Roberto Capello, Team Grenke Auto Eder, Trofeo Emozione Juniores 2025 (Photors.it)

Capello: dalla Red Bull alla EF in cerca di spazio per emergere

24.11.2025
5 min
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Roberto Capello si trova in ritiro in Spagna, più precisamente a Girona, città ormai fulcro del ciclismo nei mesi invernali. La notizia, però, è che il giovane piemontese classe 2007 è insieme alla EF Education EasyPost. Infatti Capello, dopo una sola stagione con il Team Grenke Auto-Eder, passerà under 23 con il devo team della formazione americana. Un cambio di maglia non del tutto inaspettato, le voci sul suo futuro avevano già iniziato a girare la scorsa estate. Ora che però tutto è stato definito siamo venuti dallo stesso Roberto Capello incuriositi da questa scelta (in apertura Photors.it). 

«In questo mini ritiro di inizio stagione – ci racconta Capello – mi sono già fatto una prima impressione della nuova realtà in cui sono arrivato. Abbiamo avuto anche modo di pedalare e prendere le misure con i materiali del prossimo anno».

Roberto Capello, Italia, europeo juniores 2025 (Philippe Pradier/DirectVelo)
Roberto Capello ha concluso la sua seconda stagione da junior nell’europeo di categoria (Philippe Pradier/DirectVelo)
Roberto Capello, Italia, europeo juniores 2025 (Philippe Pradier/DirectVelo)
Roberto Capello ha concluso la sua seconda stagione da junior nell’europeo di categoria (Philippe Pradier/DirectVelo)

Primo contatto

Mentre le temperature in Italia crollano e diventano sempre più invernali, a Girona continua ad esserci un clima favorevole: ottimo per pedalare senza infreddolirsi troppo. 

«Il clima continua a sorriderci – prosegue il piemontese – ci saranno tra i dieci e i quindici gradi. Una temperatura ideale per pedalare, anche se abbiamo fatto solo qualche breve uscita, giusto per qualche test e prendere le misure con il materiale nuovo. Cambiare squadra è sempre un po’ strano, tutto è nuovo, ma il team mi ha fatto subito una buona impressione. Siamo tanti, tra staff e corridori arriviamo a 250 persone».

Roberto Capello, Team Grenke-Auto Eder, Alpes Isère Juniores 2025 (Robert Cachet/DirectVelo)
Capello nel 2025 ha corso con il Team Grenke-Auto Eder (Robert Cachet/DirectVelo)
Roberto Capello, Team Grenke-Auto Eder, Alpes Isère Juniores 2025 (Robert Cachet/DirectVelo)
Capello nel 2025 ha corso con il Team Grenke-Auto Eder (Robert Cachet/DirectVelo)
Partiamo subito, come mai lasciare la Red Bull?

Avrei avuto la possibilità di rimanere con loro nel devo team under 23. Però le prospettive di crescita e di trovare i miei spazi erano minori rispetto a quelle offerte dalla EF. Ho scelto una formazione più piccola (se così si può definire, ndr) così da avere più occasioni per giocarmi le mie chance. 

Una scelta arrivata totalmente da parte tua?

Sì, ci pensavo già da maggio. La Red Bull ha i migliori atleti under 23, l’anno prossimo ci sarà il campione del mondo Lorenzo Finn, poi saliranno tanti miei compagni della Grenke e inoltre arrivano atleti come Magagnotti. Insomma, ho pensato che sarebbe stato difficile trovare lo spazio per mettermi in mostra. In corsa ci vanno cinque o sei atleti e se non dimostri di meritare il posto rischi di correre negli appuntamenti di secondo piano. 

Il passaggio tra gli U23 lo farà con il devo team della EF Education Easy Post, una scelta per cercare maggior spazio
Il passaggio tra gli U23 lo farà con il devo team della EF Education Easy Post, una scelta per cercare maggior spazio
Che prospettiva ti ha offerto la EF Education EasyPost ?

Mi hanno fatto firmare un contratto di quattro anni: uno nel devo team e gli altri tre nel WorldTour. Mi hanno rassicurato che avrò comunque modo di crescere e arrivare al livello richiesto per competere nella massima categoria del ciclismo. 

Qual è questo livello?

Penso che la vera differenza sia adesso, tra gli juniores il livello si sta alzando ma sono pochi i corridori capaci di fare tanta differenza. Invece quando passi under 23 o pro’, il livello di tutto il gruppo diventa davvero elevato. 

Con la maglia del devo team juniores della Red Bull ha conquistato 5 vittorie e 3 podi (Photors.it)
Con la maglia del devo team juniores della Red Bull ha conquistato 5 vittorie e 3 podi (Photors.it)
Hai già corso un anno all’estero, cosa pensi di aver imparato?

A correre come richiesto a livelli internazionali, dove si attende poco e si attacca tanto. Le gare sono più nervose e questa stagione con la Grenke mi ha aiutato a fare un passo importante per la mia crescita personale. 

Si sente tanto la differenza tra Austria e America?

Da quel che ho potuto vedere, EF e Red Bull sono molto diverse. La mentalità tedesca dà meno margine, mentre alla EF sono più aperti al dialogo e ad ascoltare un punto di vista differente. Ascoltano tanto l’opinione del corridore. 

Hai conosciuto i nuovi compagni?

Tutti meno uno. Saremo quattordici nel devo team, la maggior parte saranno atleti americani, poi ci saranno anche ragazzi danesi, svedesi, un belga e infine io. Non mi fa strano essere l’unico italiano, alla fine l’anno scorso ho imparato anche a gestire questo aspetto. Mi sono rafforzato con l’inglese e mi sento più sicuro.

All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
Capello si è messo in mostra anche con in nazionale: qui verso l’argento degli europei, incitato da Frigo che si era fermato
All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
Capello si è messo in mostra in nazionale: qui verso l’argento degli europei, incitato da Frigo che si era fermato
La EF è un team tanto “colorato”, innovativo, che guarda ad aspetti anche esterni al ciclismo, lo si percepisce?

Da dentro tanto. Si sente un clima più “leggero” e tranquillo. Diciamo divertente.

Quando si parte ufficialmente?

Dopo questo ritiro praticamente iniziamo la preparazione. Nei mesi di dicembre e gennaio non avremo appuntamenti, il primo stage tra noi del devo team sarà a febbraioe inizieremo a correre i primi di marzo. Per il calendario avremo modo di capire bene come incastrare i vari impegni tra scuola, corse e ritiri. Quest’anno ho la maturità e va fatta nel miglior modo possibile

Patrick Pezzo Rosola: la crescita e il confronto con i giganti

02.09.2025
5 min
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Il cambio di marcia di Patrick Pezzo Rosola è arrivato durante l’estate, e si è concretizzato nel mese di agosto. La prima esperienza con la maglia della nazionale, guidata da Dino Salvoldi, gli ha fatto trovare un colpo di pedale diverso. Da lì, era metà luglio, è arrivato un quarto posto al Trofeo Pian Camuno e la prima vittoria nella categoria juniores su strada. Il più piccolo, e il più testardo (per sua stessa ammissione, ndr) della famiglia Pezzo Rosola ha poi raccolto un secondo posto di assoluto spessore al Trofeo Paganessi lo scorso 31 agosto (in apertura Patrick Pezzo Rosola in maglia Petrucci Assali Stefen Marko, insieme al vincitore Georgs Tjumins e al terzo classificato Anatol Friedl, foto FCI).  

«Diciamo che non me lo aspettavo – racconta Patrick Pezzo Rosola – sapevo che ero in ottime condizioni visto che la settimana prima avevo vinto. Allo stesso modo ero consapevole del livello nettamente più alto del Paganessi, non sapevo bene cosa aspettarmi».

