Petilli diventa “professore di ciclismo” e sull’addio di Piva…

26.11.2023
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Simone Petilli (foto Instagram in apertura) prepara il 2024, forte del carico di corse fatto nel finale di stagione. Un altro anno, il quarto, da correre insieme con la Intermarché-Circus-Wanty, orfana di Valerio Piva. Non è però l’unica novità per il lombardo, perché da qualche giorno ha annunciato che diventerà “professore di ciclismo” un progetto parallelo che ha portato avanti nel corso degli anni. 

«Non l’ho mai raccontato a nessuno – racconta Petilli – ma in questi anni ho portato avanti il mio percorso di studi. Lo avevo interrotto al termine della maturità, quando ancora ero dilettante. Ho voluto concentrarmi sul ciclismo al 100 per cento per passare professionista e così è stato. Poi dopo 3 o 4 anni da corridore mi è venuta voglia di riprendere, è vero che un ciclista tra allenamenti e trasferte è spesso impegnato, ma poi nel pomeriggio si ha del tempo libero».

La Intermarché nel 2024 avrà una grande matrice italiana con ben quattro corridori, da sx: Busatto, Rota, Colleoni e Petilli
Oltre a Petilli la Intermarché nel 2024 avrà altri tre corridori italiani, da sx: Busatto, Rota e Colleoni

Due lauree

Il tempo libero Petilli lo ha impegnato rimettendosi sui libri e conseguendo prima la laurea triennale in Scienze Motorie, e poi la magistrale in Scienza e Tecnica dello Sport. Un percorso che lo ha portato ad aprire il suo studio. 

«Avevo tanti interessi – prosegue – però poi mi sono detto: “Perché non studiare quello che faccio?” La passione è nata dal voler capire e migliorare i miei allenamenti, poi con l’Università ho sviluppato la parte teorica. Questo soprattutto grazie a materie come Metodologia dell’allenamento e Endocrinologia. Vedevo e capivo perché succedessero determinate cose ed ora conosco i sistemi del nostro fisico e come reagisce il corpo a certi stimoli.

«Per prima cosa l’ho visto su di me – dice ancora Petilli – vi faccio un esempio: ho sempre pensato che più si fa e meglio è per crescere e diventare più forti. Capitava tante volte di fare allenamenti intensi dove tornavo a casa distrutto. Studiando, invece, ho capito la periodizzazione, ovvero che se certi giorni hai meno da fare e stai bene, devi comunque fermarti e rispettare il piano di allenamento. Così da avere più benzina quando conta. Il mio motore è sempre stato quello che è, però ho sempre puntato a diventare costante durante tutta la stagione. Ed è una cosa che mi ha aiutato a rimanere in questo mondo. Per la squadra questa mia caratteristica è utile e lo si nota in tante occasioni».

La voglia di studiare per Petilli è nata dalla curiosità verso i suoi allenamenti (foto Instagram)
La voglia di studiare per Petilli è nata dalla curiosità verso i suoi allenamenti (foto Instagram)

Trasmettere ai giovani

Petilli ha poi deciso di intraprendere questa nuova strada, spostandosi dall’apprendimento e diventando “professore”. 

«Ho deciso di provare a intraprendere la strada del preparatore – racconta – e lo farò con un piccolo gruppo di atleti. Per il momento inizio con poche persone, cinque o sei, anche perché la carriera va avanti e spero vada avanti ancora molto. Però mi piacerebbe passare la mia esperienza ai giovani per aiutarli a imparare prima. Ho voluto unire la teoria di quanto appreso nel percorso di studi alla mia esperienza da professionista. Non voglio lavorare solamente con i giovani, ma anche con atleti di diverse discipline come mountain bike e triathlon. Guardare ad altri sport permette di apprendere nuovi metodi, l’ho visto a Sierra Nevada dove durante il ritiro ho avuto modo di parlare con triatleti di primo livello e confrontarmi con loro».

