Recuperare Guazzini e Balsamo: l’agenda di Sangalli

09.06.2023
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Alle donne andrà un po’ meglio: il vero incastro impossibile parlando dei mondiali di Glasgow 2023 sarà per gli uomini. Pista o strada: una esclude l’altra, almeno in certi giorni. Per le ragazze è diverso e almeno su questo fronte, Paolo Sangalli sa di poter lavorare con gli elementi migliori a disposizione. Anche se siamo ancora alle prese con gli infortuni che hanno tolto dai giochi Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini.

«Il calendario è molto più compatibile rispetto agli uomini – spiega il cittì azzurro – nel senso che la nostra gara su strada è il 13 agosto, quindi il problema sarà recuperare bene. Il primo quartetto c’è il 4 agosto, dovremmo essere a posto. Con Marco Villa stiamo lavorando a questa programmazione non dico da un anno, ma almeno da sei mesi, con confronti continui».

Sangalli è stato molto presente finora nelle corse più importanti: qui con Realini alla Valenciana
Sangalli è stato molto presente finora nelle corse più importanti: qui con Realini alla Valenciana

Fra Giro e Tour

Il mondiale di agosto resta un tema, il punto di arrivo di un’estate che sta entrando nel vivo. Anche se per mancanza di fondi è stato cancellato il Giro del Belgio, ci sono in arrivo lo Svizzera, poi i campionati italiani, il Giro d’Italia e a seguire il Tour Femmes.

«Non possiamo nasconderci dietro un dito – spiega Sangalli – per alcune il Tour sarà un passaggio obbligato. Penso a Guazzini e Balsamo. Vittoria sicuramente non farà il Giro, ma andrà in Francia recuperando dall’infortunio. Invece Elisa, che pure sta migliorando, l’ha sempre avuto nei programmi a scapito del Giro. E alla fine il Tour sarà un passaggio importante anche nella costruzione dei mondiali, immagino come per gli uomini, dato che finisce il 30 luglio e la gara su strada è appunto il 13 di agosto, con la crono tre giorni prima». 

Guazzini arriverà ai mondiali passando dal Tour. Nel 2022 in Australia fu iridata nella crono U23
Guazzini arriverà ai mondiali passando dal Tour. Nel 2022 in Australia fu iridata nella crono U23

Ferme ai box

Sulle condizioni delle nostre ultime due iridate (appunto Balsamo e Guazzini, ndr), Sangalli preferisce fare esercizio di scaramanzia, anche per non aggiungere pressione a quella che le ragazze inevitabilmente si mettono addosso da sé.

«Esatto – sorride – lasciamo che le cose vadano come devono. Io mi tengo in contatto senza voler risultare invadente. Il mondiale dell’anno scorso era molto adatto per Marta Cavalli e non l’abbiamo avuta per la caduta del Tour. Mi dispiacerebbe non avere Elisa Balsamo quest’anno su un percorso che le si addice molto. Però sono ottimista e intanto guardo anche a qualcuna che possa affiancarla. Infatti deve essere chiaro il concetto che non andremo con una squadra come quella degli europei di Monaco, che si correvano su un percorso piattissimo. Qui ci sono 2.200 metri di dislivello, verrà un mondiale duro e arriveranno davanti i velocisti che vanno bene nelle classiche. In questo ci aiuterà il Giro d’Italia. Sarà impegnativo, quindi chi vorrà fare le volate dovrà avere le gambe».

Cecchini è stata la chiave del mondiale 2022 e nella SD Worx è un elemento di sostanza e responsabilità
Cecchini è stata la chiave del mondiale 2022 e nella SD Worx è un elemento di sostanza e responsabilità

Regista Cecchini

Non sarà come a Monaco, sarà piuttosto come a Wollongong, dove si corse per Silvia Persico, sapendo però che Silvia da sola non avrebbe potuto cavare le castagne dal fuoco di fronte ad attacchi imprevedibili.

«Serve anche un gruppo di ragazze – spiega Sangalli – che sappiano anche lavorare, atlete che non vedi nell’ordine d’arrivo, ma sono capaci di stare davanti per 90 chilometri a fare la loro parte. Il momento cruciale dell’ultimo mondiale fu quando partì Grace Brown ed Elena Cecchini fu in grado di coprirci in modo molto importante. Servono anche questi corridori, per opporsi a un gruppo affiatato come quello delle olandesi, in cui quest’anno ci sarà una Wiebes capace di reggere sugli strappi e molto più concreta della passata stagione, con Marianne Vos al fianco che potrebbe ancora volere il suo spazio».

Fra le 7 vittorie 2023 (finora) di Lorena Wiebes, anche sprint su percorsi imegnativi. Qui al Thuringem Ladies Tour
Fra le 7 vittorie 2023 (finora) di Lorena Wiebes, anche sprint su percorsi imegnativi. Qui al Thuringem Ladies Tour

Rifinitura a Livigno

Il modo per arrivare, vista la ricchezza del calendario, sarà determinato dall’osservazione del cittì e dai piani condivisi con le atlete e con le squadre.

«Indicative non ne ho date – spiega Sangalli – perché non è nel mio stile. Guardo tutta la stagione e le gare in prossimità. Cerco di fare un collage a 360 gradi, per comporre la squadra. E poi, una volta messi insieme i nomi, punto molto sul ritiro che faremo dopo il Tour dal 17 al 28 luglio a Livigno. Verranno anche le juniores e le under 23, che hanno gli europei in pista che finiscono il 16. Sarà un Livigno di recupero, per capire chi dovrà tirare un po’ il fiato e per contro chi dovrà lavorare. Perciò ora si preparano un po’ di valigie, si incastra la logistica e si parte. Ormai siamo nel vivo».

