L’Avenir delle donne? Ce lo racconta Ciabocco

02.09.2024
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Mentre si sviluppava la grande battaglia fra i vari Blackmore, Torres, Widar e gli altri al Tour de l’Avenir, anche le pari età hanno avuto il loro spazio nell’identica prova femminile, racchiusa negli ultimi 4 giorni con un prologo e tre tappe in linea. Una corsa con molti significati anche se un po’ schiacciata dalla concorrenza maschile. La migliore azzurra è stata Eleonora Ciabocco (in apertura nella foto DirectVelo), capace di un settimo posto finale di spessore, che ridefinisce i contorni di una ragazza passata di categoria con tante aspettative dopo i successi da junior e che comincia a farsi vedere anche nei quartieri alti della categoria superiore.

Le azzurre in gara: oltre a Ciabocco anche Cipressi, Valtulini, Pellegrini, Segato e La Bella
Le azzurre in gara: oltre a Ciabocco anche Cipressi, Valtulini, Pellegrini, Segato e La Bella

La leader della nazionale italiana ha sempre viaggiato fra le prime, non uscendo mai dalla Top 10 e questo è già un segnale, considerando anche che il Tour de l’Avenir Femmes è una delle poche corse a livello Under 23.

«E’ una gara dura – esordisce la maceratese – io l’ho affrontata con tanta curiosità soprattutto aspettando l’ultima tappa perché ci tenevo a pedalare sul Colle delle Finestre, ne avevo sentito tanto parlare e volevo vedere di persona com’era».

Per le azzurre un’ottima prova di squadra scaturita anche da un bel clima instauratosi nel team
Per le azzurre un’ottima prova di squadra scaturita anche da un bel clima instauratosi nel team
Raccontaci il tuo Tour…

Il prologo a La Rosière era appena di 2 chilometri, tanto per prendere confidenza ma il 5° posto per me è stato importante, tornavo in gara dopo oltre un mese dalla caduta sul Blockhaus al Giro d’Italia. Avevo voluto concludere ugualmente quella tappa convivendo con il dolore, ma poi avevo dovuto alzare bandiera bianca e mi era dispiaciuto perché ci tenevo a finire il Giro. Poi avevo fatto un bel blocco di allenamento, ma tornare in gara è sempre un’incognita.

E dopo?

Nella prima tappa c’era una lunga discesa e la salita finale dove al di là del 9° posto finale ho apprezzato tantissimo il lavoro di squadra che abbiamo fatto. Fra noi ragazze si è formato subito un bell’amalgama, ci trovavamo bene, poi con me c’era Francesca Pellegrini con la quale abbiamo condiviso tante trasferte e tante sfide anche da juniores. Il piazzamento poteva anche essere migliore, ma ho scelto in salita di seguire il mio ritmo, infatti le prime sono andate via ma salendo ne ho riprese tante.

Le azzurre hanno corso sempre in prima linea: qui Valtulini a seguire il ritmo delle prime
Le azzurre hanno corso sempre in prima linea: qui Valtulini a seguire il ritmo delle prime
Top 10 anche nella seconda tappa…

Sì, era la più semplice e infatti si è conclusa con uno sprint abbastanza folto. Io era da tempo che non facevo una volata, ho perso un po’ la mano ma neanche poi tanto visto il 4° posto finale. Poi l’ultima tappa, quella per me speciale, dove mi sono piaciuta molto perché all’inizio non stavo bene, ho perso presto il treno delle più forti. La corsa è diventata come una cronometro, almeno per me, ho visto che più andavo avanti, più mi sentivo bene e più recuperavo. Ho chiuso ottava ma se fosse stata anche un po’ più lunga sarei arrivata anche più avanti.

Il 7° posto finale come lo giudichi?

E’ sicuramente positivo anche se va contestualizzato: non gareggiamo spesso in questa categoria quindi non sapevamo alla vigilia quali fossero i veri valori in campo. Alla resa dei conti abbiamo visto che le francesi avevano un passo superiore, infatti hanno monopolizzato le tappe. Io ho dato tutto quel che avevo.

