Under 23: per i quarti anni inizia la stagione decisiva

12.03.2023
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Con il 2023 già inoltrato verso la primavera e la stagione ciclistica iniziata, è il momento di discutere di obiettivi. La categoria under 23 ha tagliato il nastro con la San Geo, vinta da Persico. Guardando proprio al giovane corridore della Colpack, al suo quarto ed ultimo anno da under, ci siamo chiesti quali siano i ragazzi nella sua stessa situazione. Atleti che si giocano una fetta importante per il loro futuro proprio nella stagione appena cominciata

De Cassan è uno dei ragazzi del CTF che nel 2023 si gioca una bella fetta di futuro
De Cassan è uno dei ragazzi del CTF che nel 2023 si gioca una bella fetta di futuro

Parola al cittì

L’interlocutore adatto a questo discorso è proprio il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori. Grazie al suo lavoro negli anni ha avuto modo di vedere questi ragazzi, accompagnandoli per tutto il cammino, che però non è ancora terminato.

«Già al quarto anno da under 23 – incalza Amadori – si giocano poche chance, visto il movimento che ha preso il ciclismo moderno. Si tratta praticamente dell’ultima stagione, anche perché una volta entrati elite il tutto si complica ancora di più. Di ragazzi che si giocano una bella fetta di futuro in questa stagione ce ne sono tanti: Persico è il primo che mi viene in mente. E’ sicuramente partito bene, ma per stuzzicare l’interesse delle squadre WorldTour deve mettersi in mostra anche fuori dall’Italia.

«La Colpack quest’anno ha ampliato il suo calendario aggiungendo tante gare in Europa, la prima sarà la Gand-Wevelgem. A proposito, tra poco faremo un raduno in Puglia di cinque giorni per preparare insieme proprio la trasferta belga: sarà la prima corsa per la nazionale. Oltre a Persico ci sono un’altra decina di ragazzi al quarto anno di buon livello che però sono chiamati a mettersi in mostra anche fuori dall’Italia».

Un altro quarto anno della Colpack è Della Lunga, vincitore del GP La Torre a febbraio (foto Instagram Colpack)
Un altro quarto anno della Colpack è Della Lunga, vincitore del GP La Torre a febbraio (foto Instagram Colpack)

Un occhio ai nomi

Nel curiosare tra le rose delle varie squadre, insieme al cittì, vengono fuori dei nomi importanti, ognuno con delle situazioni differenti. 

«Tra gli atleti del Cycling Team Friuli – continua Amadori – ci sono De Cassan e Debiasi, due ragazzi interessanti. La loro fortuna è che correndo in un team satellite della Bahrain Victorious, riescono ad essere più sotto controllo. Tra i ragazzi della squadra di Boscolo c’è anche Buratti, ma lui ha una situazione differente. Ha già il contratto nel 2024, proprio con la WorldTour. La sua stagione sarà di ulteriore apprendimento, ma potrà correre senza stress e questo è un grande vantaggio. Nella Colpack, oltre al già nominato Persico, abbiamo Della Lunga e Meris. Il primo ha già vinto, ma anche per lui vale il discorso di mettersi in mostra anche fuori dall’Italia».

Nuove realtà

Il 2023 ha portato tante nuove realtà, progetti diversi che hanno lo scopo di far crescere i ragazzi e di dar loro il giusto spazio. 

«Un progetto interessante – dice – è quello messo in piedi dalla Technipes #InEmiliaRomagna. Loro hanno un bel calendario internazionale e tra i ragazzi c’è Dapporto, quarto anno che da questa situazione può trarre grande beneficio. Altri progetti degni di nota sono quelli messi in piedi da Biesse Carrera e dalla continental della Q36.5, nella quale corre Edoardo Sandri. Un ragazzo che in salita va forte ed ha già fatto vedere qualche bel risultato: come l’ottavo posto in classifica generale all’Adriatica Ionica Race nel 2022. La formazione svizzera correrà molto all’estero, ora è in Algeria per una gara 2.2 e poi andranno in Francia, insomma il palcoscenico è quello giusto».

Ora le WorldTour preferiscono prendere gli juniores e farli crescere nei team development (nella foto Mattio con la Jumbo Visma)
Ora le WorldTour preferiscono prendere gli juniores e farli crescere nei team development

In mezzo al cambiamento

La posizione dei ragazzi al quarto anno da under 23, i classe 2001 per intenderci, è difficile. La “colpa” non è solo la loro, ma anche quella di un cambiamento radicale nel ciclismo che ha modificato e non poco le carte in tavola. 

