Grammont domato, ma ora Magli vuole di più

11.09.2023
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Per qualcuno il Muur Classic Geraardsbergen potrà essere una gara che dice poco. Si tratta di una classica belga incentrata sulla ripetuta scalata del Muro di Grammont, dove si è scritta la storia del Giro delle Fiandre. Lo scorso anno la vinse Mathieu Van Der Poel, che in questo tipo di corse è sempre andato a nozze. Il fatto che a vincerla quest’anno sia stato Filippo Magli, l’empolese della Green Project Bardiani CSF Faizané ha quindi un significato particolare.

Un significato acuito dal fatto che, mentre Magli correva in Belgio, la sua fidanzata Gaia Masetti era protagonista assoluta al Tour de l’Avenir. Gioie condivise attraverso lo smartphone, guardandosi a distanza, unendo i sentimenti prima di potersi reincontrare. Per il toscano è stata una vittoria inaspettata, arrivata in un periodo di attività intensa.

L’arrivo vittorioso del toscano, battendo nel testa a testa il britannico Burchill
L’arrivo vittorioso del toscano, battendo nel testa a testa il britannico Burchill

«Questa gara non era neanche nel mio programma. Avevo fatto il Giro di Danimarca chiudendo piuttosto bene, con una top 10 e una buona classifica, ma poi ho dovuto prendere il posto di un compagno e fare le valigie di fretta e furia. Non mi dispiaceva andare, l’avrei preso come un buon allenamento in vista della successiva gara di Plouay, invece le cose sono andate diversamente».

Non era d’altro canto una gara molto comune…

Si trattava di una corsa in circuito, nei primi 3 giri affrontavamo il muro passando sull’asfalto, negli ultimi 3 ricalcando fedelmente la parte affrontata al Fiandre. E’ stata una corsa movimentata fin da subito, io non ero partito puntando a un risultato in particolare, ma ben presto il gruppo si è frazionato e io mi sono trovato davanti insieme a Colnaghi. E’ diventata una gara a eliminazione fino a quando ci siamo trovati davanti io, il britannico Birchill e l’olandese Schulting e a quel punto ho giocato le mie carte.

Il Grammont ha il sapore del mito. La corsa esiste dal 1912, Van Den Haute l’ha vinta 7 volte
Il Grammont ha il sapore del mito. La corsa esiste dal 1912, Van Den Haute l’ha vinta 7 volte
Che effetto ti ha fatto pedalare su quelle strade?

Per tante volte mi ero messo davanti alla Tv per assistere al Fiandre, ma quando ti ci trovi è qualcosa di diverso. Non importa il livello della corsa, in Belgio ogni gara ha l’atmosfera delle Classiche. Mentre pedalavo sul Grammont ricordavo l’impresa di Bettiol e mi sono esaltato, mi sono sentito protagonista.

Quando hai capito di poter vincere?

Eravamo rimasti davanti in una trentina, ma molte squadre avevano più uomini in campo. Ai -70 c’è stato un forcing e si sono ritrovati davanti in 5, quando ho capito che poteva essere l’azione decisiva mi sono deciso e sono partito da solo all’inseguimento. Il gruppo rimasto ha poi cominciato a recuperare, ma eravamo un po’ tutti stanchi e questo è stato il fattore decisivo: io non sono tanto veloce, ma ho capito che a quel punto non contavano le doti personali, quanto le energie rimaste. Sull’ultimo muro ho sentito i crampi, ma non ho mollato.

L’empolese sul podio, succedendo a un certo VDP. Solo in 40 hanno concluso la gara
L’empolese sul podio, succedendo a un certo VDP. Solo in 40 hanno concluso la gara
Che cosa ha detto Gaia quando vi siete sentiti?

L’ho chiamata appena possibile, non voleva crederci. Lei era a fare i massaggi, anche lei quel giorno era andata forte. Poi ci siamo sentiti con più calma alla sera, è stato bello condividere quello che avevamo vissuto, quando hai qualcuno al tuo fianco tutto ha un sapore migliore.

Ti ha sorpreso più il risultato tuo o i suoi?

Prima che partissimo avevamo avuto modo di allenarci insieme e avevo notato che andava particolarmente bene, che aveva una gamba brillante. Sapevo che in Francia avrebbe fatto qualcosa d’importante.

Per Filippo e Gaia una settimana speciale, lontani l’uno dall’altro, ma condividendo le gioie ciclistiche
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Una vittoria la tua che dà un’impronta a quale stagione?

Io ero già abbastanza soddisfatto per essere il mio primo anno fra i pro’. Ho avuto la possibilità di fare le migliori gare, sapevo già che con un calendario del genere avrei preso parecchie “frustate” perché il livello era molto alto, ma le mie soddisfazioni me le ero prese. Avevo portato a termine il Giro d’Italia, avevo sfiorato il podio al campionato italiano, certamente poi questa vittoria dà a tutto un altro sapore.

Accennavi al Giro: portare a termine una corsa di tre settimane che effetti ha avuto?

Dicono che cambia il tuo motore, io ho potuto provarlo sulla mia pelle. Il Giro non s’improvvisa, devi essere pronto a tutti i livelli. Il fisico non è abituato a uno sforzo così prolungato nel tempo e sul piano mentale devi saper tenere nei momenti più duri, che arriveranno di sicuro. Quando finisci però ti accorgi che qualcosa è cambiato proprio a livello di cilindrata.

Magli al Giro, chiuso senza squilli ma con tanta esperienza in più
Magli al Giro, chiuso senza squilli ma con tanta esperienza in più
E ora?

Ora si va avanti con nuovo entusiasmo verso la prossima stagione che sarà molto importante. Io ho già il contratto con la Green Project per il prossimo anno quindi posso lavorare tranquillo, ma non è la squadra che mi mette pressione, me ne metto già io abbastanza perché non voglio che il prossimo sia un anno comune, voglio dimostrare che mi merito di correre fra i pro’ e che posso fare anche di più.