Il GB Junior Women diventa continental e sogna il Giro Donne

10.11.2022
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Un assaggio di internazionalità il GB Junior Team Women ce lo ha avuto qualche settimana fa quando Giulia Giuliani ha corso in Argentina con la maglia della nazionale. Dal 2023 però la formazione nero-arancio potrà sedersi al tavolo dei grandi quasi sempre grazie all’acquisizione della licenza UCI e del titolo “continental”.

Un salto di categoria importante per la squadra piemontese (di affiliazione) che avrà una mission ben precisa. E così abbiamo fatto un colpo di telefono al team manager Massimo Ruffilli per scoprire meglio cosa bolle in pentola tra attività e programmi per l’anno prossimo.

Le strade bianche del GP Valle del Ticino, gara open organizzata dal GB Junior Team (foto facebook)
Le strade bianche del GP Valle del Ticino, gara open organizzata dal GB Junior Team (foto facebook)
Massimo facciamo una breve introduzione della squadra.

Siamo la sezione femminile della GB Junior Team Pool Cantù di Bortolami. Siamo nate nel 2021 come formazione under ed elite mantenendo un calendario nazionale. Quest’anno eravamo otto elite e tre junior e spesso alle gare open andavamo al completo. In queste due stagioni siamo riusciti a vincere tre-quattro corse e a cogliere piazzamenti che rispecchiano la nostra filosofia.

Quindi un bel gruppo…

Abbiamo sempre avuto ragazze molto giovani ed interessanti. Su tutte senza dubbio c’è Giulia (Giuliani, ndr) ma alcune di loro arrivano da altre discipline. Sylvie Truc che è stata azzurra agli europei giovanili di MTB oltre ad essere stata campionessa italiana di MTB da esordiente ed allieva. Oppure come Vittoria Ruffilli che ha fatto triathlon fino a qualche anno fa. Noi abbiamo sempre scelto l’atleta o la persona, non i suoi risultati.

Ci racconti invece com’è nato il progetto di diventare continental?

La decisione è stata quella di dare un premio alla crescita delle nostre ragazze. Con Gianluca (Bortolami, ndr) siamo amici fin da bambini e gli ho proposto di fare lo step successivo. Ha appoggiato la mia idea purché continuassimo noi ad occuparcene, visto che tutto ciò comporta un maggior dispendio di energie. Gli ho risposto che sarebbe stato così. D’altronde noi siamo una squadra atipica. A parte il prezioso sostegno degli sponsor, di fatto siamo quattro genitori che investono su giovani ragazze che scegliamo comunque con dei nostri criteri. A noi interessano corridori che vogliano fare le prime esperienze. Vogliamo creare dei corridori. Diventando continental vogliamo dare alle nostre ragazze un’anteprima di visibilità su certi palcoscenici, sperando che poi li possano calcare sempre di più in futuro.

Questa annata invece com’è stata?

Diciamo in chiaro-scuro. A maggio Giuliani è stata sfortunata al Giro di Campania perché è caduta a 500 metri dal traguardo nella tappa decisiva. Alla fine ha chiuso terza nella generale ma per me avrebbe potuto vincere tranquillamente la corsa. Da giugno abbiamo avuto l’inserimento di Cipriani che ha vinto subito a Comeana e ha proseguito cogliendo tanti piazzamenti davanti. Alla fine il bilancio è comunque positivo perché abbiamo avuto soddisfazioni da tante nostre ragazze. Borello è stata convocata nella nazionale di gravel e Giuliani è stata chiamata dal cittì Sangalli.

Quest’ultima con Giuliani è stata la ciliegina sulla torta per voi?

Credo che vestire la maglia azzurra sia sempre un lusso. Per la ragazza ma anche per la sua società. Specie per noi che siamo piccoli e senza licenza UCI. Con Paolo eravamo già in contatto da inizio anno, sapevo che la teneva sotto osservazione. Giulia è una buonissima atleta con tante altre valide caratteristiche. Sa comportarsi bene nei vari ambienti, peculiarità cui noi facciamo molto caso, così come credo lo faccia anche lo staff della nazionale. La sua chiamata alla Vuelta a Formosa secondo me non è stata fine a se stessa. Mi sentirei di dire che Giulia ormai faccia parte del giro azzurro.

Sarà lei quindi il faro della vostra squadra l’anno prossimo?

