Busatto sale fra i grandi: sa cosa vuole, ma non si scopre…

02.01.2024
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Il 2024 di Francesco Busatto inizia con gli stessi colori dell’anno appena messo alle spalle. Il veneto però il cambio non lo ha fatto nell’apparenza, ma nella sostanza. E’ passato dal team di sviluppo della Intermarché-Circus-Wanty (la Circus-ReUz) alla formazione WorldTour. Il salto nel professionismo è grande, ma avere alle spalle una solida rete di sicurezza fa sì che molte paure rimangano a terra, mentre Busatto è pronto a spiccare il volo (in apertura durante il ritiro di dicembre in Spagna, foto Intermarché-Circus-Wanty). 

Prima gara con i professionisti nel 2023 e subito un quarto posto alla Muscat Classic per Busatto (foto Tour of Oman)
Prima gara con i professionisti nel 2023 e subito un quarto posto alla Muscat Classic per Busatto (foto Tour of Oman)

Inizio “anticipato”

Francesco quando lo chiamiamo è in macchina, direzione fisioterapista. La strada è lunga e dritta e ci permette di rallentare i pensieri e lasciarsi andare a qualche parola in più. 

«Rispetto allo scorso anno – ci dice – ho cambiato preparatore. Quando ero nel Devo Team mi affidavo ad una persona esterna: Paolo Santello. Ma da quest’anno la squadra ha voluto tenerci con il preparatore interno al team. Mi spiace lasciare Santello, ma ho piena fiducia nella squadra e penso che questa possa essere la scelta giusta.

«Rispetto allo scorso inverno – prosegue – faccio molta più qualità nei lavori. Sto già spingendo abbastanza, cosa che in passato non ho mai fatto in questo periodo. Ho fatto molti lavori fuori soglia, questo perché la squadra vuole che sia già pronto per le gare di Mallorca».

L’appoggio di corridori che hanno già esperienza nel WT sarà fondamentale (foto Intermarché-Circus-Wanty)
L’appoggio di corridori che hanno già esperienza nel WT sarà fondamentale (foto Intermarché-Circus-Wanty)
Quindi esordio a fine gennaio…

Il 24 per la precisione, al Trofeo Calvia. Da una parte questo è uno stimolo, sono sempre stato abituato a iniziare a metà febbraio. Invece se ci penso manca poco all’esordio e questa cosa mi motiva tanto mentalmente, diciamo che rende più divertenti gli allenamenti. 

Come affronti questo mese che ti separa dalla prima gara?

Andrò ancora in ritiro con la squadra, l’8 gennaio. Faremo un periodo di allenamenti e rifinitura. Poi volerò a Mallorca ed inizia la stagione, ufficialmente. La squadra si aspetta che possa dare il giusto supporto a Gossens che nel 2023 ha vinto due gare della Challenge Mallorca. Poi avrò anche le mie occasioni, fin da subito. 

Anticipare l’esordio vuol dire allungare la stagione. Come gestirai tutti i mesi di corsa?

La squadra ha un piano ben preciso, quindi allungare la stagione da fine gennaio a metà ottobre non sarà un problema. Durante l’anno avrò due o tre occasioni per tirare il fiato e staccare. Periodi di 15 giorni o un mese dove mi allenerò per gli obiettivi più importanti. 

In questo inverno Busatto ha già messo in fila tanti lavori fuori soglia (foto Intermarché-Circus-Wanty)
In questo inverno Busatto ha già messo in fila tanti lavori fuori soglia (foto Intermarché-Circus-Wanty)
Quali saranno questi obiettivi?

Dovrei andare a correre le Ardenne, in appoggio ai miei compagni, chiaramente. Poi potrei andare al Giro di Romandia e Giro di Svizzera, lì potrei pensare a qualche tappa, ma mi atterrò a quello che dicono in squadra. Infine c’è il calendario italiano di settembre e ottobre: Gran Piemonte, Bernocchi e Tre Valli. 

Facciamo un passo indietro, hai partecipato al primo ritiro stagionale, com’è andato?

Sono arrivato in ritiro che già pedalavo da un mese, quindi in discreta condizione. Durante i giorni in Spagna abbiamo fatto tanto volume e intensità. E’ stato un periodo utile anche per incrementare il rapporto con i nuovi compagni di squadra. Siamo un bel gruppo, mi sono divertito molto ed ho anche avuto modo di conoscere Colleoni

Tu hai messo insieme tante esperienze con i professionisti già nel 2023…

Ero andato in ritiro con la squadra WorldTour a gennaio dello scorso anno e pochi giorni dopo avevo fatto l’esordio tra i pro’ in Oman. Ho corso abbastanza in questo ambiente, mi sento a mio agio e incluso. Non ho ancora pensato che sono un corridore del team WorldTour, semplicemente non me ne sono reso ancora conto. 

Le ambizioni ci sono, ma rimangono nella testa, lontane dalle pressioni (foto Intermarché-Circus-Wanty)
Le ambizioni ci sono, ma rimangono nella testa, lontane dalle pressioni (foto Intermarché-Circus-Wanty)
Che consigli ti hanno dato i tuoi compagni per l’esordio nel WorldTour?

Mi han detto che sono gare diverse da quelle. Pro o classe 1 dovrò prendere le misure. Già una corsa a tappe di una settimana come il Romandia o lo Svizzera è molto impegnativa e serve tempo per recuperare una volta finita. Mi hanno dato qualche consiglio, ma il grosso lo scoprirò strada facendo. Ho tante cose ancora da imparare. 

Sogni, ambizioni per questo 2024 che è appena iniziato?

La squadra mi dà un grande appoggio a livello morale. Credono in me e lo vedo. Esternamente non sono troppo ambizioso, non mi piace spargere voce ai quattro venti. Dentro di me, invece, so cosa voglio e a cosa punto. Voglio iniziare ad andare forte, ma andrò con i piedi di piombo. Una delle cose più difficili sarà ambientarmi nel calendario WorldTour.