Eglantine Rayer, vincitrice della seconda tappa. Le altre in linea sono andate a Bunel
Eglantine Rayer, vincitrice della seconda tappa. Le altre in linea sono andate a Bunel
Che livello ti sei trovata ad affrontare?

E’ un bel test, ma certamente di livello inferiore alle gare che siamo abituate a correre. Il livello soprattutto in salita era più basso, lo si vede dalle velocità sostenute. Per me poi è stato qualcosa di molto diverso: quando corro con la squadra il più delle volte sono chiamata a fare ritmo per imboccare la salita, per portare più avanti possibile la capitana di turno, qui invece ero io che potevo correre liberamente e tirare avanti. E’ stato importante per crescere, un’esperienza nuova. Guardando le avversarie poi, alla fine sono emerse quelle con più esperienza: la Bunel che ha vinto veniva dal Tour Femmes dov’era stata terza fra le giovani, si vedeva che era più avvezza a questo tipo di corse.

Stai diventando una specialista di corse a tappe?

Chissà… Difficile dirlo ora, credo di dover imparare ancora molto. Ho fatto un bel piazzamento qui ma anche nelle corse d’un giorno non vado piano, settima lo ero stata anche alla Freccia del Brabante, per esempio.

Il podio finale con la francese Bunel prima su Holmgren (CAN) a 2’11” e Vadillo (ESP) a 5’16”
Il podio finale con la francese Bunel prima su Holmgren (CAN) a 2’11” e Vadillo (ESP) a 5’16”
Com’è stato seguito l’Avenir delle donne? Sui media se n’è parlato poco, l’impressione è che fosse schiacciato dalla presenza maschile…

Quel che posso dire è che l’organizzazione è stata molto precisa per combinare gli orari. Infatti avevamo la sveglia molto presto perché partivamo prima dei coetanei ma questo consentiva di finire presto e tornare in anticipo agli hotel. Con i maschi ci incontravamo solo lì, diciamo che erano comunque due gare distinte.

Come giudichi la tua stagione?

Sicuramente migliore rispetto alla precedente, ho visto dei progressi soprattutto nella gestione delle gare, ma so che devo migliorare ancora molto. Già il fatto di gareggiare in questo periodo è un passo avanti, lo scorso anno avevo chiuso con il Giro…

Carlotta Cipressi, 23esima alla fine, preziosa per Ciabocco nelle fasi di approccio alle salite
Carlotta Cipressi, 23esima alla fine, preziosa per Ciabocco nelle fasi di approccio alle salite
E adesso?

Ora mi aspettano il Romandia e le gare italiane. Mi sarebbe piaciuto tornare ad assaporare l’azzurro per una prova titolata, ma se anche non fosse così posso provarci il prossimo anno. Io comunque sono tranquilla e mi concentro sui risultati, assaporando esperienze come quella appena vissuta, correndo su una salita che è un’icona del ciclismo e soprattutto vivendo una bella esperienza come quella con le mie compagne in azzurro, cosa che ha influito sul risultato finale.

Gregaria ma non solo. Pellegrini cresce bene

12.09.2023
5 min
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Avevamo lasciato Francesca Pellegrini in procinto di salire di categoria, portandosi dietro quell’immagine di terza intrusa nella lotta fra Ciabocco e Venturelli che aveva contraddistinto la scorsa stagione italiana fra le juniores, con belle soddisfazioni anche in consessi internazionali. Approdata all’Uae Development Team con un contratto biennale, la bergamasca si è fatta strada e nella Picto-Charentaise dove la Basilico era stata terza lei era finita poco dietro, quinta.

I suoi piazzamenti e soprattutto la sua abnegazione per le compagne ne hanno fatto un punto fermo della nazionale di categoria, con Sangalli che l’ha chiamata nel team del Tour de l’Avenir dov’è stata una spalla ideale per la Realini. Ma la Pellegrini è questo e altro ancora…

«Rispetto alla ragazza dello scorso anno, alle sfide con Ciabocco e Venturelli molto è cambiato – racconta la Pellegrini – Entrare in un Devo team ti dà la possibilità di crescere piano, attraverso le esperienze che fai anche, anzi soprattutto al cospetto delle più grandi. Ma non è un salto nel buio come poteva essere fino a qualche anno fa, il calendario è commisurato al proprio livello».

