Quel distacco a oltre 100 chilometri dalla Gand-Wevelgem è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Così Arnaud De Lie è stato di nuovo messo “fuori squadra”, o meglio, fuori gara dalla sua Lotto fino a nuovo ordine. La decisione è stata presa, apparentemente, con grande calma e lucidità dal team manager della formazione belga, Stéphane Heulot.
«E’ sicuramente una delusione – aveva detto Heulot dopo la Gand – ma neanche una sorpresa. De Lie è indietro con la preparazione e le sue condizioni sono tutt’altro che ottimali. Era prevedibile una situazione del genere, anche se lui e tutti noi speravamo in qualcosa di diverso. Ma non siamo nella situazione dell’anno scorso. Ora dobbiamo porci delle domande e ripartire».
Parola a Van Den Langenbergh
Già, ma quali sono queste domande? Qualcosa di più l’abbiamo chiesto a uno dei giornalisti belgi più esperti in materia di ciclismo, Guy Van Den Langenbergh. Grazie a lui abbiamo cercato di capire se i problemi sono “solo” legati all’atleta o anche al ragazzo, all’uomo.
«Cosa è successo a De Lie? La situazione è “semplice” – spiega il giornalista di Het Nieuwsblad – per il momento Arnaud non è in grado di produrre risultati e per questo è stato allontanato dalle corse. De Lie si allena, ma non si prende cura di sé fuori dalla bici. Vive al 90 per cento per il suo lavoro, e questo non è sufficiente. Soprattutto perché ingrassa facilmente. Ha lavorato con un allenatore esterno, Gaetan Bille. Ora ha dovuto interrompere la cooperazione».
Di questa sospensione con Bille aveva parlato anche Heulot, che sotto questo aspetto era stato molto diretto, senza troppi giri di parole: «La cattiva forma di Arnaud non ha più nulla a che fare con la malattia di Lyme (contratta proprio un anno fa, ndr), gli esami medici sono chiari. Ciò di cui ha bisogno è lavoro, disciplina e serietà. Bisogna fare bene il proprio lavoro».
Così, dopo il 126° posto a De Panne, la rinuncia al GP E3 di Harelbeke e il ritiro alla Gand, la Lotto ha deciso di interrompere la collaborazione con Bille in modo netto.
Il quadro
Lo scorso anno, vuoi per sfortune, vuoi per errori personali e soprattutto per la malattia di Lyme, De Lie non andava bene e fu messo fuori corsa. Quasi per tutelarlo. Adesso sembra più una punizione. Oltre a rappresentare una necessità reale, visto che non è in grado di tenere le ruote.
Quest’anno il “Toro di Lescheret” era anche partito bene, vincendo una corsa a inizio stagione. Poi due scivolate lo hanno rallentato, ma di certo non giustificano il suo scarso rendimento. La “macchina De Lie” si è inceppata e l’atleta è ripiombato nel suo personalissimo groviglio.
«Io – riprende Van Den Langenbergh – non credo che la vittoria d’inizio stagione a Bessèges lo abbia appagato. De Lie è un ragazzo ambizioso. Finora la stampa belga lo ha trattato con pietà. E’ ancora giovane, ma questa è la seconda “primavera” consecutiva che gli manca. Deve riabilitarsi.
«Riguardo alle voci di un possibile addio alla Lotto, non credo che accadrà: ha ancora un anno di contratto e la squadra vuole trattenerlo».
Quale futuro?
La Lotto è senza dubbio una squadra che investe molto sui giovani. Si barcamena tra limiti di budget e risultati, ma ha un ottimo vivaio. Lo stesso De Lie, ma anche Van Eetvelt e Van Gils, che è stato preso dalla Red Bull-Bora proprio per farne un leader da classiche, ne sono l’esempio.
Perdere una pedina tanto importante e simbolica per le corse più rappresentative della stagione è un colpo pesante per il team belga. Pensate, la sua vittoria a Besseges resta ad ora l’unica per la Lotto in questo 2025…
Se magari non poteva competere a un Fiandre, corsa che comunque De Lie aveva detto essere nelle sue corde, di certo poteva fare bene a De Panne, Gand, Brabante… E invece niente di tutto ciò è stato o sarà possibile. «Ad ora non si sa quando rientrerà, ma di certo non sarà presente alla Roubaix», ha concluso Van Den Langenbergh.