I 5 top e i 5 flop della corsa rosa

30.10.2020
6 min
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E prima di far calare definitivamente il sipario sul Giro d’Italia 2020, facciamo un riassunto in 10 punti su cosa è andato e cosa no. I cinque top e i cinque flop della corsa rosa che, nonostante tutto, ci ha regalato emozioni forti. Emozioni come il suo trofeo: Senza Fine.

I CINQUE TOP

Partiamo da chi torna a casa con il sorriso, con il bottino nel sacco, con la consapevolezza di essere cresciuto… Vediamo.

La Ineos fa festa sul podio di Milano: 6 tappe più maglia rosa e maglia bianca
La Ineos fa festa sul podio di Milano

1 – Ganna

Filippo Ganna è stato il bello del Giro, la freccia, il fulmine. Tre crono su tre, più la tappa di Camigliatello Silano. E dire che quel giorno aveva fatto il “mulo” per il compagno Salvatore Puccio. L’hanno definito “centrale idroelettrica”, “senza limiti” e tutti a chiedergli se e quando vincerà un grande Giro. Perché? Ora godiamocelo così: vince, diverte e può puntare a due ori alle prossime Olimpiadi (uno su pista e uno a crono). Forse, ma forse, gli si può chiedere del record dell’Ora, più vicino alle sue corde che un grande Giro.

2 – Ineos-Grenadiers

Sono riusciti nell’impresa non solo di vincere il Giro, ma anche di diventare simpatici. I corridori e il team fatto al computer. Freddi, glaciali e invece tra il faccione di Pippo, le fughe di Puccio e Castrovejo, le trenate di Swift, Dennis e Geoghegan Hart, Narvaez a Cesenatico… Sempre all’attacco. Alla fine il ritiro di Thomas li ha cambiati, forse anche scaricati di responsabilità. Loro si sono divertiti e hanno divertito e quando hanno fiutato la maglia rosa sono tornati dei falchi. Però con meno “impetuosità” del solito.

Jai Hindley sullo Stelvio: giovane protagonista della corsa rosa
Jai Hindley sullo Stelvio: giovane protagonista della corsa rosa

3 – Hindley

E questo da dove esce? Sì, agli esperti non era ignoto, ma forse neanche Jai si aspettava di fare tanto. Scalatore potente, elegante e composto. Ligio al dovere, sin troppo, tanto che se dovessimo giudicarlo sotto questo aspetto dovrebbe finire nei flop. Se proprio dovesse avere un rimpianto, quello è sullo Stelvio. Quel giorno era il più forte chiaramente e poteva (doveva?) andarsene in barba agli ordini di scuderia. Se non si perderà si potrà aggiungere alla schiera dei Pogacar e Bernal.

4 – Rcs e il Giro

Contro ogni pronostico e ipotetica sfida con il Tour de France, Mauro Vegni e il suo staff sono riusciti a portare a casa il Giro. Alla faccia del Covid! Col senno del poi, il direttore del Giro poteva ricorrere al braccio duro con i corridori nel giorno dello “sciopero”. Ma con i casi Covid che avanzavano a dismisura e la bolla che era continuamente messa in discussione ha usato la saggezza. E va bene così. Ma solo per stavolta. Il Giro è il Giro e non deve piegarsi… ai capricci.

Per la Deceuninck-Quick Step (e Almeida) una grande corsa rosa
Per la Deceuninck-Quick Step (e Almeida) una grande corsa rosa

5- Deceuninck-Quick Step

Discorso simile a quello della Ineos. Perdono prima di partire Mattia Cattaneo, Remco Evenepoel e Fabio Jakosben. Bramati riempie il team di ragazzi giovani, ma con due… attributi così. Si ritrova un Joao Almeida in rosa per due settimane. A Palermo era un “ragazzino” adesso è un corridore. Ballerini? Mostruoso. Knox? Infinito. Honorè? Promesso sposo. Tutti sono stati bravi e hanno dato lezioni di ciclismo, parola degli altri corridori del gruppo. Parliamo di fondamentali e cura dei particolari: ventagli, come scortare il capitano, proteggerlo in discesa, attaccare, difendersi…

E I CINQUE FLOP

E adesso tocca a chi se l’è passata meno bene nella lunga corsa da Palermo a Milano.

Nibali, ha chiuso la corsa rosa in settima posizione a 8’15”
Nibali, ha chiuso in settima posizione a 8’15”

1 – Nibali

Caro Vincenzo, sei qui tra i flop solo perché sei tu. Un altro corridore che chiude nei 10 al Giro andrebbe osannato. Ci hai provato, ma come hai detto tu stesso bisogna essere consapevoli della realtà. E la realtà ha detto che altri corridori vanno più forte di te. Però non dirci ancora che i tuoi valori sono tra i migliori di sempre o giù di lì. In una stagione così balorda, ci sta che un… vecchietto la paghi di più. Non hai avuto il miglior avvicinamento: lo sappiamo tutti, perché non dirlo? Noi continuiamo a credere in te. Forza Squalo!