Van der Poel cambia rotta, ma vuole sempre vincere

06.06.2023
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Mille domande a Mathieu Van der Poel, che si collega da La Plagne, dove si sta allenando con la squadra alla vigilia della prima corsa da due mesi a questa parte. Sabato infatti il vincitore della Sanremo e della Roubaix (foto di apertura) ripartirà dalla Duracell Dwars Door Het Hageland e poi andrà avanti con il Giro del Belgio. Anche lui ha capito che dopo i momenti ad altissima intensità è meglio recuperare piuttosto che continuare a sbuffare polvere e fatica. Così quest’anno ha sposato una linea più… moderna. Ha ridotto i giorni di gara, aumentando quelli dedicati all’allenamento. L’obiettivo è ritrovare la super condizione della Sanremo e della Roubaix e portarla al Tour e ai mondiali.

«Meglio le gare in Belgio – spiega – piuttosto del Giro di Svizzera, dove ci sono due prove a cronometro e anche tanta salita. Preferisco provare a vincere che fare gruppetto sulle Alpi. Sono lontano da casa già da un po’, quindi è bello correre su strade più familiari. Anche perché l’ultima parte dell’estate sarà in Francia e poi a Glasgow per i mondiali. Quindi abbiamo deciso così».

La fantastica primavera di Van der Poel si è aperta con l’assolo vincente di Sanremo
La fantastica primavera di Van der Poel si è aperta con l’assolo vincente di Sanremo
Non amavi i lunghi periodi di allenamento, come mai questo cambiamento?

Sono migliorato negli ultimi anni e ora mi diverto (sorride, ndr). Mi permettono di arrivare alle corse più fresco di qualche anno fa. Quando sei in posti come questo, non hai molto da fare oltre al ciclismo, quindi le giornate passano in modo facile e senza grossi stress. Mi sono allenato bene. Per due giorni a settimana sono andato in palestra per tenere sotto controllo il problema alla schiena che sta molto bene.

L’obiettivo è ricostruire la super condizione di primavera?

Esattamente. Le classiche sono andate davvero bene e quando è così, diventa più facile lavorare per l’obiettivo successivo. Ho già fatto una buona settimana di allenamento in Spagna e poi sono venuto qui a La Plagne con la squadra, mi sembra che tutto stia andando secondo i piani. Abbiamo deciso di dedicare più tempo all’allenamento e un po’ meno alle corse, ma sono certo che al momento opportuno sarò al livello che desidero. Mi sento bene e pronto per correre.

L’anno scorso arrivò al Tour dopo un Giro bellissimo, ma molto dispendioso. Si ritirò durante l’11ª tappa
L’anno scorso arrivò al Tour dopo un Giro bellissimo, ma dispendioso. Si ritirò durante l’11ª tappa
Ti convince questa gestione?

Funziona, come si è visto nelle classiche, ma di sicuro sono davvero ansioso di tornare a correre. In certi momenti può anche essere difficile. Se cadi, ad esempio, e ti fai qualcosa di serio, hai fatto una lunga preparazione per niente. Fa parte del ciclismo moderno, immagino. Quindi da una parte sono convinto del lavoro che sto facendo, dall’altra sono contento di aver già corso e vinto bene.

Classiche e Tour de France: si può fare una classifica?

Prima vengono le classiche, almeno per me, forse insieme ai campionati del mondo, che sono pure in cima alla mia lista. Ma di sicuro sono motivato anche per fare un buon Tour. Penso che questo sia il primo anno in cui mi preparo davvero bene, senza altre cose a cui pensare. Avremo una squadra forte e affiatata, queste corse in Belgio saranno un obiettivo e insieme una rifinitura.

La mountain bike entrerà in scena dopo i mondiali su strada di Glasgow, con l’obiettivo olimpico di Parigi
La mountain bike entrerà in scena dopo i mondiali su strada di Glasgow, con l’obiettivo olimpico di Parigi
Dopo il Tour ci saranno i mondiali di Glasgow: gareggerai anche nella mountain bike per qualificarti alle Olimpiadi?

Ne abbiamo parlato proprio in questi giorni e le farò entrambe, anche senza una grande preparazione specifica. Proverò ad andare alla gara di mountain bike senza alcuna pressione, ma certo con una buona condizione. Non sarà facile qualificarsi per le Olimpiadi, Glasgow sarà il primo passo. Abbiamo parlato anche di fare altre gare di mountain bike entro la fine dell’estate, ma non è stata ancora presa alcuna decisione. 

I mondiali arrivano due settimane dopo il Tour. Che cosa cercherai in Francia? 

Difficile dirlo, per certi versi spero che il Tour passi presto. Il mio livello non è paragonabile a quello dello scorso anno dopo il Giro, quando ho avuto pochissimo tempo per prepararmi. Comunque da una parte credo che non abbia senso buttare troppe energie durante il Tour, ma di sicuro non mi tratterrò troppo.

Il Tour torna sul Puy de Dome. Nel 1964 fu teatro del duello fra suo nonno Poulidor e Anquetil (foto R. Krieger/L’Équipe)
Il Tour torna sul Puy de Dome. Nel 1964 fu teatro del duello fra suo nonno Poulidor e Anquetil (foto R. Krieger/L’Équipe)
La maglia gialla, la verde, la tappa del Puy de Dome sulle strade di tuo nonno Raymond Poulidor dove sono attesi 500 mila spettatori…

La maglia gialla sarà difficile, perché sin dall’inizio nei Paesi Baschi ci saranno in ballo anche gli scalatori. La verde potrebbe essere un obiettivo per Philipsen. Il Puy de Dome invece sarà speciale. La tappa partirà dal villaggio dei miei nonni (Saint Leonard de Noblat, ndr), ci sono stato molte volte quando ero più giovane, quindi sarà sicuramente una gara che non vedo l’ora di affrontare. Non credo che per me sia realistico pensare di poter vincere lassù. Proverò solo a godermi la giornata il più possibile.

