La tecnologia satellitare Garmin al fianco della Corsa Rosa

23.04.2022
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A circa due settimane dalla partenza del Giro d’Italia, Garmin ha ufficializzato il rinnovo della propria collaborazione con RCS Sport. Anche per il 2022 l’azienda americana sarà quindi Fornitore Ufficiale della “Corsa Rosa” con i propri sistemi di navigazione GPS e cardiofrequenzimetri.

Stefano Viganò, Amministratore delegato di Garmin Italia (foto Garmin_Beat Yesterday Awards)
Stefano Viganò, Amministratore delegato di Garmin Italia (foto Garmin_Beat Yesterday Awards)

Un partnership solida

Quella tra Garmin e RCS Sport è una partnership davvero solida e che dura da diversi anni. Grazie a questa collaborazione è stato possibile realizzare diversi progetti e iniziative, come ha tenuto a sottolineare Stefano Viganò, Amministratore Delegato di Garmin Italia.

«Con RCS Sport, e in particolare con il Giro d’Italia – ha detto – abbiamo voluto consolidare una partnership storica. Ci rende orgogliosi affiancare l’evento ciclistico clou della stagione italiana e non solo. Continueremo a mettere al servizio degli organizzatori le competenze che abbiamo sviluppato sin dalla nostra fondazione».

La Quick Step-Alpha Vinyl è uno dei team che usufruisce dei prodotti Garmin
La Quick Step-Alpha Vinyl è uno dei team che usufruisce dei prodotti Garmin

Il disegno del Giro

La collaborazione con RCS Sport è stata fondamentale anche nella fase di definizione del percorso del prossimo Giro d’Italia. Garmin ha infatti messo a disposizione degli organizzatori della più importante corsa a tappe italiana il proprio know-how. Quest’ultimo si è rivelato estremamente utile durante le fasi di sopralluogo e ricognizione delle tappe che comporranno il percorso del prossimo Giro d’Italia. Ricordiamo che l’edizione 2022 avrà uno sviluppo complessivo di 3.437,6 chilometri per 50.610 metri di dislivello.

Ci sono anche i team

Garmin sarà protagonista al Giro anche grazie ai tanti team sponsorizzati che potranno contare sul meglio della sua tecnologia, dai computer fino ad arrivare ai rulli Tacx. Stiamo parlando di Ineos Grenadiers, Jumbo Visma, Quick Step-Alpha Vinyl, Astana Qazaqstan, TotalEnergies, Groupama-FDJ (solo Garmin) e Movistar (solo Garmin).

Tra i prodotti che saranno utilizzati troviamo i ciclocomputer Edge per leggere tutti i dati in gara ma anche gli sportwatch Forerunner e Fenix per monitorare il sonno e le attività durante i momenti di riposo. Nelle fasi di pre e post gara ampio spazio ai rulli Tacx.

«Questa 105ª edizione sarà ricca di emozioni, di grandi conferme e ritorni – conclude Viganò – la corsa rosa torna ad essere protagonista e inaugura una stagione che ci auguriamo possa essere lunga e ricca di soddisfazioni anche per gli atleti dei team professionisti che utilizzano la strumentazione del brand americano». 

Garmin

Dmt celebra il Giro d’Italia con delle KR0 in limited edition

23.04.2022
2 min
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Mancano 14 giorni al via dell’edizione numero 105 del Giro d’Italia, con la sua insolita quanto affascinante, partenza dall’Ungheria. Quello che ci attende sarà un Giro duro, con tanta salita e poca pianura, e la cronometro finale nella città dell’amore: Verona.

Un omaggio al Giro

Dmt, da tempo partner della Corsa Rosa, ha voluto celebrare la partenza del Giro con un particolare modello di scarpe KR0 in edizione limitata. Modello che abbiamo imparato a conoscere molto bene nel corso del tempo, una scarpa nata dalla collaborazione di Dmt con grandi campioni come Elia Viviani. Una scarpa leggera, comoda e performante, cucita con la sua classica tomaia in tecnologia 3D Engineered Knit. 

La tomaia è cucita con la tecnologia 3D Engineered Knit
La tomaia è cucita con la tecnologia 3D Engineered Knit

I dettagli tecnici

La costruzione della tomaia è integrata con il resto della scarpa, così da adattarsi comodamente al piede di ogni ciclista. La suola della KR0 è anatomica e costruita con carbonio SL di nuova generazione. Questa è una caratteristica fondamentale per avere una rigidità ineguagliabile ed un trasferimento di potenza sui pedali ottimale. Le tacchette hanno un range di regolazione di 8 millimetri per adattarsi al meglio a tutti i tipi di esigenze.

Il sistema di chiusura è il BOA Fit System Li2 in colorazione silver
Il sistema di chiusura è il BOA Fit System Li2 in colorazione silver

La chiusura è curata da BOA e si tratta del sistema Fit con doppi quadranti Li2 in colorazione silver. Un dettaglio estremamente elegante che rende la KR0 ancor più unica. 

Il peso è di solamente 210 grammi nella taglia 42. I numeri disponibili vanno dal 37 al 48, con la possibilità di scegliere le mezze taglie fino al 46.

Il modello in edizione limitata dedicato al Giro d’Italia della scarpa KR0 di DMT sarà disponibile da metà maggio negli store e nei negozi online.

Dmt

Cucinotta, come ha lavorato l’Astana sul Teide?

15.04.2022
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Con l’inizio della primavera si cominciano a preparare gli appuntamenti per la seconda parte di stagione, che come piatto principale vede arrivare Giro d’Italia e Tour de France. Spiando sui vari social abbiamo visto che la maggior parte dei corridori, quelli non impegnati a correre, sono in ritiro. Un altro dettaglio che ha sollevato la nostra curiosità ce lo ha fornito l’Astana: i kazaki, in ritiro sul Teide, erano l’unico team che ha lavorato in gruppo. Guidati da Claudio Cucinotta, Nibali e compagni, hanno pedalato duramente sulle strade del vulcano più ambito dai ciclisti.

