Pozzovivo, le ambizioni di un “giovane” quarantenne

23.03.2023
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RICCIONE – La forza di Pozzovivo è davvero quella di ripartire quasi da zero senza piangersi addosso e demoralizzarsi. Sotto il punto di vista morale, Domenico è un corridore indistruttibile a scapito degli evidenti segni che porta sul corpo.

E “Pozzo” non disdegna nemmeno la battuta quando gli ricordiamo che una delle ultime volte che lo avevamo visto erano le classiche italiane d’autunno. «Eh, bei tempi quelli in cui andavo forte in salita», ci dice sorridendo prima della nostra chiacchierata.

“Pozzo” si sta già ben integrando nella Israel-Premier Tech. La Coppi e Bartali gli serve anche per questo
“Pozzo” si sta già ben integrando nella Israel-Premier Tech. La Coppi e Bartali gli serve anche per questo

Salite romagnole

Nelle prime due tappe della Coppi e Bartali lo scalatore della Israel-Premier Tech ha dimostrato di avere sempre il solito feeling con la salita, anche se la forma migliore sta arrivando. Sull’arrivo ondulato di Longiano ha chiuso decimo, ovvero nel gruppo che inseguiva i sette fuggitivi, regolati dal californiano Sean Quinn della EF Education-Easy Post. Ora Pozzovivo è ottavo nella generale a meno di un minuto da Schmid (nuovo leader) e guarda avanti con fiducia.

«La prima tappa – racconta Domenico – è stata molto nervosa, con tanti sali e scendi, salite brevi ed esplosive. Personalmente mi è andata bene, perché sono riuscito ad arrivare nel primo gruppo inseguitore di Cavagna. Oggi invece (ieri per chi legge, ndr) c’erano pendenze in doppia cifra. In entrambe le tappe ero lì a battagliare con i migliori nei momenti cruciali. Nei prossimi giorni ci sarà ancora il terreno per fare qualcosa».

Sulle salite in doppia cifra attorno a Longiano, Pozzovivo non si è fatto trovare impreparato
Sulle salite in doppia cifra attorno a Longiano, Pozzovivo non si è fatto trovare impreparato

«La condizione non è male – continua – e comunque l’obiettivo, praticamente sempre quando metto il numero sulla schiena, è quello di fare classifica in queste gare. Alla vigilia della Coppi e Bartali avevo l’ambizione di fare una classifica dignitosa. Magari pensare di riuscire a centrare una top ten non sarebbe stato male. Ecco, qui a Longiano ce l’ho fatta e procediamo così».

Il ritorno

L’inverno incerto che ha vissuto Pozzovivo lo conosciamo. La delusione del mancato rinnovo con la Intermarché Circus Wanty è stata rimpiazzata dalla gioia dell’ingaggio con la Israel, con cui poteva iniziare a correre prima.

«Sarei dovuto rientrare alla Tirreno-Adriatico – spiega – ma sarebbe stato difficile farlo perché ci sono stati un paio di intoppi. Uno burocratico e uno di salute. Avevo preso la bronchite di rientro dal Teide e così ho dovuto stoppare improvvisamente quella che era già una buona condizione. Tuttavia mi sono rimesso in sesto abbastanza presto».

Generazioni a confronto. Marco Frigo e Domenico Pozzovivo hanno diciotto anni di differenza
Generazioni a confronto. Marco Frigo e Domenico Pozzovivo hanno diciotto anni di differenza

«Mi è dispiaciuto tanto non poter continuare con la mia vecchia squadra – prosegue nella sua analisi – anche perché mi è costato a livello tecnico. Ho dovuto passare un inverno in autogestione, senza sapere quando avrei iniziato a correre, qualora mi avesse chiamato qualche altra formazione. Mi ero posto fine febbraio come termine per iniziare a correre. Quella condizione che avevo trovato è servita a poco visto che ormai è roba di un mese e mezzo fa. Sono convinto però che quel lavoro mi tornerà utile qua alla Coppi e Bartali. Dopodiché inizierò a prepararmi per il Giro d’Italia».

Prossimi traguardi

Proprio la corsa rosa è casa sua. A maggio Pozzovivo sarà alla 17ª partecipazione: ininterrottamente presente dal 2010. Ma con quali reali obiettivi partirà, tenendo conto della sua carta d’identità?