Giro d’Italia, Campo Imperatore, Petilli terzo al traguardo, quel giorno in ammiraglia c’era Valerio Piva, un valore aggiunto
Giro d’Italia, Campo Imperatore, Petilli terzo al traguardo, quel giorno in ammiraglia c’era Valerio Piva, un valore aggiunto

Novità in casa Intermarché

Abbiamo già avuto modo, insieme a Lorenzo Rota, di parlare dell’addio di Valerio Piva dal team belga. Ma anche lo stesso Petilli ha condiviso tanti anni insieme al diesse ora alla Jayco. 

«Il 2024 – analizza Petilli – vedrà praticamente lo stesso blocco di corridori, se ne è andato solamente Rui Costa, con il quale avevo un grande rapporto. I cambiamenti più importanti, però, sono avvenuti al livello di staff, soprattutto per noi italiani. Avere al nostro fianco Piva era una bella cosa, spesso ci ha aiutati e molte volte ha avuto un occhio di riguardo per noi. In squadra si è sempre parlato inglese, ma nelle fasi cruciali della gara con noi in strada e lui in ammiraglia si parlava italiano. In certi momenti non si pensa troppo. In squadra rimarrà tanta Italia, a partire dallo sponsor Vini Zabù. Poi tante persone all’interno dello staff parlano italiano, però cambia qualcosa in termini mentalità. Piva inoltre ha un suo modo di fare molto arrembante e spigliato, tante volte ha fatto da tramite tra noi italiani e il team combattendo battaglie in nostro favore.

«Valerio – conclude – era anche in ammiraglia a tutti i miei Giri d’Italia e anche nella Vuelta del 2021 quando per sei tappe abbiamo tenuto la maglia rossa con Eiking. E’ stato presente in tanti successi della squadra».

Rota saluta Piva: «Se sono il corridore di oggi, è grazie a lui»

24.11.2023
5 min
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«In questo inizio di stagione sono parecchio incasinato – dice Rota – ho tante cose da fare e altrettante da mettere a posto. I mesi invernali sono così, bisogna fare un po’ di prove, controllare la bici e tutti i dettagli per arrivare pronti al primo ritiro».

Dopo le vacanze, il bergamasco si ritrova a sistemare e programmare la stagione. «Quest’anno ho avuto qualche problema alla schiena e sto facendo dei test per mettermi a posto, per capire come potrei migliorare. Provo plantari nuovi, controllo la posizione. Il cambiamento non è mai immediato, si deve capire, studiare, agire. Per fortuna la bici è uguale a quella dello scorso anno, stesso telaio, stessi componenti».

Dopo tre anni le strade di Rota e Piva si dividono, dal 2024 il diesse passerà alla Jayco-AlUla
Dopo tre anni le strade di Rota e Piva si dividono, dal 2024 il diesse passerà alla Jayco-AlUla
A proposito di cambiamenti, in Intermarché ne è avvenuto uno importante, Valerio Piva è andato alla Jayco. 

Vero, purtroppo è una perdita importante, era un uomo chiave per la nostra squadra. Non solo per me ma per tutto il gruppo. La sua esperienza era davvero fondamentale per noi. Mi spiace che abbia cambiato squadra, però è una figura importante in questo mondo ed è sempre stato molto ricercato. Ad un certo punto si fanno delle scelte, chiaro che umanamente dispiace, con lui avevo molto legato.

Siete arrivati alla Intermarché insieme, nel 2021, appena la squadra aveva acquisito la licenza WorldTour. 

Appena arrivato qui sono stato affidato a lui, complice anche il fatto che con l’inglese non me la cavavo benissimo. Essere in una squadra straniera e relazionarsi con italiani mi ha aiutato ad inserirmi nel team. Penso che con l’arrivo di Valerio la crescita mia e del team si sia vista, ha fatto sicuramente un ottimo lavoro. 

Nel 2021 alla Intermarché Rota ha trovato altri 3 italiani in squadra: Pasqualon, Petilli e Minali (che nella foto non c’è)
Nel 2021 alla Intermarché Rota ha trovato altri 3 italiani in squadra: Pasqualon, Petilli e Minali (che nella foto non c’è)
Tu eri a conoscenza del cambiamento?