Claudio Cucinotta è oggi uno dei preparatori dell’Astana
Claudio Cucinotta è oggi uno dei preparatori dell’Astana
Ciao Claudio, partiamo dal chiederti quanto siete stati in ritiro.

Noi dello staff siamo rimasti sull’isola per 3 settimane. I corridori, invece, incastrati tra i vari impegni sono rimasti con noi 2 settimane. Arrivavano a gruppetti, generalmente lavoravamo con 6-7 atleti alla volta.

Un bel periodo di lavoro…

Sì, questo di aprile per noi era il secondo ritiro della stagione, dedicato ai corridori che andranno a correre Giro e Tour. La meta scelta (il Teide, ndr) grazie al suo clima, ci permette di dormire in altura e di lavorare al livello del mare con temperature tra 15 ed i 20 gradi

Anche se, per preparare al meglio il Giro, solitamente si fa un ritiro in altura di una decina di giorni a due settimane dal via. 

L’hotel si trova nella zona de La Orotava
L’hotel si trova nella zona de La Orotava
Hai detto che questo per voi è il secondo ritiro stagionale, come avete lavorato?

Allora, essendo un ritiro in altura cambia molto rispetto al ritiro invernale. A dicembre si va in Spagna per il clima più mite ma si lavora e si vive a livello del mare. In questo caso, invece, dormendo ad un’altitudine di 2.100 metri cambia molto il tipo di allenamento che andiamo a fare.

Spiegaci…

I primi 3-4 giorni sono di adattamento, il corpo deve imparare a vivere in quota. I battiti e la frequenza respiratoria a riposo aumentano, di conseguenza aumentano anche sotto sforzo. Per farvi un esempio: se a livello del mare ho 120 battiti ad intensità media appena salgo in quota aumentano a 135. Si fanno dei lavori al di sotto del medio, si lavora sull’intensità del lento o del lungo.

I dati rilevati durante il ritiro invernale vengono sostituiti da quelli dei test fatti ad aprile
I dati rilevati durante il ritiro invernale vengono sostituiti da quelli dei test fatti ad aprile
Superato questo periodo di adattamento?

Si dorme in cima al vulcano e poi si scende a livello del mare per allenarsi, questo permette di lavorare ad intensità più alte. Il Teide da questo punto di vista è perfetto perché per tornare all’hotel hai una bella salita di un’ora dove superi quota 1.800-2.000 metri.

Che lavori si fanno?

Ci si allena come lo si farebbe a casa: si fanno tanti lavori di capacità aerobica, potenza aerobica e qualcosina di forza. Si approfitta per fare tanto dislivello ma questo è quasi inevitabile visto che l’hotel è a 2.100 metri. 

I valori raccolti d’inverno servono per lavorare o cambiano?

I dati raccolti in inverno servono per trovare le zone di allenamento per capire su quali valori si deve lavorare ad inizio stagione. Ovviamente i numeri cambiano da dicembre a marzo, anche perché si inizia a gareggiare ed i livelli si alzano. Per questo, quando eravamo in ritiro nei giorni scorsi abbiamo fatto altri test. 

Gli atleti che vogliono preparare al meglio il Giro faranno un ritiro in altura poco prima dell’inizio della Corsa Rosa (foto Facebook Nibali)
Chi vuole preparare al meglio il Giro farà un ritiro in altura poco prima dell’inizio della Corsa Rosa (foto Facebook Nibali)
Qual è uno dei test che avete fatto?

Quello del lattato. Si tratta di un test a più step su un tratto di salita, con un dislivello di 100 metri. Si fanno delle ripetute a livelli di intensità crescenti, misurando il livello di acido lattico del sangue e si trova la soglia anaerobica e si trovano dei nuovi dati per lavorare in futuro.

Hai detto che chi fa il Giro va in altura a ridosso della partenza, cosa cambia rispetto a questo ritiro?

Sul Teide non abbiamo fatto lavori in quota e non si sono aggiunti molti lavori ad alta intensità, per questo ci sono le gare (oggi alcuni dei corridori che erano sul Teide sono al Giro di Sicilia o in Turchia, ndr). I corridori che vorranno fare bene al Giro faranno un breve ritiro in altura per mettere nelle gambe dislivello ed allenarsi al cambio di quota in corsa. Ovviamente per fare ciò sono importanti anche le corse come il Tour of the Alps o il Romandia.

L’incredibile volo in rosa di Savoldelli e della piccola Index

11.04.2022
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C’è una storia che risale ai primi anni 2000, giusto vent’anni fa, che vista oggi fa quasi sorridere e pensare ad un ciclismo che non esiste più. E’ quella della Index-Alexia Alluminio, squadra bergamasca con cui Paolo Savoldelli, bergamasco doc, vinse il suo primo Giro d’Italia, nel 2002 (in apertura sul podio finale con Tyler Hamilton e Pietro Caucchioli). 

Le sue doti da discesista erano già ben note. Paolo era pro’ già dal 1996
Le sue doti da discesista erano già ben note. Paolo era pro’ già dal 1996

Arriva Pedruzzi

A far nascere questa realtà – costruita con un budget estremamente ridotto in un’epoca dove in Italia regnavano “dream team” come Mapei, Saeco, Fassa Bortolo e Lampre Daikin – fu Pier Carlo Pedruzzi, che dirigeva un’agenzia di comunicazione di Bergamo. Riuscì a convincere dopo un’estenuante trattativa due imprenditori a investire: Gabriele Caliandro con la Index (azienda che stava galoppando nel mondo dei servizi informatici) e la famiglia Agnelli impegnata nella produzione di metalli con il ramo d’azienda Alexia. Attorno, un gruppo di altri sponsor, quasi tutti bergamaschi.