Sì, ma senza metterle pressione addosso. Giulia sono due anni che è richiesta da team più blasonati del nostro ma ha deciso di restare con noi proprio per continuare nel suo processo di crescita. Naturalmente lei sa che dovrà continuare a lavorare e migliorare e che non avrà troppi privilegi. Ha ancora vent’anni e deve ancora temprarsi. Quando avrà fatto la scorza giusta saremo noi che la proporremo alle altre squadre. Però conto molto anche sulle sue compagne. Partiranno tutte alla pari perché sono convinto che possano ben figurare tutte quante.

La squadra del 2023 come sarà strutturata?

A parte Giulia, abbiamo confermato Truc, Rossetti, Garavaglia, Ruffilli e arriverà Sernissi dal Vaiano che, seppur sia giovane, ha già una discreta esperienza internazionale. Passa elite la nostra junior Rebecca Rigamonti. E sempre dalle junior abbiamo preso Chiara Sacchi dalla Vo2 Team Pink e Giulia Miotto dal Breganze Millenium.

E i diesse?

Saranno Enrico Giuliani e Sabrina Morelli, mentre Elena Valli è nel quadro societario e ci darà una mano all’occorrenza. Abbiamo introdotto la figura del nutrizionista. Ce lo hanno richiesto le ragazze stesse vedendo che le loro avversarie alle gare seguivano certe tabelle alimentari. Ogni ragazza si affiderà al suo nutrizionista di fiducia, così come per il preparatore atletico. Naturalmente entrambi si rapporteranno fra loro e con noi per fissare gli obiettivi di ogni singola atleta. Infine abbiamo raggiunto un accordo con De Rosa e correremo con le loro bici.

Che calendario farete?

Entriamo in punta di piedi in un ambiente che non è il nostro. Manterremo l’impegno nelle gare open, cercando di andarci con un atteggiamento psico-fisico di costante miglioramento. L’estero lo faremo a spizzichi e bocconi, valuteremo durante il corso della stagione. Intanto abbiamo fatto richiesta di partecipare alla Vuelta Valenciana a febbraio.

E il Giro Donne lo farà il GB Junior Team?

Solitamente tutte i team italiani continental sono al via senza grossi problemi però ho già parlato con chi di dovere perché ci tengano in considerazione. Noi vogliamo correre il Giro Donne. Non solo, vogliamo farci vedere e farci conoscere ancora meglio.

Belletta alla Jumbo Development, Bortolami racconta

19.07.2022
5 min
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«L’ha pubblicato lui su Instagram – sorride Bortolami – e da quel momento è stato tutto un rincorrere. Volevo gestire la notizia, invece non sono riuscito a starci dietro. Per fortuna ho con me un amico da stamattina e gli ho chiesto di darmi una mano, sennò rischiavo l’incidente…».

Gianluca è in auto. E’ andato all’aeroporto per riprendere Dario Igor Belletta, caduto in pista durante l’omnium agli europei di Anadia. Il colpo subito a causa dei due che l’hanno travolto gli ha fatto uscire la spalla. In ospedale l’hanno rimessa a posto, parlando di sublussazione. Ma con quei tendini e quei legamenti non si scherza, per cui stasera il suo diesse di sempre lo porterà a fare gli esami del caso.

La notizia cui fa riferimento Bortolami è quella fresca fresca del passaggio del tricolore juniores Belletta alla Jumbo Visma Development dal 2023 (in apertura sul podio di Cherasco, foto Ossola). La nostra prima reazione è stata di sconforto per un altro talento italiano che per andare avanti sceglie l’estero. Poi ha prevalso la curiosità, ricordando che per Bortolami Belletta è sempre stato come un figlio. E se un figlio parte, non c’è padre che possa restare indifferente.

La caduta nell’omnium è costata a Belletta la lussaziobe della spalla
La caduta nell’omnium è costata a Belletta la lussaziobe della spalla
Insomma, come è nata questa opportunità?

Già dall’anno scorso, lo avevano cercato tante squadre. Igor non aveva il procuratore, ma davanti a tanto interesse ha voluto sentirne qualcuno e alla fine si è accordato con Manuel Quinziato, convinto dal fatto che segue pochi atleti. Manuel si è anche adoperato per aiutarci a gestire questa situazione della spalla.

Di quali squadre parliamo?

Tante WorldTour. A dire il vero la nostra prima idea era stata di fare una squadra assieme a Rabbaglio della Arvedi, ma alla fine abbiamo avuto qualche difficoltà con uno sponsor e abbiamo optato per il piano B. Intendiamoci, avremmo avuto il budget e lui sarebbe rimasto volentieri con noi. Ma l’ho convinto per il suo futuro che non fosse il caso. Non avrei dormito tutte le notti e se ci fosse stato il minimo problema, mi sarei dato tutta la responsabilità.

