La nuova storia di Zana, pronto a rilanciarsi alla Soudal

15.09.2025
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Ci sono tanti pensieri che passano per la mente di Filippo Zana in questi giorni, trascorsi dall’altra parte dell’Atlantico, al Maryland Cycling Classic prima e poi alle due prove WorldTour in Canada. La voglia di riemergere dopo un 2025 difficile unita al desiderio di dimostrare che nelle sue gambe il talento alligna ancora. Il regalare una soddisfazione alla Jayco AlUla ma anche la voglia di dimostrare alla Soudal Quick-Step che è l’uomo giusto su cui investire in questa fase di completo restyling.

E’ sera tardi dalle nostre parti quando il telefono di Filippo squilla, prima di riportarlo da questa parte dell’Oceano dopo le sfide in un ambiente completamente diverso dal solito e la sua voce tradisce i tanti pensieri che si rincorrono nella sua mente partendo proprio dal bilancio della trasferta americana.

«Al GP del Quebec abbiamo lavorato bene – dice – ma abbiamo sbagliato nel non chiudere subito la fuga, dovevamo mettere dentro qualcuno, alla fine poi sono arrivati quelli che avevano scelto la carta dell’azzardo. Meglio al GP de Montreal, dove sono rimasto sempre nel vivo della corsa, almeno finché Pogacar e la sua squadra non hanno cambiato marcia (alla fine vittoria per McNulty dietro grazioso regalo dell’iridato, ndr). Tutto sommato però le mie risposte sono state positive, come anche quelle in Maryland».

In Canada Zana è stato protagonista soprattutto a Montreal, chiudendo a 2’59” da McNulty
In Canada Zana è stato protagonista soprattutto a Montreal, chiudendo a 2’59” da McNulty
Tu venivi dal quattordicesimo posto in terra statunitense, replicato poi a Montreal. In che condizione sei in questo momento?

Adesso sto meglio e infatti i risultati stanno progressivamente migliorando. E’ stata un’annata un po’ difficile per me, da prima del Giro già stavo male, poi ho fatto la corsa rosa che comunque non ero a posto, dopo ho fatto tutte le analisi e si è visto che ero ancora affetto da mononucleosi e varicella. Le avevo già avute e pensavamo che erano state debellate, invece si erano come risvegliate. Ho iniziato una cura che è andata avanti per due mesi e mezzo, ora sembra che il peggio sia passato, le sensazioni sono migliori e spero di riuscire a fare qualcosa di buono da qui alla fine della stagione.

Affrontare questo finale di annata sapendo già quale sarà il tuo futuro è un aiuto per te dal punto di vista psicologico?

Sicuramente sono più tranquillo, quindi credo che sia una cosa buona. Io però non penso ancora a quel che verrà, il mio intento da qui a fine stagione è fare qualcosa di buono anche per ringraziare la squadra di questi tre anni, almeno per me belli, dove mi hanno fatto crescere molto e hanno avuto sempre fiducia in me, quindi vorrei riuscire a ricambiarla da qui a fine calendario.

Un’annata difficile quella del veneto, dove il miglior risultato è il 6° posto al Giro, nella tappa di Asiago
Un’annata difficile quella del veneto, dove il miglior risultato è il 6° posto al Giro, nella tappa di Asiago
Rispetto a tre anni fa, chi è adesso Filippo Zana?

Quando sono arrivato qua il primo anno ho avuto subito un vero salto di qualità, vedevo che riuscivo a a far bene nelle gare importanti, di fronte al meglio del ciclismo internazionale. Ho acquisito la consapevolezza che quando sto bene posso ambire a qualcosa d’importante. Il problema è che sia l’anno scorso che questo ho avuto questa mononucleosi che mi ha un po’ perseguitato e quindi non sono mai stato al mio massimo. Ma ho imparato anche a venir fuori dai momenti difficili, in cui penso che bisogna essere sempre lucidi e aver la forza di andare avanti. Ora voglio solo ritornare quello che so di poter essere.

Perché passi alla Soudal? Che cos’è che ti ha affascinato di quel team?

Penso che sarà una nuova avventura, nuovi stimoli, era quello di cui avevo bisogno. E’ una squadra che mi affascinava, che ha una storia da sempre. Già quand’ero nelle categorie inferiori il mio sogno era di passare con loro, adesso ci arrivo e spero di riuscire a dare tanto a quella formazione. Sicuramente penso sia un team che può farmi crescere ancora di più, farmi esprimere tutto quello che posso dare.

Vincitore del Giro di Slovenia nel 2023, Zana ora punta più sui successi parziali. Per questo ha scelto la Soudal
Vincitore del Giro di Slovenia nel 2023, Zana ora punta più sui successi parziali. Per questo ha scelto la Soudal
La cosa che colpisce è il fatto che arrivi alla Soudal in un momento di forte transizione del team, una squadra che vuol tornare al suo passato, a essere specialista delle corse di un giorno. Ti ci identifichi in questa impostazione?

Sicuramente sì, c’è un ricambio, ho capito che posso far bene, ambire a qualche successo di tappa nei Grandi Giri. E quindi penso sia la squadra giusta per rilanciarmi. Sì, credo che la nuova impostazione tecnica legata non più alle corse a tappe e ai grandi giri, intesi come caccia alla classifica, sia ideale per me.

Ti vedi come un cacciatore di tappe, di successi parziali, non più uno che guarda alla classifica?

Nei Grandi Giri, penso sia questa la cosa che mi può riuscire meglio. Poi può essere che riuscirò ancora a dire la mia nelle corse a tappe più brevi, ma per me adesso è tutta una scoperta. Vedremo come si evolverà la situazione nel nuovo team, che obiettivi verranno posti, che cosa mi si chiederà e che cosa potrò dare.

La vittoria di tappa al Giro d’Italia ’23, in Val di Zoldo, è il suo acuto preferito, ma è stato anche tricolore nel ’22
La vittoria di tappa al Giro d’Italia ’23, in Val di Zoldo, è il suo acuto preferito, ma è stato anche tricolore nel ’22
Tre anni nell’attuale team, qual è stato il momento più bello che hai vissuto con loro?

Beh, penso sicuramente la vittoria della tappa al Giro d’Italia è qualcosa che resta scolpito. Anche perché era la prima vittoria di spessore. Le cose giravano bene, andava tutto bene, quindi sicuramente era un periodo molto bello. Alla fine in squadra ho trovato un gruppo strepitoso, sia come staff che corridori, perché comunque penso di aver creato un bel rapporto con tutti. Avevo bisogno di nuovi stimoli per ripartire dopo un biennio sfortunato, ma è solo per questo che ho scelto di cambiare aria.