Si chiamerà Index

Caliandro, pugliese d’origine ma bergamasco d’adozione, di investire non ne aveva nessuna voglia. Gli Agnelli di ciclismo erano appassionati e nel tessuto sociale ed economico bergamasco erano inseriti. Eppure, per uno strano gioco del destino, fu proprio Caliandro che riuscì a mettere il nome della sua Index come main sponsor.

«Si crearono situazioni favorevoli – racconta Caliandro – per le quali mi ritrovai in quella situazione. Non capivo niente di ciclismo e anche nei primi mesi di corse seguii la cosa con distacco».

Savoldelli prese la maglia rosa a Folgaria e la difese nella crono di Monticello Brianza
Savoldelli prese la maglia rosa a Folgaria e la difese nella crono di Monticello Brianza

Il primo tifoso

Poi, però, arrivò il Giro e le cose iniziarono a mettersi bene per l’uomo di punta, Paolo Savoldelli.

«Mi accorsi che questa sponsorizzazione poteva avere un ruolo centrale per l’azienda – spiega Caliandro – ma soprattutto mi accorsi che il ciclismo mi conquistava. Iniziai a seguirlo con maggiore interesse, feci di tutto per capirne di più e mi resi conto che avevo iniziato a fare il tifo. Incrementammo la pubblicità della squadra e coinvolgemmo emotivamente tutti i dipendenti».

Il ruolo di Fidanza

Fu un Giro ad eliminazione. I big come Gilberto Simoni, Stefano Garzelli, Francesco Casagrande vennero squalificati, chi per storie di doping e chi per motivi disciplinari. Paolo Savoldelli, già secondo al Giro ’99, fu bravo a restare nelle primissime posizioni.

«La squadra – racconta il Falco – era per il nostro velocista, Ivan Quaranta che in salita faceva fatica. Io ero solo, ma la mia forza fu quella di avere in Giovanni Fidanza (bergamasco, ndr) un direttore sportivo che mi ha sempre aiutato a preparare bene la corsa e a darmi fiducia».

Nella tappa finale di Milano, vinta da Cipollini, la sfilata in rosa integrale.
Nella tappa finale di Milano, vinta da Cipollini, la sfilata in rosa integrale.

La visita del patron

«Vedevo che scalavamo la classifica di giorno in giorno – incalza Caliandro – e ad un certo punto arrivammo al momento decisivo. Mancavano poche tappe e mi dissero che la squadra aveva bisogno di vedermi, che in quell’ambiente si faceva così, che se li avessi incontrati si sarebbero caricati».

Emerse tutta la sua capacità di imprenditore, visionario per i suoi tempi: «Mi dichiarai subito – spiega Caliandro – dicendo ai corridori che di ciclismo non ne capivo nulla. Così li stimolai a raccontarmi le loro imprese e a farmi spiegare il ciclismo. Mi comportai come con i miei clienti, riuscii ad empatizzare con loro e si creò un bel clima».

Impresa a Folgaria

Savoldelli prese la maglia sfruttando la cotta di Cadel Evans (in rosa) sul passo Coe nella tappa di Folgaria. Staccò l’altro diretto avversario, Tyler Hamilton, e così si affacciò a Milano con la vittoria in tasca.

«La mia fortuna – spiega Savoldelli – fu quella di prendere la maglia a poche tappe dal termine. Dopo la tappa di Folgaria c’era solo un trasferimento verso Brescia, la crono e la passerella di Milano. Dovevo solo guardarmi da Hamilton che nella prima crono mi aveva rifilato quasi due minuti, ma andò bene perché arrivai addirittura davanti. Se nel ciclismo di oggi potrebbe ricapitare? Se si verifica una condizione come la mia, ovvero di prendere la maglia a poche tappe dal termine, forse sì…».

Per Savoldelli, che correva nella piccola Index-Alexia, fu la prima vittoria al Giro. Il bis nel 2005
Per Savoldelli, che correva nella piccola Index-Alexia, fu la prima vittoria al Giro. Il bis nel 2005

Un anno e stop

Savoldelli arrivò a Milano in trionfo. «Capii solo quel giorno – ricorda Caliandro – che c’erano imprenditori che avevano speso una vita ad investire per vincere il Giro e non ci erano riusciti. Io al primo anno, senza nemmeno volerlo, ce la feci. Decisi però durante quel Giro che sarebbe stata la mia prima e unica esperienza. Vivere tutte quelle storie di doping fu angosciante, pensare che l’immagine della mia azienda era di fatto legata all’onestà dei corridori non mi faceva dormire la notte».

Basso atleta studiava già da manager? Risponde Carmine Magliaro

02.04.2022
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Le stanze dei massaggiatori per i corridori sono posti simili ai confessionali. E’ lì che, la storia del ciclismo lo testimonia, talvolta nascono o si solidificano belle amicizie. Ed è da lì che si possono intravedere capacità, per il futuro, di una persona. Quante volte abbiamo sentito chiedere a un massaggiatore se il tale corridore da grande farà strada? Ecco, Carmine Magliaro, massaggiatore della Eolo-Kometa, aveva già alcune di queste risposte quando conobbe Ivan Basso da atleta.

Nonostante entrambi abitino a Cassano Magnago, ad un chilometro l’uno dall’altro, la loro amicizia è nata in modo curioso sedici anni fa e durante tutto questo periodo le loro attività si sono sia intrecciate che andate parallelamente. Abbiamo voluto sentire proprio Magliaro – classe ’82 e che ha iniziato a lavorare nel ciclismo con la Lampre nel 2004 – per capire se Basso da corridore studiava già da manager.