Per la bergamasca finora 25 giorni di gara con 2 vittorie nelle cronosquadre e un 5° posto in Francia
Per la bergamasca finora 25 giorni di gara con 2 vittorie nelle cronosquadre e un 5° posto in Francia
Gareggiando in una gara di categoria come l’Avenir, hai notato differenze rispetto alle altre prove, dove ci sono cicliste più anziane e smaliziate?

Sinceramente non tante, perché il livello della corsa a tappe francese era molto alto. Successivamente ho corso due classiche francesi di livello 1.2 e devo dire che sembrava un po’ la stessa cosa. Diverso è il discorso quando si gareggia contro squadre WorldTour di primo piano, si vede che hanno un ritmo diverso nelle gambe. Per questo i tecnici vogliono che facciamo un calendario commisurato alle nostre possibilità.

Come ti hanno inquadrato nel team?

Nella maggior parte dei casi ho fatto da gregaria alle mie compagne, ma ci sono state occasioni nelle quali i ruoli si sono invertiti. Proprio alla Picto-Charentaies, ad esempio, colei che era stata prescelta come capitana non era in giornata, così la squadra ha deciso di puntare sulla mia volata e il 5° posto è stato un risultato di valore, il migliore in una stagione un po’ particolare.

Con le ragazze dell’Uae Development Team, dove la Pellegrini correrà anche nel 2024
Con le ragazze dell’Uae Development Team, dove la Pellegrini correrà anche nel 2024
Perché?

Si sapeva già dall’inizio che avrei dovuto privilegiare lo studio nella prima parte dell’anno, avendo la maturità al Liceo Scientifico. In primavera sono stata due mesi senza gareggiare. Ora sono più libera, potrò continuare ad allenarmi a casa e voglio investire tutte le mie energie nel ciclismo, anche se ho intenzione di continuare gli studi e fare un corso universitario online. Ma almeno non avrò difficoltà ad allenarmi anche la mattina, prima era davvero impossibile: ad esempio ho fatto tutta la preparazione invernale sui rulli, ora invece potrò uscire anche d’inverno e fare palestra.

In questa stagione però sei risultata un elemento prezioso nelle cronosquadre, facendone vincere addirittura due al tuo team…

Io non sono certo una specialista delle cronometro, ma nelle prove a squadre riesco a dare il meglio, sfruttando il fatto di poter recuperare quando tirano le compagne. Non è molto diverso da quel che si fa nelle gare, quando si danno lunghe tirate per portare davanti la leader.

La Pellegrini si sta rivelando preziosa a cronometro nelle prove di squadra (foto Mabyle)
La Pellegrini si sta rivelando preziosa a cronometro nelle prove di squadra (foto Mabyle)
Viste le difficoltà, sei soddisfatta finora della tua stagione?

Non è stata male, considerando appunto che non ho gareggiato sempre e non mi sono potuta concentrare sull’attività. La stagione era iniziata bene, ma poi mi sono dovuta fermare. In estate ho ripreso trovando presto la forma e mi sto rifacendo.

Come ti sei trovata al Tour de l’Avenir nel correre per la Realini?

E’ stata una bellissima esperienza e sono grata al cittì Sangalli per avere avuto fiducia in me. Io avevo il compito di lavorare nelle prime parti delle tappe, permettendo a Gaia di risparmiare energie. Si vede che ha accumulato esperienze in un team WT, ha un altro passo. Io sono stata contenta del suo podio e anche di come me la sono cavata.