2 – Astana

Si presentano con forse la squadra migliore delle 22. Vlasov, Lopez e Fuglsang. Dopo 45 chilometri ne perdono due. Lopez non arriva neanche a Palermo. O meglio, ci arriva ma si schianta prima del traguardo e Vlasov si ferma dopo 30 chilometri il giorno dopo. Di fatto la corsa dell’Astana e di Fuglsang è finita già in Sicilia. Inoltre il danese non ha lanciato bei messaggi agli italiani. E sembrava più impegnato ad arrivare davanti a Nibali piuttosto che a vincere il Giro. 

Kruijswijk era all’ottavo Giro. Si è ritirato come tutto il suo team dopo 9 tappe
Kruijswijk si è ritirato come tutto il suo team dopo 9 tappe

3 – Jumbo, Ef, Mitchelton

Ma che cosa siete venuti a fare? Capiamo che per alcuni team WorldTour, soprattutto quest’anno, il Giro possa non essere stata la vetrina ideale, ma insomma: è pur sempre il Giro. La Jumbo-Visma se ne va senza presentarsi al foglio firma come un invitato offeso. Da cosa, però, non si sa…

La EF fa una richiesta talmente imbarazzante, fermare il Giro, che il giorno dopo il suo manager è costretto a ritrattarla.

L’Ag2R… c’era? A parte Andrea Vendrame, boh.

E Mitchelton-Scott che approfitta della positività al Covid di un suo atleta per smontare le tende? Ci spiace ma così non va bene.

4 – Logistica di Morbegno

Prima abbiamo elogiato Rcs Sport, adesso le tiriamo le orecchie. In effetti la logistica della tappa Morbegno-Asti era pressoché suicida. Si è scesi molto tardi dai Laghi di Cancano (una sola via per venire a valle). Alcuni hotel erano a Bormio altri molto più giù. Fatto sta che o si faceva colazione nel bus la mattina dopo o si cenava a mezzanotte. E la mattina successiva c’era da fare la tappa più lunga e si partiva presto. La pioggia è stata una scusa perfetta per i corridori e una sfortuna totale per gli organizzatori. Si poteva studiare meglio. Che serva da lezione.

Kelderman in rosa, uno dei promotori dello “sciopero” di Morbegno
Kelderman in rosa, uno dei promotori dello “sciopero” di Morbegno

5 – Sciopero di Morbegno

Se c’era un possibile appiglio di scusa riguardo alla logistica, quello che hanno fatto i corridori è stato qualcosa di orrendo, che ha poco a che fare con il ciclismo. La scusa del freddo non regge. Quella della pioggia neanche. Le tempistiche della rivolta viste le chat che giravano dalla sera precedente (e forse ancora prima) sanno di complotto. I corridori hanno messo a nudo il loro potere e le loro fragilità. Hanno mostrato vigliaccheria non parlando neanche con i loro team in modo aperto. E non hanno fatto scudo di fronte al loro portavoce Adam Hansen, che si è preso pure i fischi e (sembra) sia andato addirittura contro i suoi voleri pur di tenere fede all’impegno di portavoce Cpa in gruppo. Diciamoci la verità: non volevano fare quella tappa lunga ed erano stanchi. Hanno creato la tempesta perfetta: e ci sono riusciti.

Sembrava uno junior, Jai secondo con onore

25.10.2020
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Alla fine Jai Hindley non può che arrendersi. China il capo mentre lascia scorrere la sua Cervelò dopo la linea d’arrivo. Ha perso il Giro d’Italia. per 39 secondi.

Nei primi cinque chilometri ha tenuto il passo di Tao Geoghegan Hart. Poi la differenza fisica e dello staff di supporto è emersa. Tre secondi, cinque, dodici… Tao che spinge un rapportone come il suo compagno Ganna, lui che in confronto sembra uno junior, nonostante viaggi sul filo dei 55 orari. La cassa toracica si gonfia e si sgonfia a dismisura. Si vede anche la fascia del cardio. Ha dato tutto e di più. Ma non è bastato

Dove ha perso il Giro?

La prima domanda che ci viene in mente e che forse lui stesso si pone è: dove ho perso questo Giro d’Italia? A Sestriere? No, ieri era davvero stanco dopo l’arrivo. Oggi a Milano? No, ci stava che perdesse secondi da Geoghegan Hart a cronometro.