Piva alla Jayco-AlUla, lavoro di squadra e polso fermo

14.11.2023
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Quando è uscita la notizia che Valerio Piva sarebbe passato dalla Intermarché alla Jayco-AlUla, ci siamo tutti guardati, perché nessuno lo avrebbe immaginato. Avevamo la sensazione che il tecnico mantovano, già pro’ dal 1982 al 1991, detenesse le chiavi del successo della squadra belga, sia pure a capo di un 2023 non proprio esaltante. C’era arrivato nel 2021 alla chiusura della CCC Polsat, quando il team manager Jim Ochowitz vendette la licenza WorldTour al team belga. Nonostante venisse da una storia professionale molto diversa, l’approdo era parso quasi naturale, dato che fino alla stagione precedente la squadra era stata professional e aveva bisogno di qualcuno che la traghettasse al livello superiore.

E quando ormai si era quasi convinto che, avendo raggiunto quota 65 anni, fosse arrivato il momento di fermarsi, gli è arrivata la chiamata di una vecchia conoscenza: Allan Peiper, con cui ha condiviso cinque anni alla BMC e che ha lasciato il UAE Team Emirates per diventare uno dei consiglieri del Team Jayco-AlUla. L’australiano, che ha da poco sconfitto un cancro, gli ha chiesto se avesse voglia di accettare questa nuova sfida e il lume della passione ha impiegato meno di un secondo per riaccendersi.

«Non mi aspettavo una proposta – racconta Piva dal Belgio, dove vive – la Jayco è una squadra di alto livello, organizzata come si deve. A me piace lavorare in un ambiente positivo dove si possono ottenere delle soddisfazioni ed è stata questa la ragione per cui ho accettato. Alla Intermarché si sono dispiaciuti e da un certo punto di vista dispiace anche a me, perché comunque il lavoro fatto è stato buono e penso di aver lasciato qualcosa».

Oltre a Peiper (nella veste di consigliere), alla Jayco-AlUla Piva troverà anche Pinotti: uno spicchio di BMC
Oltre a Peiper (nella veste di consigliere), alla Jayco-AlUla Piva troverà anche Pinotti: uno spicchio di BMC
In qualche modo immaginiamo che tu l’abbia sentita tua…

La Intermarché era una squadra professional, gli serviva una mano. Partire non è stato facile, ma credo di aver fatto qualcosa di buono, che abbiano imparato qualcosa. Mi sento parte di questa evoluzione. Il primo anno c’è stato tanto da lavorare. Il secondo anno abbiamo raccolto i frutti eccezionali, il 2022 è stato un’annata incredibile. Invece quest’anno, secondo me la squadra si è adagiata sui successi dell’anno precedente, esattamente quello che avevo detto di non fare. E’ stato un anno difficile, abbiamo perso corridori di valore. Alcuni giovani hanno avuto infortuni e cadute che capitano spesso. E’ stata una stagione difficile dal punto di vista della gestione. Io ero in scadenza di contratto, ero curioso di vedere che cosa mi avrebbero proposto, perché quasi 200 giorni all’anno via da casa non avrei più voluto farli.

Pensi che ti avrebbero tenuto?

Eravamo in contatto, penso di sì. Chiaramente è una squadra un po’ particolare in tutte le sue cose. La comunicazione è complicata e spesso si riducono all’ultimo momento. E mentre aspettavo, è arrivata la Jayco.

Come vedi il futuro della Intermarché?

Dovranno cambiare. Purtroppo non hanno tanti soldi e questo è il vero problema. Non trovano sponsor e alla fine sono limitati al gruppo di corridori che già hanno e investono nei giovani. Hanno buoni talenti, ma alla fine perdono i corridori di livello come Rui Costa e Kristoff. Vanno via sempre quelli che fanno grandi risultati, che possono vincere corse di alto livello, e li sostituiscono con dei giovani che all’inizio fanno fatica a venire fuori. C’è ancora Biniam Girmay, quindi è una squadra che secondo me farà bene, ma soffrirà sicuramente per i punteggi.

Il 2023 di Girmay è stato al di sotto delle attese dopo il grande 2022, a causa di qualche caduta e vari imprevisti (foto Intermarché)
Il 2023 di Girmay è stato al di sotto delle attese dopo il grande 2022, a causa di qualche caduta e vari imprevisti (foto Intermarché)
E questo oggi è il vero problema…

Chiaramente non hanno grossi nomi. Un anno negativo c’è già stato, ma gli auguro che i corridori di talento vengano fuori. Credo abbiano inquadrato e messo a fuoco cosa non ha funzionato. Hanno un manager capace, Aike Visbeek, che è olandese e ha gestito Dumoulin quando vinse il Giro d’Italia. E’ preparato e secondo me la scelta in futuro sarà di investire nei giovani, visto che hanno una squadra under 23 che funziona. Chiaramente non so se questo gli permetterà poi di rimanere nelle 17-18 squadre WorldTour, perché fare i conti non è semplice. L’anno scorso abbiamo finito quinti, superati in extremis dalla Bora. Quest’anno abbiamo finito quattordicesimi, quindi la differenza si capisce chiaramente.

Non si vede uno scenario super tranquillizzante.

Penso che una prospettiva potrebbe essere quella di lavorare con i giovani e dare una chance a corridori più maturi, che vogliano dimostrare di avere ancora qualcosa da dire, come con Taaramae, Kristoff o Rui Costa. Atleti su cui abbiamo investito e che alla fine ci hanno dato grandi risultati.

Lasci un bel gruppetto di italiani, forse la tua uscita li ha spiazzati.

L’altro ieri mi ha chiamato Rota. La sua evoluzione l’ho seguita proprio da vicino, lo abbiamo preso quando sono arrivato io, quindi era un corridore mio ed è cresciuto tantissimo. Quest’anno ha avuto una frenata, ma le risposte ci sono e forse le dirà lui. Comunque io ho sempre investito in questi ragazzi. Parlo la stessa lingua quindi per loro ero diventato un punto di riferimento. Anche per Busatto, che ha fatto qualche corsa con me. E’ un bel talento, ha bisogno di crescere.

Rota è arrivato alla Intermarché proprio con Piva: la loro collaborazione ha dato ottimi frutti
Rota è arrivato alla Intermarché proprio con Piva: la loro collaborazione ha dato ottimi frutti
Che idea si è fatto Piva della sua nuova squadra?