Le renne, i salmoni, l’aurora boreale e i piani di Zana

17.12.2024
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ALTEA (Spagna) – Dopo i primi cinque minuti a chiacchierare con Filippo Zana, veniamo a sapere che il vicentino e la sua compagna sono stati in vacanza in Finlandia. La curiosità è tanta. Perciò, mettiamo da parte per un attimo il ciclismo e diventiamo turisti da tastiera. Lui sorride e tutto sommato gli farà anche piacere non parlare di sella, pedali e tabelle.

«Ci piaceva l’idea di fare una cosa un po’ diversa – racconta – e soprattutto volevamo vedere l’aurora boreale. E’ stato bellissimo. Ogni giorno facevamo piccole camminate, in un giro che è partito da Rovaniemi ed è arrivato quasi a Capo Nord. I primi giorni era… freschino, intorno ai 10 sotto zero, poi è cambiato ed è risalito a 6-7 gradi sopra lo zero. E’ stato molto strano, lo diceva anche la gente di lì. Non potrei viverci, perché non c’è niente. A me piace la natura, è stato bello, ma fa buio dal primo pomeriggio, non ce la farei».

Filippo Zana, classe 1999, è professionista dal 2020. Nel 2022 è stato campione italiano
Filippo Zana, classe 1999, è professionista dal 2020. Nel 2022 è stato campione italiano

Alcol test di mattina

L’aurora l’hanno vista più di una volta e l’esperienza è stata completata da vari assaggi di tipicità, dal salmone alla renna, passando per varie preparazioni.

«Ho assaggiato tutto tranne l’orso – ammette Zana – mentre la renna la fanno in tutti i modi possibili. Ce ne sono branchi a perdita d’occhio. La fanno a spezzatino, ma anche il filetto. E i filetti sono anche quelli di salmone, che fanno anche in una zuppa alle erbe che è molto buona. E poi bevono molto, direi troppo. Basti pensare che ci hanno fermato alle 11 del mattino e mi hanno fatto un alcol test…».

Leader per caso

Fin qui le vacanze, durate per tre settimane, ma il clima del ritiro ci richiama all’ordine. Ci sono i massaggi che premono, una stagione da riassumere e una da ricordare. La ripresa degli allenamenti è passata per una prima settimana a dir poco blanda e per un aumento progressivo delle ore e della concentrazione.

«Il 2024 è stato un anno di esperienza – ricorda – mi sono ritrovato a fare il capitano al Giro d’Italia dopo la caduta di Dunbar. Inatteso, certo, ma mi ha insegnato tanto. Ho capito che se un Grande Giro non lo prepari, si soffre. Mi ha fatto crescere? Forse sì, ma è stato davvero duro, fisicamente e mentalmente. Ero partito per puntare a qualche traguardo parziale, ma se devi fare classifica, sei meno libero di muoverti. Per cui se dovessi fare nuovamente il Giro puntando alla classifica, quantomeno vorrei arrivarci diversamente. Abbiamo vissuto un giorno per volta, mentre per fare classifica serve un’altra programmazione».

Il Giro di Zana è stato un continuo tenere duro per salvare una buona classifica
Il Giro di Zana è stato un continuo tenere duro per salvare una buona classifica

Manca la vittoria

La sintesi è che in questo ciclismo che va a mille all’ora, prima si capisce di che pasta si è fatti e prima si trova il proprio posto. A stare nel mezzo del guado, si rischia di perdere la rotta.

«C’è stata un’accelerazione molto brusca da dopo il Covid – riflette Zana – e l’aumento di tutto è diventato esponenziale. Forse l’evoluzione maggiore l’ha avuta l’alimentazione. Ora tutti hanno il nutrizionista, mentre a sentire i racconti appena poco prima non c’era nulla di tutto questo. Unitamente alle preparazioni e ai nuovi materiali, questo ha fatto crescere le velocità e i ritmi. Basta guardare la media del Giro d’Italia, la più alta da anni.

«Per questo, per il corridore che sono e il modo in cui ho vissuto il Giro, avrei preferito andare a caccia di tappe. Mi è mancata la vittoria, ho fatto dei piazzamenti alla Vuelta, ma vincere è un’altra cosa. A volte serve anche fortuna, stargli dietro, essere più pronti. E ho capito che ormai non si va più alle corse per prepararsi. Quando attacchi il numero devi essere competitivo e arrivarci con la preparazione giusta, perché ogni volta trovi qualcuno che a quella corsa ci punta».

«La Jayco-AlUla che volevo»: dopo la Vuelta, Piva sorride

15.09.2024
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A luglio non era stato tenero. Avevamo chiesto a Valerio Piva un commento sul modo di correre della Jayco-AlUla e il diesse mantovano aveva detto che la squadra non rendeva come si aspettavano. Che per l’organico che hanno, sarebbe stato lecito aspettarsi altre vittorie e un altro atteggiamento. E poi aveva concluso dicendo che alla Vuelta avrebbe voluto vedere un cambio di passo e di atteggiamento.

Ora che la corsa spagnola è finita negli archivi con le due tappe vinte da Eddie Dunbar, siamo tornati da Piva per capire se quanto ha visto e vissuto sia finalmente simile a ciò che si aspettava. Davanti alla curiosità, Valerio fa una mezza risata.

«E’ stata una bella Vuelta – comincia – perché abbiamo vinto due tappe, abbiamo fatto tre secondi e altri piazzamenti. La squadra è stata presente come mi sarei aspettato quando abbiamo fatto quell’intervista. Nella prima settimana abbiamo sofferto il caldo, ma era davvero tremendo. Qualcuno l’abbiamo perso per malattia, però diciamo che da quando Dunbar ha vinto la prima tappa, tutto il gruppo ha cambiato passo. La Jayco-AlUla è diventata quello che mi aspetto da una squadra, voglio dire corridori motivati che cercano il risultato ogni giorno».

La prima vittoria di Dunbar al Campus Tecnológico Cortizo Padron ha motivato la Jayco-AlUla
La prima vittoria di Dunbar al Campus Tecnológico Cortizo Padron ha motivato la Jayco-AlUla
Senza pensare alla classifica: una scelta?

Dunbar ha perso minuti all’inizio, così abbiamo deciso di lasciarla stare. E’ stato un vantaggio, perché la prima vittoria è venuta da una fuga e lo hanno lasciato andare. La seconda invece è stata una vittoria molto importante, perché si è reso finalmente conto che ha le qualità per rimanere con i migliori in salita e l’ha dimostrato. Quindi ha superato questo periodo di sfortuna, incluso il ritiro dal Giro, con le cadute e tutto quello che è successo quest’anno. E penso che da adesso in poi avrà confidenza, morale e motivazione per se stesso e per la squadra. Quando uno vince, i compagni di squadra sono più presenti.