Carmine Magliaro e Ivan Basso prima della crono di Verona al Giro 2010. I due collaborano dal 2006
Carmine Magliaro e Ivan Basso prima della crono di Verona al Giro 2010. I due collaborano dal 2006
Carmine, come vi siete conosciuti?

Era aprile del 2006, io lavoravo dall’anno prima in Saunier Duval. Ivan era in CSC e cercava un massaggiatore vicino a casa. Per puro caso, grazie ad amicizie comuni, siamo entrati in contatto e nacque subito un bel feeling. Lo trattai un po’ di volte prima che entrambi partissimo per il Giro d’Italia. Sì, proprio quel Giro che vinse Basso su Simoni in cui furono tanto rivali anche se nessuno dei due mi fece battute sul fatto che lavorassi con l’altro. Ho sempre lavorato in modo professionale, entrambi lo sapevano e me lo hanno sempre riconosciuto.

Quando avete iniziato ad essere nella stessa squadra?

Nel 2009 alla Liquigas. Però a fine 2006 Ivan mi chiamò per seguirlo alla Discovery Channel. Inizialmente pensavo fosse uno scherzo degli stessi amici che ci avevano fatto conoscere ma non era così. Dovetti declinare la proposta perché per il 2007 avevo già rinnovato con la Saunier Duval, nella quale restai fino alla stagione successiva. In ogni caso continuai a collaborare con lui in quei due anni.

Nel 2010 arriva la vittoria al Giro…

Esatto. Una grande cavalcata, a mio modo di vedere figlia a livello psico-fisico dell’anno prima nel quale andò forte sia al Giro che alla Vuelta (rispettivamente terzo e quarto, ndr). Dopo la famosa tappa de L’Aquila, quando ci fu quella mega fuga di 40 uomini, fu la prima, e finora unica volta, che vidi Ivan davvero arrabbiato sul pullman. Pensava di non poter più vincere il Giro. Aveva quasi 12′ di svantaggio dalla maglia rosa Arroyo, presente in quella fuga, e tanti altri forti. Mi piace ricordare che fu l’unico che riuscì a superare Arroyo (secondo nella generale, ndr) mentre tutti gli altri capitani che erano finiti con lui nell’imboscata restarono fuori dal podio (terzo fu Nibali, all’epoca gregario di Basso, ndr). Forse solo uno con la sua convinzione poteva farcela.

Nel 2006 Magliaro conobbe Basso (allora alla Csc) quando lavorava per la Saunier Duval di Simoni
Nel 2006 Magliaro conobbe Basso (allora alla Csc) quando lavorava per la Saunier Duval di Simoni
Noti delle differenze in Basso tra corridore e manager?

Non tante. Era maniacale e stakanovista da atleta e lo è anche adesso. Anzi, talvolta mi sembra di rivederlo in alcuni particolari. Quando correva notavo che spesso prendeva appunti su una sua agenda. Si segnava frasi, momenti, informazioni, dettagli o spunti di cui poi discuterne con la squadra. Oppure anche nei rapporti con staff e compagni. Mai usato un tono di voce alto. Poche parole ma giuste. Ti fa sempre sentire a tuo agio. Tutte situazioni uguali allora come oggi.

Fu da quell’impresa nel 2010 che si intravide in Basso un futuro anche da bravo manager?

Sì. Onestamente l’ho sempre pensato anche negli anni precedenti, non ho mai avuto dubbi in merito. Forse sono di parte ma lui era diverso da tutti gli altri. Il nostro è un mondo complicato, dove non è detto che chi sia stato un bravo corridore sia poi un bravo dirigente, specialmente nell’approccio verso gli sponsor. Ivan quando si mette in testa qualcosa da realizzare, o vincere come quel Giro, lo fa senza tralasciare nulla.

Che tipo di dirigente è?

Moderno, in continua evoluzione. Per lui ogni giorno è la costruzione di qualcosa. Non dà mai nulla per scontato. Una volta smesso di correre, Ivan ha praticamente studiato per il suo nuovo ruolo relazionandosi con altri manager. Ha voluto conoscere la managerialità anche di altri sport per capire meglio come comportarsi. E poi credo che ora le migliori idee gli vengano quando pedala o va a correre a piedi (ride, ndr).

Prima ce lo hai avuto come capitano, ora come capo. Che effetto ti fa?

E’ un rapporto bello e confidenziale. Sinceramente dopo tanti anni non ci faccio tanto caso perché tra Ivan e me c’è un rapporto che va oltre l’amicizia. C’è fiducia reciproca. Che sta alla base di tante cose, come la durata della nostra collaborazione. Quando nel 2020 è scaduto il mio contratto con la EF Pro Cycling, l’anno scorso sono stato ben felice di accettare la sua proposta e tornare a lavorare a stretto contatto con lui.

Possibile quindi vedere Basso manager di una WorldTour? Magari con la Eolo-Kometa?

Non so quanto tempo ci vorrà ma sono certo che prima o poi dirigerà un top team. E non so nemmeno con quale sponsor. Al momento comunque posso dire che Ivan si completa alla perfezione sia con Alberto che con Fran (i due fratelli Contador che gestiscono la squadra con Basso, ndr). Hanno tre caratteri e tre ruoli diversi ma c’è una bella complicità fra loro e nessuna gelosia. Per noi della squadra è una grande motivazione avere loro tre come esempio. Credo che lo siano in generale per tutti.