Il team azzurro all’Avenir, con Barale, Ciabocco, Masetti, Realini e Tonetti (foto Mabyle)
Il team azzurro all’Avenir, con Barale, Ciabocco, Masetti, Realini e Tonetti (foto Mabyle)
Il vostro era un gruppo composito, con cicliste del WT insieme ad altre come te, meno avvezze a quel livello…

E la differenza si vede. Io ad esempio arrivavo ai -30 dall’arrivo che sentivo la stanchezza accumulata lavorando nella prima parte, ma altre, quelle già presenti abitualmente nelle prove del massimo circuito, hanno un altro passo, un’altra resistenza. E’ per questo che dico che il WorldTour cambia molto le cose.

E ora?

Ora mi aspetta un’altra trasferta con la nazionale, per una gara a tappe in Olanda, anche questa solo per under 23 in programma dal 15 al 17 settembre, la Watersley Womens Challenge. Poi la mia stagione dovrebbe essere conclusa, a meno che non arrivi una chiamata per la sfida continentale, ma per averla dovrò davvero dare tutto nelle gare che restano…

Avenir Femmes, Sangalli punta su Realini, ma occhi aperti…

26.08.2023
7 min
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In queste ore c’è un altro gruppo azzurro in viaggio sulle strade francesi. E’ la nazionale U23 femminile pronta a dare battaglia al Tour de l’Avenir Femmes che partirà lunedì 28 agosto, all’indomani della fine di quello maschile. Barale, Ciabocco, Masetti, Pellegrini, Realini e Tonetti sono le sei ragazze selezionate dal cittì Paolo Sangalli per le cinque tappe che assegneranno la maglia gialla delle giovani.

La nuova corsa suscita curiosità e contemporaneamente anche tanta considerazione da parte delle venti nazionali partecipanti. La lista delle atlete presenta nomi importanti, ma la categoria U23 è spesso imprevedibile perché di gare solo dedicate a loro ce ne sono ancora poche, figurarsi di questa importanza. Bisognerà tenere sott’occhio più di una formazione anche se l’Italia ha tutte le carte in regola per essere una dei fari della gara. L’impressione è che l’Avenir Femmes possa essere la prima occasione per Sangalli e il suo staff di prendersi una piccola rivincita morale dopo il mondiale di Glasgow per poi tornare sugli standard tipici delle azzurre all’europeo. Alla vigilia della trasferta in Francia ne abbiamo parlato col cittì.

Il percorso

Apertura dal dipartimento di Saona e Loira con una crono vallonata di 15 chilometri. La seconda frazione strizza l’occhio a sprint di gruppo o colpi di mano nel finale, poi si inizierà a salire. Antipasto nel finale del terzo giorno sulle colline del Giura. Quarta tappa corta ed esplosiva (circa 2.000 metri di dislivello in meno di 80 chilometri) per giungere in cima a Megeve, già sede di traguardi maschili.

Venerdì primo settembre ultima giornata sulle Alpi dal profumo di vero Tour de France. Si parte da Saint Gervais Mont Blanc, si attraversa Combloux (teatro della super crono di Vingegaard) e si scaleranno due montagne importanti dove Ciccone ha ipotecato la maglia a pois: il Col de Saisies e la Cormet de Roselend (la vetta de l’Avenir con i suoi 1.968 metri). In pratica si ricalcano i primi 85 chilometri di quella 17esima tappa col finale arricchito da un gpm di seconda categoria a pochissimo dalla fine che potrebbe essere il trampolino di lancio definitivo per le contendenti alla generale.

Gaia Masetti trionfa a La Classique de Morbihan, sua prima vittoria UCI da elite. Sarà una pedina importante per l’Avenir Femmes
Gaia Masetti trionfa a La Classique de Morbihan, sua prima vittoria UCI da elite. Sarà una pedina importante per l’Avenir Femmes
Tutto pronto per la Francia?

Direi proprio di sì. Partiamo con due massaggiatori, due meccanici e tutta l’attrezzatura necessaria. Non vogliamo lasciare nulla al caso col nostro staff, che fa sempre un lavoro encomiabile ed è un vanto per noi. Ai mondiali, ad esempio, considerato lo stato delle strade non abbiamo avuto forature o troppi problemi meccanici, a parte il guaio a Persico. E nessuna ha risentito di infortuni o dolori muscolari. Io faccio la mia parte ma senza di loro farei molto poco. Inoltre, sapendo che alcune notti si dormiranno tutte assieme in convitti o strutture simili, la Federazione ci mette a disposizione il bus con la cucina per avere pasti più adeguati, specie a colazione. Sarà importante mangiare e recuperare bene. Sono tutti aspetti che possono fare la differenza. Ma non ci fermiamo qua…

Cosa farete in più?