La seconda vittoria staccando i primi di classifica avrà dato morale certamente a lui…

Continuava a dirmi che si sentiva forte, che voleva vincere qualcosa e che la situazione di classifica non era normale. Quindi ci ha creduto fino alla fine e c’è da dargli merito. Noi l’abbiamo supportato e l’abbiamo spinto nelle fughe, perché un piazzamento nei quindici non ci cambiava nulla, invece una vittoria sarebbe stata più importante. In occasione della seconda vittoria, se fosse stato lì a lottare per i posti alti di classifica, quando si è mosso ai 5 chilometri forse gli sarebbero andati dietro. Ma è anche vero che quando dietro hanno aumentato, lui ha controllato bene.

Zana è arrivato secondo ai Lagos de Covadonga, battuto solo da Marc Soler
Zana è arrivato secondo ai Lagos de Covadonga, battuto solo da Marc Soler
I secondo posto di Zana ai Lagos de Covadonga è un rimpianto o un bel risultato?

E’ andato forte tutto il giorno. Gli avevo detto di stare attento a Soler, perché sapevo che era il più pericoloso. Il problema è che Soler ha una maniera di correre non facile da controllare. Si stacca, poi rientra e attacca. Filippo ci ha raccontato che un paio di volte si è staccato e lui ha controllato. Poi è rientrato e ha attaccato. E quando è partito, lui non aveva più gambe. Poi per fortuna è riuscito a controllare Poole. Secondo me il secondo posto con quel finale è stato il massimo che ha potuto tirare fuori. La vittoria sarebbe stata meglio, ma ci accontentiamo. In più Zana è uscito bene dalla Vuelta e magari lo rivedremo nelle prossime corse.

Tanti dicono che è stata una Vuelta di basso profilo perché non c’erano i tre fenomeni, altri dicono che però si è andati forte davvero…

Per gli atleti la prima settimana è stata molto impegnativa, con un caldo incredibile che ha debilitato tutti. Secondo me la tappa in cui O’Connor ha vinto non è venuta perché lo hanno lasciato andare, ma perché non ce l’hanno fatta a prenderlo. Sicuramente è stato sottovalutato, ma quel giorno faceva davvero caldo e qualcuno avrà pensato che li avrebbero ripresi tutti con il cucchiaino. Invece lui nell’ultima salita è andato più forte del gruppo e se l’è meritata. Roglic ha dovuto attaccare ogni giorno, perché l’australiano teneva bene. E quando alla fine l’ha passato, gli altri sono comunque rimasti indietro.

Anche Schmid, arrivato quest’anno alla Jayco-AlUla, ha fatto una grande Vuelta, con due secondi, un quarto e il quinto nella crono finale
Anche Schmid, arrivato quest’anno alla Jayco-AlUla, ha fatto una grande Vuelta, con due secondi, un quarto e il quinto nella crono finale
Quindi l’australiano è andato forte: buona notizia, dato che il prossimo anno correrà con voi…

E’ stato fortissimo, ma tutti si spremuti su quei percorsi per meritarsi certi piazzamenti. Anche Roglic si è trovato un paio di volte in difficoltà, è stata una Vuelta spettacolare e non scontata come al Giro, dove Pogacar ha preso la maglia e ha chiuso tutto. Abbiamo preso O’Connor perché vogliamo un capitano nei Grandi Giri che corra davanti, aggressivo. Simon Yates ha vinto la Vuelta e portato vittorie di valore, O’Connor può essere protagonista in qualsiasi gara. Può correre in modo da stimolare anche la squadra a stare davanti, stare concentrati e poi magari anticipare e andare in fuga come ha fatto lui. Io penso che ci possa dare delle soddisfazioni.

De Marchi è stato il motivatore che ti aspettavi?

All’inizio Alessandro avuto un problema di salute. Ha preso mal di stomaco, ho avuto paura che andasse a casa perché ha perso chili, si era disidratato. Poi è stato bravo, si è ripreso ed è ritornato il leader in campo, un corridore molto importante. Il giorno che Dunbar ha vinto la prima tappa, è stato lui che gli ha detto di andare, che era il momento giusto. Eddie si è mosso, è entrato nella fuga ed è andato. “Dema” è un corridore che vede la fuga. Quando aveva le gambe, ci andava lui. Adesso in qualche situazione non riesce ad andarci più, però è uno che vede la corsa ed è utilissimo in questi momenti per dare l’input agli altri.

Dopo il calvario della prima settimana, De Marchi è stato decisivo per lo spirito della Jayco-AlUla
Dopo il calvario della prima settimana, De Marchi è stato decisivo per lo spirito della Jayco-AlUla
Pensi che questa Vuelta possa diventare un esempio da indicare ai ragazzi?

Sicuramente sì, è già successo. La sera quando abbiamo festeggiato, c’era anche il nostro grande capo Gerry Ryan e lo ha detto a chiare lettere (l’imprenditore australiano, sponsor principale della Jayco-AlUla, è in apertura con Dunbar, ndr). Ha detto che la squadra deve correre così, che solo così si hanno risultati. Non dico che si vince tutto, ma anche i piazzamenti possono essere positivi se sono la conseguenza della qualità della squadra. E secondo me noi, con questa maniera di correre, possiamo raccogliere tanto. Quindi alla fine, sintetizzando, adesso sono soddisfatto…

Soler vince, Van Aert cade, O’Connor si salva, Zana ci fa sognare

03.09.2024
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Lagos de Covadonga, salita delle Asturias a quota 1.069. Soler vince la tappa, Zana arriva secondo e avresti avuto voglia di spingerlo in questa sua rincorsa all’attaccante spagnolo. Alle loro spalle, nella lotta per la classifica generale, Ben O’Connor si salva anche oggi. E anche se alla fine il margine residuo è di 5 secondi, ti scopri a fare il tifo perché tenga la maglia ancora per un po’. Roglic là davanti non tira un metro. Si fa portare al traguardo da chi ha rincorso gli scatti di Landa e poi di Mas e passa sulla riga senza spendere un grammo più del dovuto.

Se domani e giovedì promettono di essere giorni senza attacchi, l’arrivo di venerdì al Moncalvillo potrebbe essere quello del patibolo. Poco male, verrebbe da dire: l’australiano si è difeso con piglio e autorità. La sua Vuelta se l’è goduta, sia pure ultimamente stringendo i denti.

La caduta di Van Aert porta via dalla Vuelta la maglia verde e quella a pois. Il belga è in ospedale per accertamenti
La caduta di Van Aert porta via dalla Vuelta la maglia verde e quella a pois. Il belga è in ospedale per accertamenti

Da Van Aert a Soler

Soler è al settimo cielo, in un giorno che per il UAE Team Emirates potrebbe aver significato anche la vittoria della maglia a pois. Infatti il più accreditato per la conquista, Wout Van Aert, è caduto nella discesa della Collada Llomena ed è finito violentemente contro una scarpata rocciosa. Ha provato a ripartire, ma si è presto reso conto di non riuscire a piegare il ginocchio. E dando la sensazione di essere leggermente sotto choc, è stato costretto al ritiro. Sapremo nelle prossime ore quali siano le sue condizioni effettive. Per Vine, che vestiva il primato della montagna al posto suo, si spalanca la via di Madrid, dovendosi difendere dal compagno Soler, che stasera ha ben altro cui pensare.