Pochi giorni prima del Trofeo Paganessi Patrick Pezzo Rosola ha trovato la sua prima vittoria da junior al GP Caffè Borbone
Pochi giorni prima del Trofeo Paganessi Patrick Pezzo Rosola ha trovato la sua prima vittoria da junior al GP Caffè Borbone
Sei arrivato secondo in mezzo ai due corridori della Grenke-Auto Eder, com’è stato correre contro di loro?

Difficile, perché vanno tanto forte. Ovviamente si allenano anche di più di me e della maggior parte dei ragazzi in gruppo, hanno altri materiali e una forza completamente diversa. Restare lì con loro e sfidarli però è bello, quando riesci a stargli dietro e a staccarli vuol dire che sei andato davvero forte. 

Tu quante ore ti alleni a settimana?

Tra le quindici e le diciotto ore, poi cerco di fare le cose bene, di riposarmi e godermi tutto quello che un ragazzo di 17 anni fa normalmente. Esco con gli amici, faccio delle camminate, vado a correre ogni tanto. E poi fino a quando c’era la scuola mi sono concentrato sullo studio. 

Dopo la prima esperienza in maglia azzurra Patrick Pezzo Rosola (qui il primo a destra) è cresciuto molto
Dopo la prima esperienza in maglia azzurra Patrick Pezzo Rosola (qui il primo a destra) è cresciuto molto
Quando li vedi arrivare in gruppo sembrano degli alieni o normali come gli altri?

No, li vedi già subito che sembrano fuori dal normale. Già solo a guardarli da fuori capisci che sono superiori.

E’ una cosa che spaventa?

Forse è dal nome della squadra e anche dai loro risultati che pensi di aver davanti corridori superiori. Non fanno paura, però sai che da un momento all’altro possono combinare di tutto.

Arrivare secondo vuol dire che alcuni di loro li hai messi alle spalle…

La gara di domenica (31 agosto, ndr) era dura e con il passare dei giri la selezione era sempre più importante. I ragazzi della Grenke-Auto Eder si sono mossi tutto il giorno, dal canto mio sapevo di dover restare tranquillo. Volevo giocarmi la mia occasione all’ultimo passaggio sulla salita, infatti ho attaccato e sono scollinato con una decina di secondi di vantaggio. Appena iniziata la discesa il lettone (Georgs Tjumins, ndr) mi è venuto a prendere. 

Nel ciclocross il giovane di casa Pezzo Rosola ha fatto vedere ottime cose e nel 2025 aveva già conquistato il tricolore juniores
Nel ciclocross il giovane di casa Pezzo Rosola ha fatto vedere ottime cose e nel 2025 aveva già conquistato il tricolore juniores
Quando sei rimasto da solo con quei dieci secondi di vantaggio ci hai creduto?

Non più di tanto, sapevo che non sarebbero stati sufficienti per arrivare in fondo, poi quelli della Grenke dietro erano in tre e in qualche modo mi sarebbero tornati sotto. Per fortuna si è mosso solo Tjumins, una volta rimasti in due ho iniziato a credere di più nella vittoria. Ho collaborato perché nel ciclismo non si sa mai, ma nel falsopiano verso l’arrivo mi ha staccato.

Si è trattato di un tuo primo grande risultato in una gara lunga e difficile, è cambiato qualcosa?

Di solito in gare sopra un certo chilometraggio mi trovo peggio rispetto a quelle più corte, arrivando dal ciclocross non sono mai stato abituato a fare tanti chilometri. Qualcosa è cambiato con l’estate, perché dopo un inverno intenso a correre sul fango non ho caricato molto. Poi avevo la scuola e dovevo fare gli esami. Ho fatto un istituto professionale di tre anni, elettricista, e a giugno ho fatto l’equivalente della maturità. Una volta finito tutto ho avuto modo di allenarmi di più sulle lunghe distanze. 

Il Giro della Lunigiana, che inizierà il prossimo 4 settembre, sarà un’altra prova importante per la sua crescita
Il Giro della Lunigiana, che inizierà il prossimo 4 settembre, sarà un’altra prova importante per la sua crescita
Tanto da aver trovato anche la prima vittoria al GP Caffè Borbone…

Alla fine mi mancava solo il successo, quindi è stata una bella riscossa anche da tutta la stagione. Su strada non vincevo da un po’ e dopo tanti piazzamenti è stato bello anche ritrovare il gradino più alto del podio.

Ora si fa rotta verso il tuo primo Lunigiana, emozioni?

E’ la prima vera gara tappe che faccio, soprattutto con un livello così alto. Il morale sarà più elevato rispetto al Baron, ma vedremo come andrà. Non mi aspetto nulla. So solo che sarà la mia ultima corsa su strada prima di fermarmi e preparare la stagione di ciclocross. 

Il più piccolo di casa ha imparato ad ascoltare un po’ di più i consigli, ma a volte gli piace fare di testa sua
Il più piccolo di casa ha imparato ad ascoltare un po’ di più i consigli, ma a volte gli piace fare di testa sua
Sei ancora il testardo della famiglia?

Ancora sì, ma ultimamente cerco di ascoltare di più gli altri, soprattutto mio fratello Kevin. Con il passare degli anni ho capito che aveva ragione su tante cose sulle quali ci “scontravamo”. La principale direi che è l’alimentazione in gara, quando ero allievo mi ripeteva di mangiare in corsa per non arrivare stanco e svuotato alla fine. Io non lo ascoltavo perché comunque andavo bene. Poi quest’anno ho visto che in gruppo tutti mangiavano e prendevano dei gel, così mi sono chiesto se non stessi sbagliando. Ho iniziato a curare l’alimentazione anche io e ho visto che riesco a recuperare meglio. 

Vi allenate insieme?

Ora che sono junior sì, riusciamo a uscire due o tre volte a settimana. Ma sugli allenamenti decido se ascoltarlo o meno a seconda di come mi gira (ride, ndr).

Il Team Grenke come la UAE? La visione di Galbusera

14.08.2025
5 min
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L’Aubel-Thimister-Stavelot è una gara a tappe belga che, pur non facendo parte della Nations Cup, è un vero riferimento per la categoria juniores. Tanto è vero che vi partecipano tutte le principali squadre internazionali, soprattutto quelle che sono nella filiera di qualche formazione WorldTour. La corsa l’ha vinta, con un colpo di mano nell’ultima tappa, l’olandese Gjis Schoonvelde, portacolori del Team Grenke che già si era aggiudicato la prima frazione grazie a Roberto Capello e che ormai monopolizza il movimento giovanile.

Alla corsa erano presenti anche altri italiani, ad esempio il Team Tiepolo Udine e la Pool Cantù che ha piazzato Pietro Galbusera al 13° posto, migliore dei portacolori di casa nostra, con anche un terzo posto di tappa. Il lombardo, presente anche l’anno scorso, è uscito da questa esperienza con tante nozioni importanti che emergono già dal suo racconto.

L’olandese Schoonvelde, vincitore con 1’20” sull’americano Reitz e 1’31” sul belga Vanden Eynde (foto Team Grenke)
L’olandese Schoonvelde, vincitore con 1’20” sull’americano Reitz e 1’31” sul belga Vanden Eynde (foto Team Grenke)

«Era una gara dura, una delle gare più dure del calendario. Delle tre tappe, due erano in linea, poi c’era una cronosquadre: tutte abbastanza mosse. Non c’erano grandissime salite, ma in realtà non c’era un attimo di tregua. L’ultima tappa era quella regina, con circa 2.400 metri di dislivello e infatti è stata quella decisiva per la classifica».