Allora a Cancano? Forse. Quel giorno il ragazzo della Sunweb era palesemente il più forte. Se ne poteva forse andare anche sullo Stelvio. Lo dimostra il fatto che nella difficoltà d’indossare la mantellina proprio sulla Cima Coppi non si è staccato. Se fosse stato a tutta quantomeno avrebbe perso qualche metro. E nella salita finale verso i Laghi di Cancano è rimasto con Tao e ha seguito gli ordini della squadra. Con delle gerarchie definite e una maglia rosa virtuale sulle spalle. E in fin dei conti sul piano tattico fino a ieri la Sunweb non era messa male: ne aveva due. E questo poteva essere un vantaggio. 

Hindley deluso dopo aver concluso la crono
Jai Hindley deluso dopo aver concluso la crono

Secondo, ma tornerà

Però è facile parlare a oggi. Bisognava essere nella gambe di Jai, sia ieri in salita che oggi sul piano.

Stamattina quando ha finito la ricognizione Hindley non era super felice. Mostrava serenità dicendo: «Che bella questa piazza e questo Duomo». Un modo per allontanare la tensione e perché aveva capito che il tracciato era troppo veloce.

«Ringrazio tutti coloro che mi hanno tifato, che mi sono stati vicino, i miei genitori – dice Hindley – sono orgoglioso di ciò che ho fatto in questo Giro. Sapevo che oggi sarebbe stato difficile, Tao è più forte di me a cronometro. Lo sapevo, ma non nego che adesso sono deluso. Ieri non mi sembrava vero aver indossato quella maglia. Avevo detto che era un sogno». E adesso il sogno si è infranto…

Una pacca all’avversario prima di salire sul palco e stagione nel cassetto con tante cose da mettere ancora a posto. Però è così giovane ed esce da questo Giro cambiato. Ora che Wilco Kelderman andrà via, lui sarà il capitano di una grande squadra e… «Il prossimo anno tornerò».

Jay Hindley

Hindley: «Nella crono lotterò fino alla morte»

24.10.2020
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Jay Hindley non avrebbe mai pensato di arrivare a giocarsi il Giro e tantomeno di indossare la maglia rosa alla vigilia della crono finale. Dovrà lottare alla morte, ma non ha paura.

Il giovane scalatore australiano verso Sestriere ci ha provato. Appena il compagno di squadra Wilco Kelderman si è staccato ha capito che per lui si apriva un portone enorme. Una possibilità unica. E forse solo in quell’istante è davvero cambiato il suo Giro. Ad un tratto era il capitano della Sunweb. Onore ed oneri.

Forse Jay ha pagato un po’ anche la pressione. Se sul secondo passaggio al Sestriere si è sentito libero di fare la sua corsa, nella scalata finale dopo il traguardo volante aveva tutto il peso della corsa. E quelle maglie scure della Ineos-Grenadiers forse un po’ gli facevano paura.

Una pacca sulla spalla all’ex maglia rosa e compagno Kelderman
Una pacca sulla spalla all’ex maglia rosa Kelderman

Nessun rimpianto

Eppure l’aussie è sorridente. Abbozza persino qualche parola d’italiano imparata in quel 2015 in Abruzzo all’Aran Cucine. Ci mette poco a riprendersi.

«E’ incredibile indossare la maglia rosa – e la pizzica con pollice e indice – guardavo il Giro da bambino e ora ci sono io. Ammiravo tutti gli australiani, McEwen, Evans, Porte…».

Vista come è andata oggi, la mente scorre alla tappa dello Stelvio. Chissà se nella sua testa ci sono rimpianti? Quel giorno era palesemente il più forte.

«No, non ho rimpianti. Il piano era quello e io l’ho rispettato, anche se potevo andare via. E poi quel giorno abbiamo preso maglia rosa, bianca e tappa. Per la Sunweb è stata una buona giornata. Oggi dopo che Wilco si è staccato non ho potuto far altro che seguire i due della Ineos. Sull’ultima salita guardavo Geoghegan Hart per cercare di capire come stesse, se e quanto fosse stanco. Poi ci ho provato, più volte. Ci ho provato con tutte le mie forze ma non sono riuscito a staccarlo. Almeno io e Tao siamo amici e lottare con lui è bello».

In effetti dopo il traguardo il volto e l’affanno del respiro non combaciavano con la pedalata sciolta che invece è ormai tipica della sua azione. Il ragazzino di Perth è davvero bello da vedere in bici. E quando prende il manubrio con le mani basse dà l’idea di poter fare il vuoto da un momento all’altro. Però il finale di questo Giro è stato duro anche per lui evidentemente. E più passavano i chilometri e più Tao acquisiva sicurezza. L’inglese avrebbe perso meno tempo e aveva vicino (o poco dietro) un fantastico Rohan Dennis. L’esatto contrario di quel che provava Hindley.