«Come ve lo spiego cosa provo? Felicità – dice infatti il vincitore di tappa – ricompensa per il lavoro. Penso a mia moglie e i miei figli e a me che sono lontano da casa da tanto tempo. All’inizio soffrivo, ero al limite. Ma poco a poco ho visto che i rivali si stavano staccando. Ho tenuto il passo e sapevo che l’uomo da tenere d’occhio sarebbe stato Poole, perché a Manzaneda era arrivato secondo dietro a Castrillo. Tenevo d’occhio lui e ho approfittato di un suo piccolo rallentamento per attaccare. Ho preso qualche metro e ce l’ho fatta. Non la definirei la vittoria più importante della mia carriera, ma sicuramente è speciale. Da quando sono qui alla UAE non ho molte occasioni. Ci ho provato più volte e ho commesso degli errori, ma ora ci sono riuscito…»

«Non mi sentivo molto bene stamattina – dice invece Jay Vine – e per questo ho deciso di lavorare per Soler e Del Toro. Ero in gara due anni fa quando Marc vinse a Bilbao, quindi è piuttosto speciale essere stato parte di un’altra sua vittoria. La caduta di Van Aert non è assolutamente il modo in cui volevo prendere la maglia a pois e onestamente devo dire che si stava dimostrando più forte di me. Ma l’obiettivo di oggi era una vittoria per la squadra e quell’obiettivo è stato raggiunto. Avevamo tre corridori in fuga, è stata una mossa grandiosa. Del Toro è un ragazzo giovane, al suo primo Grande Giro, e oggi sembrava davvero in forma».

Il secondo di Zana

Eppure in questo giorno in cui si simpatizza per il leader quasi spogliato e si prova compassione per Van Aert, che si era ripreso benissimo dall’infortunio di primavera e speriamo non ci finisca nuovamente dentro, i Lagos de Covadonga e la loro nebbia hanno portato (quasi) bene anche a Filippo Zana. Il vicentino, già protagonista al Giro, prima ha collaborato con Marco Frigo (settimo al traguardo), poi alla fine ha fatto da sé, ottenendo il secondo posto a 18 secondi da Soler. I due azzurri, classe 1999 per Zana invece 2000 per Frigo, sono i soli due italiani dei pochi presenti in Spagna a essere saliti sul podio di tappa. Frigo infatti c’era riuscito a la Yunkera, arrivando secondo dietro O’Connor nel giorno della sua lunghissima fuga.

Filippo Zana, classe 1999, è arrivato secondo a 18″ da Soler: la sua Vuelta va in crescendo
Filippo Zana, classe 1999, è arrivato secondo a 18″ da Soler: la sua Vuelta va in crescendo

«Soler è partito più di una volta – racconta Zana – e l’ultima è stata quella giusta. Io sono andato sotto il mio passo, ma siamo andati veramente forte per tutto il giorno, le forze erano quelle. C’erano delle belle salite non molto facili, ma ho cercato di dare il tutto per tutto. Già non era cominciata bene. In partenza sono caduto subito con Van Aert e avevo un po’ di dolore al ginocchio. Poi sono riuscito a tornare davanti, c’erano un po’ di salitelle e sono riuscito a prendere la fuga giusta. Però non avevo tanta voglia di cadere ancora, per cui la discesa in cui è caduto Van Aert l’abbiamo fatta piano. Era tecnica e e bagnata, mentre quel pezzetto sembrava un po’ più asciutto, quindi forse hanno rischiato di più e nella prima curva sono andati fuori. Non valeva la pena rischiare…

«Nel finale non si vedeva niente. Sapevamo che Soler era davanti e non aveva molto – prosegue Zana – ma c’era così tanta nebbia che non si vedeva niente. Perciò adesso ci dormiamo sopra e poi ci riproviamo, anche se non è facile prendere le fughe. Ci sono altre tappe, speriamo sia di avere le gambe sia di prendere la fuga giusta per provare a vincere. Sono contento della mia condizione. Sto crescendo, magari davvero si riesce a fare qualcosa di buono».

La resa di O’Connor

O’Connor passa con il morale basso. Ha parlato brevemente con Paret Peintre, che probabilmente si è scusato per non averlo assistito sino in cima. Ma il compagno lo ha rincuorato, infilandosi il giubbino della squadra.

«In realtà non pensavo che sarebbe andata così male oggi – dice – ma alla fine ho salvato la maglia. Immagino che sia un bel risvolto positivo per le prossime due tappe. Perciò ormai devo solo godermela al massimo, perché non sono più sicuro che a Madrid vincerò io. Il ciclismo australiano produce sempre buoni risultati ed è bello ritrovarci a combattere nelle posizioni di testa».

Il destino è segnato. Se anche sopravvivesse miracolosamente alle salite, la legge di Roglic nella crono sarebbe inappellabile. Dopo un po’, si percepisce che la stia prendendo col sorriso. Leggermente amaro, va bene, ma farsela andare di traverso servirebbe solo a stare peggio.

Piva: «Per Zana un Giro lontano dai riflettori ma di grande solidità»

01.06.2024
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Il Giro d’Italia di Filippo Zana è terminato sfiorando una top 10 in classifica generale. Non era partito con l’intenzione di seguire i migliori lungo tutte e tre le settimane, ma le vicissitudini in casa Jayco-AlUla lo hanno costretto a provarci. Undicesimo a Roma, un Giro lontano dalle telecamere ma comunque solido. 

«Zana – ci racconta il suo diesse alla corsa rosa Valerio Piva – era partito per il Giro con le stesse ambizioni dell’anno passato. Essere di supporto a Dunbar per la classifica, cercare di ritagliarsi degli spazi nelle fughe e ripetere il successo del 2023».

L’obiettivo iniziale era permettere a Zana di lottare per una vittoria di tappa, come in Val di Zoldo nel 2023
L’obiettivo iniziale era permettere a Zana di lottare per una vittoria di tappa, come in Val di Zoldo nel 2023

Carte rimescolate

Eddie Dunbar ha terminato il suo Giro d’Italia a Oropa, tornando a casa il giorno dopo. Le carte in casa Jayco si sono rimescolate e i ragazzi del team australiano sono andati avanti giorno per giorno. 

«Chiaramente – continua – Piva – l’uscita di scena di Dunbar ha compromesso i nostri piani. Zana però si è dimostrato in grande condizione, soprattutto nelle due cronometro. Dopo Perugia eravamo convinti che potesse tener duro, magari perdendo qualcosa in classifica. Così si sarebbero aperti spazi per tentare di vincere una tappa e magari risalire qualche posizione. Il problema è che l’occasione si è creata troppo presto, nella tappa con arrivo a Bocca di Selva. In quella fuga era il migliore in classifica generale ed è entrato in top 10, ma era troppo presto».