Bagioli tra una sfortuna e l’altra, la prima vittoria WorldTour

01.04.2022
4 min
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Nemmeno il tempo di festeggiare la prima vittoria nel WorldTour che Andrea Bagioli è stato fermato dall’influenza. Un inizio di stagione complicato per il corridore della Quick Step-Alpha Vinyl che, dopo aver superato il Covid, è stato costretto a fermarsi nuovamente.

«Dopo la Vuelta a Catalunya – racconta Bagioli – siamo partiti subito per Sierra Nevada per fare un ritiro in altura prima delle Ardenne. Tutto ad un tratto nella notte di martedì ho iniziato a sentirmi male e mercoledì sono tornato a casa. Ora sto un po’ meglio, ma dovrò restare fermo almeno fino a domenica. Ho fatto anche tre tamponi, tutti negativi, almeno sono sicuro che non si tratta ancora di Covid».

Per Bagioli una vittoria allo sprint senza esultanza all’ultima tappa del Catalunya, solo dopo il traguardo scoprirà di aver vinto
Per Bagioli vittoria senza esultanza al Catalunya, solo dopo il traguardò scoprirà di aver vinto
Partiamo dalla Vuelta a Catalunya e dalla prima vittoria WorldTour, raccontaci com’è andata.

Prima di partire per la Spagna avevo visto che la prima e l’ultima tappa erano adatte alle mie caratteristiche. Diciamo che mi ero segnato quelle tappe per provare a fare bene, anche se proprio nell’ultima tappa un po’ di sfortuna non è mancata…

In che senso?

Pronti via e dopo 10 chilometri ho forato, non un bel momento anche perché non era ancora partita la fuga ed è successo ai piedi della prima salita. Per rientrare ho fatto fatica doppia. Però ero molto motivato, ero partito con l’idea e con la voglia di vincere.

Il corridore della Quick Step era caduto anche alla prima tappa del Saudi Tour rimediando due punti di sutura al gomito destro
Caduta anche al Saudi Tour, con due punti di sutura al gomito destro
Previsione rispettata.

Direi proprio di sì, sono molto contento, ci voleva proprio. E’ stato un periodo complicato, tra il Covid e qualche caduta di troppo, era il momento di riprendermi tutto e con gli interessi. A dire il vero quando ho tagliato il traguardo non sapevo neanche di aver vinto.

Come mai?

Nell’ultimo strappo ero rimasto nel gruppetto dietro e siamo rientrati solamente ad un chilometro dall’arrivo. Infatti non ero sicuro di sprintare per la vittoria, poi appena tagliato il traguardo mi hanno avvisato dalla radio che avevo vinto.

Che emozione è stata?

Bellissima. Salire sul podio, festeggiare. Anche se abbiamo avuto poco tempo perché la sera abbiamo subito preso l’aereo per Sierra Nevada.

Per lui un buon inizio di stagione, con un secondo posto al secondo giorno di gara
Per lui un buon inizio di stagione, con un secondo posto al secondo giorno di gara
La stagione era partita bene, già al Saudi Tour, poi come hai detto tu la sfortuna si è messa di traverso.

Sì, avevo iniziato bene con un secondo posto nella tappa di Abu Rakah (la seconda, ndr). A dire il vero nella prima tappa, quella dello sterrato, ero caduto e mi avevano messo due punti al gomito. 

Quel secondo posto come ti ha lasciato?

Contento perché non mi aspettavo di essere in una buona condizione, soprattutto dopo la caduta. Poi, ovviamente, non potevo essere contento al cento per cento, il secondo posto mi ha dato anche un po’ di rammarico perché ero a pochissimo dalla vittoria.

Poi è arrivato il Covid.

Appena tornato dall’Arabia. Sono stato fermo 5 giorni, non pochi visto che eravamo in piena preparazione. Dopo la quarantena ho iniziato a pedalare sui rulli e pian piano sono tornato ai miei ritmi normali. Le prime gare dopo il Covid sono state Faun-Ardèche Classic e la Drome Classic, non sono andate male.

Per Bagioli il rientro alle corse dopo il Covid è avvenuto alla Faun-Ardèche Classic
Per Bagioli il rientro alle corse dopo il Covid è avvenuto alla Faun-Ardèche Classic
Prima del Catalunya hai corso anche la Sanremo…

In realtà non dovevo correrla, ma viste le defezioni dei giorni precedenti mi hanno chiamato all’ultimo. Arrivavo direttamente dall’altura per preparare al meglio il Catalunya.

Ora le Ardenne, ne hai qualcuna in particolare nel mirino?

Sinceramente no, in realtà non sono sicurissimo di correrle, vedremo come sto. Per il momento il mio programma non è cambiato e vorrei fare quelle gare per esperienza e per arrivare pronto alla seconda parte di stagione.

Cosa prevede il menù?

Il Giro d’Italia in primis, e lì punto a vincere almeno una tappa. Per prepararlo al meglio farò una settimana a Livigno dopo le Ardenne, per recuperare e per aumentare al massimo la concentrazione. Un altro obiettivo saranno i campionati italiani che si correranno in Puglia. Dalle prime indicazioni il percorso sembra adatto alle mie caratteristiche.

Con Spada e Basso nel backstage della Eolo-Kometa

31.03.2022
7 min
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Casa Eolo, pioggerellina sottile mentre il team prepara la prossima trasferta. Eravamo già stati qui prima della sua inaugurazione. Nella sala riunioni che porta il nome del Cuvignone, allo stesso tavolo troviamo Luca Spada e Ivan Basso, il main sponsor e il team manager della Eolo-Kometa. Tempo di progetti piuttosto che di bilanci, ma capire i ragionamenti dietro la squadra ti permette anche di leggerne le scelte sportive.