La tappa dove sei arrivato terzo com’è stata?

Era la seconda semitappa del secondo giorno, quella del pomeriggio che seguiva la crono. Siamo partiti subito forte, infatti dal secondo giro i migliori hanno fatto la differenza sullo strappo e io sono riuscito a rimanere lì. Eravamo circa un gruppetto di 10, dopo più di un giro ci hanno ripreso e il gruppo si è tranquillizzato un po’. In quel momento ne ho approfittato e sono riuscito ad andare in fuga fino alla fine, insieme a 5 altri corridori.

Il lombardo era alla sua seconda esperienza belga, dove ha mostrato un ottimo adattamento (Elitophotos)
Il lombardo era alla sua seconda esperienza belga, dove ha mostrato un ottimo adattamento (Elitophotos)
La corsa l’ha vinta l’olandese Schoonvelde del Team Grenke che sta caratterizzando tutta questa stagione degli juniores un po’ come fa la UAE fra i pro’. Che impressione ti fa il team tedesco?

Stanno dominando la scena, si vede che hanno tantissime individualità forti ma che comunque sanno anche lavorare come squadra. Hanno un’impostazione diversa da tutti. E’ un altro livello rispetto a noi e si è visto soprattutto nella cronosquadre (in apertura, foto Moretti, ndr) in cui hanno dato quasi 20 secondi alla seconda compagine. Noi comunque siamo arrivati nel complesso abbastanza vicini.

Tra le altre squadre e il Team Grenke, quali sono le differenze principali?

Io penso che a monte ci sia una differenza di budget: loro possono permettersi di spendere quanto vogliono e questo si traduce anche nella ricerca. Hanno materiali quasi uguali a quelli della squadra WT, mentre noi chiaramente siamo una squadra normale. La differenza è profonda. A questo si aggiunga che loro raggruppano i migliori juniores d’Europa e li allenano nel miglior modo possibile e questo aggiunge distanza.

La volata della semitappa in linea con vittoria per Vittinghus Stokbro della Uno-X. Galbusera è a sinistra (Elitophotos)
La volata della semitappa in linea con vittoria per Vittinghus Stokbro della Uno-X. Galbusera, 3°, è poco distante (Elitophotos)
I materiali quanto influiscono e soprattutto in che occasioni (corse in linea o a tappe, prove a cronometro, ecc.)?

Per me nella gara in linea incide fino a un certo punto, mentre dove fa tanto la differenza chiaramente è nella cronometro. Si è visto anche in Belgio, ma devo dire che comunque noi con la nostra squadra non eravamo messi così male. D’altro canto non si può pretendere di avere gli stessi materiali che utilizzano loro, ma comunque noi abbiamo dei buoni materiali.

Adesso cosa ti attende per il finale di stagione e soprattutto per il tuo passaggio di categoria?

Io vorrei puntare a ottenere ancora qualche altro risultato in gare internazionali, come potrebbe essere ad esempio il Lunigiana. Per la stagione prossima non c’è ancora nulla di certo e quindi vedremo come si risolverà nei prossimi mesi, per questo fare ancora qualche piazzamento o addirittura qualche vittoria aiuterebbe.

Per Galbusera la differenza fra Team Grenke e gli altri è soprattutto nel budget e nel lavoro collegiale (Elitophotos)
Per Galbusera la differenza fra Team Grenke e gli altri è soprattutto nel budget e nel lavoro collegiale (Elitophotos)
Hai già dei contatti anche con squadre estere?

Qualche contatto nelle ultime settimane c’è stato, però è ancora tutto molto lontano dalla concretizzazione.

Fatto salvo il rapporto che hai con la tua squadra, quando corri contro team come quello tedesco provi un po’ d’invidia?

L’unica cosa per cui diciamo li posso invidiare è il calendario, perché loro fanno sempre gare di questo livello e chiaramente è molto bello e formativo per il futuro. Per il resto devo dire che nella squadra in cui sono mi trovo bene e con il gruppo di ragazzi con cui sono mi sto divertendo, c’è un bel legame in gara e fuori.

Il successo di Roberto Capello nella prima tappa aveva già indirizzato la corsa per il team tedesco (foto team)
Il successo di Roberto Capello nella prima tappa aveva già indirizzato la corsa per il team tedesco (foto team)
Le squadre straniere, il Team Grenke in particolare, fanno quasi esclusivamente corse a tappe, in Italia invece la maggioranza delle gare sono in linea. Secondo te è penalizzante questo per un italiano?

Chiaramente per lo sviluppo di un atleta fare tante corse tappe aiuta molto, d’altronde tenere come riferimento il Team Grenke è difficile, quello è un mondo a parte. Comunque il calendario italiano sta cambiando e ora abbiamo anche noi molte e valide corse a tappe e questo ci aiuta.

Capello vince dappertutto. Salvoldi guarda già lontano…

28.07.2025
4 min
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Roberto Capello non si ferma più. Il corridore della Grenke-Auto Eder ha conquistato la scorsa domenica anche la Medzinarodne dni Cyklistiky, prova di Nations Cup su tre tappe, la sua quarta vittoria in poco più di un mese. Ormai non è un caso, il diciassettenne è diventato un riferimento assoluto fra gli juniores.

Dino Salvoldi, il cittì azzurro non era in terra slovacca seguire la trasferta della nazionale, impegnato com’era nei contemporanei europei juniores e U23 su pista in Portogallo e aveva affidato la guida della squadra a Dino Fusar Poli che, al di là del successo gli ha dato importanti indicazioni sulla tre giorni e soprattutto sul comportamento del nuovo gioiello del ciclismo giovanile.

Il podio finale della prova slovacca, vinta dall’azzurro con 7″ sul ceko Patras (foto Sona Nikova)
Il podio finale della prova slovacca, vinta dall’azzurro con 7″ sul ceko Patras (foto Sona Nikova)

L’influsso del team tedesco

E’ chiaro a questo punto che il Capello di oggi è ben diverso da quello di un anno fa e al di là dell’anno di maturazione in più, molto ha influito l’ingresso nella multinazionale filiera della Red Bull Bora Hansgrohe. Anche Salvoldi ne è ben cosciente.

«Bisogna fare alcune considerazioni di base. Da un punto di vista dei volumi dell’allenamento non è cambiato molto per lui perché già l’anno scorso era un ragazzo abituato ad allenarsi con continuità e con carichi importanti. Anzi, da quel punto di vista forse fa anche meno. Quello che evidentemente è cambiata è la qualità della squadra e dei compagni e il calendario. E’ passato da fare una stagione tipo campionato di calcio, correndo con frequenza settimanale a correre praticamente solo gare a tappe, ma con una frequenza molto controllata. Finora ha solo 18 giorni di gara nelle gambe…».

L’arrivo di Capello al Trofeo Dorigo, dominato dal team tedesco con 5 atleti ai primi 5 posti (Photors)
L’arrivo di Capello al Trofeo Dorigo, dominato dal team tedesco con 5 atleti ai primi 5 posti (Photors)
Il team influisce solo su questo?

E’ già un aspetto importante. Poi, essendo entrato in una squadra prestigiosa con compagni di livello, sono aumentate anche le possibilità di fare risultato ma sono cambiati anche i materiali che sono diventati davvero di primissima qualità, a livello dei professionisti.