«Non mi dispiacerebbe fare un Giro sulla falsariga di quello dell’anno scorso – dice con estrema serenità – con ottime prestazioni in salita. Anche lì punto a fare una top ten. Alla mia età, che saranno 41 anni il prossimo novembre, sarebbe notevole rispettare questo tipo di ambizioni. Durante la mia carriera sono sempre stato meticoloso ma forse il segreto e la difficoltà al tempo stesso è quella di non porsi delle abitudini. Bisogna sempre cambiare e tenersi aggiornato, stando al passo con i giovani che pongono l’asticella sempre più in alto. Se mi fossi arenato sulle prestazioni di 5-6 anni fa non sarei qua, perché non sarei competitivo per quello a cui ambisco».

Pozzovivo è sempre uno dei corridori più acclamati dal pubblico. E lui non si sottrae mai agli autografi
Pozzovivo è sempre uno dei corridori più acclamati dal pubblico. E lui non si sottrae mai agli autografi

«Ora gli obiettivi sono due: essere performante nelle gare a tappe più brevi – conclude – poi essere protagonista come l’anno scorso nelle ultime classiche della stagione. In particolare il Lombardia mi è rimasto sul gozzo per via della caduta che mi ha costretto al ritiro, ma cercherò di rifarmi. Ho firmato solo un anno di contratto, ma non escludo di poter correre anche nel 2024. Vediamo come sarà questa annata che è ancora tutta da correre».

Busatto: sprazzi di talento con l’Intermarché

22.02.2023
5 min
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Francesco Busatto, dopo un lungo inverno, ha fatto il suo esordio con la Intermarché Circus Wanty. Il giovane veneto è passato con la squadra development ma le prime gare le ha già corse con i grandi. L’ultima volta che lo avevamo sentito non aveva ancora avuto modo di incontrare la nuova squadra. Negli ultimi mesi ha passato tanto tempo con il team U23 e con la WorldTour, iniziando a prendere le misure con la nuova realtà belga. 

Busatto nel 2022 ha corso con la General Store (photors.it)
Busatto nel 2022 ha corso con la General Store (photors.it)
Come è andato l’inverno?

Bene – esclama – ci siamo trovati con il development team i primi di dicembre in ritiro vicino a Calpe. Ne abbiamo approfittato per fare conoscenza e imparare a stare insieme, d’altronde prima di allora non avevo ancora conosciuto nessuno. 

Pochi allenamenti e tanto team building?

Sì, la squadra ha pensato di farci fare tante attività più per conoscerci che per allenarci. Tanti giochi e molte attività per legare. Naturalmente si è pedalato e nelle pause bar parlavamo molto tra di noi: dalla preparazione ad argomenti di attualità.

Quando hai iniziato a spingere un po’ di più?

A gennaio, quando sono andato in ritiro con i ragazzi del WorldTour. Abbiamo fatto tanti lavori più spinti per avere la gamba pronta alle prime corse di stagione. Avere la possibilità di conoscere i professionisti è stato incredibile. Ero in camera con Petilli ed è stato gentilissimo con me. Condividere la stanza con un italiano e per di più professionista è stato bellissimo, Petilli mi ha spiegato tante cose.

Nel ritiro spagnolo della Intermarché si è lavorato molto alla costruzione del gruppo (foto Instagram)
Nel ritiro spagnolo della Intermarché si è lavorato molto alla costruzione del gruppo (foto Instagram)
Di cosa avete parlato?

Di tutto: degli allenamenti, dell’alimentazione e dei vari test che facevamo sui prodotti utilizzati. Abbiamo visto degli studi sull’alimentazione e ci hanno spiegato molte cose, siccome era tutto in inglese, Petilli mi hai aiutato a capire meglio le cose che mi sfuggivano. 

Hai svolto altre attività con loro?

Degli studi con la bici da crono ad Amsterdam, poi dei test sul VO2Max ed altri dati in Belgio. A tutti questo si è aggiunto il classico bike fitting. Mi è capitato di fermarmi a pensare e mi sono detto che quella che ho è davvero un privilegio unico. 

Insomma, si capisce che siete trattati come professionisti…

Assolutamente. E se devo essere sincero, non mi aspettavo così tanta fiducia. Puntano molto su di me per le gare del calendario U23, questo mi fa piacere perché vuol dire che hanno avuto delle buone impressioni. 

Prima gara con i professionisti e subito un quarto posto per Busatto (foto Tour of Oman)
Prima gara con i professionisti e subito un quarto posto per Busatto (foto Tour of Oman)
Intanto hai già attaccato il numero e lo hai fatto con i grandi.