Hindley con le mani basse sul manubrio. Un stile bello a vedersi ed efficiente.
Mani basse per Hindley anche in salita
Hindley con le mani basse sul manubrio. Un stile bello a vedersi ed efficiente.
Mani basse per Hindley anche in salita

Fino alla morte

E adesso? Mancano una notte e poche ore alla crono che deciderà il Giro e una grossa fetta della carriera di questi due ragazzi. Jay però non sembra spaventato.

«Per un giovane australiano lasciare la sua terra dall’altra parte del mondo e venire in Europa non è facile. Però sono testardo. Da quel giorno che vidi per la prima volta il Tour de France in tv a 6 anni e decisi che avrei fatto il corridore, sono arrivato sin qui.

«Domani sarà una crono particolare, nella quale non sarà avvantaggiato lo specialista ma chi starà meglio, chi avrà più energie. Io darò tutto fino alla morte».

A Valdobbiadene è stato più bravo Tao. A Palermo è andata meglio a Jay. Anche stavolta i due pretendenti alla maglia rosa sono (quasi) pari. Li dividono 86 centesimi.

La Sunweb ha salvato capra e cavoli

22.10.2020
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«La Sunweb ha salvato capra e cavoli», parola di Giuseppe Martinelli. L’ombra scende sui Laghi di Canacano. Le ammiraglie parcheggiano man mano in degli spazi di erba e pini mughi dopo la linea d’arrivo. I ds scendono per sgranchirsi le gambe. Sembra la consueta riunione prima delle gare di dilettanti. C’è chi sorride e chi ha il muso lungo. E c’è chi, come il “vecchio” Giuseppe Martinelli, che prende atto della situazione del suo Jakob Fuglsang (non brillante) e trova il tempo di analizzare la corsa della Sunweb.

Giuseppe Martinelli è il direttore sportivo dell’Astana
Giuseppe Martinelli è il ds dell’Astana

L’attesa tappa dello Stelvio alla fine è stata un terremoto. Più che all’azione da leggenda si è assistito ad una selezione da dietro. Dapprima il logoramento della Sunweb, poi l’affondo della Ineos Grenadiers. E ciò che era emerso a Piancavallo ha trovato conferma. Jai Hindley è il più forte in salita. Tao Geoghegan Hart il più pericoloso e Wilco Kelderman quello “appeso” al filo.

Doppio fronte

La Sunweb ha deciso di giocare su due fronti. Non vuol perdere il Giro. Lo si è visto quando l’olandese si è staccato sullo Stelvio e l’ammiraglia non ha fermato Hindley. In quel momento e in fondo alla discesa Kelderman non se l’è passata bene. Anzi, si è anche innervosito. Per un po’ è sembrato aver mollato. In realtà, in quel tratto intermedio stava gestendo le energie per la salita finale. Mentre davanti Dennis, menava forte per Geoghegan Hart. Certo, non è stato bello vedere il capitano e la virtuale maglia rosa lasciata sola.

«La Sunweb ha corso bene – dice Martinelli – ha vinto la tappa, ha preso la maglia rosa e la maglia bianca. Hanno ragione loro. Vero, Hindley è più forte, ma ricordate che in questi casi un direttore sportivo cerca di salvare capra e cavoli. Mi sono trovato tante volte in una situazione come questa, con due punte. E non è facile. In più Kelderman a fine stagione va via (passerà alla Bora-Hansgrohe, ndr) e l’altro rappresenta il futuro. Quando Fuglsang stava rientrando su Wilco ho visto il gesto di stizza che l’olandese ha fatto alla sua ammiraglia, credo fosse restato senza acqua».

Dennis, Gheoghegan Hart e Hindley davanti. Kelderman insegue da solo
Dennis, Gheoghegan Hart e Hindley davanti. Kelderman insegue da solo

Intrigo tattico pazzesco

Salvare capra e cavoli. Però a questo punto la Sunweb rischia grosso con la cronometro finale. E’ vero che a Valdobbiadene Kelderman le ha suonate sia a Geoghegan Hart che a Hindley, ma è anche vero che è in calo. E Martino aveva puntano il dito su Tao già la sera di Piancavallo.

«Questo è il Giro corso ad ottobre – sentenzia il ds dell’Astana – le gambe sono queste. Hai voglia a dire che si è corso poco. Però è tutto aperto. Guardate che la tappa del Sestriere è impegnativa. E’ una salita vera, soprattutto nei due passaggi finali. E poi arriva dopo quella di oggi (5.700 metri di dislivello, ndr) e quella di domani: 253 chilometri per di più sotto l’acqua, sembra».

L’incastro tattico che ci attende è fantastico. Hindley non può attaccare il compagno in maglia rosa. Kelderman dovrà tenere duro. E Geoghegan Hart si ritrova tra due fuochi, come tra l’altro ci aveva detto ieri Dario Cataldo. La sua Ineos è fortissima, ma se Tao attacca e stacca Kelderman rischia a sua volta di essere staccato da Hindely: più forte in salita, ma più debole a crono. Insomma altre 48 ore di attesa e risolveremo l’enigma.