Spada si è calato nel ciclismo con l’intensità di un tornado, supportando la società che appartiene a Basso e ai fratelli Contador. E quando gli chiedi coma vada il giocattolino, il cambio di ironia nello sguardo fa capire che l’impegno sia davvero massimale e la posta in palio molto alta.

Per il Giro d’Italia, oltre al bus e al camion officina, la Eolo-Kometa avrà anche un truck cucina
Per il Giro d’Italia, oltre al bus e al camion officina, la Eolo-Kometa avràanche un truck cucina

«Un giocattolino bello costoso – ride – ma sono molto contento. La squadra è nata a novembre 2020, quando il mercato era già fatto, per cui Ivan ha fatto un miracolo a trovare i corridori ancora sul mercato e scommettere su ragazzi come Fortunato e Albanese che si sono rivelati due ottime intuizioni. Ma il vero nocciolo è il team di uomini che ha costruito attorno ai corridori e di cui ho capito la vera importanza. Otto-dieci persone che ci sono qualunque cosa accada e sono in grado di gestirla. I corridori vanno e vengono, il nocciolo resta e si fortifica. Io ci metto l’occhio esterno, che è sempre utile. Non capita anche a voi di essere affogati dal quotidiano e che venga qualcuno a farvi notare una cosa che non avevate proprio visto e può semplificarvi la vita?».

Si è fatto un’idea di come il ciclismo serva alla sua azienda?

Dopo un anno, i risultati di visibilità del brand sono molto interessanti. Abbiamo fatto svolgere uno studio approfondito mediante l’uso di specifiche parole chiave su come la gente percepisca il marchio e in quale ambito. Per intenderci, negli ultimi tre anni si parlava di Eolo in merito a connessioni internet. Dallo scorso anno, il secondo motivo per cui se ne parla è proprio il ciclismo. Se avessimo continuato con una comunicazione tradizionale, saremmo rimasti sempre legati allo stesso pubblico. Entrare nello sport ci ha permesso di ampliare il bacino.

Da luglio scorso, il 75 per cento del capitale è passato a un fondo svizzero. Le cose per la squadra cambieranno?

Neanche un po’, il Fondo è molto convinto della sponsorizzazione, tanto che il sondaggio di cui abbiamo appena parlato è stato commissionato proprio da loro. Io sono appassionato e posso fare anche valutazioni di un certo tipo, loro hanno voluto vedere i numeri e i numeri li hanno convinti. E’ un anno difficile per le telecomunicazioni. I costi dell’energia sono esplosi. Pensate che ogni ripetitore Eolo ha il suo contratto con Enel e la spesa per la corrente è aumentata di 6 milioni di euro. Gli stessi router sono più costosi per la mancanza di materie prime e contemporaneamente il costo della connettività in Italia è fra i più bassi in Europa: 20 euro al mese e l’impossibilità di aumentare. Durante il lockdown i consumi sono aumentati. Fra gli operatori c’è una tensione continua, ma nessuno vuole essere il primo ad aumentare le tariffe.

Andare in fuga da lontano è uno dei tre modi per guadagnare visibilità: qui Rivi a Sanremo
Andare in fuga da lontano è uno dei tre modi per guadagnare visibilità: qui Rivi a Sanremo
Il ciclismo in che modo si inserisce?

Bisogna crederci, crescere e avere un team che funzioni e trasmetta valori positivi. Se ti limiti alla soglia di investimento, resti confuso fra i rumori di fondo. Se svetti, la gente ti nota. Sponsorizzando le corse RCS e coinvolgendo i partner in altre attività con la squadra abbiamo ottenuto questa visibilità. Al Giro saremo nella carovana con un mezzo super figo e avremo stand in tutte le tappe. Come il logo sulla maglia. Se è unico e grande, tutti lo notano. Ma chi vede i tanti marchietti confusi nelle grafiche delle altre?

Le piace ancora stare fra i corridori?

Appena posso, scappo e vado da loro. Sarò molto presente al Giro, con la predilezione per le tappe di montagna, che mi piacciono di più. Nelle volate non riesco a trovare lo stesso entusiasmo. Quest’anno ci hanno contattato tanti corridori, ma abbiamo continuato a puntare sui giovani per i quali Ivan è una sorta di psicologo. Investire su di loro permette certamente di contenere i costi, con la speranza però che crescano. Per tenere quelli buoni abbiamo dovuto spendere 800 mila euro di stipendi in più. Sono contentissimo ad esempio di Diego Rosa.

Non lo conosceva?

No. E quando è arrivato sul pullman dopo quei 5 minuti di gloria nella tappa di Carpegna alla Tirreno, era davvero contento. Mi piace aspettarli agli arrivi, vedi la loro essenza più vera. Ora bisogna che quegli attacchi diventino più frequenti…

Al Giro niente prove

Basso solleva lo sguardo. L’assist di Spada è l’occasione migliore per agganciarsi al discorso e spiegare la filosofia del lavoro con i corridori: i nuovi e i più esperti.

«Abbiamo preso corridori – dice – che si erano disamorati del ciclismo e si erano disabituati a vincere. Gavazzi stesso voleva smettere, invece è ancora lì che lotta. Tante volte sei in gruppo e vai avanti portato dalla corrente. Bisogna risvegliarli, stimolarli partendo da traguardi parziali. Il giorno di Carpegna offre una foto chiara. C’era davanti Rosa che ha anticipato e dietro Fortunato, di cui abbiamo già parlato, che ha provato a correre con i big e non è scattato per paura che poi lo staccassero. Va bene per una volta, alla prossima gli diremo noi di scattare e dovrà farlo.