Domani mattina, mentre ci recheremo alla sede della prima tappa dove ci saranno tutte le operazioni preliminari, dovremmo riuscire a vedere il percorso dell’ultima tappa. Visto che stasera non dormiamo troppo distanti, vogliamo cercare di capire come sarà il percorso e studiare le eventuali tattiche da attuare.

Pellegrini dopo la maturità ha trovato la condizione giusta per guadagnarsi la chiamata all’Avenir Femmes
Pellegrini dopo la maturità ha trovato la condizione giusta per guadagnarsi la chiamata all’Avenir Femmes
Quindi si parte per puntare al bersaglio grosso?

Tutti questi dettagli, se possibile, si curano a prescindere, soprattutto se quello è il tuo metodo di lavoro. All’Avenir vogliamo fare del nostro meglio in ogni tappa, poi vedremo come si metterà la corsa. Non ci siamo solo noi, ma penso alla Francia, Olanda, Germania, Gran Bretagna o altre nazionali che possono essere più di outsider. Bisogna tenere conto che controllare una corsa del genere con sei atlete non sarà semplice. Noi partiamo con un profilo molto basso però è ovvio che con Realini non possiamo nasconderci più di tanto.

Sarà lei la leader unica o hai pensato ad una seconda punta per la generale?

Con i podi conquistati a Vuelta e Giro Donne Gaia (Realini, ndr) parte con i gradi di capitano inamovibile. Ha preparato molto bene questa corsa e per questo devo ringraziare molto la Lidl-Trek, che sotto questo punto di vista lo trovo un team illuminato. In alternativa potrebbero esserci sia Barale che Ciabocco. E’ tutto l’anno che tirano per le loro leader, quindi sanno prendersi delle responsabilità. Anche per loro vale lo stesso discorso di Realini e pertanto ringrazio la DSM. Ma questo discorso è il medesimo anche per i club delle altre ragazze.

Sangalli ha premiato la generosità e la crescita di Tonetti, che recentemente ha centrato una vittoria open in Veneto
Sangalli ha premiato la generosità e la crescita di Tonetti, che recentemente ha centrato una vittoria open in Veneto
Loro avranno il compito di svolgere un lavoro più oscuro?

Dipende da come andrà la crono. Masetti è cresciuta tanto quest’anno e ha dimostrato di andare forte anche in gare impegnative. Ha accumulato già molta esperienza internazionale. Pellegrini è una ragazza giovane che conosco bene, di grande prospettiva. Le abbiamo fatto fare la maturità senza pressione e adesso ha una condizione giusta. Tonetti è un’altra ragazza veloce, che non ha paura né di tirare né di andare all’attacco. Anche lei potrebbe avere la possibilità di fare qualcosa. In generale però ognuna delle sei ragazze sarà al servizio delle compagne. In questo caso devo dire che sta uscendo l’ottimo lavoro dei training camp invernali in Spagna dove alcune di loro non si conoscevano ed ora sono diventate ottime amiche. Questo è già un risultato per quello che mi riguarda.

Guardando le tappe il cittì Paolo Sangalli ha pensato a qualche tattica in particolare?

Come dicevo prima, vedremo come andrà la crono iniziale, sperando di limitare i danni. Anche se le tappe non sono lunghissime, se si vuole c’è comunque spazio per recuperare eventualmente il terreno perso. In ogni caso credo che quasi certamente si deciderà tutto negli ultimi due giorni, se non addirittura nella frazione finale. Ci saranno tre gpm per un totale di 40 chilometri di salita su 98 di gara e di pianura ce ne sarà poca. Un corridore come Realini è tagliata per una tappa così però vediamo come arriveremo in fondo. Ora pensiamo solo a partire bene.