Vincenzo Nibali, Stelvio, Giro d'Italia 2020

Ma lo Stelvio per Nibali è il colpo di grazia

22.10.2020
4 min
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Il verdetto dei Laghi di Cancano non lascia dubbi sul Giro d’Italia di Nibali. E anche se Piancavallo aveva già abbondantemente abbassato le luci, per arrendersi serviva uno schiaffo come quello di oggi. Perché Vincenzo ci ha abituati bene. Vincenzo è uno di quei campioni da cui ti aspetti sempre il colpo ad effetto e per questo sin dalla vigilia eravamo tutti lì a ragionare su come si potesse ancora ribaltare un pronostico già scritto. 

La luce si è spenta sullo Stelvio e purtroppo non è stato l’attacco frontale di un rivale diretto a mandarlo fuori giri, ma il ritmo di un cronoman che negli ultimi due giorni è stato sempre in fuga e sullo Stelvio si è ritrovato per un’altra fuga: Rohan Dennis.

Poche parole e grande serenità ai Laghi di Cancano

In quello scenario maestoso e gelido, con la neve a rendere ancor più grigio il profilo delle rocce, vederlo mollare di schianto è stato una pugnalata. La rassegnazione ha presto rimpiazzato la speranza. Come a Piancavallo, quando il ritmo dei primi lo ha asfissiato e Vincenzo non ha potuto fare altro che mollare.

«E’ stata una giornata dura – ha detto dopo essersi cambiato nella Toyota griffata con lo Squalo – perché la tappa di ieri è pesata nelle gambe di tutti. Ci aspettavamo che sarebbe successo chissà cosa, invece non è successo niente. Però abbiamo speso tutti. Sullo Stelvio c’è stato un ritmo forte da subito. Inizialmente da parte della Sunweb, poi quando mancavano 8-9 chilometri alla cima ed eravamo oltre i 2.000 metri di altitudine, c’è stata un’altra accelerazione degli Ineos e praticamente è esploso tutto il gruppetto che si era formato. Sono rimasto da solo e sono andato avanti finché potevo e sono arrivato con la maglia rosa».

L’anno è stato strano. Già alla Tirreno-Adriatico si disse che aver scelto il programma italiano per stare alla larga dai lunghi viaggi avesse privato il motore potente e non più giovanissimo del siciliano delle corse a tappe cui da anni è abituato. Prima della Tirreno, tanto per stare sui primi tre del Giro, Hindley ha corso il Polonia e come lui anche Kelderman. Tao Geoghegan Hart ad agosto ha corso la Route d’Occitanie e il Tour de l’Ain.

Vincenzo Nibali, Joao Almeida, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020
Nibali con Joao Almeida sul traguardo dei Laghi di Cancano
Vincenzo Nibali, Joao Almeida, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020
Nibali con Joao Almeida sul traguardo dei Laghi di Cancano

«E’ stata una stagione strana – ha ribadito Nibali – dove in tanti ci siamo concentrati su appuntamenti un po’ particolari. C’è stato chi ha provato ad arrivare subito pronto e chi non c’è riuscito. Siamo arrivati al Giro senza sapere come ci saremmo ritrovati. I piani si sono tutti scombinati. Ci sono state delle scoperte, come Almeida, che anche oggi ha tenuto sempre duro. E’ stato un Giro con tante sorprese, forse strano e che sarà sembrato noioso, ma vi assicuro che alla fine le medie sono state sempre altissime»

Il verdetto di Cancano archivia un 2020 che per tanti motivi non è stato all’altezza delle aspettative per tutto il gruppo italiano, con la resa di Ciccone e la squadra che si è sgretolata giorno dopo giorno. Fra gli addetti ai lavori ci si è chiesto per giorni il motivo per cui non si sia portato al Giro qualche reduce del Tour o non sia stata fatta una diversa ripartizione degli uomini tra Porte e Nibali. Stride soprattutto la scelta di dirottare verso la Francia Elissonde, che pure sarebbe stato utile al capitano italiano. Ma in ogni caso di fronte alla condizione incerta del capitano, la squadra non avrebbe potuto scrivere un diverso finale.

«Si è visto l’altro giorno che Hindley era il più forte – ha detto Nibali – sul primo tratto di Piancavallo ha fatto dei numeri molto alti. Che risposta mi do? Vanno più forte gli altri, non ci sono altre spiegazioni. Un ricambio di generazione c’è, perché qui ci sono tutti corridori che hanno una carta di identità molto più giovane della mia. Io sono del 1984 e non sono tanti i corridori della mia classe che ancora sono qui per provare qualcosa…».