Pensi che sia scattato qualcosa anche mentalmente? Il team sta investendo molto su di lui anche come responsabilità, facendone spesso il leader del gruppo, quasi vogliano costruire un leader e non solo un corridore per il futuro team professionistico…

Quello sicuramente è stato un altro step, creare una mentalità più vincente che l’anno scorso non aveva. Lui comunque sta imparando e spesso si mette al servizio dei compagni di squadra, anche quando la corsa è particolarmente dura. Lui per le sue qualità, le sue caratteristiche, spesso è davanti e tante volte ha visto vincere i suoi compagni. A differenza dell’anno scorso, quest’anno è diventato vincente anche lui. Io più che le vittorie apprezzo la sua costanza di essere sempre tra i migliori, in qualsiasi contesto. Ha cambiato dimensione da quel punto di vista sicuramente.

Moller Andersen e Schoonvelde, doppietta al Trofeo General Patton in Lussemburgo grazie anche all’azzurro, 3° (foto team)
Moller Andersen e Schoonvelde, doppietta al Trofeo General Patton in Lussemburgo grazie anche all’azzurro, 3°(foto team)
Viene naturale fare un paragone con Finn, anche per il fatto dell’appartenenza alla squadra tedesca. Quali sono i punti in comune fra i due e le differenze?

Sono entrambi molto bravi in salita e anche a cronometro, il che ne fa ottimi prospetti per le corse a tappe. Roberto, a differenza di Lorenzo, si esprime su frequenze di pedalata più basse, di conseguenza è un po’ meno esplosivo, meno veloce. E quindi tende a fare la differenza più sulla costanza del mantenere un ritmo elevato, invece Lorenzo ha più facilità di variazione di velocità, questa è la differenza sostanziale.

Per Capello vittoria anche al campionato italiano a cronometro, un segnale importante per il futuro
Per Capello vittoria anche al campionato italiano a cronometro, un segnale importante per il futuro
Stai pensando a come impiegarlo per le prove titolate?

I mondiali in Rwanda sappiamo che avranno un dislivello importante, forse troppo accentuato per le sue caratteristiche anche se bisogna prima vederlo di persona per capire come impostare la squadra. D’altro canto c’è da dire che Capello su una distanza importante com’è quella di un mondiale è fra i migliori al mondo in questo momento. Vedremo insieme agli altri due ragazzi che lo affiancheranno come impostare la corsa, posso dire però che già lo vedo come titolare anche perché farà anche la cronometro. Diverso il discorso per l’europeo, che mi sembra maggiormente nelle sue corde, valutando solo il profilo altimetrico e la tipologia della salite.

Finn è un corridore prettamente stradista. Capello secondo te potrebbe avere anche giovamento dal fare attività, magari anche solo di allenamento, su pista?

Come mezzo di allenamento, pensando alla cronometro o a migliorare quelle lacune che ha soprattutto in riferimento alla forza, qualche allenamento potrebbe essergli utile, però non ha le caratteristiche per gareggiare su pista, quello no.

Il modello Red Bull Rookies nel ciclismo: parla coach Wakefield

04.07.2025
6 min
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PINEROLO – Quello del team Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies è un progetto nato da pochi mesi con lo scopo di raccogliere quanto prodotto dalla squadra juniores, la Grenke Auto Eder. Il progetto del team under 23 si è concretizzato con l’arrivo del colosso Red Bull come sponsor principale della squadra WorldTour. Un passo importante ma per un certo senso quasi obbligato al fine di non perdere il lavoro di crescita fatto con i ragazzi, ma a anche per proporre loro un cammino pronto da percorrere. John Wakefield è responsabile della parte di sviluppo della squadra Rookies, nato solamente sei mesi fa e capace di sfiorare la maglia rosa al Giro Next Gen (in apertura foto Maximilian Fries).

«Personalmente – ci dice al termine della corsa rosa under 23 – siamo a buon punto, anzi forse anche in anticipo rispetto alle nostre aspettative e agli obiettivi del primo anno di questo progetto. A livello di performance ci siamo mossi bene arrivando pronti alle corse che avevamo in programma, in particolare al Giro Next Gen». 

Lo staff del team U23 è numeroso e ogni componente ha il suo compito e ruolo (foto Maximilian Fries)

Un cammino da “sogno”

Avere la possibilità di entrare in una realtà come quella del mondo Red Bull-BORA-hansgrohe è un sogno per molti ragazzi. L’obiettivo per il team, come lo è stato in passato quando esisteva solamente la Greke Auto Eder come squadra giovanile, è di trovare i migliori ragazzi al mondo. Lorenzo Mark Finn, insieme a Theodor August Clemmens e Paul Fietzke sono i corridori che hanno avuto modo di proseguire il loro cammino dopo la categoria juniores.

«Questo è il nostro “mondo perfetto” – prosegue Wakefield – perché con il nostro processo di scouting e di sviluppo vogliamo che un ragazzo passi dal team Grenke Auto Eder alla formazione Rookies, poi al WorldTour e infine a vincere. Invece di ingaggiare o comprare gli atleti solo perché sono bravi, noi abbiamo come scopo lo sviluppo e la crescita. Nel momento in cui facciamo scouting guardiamo a quello che il corridore ha fatto in passato, a quello che sta facendo oggi e a ciò che pensiamo di ottenere da lui domani».

Durante il Giro Next Gen la squadra è parsa subito affiatata e con un’ottima intesa
Durante il Giro Next Gen la squadra è parsa subito affiatata e con un’ottima intesa
Il progetto Rookies è partito quest’anno quindi sono stati inseriti dei ragazzi che non erano con voi prima…

Lo scouting è importante anche tra gli under 23, così come tra gli juniores (e gli allievi, ndr). Davide Donati è un esempio di quanto detto, lui arriva da una formazione italiana dove aveva già corso un anno da (under 23, ndr). Ci sono dei posti limitati all’interno della Grenke, quindi se all’epoca certi atleti non sono stati identificati o non hanno avuto modo di correre con noi, li porteremo nella formazione Rookies. 

Avere uno sponsor così grande alle spalle aiuta molto?

Senza alcun dubbio. La storia sportiva che c’è alle spalle del brand è sempre un vantaggio. Anche il loro modo di approcciarsi allo sport, in generale, è un biglietto da visita non indifferente. Se si guarda al lato delle gare automobilistiche il progetto Rookies funziona, tanti piloti che ora corrono in Formula 1 sono cresciuti in questo modo. 

Lorenzo Mark Finn era partito con i gradi di capitano ma si è trovato poi a lavorare per il compagno Tuckwell (foto La Presse)
Lorenzo Mark Finn era partito con i gradi di capitano ma si è trovato poi a lavorare per il compagno Tuckwell (foto La Presse)
Quanto è importante per voi vincere?

Niente è più attraente per un corridore di una squadra che vince. Se la tua squadra ottiene poche vittorie è difficile attrarre i migliori atleti, ma quello che conta non è il successo quanto piuttosto imparare. Non dobbiamo andare a vincere ogni singola gara, ma in tutte le corse partiamo con quell’obiettivo. Perdere fa parte del gioco e insegna tanto. Non vogliamo che i nostri atleti arrivino al picco prestazionale troppo presto. Si deve massimizzare il processo di crescita quando si arriva tra i professionisti

In che modo si gestiscono tanti ragazzi forti che hanno voglia di emergere?

Creando la squadra e il clima di collaborazione. Lorenzo Finn era partito per il Giro Next Gen con il ruolo di capitano ma quando Luke Tuckwell ha preso la maglia lui si è messo a disposizione. Non importa chi hai in squadra, nemmeno l’A-Team vincerebbe se non avesse il senso del gruppo. Nessun atleta è più grande del team. Non è possibile che un corridore sia sempre il numero uno. 