Sono stato un giorno nei loro uffici, conoscevo Brent Copeland (il team manager della Jayco-AlUla, ndr) da lungo tempo. Da fuori è sempre sembrata una grande squadra, organizzata e con corridori di nome. Negli ultimi anni i risultati sono un po’ mancati, bisognerà fare un’analisi per trovarne la ragione. Da quello che ho capito mi hanno contattato anche per questo. Per avere qualcuno che arrivando da fuori gli dia un punto di vista sul perché una squadra con un budget così elevato e la quantità atletica dei corridori non abbia i risultati che merita.

Un compito non semplice…

Ho lavorato tantissimo con squadre di mentalità anglosassone, dalla HTC alla BMC, fatta salva la parentesi russa della Katusha, dove comunque ho portato le mie conoscenze e il metodo di lavoro che avevo imparato con gli americani. Mi sono sempre trovato bene con questa mentalità, con il fatto che ti lascino lavorare tranquillamente. A volte però il “good job” non mi piace tanto. Secondo me va detto se davvero hai fatto un buon lavoro o quando si vince, non quando arrivi staccato a minuti. Va bene motivare la gente e aiutarla, ma quando si sbaglia o non si lavora per come si è detto, bisogna ugualmente dirlo: con educazione, ma in modo chiaro

E’ il tuo modo di fare?

Io sono abbastanza schietto quando gestisco il gruppo. Quindi mi entusiasmo come tutti quando la squadra funziona, ma mi arrabbio quando non va e quando non fanno quello che è stato programmato, quando non si rispettano le regole e le strategie che si sono discusse insieme. Le corse si vincono con il collettivo, anche se sull’arrivo passa un corridore solo. E’ uno sport individuale dal punto di vista del risultato, ma sul piano del funzionamento è uno sport di squadra. E’ importante che tutti lo sappiano.

Simon Yates, come Matthews, è una delle bandiere della Jayco-AlUla: ritroverà consistenza?
Simon Yates, come Matthews, è una delle bandiere della Jayco-AlUla: ritroverà consistenza?
Ci sarà dunque una squadra australiana nell’Hotel Malpertuus di famiglia?

Purtroppo no, mi dispiace molto. Abbiamo la Bahrain e l’Astana, che dopo la Liegi prenotano già per l’anno dopo. Qualcuno mi ha fatto anche la battuta, che mi hanno preso solo per l’albergo, ma lo spazio è quello. Due squadre ci stanno bene, per tre non c’è posto.

Battute a parte, come sei stato accolto?

Ho parlato con molta gente che conoscevo già e ho visto entusiasmo. Non arrivo facendo promesse e dicendo che con me cambierà tutto. Voglio essere parte del gruppo e mettere a disposizione l’esperienza dei tanti anni che ho passato nel professionismo. Ho visto tante situazioni, tanti corridori, tante gare. Quello che conosco e che so fare sarà a disposizione della mia nuova squadra.

Gualdi trova in Delle Vedove la guida giusta per il Belgio

03.11.2023
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La Intermarché-Wanty-Circus, prima del “liberi tutti” per le vacanze di fine stagione, ha deciso di fare un team building di tre giorni. Un ritrovo che ha previsto la presenza di tutti i corridori che orbiteranno intorno alle due squadre del 2024, quella WorldTour e il Devo Team (Circus-ReUz). Tra i nuovi volti della prossima stagione della Circus-ReUz ci sarà quello di Simone Gualdi (in primo piano nella foto di apertura), campione italiano juniores. 

Simone Gualdi arriva alla Circus-ReUz da campione italiano juniores in carica, come testimoniano le bande tricolore sui pantaloncini
Gualdi arriva alla Circus-ReUz da campione italiano juniores in carica, come testimoniano le bande tricolore sui pantaloncini

Gala e festa

Ad accoglierlo nel freddo belga di fine ottobre Gualdi ha trovato Alessio Delle Vedove (alle spalle del primo in apertura), suo prossimo compagno di squadra giunto alla seconda stagione con la Circus-ReUz. Questi tre giorni senza stress sono stati un modo divertente e sano che ha permesso ai nuovi di prendere le misure, come ci racconta lo stesso Delle Vedove. Il veneto ha fatto da cicerone a Gualdi, introducendolo in un mondo nuovo e dispersivo se affrontato in solitudine

«Ero in stanza proprio con Gualdi durante il team building», racconta Delle Vedove. «Il primo giorno ci siamo trovati tutti ed abbiamo fatto una cena di gala, alla quale erano presenti gli sponsor. E’ stato un modo per conoscersi e far entrare in contatto tutte le realtà che girano intorno a noi corridori. La cena era organizzata in maniera tale che ogni corridore fosse seduto al tavolo con uno sponsor.

«Una serata davvero molto bella, cui erano presenti ben 600 persone e nel mentre abbiamo assistito a spettacoli e rivisto la stagione 2023 attraverso brevi riassunti. C’è stato il tempo anche per una discoteca finale, una festa per terminare la stagione sportiva, visto che in quei giorni erano appena tornati dei compagni dalla Cina».

Durante il team building si è fatto un punto sulla stagione 2023 di entrambe le squadre
Durante il team building si è fatto un punto sulla stagione 2023 di entrambe le squadre

Tutto nuovo, tutto grande

Non deve essere facile per un corridore passare da un team juniores come quello della Scuola Ciclismo Cene ad una realtà internazionale come quella della Circus-ReUz. Avere qualcuno accanto che ti possa aiutare ad “attutire” il colpo è importante, così Gualdi ha potuto contare sul sorriso e la bontà di Delle Vedove. 

«Simone – prosegue Delle Vedove – lo avevo già conosciuto ad un ritiro a Livigno. Stare in camera insieme durante questi tre giorni in Belgio è stato divertente e soprattutto ho avuto modo di parlarci. Ha tanta voglia di iniziare e si vede, credo abbia firmato un contratto 2 + 2 quindi avrà modo di ambientarsi nel Devo team e poi passare con calma al WorldTour, senza fretta. E’ molto simpatico, bravo e curioso. All’inizio era un po’ spaventato, mi diceva che l’inglese non lo sapeva bene ed era preoccupato sul cosa dire al tavolo degli sponsor. Gli ho spiegato che non doveva preoccuparsi, che nessuno pretende più del necessario e che l’inglese scolastico sarebbe andato benissimo. Una volta sciolto, si è divertito molto, com’era giusto che fosse».