La prima gara è stata la Muscat Classic, con un quarto posto finale che nemmeno sognavo la mattina. Valerio Piva mi aveva detto di provare a stare davanti, il percorso era vicino alle mie caratteristiche. Gli ho risposto che sulla prima salita avrei capito la mia condizione e mi sarei regolato di conseguenza, sentivo di stare bene ma non credevo così tanto. Sono stato bene per tutta la corsa ed alla fine mi sono anche lanciato nella volata finale. 

Nel frattempo hai corso anche il Tour of Oman. 

Lì ho lavorato per i miei compagni, l’obiettivo era di fare classifica con Meintjes e Taaramae. Nella quarta tappa, sulla salita finale, ho provato a stare con i migliori, ci sono riuscito ma ho fatto troppa fatica e non sono riuscito a lanciarmi nella volata finale. Gareggiare con i ritmi dei professionisti mi ha fatto subito capire il loro livello, è davvero elevato! Il ritmo sull’ultima salita è stato infernale. 

Correre con accanto Piva e Petilli è stato utile per “ammorbidire” il tuo esordio?

Sono persone che ho conosciuto in ritiro e con loro accanto mi ha fatto sentire tranquillo. Mi manca ancora correre con gli altri diesse, ma non vedo l’ora di farlo

Busatto, il primo dei tre, con alle spalle il suo mentore alla Intermarché Petilli con il numero 25
Per Busatto i consigli dei compagni più grandi sono stati utili per ambientarsi nella nuova squadra
Che sensazioni hai provato ad avere accanto Meintjes e Taaramae, corridori che hanno vinto tappe nei Grandi Giri?

Fa un certo effetto ascoltare i loro consigli. Così come ritrovarsi in gruppo gomito a gomito con Cavendish, Merlier o Ulissi. Ma si tratta solamente di un passaggio intermedio rispetto al mio obiettivo di voler diventare professionista. 

Arrivi da una vita completamente diversa, che sensazioni provi se ti guardi indietro?

Un po’ è strano. Ripenso a quando ero piccolo, quando prendevo la mountain bike e andavo nei campi dietro casa, mettevo la bandana e facevo finta di essere Pantani e vincere il Tour de France. Da bambino avevo anche una piccola fattoria, quella classica che tutti i nonni hanno dalle mie parti. Ora non c’è più, non c’è più molto tempo per curare tutto, ho solo qualche gallina e tanti gatti. 

Storia di Gerben Kuypers, corridore, studente, lavoratore

07.02.2023
5 min
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Questa è una storia che il travolgente mondiale messo in scena da Van der Poel e Van Aert rischiava di trascinare via assieme alla poesia che contiene. E’ la storia di Gerben Kuypers, corridore belga classe 2000 che in pochi giorni ha visto esauditi tutti i suoi sogni di corridore. Ha partecipato al mondiale accanto a Van Aert (come elite senza contratto) e ha firmato il contratto da professionista con la Intermarché-Circus-Wanty. Passaggi che fino a poco tempo prima gli sarebbero sembrati impensabili, mentre è assai probabile che al di fuori dei confini fiamminghi, nessuno sappia di chi stiamo parlando.

«Ma non vengo fuori completamente dal nulla – sorride – anche se per il mondo esterno può sembrare così. Nelle categorie giovanili ho sempre ottenuto risultati decenti. Nel 2022 sono arrivato 9° al mondiale di cross mentre da junior sono stato 7°. Un po’ di talento l’ho sempre avuto, solo che il mio potenziale sta venendo fuori tutto in una volta. E ottengo risultati che non mi sarei mai aspettato da me stesso».

A gennaio Kuypers ha conquistato la maglia di campione belga degli elite senza contratto
A gennaio Kuypers ha conquistato la maglia di campione belga degli elite senza contratto

Laurea triennale

Fino a poco tempo fa, Gerben Kuypers rientrava nella schiera di quelli con la testa dura, che corrono e intanto studiano e si trovano un lavoro, avendo forse intuito che con la bici non diventeranno mai ricchi.