Aver perso la maglia rosa all’ultima tappa ha fatto male ma il processo di crescita passa anche da questi momenti (foto Maximilian Fries)
Aver perso la maglia rosa all’ultima tappa ha fatto male ma il processo di crescita passa anche da questi momenti (foto Maximilian Fries)
Non tutti però vogliono fare squadra o sono disposti a mettersi in secondo piano. 

Vero lo si vede spesso in ogni sport. Qui entra in gioco il modo in cui educhiamo i corridori e cerchiamo di far capire loro che il ciclismo cambia continuamente, e se non lo comprendono avranno grandi difficoltà nella loro carriera. 

E’ difficile pensare che tutti i corridori che passano dai vostri team di sviluppo poi andranno nel WorldTour, i posti sono comunque limitati…

Vero. Il nostro sogno è che tutti i ragazzi riescano poi a correre con la formazione principale ma se vediamo che un corridore è pronto e vuole andare via perché pensa di non avere spazio a noi va bene. Abbiamo comunque fatto il nostro lavoro.

La forza del team Rookies è legata al nome Red Bull e al metodo che l’azienda ha ormai instaurato in ogni sport nel quale opera (foto Twila Federica Muzzi)
La forza del team Rookies è legata al nome Red Bull e al metodo che l’azienda ha ormai instaurato in ogni sport nel quale opera (foto Twila Federica Muzzi)
Ufficialmente solo un atleta del team Rookies ha già un contratto con la squadra WorldTour per i prossimi anni, come mai?

Perché non crediamo sia un successo per l’atleta avere un programma definito. Sono ragazzi giovani che hanno tanto da imparare. Rimanere un anno in più nella squadra di sviluppo è normale e può succedere. Come può accadere di correre solo una stagione tra gli under 23. Però questo non lo si decide a tavolino. Altrimenti sarebbe come gettare qualcuno in pasto ai lupi. Con noi sai di avere l’occasione di correre nel WorldTour, poi se uno ritiene di essere pronto prima o ha idee diverse e trova un’altra squadra va bene comunque. Ripeto, noi vogliamo creare un percorso di crescita. 

Pokerissimo Grenke al Dorigo. L’analisi di Salvoldi

20.06.2025
5 min
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Il Trofeo Dorigo ha regalato un esito a sensazione: 5 corridori della stessa squadra, nell’occasione il Team Grenke Auto Eder, ai primi 5 posti (in apertura, foto team). Qualcosa di assolutamente inusuale nell’ambito sportivo nel suo insieme, ricordando un po’ quello che faceva la Valanga Azzurra nello sci alpino anni Settanta (ma nell’ambito ciclistico anche la Mapei dei bei tempi non ci andava poi lontano, Roubaix 1996 docet…), ma quel che è avvenuto a Solighetto, che per molti team italiani era uno degli obiettivi di questa parte di stagione, non può passare sotto silenzio.

Dino Salvoldi, il cittì della nazionale juniores, si è fatto delle sue idee al riguardo, partendo comunque da un momento complessivamente positivo del nostro movimento che in fin dei conti è sempre in testa alla Nations Cup pur con una partecipazione ridotta per i ben noti tagli finanziari.

Salvoldi, cittì della nazionale italiana, ha guardato con molta attenzione quanto successo al Trofeo Dorigo
Salvoldi, cittì della nazionale italiana, ha guardato con molta attenzione quanto successo al Trofeo Dorigo

«Questa prima parte di stagione ci ha dato da una parte delle certezze e dall’altra ha evidenziato lacune sulle quali lavorare. I risultati internazionali ci dicono che il movimento c’è, è forte, ma abbiamo uomini che sono forti per alcuni percorsi e non per altri. Per spiegarmi meglio, nel 2024 avevamo un corridore di livello assoluto come Finn che non per caso poi è andato a prendersi il titolo mondiale. Oggi forse non abbiamo il riferimento assoluto, ma abbiamo tanti corridori forti a comporre un’ottima squadra».

Tu però hai un occhio molto attgento e quel che è successo a Solighetto non potrà non averti destato alcune considerazioni…

Certamente, quel che è avvenuto deve essere soppesato con attenzione. Partiamo col dire che a vincere è stato un italiano, Roberto Capello e questo a me che sono il cittì non può che far piacere e darmi indicazioni positive. Una settimana prima alla Classique des Alpes Capello aveva sfiorato lo stesso risultato, poi solo particolari situazioni tattiche avevano determinato scelte diverse. Poi non dimentichiamo che a lottare per un posto nei primi 5 ci sarebbe stato anche Agostinacchio, se non fosse caduto. Detto questo, non voglio comunque sfuggire al tema.

Per Roberto Capello una grande vittoria, arrivando da solo con 1’45” sui compagni (foto Arianna Paoli)
Per Roberto Capello una grande vittoria, arrivando da solo con 1’45” sui compagni (foto Arianna Paoli)
Secondo te un dominio così marcato da che cosa dipende, al di là del valore intrinseco del team appartenente alla filiera della Red Bull?

Generalmente c’è una differenza marcata nella preparazione. Queste prestazioni derivano dalla consapevolezza di poter realizzare nelle gare quel che emerge nella preparazione di gruppo ed è importante questa specifica. Perché in quel team si lavora molto tutti insieme e quegli allenamenti di squadra hanno poi un peso specifico diverso da quello che hanno negli altri team, dove si lavora individualmente con contatti fra corridore e preparatore. La qualità dell’allenamento di gruppo alza il livello di tutti, i grandi momenti di preparazione si fanno in team, esattamente come avviene per gli sport di squadra. Il ciclismo sta cambiando in questo senso.

Quindi non è più solo un problema di “quanto” ma di “come” ci si allena?

Sono cose connesse. In Italia si è spesso discusso sul monte ore di allenamento che fa uno junior, ma accumulare ore vale se lo si fa in gruppo. Torniamo al discorso delle lacune di cui prima: noi notiamo che generalmente (e ci tengo che si consideri questo fatto, perché poi ogni caso va valutato di per sé) i nostri ragazzi hanno una qualità media di allenamento in pianura inferiore a quella di altri Paesi. Questo significa che in una gara internazionale, quando si arriva ai piedi della salita, il corridore che pure ha grandi valori come scalatore ci arriva stanco, con le armi spuntate. L’allenamento CT 5+5 diviso fra pianura e salita sarà più simile alla gara. In team come quello si ragiona prendendo le prestazioni in allenamento per far sì che siano le stesse in gara.

I danesi Byrkedal e Moller Andresen, che con Schoonvelde (NED) e Tjumins (LAT) hanno lavorato per Capello (foto Arianna Paoli)
I danesi Byrkedal e Moller Andresen, che con Schoonvelde (NED) e Tjumins (LAT) hanno lavorato per Capello (foto Arianna Paoli)
Siamo quindi indietro…

Piano con i giudizi. Io parlo generalmente e posso dire che ci stiamo adeguando, si comincia a capire che non ci si gioca più tutto in salita. Un dato che mi ha sorpreso, a proposito della prestazione del team tedesco è stata il fatto che abbiano lavorato di squadra senza l’uso delle radioline, sono stati bravissimi in questo e ciò deriva proprio dalla formazione del gruppo in allenamento, tutto l’anno. Ma io sono convinto che ci stiamo arrivando e se guardo l’andamento italiano nel suo insieme posso dire che il bicchiere è ben più che mezzo pieno…

Non avere un team di riferimento nel WT è in questo senso un handicap?