Alberi e bici

Il secondo giorno del team building di Intermarché e Circus-ReUz è proseguito con una giornata di sport un po’ diversa dal solito. I corridori per metà giornata hanno posato la bici e hanno indossato imbragature e un caschetto diverso.

«Abbiamo fatto un percorso sugli alberi – spiega Delle Vedove – divertente ed estremamente diverso rispetto a ciò che facciamo solitamente. Una volta scesi dai nostri percorsi tra rami e passaggi sui cavi, siamo risaliti in bici per fare una pedalata con i tifosi. Il tempo, essendo in Belgio in pieno autunno, non era dei migliori, ma in pieno spirito i tifosi si sono presentati comunque numerosi.

«Gualdi si è rivelato davvero curioso per quanto riguarda il mondo belga. Anche se siamo lontani dalla stagione aveva tante domande da fare sul meteo, il vento e come sono le gare lassù. Quando dall’hotel ci siamo spostati verso quello della cena, gli ho fatto vedere come le strade siano dissestate in alcuni punti. Poi la cosa che lo ha sorpreso di più è che dopo una curva quasi anonima ti trovi una cote o un muro. Mi chiedeva come si impara a correre in certe situazioni, gli ho detto che una volta sbagli e fai fatica, la seconda magari sbagli ancora e fai fatica, ma alla terza hai imparato che si deve correre davanti». 

Ecco gli italiani dei due team Intermarché, WT e Devo, da sinistra: Gualdi, Delle Vedove, Busatto, Rota, Colleoni e Petilli
Gli italiani nel team Circus-ReUz saranno due anche nel 2024: Gualdi (a sinistra) “sostituisce” Busatto (a destra)

Una mano in più

Il fatto di aver radunato tutti i ciclisti che vivono il mondo dell’Intermarché-Circus-Wanty in un unico posto è stata una mossa che i ragazzi hanno apprezzato particolarmente, soprattutto i più giovani. 

«Fare degli incontri così lontani dalla stagione – dice Delle Vedove – è utile per tutti, ma ancora di più per i nuovi. I corridori più grandi, quelli del team WorldTour, sono molto più rilassati e ci puoi parlare tranquillamente. Per i nuovi, come può essere Gualdi, è un modo per parlare anche con gente più grande: Rota e Petilli in particolar modo. In questi tre giorni sono più rilassati e parlano volentieri, mentre già dai primi ritiri lo stress è maggiore: riunioni, allenamenti, massaggi e tutto il resto.

«Tra poco tocca anche a noi riprendere – conclude – personalmente non vedo l’ora. Ho smesso il primo di ottobre, mi sono riposato abbastanza. Inizierò con il ritiro della nazionale a Noto dal 15 al 25 novembre. Poi dal 9 al 21 dicembre faremo un primo training camp di squadra. Sono contento di aver parlato con Gualdi fin da subito, anche perché poi la stagione inizia e molto probabilmente saremo divisi: lui con il gruppo francese degli scalatori, io con i passisti».

Busatto: il 2023 ai raggi X e tanta voglia di WorldTour

13.10.2023
5 min
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Il volo che ha portato l’Intermarché-Circus-Wanty da Parigi a Tokyo è partito mercoledì alle 19. Su quell’aereo c’era anche Francesco Busatto, alla sua prima trasferta intercontinentale con il team belga. Durante lo scalo nella capitale francese, Busatto ha il tempo di parlare e tracciare una linea tra il 2023 ed il 2024, anno in cui passerà nella formazione WorldTour dopo l’esperienza alla Circus-REuz (team Devo della Intermarché). 

«Tredici ore di volo, dove mi sa che mi tocca dormire – racconta Busatto prima di imbarcarsi – le ore giuste secondo un calcolo che ho fatto dovrebbero essere 7 o 8. La Japan Cup sarà l’ultima gara dell’anno, poi vacanze e testa al 2024».

Che cosa ti aspetti di trovare in Giappone?

Sinceramente non saprei, la corsa è difficile e lunga, con un circuito di 10 chilometri da fare 16 volte, dove si sale e si scende da una salita lunga un paio di chilometri con pendenza media del 6 per cento. Se guardiamo alla classifica del 2022, si notano nomi importanti davanti, mi aspetto che sarà così anche quest’anno. 

Con quali aspettative personali vai?

Correre al meglio e provare a fare bene. La squadra che portiamo è forte, sarà anche l’ultima corsa dell’anno, ma fino a quando non taglieremo il traguardo bisogna spingere a tutta. 

Prima volta in Giappone?

Sì. Sono curioso di vedere questo Paese così tanto diverso dal nostro. Il bello di queste gare è anche andare a vedere cosa c’è al di fuori, diciamo che tra tantissime virgolette possiamo definirla una prima “vacanza”. 

La prima vittoria 2023 è arrivata alla Liegi U23, un obiettivo fin da inizio stagione (foto Cyclingmedia Agency)
La prima vittoria 2023 è arrivata alla Liegi U23, un obiettivo fin da inizio stagione (foto Cyclingmedia Agency)
Come reputi il tuo 2023?

Penso sia stata una bella stagione dove ho raggiunto degli obiettivi e in alcuni casi sono andato anche oltre le mie aspettative. 

Quali sono questi obiettivi raggiunti e quali dove sei andato oltre?

Il primo è stata la Liegi U23, forse l’obiettivo più grande che mi ero prefissato e vincerla mi ha dato tanto in termini di fiducia e morale. Dove sono andato oltre le mie aspettative? Direi alla Freccia del Brabante, così come al Muscat Classic e al Giro dell’Appennino. Un po’ tutte le gare con i professionisti sono state una bella “sorpresa”.

Tanto che hai guadagnato la firma del contratto WorldTour già da metà anno. 

Ho realizzato quello che era il mio sogno fin da bambino. Di questo 2023 non cambierei nulla, è stato davvero una bella stagione. 

Al Giro Next Gen ha indossato la maglia di miglior italiano alla prima tappa, poco per le sue ambizioni
Al Giro Next Gen ha indossato la maglia di miglior italiano alla prima tappa, poco per le sue ambizioni
Ci sono momenti dove non sei andato come avresti voluto?

Non nascondo che mi sarebbe piaciuto vincere una tappa al Giro Next Gen, ci sono andato vicino più volte ma senza riuscirci. Così come mi sarebbe piaciuto fare un mondiale migliore, ma la sfortuna si è messa in mezzo. Peccato perché a Glasgow stavo bene, avrei potuto puntare ad un buon risultato. 