Barale e Ciabocco per il cittì Sangalli sanno prendersi responsabilità e possono essere delle alternative a Realini
Barale e Ciabocco per il cittì Sangalli sanno prendersi responsabilità e possono essere delle alternative a Realini
Avvertite un po’ di pressione?

L’Avenir Femmes è praticamente come un mondiale a tappe per le U23 con tutte le migliori, fatta qualche eccezione come l’iridata Vas (l’Ungheria non partecipa, ndr). Noi vogliamo onorare una gara importante che tra i maschi ha lanciato fior di campioni. Sono già contento che ci diano come la squadra più forte (sorride, ndr) ma non sarà semplice. Non voglio responsabilizzare troppo le ragazze. Di sicuro so che ci vorrà attenzione. Non voglio che succeda più una situazione in cui dobbiamo inseguire come è successo a Glasgow quando non abbiamo centrato la prima fuga. E’ stata un’eccezione per noi ma abbiamo imparato la lezione.

Un lampo azzurro alle spalle del podio. E poi la solita Zoe

24.09.2022
5 min
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La tattica dell’Italia era abbastanza semplice. Aspettare che partisse Zoe Backstedt e poi stare con le francesi. Qui non si tratta di sviscerare l’attività delle ragazze, chiedendosi se sia poco come ad esempio si va ragionando con gli uomini. Qui c’era davanti la più forte degli ultimi due anni, era certo che sarebbe partita e l’unica speranza erano appunto le francesi, possibile veicolo fino a una medaglia.

«Non solo perché avevano Rayer – spiega il cittì Sangalli – ma perché era la squadra più attrezzata. Ci abbiamo provato. Abbiamo pagato un po’ la giornata no di Ciabocco. Comunque abbiamo fatto un quarto posto onorevole per un mondiale».

Pronti via e Zoe Backstedt ha preso il largo, arrivando solissima e commossa
Pronti via e Zoe Backstedt ha preso il largo, arrivando solissima e commossa

Salute e fortuna

Ciabocco l’abbiamo incontrata che tornava verso i box assieme a Gaia Segato e con lo sguardo contrariato ha raccontato che stamattina le è arrivato il ciclo e certo restare competitiva a certi livelli è diventato un’ipotesi remota. Le azzurre hanno iniziato a passare, mentre iniziava a piovere e il cittì azzurro si preparava per raggiungere le elite alla partenza.

«Sapevamo – continua il suo racconto – che su un percorso così l’ago della bilancia era lo strappo, quindi anche se si rimaneva indietro, bastava stare con le francesi che si rientrava. Le ragazze hanno fatto il massimo, prendiamoci questo quarto posto e speriamo in futuro di avere più fortuna. Se Venturelli non fosse caduta in allenamento, avrebbe fatto un altro tipo di gara. Sarebbe stata davanti sicuramente a giocarsela o a provarci. Se ci mettete che anche la Segato aveva un problemino al ginocchio, si può dire che non siamo arrivati in condizioni ottimali a livello di salute, però la Pellegrini ha fatto una bella azione d’orgoglio e ha preso un quarto posto che comunque è onorevole».

Vietato muoversi

Pellegrini si chiama Francesca, corre nella Valcar-Travel&Service e quest’anno ha aperto la stagione vincendo il Piccolo Trofeo Binda. E’ bionda ed esce dalla mixed zone con la bici spinta a mano. La rincorsa a Sangalli ci ha fatto tardare, ma lei si accosta ugualmente alla transenna. La provochiamo, chiediamo se il quarto posto bruci perché puntava al podio. Lei cambia sguardo e sorride.

«Al podio si poteva puntare – ammette – però alla fine le tre che sono arrivate davanti erano le tre più forti e anche le tre che dovevamo tenere d’occhio. Dalle indicazioni di Paolo e di Rossella Callovi, dovevamo guardare in particolare la Francia, ma anche l’Olanda, cercando di sprecare il meno possibile stando a ruota loro. Quindi non dovevamo fare nulla in prima persona, essendo comunque in due rispetto alla Francia che invece erano in quattro e all’Olanda. E’ un quarto posto molto soddisfacente, considerando che siamo ad un mondiale. Se me lo avessero detto prima, non ci avrei creduto. Sono molto soddisfatta, devo ancora realizzarlo. Una medaglia sarebbe stata ancora più soddisfacente, però non ci si lamenta».