La seconda tappa è stata anche l’ultima del Giro per Dunbar, costretto al ritiro causa caduta
La seconda tappa è stata anche l’ultima del Giro per Dunbar, costretto al ritiro causa caduta
Dopo l’arrivo di Bocca di Selva si trovava a meno di un minuto da Tiberi, detentore della maglia bianca.

Era controllatissimo. La Bahrain in quella tappa si era messa a ricucire un po’ il margine sulla fuga nella quale era presente Zana. Il problema era che anche la Ineos era interessata alla maglia bianca, visto che avevano Arensman in classifica. 

Alla fine era in top 10 e in lotta per la maglia bianca…

Gli spazi erano troppo ristretti per provare a fare qualcosa, per andare in fuga. L’unica mossa permessa era tenere duro e provare ad attaccare nei finali, ma con un Pogacar del genere era impossibile. In più Zana non è uno scalatore puro. Alla fine ci siamo detti che sarebbe stato importante portare a casa una top 10 e ci stavamo riuscendo. 

Con il ritiro dell’irlandese è toccato a Zana curare la classifica generale
Con il ritiro dell’irlandese è toccato a Zana curare la classifica generale
Fino alla penultima tappa, quella della doppia scalata del Monte Grappa.

Li ha pagato tutti gli sforzi fatti. Ha perso contatto, di poco, proprio sul primo passaggio del Grappa, ha lottato per rientrare ma era da solo. Peccato, perché una top 10 era più che meritata.

Come mai avete optato per tenere duro nonostante non fosse esattamente la sua specialità?

Dopo la cronometro di Perugia abbiamo parlato tutti insieme: Zana, Pinotti ed io. Ci siamo detti che l’occasione era ghiotta e comunque Zana stava facendo registrare ottimi valori. Fare un Giro in lotta per la classifica non era nei piani iniziali, ma comunque ha portato un’esperienza diversa che lo farà crescere. Per la squadra è stato un buonissimo risultato, anche perché una top 10 porta più punti UCI che una vittoria di tappa. 

Tutto è andato per il meglio, fino alla tappa del Monte Grappa, dove Zana ha perso la top 10
Tutto è andato per il meglio, fino alla tappa del Monte Grappa, dove Zana ha perso la top 10
A livello personale ha fatto un passo indietro?

Vincere una tappa porta tanto dal punto di vista del prestigio. In quel giorno sei il migliore, il corridore al centro dell’attenzione. Però Zana ha fatto un Giro solido, che può avergli insegnato qualcosa di nuovo e che lo ha fatto crescere. E’ giovane potrà migliorare ancora, anche se non lo vedo come un corridore specializzato per i grandi giri. Per corse di una settimana sì. 

Si è ritrovato anche spesso da solo.

La squadra era costruita intorno a Caleb Ewan. Con Zana e de Marchi che avrebbero dato sostegno a Dunbar. Il ritiro di quest’ultimo ha costretto Zana a lavorare per sé. L’esempio è la tappa del Grappa, se ci fosse stato qualcuno con lui magari sarebbe rientrato sul gruppo prima della seconda ascesa. Perdere la top 10 in questo modo è stato un po’ un boccone amaro, ma siamo molto soddisfatti di quanto fatto da Zana al Giro.

Monte Pana che fatica, ma Zana è ancora in classifica

21.05.2024
4 min
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MONTE PANA – «Per ora sta andando bene. Ma questa settimana sarà decisiva», così Filippo Zana ci aveva parlato ieri, nel giorno di riposo, pensando a tutto quello che sarebbe venuto dopo. E le sue parole sono state quelle di un cecchino. Oggi il corridore della Jayco-AlUla ha fatto fatica verso la vetta gardenese. Arensman e Tiberi lo hanno fatto penare, tanto che gli ha dovuto cedere 44”, un bel gruzzolo in chiave maglia bianca.

Ma si sa, il giorno di riposo tende a mescolare le carte dei valori in campo. E Zana è un diesel. E’ uno di quei corridori che esce alla distanza. E di certo non mollerà l’osso.

Sin qui Zana è stato uno degli italiani migliori, non solo per la classifica che ora lo vede ottavo a 12’43” dalla maglia rosa, ma anche per il suo essere stato attivo e propositivo durante tutta la corsa. Una corsa però che inizialmente doveva prendere pieghe diverse per lui.

Filippo Zana (classe 1999) è al suo quinto Giro d’Italia
Filippo Zana (classe 1999) è al suo quinto Giro d’Italia

Lo zampino di Dunbar

Il veneto infatti era venuto al Giro d’Italia per dare assalto alle tappe. «Dunbar – racconta – ha avuto sfortuna nelle prime tappe, è caduto e si è ritirato. Così mi sono ritrovato davanti io a provare far classifica e sto cercando di fare il meglio che si può». 

Dunbar ci ha messo lo zampino dunque e nella sfortuna c’è stata la “fortuna” (con due virgolette grosse così) che l’irlandese sia caduto subito, già prima della salita di Oropa. Sarebbe stato infatti un bel pasticcio se Filippo avesse mollato anzitempo. «Sapevo che Eddie non stava bene già prima della salita di Oropa e così ho tenuto duro sin da subito».

Ora però Zana in classifica c’è eccome. I suoi piani sono cambiati in corso d’opera, ma forse questi piani sono più nel suo Dna. Filippo infatti ha un bel feeling con le corse a tappe, non bisogna dimenticare che fu terzo ad un Tour de l’Avenir.

«Questa settimana sarà dura. Io voglio solo stare bene. Se è uno stimolo stare lassù? Sicuramente è una spinta per fare bene. Siamo lì e non si può far altro che tenere duro. Cerchiamo di farla andare bene per un’altra settimana».

Nonostante non sia uno specialista, Zana si è difeso molto bene nelle due crono del Giro, specie in quella di Perugia
Nonostante non sia uno specialista, Zana si è difeso molto bene nelle due crono del Giro, specie in quella di Perugia

Maglia bianca possibile?

Zana è terzo nella classifica della maglia bianca. Prima di questa sera è ben più vicino a Tiberi, il leader. Adesso il distacco dice 2’34”. Però è anche vero che Filippo si è tolto le cronometro e che tutto sommato ci sono salite che gli piacciono. Una su tutti è il Monte Grappa.

E lo è sia perché è la scalata di casa, sia perché la Montagna degli Alpini lo ha lanciato verso la conquista della sua prima vittoria da professionista, l’Adriatica-Ionica Race 2022. Lassù Filippo divenne leader della corsa senza più mollare il simbolo del primato.