Il Tour è il solo modo per preparare il mondiale?

No, non credo, è solo una corsa in cui mi piacerebbe fare bene come lo scorso anno al Giro d’Italia. L’obiettivo sarà arrivare a Parigi e so già che in gruppo ci saranno altri corridori con la testa a Glasgow. Questo è certo.

Van der Poel, la mountain bike può attendere

28.04.2023
4 min
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Forse la parte più difficile sarà riconoscere che per ottenere i migliori risultati su strada ci sarà da accantonare, magari non definitivamente, tutto il resto. Non a caso la fantastica primavera di Mathieu Van der Poel è arrivata proprio nell’anno in cui l’olandese ha ridotto l’intensità dell’impegno nel cross. Adesso l’osso da lasciar andare è la mountain bike.

Il programma, annunciato da Mathieu dopo la vittoria della Sanremo, prevedeva infatti la partecipazione a due prove di Coppa del mondo: quella di Valkenburg e poi di Nove Mesto. Ma quando la data olandese è stata (inspiegabilmente) esclusa dal calendario della challenge UCI, la Alpecin-Deceuninck e lo stesso Van der Poel hanno ritenuto che non valesse la pena procedere con il progetto, avendo in palio soltanto la prova della Repubblica Ceca. Per cui, sebbene la rivincita olimpica a Parigi 2024 resti al centro dei suoi pensieri, si inizierà a riparlarne più avanti.

Tutti ricorderanno la brutta caduta alle ultime OIimpiadi, quando Van der Poel non tenne a mente che una passerella presente in prova fosse stata rimossa nel giorno della gara. Cadendo quel giorno, oltre a perdere la gara, ebbero inizio a tutti i problemi della sua schiena.

La caduta di Tokyo è costata cara a Van der Poel: il risultato immediato e il mal di schiena dei mesi successivi
La caduta di Tokyo è costata cara a Van der Poel: il risultato immediato e il mal di schiena dei mesi successivi

Caccia ai punti

«Sia noi che Mathieu – ha dichiarato in un comunicato Christoph Roodhooft, direttore sportivo della Alpecin – abbiamo pensato che non fosse opportuno cambiare tutto per una sola gara. Preferiamo lasciare che Mathieu si prepari adeguatamente per il Tour e i mondiali: i suoi più grandi obiettivi della prossima estate. Ma l’ambizione di arrivare ai Giochi è ancora lì».

L’accordo di saltare la Coppa del mondo di Nove Mesto è venuta anche dopo la valutazione del tecnico arancione della mountain bike, Gerben de Knegt. Nonostante il cammino di qualificazione di Van der Poel per le Olimpiadi sia tutto fuorché esente da rischi.

L’Olanda attualmente occupa il 30° posto nel ranking olimpico, che viene calcolato sulla base dei punti dei tre migliori corridori. I Paesi classificati fra la prima e l’ottava posizione hanno diritto a due atleti olimpici; quelli da nove a 19 possono schierarne uno solo. Per fare i punti necessari alla qualificazione, l’Olanda si stanno appoggiando allo specialista David Nordemann e Milan Vader della Jumbo Visma. I due si sono impegnati e si impegneranno ancora nella qualificazione e ovviamente l’arrivo di Van der Poel all’ultimo momento potrebbe essere utile e insieme provocare malcontento.

Van der Poel ha dovuto ridurre il suo programma MTB, saltando due prove di Coppa del mondo (foto Instagram)
Van der Poel ha dovuto ridurre il suo programma MTB, saltando due prove di Coppa del mondo (foto Instagram)

Due mondiali in 6 giorni

Per questo si stima che per Mathieu la strada più breve e sicura verso Parigi 2024 sia il campionato mondiale di mountain bike. Nel gigantesco carosello dei prossimi mondiali scozzesi, la gara maschile di cross country si disputerà il 12 agosto. Se Van der Poel si piazzasse primo o secondo, strapperebbe la qualificazione olimpica. E’ indubbio che Mathieu sia in grado di farlo, il guaio per lui è che sei giorni prima ci siano in programma i mondiali su strada, che per l’olandese sono un obiettivo altrettanto importante su un percorso che gli si addice come un guanto. E’ possibile rendere al meglio su due bici diverse e in due discipline che richiedono preparazioni differenti, con così poco tempo per adattarsi? Alla Alpecin-Decenunick aspettano di sapere se davvero Van der Poel voglia tentare il doppio assalto. Dal loro punto di vista, corsi il Tour e il mondiale su strada, il grosso dell’estate sarebbe al sicuro e Mathieu potrebbe… divertirsi come meglio crede.

In azione ai mondiali MTB del 2022, Pidcock è il campione olimpico in gara (foto Instagram)
In azione ai mondiali MTB del 2022, Pidcock è il campione olimpico in gara (foto Instagram)

La scelta di Pidcock

Al contrario, la primavera di Tom Pidcock non è ancora finita. Dopo il secondo posto alla Liegi-Bastogne-Liegi, il britannico della Ineos Grenadiers ha scelto di iniziare con la mountain bike già dal prossimo fine settimana in Francia.

Nello specifico, venerdì e domenica Pidcock correrà in Coppa di Francia a Gueret: prima in una gara di short track e poi nel cross country. Domenica 7 maggio invece, il campione olimpico ed europeo in carica si sposterà in Svizzera, a Coira. Almeno da quanto si è saputo attraverso il comunicato della Ineos di martedì scorso.

