone impossibile. Però anche a lui piaceva il suo sport e si poneva sempre nuove sfide.

Perché ti piace tanto il Fiandre?

Non lo so. Ce l’ho in testa dai mondiali di Leuven 2021. Sono rimasto sorpreso da quell’atmosfera speciale. E poi ho avuto la fortuna di partecipare ed è stato semplicemente spettacolare. Mi sono divertito come un bambino, dando tutto sino alla fine. Il Fiandre è stato una delle migliori gare che abbia mai fatto.

Parigi-Nizza passaggio obbligato per chi punta al Tour?

06.03.2023
5 min
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Con lo sprint vittorioso di Merlier, ieri si è aperta la Parigi-Nizza. “Sorella” della Tirreno-Adriatico, che invece scatta fra qualche ora. Questa gara è spesso, molto spesso, il primo banco di prova dei contendenti al Tour de France. Questo non significa che già la lotta sia tra i super protagonisti, ma chi aspira alla maglia gialla della Grande Boucle è al via. Quasi come fosse un dogma esserci. Anche se Pogacar nelle ultime stagioni ha smentito questa regola.

Oggi vediamo appunto Pogacar (nella foto di apertura) e Vingegaard, ma alla Parigi-Nizza prima di loro ci ha messo il naso anche Vincenzo Nibali, quando lo Squalo appunto mirava al podio del Tour. A scortarlo sulle strade di Francia c’era il suo direttore sportivo Giuseppe Martinelli.

Giuseppe Martinelli con Vincenzo Nibali. Nel 2014, quando lo Squalo vinse il Tour, alla Parigi-Nizza fece tanta fatica e fu 21° nella generale
Martinelli con Nibali. Nel 2014, quando lo Squalo vinse il Tour, alla Parigi-Nizza fece tanta fatica
Giuseppe, perché solitamente chi punta al Tour va alla Parigi-Nizza?

Perché alla Parigi-Nizza c’è sempre qualcosa che poi si troverà a luglio sulle strade del Tour. E’ un po’ come il Delfinato d’estate. Sono le stradine della Francia, un pezzo di percorso, un modo di correre, il vento… Insomma la Parigi-Nizza è già un piccolo Tour.

Una volta si diceva che si andava in Francia anche per trovare alleanze in vista dell’estate. Magari si aiutava una squadra più piccola a portarsi a casa una tappa in cambio di un favore d’estate. Oggi forse tutto ciò è impossibile.

No, non si va per le alleanze. Non succede più. Oggi ognuno ha la “testa nella sua mangiatoia”. Certe alleanze semmai nascono sul momento in base alle situazioni di corsa. E solo se ci sono obiettivi comuni. Ma non ci si va appositamente. Negli ultimi tempi non ho più sentito che questa o quella squadra la mattina in hotel magari si parlano.

Meteo avverso, vento, nervosismo, il vallonato francese… s’iniziano a prendere le misure col Tour. Qui il gruppo ieri verso La Verrière
Meteo avverso, vento, nervosismo, il vallonato francese… s’iniziano a prendere le misure col Tour. Qui il gruppo ieri verso La Verrière
Come dicevamo non è più quel ciclismo.

Ma sì, e poi oggi abbiamo mille strumenti che ci dicono come potrà andare la corsa, mille stratagemmi per capire come fare e se il percorso è più o meno adatto.

Hai detto che lungo il percorso della Parigi-Nizza capitava sempre qualcosa del Tour successivo: era anche un’occasione per fare dei sopralluoghi?

Assolutamente sì (l’Astana all’epoca ne approfittò per andare a vedere la tappa del pavé, che poi si rivelò decisiva per Nibali, ndr). Pensate come ragionano gli organizzatori del Tour: visto che questa estate si andrà sul Puy de Dome, alle squadre selezionate per la Grande Boucle la scorsa settimana è arrivata un’email in cui dicevano che avrebbero messo a disposizione un treno per andarlo a visionare durante il Delfinato, visto che non ci si può andare da soli in macchina.

Ieri nella prima tappa a La Verrière, Tim Merlier ha battuto Bennett, Pedersen e Kooij
Ieri nella prima tappa a La Verrière, Tim Merlier ha battuto Bennett, Pedersen e Kooij
Hai parlato di percorso, ma se c’è un tracciato che tra Parigi-Nizza e Tirreno ti favorisce nettamente vai comunque alla gara francese in ottica Tour?

Si valuta, ma se avevi battezzato il Tour andavi lì per assaporare le sue strade. Se invece parliamo del Pogacar della sua situazione vi dico che lui, per me, sta tentando di vincere un po’ tutto. La Tirreno l’ha vinta, ora nella sua bacheca vuol mettere anche la Parigi-Nizza. Ha vinto il UAE Tour ed è andato in Andalusia. Tadej ha bisogno di questo pizzico mentale, di questa inventiva stimolante.

Però pensando a Nibali soprattutto, ma non solo lui, a volte non si è in forma in quel periodo. E tutto si complica. C’è il rischio di non uscirne bene?

Alla Parigi-Nizza si è sempre fatto tanta fatica. Anche Vincenzo ne ha fatta e per questo non riuscivamo a trovare il bandolo della matassa e la fatica era amplificata. Le tappe nei primi giorni sono piatte, ma c’è un grande stress. Poi magari s’incontra anche il vento nelle zone del Nord. Le ultime tre, quattro tappe invece hanno delle salite. Salite che però non sono in stile Tirreno, come i muri o l’arrivo in quota. Sono salite veloci, più stressanti. Non era così raro che la sera Vincenzo ti mandasse a quel paese e ti diceva: «Martino, era meglio andare alla Tirreno». Tirreno che tra le altre cose ha anche meno trasferimenti. Il territorio della Parigi-Nizza è molto vasto, quello della Tirreno è più raccolto. 

La UAE Emirates di Pogacar e la Jumbo-Visma di Vingegaard (entrambi riconoscibili) già si sono marcati stretti nella prima tappa di ieri
Pogacar e Vingegaard (entrambi riconoscibili) già si sono marcati stretti nella prima tappa di ieri
Ieri è partita questa bellissima corsa, il Martinelli appassionato  più che il tecnico, come la vede? E’ già uno scontro totale tra Pogacar e Vingegaard o si nasconderanno un po’?

Sono due corridori diversi da tutti gli altri. Si rispettano ma se possono darsi le botte se lo danno! Per me ci arrivano senza volerlo, con una condizione molto buona, forse più di quello che si aspettavano. Pogacar lo abbiamo visto nelle prime gare. Vingegaard l’ho osservato al Gran Camino e va davvero forte. Forte come mai prima. Ha acquisito una fiducia in sé stesso unica. Ha fatto numeri in-cre-di-bi-li (lo dice scandendo le sillabe, ndr). Di contro si ritrova “tra le scatole” un Pogacar che non si aspettava. Io penso che sarà un bel duello.

Quindi non si nasconderanno. Secondo te ci può stare che Pogacar abbia detto all’ultimo della sua partecipazione per deviare un po’ l’attenzione? E magari Vingegaard e la Jumbo-Visma sapendo che lui non c’era si sarebbero preparati diversamente?

Non penso, questi due sono un bene del ciclismo. E lo dico da appassionato. Non credo di sbagliare se dico che Pogacar vuol vincere tutto. A lui piacere correre… E vincere!