«E’ già un successo essere nei primi dieci – spiega Zana – visto che in partenza non dovevo far classifica, quindi dobbiamo andare avanti giorno per giorno e non pensare ad un obiettivo specifico, come la maglia bianca. L’importante è essere in condizione di dare il massimo».

«Riguardo alle mie cronometro sono soddisfatto. Non sono affatto andato male, anche se sono consapevole che c’è ancora molto da migliorare».

Il veneto sulle rampe del Mottolino. Dopo il Monte Pana è 8° nella generale
Il veneto sulle rampe del Mottolino. Dopo il Monte Pana è 8° nella generale

Imperativo non mollare

Infine una battuta su Tadej Pogacar. L’altro giorno verso il Mottolino, ancora più di oggi, gli uomini di classifica tra cui Filippo sono sembrati quasi “disinteressati” al suo attacco. E ci sta. Erano molto più attenti alla marcatura tra di loro.

«Non è che non ci interessa – chiarisce Zana – ma se va il doppio degli altri non puoi andargli dietro. E’ superiore. E’ inutile andare fuorigiri per poi prendere 10′. Tutti noi lo badiamo, ecco… solo che quando tu sei a tutta e lui scatta cosa puoi farci?».

«Ci aspettano altre tre tappe molto impegnative – conclude Filippo – Bisogna farsi trovare pronti. La condizioni sta migliorando sempre di più, almeno queste sono le sensazioni. Speriamo sia cosi fino alla fine».

Insomma, il freddo, la tappa corta ed esplosiva visto il finale che presentava un muro da classiche, e il giorno di riposo: si spera siano state solo le cause di un passaggio negativo. Anche perché il Grappa e la sua gente lo aspettano.

Dunbar al Giro, parla Piva «Una top 5 è possibile»

22.04.2024
5 min
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Scatta domani il Tour de Romandie e tra i partecipanti ci sarà anche Eddie Dunbar. L’irlandese della Jayco-AlUla è atteso protagonista all’ormai imminente Giro d’Italia. Lo scorso anno infatti è arrivato settimo nella classifica generale. Va da sé che le attese non sono banali.

Tolto Tadej Pogacar, fuori portata per il mondo intero, a meno che non ci si chiami Jonas Vingegaard, alle sue spalle la lotta è alquanto aperta. Eddie è un ragazzo in crescita, ha mordente, l’aspirazione e la maturità per fare bene. E ha anche un’ottima squadra che lo supporta, a partire dal direttore sportivo che lo guiderà nella corsa rosa, Valerio Piva.

Valerio Piva (classe 1958) è stato un corridore fino al 1991 poi diesse. Da quest’anno è alla Jayco-AlUla
Valerio Piva (classe 1958) è stato un corridore fino al 1991 poi diesse. Da quest’anno è alla Jayco-AlUla
Valerio, dunque, cosa possiamo aspettarci da Dunbar al Giro?

Io sono arrivato quest’anno in squadra e non lo conoscevo molto prima, però so che lo scorso anno è andato come è andato senza aver preparato in modo specifico il Giro. Quest’anno l’idea era di farglielo preparare come primo obiettivo, di farcelo arrivare come leader. C’è dunque tutta l’impostazione della preparazione invernale.

Però sin qui lo abbiamo visto poco, come mai?

In effetti ha avuto qualche problemino di salute. Prima l’influenza e la tosse, che gli hanno fatto saltare l’Oman, dove era previsto. In teoria poteva anche andarci, ma dopo una riunione tutti insieme abbiamo deciso che sarebbe stato meglio rimandare. Poi ha subito una caduta alla Valenciana, riportando un piccolo trauma cranico, e abbiamo cambiato ancora i programmi. 

Ecco spiegato il perché dei suoi pochi giorni di corsa sin qui…

Così ha saltato la Tirreno è andato ai Baschi e da domani sarà al Romandia. Però adesso è in tabella. Eddie, come detto, sarà uno dei nostri leader al Giro, e con lui anche Luke Plapp. Chiaramente Eddie non è il favorito, ma intanto sia lui che Plapp iniziano ad imparare come si affronta una corsa simile da leader.

Dunbar (classe 1996) a crono non è un drago, ma non è fermo per essere uno scalatore
Dunbar (classe 1996) a crono non è un drago, ma non è fermo per essere uno scalatore
Non siete i favoriti, ma si può fare bene. Aspirare ad un podio sarebbe troppo?

Il podio sarebbe un risultato eccezionale. Diciamo che una top dieci è realistica e una top cinque un grande obiettivo. Per un podio firmerei in partenza, come chiunque del resto. Però non posso dire andiamo al Giro per questo o quel piazzamento. Parliamo di un ragazzo che deve conoscere realmente le sue possibilità. Anche perché un conto è andare forte una volta e un conto è confermarsi. In più bisogna considerare una cosa.

Cosa?

Le due crono. Dunbar non va fortissimo contro il tempo, non è uno specialista e per questo dico che una top cinque sarebbe già un ottimo risultato.

Valerio, tu sei arrivato quest’anno in Jayco-AlUla e chiaramente non lo conosci a fondo, ma per quel che hai visto cosa ti è sembrato di questo ragazzo?

L’ho diretto ai Baschi e l’ho trovato un ragazzo molto tranquillo, che non si atteggia a leader. Anche perché forse deve ancora dimostrare di essere un certo tipo di leader. E anche per questo non mi sbilancio su quel che potrà fare al Giro. Di certo Eddie ha delle qualità, ma andiamoci piano. Vuol fare bene in classifica e non viene al Giro alla leggera. Abbiamo visionato, anche con altri tecnici molte tappe, alcune dopo la Tirreno, altre in occasione del Tour of the Alps. E qualcosa vedrò io prima del Giro. Andremo ad Oropa due giorni prima di Torino.

E a te che sei un direttore sportivo italiano cosa chiede Dunbar del Giro?

Sostanzialmente delle tappe e delle salite in particolare. Ma ha già corso un Giro e sa cosa aspettarsi.

Lo scorso anno Dunbar è arrivato 7°. Spesso in salita ha avuto il supporto di Zana, anche stavolta dovrebbe essere così

Lo scorso anno Dunbar (classe 1996) è arrivato 7°. Spesso in salita ha avuto il supporto di Zana, anche stavolta dovrebbe essere così
Oltre a Dunbar ci hai parlato anche di Plapp. Lui però prima della Sanremo ci ha detto che non pensa alla classifica. Quindi dov’è la verità?