Robbert De Groot è il manager della Jumbo Visma Development Team
Robbert De Groot è il manager della Jumbo Visma Development Team
Perché la Jumbo?

Tanti di quelli che lo avevano cercato l’anno scorso si erano un po’ raffreddati dopo qualche problemino di quest’anno, come ad esempio il Covid. Quando si sono fatti avanti quelli della Jumbo Visma, Robbert De Groot ci ha detto che lo aveva seguito anche l’anno scorso e che sarebbero stati pronti per dargli fiducia. E credo che alla fine sia la soluzione migliore. Nella mia carriera ho fatto delle scelte di squadra e le situazioni in cui mi sono trovato meglio, sono state quelle in cui avere attorno compagni di alto livello mi ha permesso di rendere al meglio. Con lui sarà così. Quest’anno è uscito benissimo dalla maturità e non era facile, con i mille impegni della nazionale. Ma Belletta è fatto così. Quando si trova davanti a un appuntamento, vede rosso come i tori.

Avete incontrato la Jumbo Visma?

Quinziato li ha visti personalmente al Tour, noi li abbiamo visti in chat. Erano curiosi di sapere se Igor parlasse l’inglese e sono rimasti colpiti dal fatto che lo parla quasi meglio dell’italiano. Gli hanno dato la massima disponibilità perché rimanga a casa e li raggiunga in aereo quando necessario. E poi, una cosa che a me è piaciuta molto, la disponibilità che io continui a seguirlo. Avrà il suo preparatore della squadra, ma se vorrà che io lo segua o avrà bisogno di uscire con la squadra, sa che noi ci siamo.

Bortolami, classe 1968, è stato pro’ dal 1990 al 2005. Nel 2001 ha vinto il Fiandre
Bortolami, classe 1968, è stato pro’ dal 1990 al 2005. Nel 2001 ha vinto il Fiandre
Ecco, appunto… Come la stai vivendo?

Per me Dario Igor Belletta è come un figlio, l’ho detto tante volte. Un ragazzo speciale. Uno che quando gli cambi la ruota perché ha bucato nel momento decisivo della corsa, prima di ripartire ti dice grazie. Il fatto di poterlo ancora aiutare mi fa pesare meno la cosa. Anche se mi mancherà nelle corse. Perché è un ragazzo educato, intelligente, che sa fare gruppo. E poi è capace di ascoltare e di entrare nelle cose, se c’è da discutere.

Perché non una squadra italiana?

Non voglio sembrare sfuggente, ma dal momento in cui abbiamo rinunciato a fare noi la squadra, la precedenza è andata alle WorldTour. Lui vuole un percorso di crescita normale. E io gli ho detto che dovrà viversi questi anni nella continental in modo tranquillo, senza l’assillo del risultato. Facendo il corridore al 70-80 per cento, preparandosi per quando dovrà farlo al 100 per cento.

Il 3 luglio, Belletta ha vinto il tricolore degli juniores a Cherasco (foto Ossola)
Il 3 luglio, Belletta ha vinto il tricolore degli juniores a Cherasco (foto Ossola)
Pensi sia l’ambiente giusto?

Mi convince il fatto che gli abbiano dato la possibilità di studiare e di stare a casa. Si muoverà quando necessario, parteciperà ai ritiri quando lo convocheranno, ma non dovrà stare per forza in Olanda. Il nome Jumbo spaventa, perché è grande. Oggi ho portato mio figlio a correre e i ragazzini già raccontavano di Belletta che va alla Jumbo, la squadra che si sta giocando il Tour. E speriamo che come lui ne venga fuori qualcun altro. Certe cose per gli altri ragazzi sono sempre uno stimolo…

Le tirate di collo fanno crescere: parola di Bortolami

13.03.2022
5 min
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Stanno per partire anche gli juniores. E siccome i discorsi degli ultimi giorni si sono un po’ incrociati, fra Bartoli che ha colpito duro, Boscolo che gli ha dato ragione, Damilano che ha messo dei paletti e Chioccioli che ha suonato l’allarme, fra una curiosità e l’altra sulla stagione che inizia, abbiamo pensato di coinvolgere Gianluca Bortolami. Il milanese è in ritiro a Castagneto Carducci con il suo GB Junior Team (In apertura Belletta tira il gruppo, foto Nardo) e oltre a raccontarci come vanno le cose, mette sul tavolo la sua idea di come far crescere i giovani. E la sua voce è pesante e incisiva quanto quella di Bartoli.