Entrambe le gare sono classificate Hors Categorie, per cui Pidcock potrebbe raccogliere subito parecchi punti e trovare la condizione per partecipare alla Coppa del mondo di Nove Mesto del 12-14 maggio, dove lo scorso anno vinse nel cross country. Come Pidcock, farà Pauline Ferrand Prevot, anch’essa in forza alla Ineos Grenadiers. 

La sensazione è che Pidcock in questo momento goda di maggiore libertà rispetto a Van der Poel nell’organizzarsi la rincorsa olimpica, che presto potrebbe interessare anche Peter Sagan. L’olandese pertanto è in procinto di ripartire con la preparazione verso l’estate. E’ diventato testimonial di Lamborghini ad Anversa, da cui ha ricevuto una Urus S (Suv da 300 mila euro, foto in apertura) e ha messo nel mirino il Giro di Svizzera. Conoscendolo, nessuno si sente tuttavia di escludere che a Glasgow giocherà la doppia carta.

Sulle crono iridate, Velo ha qualcosa da ridire

13.04.2023
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Tra i tecnici nazionali volati a Glasgow per prendere visione dei tracciati mondiali di agosto c’era anche Marco Velo. Il suo taccuino è pieno di indicazioni, nomi e annotazioni che si sono aggiunte anche dopo il ritorno a casa. Dove gli è arrivata la notizia del grave infortunio occorso a Vittoria Guazzini che cambia un po’ le carte in tavola.

Nella particolare conformazione dei mondiali di quest’anno (tutte le discipline su due ruote convogliate in un unico luogo per una sorta di Olimpiade ciclistica, coinvolgendo tutte le categorie), Velo sarà chiamato a un vero tour de force, dovendo selezionare e guidare tutte le nazionali su strada impegnate contro il cronometro. Per questo il suo lavoro in terra scozzese è stato meticoloso.

L’infortunio della Guazzini non ci voleva proprio, ma c’è tempo per recuperare
L’infortunio della Guazzini non ci voleva proprio, ma c’è tempo per recuperare

«Per certi versi mi è andata meglio che a Bennati – racconta il tecnico bresciano – che si è fatto tutto il percorso della strada in bici. Abbiamo visionato i tracciati in normali giornate di lavoro, quindi significava anche pedalare contromano e in certi casi il Benna se l’è vista brutta… Per fortuna comunque non ci sono stati incidenti, solo un po’ di paura, non lo nego».

Partiamo dal tracciato per la cronometro mista…

E’ molto simile a quello dello scorso anno purtroppo e sottolineo questa parola tre volte. Mi sono molto arrabbiato: è mai possibile proporre per una cronosquadre un tracciato così pieno di curve, dove il rettilineo più lungo è di 800 metri? Non siamo motociclisti… In questo modo le doti tecniche dei corridori non vengono esaltate, al contrario.

Ci saranno problemi per entrambe le frazioni, quella maschile e femminile?

Sì, di interpretazione del percorso e non solo, perché è un continuo rilanciare, non c’è mai da spingere. Comunque questo è e dobbiamo farcene una ragione, si dovrà pensare bene a chi potrà farla, anche in base al calendario delle altre discipline e a come interpretarla. Noi lo scorso anno abbiamo perso per appena 2” e quella sconfitta ancora brucia, abbiamo tutte le possibilità per riprenderci il titolo. Molto dipenderà anche dalle formazioni che potremo schierare, l’incognita Guazzini pesa…

Hai notizie sulle possibilità di averla al via a Glasgow?

Diciamo che sono ottimista, ma in questo momento quel che conta è che faccia il giusto cammino di ripresa, senza bruciare le tappe. Dobbiamo considerare che rispetto ai mondiali ci sono ancora 4 mesi, la pista ci sarà a fine luglio e la strada a inizio agosto. Bisognerà vedere quanto sarà lunga la riabilitazione: è impossibile fare previsioni, ogni persona reagisce in modo diverso. Dopo la mia brutta caduta alla Gand-Wevelgem del 2007 dicevo che avevo chiuso già la stagione, invece presi parte alla Vuelta e andai anche forte. Quindi è impossibile fare previsioni sui tempi.

Lo scorso anno a Wollongong l’Italia si fermò all’argento del Mixed Team Relay per appena 2 secondi
Lo scorso anno a Wollongong l’Italia si fermò all’argento del Mixed Team Relay per appena 2 secondi
Resta però l’incognita delle sue eventuali condizioni atletiche…

Le mancherà sicuramente l’abitudine a queste gare. Considerate che la crono individuale femminile sarà di 36 chilometri, distanza inusuale per le donne. La cosa che mi dispiace di più – ammette Velo – è che Vittoria stava progredendo esattamente com’era nelle previsioni, sono convinto che stia attraversando un cammino di crescita che la porterà lontano e uso l’indicativo non a caso, perché ritengo questo solo un intoppo, del quale avremmo comunque fatto volentieri a meno.

Oltretutto su di lei, dopo il risultato dello scorso anno, ci sono forti aspettative per Parigi 2024, perché la sua gara sarà tra le primissime ad assegnare l’oro olimpico nel corso della prima giornata di finali…

A Parigi penseremo poi, su quell’appuntamento non c’è il minimo dubbio che la ritroveremo al massimo della forma. E’ quello l’obiettivo vero, lo sappiamo bene, ma intanto guardiamo a Glasgow con tanta speranza di averla nel gruppo.