Sono tanti i Paesi che non ce l’hanno, io credo che influisca poco, non ne facciamo un alibi di comodo. Il tema è insito in ogni team, bisogna capire se si preferisce guardare più all’agonismo o alla promozione, se si cerca solo il risultato o si pensa alla crescita dei propri ragazzi. Io ho contatti costanti con i vari direttori sportivi e trovo molta comprensione e voglia di crescere di pari passo con il movimento internazionale, di adeguarsi. Noi i team di riferimento nazionale li abbiamo, 2 professional che dal prossimo anno saranno 3 ma bisogna ragionare su altri termini.

Il lettone Tjumins, un altro dei leader della Grenke, dove il ruolo è gestito a rotazione (foto Arianna Paoli)
Il lettone Tjumins, un altro dei leader della Grenke, dove il ruolo è gestito a rotazione (foto Arianna Paoli)
Il lavoro su pista che fai con tanti ragazzi ha un’importanza anche in tal senso?

Diciamo che serve a crescere anche per affrontare certi percorsi, è sicuramente un aiuto ma non è la soluzione per tutto. Bisogna capire che si va sempre più veloci e i ragazzi devono essere messi nelle condizioni di farlo. Poi anch’io sono critico, anch’io penso che le velocità dovrebbero diminuire ma questo si fa a livello di regole, a livello dirigenziale, noi possiamo solo adeguarci.

Capello: ecco il nuovo talento italiano della Grenke-Auto Eder

13.02.2025
6 min
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L’eredità ciclistica lasciata da Lorenzo Finn è stata parzialmente raccolta da Roberto Capello. La scelta del ligure, campione del mondo juniores a Zurigo lo scorso settembre, di andare a correre con la Grenke-Auto Eder aveva destato tanti interrogativi. Ora, una volta abbattuto il muro, il fatto che un altro italiano junior vada a correre nel team sviluppo della Red Bull-BORA-hansgrohe non alza così tanti giudizi negativi. Da un lato questo è positivo, dall’altro deve invitarci a riflettere. Non è il caso di lamentarsi, ma di prendere atto che i corridori iniziano a guardare oltre il bordo del nido già in giovane età.

La rosa della grenke-Auto Eder per la stagione 2025
La rosa della grenke-Auto Eder per la stagione 2025

Sugli stessi passi

Certe squadre offrono un cammino e una possibilità di crescita che le nostre squadre non possono garantire? In un certo senso sì, vista la mancanza di una formazione WorldTour italiana, però non è detto che le squadre esistenti non possano essere in grado di offrire un giusto cammino di crescita. Per ora siamo davanti a un altro ragazzo che correrà in un devo team.

«Sto bene – racconta Capello – mi sto allenando per le gare che cominceranno tra un paio di mesi, esordirò all’Eroica Juniores Nations Cup. La squadra correrà anche in Belgio, a marzo, ma quelle sono corse più adatte ai miei compagni, io sono uno dei più leggeri e così abbiamo deciso di partire da gare vicine alle mie caratteristiche».

Roberto Capello sarà il secondo italiano che vestirà la maglia della grenke-Auto Eder, il primo è stato Lorenzo Finn nel 2024
Roberto Capello sarà il secondo italiano che vestirà la maglia della grenke-Auto Eder, il primo è stato Lorenzo Finn nel 2024
Com’è andato il passaggio alla Grenke-Auto Eder?

Il problema più grande, che poi non si è rivelato un problema, è stato la lingua. Essendo una formazione internazionale si parla in inglese, ho cominciato a studiarlo in inverno, prima di fare il ritiro con la squadra. A scuola mi sono sempre destreggiato ma è diverso rispetto a doverlo usare tutti i giorni per comunicare. Il primo incontro lo abbiamo fatto in Austria, lì ho conosciuto tutti: staff e compagni. Senza bici però, era solo un ritiro per conoscersi.

La prima volta che avete pedalato tutti insieme?

Lo abbiamo fatto a Mallorca. Non è stato un ritiro particolarmente intenso, né come volume né per intensità. Però ci siamo conosciuti meglio e abbiamo avuto modo di passare ancora più tempo insieme. 

Facciamo un passo indietro, com’è nato il contatto con la grenke-Auto Eder? 

Intorno a metà luglio, più o meno, ricordo che doveva finire il Tour de France. C’è stata una chiamata a tre tra il mio procuratore John Wakefield, la squadra e il sottoscritto. E’ stato un primo incontro conoscitivo, il giorno dopo mi hanno chiamato e detto che avrebbero avuto piacere se nella stagione successiva (il 2025, ndr) avessi voluto correre con loro.

La formazione di sviluppo juniores ha svolto il primo ritiro in bici a Mallorca (foto Maximilian Fries)
La formazione di sviluppo juniores ha svolto il primo ritiro in bici a Mallorca (foto Maximilian Fries)
Che corridore hanno preso?

Sono uno da salite lunghe, non ho una grande esplosività o uno spunto veloce particolarmente forte. Mi piacciono le gare dove il ritmo è costante. Penso di poter andare bene anche nelle cronometro, aspetto che voglio curare molto quest’anno nel quale avrò modo di usare una bici competitiva e di allenarmi bene per gare di quel genere. 

Com’è stato l’approccio tecnico alla nuova squadra?

Dal punto di vista degli allenamenti non è cambiato tanto, sono sempre stato uno che in generale è abituato a fare tante ore in bici. Chiaramente rispetto allo scorso anno ho cambiato allenatore, prima ero con Mattia Gaffuri, ora sono con il preparatore della squadra: David De Klerk. Rispetto allo scorso anno lavorerò più a blocchi.

Cosa vuol dire?

Che si va di settimana in settimana con blocchi prestabiliti: quattro giorni di carico, uno di scarico e così per quattro settimane. Poi si fa un periodo di tapering, ovvero una riduzione del carico, che in generale dovrà corrispondere con i giorni che precedono la gara. Ora che sono lontano dalle competizioni ho fatto tre blocchi di lavoro da un mese, dove il volume è rimasto più o meno costante ma sono cambiati i lavori.

Quante ore di allenamento settimanali?

Sono sempre intorno alle 20 ore, ma questo già dall’anno scorso (quando era primo anno juniores, ndr). 

Avrai a che fare con un diesse italiano: Cesare Benedetti, come ti sei trovato con lui?

I diesse sono due: Benedetti e Olaberria. Il mio riferimento sarà Cesare (Benedetti, ndr). Avere una figura che parla la mia stessa lingua alla quale appoggiarmi è bello, in più Benedetti è stato per oltre dieci anni nel mondo Bora

Roberto Capello in azione allo scorso Giro della Lunigiana con la maglia della Rappresentativa Piemonte
Roberto Capello in azione allo scorso Giro della Lunigiana con la maglia della Rappresentativa Piemonte
L’esempio di Finn che ha aperto la strada verso questo team ti è stata d’aiuto nella scelta?

Sarei stato comunque dell’idea di venire alla Grenke-Auto Eder. Quando ho avuto la possibilità non ci ho pensato due volte. Alla fine un ragazzo della mia età che corre per una squadra italiana si trova a gareggiare tutte le domeniche, io invece passo molto più tempo a casa. Questo vuol dire che riesco a organizzarmi meglio anche con la scuola, in modo da allenarmi nella maniera corretta. 

Qualche settimana fa eri al ritiro della nazionale con Salvoldi, avete parlato?

Mi è sembrato abbastanza favorevole sul discorso di andare a correre all’estero già da juniores, soprattutto vista l’esperienza positiva di Finn nel 2024. 

Il podio della Olgiate Molgora-Ghisallo, a destra: Roberto Capello 3° accanto al vincitore Lorenzo Finn (Photoberry)
Il podio della Olgiate Molgora-Ghisallo, a destra: Roberto Capello 3° accanto al vincitore Lorenzo Finn (Photoberry)
Sai già che calendario farai?