Giro delle Fiandre 2001, Gianluca Bortolami forza sul Grammont e va a vincere
Giro delle Fiandre 2001, Gianluca Bortolami forza sul Grammont e va a vincere

Gianluca è un ragazzo del 1968, è stato professionista dal 1990 al 2005. Ha vinto 33 corse e fra queste spicca il Giro delle Fiandre del 2001 in maglia Caldirola, anche se nel 1994 erano già venute una tappa al Tour e la vittoria della Coppa del mondo con i successi di Leeds e Zurigo.

Andiamo con ordine, a che punto siamo con gli juniores?

A parte qualcuno che si è preso il Covid e ha ritardato la partenza, stiamo bene. Usando gli stessi percorsi di allenamento, riusciamo a valutare i miglioramenti di quelli al secondo anno e ci facciamo un’idea dei primi anni, che sono meno strutturati. I ragazzi scaricano i dati tutti i giorni e in base a quello che si vede, regoliamo il tiro.

Il team ha lavorato in Lombardia fino a sabato scorso, poi si è spostato a Castagneto Carducci (foto Stefano Nardo)
Il team ha lavorato in Lombardia fino a sabato scorso, poi si è spostato a Castagneto Carducci (foto Stefano Nardo)
Ti occupi tu direttamente della preparazione?

Ci sono io, ma c’è anche Loris Ferrari, anche lui direttore sportivo, che segue l’aspetto dei test. Ci confrontiamo spesso in base a quello che ognuno di noi vede.

Siete stati in ritiro o sempre a casa?

L’inverno a casa, mentre mercoledì siamo partiti per Castagneto Carducci e restiamo qui per dieci giorni. Ci sarebbe piaciuto cominciare a Cesano Maderno e alla corsa per Franco Ballerini, dove avrei portato Belletta e ci avrei tenuto personalmente. Invece hanno già raggiunto il tetto dei 120 partenti e così debutteremo a Cesano Maderno.

Si lavora in salita: lui è Alessandro Bonalda (foto Stefano Nardo)
Si lavora in salita: lui è Alessandro Bonalda (foto Stefano Nardo)
Come sta Belletta?

Ha avuto anche lui il Covid a dicembre e abbiamo cercato di andare con cautela. Siamo in linea con lo scorso anno, lui ha sempre le stesse grandi motivazioni. Abbiamo fatto una corsa in Svizzera dieci giorni fa vicino Grenchen e ha vinto una prova su tre. Siamo andati per avere indicazioni su come stesse e stiamo procedendo bene e soprattutto abbiamo ancora tempo per arrivare come si deve all’inizio di stagione. E sarà una stagione intensa e lunga, dovremo dargli il tempo per risparmiare le forze.

Uno come lui, con vittorie su strada e un mondiale in pista, è già oggetto del desiderio per squadre pro’?

Si sono già fatte sotto delle WorldTour, ma il ragazzo e la famiglia hanno deciso di affidarsi a me e alla squadra. Lui vuole crescere e io lo conosco da quando era piccolino, mentre prima era stato tirato su benissimo da Luciano Fusar Poli, giocando con la bicicletta. E’ un ragazzo intelligente e sa fare le valutazioni del caso.

I ragazzi di primo anno vanno osservati, con gli altri si parte da una base più alta (foto Stefano Nardo)
I ragazzi di primo anno vanno osservati, con gli altri si parte da una base più alta (foto Stefano Nardo)
Qual è l’obiettivo in questo inizio di stagione?

La volontà di fare lo junior senza bruciare i tempi. Se poi andrà forte, potrà passare U23 con chiunque. Ma non vi nascondo che stiamo cercando di fare la squadra per seguire lui e gli altri. Non è facile trovare sponsor, ma ci stiamo adoperando.

E qui arriviamo al discorso di Bartoli: fino a che punto sarà giusto tenerlo nella bambagia?

Condivido in pieno quello che ha detto Michele. Io sono passato anche prima di lui e correvo contro i corridori dell’Unione Sovietica e quelli della DDR (la Germania dell’Est, ndr) e quando c’erano loro, se andava bene si faceva terzi. Se si vuole crescere, bisogna fare esperienze di alto livello. Se un ragazzo vuole crescere, deve confrontarsi con i più forti. Quando passi pro’, nessuno guarda più l’età.