«Ci sono tre modi per ottenere risultati. Correre per farci vedere, andando in fuga da lontano. Anticipare nei finali, provando a vincere. Correre con i migliori, che è garanzia di randellate nei denti. Ora andremo per 23 giorni in altura, poi ci saranno due corse a tappe per fare qualche prova e poi tireremo fuori gli otto per il Giro. Lì non ci sarà più tempo di fare prove, si corre come dice la squadra. In questo Zanatta ha un controllo totale, è disarmante. Avevo dubbi su due corridori e come correvano, lui mi ha insegnato la pazienza. Alberto (Contador, ndr) è peggio di me. Lui proprio non concepisce che si possa correre nel secondo gruppo (ride, ndr)».

Basso è spesso accanto a Zanatta, che è la colonna portante nella gestione degli atleti
Basso è spesso accanto a Zanatta, che è la colonna portante nella gestione degli atleti

Sponsor italiani cercasi

Spada annuisce e in qualche modo si compiace di questa voglia di emergere, che diventa il biglietto da visita di una squadra appetibile che ha fatto anche dell’immagine il suo cavallo di battaglia.

«Sono contento – dice – che siano arrivati due sponsor come Burger King e Visit Malta, che ci permetteranno di andare al Giro con il nostro camion cucina, convinti come siamo che la corretta nutrizione valga quanto l’allenamento. Il guaio è che è davvero difficile trovare sponsor italiani. Abbiamo mobilitato fior di professionisti e messo in campo importanti conoscenze personali. Ma da un lato c’è ancora paura del doping, anche se gli spieghi tutto il sistema dei controlli. Dall’altro inseguono tutti il calcio…».

La Tre Valli Varesine 2021 è partita dagli stabilimenti Eolo. Qui Spada intervistato da Alessandro Brambilla
La Tre Valli Varesine 2021 è partita dagli stabilimenti Eolo. Qui Spada intervistato da Alessandro Brambilla
Le stesse parole sentite dire da Cassani.

Ne ho parlato tanto con lui e condivido la sua visione. Bisogna allargare la base delle aziende che investono. Se sono sempre le solite 50, difficilmente si andrà oltre le tre professional di adesso. Se fossero 500, allora sarebbe tutto diverso.

Non è per caso, ma risale alla precisa volontà di Basso che i marchi sulla maglia azzurra della squadra varesina siano di aziende prima estranee al ciclismo. Sul tavolo si rincorrono progetti e ragionamenti. Potremmo andare avanti a oltranza, ma il lavoro chiama. Fuori piove ancora. Il Trofeo Senza Fine del Giro 2020 di Basso è attualmente in viaggio verso l’Ungheria per un’esposizione in casa Kometa alla vigilia della partenza del Giro. Nell’ufficio accanto si fanno programmi di viaggio. Il tempo per qualche saluto e si fa rotta su Milano. La Tesla di Spada si infila silenziosa nella pioggerella di marzo e soffiando sparisce.

Arabba aspetta il Giro e arricchisce il menù

30.03.2022
3 min
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La bici e la montagna sono un binomio indissolubile che fa riemergere dalla memoria imprese d’altri tempi. Se poi queste montagne sono le Dolomiti, che sono tra l’altro patrimonio dell’Unesco, le emozioni si amplificano ancor di più.  Arabba è una località da sempre legata al ciclismo, sono moltissime le iniziative per chi ama pedalare in mezzo a questi paesaggi mozzafiato. 

Il percorso del Sellaronda Bike Day misura 52 chilometri e prevede il “Giro dei quattro Passi” (foto Freddy Planinschek)
Il percorso del Sellaronda Bike Day misura 52 chilometri e prevede il “Giro dei quattro Passi” (foto Freddy Planinschek)

Spazio ai pro’

Il Giro d’Italia quest’anno torna ad Arabba, infatti la località sarà al centro della 20­­ª tappa, la penultima prima dell’arrivo a Verona. Il gruppo raggiungerà il paesino, situato a 1600 metri sul livello del mare, dopo aver scalato il Passo Pordoi, che con i suoi 2239 metri è la Cima Coppi del Giro d’Italia 2022

I corridori una volta attraversato Arabba si dirigeranno verso Caprile. Da lì inizieranno la scala finale, forse decisiva per la conquista della maglia rosa, che li porterà in cima al Passo Fedaia. 

Il Sellaronda Bike Day ed il Dolomites Bike Day sono entrambi eventi non competitivi (foto Freddy Planinschek)
Il Sellaronda Bike Day ed il Dolomites Bike Day sono entrambi eventi non competitivi (foto Freddy Planinschek)

Tante iniziative

Come detto, nel territorio delle Dolomiti si respirano natura e ciclismo. Saranno molti gli eventi che vedranno protagonista la località di Arabba. La prima manifestazione sarà il Sellaronda Bike Day che si affronterà in due momenti: 11 giugno e 17 settembre (foto in apertura di Freddy Planinschek). Un percorso di 52 chilometri che prevede il “Giro dei Quattro Passi”: Campolongo, Gardena, Sella e Pordoi. 

In mezzo a questi due eventi sarà possibile prendere parte al Dolomites Bike Day, in programma il 25 giugno. Si tratta, anche in questo caso, di una manifestazione non competitiva che viene organizzata con la collaborazione dell’associazione turistica Alta Badia. Un giro che unisce tre Passi: Campolongo, Falzarego e Valparola, per un totale di 51 chilometri e 2190 metri di dislivello.

Per concludere, domenica 3 luglio Arabba verrà coinvolta nella Maratona dles Dolomites, la granfondo più famosa al mondo, che quest’anno celebra la sua 35ª edizione.