Happy birthday

E poi c’è Zoe Backstedt, che si è regalata il secondo oro di questo mondiale nel giorno del suo 18esimo compleanno. La sua facilità di azione è disarmante. Sicuramente sfrontata: se non fosse certa di avere un livello enormemente superiore, non azzarderebbe certi attacchi. Probabilmente precoce, ma con enormi margini atletici per cui pensare che, una volta passata fra le più grandi, potrebbe crescere ulteriormente.

«Non credevo di partire così presto – dice – ma dopo la prima discesa ho visto che il gruppo era rotto, ho visto la velocità e data la mia capacità nelle curve, ho mollato e sono andata dritta. Il piano era di andare da sola, ma non così presto. Di sicuro avrei anticipato per non subire il ritmo delle scalatrici più forti. Non ho mai avuto momenti di cedimento, se non a un certo punto quando il vantaggio ha iniziato a scendere. Solo che mancava un giro, avevo ancora 2 minuti e ho capito che ce l’avrei fatta al 100 per cento».

Pellegrini (assieme a Ciabocco) ha corso nel finale sulla ruota delle francesi
Pellegrini (assieme a Ciabocco) ha corso nel finale sulla ruota delle francesi

Bici e divertimento

Crono, strada, ciclocross e pista, come Federica Venturelli, che ha un anno meno e di sicuro oggi l’avrà vista andar via, dovendo a sua volta sopportare ancora gli acciacchi della caduta.

«Mi piace andare sulla mia bicicletta – sorride la festeggiata – e non è per me una gran pressione dare del mio meglio. Perciò, che sia cross o strada, crono oppure pista, per me è come giocare. Certo la pista è più schematica, ma anche quello a suo modo mi piace».

Intanto se ne torna a casa con la doppietta che l’anno scorso le sfuggì a causa di Alena Ivanchenko che la batté nella crono. Ma quest’anno i russi non ci sono. La guerra fa schifo, su questo siamo tutti d’accordo. Forse però quest’anno Zoe le avrebbe battute tutte lo stesso.

Pellegrini 2022

Pellegrini, inizio folgorante in Italia. E adesso la Gand

24.03.2022
5 min
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Tre gare in stagione, un solo nome nell’elenco delle vincitrici: fra le juniores attualmente c’è un dominio assoluto come nel ciclismo non si riscontrava da tempo. Domenica a Cittiglio Francesca Pellegrini ha messo la firma sul 9° Piccolo Trofeo Binda (foto di apertura Rubino), confermando di attraversare uno stato di forma clamoroso, che ha messo in soggezione tutte le avversarie. Vincere aiuta a vincere si è sempre detto, ma nel caso della bergamasca queste vittorie sono anche il sinonimo di una grande voglia di riscatto.

Sono giorni di grande impegno per la ragazza lombarda. Fra le ore trascorse a scuola, gli allenamenti, preparare la trasferta in Belgio per la Gand-Wevelgem del fine settimana e trovare un po’ di tempo per raccontarsi non è facile. La portacolori della Valcar Travel & Service ammette di sentirsi un po’ schiacciata da tanta attenzione.

«Questa serie di vittorie ha sorpreso anche me – dice – credo che sia figlia soprattutto di come sono andate le cose lo scorso anno, chiuso senza quei risultati che mi attendevo».

Pellegrini Valcar 2022
Francesca Pellegrini, bergamasca di 18 anni, è stata campionessa italiana Esordienti 1° anno nel 2018
Pellegrini Valcar 2022
Francesca Pellegrini, bergamasca di 18 anni, è stata campionessa italiana Esordienti 1° anno nel 2018
Che cosa era successo?