Nel 2021, Filippo Borello ha vinto due corse: Vaprio D’Agogna e il Trofeo Madonna di Campagna(foto Stefano Nardo)
Nel 2021, Filippo Borello ha vinto due corse: Vaprio D’Agogna e il Trofeo Madonna di Campagna(foto Stefano Nardo)
Come ti regolerai con Belletta?

Credo che i primi due anni da U23 tranquilli possano starci, anche se durante questi ci sta di prendere qualche tirata di collo confrontandosi con i più grandi. Chi gestisce il giovane di talento deve saperlo dosare, valutare l’esperienza e quando semmai puntare al risultato. Come si è sempre fatto. Se ti accontentavi di correre nel circuito di paese, non crescevi e non cresci. Andare nelle gare internazionali con quelli forti è lo stimolo che ci vuole.

Torniamo a Bartoli: le vittorie nelle piccole corse non fanno crescere.

Abbiamo avuto tanti corridori che passavano U23 senza confrontarsi ad alto livello. Sono poche le squadre juniores che vanno a misurarsi all’estero. Ci siamo noi, c’è il team Ballerini di Bardelli. A volte ci vanno le formazioni regionali. E là fuori ti confronti con i corridori che poi si vedono dominare da professionisti. D’estate andremo a fare una corsa a tappe in Belgio con gli allievi. Badate bene, non per fare risultato, ma per fare esperienza.

Foto di gruppo al via della stagione: si parte fra una settimana (foto Stefano Nardo)
Foto di gruppo al via della stagione: si parte fra una settimana (foto Stefano Nardo)
Un’esperienza importante…

Non voglio essere presuntuoso, ma se vogliamo crescere bisogna fare così. Anche con l’aiuto dei genitori, che ci permettono di farlo. Quando ero un ragazzino, mi sembrava già tanto andare a correre fuori regione, andare all’estero è come toccare il cielo con un dito. E correre in Belgio serve a far capire ai ragazzi che cosa vuol dire correre col vento e con l’acqua senza lamentarsi come fanno lassù. E la cosa funziona. Quando tornano non sono più gli stessi. Certe esperienze ti permettono di fare lo scatto mentale decisivo.

Belletta 2021

Tra allenamenti e scuola, Belletta prepara il ritorno

08.02.2022
5 min
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Ci sono due aspetti che restano impressi nel parlare con Dario Igor Belletta: il primo è la sua grande educazione, fattore non comune in un ragazzo che esce dall’adolescenza con i giusti valori. Il secondo è la sua grande determinazione nel volere fortemente un futuro nel ciclismo, ma non sacrificando anche altre strade professionali e quindi orientato a restare concentrato sullo studio. Se mettiamo insieme le due cose, abbiamo le basi di quello che potrebbe essere un campione.

La sua vittoria all’ultimo Gran Premio Liberazione è ancora davanti agli occhi di tutti. La sua volata prepotente, quel gesto con gli indici verso il cielo a ricordare una ragazza che non c’è più, Silvia Piccini, ennesima vittima di un incidente stradale mentre era in bici, ennesimo tributo pagato a una sicurezza stradale ben lontana da un parametro accettabile. Non è stato un gesto fine a se stesso, il rischio per Dario è un compagno quotidiano delle sue uscite e la chiacchierata parte proprio da questo concetto

Belletta Liberazione 2021
Il gesto toccante di Belletta all’arrivo del GP Liberazione ha dato al successo un significato profondo
Belletta Liberazione 2021
Il gesto toccante di Belletta all’arrivo del GP Liberazione ha dato al successo un significato profondo

«Molti, all’indomani della mia vittoria romana, hanno sottolineato la mia abitudine a uscire la mattina presto, prima della scuola – racconta il corridore del GB Junior Team – E’ una scelta fatta anche in funzione del traffico: io cerco sempre di allenarmi fuori dagli orari di lavoro. Abito alla periferia Ovest di Milano, sono strade molto trafficate, dove si rischia sempre molto. Per quanto fai attenzione, per quanto ci possa essere qualcuno in supporto o si possa essere in compagnia, è un pericolo. Le responsabilità? Sono di tutti, perché come gli automobilisti sono disattenti, spesso lo sono anche i ciclisti, dimenticando che in gioco c’è la vita».

Molti ragazzi della tua età, che hanno un talento per emergere nello sport, lo privilegiano rispetto allo studio, tu invece procedi con lo stesso impegno su entrambe le strade. Come fai?