Tra i professionisti ti sei comportato bene, alla Tre Valli per esempio sei stato davanti fino a quando non sono arrivati i più forti, una bella soddisfazione…

Ho visto, durante la stagione, che con il passare del tempo sono maturato. Correre con i professionisti mi ha aiutato molto ed ora il loro passo non lo soffro più di tanto. Nelle corse di fine anno sono andato sempre meglio, questo vuol dire che posso ambire a qualcosa di più. Non c’è stata solo la Tre Valli, ma anche alla Coppa Sabatini e al Matteotti sono andato forte

Tante corse con i pro’ che ammortizzano il passaggio del prossimo anno?

Da un certo punto di vista il 2023 è stato un primo anno tra i professionisti, fare tante corse con loro mi farà sentire meno il salto di categoria. 

La crescita di Busatto è passata anche dalla nazionale, con cui ha vinto una tappa all’Orlean Nations Grand Prix (foto PT photos)
La crescita di Busatto è passata anche dalla nazionale, con cui ha vinto una tappa all’Orlean Nations Grand Prix (foto PT photos)
Dove pensi di dover migliorare?

In salita, il passo che hanno è importante, lo soffro soprattutto in quelle di media lunghezza come è stato al Gran Piemonte. Devo crescere molto in questo campo, così da avere più colpi a disposizione. 

I punti forti, invece?

Ho visto che spesso mi trovo davanti nei momenti giusti, magari mi mancano le gambe. Questo è un buon punto dove partire in vista del 2024, perché stare nelle prime posizioni mi permette di arrivare fresco nel finale, dove mantengo comunque un buono spunto veloce. 

Rispetto al 2022 hai corso molto, questo ha inciso sulle prestazioni di fine stagione? All’europeo eri sembrato meno “brillante”. 

In realtà no. L’europeo è stata una corsa particolare dove avevo una buona gamba. Semplicemente abbiamo sbagliato la gestione della corsa, sullo strappo finale ero in rimonta. E’ andata così, la fuga è arrivata perché in gruppo non siamo stati bravi ad organizzarci. 

Ora il ritmo dei professionisti non fa più paura e Busatto può guardare al 2024 con fiducia
Ora il ritmo dei professionisti non fa più paura e Busatto può guardare al 2024 con fiducia
Chiuderai la stagione con 60 giorni di corsa, numero giusto?

Ci siamo organizzati nella maniera migliore e la squadra mi ha dato un grande supporto. Abbiamo gestito alla perfezione i periodi di gara e di riposo, anche se ho fatto tante settimane di corsa ho sempre avuto modo di recuperare. 

Obiettivo del 2024?

Mi piacerebbe essere più più forte in salite più lunghe, quindi sopra i 3-4 chilometri, così da puntare a fare top 10 anche in corse impegnative. 

Però, dopo il Giappone, vacanze…

Andrò una settimana a Tenerife con gli amici a rilassarmi e poi per un paio di settimane starò a casa. Dopo una stagione a girare mi manca stare tranquillo insieme alla famiglia. Mi farò quasi un mese senza bici, serve pazienza e poi in inverno si lavorerà duramente.

Con BrytonSwitch arriva una promo super!

07.09.2023
3 min
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Si chiama BrytonSwitch ed è l’imperdibile promo lanciata lo scorso 31 agosto da Ciclo Promo Components, la commerciale veneta che distribuisce in Italia il marchio Bryton. Stiamo parlando di un brand sinonimo di ciclocomputer di altissima affidabilità, compagni in corsa e in allenamento fra gli altri anche degli atleti della Intermarché-Circus-Wanty, la formazione belga nella quale militano i nostri Niccolò Bonifazio, Simone Petilli e Lorenzo Rota.

La promozione lanciata da Ciclo Promo Components si chiama “BrytonSwitch”
La promozione lanciata da Ciclo Promo Components si chiama “BrytonSwitch”

Al via la rottamazione

Come anticipato, la promo BrytonSwitch è iniziata lo scorso 31 agosto e terminerà il prossimo 31 dicembre. In questo periodo sarà possibile “rottamare” il proprio ciclocomputer e ottenere uno sconto fino a 120 euro sull’acquisto di un Bryton Rider S500 oppure di un Rider S800 nella versione preferita, con o senza sensori inclusi.

Il top di Bryton

Quando si parla di Rider S500 e di Rider S800 ci troviamo davanti a due prodotti estremamente affidabili, non a caso scelti dagli atleti della Intermarché-Cyrcus-Wanty, formazione impegnata in questi giorni a La Vuelta.

Il Rider S500 nasce con un hardware dal design efficiente ed elegante, con uno schermo nitido da 2,4″, 4 semplici pulsanti e attacco USB tipo-C. Presenta diverse funzionalità avanzate come Live Tracking, Climb Challange, sensore di luminosità ambientale e registrazioni senza interruzioni.

Il miglioramento del software segna un deciso passo in avanti nella velocità dei processi e delle elaborazioni, con un’interfaccia utente migliorata e più rapida. Connessione a 5 satelliti e opzioni del menù Stato rapido personalizzabili, aggiornando inoltre le funzioni di percorso e allenamento.

Il Rider S800 è il modello top di gamma di Bryton, progettato utilizzando materiali leggeri e di prima qualità accuratamente selezionati. E’ dotato di un ampio display touchscreen a colori ad alto contrasto da 3.4″ ottimizzato per l’utilizzo all’aperto e di una batteria senza precedenti con un’incredibile durata fino a 36 ore. Tecnologicamente all’avanguardia, il Rider S800 è dotato di funzionalità avanzate incluse Live Tracking, Climb Challange, Ricerca Vocale, sensore di luminosità ambientale e molto altro.

Come detto, la promo BrytonSwitch terminerà il prossimo 31 dicembre ed è possibile usufruirne recandosi in tutti i negozi aderenti all’iniziativa.

CicloPromo

Il mondiale di Rota riparte da due errori

04.08.2023
3 min
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Lorenzo Rota torna sul luogo del… delitto: al mondiale che lo scorso anno avrebbe potuto cambiargli la carriera e invece lo lasciò con un pugno di mosche. Di parecchi si disse che avrebbero potuto contrastare Evenepoel, forse però il bergamasco è quello che c’è andato più vicino, ma sul più bello s’è distratto.