Per Velo, Ganna potrebbe essere favorito sul percorso scozzese, per scatenare il suo motore
Per Velo, Ganna potrebbe essere favorito sul percorso scozzese, per scatenare il suo motore
Torniamo ai percorsi individuali…

A differenza di quello a squadre, questi sono belli, con poche curve, tecnicamente delle cronometro “vere”, che faranno emergere i veri valori in campo. Quello degli uomini si sviluppa in campagna, strade libere e molto scorrevoli, dove si possono liberare tutti i “cavalli”… La prima parte è pianeggiante, la seconda più ondulata, ma c’è un’incognita: l’arrivo è al termine di uno strappo di 900 metri, con pendenza al 9% e pavé sotto le ruote. Quella salita farà una gran differenza: servirà gestire bene lo sforzo e arrivare al finale con ancora energie per affrontarla come si deve, perché chi sarà a corto rischierà di perdere anche una ventina di secondi solo in quel tratto.

E’ difficile a distanza di così tanto tempo fare previsioni, ma su chi punteresti conoscendo le caratteristiche del tracciato?

Fra le donne penso che le protagoniste dello scorso anno resteranno le favorite e ci metto anche Vittoria perché voglio essere comunque fiducioso. In campo maschile – la voce di Velo si fa perentoria – il percorso sembra fatto su misura per Ganna per quel che ha dimostrato e anche per quel che ha fatto vedere sul Poggio alla Sanremo. Un Pippo così su quello strappo finale è in grado persino di guadagnare sugli avversari…

Mondiale donne, Sangalli: «Perfetto per Balsamo»

12.04.2023
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I due giorni del sopralluogo sui percorsi del mondiale di Glasgow hanno dato le prime indicazioni ai tecnici azzurri. Quelle di Bennati le abbiamo sentite la settimana scorsa, ieri abbiamo parlato con Amadori, mentre ora tocca a Paolo Sangalli darci il suo parere.

Il cittì della nazionale femminile dovrà guidare le proprie atlete su due prove in linea. Prima le juniores sabato 5 agosto, che faranno 5 giri del circuito cittadino per un totale di 70,5 chilometri. Domenica 13 invece toccherà alle elite. Per loro partenza da Balloch (sulle rive di Loch Lomond) e tratto in linea prima di entrare a Glasgow, dove faranno 6 giri del circuito per un totale di 155 chilometri.

Paolo com’è il percorso subito dopo il via?

Partiremo da questa cittadina sul lago, le cui strade attorno sono piuttosto larghe, con qualche “mangia e bevi”, ma con un fondo stradale non perfetto. Immagino, e lo spero, che le metteranno a posto nei giorni precedenti la gara. Dopo circa una trentina di chilometri affronteremo una salita. Si arriva a Fintry e si prende una stradina stretta che porta in cima ai rilievi di un’area naturale (il Parco Naturale di Loch Lomond e delle Trossachs Mountains, ndr). Dopo lo scollinamento si va verso Lennoxtown e da lì si fa rotta verso Glasgow senza altre difficoltà altimetriche. In tutto saranno una sessantina di chilometri.

Come sono salita e discesa?

Non sono difficili, in pratica sono dei lunghi falsopiani. Giusto per dare dei riferimenti: la salita è lunga 5,4 chilometri al 4 per cento di media, la discesa invece misura 5,2 chilometri e va giù al 5 per cento. Non credo che questo Gpm possa dare problemi alle atlete anche se si pedala senza piante. Se dovesse esserci brutto tempo o peggio ancora il vento, allora potrebbe succedere qualcosa, ma prima di entrare nel circuito c’è tutto il tempo per recuperare.

Perché poi nel tracciato di Glasgow sarebbe più complicato ricucire un eventuale svantaggio?

Quello è un circuito da posizione. Stare davanti sarà fondamentale. Ve lo ha già detto Daniele (Bennati, il cittì maschile, ndr), ci sono 42 curve in 14 chilometri. Ci sono punti in cui, se c’è qualche secondo di margine, non riesci più a vedere la testa della corsa. Il rettilineo più lungo è 800 metri. Se si resta dietro per troppo tempo, poi si soffrirà a forza di rilanciare e nel finale potresti pagare questo sforzo psico-fisico. Questa idea ce l’avranno tutte le altre nazionali e sarà una bella battaglia. Però noi italiane, e non lo dico perché ne sono il tecnico, siamo tra le più brave a mantenere le posizioni nella prima parte del gruppo.

Che riferimenti hai preso?

Di base il circuito ricalca quello dell’europeo del 2018, ma all’epoca ricordo che si arrivava dentro ad un parco verde. Stavolta l’arrivo è ancora più lineare e più da velocista. A 3 chilometri dal traguardo c’è l’ultimo strappetto (quello di Montrose Street, ndr) che lo si prende da una curva. Poi gli ultimi mille metri sono rapidi. Si affrontano due curve a sinistra intervallate da due rettilinei, il secondo dei quali è circa mezzo chilometro. Fino ai 400 metri la strada scende leggermente e poi spiana fino alla linea d’arrivo. Ma mi sono segnato anche dell’altro.

Donne. Partenza da Loch Lomond, trasferimento di circa 60 chilometri, e ingresso nel circuito di Glasgow
Donne. Partenza da Loch Lomond, trasferimento di circa 60 chilometri, e ingresso nel circuito di Glasgow
Cosa?

Intanto bisognerà capire dove metteranno le transenne. Se dovessero fare un mezzo barrage, si rischia di non poter passare per dare supporto alle atlete. Mi sono anche appuntato i posti per i rifornimenti, che saranno importanti. Poi c’è il solito grande limite delle radio. Tutti i corridori le utilizzano durante la stagione, ma a mondiali ed europei sono vietate. Faccio molta fatica a comprendere questa decisione. Ma lo dico per una questione di sicurezza. In circuito, specialmente in uno con così tante curve, rischi di entrare forte in una di queste e trovarti una grossa caduta dietro l’angolo finendoci sopra. Contesto questa scelta proprio perché è illogica.