E ha ragione lui. E’ un po’ lo stesso discorso di Dunbar. E’ giovane e non sa come andranno le cose. Dove potrà arrivare. Con due cronometro lunghe può fare bene. Per esempio se tiene bene nelle prime due frazioni, Torino e Oropa, magari uno come Luke può pensare alla maglia rosa con la prima crono. Ecco Plapp rispetto a Dunbar è più aggressivo. Uno devi quasi fermalo, l’altro devi spronarlo. Entrambi hanno qualche problemino di posizionamento in gruppo e nei grandi Giri non è una bella cosa per chi pensa alla classifica. Il rischio è quello di essere attaccati nel momento sbagliato. E poi ci sarà anche Caleb Ewan per le volate.

Caspita, portate una gran bella squadra…

Ma sì, lasciamoli crescere. Gli diamo questa responsabilità e se alla fine non saranno andati bene non saremo arrabbiati. Qui al Giro non portiamo il nostro numero uno, Simon Yates, e così possono fare esperienza.

Insomma Valerio, Dunbar, Plapp, Ewan… e anche Zana. Che ruolo avrà Pippo?

Non farà classifica. Filippo sarà un cacciatore di tappe. Le crono sono il suo limite, mentre ha già dimostrato di saper vincere una tappa e di andare forte in salita.

Magari uno come lui potrebbe puntare alla maglia dei Gpm?

Sì, ma non sono cose che puoi decidere prima. Anche con Caleb Ewan, che parte per arrivare a Roma, potremmo puntare alla maglia ciclamino, ma per questo tipo di obiettivi si deve valutare strada facendo. Intanto partiamo per il Giro e partiamo bene… poi vediamo. 

Nuove Vento Powerstrap: restano i velcri, il resto cambia

11.04.2024
6 min
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Non esiste solo la chiusura con i rotori e Fizik lo dimostra una volta di più. La chiusura con il doppio velcro, disegnata secondo il metodo Fizik, non è un’alternativa, ma è una soluzione altamente performante in fase di tenuta e di adeguamento della tomaia al piede. Questa è l’evoluzione delle Vento Powerstrap Aerowave che avevamo testato nella primavera 2023.

L’aggiornamento della scarpa è importante, perché sono state completamente riviste la suola e la struttura della tomaia. Entriamo nel dettaglio della prova, anche grazie al contributo di Filippo Zana, oltre al Product Manager Alex Locatelli.

La tomaia delle Vento Powerstrap Aerowave è particolarmente tenace e ventilata
La tomaia delle Vento Powerstrap Aerowave è particolarmente tenace e ventilata

La competizione nel DNA

Il peso ridotto, una tomaia diversa dagli standard ed il giusto compromesso tra rigidità e comfort, sono fattori che non fanno altro che aumentare la curiosità nei confronti di una calzatura con una forte propensione all’agonismo.

La Vento Powerstrap Aerowave si rivolge a quegli utilizzatori che vogliono una scarpa leggera, sempre ben ventilata, rigida il giusto e tanto, tanto fasciante soprattutto nella sezione mediana del piede.

Leggerissime (solette incluse)
Leggerissime (solette incluse)

La suola è tutta diversa

Non si tratta solo di un aggiornamento, perché rispetto alla precedente versione la suola è stata cambiata. E’ full carbon ed ha un indice di rigidezza dichiarato di 10 (scala valori Fizik). Si presenta con un’abbondante canale centrale, che al tempo stesso da origine a due nervature, con un inspessimento importante nella zona della tacchetta.

Rispetto ai normali standard, le asole filettate per la tacchetta sono state arretrate di 7 millimetri, in linea con le richieste dei corridori e con la ricerca di una posizione in sella avanzata, che però cerca di scaricare anche le pressioni che si generano sulle ginocchia.

Tomaia più leggera e tenace

Considerando un accostamento con la generazione precedente, quella attuale è più leggera, più tenace ed ha una trama diversa.

Il diametro diverso dei filamenti (di polimeri termoplastici), posizionati in modo strategico, aumenta l’efficacia dei due velcri. Quello superiore ha un tiraggio diretto, quello inferiore incrocia sul dorso del piede. La resistenza meccanica di questo combinato è impressionante.

La suola delle Vento Powerstrap Aerowave è cambiata molto nel disegno
La suola delle Vento Powerstrap Aerowave è cambiata molto nel disegno

Tra forma e sostanza

«Il livello di rigidità della suola – dice Alex Locatelli, Product Manager di Fizik – è molto simile alla precedente. Sul prodotto nuovo abbiamo lavorato a livello geometrico e strutturale per far in modo di mantenere una rigidità molto alta, togliendo materiale solo nelle zone non sollecitate strutturalmente. Abbiamo migliorato il rapporto tra peso e rigidità.

«La tomaia Aerowave – prosegue Locatelli – è decisamente diversa dalla prima generazione. Si è lavorato sul pattern in modo da dare supporto al piede nella aree con più necessità. L’obiettivo è stato quello di limitare il peso senza perdere il supporto. Infine le talloniere, su cui visivamente non cambia nulla, ma per le quali il supporto è stato aggiornato in termini di materiale».

Filippo Zana con le nuove Powerstrap
Filippo Zana con le nuove Powerstrap

Leggere e con supporto ottimale

«Pur utilizzando le Fizik da quasi due anni – spiega Filippo Zana, corridore del Team Jayco-AlUla – non uso solo ed esclusivamente le Powerstrap, perché le combino con le Vento Infinito Carbon. Le Powerstrap le indosso quando le temperature esterne iniziano ad essere elevate.

«Sono molto leggere, sia per il tessuto, che lascia spazio all’aria che entra, sia per il peso, dato che a me piace limare sulla bilancia. Nonostante il peso ridotto, la scarpa ha un supporto ottimale che arriva dalla suola, con quella sensazione di appoggio e sostegno costante quando si spinge».

Il nostro test

La nuova Fizik Powerstrap Aerowave è stata migliorata ed evoluta in ogni sua parte. La suola offre un maggiore supporto soprattutto nella sezione centrale, più tosta nel percepito anche quando si ricerca una pedalata di forza. Questo contribuisce a dare un sostegno aumentato nella qualità anche nelle fasi di sprint e rilanci, fattore per nulla scontato se consideriamo una calzatura così leggera.

Un altro aspetto che ci ha positivamente impressionato è il cambio radicale del sostegno che arriva dalla tomaia. Si sente soprattutto nella zona dell’arco plantare e si riflette anche verso il retro, dove entra in gioco anche la talloniera, capace di bloccare il piede senza costringere il tendine. Una buona sensazione che combina una qualità eccellente del comfort, dell’aerazione costante e di un piede che è sempre perfettamente in linea con il ginocchio/pedale.

La chiusura con i velcri è davvero tenace
La chiusura con i velcri è davvero tenace

In conclusione

Un capitolo a parte lo merita l’arretramento delle asole per la tacchetta. Una maggiore efficienza è innegabile, al di la delle soggettività e preferenze di posizionamento della tacchetta, ma ci vuole anche qualche ora per abituarsi ad un “lavoro” diverso del ginocchio (soprattutto per chi arriva da calzature tradizionali).