No, l’ho visto l’ultima volta al Lombardia, poi ci sono state di mezzo le vacanze e non ci siamo più visti. Sapevo che stesse parlando con la squadra, ma ho letto del passaggio in Jayco dai vari siti e giornali. Ci sta, è normale, nella vita lavorativa di una persona il cambiamento è sempre dietro l’angolo. Ci siamo scambiati qualche riflessione, alla fine in questi 3 anni insieme ho corso l’80 per cento delle gare con lui al seguito. 

Vi siete sentiti?

Abbiamo fatto una chiamata dopo la notizia del cambio squadra, ma la chiacchierata è andata sulle corse e mi ha dato qualche ultimo consiglio. 

Nel 2022 è arrivata anche la prima vittoria da pro’ per Rota, al Sazka Tour
Nel 2022 è arrivata anche la prima vittoria da pro’ per Rota, al Sazka Tour
Quale?

Su questo 2023 che per me non è andato bene in alcune fasi della stagione. Il suo ultimo consiglio è stato di restare tranquillo e di tornare a fare le cose come nel 2022. Ritornare a correre con una tattica più aggressiva, pensare di meno e agire. Questo è stato un po’ il leitmotiv dei nostri anni insieme: correre con intraprendenza. Ho sposato il suo modo di approcciare le corse ed insieme ci siamo tolti delle belle soddisfazioni, non tutto è andato come avremmo voluto, ma fa parte della vita. 

Il ricordo più bello con Piva in ammiraglia?

Un bel momento è stato il campionato italiano di quest’anno. Non ho vinto, ma a fine gara Valerio era molto contento di come era andata la gara, di come l’avevamo interpretata. Abbiamo dato spettacolo al di là del risultato, era quasi più felice lui di me. Un altro ricordo è al campionato italiano del 2022, in quel caso era più deluso lui di me per la mancata vittoria, era consapevole che avevamo buttato una grande occasione. 

Due risultati uguali a fronte di situazioni diverse, come le due stagioni di cui stiamo parlando.

Vero. Nel 2022 stavo bene e arrivavo al campionato italiano con la convinzione di poter fare la corsa. Mentre quest’anno non mi sarei mai aspettato di poter correre davanti e di arrivare a giocarmi la vittoria. 

Cosa ha portato secondo te Piva in questi tre anni alla Intermarché?

Ha portato in squadra la sua mentalità, il team nel 2021 aveva ancora un’impronta da professional. Lui ha contribuito a farla diventare la Intermarché che conosciamo oggi, ha dato un assetto di lavoro e una programmazione. 

Piva ha consigliato a Rota di tornare a correre come hanno sempre fatto, con intraprendenza e determinazione
Piva ha consigliato a Rota di tornare a correre come hanno sempre fatto, con intraprendenza e determinazione
E a te cosa ha dato?

Molte volte si lamentava che non mi ritenessi all’altezza, pensa da sempre che io sia un corridore forte. Mi ha insegnato a credere in me stesso e a dare tutto. A seguire l’istinto, se mi sento di attaccare vado, se sento di dover aspettare sto sulle ruote, ed è una cosa che in futuro mi rimarrà addosso. La cosa importante è che a fine gara tu sia contento di come hai corso. Mi ha sempre dato una grande carica e tanta motivazione, mi ha spinto spesso oltre il limite. Non è una cosa che tutti i diesse hanno, è un meccanismo empatico e questo mi mancherà.

Si chiude una parte della tua carriera con la sua partenza…

Sì, ma è anche giusto che sia così. Il nostro rapporto rimarrà tale, nel privato continuerò a sentirlo e parlarci. E’ un’ottima persona e mi farà sempre piacere scambiare due parole con lui.

Colleoni: il futuro all’Intermarché e un presente che lo fa tremare

27.10.2023
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Kevin Colleoni è di ritorno dal primo ritiro, solamente conoscitivo, con la sua nuova squadra: la Intermarché-Circus-Wanty. Il corridore bergamasco lascia i colori della Jayco-AlUla e riparte dal Belgio. 