«I quarti anni – spiega il cittì – sono in mezzo ad uno dei più grandi cambiamenti del mondo del ciclismo. Ora le formazioni WorldTour hanno aperto i team development e prendono i ragazzi che escono dalla categoria juniores. Preferiscono formare i corridori fin da subito, prenderne di più grandi non garantirebbe gli stessi risultati. Non per mancanza di qualità, ma per percorsi di crescita differenti. I ragazzi del 2001 dovranno dimostrare un po’ di più degli altri le loro qualità e la loro fame.

«Da questo punto di vista la nazionale può dare loro una mano con tante corse internazionali e con i vari ritiri, serve però anche la collaborazione dei team. Anche in passato ci sono stati tanti ragazzi che si sono messi in luce con la maglia della nazionale alle varie corse. Uno su tutti è Salvatore Puccio che nel 2011 vinse il Fiandre under 23 quando era ancora una prova di Coppa delle Nazioni. In quella squadra c’era anche Trentin, che arrivò quinto. I due, quello stesso anno firmarono poi per due team WorldTour: Puccio la Sky e Trentin la Quick Step»

Della Lunga vuole prendersi la Colpack, guidato da Bevilacqua

15.07.2022
7 min
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Il Giro del Veneto ha portato alla luce qualche nome interessante: uno è quello di Riccardo Lucca, vincitore di una tappa e della classifica generale. Il secondo nome è quello di Francesco Della Lunga, ventunenne toscano del Team Colpack Ballan (foto Instagram di apertura). Un corridore che nei suoi tre anni nel team bergamasco si è visto poco, soprattutto nelle corse di spicco. Il suo diesse Antonio Bevilacqua però è fiducioso delle capacità atletiche di Francesco ed in lui crede, anzi ha addirittura una visione più ampia di tutto l’insieme.

Antonio Bevilacqua è convinto che ai giovani serve tempo per maturare ed imparare, qui con Padun
Antonio Bevilacqua è convinto che ai giovani serve tempo per maturare ed imparare, qui con Padun
Allora Antonio, intanto come è arrivato da voi Della Lunga?

Ce lo hanno segnalato quando era juniores, lo abbiamo visionato e successivamente sottoposto a dei test ed i risultati sono stati molto incoraggianti. In lui abbiamo sempre creduto molto, e lo continuiamo a fare, complici anche delle difficoltà iniziali abbiamo tuttavia preferito fare le cose gradino dopo gradino.

Che difficoltà?

E’ arrivato da noi nel 2020, al suo primo anno da under 23 si è ritrovato in mezzo alla pandemia e tra scuola e Covid ha corso davvero poco. L’anno scorso ha preso quel maledetto virus proprio ad inizio stagione complicandosi l’avvio e non ingranando nella maniera migliore. 

Quest’anno, invece, sembra essere uscito dal guscio.

Sì, nella prima parte di stagione è stato molto utile per noi e per i suoi compagni. E’ stato uno degli ultimi uomini più importanti per Gomez nei primi mesi del 2022 riuscendo a ritagliarsi anche il suo spazio. Si è riuscito a sbloccare a Gambellara, poco prima del Giro del Veneto, vincendo la sua prima corsa tra gli under 23. 

A proposito di compagni di squadra, la concorrenza è alta da voi: ci sono Gomez, Persico, Umbri, Meris…

Noi abbiamo questa filosofia secondo la quale puntiamo a far crescere un corridore gradualmente. Parliamo dei velocisti: Francesco, i primi due anni ha dovuto imparare a lavorare per la squadra e per i suoi compagni più grandi o in condizione migliore. Tra gli under 23 si è persa la voglia di fare fatica, di mettersi in gioco per gli altri. E’ diventata una categoria molto più egoista rispetto a qualche anno fa. Vi faccio un esempio.

Dicci.

Quando Consonni correva da noi i primi due anni ha tirato le volate a corridori più grandi ed esperti, ha preso aria in faccia. Alcuni ragazzi, anche primi anni, stanno a ruota tutto il giorno poi escono per fare la volata e si piazzano. In questo modo pensano di mettersi in mostra e di passare tra i professionisti più facilmente.

Consonni prima di affermarsi in Colpack ha fatto tanta gavetta lavorando per i compagni più grandi
Consonni prima di affermarsi in Colpack ha fatto tanta gavetta lavorando per i compagni più grandi
Ma non funziona così, giusto?

Certo che no, ditemi voi se è normale. Quando vai tra i pro’ devi imparare a prendere il vento in faccia, a farti le fughe di 150 chilometri. Se queste cose non le impari da ragazzo poi di là duri ben poco. Della Lunga ha fatto così, ha preso tanta aria in faccia e gli ha fatto bene, noi crediamo in lui, è forte e per dimostrarlo vi faccio un altro esempio: alla Popolarissima doveva tirare la volata per Gomez, è andato talmente forte che è arrivato secondo. Anni fa avevo un ragazzo di primo anno con il quale ho discusso più volte perché lui voleva fare le volate e non tirarle. Pensava che facendo i piazzamenti si sarebbe messo in mostra, ora è ancora tra i dilettanti e senza esperienza di corsa. Quanti ragazzi vediamo passare e poi tornare indietro perché non sono ancora maturi? 