L’Italia di Paolo Sangalli come correrà? Per una ruota veloce o per un colpo di mano?

Sapete che io non voglio nascondermi. La mia idea è quella di partire con Balsamo come leader, ma è ovvio che ci voglia una alternativa. Sia come velocista, sia come finisseur. Abbiamo ragazze forti allo sprint come Consonni o Barbieri che possono andare bene in un circuito così. Ma abbiamo anche una ragazza come Longo Borghini che non si discute mai, né per la sua partecipazione né per la grande gara o grande lavoro che farebbe. Lei ha nelle sue corde la possibilità di vincere su un percorso del genere.

Che tipo di corsa potrebbe saltare fuori?

Naturalmente se dovesse piovere, tutto ciò che abbiamo detto finora verrebbe amplificato. Per me sarà un mondiale che verrà corso come una classica del Nord. E a quel punto penso anche ad altri nomi. Cecchini, Guarischi, Confalonieri, Persico, Bertizzolo e tante altre. Tutte ragazze che sono importantissime nelle proprie squadre in gare di quel livello. Conterà vedere con che condizione psico-fisica arriveranno al mondiale dopo un Tour Femmes che avrà creato stress. In ogni caso credo che siamo ben attrezzati ad ogni evenienza.

Sulle giovani il discorso è lo stesso o cambia tanto?

Partendo dalle U23, Gasparrini è un’atleta che ha le caratteristiche giuste per questo mondiale. Se dimostrerà di andare forte potrebbe fare la sua corsa all’interno della corsa stessa. Però noi vogliamo vincere il titolo elite e se lei dovesse tornare utile per fare un determinato lavoro allora potrebbe essere sacrificata. Questo lo decideremo molto più avanti. Per quanto riguarda le juniores invece ci vogliono ragazze potenti, veloci, scattanti e chi recupera meglio da uno sforzo all’altro. A Glasgow, Venturelli può arrivare da sola ma abbiamo anche le velociste. Devo solo capire come si comporteranno nei prossimi appuntamenti con la nazionale. Se ne sono già accorte alla Gand a fine marzo il livello che incontreranno.

Amadori, strategie azzurre verso il mondiale di Glasgow

11.04.2023
5 min
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In Scozia, a visionare il percorso dei mondiali, non c’era solamente Bennati, ma anche il cittì degli under 23 Marino Amadori (in apertura con De Pretto, stamattina al Palio del Recioto). Quella di agosto sarà un’edizione particolare del campionato del mondo, con tante incognite davanti a sé. Amadori lo troviamo alla partenza del Giro del Belvedere, all’interno della meravigliosa villa che ospita la sede di partenza. 

«Il  percorso – dice il cittì nascosto dietro le lenti scure dei suoi occhiali – assomiglia un po’ a quello del mondiale del 2019, in Yorkshire. C’è un primo pezzo in linea e poi un circuito, che gli under 23 dovranno ripetere per sette volte».

Circuit des Ardennes 2023, Alberto Bruttomesso, nazionale, CTF, Cycling Team Friuli (foto Alexis Dancerelle)
Circuit des Ardennes 2023, Alberto Bruttomesso, nazionale, CTF, Cycling Team Friuli (foto Alexis Dancerelle)

Difficile da interpretare

Il cittì Daniele Bennati ci aveva presentato il percorso pochi giorni fa, e Amadori non si discosta molto dalla sua lettura tecnica. 

«I primi 70 chilometri sono ondulati ma senza difficoltà altimetriche – racconta – è ondulato, con strade strette, che poi diventano larghe: complicato si può dire. Poi i restanti 100 chilometri della prova sono all’interno del circuito, molto particolare con 42 curve. Anche lì cambia molto nella sua fisionomia, ci sono dei brevi strappi che si prendono anche da fermo. Il più impegnativo a circa 3 chilometri dall’arrivo può risultare decisivo, è uno sforzo breve, alla fine potremmo dire che è un percorso esplosivo. Se dovesse anche piovere le difficoltà aumentano e non poco. Le soluzioni sono tante, potrebbe arrivare uno da solo come un gruppetto di una ventina di corridori oppure ci potrebbe essere un arrivo in volata».

De Pretto, dopo un buon inizio di stagione, correrà la Liegi U23 guidato da Amadori
De Pretto, dopo un buon inizio di stagione, correrà la Liegi U23 guidato da Amadori

Gente forte

Così ha descritto Amadori i corridori che potranno farsi vedere in questo mondiale. Non c’è tempo di respirare e serve avere la situazione sotto controllo, sempre. 

«E’ un percorso non da limatori – continua il cittì – non da gente che sta sulle ruote, perché non avrebbero nessuna possibilità di arrivare. Servono corridori forti, con grande resistenza, gente che non abbia paura di prendere aria in faccia fin dal chilometro zero. Bisogna stare sempre attenti, perché fughe numerose possono mettere in grande difficoltà il gruppo. Sempre al mondiale dello Yorkshire, andò via una fuga, noi avevamo dentro Covi insieme ad un’altra decina di corridori. Gli USA, con McNulty, non riuscirono a mettere un uomo davanti e si incaricarono dell’inseguimento. Se viene un’azione simile ad agosto diventa molto più pericolosa, perché non ci sono tratti in cui si può recuperare tanto tempo».