«Abbiamo fatto un ritiro di tre giorni – racconta Colleoni – un team building, una cena ed un’uscita leggera in bici. Ci sono stati degli incontri per parlare della stagione 2024, devo dire che l’ambiente mi ha fatto una bella impressione. E’ un po’ come se si ricominciasse da zero, alcune cose sono simili, altre diverse, però mi sono sentito fin da subito parte del gruppo, e questo è bello».

Francesco Busatto, Lorenzo Rota, Kevin Colleoni, Simone Petilli: ecco i quattro azzurri del team belga
Francesco Busatto, Lorenzo Rota, Kevin Colleoni, Simone Petilli: ecco i quattro azzurri del team belga

Obiettivo rosa

La carriera di Colleoni riparte dopo i tre anni trascorsi alla Jayco: con il team australiano è passato professionista ed ha avuto modo di prendere le misure con questo mondo. Cambiare squadra, per lui, vuol dire continuare il cammino e come ci ha già anticipato, assaporare qualche novità. 

«Una similitudine su tutte – ci spiega ancora Colleoni – è come sono organizzate le riunioni, l’approccio al calendario e al programma di allenamento. Una grande differenza, in positivo, è che a grosse linee ho già un programma di gare da qui a metà anno. Dovrei fare il Giro, e di conseguenza, correre la prima parte di calendario in preparazione a questo evento».

Colleoni a colloquio con Petilli, dalla prossima stagione saranno compagni di squadra
Colleoni a colloquio con Petilli, dalla prossima stagione saranno compagni di squadra
Sarebbe la tua prima grande corsa a tappe…

Ho parlato con l’Intermarché di questo mio obiettivo e ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda. 

Nei tre anni in Jayco non hai mai fatto una corsa del genere, come mai?

Nella mia permanenza da loro ho fatto tante corse ed altrettante esperienze importanti, ma una cosa che mi mancava era proprio un grande Giro. Avrei potuto farlo nel 2023, ma un problema fisico mi ha stoppato e devo ammettere che questo non è stato un anno all’altezza.

Cosa è successo?

Una caduta alla Coppa Agostoni del 2022 mi ha causato un problema alla schiena/gamba destra che sto ancora risolvendo. Questo inverno starò fermo fino a quando non avrò le giuste risposte, ora sto facendo delle terapie che spero mi facciano ripartire al più presto. 

Di che problema si tratta?

Non abbiamo ancora trovato una causa, ma ho sempre dolore in quella zona, fino ad una certa intensità è ancora sopportabile, ma sopra soglia è come se avessi un blocco. Probabilmente io e la squadra abbiamo sottovalutato i danni della caduta, ma è anche vero che nel finale del 2022 ho corso come da programma. Il problema è sorto alla Tre Valli Varesine, ma non mi sono fermato. Ingenuamente abbiamo pensato che fossero delle botte. 

Giro dell’Emilia 2022, i segni della caduta dell’Agostoni sono ancora visibili
Giro dell’Emilia 2022, i segni della caduta dell’Agostoni sono ancora visibili
Un anno senza una diagnosi è tanto.

Lo so. Abbiamo fatto tanti controlli ed ho sentito tanti pareri da medici e fisioterapisti. Non abbiamo mai trovato una vera e propria causa, solo tante cose da vedere e sistemare. In primis le calcificazioni che sono uscite a livello osseo. Non avendo fatto esami subito dopo la caduta non possiamo sapere se sono dovute a microfratture o a infiammazioni. 

Con chi hai lavorato principalmente?

Con il mio fisioterapista, Maffioletti. Con lui abbiamo notato che ho il bacino ruotato ed un sovraccarico sulla gamba destra. Il problema è che con la fisioterapia mi sistemano, ma poi la sera sento di avere gli stessi problemi. Ho provato a cambiare anche posizione in bici ma nulla. Probabilmente è un meccanismo di difesa del corpo. Ho fatto tanti trattamenti: tecar, crioterapia, disinfiammazione…

Nel 2023 Colleoni ha collezionato solamente 39 giorni di corsa
Nel 2023 Colleoni ha collezionato solamente 39 giorni di corsa
E non hanno portato a nulla?