E’ questione di testa. Io non voglio pensare che una scelta sia migliore dell’altra, so che se nel ciclismo le cose andranno bene dovrò dedicarmici appieno, ma spero che quel momento arrivi il più tardi possibile, per ora va bene così. Io frequento il Liceo Scientifico Bramante a Magenta e vorrei un domani frequentare la facoltà di Scienze Motorie per restare nel mondo del ciclismo anche dopo la fine della carriera, ma per ora è un’idea come tante. La scuola è comunque fondamentale, su questo non si discute.

Belletta Omnium 2021
Conquista a Dalmine del titolo tricolore juniores: nel 2021 Belletta si è anche laureato iridato nell’eliminazione
Belletta Omnium 2021
Conquista a Dalmine del titolo tricolore juniores: nel 2021 Belletta si è anche laureato iridato nell’eliminazione
Tra l’altro questo è l’anno degli esami di maturità…

Già, il che rende tutto un po’ più complicato, soprattutto per la parte primaverile della stagione, ma non voglio assolutamente mettere le mani avanti, voglio far bene nelle gare che mi aspettano anche se dovrò concentrarmi anche sullo studio.

Il 2021 è stato un anno molto ricco di soddisfazioni per te, ma anche impegnativo.

Infatti ho chiuso molto stanco, dovevo recuperare e mi sono dedicato più allo studio, ma l’inverno dal punto di vista della preparazione è stato molto proficuo, ho gettato le basi per la nuova stagione anche se non è stato semplice. Appena avevo ripreso la bici in mano ho contratto il Covid, con qualche lieve sintomo, sono stato 15 giorni in quarantena. Per fortuna sono riuscito a mantenermi fisicamente in forma, anche quando ho staccato non l’ho fatto mai del tutto, forse anche per l’entusiasmo che la stagione mi ha trasmesso.

Belletta Dondeo 2021
La vittoria nella Coppa Dondeo è stata una delle sue perle del 2021 (foto Francesco Sessa)
Belletta Dondeo 2021
La vittoria nella Coppa Dondeo è stata una delle sue perle del 2021 (foto Francesco Sessa)
Prima parlavamo di scelte, ma anche nel ciclismo sei diviso fra strada e pista…

E anche in questo caso non vedo la necessità di privilegiare l’una al posto dell’altra, perché sono convinto che siano speculari, possano convivere e dare un reciproco contributo per crescere. Oltretutto la pista mi diverte moltissimo, l’eliminazione (dove ha conquistato l’oro mondiale di categoria, ndr) è davvero uno sballo…

Ma non è una specialità olimpica. Dove pensi di poter dire la tua in una gara a cinque cerchi?

L’omnium e la madison, ma si tratta di un sogno poter partecipare alle Olimpiadi. Lo vedo come qualcosa di molto lontano, devo crescere tanto. Ammiro tantissimo Elia Viviani per quello che ha fatto, è un esempio di come tattica e potenza possano e debbano convivere per emergere.

Belletta Mondiali 2021
Ai mondiali di Leuven Belletta ha chiuso 33°, dopo che era stato 5° ai Campionati Italiani
Belletta Mondiali 2021
Ai mondiali di Leuven Belletta ha chiuso 33°, dopo che era stato 5° ai Campionati Italiani
Ora sei al secondo anno junior ed è la fascia d’età dove ormai procuratori e squadre professionistiche mettono gli occhi sui migliori talenti in circolazione. Tu che tipo di corridore sei?

Sicuramente penso di emergere di più nelle classiche d’un giorno, ma più che altro perché non ho ancora grandi esperienze nelle corse a tappe. Lo scorso anno ho fatto il Giro del Friuli e sono finito 5° e miglior primo anno, penso quindi di poter dire la mia anche su questo tipo di prove. In salita mi difendo bene, lo scorso anno però l’ho un po’ trascurata nella seconda parte dell’anno pensando ai mondiali, per privilegiare l’esplosività.

Se si parla di sogni, qual è il tuo?