«Nel mio team – racconta – il Proximus-Alphamotorhomes-Doltcini, corro letteralmente per maglia e pantaloncini. Mia madre e mio padre hanno dovuto comprarmi delle biciclette, ma due non bastano quando si corre nel fango. Nel frattempo ho lavorato nell’ufficio tecnico di Ter Beke a Veurne, un’azienda che produce salumi per Delhaize. Avevo iniziato alla fine di aprile. Prima lavoravo di giorno, dall’estate ho iniziato con i turni. La mattina dalle 5 alle 13 oppure il pomeriggio dalle 12,30 alle 20,30. In famiglia è sempre stato chiaro che ottenere una laurea sarebbe stato fondamentale e così ho preso la triennale in elettromeccanica. Questo forse ha rallentato la mia carriera agonistica, ma ne sono orgoglioso. Come del fatto che volessi un lavoro.

«L’anno scorso vivevo già con la mia ragazza Justine. Lei pagava tutti i conti, mentre io non potevo contribuire con niente. Ho vissuto dei suoi risparmi e non era più sostenibile. Lei invece si sentiva persino in colpa perché per lavorare non potevo più allenarmi a tempo pieno. Le sarò eternamente grato».

Kuypers vive con la compagna Justine che per quasi un anno lo ha mantenuto col suo lavoro (foto Instagram)
Kuypers vive con la compagna Justine che per quasi un anno lo ha mantenuto col suo lavoro (foto Instagram)

Miglioramenti all’improvviso

Poi di colpo una svolta. Il tempo di mettersi a fare le cose sul serio e le sue prestazioni sono migliorate. E a quel punto, accanto agli occhi delle squadre di cross, sono arrivati quelli delle WorldTour.

«Ho notato per la prima volta dei miglioramenti – dice – la scorsa estate su strada, al Giro di Liegi. Un compagno di squadra era in maglia di leader e a me spesso toccava tirare. Una volta sono riuscito a lavorare per 40 chilometri in pianura e poi in salita ho recuperato gli scalatori. In gruppo se ne sono accorti e si sono messi a chiedermi quanto fossi forte e se avessi mal di gambe, ma io stavo benissimo. E piano piano quello stesso livello è arrivato anche nel cross. Da qui l’interesse per farmi passare professionista. Anche se quando la sveglia suonava alle quattro del mattino, sembrava tutto molto lontano.

«Mi sono sempre allenato, ma non nel modo in cui si allenerebbe un professionista. La mattina andavo al lavoro in bicicletta, che era a 16 chilometri. E la sera facevo altre altre 2-3 ore con lo zaino del lavoro sulle spalle. Al punto che quando facevo uno sprint in salita, sentivo sempre il cucchiaio dello yogurt tintinnare nella scatola dei panini».

Ai mondiali di Hoogerheide, Kuypers ha conquistato il sesto posto (photonews)
Ai mondiali di Hoogerheide, Kuypers ha conquistato il sesto posto (photonews)

Mito Van Aert

Così a dicembre, Gerben Kuypers ha lasciato il lavoro, prendendo un’aspettativa non retribuita. L’azienda gli ha proposto di salvare il salario se avesse lavorato fra Natale e Capodanno, ma essendo nel pieno della stagione del cross, il belga ha dovuto dire di no. E così si è ritrovato in nazionale accanto a Van Aert.

«Questo per me è irreale. Quando ero in nazionale da junior e U23, la sera a cena guardavo con occhi spalancati la grande tavolata dei professionisti e Wout era già lì. Compio gli anni il primo febbraio e per il mio 18° compleanno la Federazione mi aveva regalato una torta ai mondiali. Quando facemmo la foto, la pubblicai su Instagram e la sera vidi che Van Aert era piaciuta. Pensai fosse incredibile che Wout van Aert fosse andato sulla mia pagina Instagram e avesse apprezzato quella foto. Ho ancora lo screenshot di quel cuore sul mio telefono.

«Invece più di recente, dopo la mia vittoria nel cross di Essen, sono andato in ritiro in Spagna e in cima a una salita ho incontrato proprio Wout. Me ne stavo in disparte, invece lui si è avvicinato per fare due chiacchiere e congratularsi per la vittoria Essen. Mi ha chiesto anche se avessi un contratto e questo mi dimostra che è un grande corridore e una brava persona. Ho subito dovuto pubblicarlo nel gruppo Whatsapp di famiglia: “Indovinate chi si è congratulato con me per l’allenamento oggi?”».