Sento di stare meglio al momento, ma poco dopo il problema torna. Questa cosa un po’ mi preoccupa, è il mio dubbio di tutti i giorni. Dopo aver visto cosa ho fatto nel 2023, posso dire che non potrei andare avanti così. Senza problemi fisici ho fatto vedere che posso fare bene, ora ho un limite, dovessi riuscire a superarlo sarei tranquillo perché sono convinto dei miei mezzi. 

Anche perché dopo i primi tre anni da professionista ora è tempo di dimostrare qualcosa in più.

Sono passato da under 23 a professionista, ma ho azzerato tutto, sono due categorie troppo diverse. Quelli fatti prima erano solo dei numeri. Nei primi due anni in Jayco ho fatto tanta esperienza e delle belle gare, vedevo tanti miglioramenti. Il 2023 ha rappresentato un anno di stop che ha bloccato un po’ tutto. Spero di ripartire al più presto.

Delle Vedove e il Belgio: «Qui il ciclismo è vero spettacolo»

21.09.2023
6 min
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I mesi di agosto e settembre per Alessio Delle Vedove hanno avuto i colori della bandiera del Belgio. Il giovane della Circus-ReUz, team development della Intermarché-Circus-Wanty, ha corso sempre in quelle zone. Un calendario fatto di GP, Tour e Pijl (frecce, ndr), corse diverse ma con un denominatore comune: il Belgio, in territorio dove il ciclismo si respira ogni giorno. Insieme a Delle Vedove (foto apertura DirectVelo) curiosiamo in queste corse, per scoprirne il fascino e i segreti.

«E’ stato tutto un crescendo – dice Delle Vedove – sono partito con il Tour de Namur a inizio agosto. Poi ho corso il Memorial Danny Jonckheere, il Flanders Tomorrow Tour e l’ultimo weekend due gare con i professionisti. Le ultime due non erano previste, ma la squadra ha notato una crescita di condizione e mi ha voluto premiare».

Nella prima corsa, il Tour ne Namur, è arrivata anche una vittoria di tappa per Delle Vedove (foto DirectVelo)
Nella prima corsa, il Tour ne Namur, è arrivata anche una vittoria di tappa per Delle Vedove (foto DirectVelo)
Sei rimasto per tutto il tempo in Belgio?

Solo nella settimana tra l’11 e il 17 settembre. Dovevo correre anche nel weekend del 9 settembre ma ho avuto la febbre e non sono partito. Siccome mi trovavo già in hotel a Charleroi, in accordo con la squadra ho preferito rimanere su.

Come ti sei trovato in queste gare?

Bene, mi piacciono davvero molto. Prima di questa avventura con la Circus-ReUz ero un po’ intimorito dal grande salto, ma ora posso dirmi soddisfatto. Si fa tantissima fatica, ma a me come percorsi piacciono davvero molto. I muri, le cote e i continui sali e scendi tengono la tensione sempre alta. 

Il territorio del Belgio non è molto esteso, capita di passare più volte sulle stesse strade?

E’ grande come il Veneto! Quindi capita spesso che sei in corsa, giri ad un incrocio e pensi: “Ma io qui sono già passato”. Nella settimana che sono stato qui mi sono allenato sulle strade del Giro di Vallonia, e neanche lo sapevo. A inizio agosto ho corso il Tour de Namur, capoluogo della Vallonia e le strade che si percorrono sono queste. 

Sei andato in esplorazione?

Un giorno ho fatto un lungo di 140 chilometri e sono andato da Charleroi fino alle Ardenne a provare un po’ di cote e di muri. 

Com’è stato allenarsi su quelle strade?

Strade piccole, incroci, insomma un po’ confusionarie per me. Alla fine fai fatica a trovare una strada lunga e dritta per tanti chilometri. Però sono super sicure, in 140 chilometri avrò incontrato 25-30 macchine. Entri ed esci dalle piste ciclabili ed è tutto a misura di ciclista, anche la pazienza degli automobilisti. 

E le varie gare?