Per coloro che amano la Mtb sarà possibile pedalare sul percorso del Sellaronda MTB Tour (foto Arabba Fodom Turismo)
Per coloro che amano la Mtb sarà possibile pedalare sul percorso del Sellaronda MTB Tour (foto Arabba Fodom Turismo)

Per gli amanti dei sentieri

Per chi preferisce destreggiarsi nei sentieri più impervi, in sella alla propria mountain bike, invece, l’appuntamento è per sabato 18 giugno con la Hero Sudtirol Dolomites. Si tratta della gara di Mtb più dura al mondo, giunta ormai alla dodicesima edizione.

I veri appassionati non possono perdere la possibilità di misurarsi nel percorso principe: la Sellaronda MTB Tour. Il panoramico giro intorno al gruppo del Sella è percorribile in autonomia (ma è preferibile farlo con un’esperta Guida di Mountain Bike). E’ possibile affrontarlo in due sensi: orario ed antiorario. Nel primo caso il percorso misura 58 chilometri con 3400 metri di dislivello (che si riducono a 700 utilizzando gli impianti di risalita contrassegnati dal colore arancione). Nel secondo i chilometri saranno 53 ed il dislivello sarà pari a 3.000 metri (che possono essere ridotti a 1300 utilizzando gli impianti dal colore di riconoscimento verde).

Zana, il cambio di programma e le gerarchie del gruppo

29.03.2022
4 min
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Filippo Zana, accento vicentino e voce sfinita, sta tirando il fiato dopo un avvio di stagione piuttosto intenso. Per i suoi 23 anni, questi primi 23 giorni di corsa, fra cui Oman, Gran Camino e Coppi e Bartali, sono un bello zaino da portare. Il tempo di rifiatare, però, e già da sabato sarà sul Teide in vista dell’Amstel. Andrà da solo, dice, poiché lassù troverà il suo preparatore Paolo Artuso.

«Abita a due chilometri da casa mia – racconta e sorride – ma non lo conoscevo. Ci ha presentato Moreno Nicoletti, il mio procuratore e adesso lavoriamo insieme. Mi ha trovato un posto lassù. Mentre forse un altro periodo di altura lo farò dopo il Tour of the Alps, ma sul Pordoi, prima del Giro».

All’Oman con Canaveral e Zoccarato, per Zana 7° posto nella classifica dei giovani
All’Oman con Zoccarato, per Zana 7° posto nella classifica dei giovani

Cambio di programma

Zana, che già nel 2019 aveva vinto il Gp Capodarco in maglia Sangemini, è salito agli onori della cronaca lo scorso anno con il terzo posto al Tour de l’Avenir. Nella Bardiani-CSF-Faizané che punta sui giovani e ha perso Visconti, il suo è uno dei nomi più spendibili. Il programma iniziale prevedeva, nell’ottica di una crescita progressiva, che a questo punto salisse sull’Etna e da lì andasse a giocarsi qualche carta al Giro di Sicilia. Un buon risultato (possibile) sulla strada del Giro d’Italia, sarebbe stato certamente un buon viatico e avrebbe accresciuto in lui la fiducia. Il cambio di programma lo porterà al Tour of the Alps, dove probabilmente le occasioni per mettersi in luce saranno minori.

«Il Tour de l’Avenir – dice – mi ha dato più consapevolezza nei miei mezzi. La squadra punta su di me e non è facile ripagarli, ma io do il massimo in ogni corsa e speriamo di andare forte. Il cambio di programma c’è stato e non nego che al Sicilia avrei trovato tappe e avversari più alla mia portata. Per contro, il Tour of the Alps potrebbe darmi un ottimo stato di forma in vista del Giro. Mi manca non correre per il risultato, ma del resto andare contro le WorldTour è dura, sempre di più. Noi facciamo quel che si può, sperando di stare con i migliori».

Prepotenza WorldTour

Torna un tema messo sul tavolo da Giovanni Visconti al momento di salutare il gruppo: la convivenza con gli squadroni non è per niente facile. Non solo per il notevole divario atletico, ma anche per lo scarso rispetto che viene riservato ai corridori delle professional.

«Far vedere la maglia per noi è importante – ammette – ma se ti metti davanti, vengono e ti tirano via. Si può resistere, ma si tratterebbe di lottare tutto il giorno, sprecando energie che è meglio utilizzare per andar forte. E’ chiaro che correndo davanti soffri di meno, penso soltanto ai rilanci dopo una curva. Sono tutte energie che risparmi e che ti trovi nel finale. Certo, dà fastidio, ma ugualmente ci proviamo a stare davanti. E magari capita anche la volta che ci riusciamo».

Non è facile correre fra le WorldTour: viene sempre qualcuno a reclamare il suo posto
Non è facile correre fra le WorldTour: viene sempre qualcuno a reclamare il suo posto

Una tappa al Giro

Dopo tre anni con Reverberi, anche Filippo dovrebbe approdare in una WorldTour dal prossimo anno: non quella in cui lavora il suo preparatore. Preferisce non fare nomi, tuttavia perché non si pensi che il suo impegno verrà meno.

«Cerco sempre di dare il massimo – precisa – non voglio sedermi. Il posto al Giro d’Italia voglio meritarmelo. Anche quella sarà una bella sfida. Cercheremo di tenere duro, magari non di fare classifica ma di andare in fuga e vincere una tappa. Per la squadra sarebbe il massimo, per me sarebbe un sogno. Ci potrebbe essere l’obiettivo della maglia bianca, provare a vestirla, non so se sarei in grado di portarla a Verona. Ho tante persone che mi seguono, che mi scrivono. Spero di dare qualche soddisfazione anche a loro».

Sarà curioso, quando anche lui correrà fra i grandi, vedere in che modo si muoverà nel gruppo. La strafottenza di spostare un avversario perché corre in una squadra più piccola devi averla in qualche modo dentro. Filippo Zana e il suo accento vicentino trasudano simpatia e umiltà. Forse nel suo caso sarà diverso.