Vincenzo Nibali, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020
Dopo il traguardo, raggiungendo l’auto in cui si cambierà
Vincenzo Nibali, Laghi di Cancano, Giro d'Italia 2020
Dopo il traguardo, raggiungendo l’auto

La giornata e i suoi 5.700 metri di dislivello vanno in archivio come un Giro che deve ancora scrivere le sue pagine finali. Se l’orgoglio del campione sarà in grado di tirare fuori qualcosa nel giorno di Sestriere, il suo popolo sarà contento come se avesse vinto la maglia rosa. Altrimenti gli vorranno bene lo stesso. Non si può sempre vincere. E metterci la faccia quando si perde è comunque un bel segno di grandezza.

Orlando Maini, Michele Scarponi, 2016

Maini, Nibali, lo Stelvio e Jacopo Mosca

22.10.2020
4 min
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Se volete una lettura romantica e concreta della tappa di oggi, chiamate Maini. Orlando è quel tipo che nelle foto di allora si riconosce sulla cima del Galibier, mentre consegna a Pantani la mantellina per iniziare la discesa verso la maglia gialla. Sentirgli raccontare quei momenti di attesa spasmodica e della paura di sbagliare è ogni volta più emozionante. Maini era uno dei direttori sportivi della Mercatone Uno. Anni prima era stato il tecnico dell’Emilia Romagna nel Giro dei dilettanti vinto da Marco, quindi lo conosceva e Marco gli voleva bene. Ugualmente la paura di sbagliare gli fece vivere minuti da brivido.

Marco PAntani, Tour de France 1998
Maini era sul Galibier quando Pantani attaccò nel 1998
Marco PAntani, Tour de France 1998
Maini era sul Galibier quando Pantani attaccò

Oggi si corre una tappa che ricorda quella di allora e forse ricorda anche quella di Risoul al Giro del 2016 in cui Nibali con l’aiuto di Scarponi riaprì il Giro d’Italia. C’è lo Stelvio come nel 1998 il Galibier e nel 2016 il Colle dell’Agnello. C’è la discesa. E c’è subito la salita, che nel 1998 si concludeva alle Deux Alpes e nel 2016 a Risoul.

Per Maini il Giro d’Italia è una funzione religiosa. E da quando per motivi fastidiosi non ne fa più parte, la sua concentrazione davanti al teleschermo è totale. E se c’è da disegnare uno scenario tattico in cui il nostro eroe sbaraglia gli avversari e conquista il primo premio, Orlando è la prima persona cui pensare. Perché ne sa tanto. Perché ama il ciclismo. E perché ha il linguaggio giusto per parlare dei corridori e con i corridori.

Hai visto la tappa di ieri a Campiglio?

Certo che l’ho vista. Hanno lasciato fare l’andatura alla Deceuninck. E quando Kelderman e Hindley sono scattati, hanno voluto provare la febbre alla maglia rosa. Ma perché Almeida perdesse terreno sull’ultima salita, bisognava che fosse in bambola.

Wilco Kelderman, Jay Hindley, Madonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020
Kelderman e Hindley attaccheranno sullo Stelvio?
Wilco Kelderman, Jay Hindley, Madonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020
Kelderman e Hindley attaccheranno sullo Stelvio?
Come si vince questo Giro?

Abbiamo un italiano specialista della discesa. Quado arrivano su stanchi, lui fa la differenza. Ovviamente parlo di Vincenzo.

Credi che attaccherà?

Non credo che rimarrà fermo, lui è uno di quelli che li aspetti e di solito arriva. Vedrei una bella coppia con Fuglsang. Anche se non si sopportano. Come quando Moser e Saronni facevano insieme il Trofeo Baracchi, che era una cronometro a coppie, e con il pretesto di staccarsi reciprocamente, alla fine vincevano loro.

Servirebbe l’intervento di Martinelli…

Ha guidato Nibali a due Giri e al Tour, ora ha Fuglsang. Lui vuole bene a entrambi e potrebbe essere la chiave di volta.

Perché Vincenzo attacchi in discesa, occorre che scollini con i primi.

Lo Stelvio lo fanno forte per forza, perché la Sunweb non ha alternative. Hai già chi lo fa. Credo che dall’ammiraglia daranno questo tipo di consegna, anche se le giovani generazioni sono difficili da gestire.

Sunweb a fare forcing e basta?

E poi dovranno attaccare. Parte uno, la maglia rosa chiude e l’altro deve partire secco.

Dove metteresti l’uomo che aspetta Nibali sullo Stelvio?