In Belgio si corre in due periodi distinti: la primavera e poi in estate. Nei mesi di marzo e aprile ci sono tutte le gare più famose: Gent-Wevelgem, Youngest Coaster Challenge e Omloop Het Nieuwsblad. Come detto però le strade sono quelle e quindi poi ti trovi a correrci di nuovo mesi dopo, nei vari GP. 

Che percorsi trovi in queste corse?

Molte volte, anche nelle corse a tappe, ci troviamo a fare dei circuiti, più o meno lunghi che attraversano paesini, muri o cote. In Belgio si affrontano sempre gli stessi e spesso nascono delle gare intorno (come il Geraardsbergen e nel ciclocross il Koppenberg, ndr). Ogni paesino ha un tratto in pavé nel centro storico, non sono le pietre della Roubaix, ma percorse tante volte si fanno sentire. In una gara capita di trovare un tratto di pavé di 400 metri che si affronta per 12 volte, alla fine sono quasi 5 chilometri di pavé. 

I muri e le cote, invece?

Sono corti, 1,5 chilometri, massimo 2. Ma anche questi una volta messi in un circuito danno un mal di gambe assurdo. Ripeterli per tante volte ti mette sempre in difficoltà, alla fine le gare diventano a eliminazione.

Anche il paesino più piccolo ha tratti di pavé, ognuno con le sue caratteristiche (foto Flanders Tomorrow Tour)
Anche il paesino più piccolo ha tratti di pavé, ognuno con le sue caratteristiche (foto Flanders Tomorrow Tour)
Ti piace correre in circuito?

Sono gare molto più stressanti, perché dopo i primi due giri capisci dove sono i punti salienti e tutti corrono in funzione di quelli. Se in un rettilineo c’è vento laterale tutti andranno forte per stare davanti. Non ci si può mai rilassare, in media in un circuito si hanno 2 cote e 3 chilometri dove si fanno costantemente dei ventagli. In una gara così sei sempre con il collo tirato, spesso finisco con 300 watt medi

Per le gare in linea è un buon allenamento.

Un allenamento super. Ora mi spiego come i corridori del Nord riescano ad andare sempre forte. Quando sei abituato a quei ritmi, una volta che corri una gara in linea molto spesso sei quasi a “riposo”. 

A Namur, nell’ultima tappa dell’omonimo Tour, si è affrontato il Mur de la Citadelle che porta al castello della città (foto DirectVelo)
A Namur, nell’ultima tappa dell’omonimo Tour, si è affrontato il Mur de la Citadelle che porta al castello della città (foto DirectVelo)
Il meteo com’è?

Anche in estate piove spesso. E’ successo più volte di vedere il clima cambiare in breve tempo, in particolare al Flanders Tomorrow Tour che si corre nella zona di Nieuwpoort. In una tappa eravamo sotto la pioggia e 3 chilometri dopo c’era il sole. Anche il vento cambia tanto nel corso della giornata. Noi la mattina studiamo le varie mappe virtuali, le quali mostrano anche se il vento cambierà direzione. In queste gare ho imparato davvero molte cose.

E il pubblico?

Incredibile! Senti che in Belgio si vive per il ciclismo, non vedono l’ora di queste gare. Secondo me smettono di lavorare per riversarsi in strada, altrimenti non mi spiego le ali di folla che trovi a bordo strada. Ti chiedono costantemente delle foto, creano delle cartoline da autografare. Arrivano alla partenza, ti riconoscono e ti fanno firmare gli album sotto la tua foto. 

Insomma, innamorato del Belgio?

Assolutamente, come detto prima avevo qualche timore a inizio anno, ma ormai sono sempre più convinto della mia scelta.

Lo sfogo di Bonifazio e la promessa di riprovarci

16.09.2023
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Bonifazio è tornato a correre, dopo più di un mese, in Belgio: prima al Bodes Izegem Koerse e poi al GP Fourmies. Mentre la prima corsa gli è servita per tornare a mettere chilometri nelle gambe, la seconda (Gp Fourmies) lo ha portato già ad ottenere un buon sesto posto.