«Al mondiale – ci ha raccontato lo scorso inverno – ho commesso due errori: non rimanere appiccicato a Evenepoel quando è scattato, perché era un tratto interlocutorio e l’ho sottovalutato. Poi non attaccare ai piedi della salita in vista dell’arrivo, per non dovermela giocare in volata. Ho aspettato lo scollinamento, ma era tardi e tutti sappiamo come è andata a finire».

Lorenzo Rota, bergamasco, è pro’ dal 2016. E’ alto 1,73 per 62 chili. Nel 2023 ha già corso per 58 giorni
Lorenzo Rota, bergamasco, è pro’ dal 2016. E’ alto 1,73 per 62 chili. Nel 2023 ha già corso per 58 giorni

Le strade da Edimburgo a Glasgow su cui si correrà domenica sono diverse da quel su e giù australiano e anche il meteo inciderà in modo più netto, ma l’approccio di Lorenzo è lo stesso. Antenne basse, un’ottima condizione e tanta voglia di mettersi a disposizione della squadra. La stagione finora è stata quasi parallela a quella passata, è mancata la vittoria, ma i sette piazzamenti fra i primi cinque dicono che il livello è buono. Il ripetuto secondo posto al campionato italiano, lo scorso anno dietro Zana questa volta dietro Velasco, porta con sé la giusta punta di dente avvelenato.

Che cosa ti ha dato quest’anno in più?

Sicuramente arrivo un po’ più tranquillo e con una consapevolezza maggiore. Il lavoro che ho fatto fino a questo momento è buono. Sinceramente a San Sebastian mi aspettavo qualcosina in più (foto di apertura, è arrivato 30° a 7’12” da Evenepoel, ndr), però non ho avuto una buona giornata. Ogni tanto capita, appena tornati dall’altura. Al contrario al Tour de Wallonie ho avuto buone sensazioni.

Un buon avvicinamento, dunque?

Arrivo fiducioso e penso che la squadra sia competitiva, al pari dell’anno scorso. Quindi siamo tranquilli, negli ultimi giorni abbiamo cercato di lavorare al meglio, facendo tutto al 100 per cento, per presentarci al meglio possibile.

Questa la volata per il secondo posto ai tricolori di Comano Terme. Le tensioni con Trentin sono state subito sciolte
Questa la volata per il secondo posto ai tricolori di Comano Terme. Le tensioni con Trentin sono state subito sciolte
Aver già corso un mondiale in prima fila porta qualche consapevolezza in più?

Non partivo da leader l’anno scorso e sicuramente neanche questa volta. Sarò a supporto della squadra e ho un’idea su come si potrebbe sviluppare questo mondiale e quale potrebbe essere la mia gara, che poi vedremo anche con Daniele (Bennati, ndr). Sono tranquillo, per domenica spero solo di avere una giornata buona.

Ti è capitato ogni tanto di ripensare allo scorso anno?

E’ ovvio che ci ho pensato, anche perché dopo ho avuto un mese di fuoco. Però ormai è acqua passata. Per me è stata un’ottima esperienza, ma è normale che l’amaro in bocca per il risultato mancato rimanga. Anche perché non ti trovi tutti i giorni a giocarti una medaglia mondiale…

Lenticolari, le nuove Deda “Hero” della Intermarché

18.07.2023
4 min
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MEGEVE – Vigilia della crono, hotel della Intermarché-Circus. I meccanici sono al lavoro sulle bici, fra ruote lenticolari e appendici manubrio. Intorno un bel verde, la piscina sullo sfondo e un campo da calcio in erba morbida. E’ lì che portiamo la Cube di Biniam Girmay per fotografare la vera novità: la nuova ruota lenticolare prodotta da Deda Elementi, una fra le ruote tubeless più leggere e dal prezzo più accessibile sulla scena mondiale.

La ruota Deda Hero sulla bici da crono di Girmay
La ruota Deda Hero sulla bici da crono di Girmay

I segreti della struttura

Poi però, visto che le foto non rivelano quello che c’è dentro, ci mettiamo in contatto con Fausto Parodi, l’ingegnere che ha realizzato il progetto. Lui al Tour non c’è, ma ascoltandolo sembra quasi di averlo accanto, tanta è la puntualità con cui racconta la sua creazione.

«Quello che vedete – dice – è ben poca cosa. Il bello è la struttura interna, che è molto particolare. Ci sono sei razze, mentre i dischi esterni in carbonio sono soltanto una copertura. Avere le razze la rende leggera e rigida lateralmente, ma sulle razze c’è qualcosa da dire…».

Di cosa si tratta?

Non sono completamente in carbonio. All’interno hanno un foam, una schiuma che poi viene ricoperta dalla struttura in carbonio. Carbonio che è soprattutto alle estremità e nella parte centrale, mentre la stessa schiuma è strutturale. Questo ci ha permesso di tenere il peso più basso. E gli stessi dischi esterni hanno una struttura a sandwich, con carbonio all’esterno e all’interno uno strato della stessa schiuma.

Quanto è più leggera della ruota precedente?

Questa pesa 1.070 grammi, la precedente arrivava a 1.200: quindi il risparmio è di 130 grammi, in cambio della stessa rigidità. Qualche differenza c’è rispetto alla versione da pista.

In cosa sono diverse?

La abbiamo fatta usare a Silvia Zanardi nelle trasferte di Nations Cup. La struttura di base è la stessa per entrambe le ruote, ma quella da strada ha un lato piatto dalla parte della cassetta, mentre il lato opposto è bombato. La ruota da pista invece è bombata su entrambi i lati.

Le Deda Hero hanno debuttato al Giro d’Italia 2022: qui con Bystrom
Le Deda Hero hanno debuttato al Giro d’Italia 2022: qui con Bystrom
Abbiamo notato che il vano che contiene la valvola è chiuso con un coperchietto avvitato.

Altra differenza fra strada e pista, giusto. La ruota da pista deve essere più leggera per rendere al meglio nei rilanci, per cui il vano della valvola è chiuso da un adesivo. Nella ruota per le crono su strada invece la leggerezza è importante, ma di certo si fanno meno rilanci, per cui abbiamo oprato per un coperchietto avvitato.