Questa la foto con la torta per i 18 anni, piaciuta a Van Aert su Instagram
Questa la foto con la torta per i 18 anni, piaciuta a Van Aert su Instagram

WorldTour dal 1° marzo

Gerben Kuypers sarà professionista con la Intermarché-Wanty a partire dal primo marzo, integrato nel gruppo del cross, ma con un bel calendario su strada. Perché la storia fosse perfetta, sarebbe dovuto finire alla Jumbo Visma, ma forse sarebbe stato poco credibile.

Ai mondiali di Hoogerheide è arrivato 6° a 54″ da Van der Poel e dal suo capitano. Non ha potuto aiutarlo granché. Non è stata mica colpa sua se quei due diavoli là davanti sono partiti come aerei da caccia e nessuno li ha più visti…

Giovani corridori e aspettative: come si lavora?

24.01.2023
7 min
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Nel guardare le varie statistiche sui siti di riferimento ci ha colpito la grande differenza che si trova nei giorni di corsa tra i neoprofessionisti: ragazzi giovani che si affacciano al mondo dei grandi. Così abbiamo voluto indagare tra le varie squadre per capire come gestiscono i loro ragazzi. Tra i team selezionati sono rientrati due professional e due WorldTour. 

Felix Gross è uno dei giovani della UAE che sta facendo un percorso graduale di crescita
Felix Gross è uno dei giovani della UAE che sta facendo un percorso graduale di crescita

Per la UAE parla Baldato

La prima persona interrogata su questo delicato tema è Fabio Baldato, diesse della squadra degli Emirati. Tra i ragazzi visti dal veneto spicca il nome di Ayuso, spagnolo classe 2002 che alla prima partecipazione alla Vuelta ha chiuso al terzo posto nella classifica generale. 

«Prima di tutto – inizia Baldato – è tutto molto soggettivo, ci sono giovani che hanno bisogno di un ambientamento più lungo. Altri, invece, vedi che sono già pronti, ma anche in questi casi il lavoro da fare è delicato. Ayuso lo abbiamo “rallentato” cercando di tenere la sua esuberanza a bada. Non è il primo corridore già maturo che mi capita tra le mani, in BMC ho avuto Kung e Dillier che erano già pronti. In questi caso noi diesse dobbiamo essere bravi a valutare, non bisogna mai esagerare, spesso i ragazzi giovani non si pongono limiti. Sono più spavaldi, si vede dall’atteggiamento in corsa. Ti ascoltano fino ad un certo punto, predicare va bene ma poi bisogna mettersi nei loro panni. Sono consapevole del fatto che noi diesse possiamo insegnare qualcosa ma quello che rimane è la “batosta”. Ayuso stesso ad inizio 2022 ne ha prese alcune ed è cresciuto».

«Poi ci sono i corridori normali, uno che abbiamo in UAE è Felix Gross. Lui ha fatto lo stagista nel 2021 con dei buoni dati ma senza cogliere risultati. La scorsa stagione ha avuto più continuità ed ha ottenuto un bel quarto posto in una tappa al Giro di Germania. I corridori così vanno sostenuti, anche mentalmente perché devono capire che la loro crescita deve essere graduale e passa prima da corse minori dove imparano ad essere competitivi».

Lato Intermarché

L’Intermarché Circus Wanty ha un progetto di crescita solido da molti anni, al quale ha affiancato anche la nascita del Development team. Valerio Piva, diesse della squadra belga ci racconta anche che relazione hanno tra di loro le due squadre

«La squadra development ha una struttura a parte – spiega – l’obiettivo è prendere ragazzi giovani e far nascere dei corridori. Lo scambio tra una squadra e l’altra ci sarà, lo stesso Busatto farà qualche gara con noi. Per quanto riguarda il team WorldTour l’obiettivo è diverso, i ragazzi giovani che prendiamo arrivano da team professional o continental. Non crediamo nel “salto di categoria” da junior a professionisti, i ragazzi devono fare uno step intermedio: gli under 23. I ragazzi devono imparare a gestire l’impatto della corsa e le diverse tipologie di allenamento. In un ciclismo che viaggia sempre più rapido è bene ricordare che i margini di errore sono al minimo e si rischia di bruciare l’atleta pretendendo qualcosa che non può fare. I giovani che abbiamo nella squadra WorldTour li inseriamo gradualmente, non li vedrete mai partecipare a corse di primo livello». 