Un piazzamento che lo accompagna con maggiore fiducia alle prossime gare, a cominciare dal Memorial Pantani (in apertura Bonifazio in ricognizione a Tavullia, foto Instagram), corso oggi, e all’Adriatica Ionica Race. 

Tra le due corse in Belgio e Francia Bonifazio è tornato sulle pietre della Roubaix ad allenarsi (foto Instagram)
Tra le due corse in Belgio e Francia Bonifazio è tornato sulle pietre della Roubaix ad allenarsi (foto Instagram)

Care pietre

Niccolò Bonifazio ha poi postato una foto sui social che immortalava le pietre della Roubaix. Il corridore ligure da quelle parti ci ha lasciato il cuore e un po’ di fortuna, che in futuro spera di poter andare a recuperare. 

«Tra le due corse fatte in Francia e Belgio – racconta Bonifazio – ho approfittato per tornare ad allenarmi sulle strade della Parigi-Roubaix. La corsa distava un po’ da lì ma il richiamo era troppo forte e sono tornato a pedalare su quelle pietre. In passato ho corso qui per tre volte e non sono mai stato fortunato: tra forature o cadute nelle gare prima non sono mai arrivato al pieno della forma. Secondo me è una gara che si può adattare alle mie caratteristiche, vado forte in pianura e guido bene la bici. Solo che negli anni le squadre non mi hanno più convocato, forse non avrò più occasione di tornare, ma ci spero sempre».

Al Giro d’Italia, nella tappa vinta da Dainese per Bonifazio è arrivato un quarto posto
Al Giro d’Italia, nella tappa vinta da Dainese per Bonifazio è arrivato un quarto posto

Il presente incombe

Il presente però porta esigenze diverse per Bonifazio, quest’anno in forza alla Intermarché-Wanty-Circus. L’obiettivo in queste prossime gare è quello di mettersi in mostra. Vuole dimostrare a se stesso e agli altri che in questo mondo c’è ancora spazio per lui. Il contratto con il team WorldTour belga scade alla fine del 2023, mentre per il 2024 ancora non si parla di ufficialità. 

«Ci sono stati dei contatti – spiega – anche con interessi concreti, però non si è ufficializzato ancora nulla. Mi dispiacerebbe smettere proprio ora, alla fine sono ancora giovane (deve compiere 30 anni a breve, ndr). In più bisogna anche considerare che da dopo il Covid, negli ultimi tre anni quindi, ho fatto registrare i miei migliori numeri. Il ciclismo ha cambiato pelle e si va sempre più veloci, quindi bisogna allinearsi. Da un lato non ho avuto però modo di correre con continuità, nello stesso periodo (cioè gli ultimi tre anni, ndr) ho messo insieme 40 giorni di corsa ogni stagione. Ho cercato di tenere alto il livello con tanti allenamenti, ma senza il riscontro delle gare è difficile.

«A inizio anno – continua Bonifazio – le poche occasioni le ho colte al volo. Al Giro di Sicilia ho vinto una tappa, mentre al Giro d’Italia sono arrivato tre volte in top 10. Nel ciclismo dei punti, forse non c’è più spazio per i corridori come me, ma una cosa voglio dirla: la questione dei punti dovrebbe essere rivista. Non è possibile che una vittoria di una tappa al Giro d’Italia abbia lo stesso peso di una corsa in linea minore».

E’ tornato in corsa al Czech Tour, poi di nuovo uno stop lungo un mese fino a inizio settembre
E’ tornato in corsa al Czech Tour, poi di nuovo uno stop lungo un mese fino a inizio settembre

Il finale in Italia

Ora Bonifazio punta alle corse in Italia per rialzare la testa, per avere continuità in questo finale di stagione e andare con più fiducia verso la prossima.

«Nelle prossime gare cercherò di mettermi in mostra – dice – di fare bene e provare a vincere o comunque essere protagonista. Quest’anno alla Intermarché sono arrivato un po’ all’ultimo, con i programmi già fatti. Mi piacerebbe fare un inverno fatto bene e avere l’occasione di fare un calendario congruo, la voglia e la fiducia non le ho perse, tra un anno ci sentiremo di nuovo e sarò ancora qua».