La ruota nasce per un tipo specifico di coperture?

Per tubeless e copertoncino con la camera d’aria. Con il tubeless è più leggera, anche se il pneumatico pesa qualcosa di più. Il cerchio ha il canale da 19, quindi la cosa migliore è partire da pneumatici da 25 fino ai 28. Però volendo si può arrivare fino a 32.

Fra i prossimi step non ancora annunciati c’è la rivisitazione del mozzo, puntando su un sistema differente dall’attuale, ma per parlarne ci sarà tempo. La ruota è in vendita a 2.300 euro, una quotazione non troppo elevata che la rende accessibile a un pubblico piuttosto ampio. Intanto però seguiamo i ragazzi del team belga nella crono che sta per iniziare.

Nalini si racconta al Museo del Ghisallo

12.06.2023
4 min
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MAGREGLIO – Nalini ha scelto una location davvero suggestiva per il proprio International Sales Meeting 2023. Stiamo parlando del Museo del Ghisallo, situato nel comune di Magreglio, in provincia di Como, al culmine della salita da sempre simbolo del Giro di Lombardia

Inaugurato nel 2006 accanto al Santuario dedicato alla Madonna protettrice dei ciclisti, il Museo del Ghisallo è diventato in breve tempo meta del pellegrinaggio “laico” di tanti appassionati che arrivano qui da tutto il mondo per ammirare i cimeli di grandi campioni che, grazie alle loro imprese, hanno saputo scrivere pagine indelebili nella storia del ciclismo. 

Ecco la teca con i ricordi di Vincenzo Mantovani
Ecco la teca con i ricordi di Vincenzo Mantovani

In ricordo di “Cencio”

Proprio in occasione dell’International Sales Meeting di Nalini, il Museo del Ghisallo si è arricchito di un dono speciale. E’ stata infatti inaugurata una teca in memoria di Vincenzo Mantovani, fondatore dell’azienda Moa Sport, chiamato affettuosamente “Cencio” dai suoi cari e dagli amici. A volere la teca suo fratello Claudio, il figlio Alessandro e la nuora Carmen Valdalà.

Nella sua carriera ciclistica Vincenzo Mantovani ha saputo conquistare la medaglia d’argento nell’inseguimento a squadre alle Olimpiadi di Tokyo del 1964, prima di dare vita alla Moa Sport e al marchio Nalini. Da oggi è possibile ammirare nella teca a lui dedicata la medaglia d’argento, insieme ad altri cimeli.

Accanto alla famiglia Mantovani, sono stati davvero tanti gli amici che hanno voluto ricordare “Cencio”. Fra questi merita sicuramente una citazione Davide Boifava, ex ciclistica professionista e dirigente sportivo, ma soprattutto amico vero di Vincenzo e Claudio Mantovani.

Proprio Claudio Mantovani, visibilmente commosso, ha voluto ricordare il fratello al quale era molto legato: «Vincenzo – ha raccontato – il sabato vendeva le maglie, che faceva produrre in un laboratorio artigianale, e la domenica correva. Smise di gareggiare presto perché aveva in mente un grande progetto: fondare un’azienda di abbigliamento. Ricordo che un giorno, mentre mi allenavo al Centro Sportivo Milanello, io a quei tempi militavo nel Milan come portiere, venne a farmi visita con venti corridori, la nazionale italiana di ciclismo di allora, proprio prima di partire per Tokyo».

L’inaugurazione della teca con Alessandro e Claudio Mantovani.
L’inaugurazione della teca con Claudio Mantovani.

Uno sguardo al futuro

Come anticipato, l’inaugurazione della teca dedicata a Vincenzo Mantovani è avvenuta in occasione dell’International Sales Meeting di Nalini. Alessandra Agostini, sales manager per l’estero, ha presentato la nuova collezione Nalini per la primavera-estate 2024 alla forza vendita nazionale e internazionale. A supportarla Enrico Zecchini, sviluppatore della stessa collezione. Tra le novità presentate il nuovo Protection Kit di Dyneema, realizzato in collaborazione con il Team DSM, e di cui avremo presto modo di parlare.

All’evento era presente anche Alberto Dainese, vincitore di una tappa al Giro d’Italia 2023.
All’evento era presente anche Alberto Dainese, vincitore di una tappa al Giro d’Italia 2023.

Il parere del pro’ 

Molte delle novità presentate in anteprima alla forza vendita le vedremo presto indossate dagli atleti del Team DSM, una delle due formazioni World Tour “vestite” Nalini (l’altra è la Intermarché Circus Wanty). 

All’inaugurazione della teca dedicata a Vincenzo Mantovani era presente anche Alberto Dainese, reduce dal Giro d’Italia che l’ha visto conquistare la tappa con arrivo a Caorle. Lo stesso Dainese ha tenuto a sottolineare l’alta tecnicità dei prodotti Nalini la cui qualità è particolarmente apprezzabile quando si devono affrontare condizioni meteo proibitive. A dare forza alle sue parole anche il giudizio estremamente positivo espresso da Piet Rooijakkers, responsabile del dipartimento di Ricerca e Sviluppo per DSM, che ha sottolineato la capacità di Nalini di fornire sempre le soluzioni giuste alle esigenze del team.

Chiudiamo con le parole di Giuseppe Bovo, direttore generale Nalini: «Essere presenti in un posto iconico e nel contempo ricco della migliore italianità – ha raccontato – è stata una scelta perfetta per un’azienda che produce tutto esclusivamente a Castel d’Ario. L’importanza di essere rimasti in Italia, quando tutti andavano in Estremo Oriente, si è rivelata, negli ultimi anni in cui si è registrato un boom di richiesta di abbigliamento per il ciclismo, una mossa davvero vincente. In pochissimi siamo riusciti a dare una risposta immediata al mercato».

Nalini

Montjuic, una salita storica: la “scaliamo” con Petilli

31.03.2023
5 min
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La salita con più passaggi e arrivi della storia, il Montjuic che ne conta ben 154, seguono il Col du Tourmalet con 61 e il Col d’Èze con 51. Una statistica sicuramente viziata dalla Volta Ciclista a Catalunya nonché la quarta più antica gara a tappe (1911) per professionisti, che ogni anno si conclude sulle pendici del monte catalano.