Sono di Milano, per uno come me partire quasi da casa per raggiungere la Riviera Ligure e vincere sarebbe un’emozione incontenibile. La Milano-Sanremo non ha eguali: non mi sono mai perso una partenza…

Dietro Belletta, il cuore (e l’esperienza) di Bortolami

01.05.2021
4 min
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Dietro Dario Igor Belletta e le sue vittorie c’è anche Gianluca Bortolami. Quella scritta GB Junior Team è infatti la sua sigla. Di lui si parla sempre poco ed è un peccato. Il milanese, 53 anni, vinse il Fiandre nel 2001 in maglia Tacconi Sport (nella foto di apertura, il forcing sul Grammont), ma prima era stato parte della gloriosa Mapei che travolse la Roubaix del 1996 con Museeuw, mentre lui e Tafi si piazzarono in parata al secondo e terzo posto. Due anni prima, Bortolami aveva conquistato la Coppa del mondo, nel magnifico 1994 che lo vide vincere la tappa di Rennes al Tour, la Leeds International e il Gran Premio di Svizzera. Oggi Gianluca ha il suo negozio a Castano Primo, il Bortolami Bike Action, e in quella squadra juniores riversa la sua voglia di insegnare il ciclismo. Noi lo abbiamo chiamato per farci raccontare il suo pupillo, di cui ieri abbiamo tratteggiato la storia.

Belletta con le dita al cielo per Silvia Piccini, al Gp Liberazione dello scorso 25 aprile a Roma
Belletta: le dita al cielo per Silvia Piccini, al Gp Liberazione
Gianluca vi aspettavate un avvio del genere? Descrivici questo Belletta…

Sapevamo che andasse forte ma che infilasse 4 vittorie nelle ultime 5 gare onestamente non ce lo aspettavamo. E’ alto 1,87 e le sue caratteristiche fisiche gli permettono di andare bene un po’ ovunque. E’ molto veloce, tiene benissimo sulle salite di 4/5 chilometri e nei percorsi misti si trova a suo agio. Ha anche una buona visione di corsa. Un’altra sua grande qualità è quella di saper conciliare ottimamente la scuola, dove va molto bene, con gli allenamenti. Anzi vi racconto un aneddoto…

Anche Bortolami a braccia alzate, al Tour de France del 1994, a Rennes
Anche Bortolami a braccia alzate, al Tour del 1994, a Rennes
Dicci pure, siamo curiosi.

In parte ve lo ha già detto lui. In autunno e in inverno, abbiamo scoperto quasi per caso guardando le tracce del suo computerino, che si allenava ad orari strani, quasi sempre la mattina presto. Quando il meteo lo permetteva usciva alle sei del mattino, poi rientrava a casa per seguire le lezioni, in presenza o in Dad, e al pomeriggio studiava. Non ci ha mai detto nulla perché non voleva passare per quello che fa il fenomeno tra scuola e ciclismo. E quando gliene abbiamo chiesto il motivo lui, ci ha risposto che non gli pesava farlo e che era il suo dovere trovare il tempo sia per studiare che pedalare.

Considerando le tante potenziali distrazioni che ci sono per un ragazzo della sua età, è raro sentire cose simili. A questo punto non c’è il rischio che gli venga chiesto sempre di più?

Vero, c’è il rischio e onestamente, se ci penso, sono un po’ preoccupato. Ma noi, insieme alla sua famiglia, lo stiamo preservando. E’ solo un primo anno junior e vogliamo che arrivi alla categoria superiore non spremuto. E soprattutto vogliamo che, quando non sarà più con noi, continui ad andare in bici per divertirsi e non per vincere e fare contenta solo la sua squadra. Questo discorso vale per ogni mio ragazzo, che per me sono tutti figli. A Dario sto insegnando a non strafare in bici, perché verrà il tempo in cui il suo volume d’allenamento sarà molto superiore. In questa categoria, anche a fronte di tante vittorie, bisogna capire che siamo un punto di partenza.

Nella celebre Roubaix del 1996, arriva prima di Tafi e subito dietro Museeuw
Nella celebre Roubaix del 1996, arriva prima di Tafi e subito dietro Museeuw
Chissà quanto interesse ci sarà per lui dopo questi successi?

Tantissimo e devo dire che sia noi che lui siamo turbati per l’affacciarsi dei procuratori alle gare, ma fortunatamente anche la sua famiglia la pensa come me. Dario va protetto, lasciandolo in pace e libero di crescere e anche sbagliare senza pressioni o ansie da prestazioni. Si è guadagnato la convocazione in nazionale e naturalmente puntiamo a mandarlo a fare esperienze internazionali con la maglia azzurra, così come andare ai campionati italiani per fare bene. Però non deve diventare un assillo per nessuno, qualora non dovesse fare i risultati sperati.