Farò un primo blocco di gare che è Eroica Juniores e Gran Premio del Perdono. Poi a metà maggio dovrei essere alla Corsa della Pace con la nazionale, ma non è ancora confermato. A giugno sarò alla Classic des Alpes, gara che ho corso nel 2024 con la Comitato del Piemonte, e ai campionati italiani a fine mese. Dopo un periodo di allenamento correrò in Lussemburgo e al Tour du Valromey, che è la gara a cui tengo di più. Agosto sarà un mese di allenamento per arrivare pronto al Giro della Lunigiana,  concluderò il calendario con Trofeo Buffoni e San Rocco. 

Una programmazione ben delineata…

Sapere già cosa farò a settembre e ottobre mi dà tranquillità e mi permette di godermi anche di più gli allenamenti, senza avere paura di esagerare. Tra poche settimane andremo in ritiro a Girona ci staremo fino all’11 marzo, finito quello inizieranno le gare. Non vedo l’ora.

Su Finn lo sguardo di Schrot: in un anno passi da gigante

10.10.2024
6 min
Salva

L’anno scorso di questi tempi, a bassa voce come un segreto, iniziò a circolare la notizia che uno junior italiano sarebbe andato all’estero. Fulmini e saette, sembrava di essere in pieno attacco. Un anno dopo quel ragazzo, Lorenzo Mark Finn, è diventato campione del mondo degli juniores. Ha lavorato in modo diverso. Si è interfacciato spesso con il cittì della nazionale. E in Germania ha trovato un ambiente che lo ha fatto crescere.

Il regista di questi suoi progressi si chiama Christian Schrot. Lo conoscemmo qualche tempo fa, quando decidemmo di guardare un po’ meglio dentro alla Auto Eder che arrivava dalla Germania e si portava via le migliori internazionali. E se nel ritiro sul Garda di inizio marzo gli chiedemmo di spiegarci come avrebbe lavorato con Lorenzo, questa volta dopo il mondiale gli abbiamo chiesto se se lo aspettasse (nella foto di apertura, il tecnico tedesco accoglie Finn sull’arrivo di Zurigo).

Contento di questa vittoria?

Sono molto contento soprattutto per lui. E’ stato l’ottimo finale di una stagione fantastica. Un bel risultato anche per la squadra e tutti coloro che vi hanno partecipato.

Pensavi che Finn potesse vincere i mondiali oppure è stata una sorpresa?

Non per me. Vincere è sempre la cosa più difficile, ma sicuramente era il favorito guardando i nostri corridori in gara. Lui e Paul Fietzke. Dipendeva da come si sarebbe svolta la gara, perché tutti sapevano che sarebbe stata dura. Ma era abbastanza difficile perché vincesse uno scalatore in solitaria? Questo non lo sapeva nessuno. Ma con le condizioni difficili che abbiamo avuto, come la pioggia e il freddo, sapevamo dal giorno prima che c’era un’altissima probabilità che Lorenzo potesse salire sul podio o vincere la gara.

Siamo rimasti tutti molto sorpresi dal suo atteggiamento nel finale, l’apparente distacco. Forse non ci credeva ancora?

Il grande favorito era Albert Withen Phillipsen e tutti lo sapevano. Sarebbe stato difficile batterlo, in più c’era anche Paul Seixas che aveva dimostrato di essere in grandissima forma. Quindi sognavamo sicuramente di vincere e abbiamo dato tutto nella preparazione, ma credo che esserci riuscito sia stato travolgente e per un po’ non ci abbia creduto.

I blocchi di lavoro del 2024 hanno dato a Finn maggiore tenuta atletica e visione di corsa (foto Grenke-Auto Eder)
I blocchi di lavoro del 2024 hanno dato a Finn maggiore tenuta atletica e visione di corsa (foto Grenke-Auto Eder)
In cosa lo hai visto crescere durante la stagione?

Credo che con l’allenamento fatto insieme, Lorenzo sia migliorato in diversi aspetti. Prima di tutto, dal punto di vista fisico. Abbiamo potuto fare dei grossi passi avanti nei suoi livelli di resistenza, ma anche nella capacità di essere più potente e anche più esplosivo. Era quello che gli mancava per vincere le grandi gare. Però abbiamo lavorato molto anche sulla tattica e sulla comprensione delle situazioni di gara. Credo che anche questo sia stato una conquista importante di questa stagione.

E’ ben inserito all’interno della squadra?

Ha certamente una dimensione internazionale, perché suo padre viene dal Regno Unito e sua madre dall’Italia. Ha una mentalità aperta e fin dall’inizio si è integrato bene. In squadra si parla inglese e il suo è eccellente, quindi la comunicazione non è mai stata un problema. E’ un corridore aperto e facile da gestire. Una persona intelligente, capace di ragionare, quindi è bello parlare con lui e approfondire i discorsi. E questo è stato molto apprezzato anche dai compagni.

In Italia si è parlato molto del lavoro fatto dal cittì Salvodi: che tipo di rapporto avete avuto con lui?

In generale, abbiamo avuto un ottimo scambio. Lorenzo era nella nostra squadra, tutto il coaching veniva da me, quindi lavoro quotidiano e programmi. Ma è molto importante anche che i corridori siano integrati nelle nazionali, perché alla fine le grandi corse come gli europei e i mondiali sono gestite dalle federazioni. Per questo sono stato a stretto contatto con Salvoldi e ho apprezzato molto il suo lavoro con Lorenzo. Io l’ho tenuto informato sugli allenamenti e sugli step fatti, in modo che lui sapesse cosa aspettarsi nelle gare. E poi per la preparazione finale, la Federazione ha fatto un ritiro e abbiamo parlato anche di cosa aspettarsi e quale fosse il suo livello. Infine abbiamo concordato l’avvicinamento per il campionato del mondo e tutto è andato bene.

Vincendo l’ultima tappa a Stavelot, ad agosto Finn ha conquistato la Aubel-Thimister-Stavelot (foto Fleche Ardennaise)
Vincendo l’ultima tappa a Stavelot, ad agosto Finn ha conquistato la Aubel-Thimister-Stavelot (foto Fleche Ardennaise)
Sei rimasto un po’ sorpreso quando hai visto Lorenzo, uno scalatore, nella squadra degli europei su quel percorso da velocisti?

Non tanto, perché proprio il tecnico della nazionale mi aveva informato in anticipo che lo avrebbe portato. E penso che proprio guardando i grandi corridori come Pogacar, sia molto importante per un corridore giovane non concentrarsi solo sulle salite, se è uno scalatore. E’ utile anche imparare a gestire la bicicletta e a provarla in diverse situazioni. Sapevamo che avrebbe corso in supporto dei compagni, ma anche alla Grenke-Auto Eder a volte non è capitano, ma aiuta gli altri. Credo che anche questo faccia parte dell’apprendimento nelle categorie giovanili, quindi mi è piaciuta molto l’idea di portarlo. E anche Lorenzo voleva andarci, è stato subito un suo desiderio.

Hai capito qualcosa di più su di lui, sul corridore che potrebbe diventare?

Credo che il prossimo passo sia quello di passare al livello under 23 e dimostrare allo stesso modo ciò che è in grado di fare. Nel calendario del prossimo anno si punterà a gare di un giorno più dure, come certe classiche più famose. E poi sicuramente anche le corse a tappe, che gli si addicono molto se ci sono salite. Ai campionati del mondo ha dimostrato anche di essere tra i migliori nella cronometro e questo è molto importante se si vogliono vincere le gare a tappe. Quindi penso che questo sia il prossimo passo. Andare magari al Giro Next Gen oppure al Tour de l’Avenir, il piccolo Tour de France. Queste gare saranno i prossimi passi della sua carriera.