Una salita breve (2,7 km con pendenza media 4,7%) ma che ha visto passare campioni di ogni epoca e nazione e ospitato il campionato del mondo del 1973 con Felice Gimondi campione. Una lingua d’asfalto che si arrampica alla sommità posta a 173 metri d’altezza da dove è possibile guardare le bellezze a perdita d’occhio della città di Barcellona. Scopriamo questa breve ma intensa salita insieme a Simone Petilli della Intermarché Circus Wanty che l’ha da poco affrontata alla corsa catalana. 

Simone Petilli ha affrontato la salita del Montjuic quattro volte
Simone Petilli ha affrontato la salita del Montjuic quattro volte
Simone, in quale parte del mondo sei?

Sono in altura a Sierra Nevada, sono rimasto in Spagna direttamente dopo la corsa. Rimango qua due settimane e poi vado direttamente al Giro di Sicilia, successivamente ritornerò per altre due settimane in quota per finire la preparazione sperando di essere poi selezionato per il Giro d’Italia. 

Parliamo della salita del Montjuic, quante volte l’hai affrontata?

E’ la quarta volta come le mie partecipazioni al Catalunya che tutti gli anni finisce lì. 

In che tipo di tappa è inserita?

E’ una tappa impegnativa perché, nonostante sia corta, si va forte tutto il giorno e la salita è bella per il contesto e sopratutto perché c’è sempre tantissima gente, complice anche il fatto che la corsa si chiude di domenica. 

Per farci capire meglio, la paragoneresti a qualche salita nostrana?

Da paragonare è difficile, non saprei trovare un’altra salita con queste caratteristiche. Inizia abbastanza regolare, si passa sotto l’arrivo e da lì è pedalabile. Ci sono due tornanti e poi da metà spiana e scende un po’, poi inizia la parte finale che è quella più impegnativa. Si prende con un’alta velocità perché si arriva da una leggera discesina per poi immettersi sulla rampa subito dura. E’ una salita in cui bisogna soffrire. Non si fanno alte velocità nel finale perché è impossibile viste le pendenze sopra al 10%. Appena finita saper rilanciare è fondamentale. 

Qui Gimondi sul Montjuic durante i campionati del mondo del 1973
Qui Gimondi sul Montjuic durante i campionati del mondo del 1973
Ok, analizziamola meglio. Con che rapporti l’hai affrontata?

La prima parte essendo molto pedalabile si sale con il 54 e a velocità vicine ai 30 km/h. Segue la parte intermedia dove si prende ancora più velocità e infine la rampa conclusiva che si affronta con i rapporti più agili. Le velocità oscillano tra i 10 e i 15 all’ora. Noi usiamo 54-39 e 11-34. I primi giri penso di averli fatti con il 39×34 mentre gli ultimi tenevo il 30 nella parte impegnativa. 

Quanto è lunga l’ultima parte?

Saranno 500/600 metri che si riassumono in circa due minuti di sforzo molto intenso

Si guardano i dati in quei momenti?

In quelle situazioni seguo solo le sensazioni e cerco di gestirmi al meglio. Cercavo di prenderla nella migliore posizione possibile e con la maggior velocità, poi dopo si trattava di gestire. La maggior parte la facevo fuori sella perché mi trovo meglio senza guardare né dati né cardio

Ci hai detto che una fase delicata è anche quella dello scollinamento. Spiegaci…

Il punto di scollinamento ha una velocità molto bassa, sia perché è veramente dura sia perché hai dato tutto. Arrivati in cima si gira a destra c’è qualche metro di ciottolato e dopo inizia subito la discesa. Riuscire a rilanciare subito è fondamentale e si fa la differenza perché la discesa è molto veloce. L’ho provato in prima persona quando ho scollinato a pochi metri da un corridore ma essendo a tutta e senza la prontezza di rilanciare subito capitava di prendere dei metri che poi diventavano difficili da chiudere. 

Ancora oggi il Montjuic è decisivo per la tappa finale. Qui lo scatto di Evenepoel seguito da Roglic
Ancora oggi il Montjuic è decisivo per la tappa finale. Qui lo scatto di Evenepoel seguito da Roglic
Il manto stradale in che condizioni è?

L’asfalto è perfetto anche perché è all’interno del parco del Montjuic, ho sempre trovato delle buone condizioni. La strada è molto larga e si stringe solo nella parte conclusiva, ma comunque c’è sempre ampio spazio per passare. Stesso discorso vale per la discesa, molto ampia e veloce in particolare ci sono due curve che si fanno a piena velocità senza toccare i freni. 

La carreggiata è ampia?

Se uno ha gambe ha sempre la possibilità di recuperare anche in salita. Nel ciclismo moderno la posizione è sempre più importante. In un percorso del genere è importante stare davanti, ma giro dopo giro sono le gambe a parlare e a determinare la posizione.

Hai parlato della presenza di tanto pubblico…

Tutti gli anni c’è sempre grande tifo. Il Catalunya è una corsa importante. Finendo di domenica in un circuito che si ripete più volte, attira molti tifosi e devo ammettere che sulla parte più dura della salita c’è sempre un alto numero di tifosi che ti da una gran mano a livello emotivo e questo è sempre un piacere del ciclismo. 

Una salita storica, qui lo scalatore Luis Ocana
Una salita storica, qui lo scalatore Luis Ocana
Che cosa rappresenta per te questa salita?

E’ una salita bella da fare e che ha il suo fascino essendo la tappa finale da sempre. Vedendo anche cosa dicono i siti di ciclismo e i giornali vincere la tappa del Montjuic ha un valore un po’ particolare. Penso che nel palmares di un corridore la vittoria ad una tappa del Catalunya e una al Montjuic hanno un peso differente. Nonostante sia la stessa corsa, alzare le braccia qui regala qualcosa in più nella carriera di un corridore. 

Si adatta alle tue caratteristiche?

Non è il tipo di sforzo ideale per me. Come dicevo la parte conclusiva richiede un impegno di circa due minuti. Mi trovo meglio con sforzi più lunghi. Però mi sono sempre trovato bene in questa tappa perché arriva l’ultimo giorno e soprattuto si ripete tante volte. E’ tutta salita o discesa senza respiro, e arrivati all’ultimo giro la stanchezza e il fondo fanno la differenza