Amadori all’arrivo del Giro del Belvedere, tra ieri e oggi deve visionare alcuni ragazzi in vista dei prossimi impegni
Amadori all’arrivo del Giro del Belvedere, tra ieri e oggi deve visionare alcuni ragazzi in vista dei prossimi impegni

I numeri contano

La nazionale di Amadori ha già iniziato a correre, anche all’estero, si è chiuso nel giorno di Pasqua il Circuit des Ardennes, con un terzo posto di Bruttomesso proprio nella tappa conclusiva. I ragazzi, guidati da Scirea si sono messi alla prova in nuovi percorsi e la preparazione al mondiale parte anche da qui. 

«Avere cinque o sei corridori in squadra conta tantissimo – riprende Amadori – se riusciremo ad entrare nelle prime cinque nazioni partiremo con sei corridori, altrimenti con cinque. Quell’uomo in più farà tanta differenza, perché diventa una pedina importante che ci si può giocare in ogni momento. Si potrebbe utilizzarlo all’inizio per fare il ritmo o per inserire un uomo in più nella fuga iniziale. Una cosa è certa, gli appuntamenti di Coppa delle Nazioni saranno fondamentali per prendere punti e salire di posizione del ranking.

«Avremo due appuntamenti importanti, il primo in Polonia ed il secondo in Repubblica Ceca. Anche nelle gare che abbiamo fatto (Gent e Ardenne, ndr) ed i successivi (Liegi e Bretagna, ndr) proveremo un po’ di corridori per vedere come ci poniamo a livello internazionale».

Buratti dopo un bell’inizio di stagione è stato promosso anticipatamente alla Bahrain Victorious (foto Instagram CTF)
Buratti è stato promosso anticipatamente alla Bahrain Victorious (foto Instagram CTF)

La carta Buratti

Il corridore italiano sul quale si fa riferimento, per lo meno ad inizio stagione, è Nicolò Buratti, che poche settimane fa ha conquistato un bel secondo posto alla Gent-Wevelgem U23. Un nome che avevamo già speso per il mondiale australiano e che ha una gran voglia di riscattarsi. Abbiamo scoperto ieri, al termine del Giro del Belvedere, che il corridore del CTF è stato promosso anticipatamente nel WorldTour alla Bahrain Victorious, riuscirà comunque a partecipare al mondiale U23?

«Il progetto con Buratti – ammette il cittì – è quello di puntare al mondiale, ho parlato con lui, è un suo obiettivo. C’è da valutare anche il programma, perché con il ciclismo di oggi bisogna già partire da lontano nel preparare certi eventi. Abbiamo già provato gli anni scorsi a fare determinati esperimenti e non hanno fruttato, quindi non li faremo più. Il prossimo mese si decide se Buratti potrà essere davvero dei nostri ed eventualmente partiremo con un percorso di avvicinamento mirato. Grazie alla Federazione siamo riusciti a programmare un ritiro al Sestriere, nel mese di luglio. Prima del mondiale faremo anche una corsa a tappe in Francia, proprio per ultimare il lavoro fatto ed arrivare al top».

Con Bennati, curva dopo curva, sul percorso di Glasgow

07.04.2023
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Dopo aver letto il comunicato con cui la Federciclismo raccontava il sopralluogo dei tecnici azzurri sul percorso dei mondiali di Glasgow (foto FCI in apertura), abbiamo bussato alla porta di Daniele Bennati per approfondire il discorso. Mancano due giorni a Pasqua. E mentre in Francia sta per andare in scena la Parigi-Roubaix, il cittì azzurro si cura qualche malanno di stagione e si gode la famiglia.

Buongiorno Daniele, come è stato pedalare in maglia azzurra su quelle strade?

Sono andato piano, perché comunque c’era il traffico aperto. Ho fatto 20 di media e pure sotto l’acqua. Stavo guarendo dall’influenza, invece mi sono ammalato di nuovo (sorride, ndr).

Il via del mondiale sarà dato da Edimburgo e dopo il tratto in linea si arriva a Glasgow, sede del circuito
Il via del mondiale sarà dato da Edimburgo e dopo il tratto in linea si arriva a Glasgow, sede del circuito
Ci fai un riepilogo?

Si parte da Edimburgo e si fanno questi 128-129 chilometri in linea. Non c’è granché da segnalare, se non una salitella, dopo un centinaio di chilometri. Le strade sono prevalentemente belle, in alcuni tratti si trova qualche tratto leggermente più stretto alternato a stradoni più grandi. Il tratto è vallonato, l’unica insidia potrebbe essere il vento. Magari ad agosto non dovrebbe tirare in maniera esagerata, però sono zone aperte. Arrivati a Glasgow, si entra nel circuito.

Come è fatto?

Si fanno 10 giri da 14 chilometri. E’ prettamente cittadino, un susseguirsi di 42 curve. Si attraversano due parchi, per cui nell’arco di questi 14 chilometri, ci sono alcuni passaggi un po’ più stretti, soprattutto uno, quando si va ad affrontare lo strappetto più impegnativo.

Come sono fatti questi strappi?

Sono tutti molto brevi. Nel più lungo si fa fatica ad arrivare a un minuto di sforzo. La corsa sarà lunga 271 chilometri e l’organizzazione indica 3.500-3.600 metri di dislivello. Dai calcoli e dalle tracce che abbiamo registrato noi, dovremmo essere sui 3.300. Alla fine è sempre un mondiale, quindi anche se il percorso personalmente non mi fa impazzire, ci sarà da faticare.

Il Bennati corridore come si sarebbe trovato?