E’ presto per fare previsioni, insomma?

Vedremo dove porterà tutto questo. Credo che abbia le carte in regola per raggiungere un livello top anche nel professionismo, ma senza mettergli pressione. Penso che sia troppo presto per dire dove arriverà, ma ha tutte le capacità per raggiungere grandi obiettivi anche da grande.

I mondiale di Finn è il secondo in tre anni per Schrot: dopo 14 anni alla Bora, il tedesco cambierà squadra
I mondiale di Finn è il secondo in tre anni per Schrot: dopo 14 anni alla Bora, il tedesco cambierà squadra
I tecnici della WorldTour si sono mostrati interessati?

Voglio dire, la Grenke Auto Eder è lo junior team della Red Bull-Bora-Hansgrohe, quindi Lorenzo è molto conosciuto nel team maggiore e rimarrà nella struttura per continuare il suo sviluppo. Credo che questo sia il prossimo passo e non passare troppo presto fra i professionisti. Credo che la categoria under 23 sia molto importante per avere un livello stabile di prestazioni prima di fare il salto nella grande avventura del WorldTour.

Però adesso, Christian, parliamo un po’ di te. E’ vero che lascerai la squadra?

Sì, è così. Per me questo campionato del mondo è stato la fine di una lunga avventura. Sono stato per 14 anni con la stessa squadra, con la Bora-Hansgrohe. Ho creato con il Team Auto Eder, da quest’anno Grenke-Auto Eder, la migliore squadra juniores del mondo. Zurigo è stato il terzo mondiale di fila in cui abbiamo avuto da festeggiare. Abbiamo vinto con Herzog nel 2022, preso l’argento lo scorso anno con Fietzke e l’oro con Finn pochi giorni fa. Ora ho deciso di iniziare un nuovo capitolo, il campionato del mondo a Zurigo è stato la mia ultima gara con il gruppo Bora. Dove andrò adesso non posso dirlo, probabilmente verrà fuori entro un paio di settimane, ma resterò nel ciclismo professionistico. Vi tengo aggiornati. Spero presto di potervi raccontare qualcosa di interessante.

Sportful e la maglia iridata di Finn: da casa al Ghisallo

04.10.2024
4 min
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Lorenzo Finn è il nuovo campione del mondo della categoria juniores, l’azione in solitaria lunga quasi 20 chilometri di Zurigo è stata incoronata dalla maglia iridata. Dal podio della città Svizzera, dove ha indossato la divisa classica disegnata da Santini, che continuerà a collaborare con l’UCI per i prossimi sette anni, è passato alla sua divisa Sportful. L’azienda veneta che disegna le divise per il team tedesco della Grenke Auto Eder ha realizzato in tempi record il kit iridato (foto Berry in apertura). Una maglia con la classica banda orizzontale arcobaleno, contornata dai vari sponsor, e un pantaloncino nero da abbinare. 

Rispetto alla solita posizione la banda iridata ha costretto Sportful a spostare qualche sponsor
Rispetto alla solita posizione la banda iridata ha costretto Sportful a spostare qualche sponsor

Tutto in due giorni

Come lo sappiamo? Semplice, visto che Lorenzo Finn dopo le fatiche del mondiale ci ha messo solamente tre giorni per trovare il primo successo con la divisa di campione del mondo realizzata da Sportful. Domenica 29 settembre alla Olgiate Molgora-Ghisallo, vinta anche nel 2023, Finn ha alzato nuovamente le braccia al cielo. Questa volta con l’arcobaleno sul petto. Siamo andati così da Sportful per capire in che modo un’azienda realizza la maglia iridata da consegnare ai propri corridori. 

«Il processo con il quale abbiamo realizzato la divisa di Finn – spiega Federico Mele, Head of Global Marketing – non è diverso da quello utilizzato per i professionisti. Come azienda abbiamo la capacità produttiva per realizzare una divisa del genere in poche ore. Abbiamo una sala, chiamata dei prodotti speciali, adibita proprio a queste esigenze. La notizia della vittoria di Lorenzo Finn è arrivata giovedì, il giorno dopo la maglia e i pantaloncini erano pronti. Sabato un mio collega glieli ha consegnati a casa e domenica ha vinto».

Prima uscita ufficiale a prima vittoria con la maglia iridata per Lorenzo Finn alla Olgiate Molgora-Ghisallo (foto Berry)
Prima uscita ufficiale a prima vittoria con la maglia iridata per Lorenzo Finn alla Olgiate Molgora-Ghisallo (foto Berry)

Le regole UCI

Quando si parla di divisa di campione del mondo si devono rispettare quelli che sono i dettami imposti dall’UCI. La banda orizzontale composta dai colori dell’arcobaleno blu, rosso, nero, giallo e verde, deve essere posizionata al centro della maglia. I loghi degli sponsor, invece, devono essere inseriti a una distanza compresa tra 10 e 30 millimetri. Ogni colore delle strisce arcobaleno deve essere rappresentato in egual misura. Le bande arcobaleno devono, inoltre, essere presenti anche sul colletto e i bordi delle maniche. 

«Naturalmente – spiega Federico Mele – la maggior importanza la ricoprono le strisce che distinguono il campione del mondo. Poi gli sponsor vanno posizionati sulla maglia a seconda degli spazi e degli accordi commerciali. Chiaramente un nome che prima compariva nella parte frontale in alto deve rimanere in una zona simile. Comunque comandano i contratti fatti con gli sponsor».

«A Finn – dice ancora Mele – abbiamo realizzato solamente un kit base composto da maglia e pantaloncini. Quest’ultimi sono stati colorati di nero per una questione cromatica, visto che il colore originale della Grenke Auto Eder non si abbina particolarmente con la maglia iridata. Poi è bello avere un kit completo. Sui pantaloncini l’iride va messo nel bordo basso con un’altezza massima di cinque centimetri, un centimetro per colore».

Finn ha dato un gran da fare a Sportful, quest’anno ha cambiato maglia due volte (foto Zoé Soullard/DirectVelo)
Finn ha dato un gran da fare a Sportful, quest’anno ha cambiato maglia due volte (foto Zoé Soullard/DirectVelo)

Subito vincente

Lorenzo Finn ha sfruttato la buona condizione di Zurigo per mettere nel palmares la sua seconda Olgiate Molgora-Ghisallo. Il primo successo in maglia iridata nonché l’ultimo, per quanto riguarda la categoria juniores.

«Avevo deciso di terminare il 2024 con Zurigo – racconta – ma dopo la vittoria ho deciso di indossare la maglia iridata almeno una volta. Quando stai bene tutto gira e anche sul Ghisallo è andata parecchio bene. Ricevere la maglia il giorno prima della gara a Como è stato bello, ringrazio Sportful per lo sforzo e il gesto. Vederla dal vivo con la scritta della squadra sopra mi ha fatto un certo effetto. Ho realizzato un pochino di più quanto fatto a Zurigo, non dico che vincere sul Ghisallo sia stato meglio ma sicuramente mi ha dato una grande emozione. C’erano tanti amici e molta gente che conoscevo, salire sul palco delle premiazioni è stato speciale».

«Ora non resta che tornare alla vita di tutti i giorni – conclude – purtroppo da dopo il Ghisallo il meteo è stato sempre brutto. Spero di trovare il clima giusto per indossarla anche in allenamento, d’altronde ho vinto e voglio godermi questa maglia fino al 31 dicembre».