«In questa stagione la squadra ha fatto una rivoluzione – continua Piva – prendendo tanti giovani e perdendo corridori di esperienza come Kristoff. Non è che non credessimo in lui, ma abbiamo preferito un progetto più a lungo termine. Non vinceremo tante corse come lo scorso anno ma è una cosa che abbiamo preventivato, fa parte di quello che è il ricambio generazionale. Gerben Thijssen, è un corridore sul quale nel 2022 abbiamo speso molto in termini di uomini e di occasioni. Ha dimostrato qualcosa di buono e quest’anno è chiamato al salto di qualità, ma è stato tutto graduale. Per il suo bene e quello del team».

La visione delle professional

La Green Project Bardiani è la squadra professional che ha un progetto diverso dalle altre, i giovani vengono presi e diventano subito professionisti. Almeno a livello di contratto, poi però all’interno del team si opera una distinzione, creando praticamente due squadre distinte. Rossato diesse di riferimento per questi ragazzi ci spiega il metodo di lavoro e le sue “criticità”. 

«La prima cosa – racconta dalla Vuelta a San Juan – è cercare di non stressare troppo i ragazzi. Quelli che arrivano dall’ultimo anno di juniores hanno la scuola e per loro deve essere una priorità. L’anno scorso a Pinarello e Pellizzari abbiamo costruito un programma idoneo. A livello di ambientamento per loro è un sogno: avere uno staff dedicato ed essere seguiti in questo modo è una bella cosa. Non dimentichiamo che gli juniores l’anno scorso avevano ancora i rapporti bloccati, una volta con noi abbiamo dovuto insegnargli anche a gestire questa cosa. Si è lavorato anche tanto sull’alimentazione, sul peso e l’allenamento. Dettagli che quando sei professionista fanno la differenza. Dai giovani dell’anno scorso abbiamo ottenuto dei bei risultati. Pellizzari e Pinarello, a fine stagione, hanno corso con i professionisti il Giro di Slovacchia e la Tre Valli. Siamo stati molto contenti della loro risposta».

«Chi arriva da noi che ha già fatto qualche stagione da under 23 fa un programma più intenso. Sempre ponderato alle qualità ed al fatto che sono alla prima esperienza con i professionisti. I corridori che possono correre anche da under fanno calendari misti con diverse esperienze. Marcellusi prima di vincere il Piva ha corso in Turchia e la Milano-Torino, due belle palestre per crescere. Tolio è un altro che ha corso molto tra gli under 23 ed i professionisti, aggiungendo al suo calendario corse importanti come Strade Bianche e Lombardia. Sono corse che un ragazzo giovane può guadagnarsi, sono come un premio che arriva alla fine di un bel percorso di crescita».

Ultima parola alla Eolo

La Eolo Kometa ha nella sua idea di team una visione diversa, con due squadre divise: la professional e la under 23. Stefano Zanatta ha lavorato per tanti anni con i giovani e di cose ne ha viste.

«Le nostre due squadre sono direttamente collegate – apre il discorso Zanatta – vedi da subito i ragazzi giovani e ne segui la crescita. Questo perché una volta che passano in prima squadra hai già un’idea di che corridore ti trovi davanti. Io credo che anche i grandi campioni abbiano bisogno di un anno tra gli under 23. Anche in Liquigas, dove avevamo corridori come Kreuziger e Sagan, abbiamo tenuto la stessa ideologia. Prima almeno un anno di esperienza nella categoria giovanile. I corridori possono anche aver talento ma hanno bisogno di una crescita umana e fisica. Anche i nostri giovani che arrivano dalla squadra under 23 avranno bisogno di adattarsi alle corse. Non vogliamo caricarli di pressioni o aspettative troppo alte».

«Il percorso per i ragazzi che arrivano da noi – continua il diesse della Eolo – è di partire da corse più semplici. Poi si passa a quelle di qualità superiore e si prova a vedere come reagisce un ragazzo nel correre da protagonista. Dalla mia esperienza posso dire che un ragazzo arriva ad avere risultati tra i 24 e i 25 anni. Nibali stesso ha fatto tanta esperienza maturando, successivamente ha ottenuto i risultati che tutti conosciamo. Serve un’attività continua ma equilibrata: una cinquantina di giorni di corsa sono giusti. La cosa migliore è dare ai ragazzi delle pause e farli recuperare, senza creare buchi troppo grandi nel calendario, altrimenti si perde il lavoro fatto. Ora ai giovani è concesso meno sbagliare, non è corretto nei loro confronti perché li si sottopone a pressioni maggiori. Forse devi essere più forte mentalmente per fare il corridore ora».