Belletta Liberazione 2021

Belletta, quel Liberazione rabbioso dedicato a Silvia

30.04.2021
4 min
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Se fosse una canzone, Dario Igor Belletta sarebbe la hit del momento. Il diciassettenne del GB Junior Team – che frequenta la quarta al liceo scientifico Donato Bramante a Magenta – ha iniziato la stagione suonando quattro sinfonie (in meno di un mese) nelle prime sette gare disputate: vittorie ad Ancarano il 28 marzo, alla Coppa Dondeo a Cremona per Pasquetta, nella Novara-Suno l’11 aprile e nel Gp Liberazione a Roma pochi giorni fa, quest’ultima con una dedica particolare. E a gioire di questi successi, oltre alla sua famiglia, è il suo team manager ed allenatore Gianluca Bortolami

«Lo abbiamo preso – spiega l’eroe del Fiandre 2001 – dalla S.C. Busto Garolfo e lo tenevamo un po’ sotto osservazione perché nel 2016 avevamo già avuto suo fratello Pier Elis, più vecchio di cinque anni e che ora corre tra gli U23 nella Named-Uptivo. Da allora siamo rimasti in contatto con la famiglia, che si fida di noi e così siamo riusciti ad assicurarcelo anche se aveva tante richieste da altre formazioni».

In ritiro con la nazionale di De Candido a metà aprile (foto Instagram)
In ritiro con la nazionale di De Candido a metà aprile (foto Instagram)

Se Bortolami si gode il ragazzo di Arluno, lo stesso Belletta sembra lusingato e sorpreso dalle parole del suo dirigente e dalle attenzioni che gli vengono rivolte dagli addetti ai lavori. A parlargli però sembra di avere di fronte una persona più grande.

Dario, eravamo rimasti in sospeso con quella esultanza del Liberazione: mani in alto ed indici puntati verso il cielo. Quel gesto era per Silvia Piccini (la diciassettenne morta investita in allenamento il 22 aprile scorso, ndr)?

Sì, la vittoria l’ho dedicata a lei, che era praticamente una mia coetanea e che è stata uccisa mentre faceva quello che più le piaceva. E’ stato doveroso dedicargliela perché un minuto di silenzio era troppo poco.

Immaginiamo che ti abbia molto scosso questa disgrazia.

Assolutamente, è stato un brutto colpo, una vera ingiustizia. E’ morta che stava facendo quello che amava di più. E’ toccato a lei ma poteva capitare ad ognuno di noi. E non possiamo andare avanti così.

Secondo te cosa bisognerebbe fare in più?

Non saprei cosa dovremmo fare di diverso. Va cambiata la cultura e la mentalità italiana del guidatore di un mezzo verso il ciclista, bisognerebbe guardare davvero al Nord Europa dove ci sono tante piste ciclabili e le biciclette hanno la precedenza sulle maggiori strade. Ecco, forse noi giovani potremmo impegnarci sui social facendo qualche post superficiale in meno e cercando di sensibilizzare di più la popolazione ad avere più rispetto per noi. Ma sappiamo che è molto difficile.

Dario cambiamo argomento cercando di riportarti un po’ il sorriso. A chi ti ispiri?

Attualmente, forse perché fisicamente somiglio a lui, adoro Van Aert perché quando si attacca il numero lo fa per essere competitivo su ogni terreno, anche quello meno adatto a lui senza aver paura di saltare o non fare risultato. Un corridore così fa tanto bene al ciclismo. E come lui apprezzo anche Van der Poel.

E’ vero che ti svegliavi all’alba e ti allenavi di nascosto?

Ma no (ride, ndr), non era di nascosto. Uscivo ad orari inconsueti quando sapevo che avrei avuto la giornata scolastica piena, però non mi è mai pesato e per me era normale. Credo che in tanti abbiano o avrebbero fatto come me.

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Dato il tuo impegno com’è il rapporto a scuola con compagni e professori? Cosa ti hanno detto dopo queste quattro vittorie?

Tutti si sono complimentati con me e penso che la prossima vittoria la dovrò dedicare ai miei insegnanti, perché sono comprensivi e disponibili per aiutarmi e farmi recuperare le lezioni che perdo. Così come i miei compagni che sono i miei primi tifosi e talvolta si offrono di farmi i compiti. Li ringrazio ma declino sempre.

E invece com’è il rapporto con i tuoi compagni di squadra? Sei pronto a metterti al loro servizio?

Assolutamente sì, nel momento in cui mi dovessi accorgere che uno di loro sta meglio di me, mi metterei subito a lavorare per lui. E quest’anno è già capitato. Inoltre penso che non sia mai un bene che vinca sempre solo un corridore. L’unione fa la forza e se più corridori del GB Junior Team vincono, più timore può fare la squadra in ogni corsa cui partecipa.