In cima, dentro l’ultimo chilometro. Deve essere un pezzo ideale per fermarsi, vestirsi e ripartire. Anche prima di un tornante. Tanto ormai tutti mandano avanti la macchina con il terzo direttore. E Vincenzo là in cima deve avere 500 metri per vestirsi. Possono dargli la gabba o la classica mantellina, più dei guanti pesanti. Poi la discesa la fa da sé, ce l’ha nel Dna.

Vincenzo Nibali, Pello Bilbao, Jakob Fuglsang, Giro d'Italia 2020
Nibali per Maini è atteso dall’attacco in discesa
Vincenzo Nibali, Pello Bilbao, Jakob Fuglsang, Giro d'Italia 2020
Vincenzo Nibali, Pello Bilbao, Jakob Fuglsang, Giro d’Italia 2020
Cosa deve fare l’uomo in cima?

Serve uno che lo capisca con lo sguardo senza parlare. Panta sapeva che gli volevo bene, ci conoscevamo da quando era dilettante.

Come muoveresti la squadra prevedendo uno scenario del genere?

Per il mio modo di correre, un uomo davanti lo manderei sempre. Sai quante corse si sono perse perché il leader non aveva un uomo davanti? Penso a Dumoulin, che perse la Vuelta contro Aru perché Fabio si trovò davanti tre compagni e lui nessuno. Non rientrò per pochi secondi. E io vinsi la tappa con Ruben Plaza.

Chi manderesti fossi il tecnico della Trek?

Bisogna capire cosa gli è rimasto nelle gambe. Serve uno che vada bene su quei percorsi e loro hanno l’uomo perfetto: Jacopo Mosca. Lui potrebbe aspettare Vincenzo e aiutarlo fino alla salita successiva.

Questi piani li decide il diesse o bisogna che scattino al campione?

Nel rispetto dei ruoli, il diesse deve dire la sua. Poi semmai la concorda con il capitano.

Come avresti vissuto una giornata come questa?

Alla mia maniera. Con il diesse che arriva al traguardo morto come il corridore. Sono giorni che danno la pelle d’oca, non ci avrei dormito tutta la notte precedente. Non mi fregherebbe niente nemmeno di dormire se fossi il direttore sportivo di Nibali prima di una tappa come questa…

Baffi ci crede. «Nibali è solido»

20.10.2020
3 min
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Per Adriano Baffi la parola d’ordine è crederci. Alla vigilia delle grandi montagne in casa Trek-Segafredo è arrivato il momento della verità. La tanto attesa terza settimana entra nel vivo e Vincenzo Nibali può uscire allo scoperto. Nel bene e nel male. Dopo la brillantezza vista oggi a San Daniele e ascoltando proprio le dichiarazioni dello Squalo a fine tappa, è lecito essere ottimisti.

Il ritorno verso l’hotel il siciliano lo fa in macchina anziché sul bus. Vuole arrivare prima per sbrigare i massaggi e tutto il resto in tranquillità. Non lascia nulla a caso. Buon segno.

Due giorni duri

«Non abbiamo preso fiducia semplicemente perché non l’avevamo persa – dice il ds della Trek-Segafredo, Adriano Baffi – Sappiamo che per adesso c’è chi va più forte. Almeida anche oggi ha guadagnato 2”. Se lotteremo? E c’è da chiederlo? Se fai il ciclista non puoi non lottare. La generale resta il primo obiettivo. Anche perché con questa classifica e queste gambe è difficile vincere una tappa: non ti lasciano andare e in caso di arrivo insieme c’è chi ne ha di più. La terza settimana per alcuni va bene, per altri è difficile e per altri ancora è una sorpresa. Vedremo.

Adriano Baffi, ex corridore e direttore sportivo della Trek-Segafredo
Adriano Baffi, direttore sportivo della Trek-Segafredo

«La tappa di domani non sarà decisiva. Però ci potrà di dire chi vincerà il Giro. Sarà l’antipasto del giorno dopo. Immagino che Ntt o Sunweb possano fare la corsa dura. Noi sin qui abbiamo cercato situazioni favorevoli. Ma quando si sono create le opportunità abbiamo sempre perso terreno. Non ci aspettavamo di arrivare a questo punto con 3’31” di ritardo».

Nibali ha dichiarato che Wilco Kelderman il nemico più pericoloso ce l’ha in casa ed è Jai Hindley. I due Sunweb potrebbero anche litigare in qualche modo?

«Credo proprio di no – ribatte Baffi – sarebbe stupido. Hindley è oltre 2’30” dietro Kelderman. O cede o tutt’al più la Sunweb decide di giocare su due fronti per mettere pressione ad Almeida se non dovesse staccarlo. Se fossi il loro ds punterei sull’olandese».

La solidità dello Squalo

Nel clan di Luca Guercilena non si parla della rimonta di Vincenzo nel 2016. Né si fanno conti. C’è solo da dare il massimo e vedere come andranno gli eventi.