Di fatto la nuova Powerstrap non è più una scarpa dedicata “solo” agli scalatori e a chi soffre dei piedi bollenti, perché pur non mettendo in mostra una rigidità estremizzata il migliore equilibrio fra le parti della versione rinnovata è un plus da non sottovalutare. La chiusura con i due velcri? Per noi una conferma, per chi non l’hai mai provata può diventare una sorpresa, con un riferimento alla potenza della chiusura e alla sua tenacità.

Fizik

Intanto Zana incamera chilometri pensando al Giro e non solo

26.03.2024
5 min
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Con il 19° posto alla Tirreno-Adriatico, l’ex campione italiano Filippo Zana ha chiuso la prima porzione stagionale. Chi guarda solamente ai numeri potrebbe dire che squilli non si sono sentiti, eppure dei segnali ci sono stati, soprattutto in ottica Giro d’Italia che è il suo vero obiettivo stagionale. Zana ha assommato 14 giorni di gara, appena uno in meno rispetto alla passata stagione, quando la miglior forma era ancora di là dall’arrivare.

Zana ha tenuto un rendimento costante alla Tirreno-Adriatico, senza particolari squilli, chiudendo 19° a 6′ da Vingegaard
Zana ha tenuto un rendimento costante alla Tirreno, chiudendo 19° a 6′ da Vingegaard

Lo stesso si può dire stia succedendo quest’anno, ma Filippo sente che qualcosa è cambiato: «Per me è stato un buon inizio. Qualche gara è cambiata, ad esempio ho saltato le prime classiche francesi e il Catalogna partecipando invece alla Tirreno-Adriatico e il 19° posto finale dice che sono sulla strada giusta perché la corsa a tappe italiana era davvero ben frequentata e con corridori già molto avanti nella condizione, molto più di me. Nel complesso posso dire di stare meglio rispetto allo scorso anno e questo mi rende ottimista».

Sei solito partire abbastanza tranquillo, quasi col freno a mano tirato. E’ parte di un tuo modo di essere, di una tua assuefazione maggiore ai mesi caldi?

Probabilmente è così, la mia condizione cresce proporzionalmente all’aumento dei gradi che percepiamo. A inizio anno non vado mai molto forte, vedremo come saranno le cose con il prosieguo della stagione, ma so che queste gare sono fondamentali proprio per quello, infatti non guardo molto i risultati.

Il successo di Zana al Giro 2023, rimontando Pinot nello sprint a due
Il successo di Zana al Giro 2023, rimontando Pinot nello sprint a due
Dopo il Giro dello scorso anno con la vittoria di tappa e il vederti protagonista anche nei tapponi alpini, molti preventivavano per te un Giro da caccia alla classifica. Sarà così?

No, non parto per la corsa rosa con questo obiettivo dichiarato. Io punterò a qualche tappa, lavorando per Eddie Dunbar che sicuramente può far bene ed è ben attrezzato per cercare un piazzamento di prestigio. Se poi la corsa si metterà in un certo modo vedremo come gestirla, ma io andrò soprattutto a caccia di occasioni e per farlo la forma dovrà essere quella giusta.

Ha colpito la tua prestazione alla Strade Bianche, quel 9° posto finale è stato finora il tuo squillo maggiore. Te lo aspettavi?

La Strade Bianche mi piace moltissimo, probabilmente in quella gara riesco a esprimere le mie radici che vengono dal ciclocross. Mi piace molto e mi esalta correre su quel tracciato così diverso dal solito, infatti riesco sempre a ottenere buoni risultati, pur non essendo al massimo della forma.

La Strade Bianche è stata la sua miglior prestazione fino ad ora: 9° posto a 4’49” da Pogacar
La Strade Bianche è stata la sua miglior prestazione fino ad ora: 9° posto a 4’49” da Pogacar
Cominci a capire che tipo di corridore sei e quindi in quali gare riesci maggiormente a emergere?

Credo che la mia dimensione ideale sia quella delle corse a tappe brevi, quelle fino a 5-6 giorni dove posso puntare anche alla classifica. D’altronde un elemento che vedo è in crescita è la resistenza, anche al Giro d’Italia nella terza settimana stavo bene, avevo recuperato dagli sforzi e tenevo anche i più forti, ma da questo a puntare alla classifica finale ce ne corre, perché in quel caso non puoi avere defaillance e questo non è semplice. Io comunque per indole guardo a qualsiasi gara come a un’occasione per me.

Questo è il tuo secondo anno alla Jayco AlUla, come ti stai trovando?

Con loro mi sono trovato bene da subito, in questa squadra ho i miei spazi, credono in me e nelle mie possibilità e soprattutto mi stanno dando il tempo per maturare, alzando ogni anno l’asticella di un po’. E proprio questa situazione mi sta dando quella tranquillità necessaria per concentrarmi sui miei obiettivi.

L’ultima vittoria del corridore di Thiene è al Giro di Slovenia 2023
L’ultima vittoria del corridore di Thiene è al Giro di Slovenia 2023
A fine marzo comunque 14 giorni di gara non sono molti se confrontati con altri che ambiscono alla corsa rosa…

E’ una scelta che reputo giusta per arrivare il più fresco possibile all’obiettivo, ma se guardate bene anche altri che puntano al Giro, a prescindere dalle finalità, stanno facendo lo stesso. Ad esempio lo stesso Pogacar ha ridotto di molto i suoi impegni. Se vuoi essere competitivo per tutte e tre le settimane devi programmarle per tempo e risparmiare le energie perché ho imparato che il Giro consuma molto. La mia stagione poi non si fermerà certo alla corsa rosa…

A tal proposito, pensi di riprovare con la Vuelta? Lo scorso anno la tua esperienza spagnola è durata poco…

Sicuramente ho una grande voglia di riprovarci. Nel 2023 ero partito con le migliori intenzioni, ma tutta la preparazione è stata buttata via per colpa della caduta e della conseguente frattura della clavicola. La Vuelta per me è ancora da scoprire, uno stimolo molto forte al quale però penserò quando sarà il momento.

Per Zana una Vuelta 2023 sfortunata, appena 5 tappe con una caduta che l’ha estromesso anzitempo
Per Zana una Vuelta 2023 sfortunata, appena 5 tappe con una caduta che l’ha estromesso anzitempo
Prima di quella ci sono però le Olimpiadi. E’ vero che di posti a disposizione ce ne sono appena tre, pensi di poter comunque rientrare nella rosa se avrai prestazioni all’altezza al Giro e al campionato italiano?

Credo che il percorso per la sua conformazione sia più adatto a un altro genere di corridore, ma per ora voglio pensare al Giro. Se si paleserà la possibilità di guadagnarmi un posto mi farò comunque trovare pronto, questo è sicuro. La logica dice che non ho grandi speranze, ma in fondo un pensierino c’è…