Tanti…

Le squadre professionistiche non hanno pazienza di far maturare il corridore, e non dovrebbe neanche essere il loro compito. Lasciamo ai ragazzi il giusto tempo di maturare, Consonni e Masnada, che hanno corso da noi, sono passati pro’ quando erano elite. Ora i ragazzi passano alla fine del secondo anno, poi non vanno e ritornano tra i dilettanti.

Francesco è al suo terzo anno alla Colpack Ballan e dopo qualche difficoltà iniziale si sta ritagliando i suoi spazi (foto Instagram)
Francesco è al suo terzo anno alla Colpack Ballan e dopo qualche difficoltà iniziale si sta ritagliando i suoi spazi (foto Instagram)

Francesco cosa dice?

Le parole di Antonio Bevilacqua riecheggiano ancora nella nostra testa quando sentiamo Della Lunga. Quella con gli under 23 sembra una piega difficile da raddrizzare, anche se sarebbe bello vedere i ragazzi correre in bici per amore di questo sport e non per “rubarsi” il posto a vicenda. Anche se, alcune domande ci frullano nella mente, è vero che c’è bisogno di maturare, ma in questi anni Francesco non ha mai corso il Giro d’Italia Under 23 o il campionato italiano. Corse che comunque fanno parte dello sviluppo dell’atleta.

«Il Giro d’Italia non era la corsa più adatta alle mie caratteristiche – racconta il ragazzo – quindi si è deciso, insieme ai direttori sportivi, di non correrlo e di fare gare più adatte alle mie caratteristiche. La squadra voleva fare bene nell’ottica della classifica generale, per questo si è puntato su una squadra più “leggera”. Infatti sono andato all’Adriatica Ionica Race».

In pochi mesi Della Lunga ha raggiunto quota tre successi stagionali (foto Valentina Barzi)
In pochi mesi Della Lunga ha raggiunto quota tre successi stagionali (foto Valentina Barzi)
I percorsi delle grandi corse a tappe però sono ormai tutti tosti, i velocisti sono chiamati a grandi sforzi, non è meglio abituarsi gradualmente a questa cosa già da under 23? 

Da un punto di vista sì, fare 10 giorni di corsa del Giro rispetto ai 5 dell’Adriatica Ionica Race sarebbe meglio ma il roster è ristretto e la squadra numerosa. In qualche modo ci si deve adattare e comprendere che ci sono delle scelte da fare. Quando è stata selezionata la squadra per il Giro non ero in buona condizione, per cui è stato anche giusto così.

La concorrenza in squadra ti spaventa? Non sarebbe stato meglio correre in un team che ti avrebbe dato più spazio?

La concorrenza tra compagni fa bene e fa crescere, in allenamento è bene anche confrontarsi con gente forte. Non nascondo che quando sono venuto alla Colpack l’ho fatto anche per una questione di prestigio, se un corridore fa quel che deve fare qui poi ha più possibilità di passare. Reggere il confronto tra compagni di squadra tempra il carattere, bisogna essere giusti e disponibili ma farsi sentire in corsa, quando il momento lo richiede.

Della Lunga (a destra in maglia Dover) è stato notato dalla Colpack quando era junior (foto Scanferla)
Della Lunga (a destra in maglia Dover) è stato notato dalla Colpack quando era junior (foto Scanferla)
In questi anni sei stato a disposizione di ragazzi più grandi o in migliore condizione, come vi gestite?

Io sono consapevole che un mio compagno più grande debba avere più spazio rispetto a me, è giusto così. Gomez, che è al quarto anno, ha corso più gare da “protagonista” ma lui deve ritagliarsi il suo spazio e giocarsi le sue chance di passare professionista. Questo non vuol dire che si corra sempre per lui, tutti siamo a disposizione l’uno dell’altro a seconda dei periodi di forma e degli obiettivi stagionali.

Insomma, questa competizione non ti spaventa, anzi…

No no, non bisogna aver paura. Nel 2020 non ho corso, quindi mi sono trovato l’anno successivo con 12 mesi in più sulle spalle ma nessuna esperienza. Così ho preso consapevolezza della situazione e ho dato il mio contributo alla squadra, all’inizio del 2022 uguale. Ora, in questa seconda parte di stagione è arrivato il mio momento e l’anno prossimo sarò pronto a far vedere quanto valgo.