«E’ l’unica cosa che possiamo fare – dice Baffi – abbiamo la totale fiducia in Vincenzo e che si arrivi a Milano. Semmai i conti li faremo la sera prima della crono finale. Siamo in un Giro e tutto può accadere. Guardate cosa è successo: dopo tre tappe è andato a casa Thomas, ci ritroviamo con Almeida in rosa e Hindley che a Piancavallo ha fatto un qualcosa di pazzesco. Di fronte a tutto ciò posso solo dire che Nibali è solido.

«Intanto pensiamo a queste due tappe – conclude il ds – credo che tutti coloro che sono dietro non aspetteranno. Noi e l’Astana ne abbiamo uno, ma Bora, Sunweb ne hanno due in classifica (e Deceuninck-Quick Step e NTT sono forti, ndr). Se dovessero fare queste due tappe alla morte ai Laghi di Cancano qualcuno pagherà. Per questo mi immagino che ci saranno ritmi alti. Gambe permettendo».

Hindley semina, Kelderman raccoglie

18.10.2020
3 min
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A Piancavallo Hindley semina e Kelderman raccoglie. Anche se a vincere è stato Tao Geoghagan Hart. Wilco Kelderman ha sfiorato la maglia rosa. Joao Almeida l’ha tenuta. Ma forse il protagonista di questa tappa è stato proprio Jai Hindley. E’ lui infatti che ha fatto saltare il banco. Che ha sgranato gli uomini di classifica. Che ha scortato il suo compagno sin sotto l’arrivo. E che ha fatto cedere Almeida. Un chilometro in più di salita e forse la maglia rosa questa sera era sulle spalle del suo capitano Kelderman.

La Sunweb sui rulli per sciogliere le gambe dopo la scalata di Piancavallo
Sunweb sui rulli per sciogliere le gambe

Una trenata che fa male

Ai -11 l’australiano passa in testa. Senza neanche dare l’apparenza di forzare, frantuma il gruppo. Pozzovivo va indietro. Majka arranca. Fuglsang si sposta su un lato. Bilbao dà di spalle. Solo Nibali, resiste… per un po’.

«Abbiamo provato ad attaccare la maglia rosa sin da lontano – commenta il 24 enne di Perth – abbiamo imposto un grande ritmo per tutta la gara. E nella scalata finale abbiamo fatto il forcing. Prima ancora che alla tappa pensavamo al grande obiettivo», il riferimento è chiaro: vincere il Giro d’Italia con Kelderman.

Dopo l’arrivo il biondino salta sui rulli per il defaticamento. Di tutto il suo team sembra quello più fresco. Scherza con una ragazza dello staff ed è visibilmente soddisfatto. Ha svolto un ottimo lavoro per il suo capitano. E lo sa. 

Kelderman sull’arrivo di Piancavallo: stanco ma soddisfatto
Kelderman sull’arrivo di Piancavallo

Wilco soddisfatto ma…

Kelderman intanto è assalito dai giornalisti olandesi. Lui sembra più pensieroso. Forse si aspettava di avere altre sensazioni. Soprattutto dopo le dichiarazioni dei giorni precedenti: «Sulle salite lunghe e con il freddo vado forte». Sì, forte ci è andato, ma dei tre di testa sembrava quello più in difficoltà.

Nella scalata finale quando la pendenza si è fatta più dolce, deve aver pensato che quella posizione gli poteva andare bene. Hindley continuava a menare. Geoghegan Hart addirittura saliva di 53. Bene così per Kelderman, che comunque può gioire. Un conto è vedersela con Nibali e Fuglsang alle calcagna e un conto è farlo con un “ragazzino”.

E così nel finale Hindley lo guarda e sembra dirgli adesso è il tuo momento, ma quando parte l’olandese non fa male. E l’inglese lo salta senza sforzo. Hindley si accoda e gli lascia i 6” di abbuono, preziosissimi in un Giro che in testa si gioca per pochi secondi.

La Sunweb ha chiuso sulla fuga. E ha speso molto.
La Sunweb ha chiuso sulla fuga. E Ha speso molto.

Obiettivo: in rosa a Milano

«Oggi abbiamo fatto un grande passo in avanti verso il nostro goal – dice Matt Winston, uno dei direttori sportivi del Team Sunweb – Ma abbiamo anche speso molto. Domani nel giorno di riposo dobbiamo recuperare più energie possibili in vista dell’ultima settimana. Come ci arriviamo? Bene. In una buona posizione. Non dovremo controllare la corsa. In ogni caso le differenze sono davvero piccole. Le sensazioni per ora sono buone. Hindley ha svolto un lavoro incredibile oggi dura. Siamo andati vicini alla maglia rosa sull’Etna. Spero possa arrivare quella giusta a Milano. Direi che è stata una giornata più che perfetta».