Nulla di particolare, solo che non vedevo arrivare i risultati che speravo dopo tanto impegno e mi sono buttata un po’ giù. Durante l’inverno mi sono impegnata molto, non solo nell’allenamento fisico ma anche lavorando su me stessa, sulla mia convinzione e credo che i risultati stiano arrivando anche per questo.

Come nasce la Francesca Pellegrini ciclista?

Decisamente per caso, perché in famiglia nessuno pratica il ciclismo. Solo mio nonno era appassionato, ma non praticante. Io da bambina ero un po’ “maschiaccia”, per sfogare la mia esuberanza i miei genitori mi dissero di scegliere fra calcio e ciclismo. Ho provato entrambi e il secondo mi piaceva di più. A 6 anni ho subito iniziato a gareggiare fra le G1 e non mi sono più fermata.

Sei praticamente nata in bici…

Quanti giri ho fatto nel mio giardino di casa… Era la mia pista. Le rotelle le ho usate pochissimo, ho trovato subito l’equilibrio e poi è stato tutto un gioco di pedalate, salti, corse. I miei erano tranquilli, giravo sempre attorno casa.

Come nascono le tue vittorie?

Diciamo che il mio terreno preferito sono le salite. Mi piacciono le gare dure, difficili, dove si possono portare via fughe. Sono abbastanza veloce, ma non sufficientemente per emergere nelle volate di gruppo quindi serve che si arrivi all’epilogo in gruppi ristretti o dopo una gara davvero dura. Quella di domenica è stata l’ideale da questo punto. Ci ho messo un po’ a carburare, ma man mano vedevo che potevo tenere un bel ritmo e quando Eleonora Ciabocco, la campionessa italiana, ha lanciato l’attacco ero pronta a rispondere e ci siamo trovate davanti in 6. Ho impostato una volata molto lunga, forse anche troppo, ma è andata bene.

Sai di portare un cognome sportivamente importante…

Eh, è un bel peso… Potessi solo raggiungere un briciolo di quello che ha vinto Federica nel nuoto sarei già felicissima. Diciamo che questo paragone mi fa sentire sempre un pelo più forte.

Pellegrini azzurro 2021
Agli Europei di Trento 2021 la Pellegrini ha lavorato per le compagne, finendo ventesima
Pellegrini azzurro 2021
Agli Europei di Trento 2021 la Pellegrini ha lavorato per le compagne, finendo ventesima
Vieni da tre vittorie, ultima delle quali in una gara internazionale. Ora sei in partenza per la Gand-Wevelgem, è chiaro che le aspettative su di te sono aumentate.

Anche da parte mia su me stessa. In nazionale sono già stata lo scorso anno agli europei di Trento, ma come detto quella dello scorso anno non era la vera Francesca. Ora sono molto più consapevole di quel che posso fare. La vittoria di Cittiglio mi ha dato molta carica, domenica troverò molte delle avversarie battute lì e altre ancora più forti, ma parto sapendo che posso fare bene.

In base alle tue caratteristiche, dovrebbe essere un percorso che ti si adatta…

Altimetricamente sì, mi piace molto. Non so però come mi adatterò all’acciottolato, quella sarà una scoperta assoluta e sono molto curiosa di vedere come mi troverò.

Gand a parte, che cos’altro ti proponi in questa stagione?

Non c’è una gara specifica, dico solo che mi piacerebbe molto guadagnarmi la convocazione per i mondiali in Australia. Non mi pongo particolari obiettivi di risultato, già indossare la maglia azzurra in un’occasione simile sarà un grande privilegio, poi nel caso darò tutto come sempre.

Abbiamo capito dai tuoi risultati che le gare d’un giorno sono nelle tue corde. Resta da vedere come ti trovi in quelle a tappe.

Ho provato una sola volta, lo scorso anno, al Giro delle Marche, ma partiva il giorno dopo gli europei e non faceva molto testo. Io sono convinta di poter far bene, perché ho sempre recuperato bene anche dopo giornate di carichi importanti, ma una corsa a tappe è tutta un’altra cosa. E’ un altro spazio tutto da scoprire.