Penso bene. E’ un percorso che diventa esigente. Si torna sempre lì. Van Aert e Van der Poel ci vanno a nozze. Hanno la capacità di cambiare ritmo continuamente, di fare queste fiammate quando sono già a tutta, dando qualcosa in più rispetto agli altri. E’ gente abituata dal ciclocross a cambiare continuamente ritmo. E’ un mondiale strano, molto veloce, ma non si può dire che sia duro.

Difficile da interpretare?

Premesso che non sono veramente allenato, appena mi alzavo sui pedali ero già in cima ai vari strappi. A livello di sforzo, non è un mondiale duro. Però poi, ragionandoci bene, non è nemmeno scontato che si arrivi in volata con un gruppo molto numeroso. Anzi, la corsa potrebbe dinventare quasi incontrollabile.

Perché?

Perché è un percorso difficile da interpretare. Il rettilineo più lungo che ho misurato è di 850 metri, quindi qualsiasi tipo di azione prenda 30-40 secondi, non la vedi più. Se tiri con più uomini, forse fai meno fatica rispetto a chi sta dietro e andrà molto a strappi. Puoi sfruttare la squadra meglio che a Wollongong, dove c’erano stradoni larghi e quindi a ruota si stava bene. Però è anche vero che…

Il 12 agosto del 2018, proprio a Glasgow, Trentin diventa campione europeo. Dietro esulta anche Cimolai
Il 12 agosto del 2018, proprio a Glasgow, Trentin diventa campione europeo. Dietro esulta anche Cimolai
Che cosa?

Un corridore come Van der Poel potrebbe stare lì tutta la corsa e sull’ultimo strappetto ti dà una botta come alla Sanremo e non lo vedi più. Si parla di un minuto di sforzo e dalla cima mancano 2,8-3 chilometri all’arrivo, con altre 5-6 curve. Quindi uno che fa un’azione violenta, rischia veramente di arrivare. Se poi si nasconde bene, con tutte quelle curve non lo vedi più.

Il percorso ha qualcosa a che vedere con quello su cui Trentin batté proprio Van der Poel e Van Aert nel 2018?

Credo che si passi dal parco dove lui ha vinto l’europeo, dove c’era l’arrivo. Il traguardo ad agosto sarà in centro, però fondamentalmente le strade sono quelle. Inoltre all’arrivo la strada scende un po’ prima dei 400-500 metri all’arrivo.

Le 42 curve si faranno veloci o ci sarà da rilanciare tanto?

Molto dipenderà da quanto restringeranno la carreggiata e dalla velocità di crociera. Però è chiaro che in un mondiale con 170-180 corridori, i primi 20 non frenano, a tutti gli altri toccherà rilanciare.

Il rettilineo di arrivo si trova nel centro di Glasgow: la sede stradale non è ampia (foto Daniele Bennati)
Il rettilineo di arrivo si trova nel centro di Glasgow: la sede stradale non è ampia (foto Daniele Bennati)
Si fa fatica a capire quale tattica impostare…

E’ difficile da interpretare. Se entri nel circuito e vanno via 15 corridori che prendono un minuto, fai veramente fatica per andare a chiudere. Non li vedi mai, non hai un rettilineo in cui fare velocità vera. E’ sempre su e giù, destra e sinistra. Se poi dovesse piovere, concedere un vantaggio a qualcuno diventerebbe veramente pericoloso. L’asfalto comunque è abbastanza buono, mi sembra che tenga abbastanza. Quando ha vinto Matteo, la selezione c’è stata e il percorso non era impossibile. Quindi c’è tutta la possibilità per fare selezione. Spesso e volentieri non è l’altimetria, ma proprio il modo di correre.

Chi può vincerlo?

Per assurdo, un Philipsen o anche Evenepoel. Credo che Remco, essendo campione del mondo, sicuramente vorrà partecipare e fa parte a pieno titolo di questa tipologia di corridori imprevedibili. Sa limare e guida bene la bici e magari, in un percorso come quello, se va via da solo negli ultimi due giri, con le tante curve che ci sono, non lo vedi più.

E noi?

Ci sarà da vedere. Ragionando in termini di squadra, Trentin è una garanzia e sai che alla fine può fare il lavoro e anche il risultato. Sarebbe un percorso molto adatto anche a Ballerini. Poi c’è Affini che lavora per Van Aert e sa come ci si muove. Sto facendo dei nomi per dare l’idea, ovviamente è ancora presto. Sarebbe un percorso molto interessante anche per Nizzolo e Viviani che fossero al livello di un paio di anni fa. Un altro che può fare bene è Dainese, ma bisognerà vedere che calendario farà.

Il toscano ha provato in bici il circuito finale di Glasgow, gli strappi e le 42 curve (foto Daniele Bennati)
Il toscano ha provato in bici il circuito finale di Glasgow, gli strappi e le 42 curve (foto Daniele Bennati)
Il Tour sarà un passaggio obbligato?

Sta cambiando. Fino a qualche anno fa, quasi tutti volevano passare attraverso un grande Giro. Oggi la tendenza è contraria ed è legata al modo in cui si corre. Una volta potevi partecipare al Tour o alla Vuelta avendo l’obiettivo del mondiale. Oggi si va così forte ogni giorno, che se anche volessi fare una tappa tirando i remi in barca, non potresti. Non tutti hanno un motore così grande e rischiano di uscire dai grandi Giri addirittura peggiorati. Invece c’è quello che ha bisogno di fare tanta fatica per arrivare in condizione e perdere i due chili che mancano.

Domenica a Roubaix rientra Moscon.

Glasgow non è proprio il percorso per lui, però sarebbe veramente importante recuperarlo. Lui è uno che sa limare e al mondiale, quando è stato convocato, ha sempre corso bene. Sto già lavorando alla lista, non ho mai smesso di farlo.