Filippo Baroncini

Baroncini, il ritorno in sella dopo l’incubo: «Ora tutto va meglio»

09.11.2025
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La settimana delle belle notizie si è conclusa ieri con l’oro di Mattia Agostinacchio agli Europei di cross, ma si era aperta con quella del ritorno in bici di Filippo Baroncini. A Dubai era davvero sole splendente. Quello sulla strada e quello nell’animo del corridore, ma anche dei suoi tifosi. Gli ultimi mesi non erano stati un granché, come si può facilmente immaginare.

Ricordiamo che Baroncini era stato vittima di una caduta tremenda al Tour de Pologne. Filippo aveva riportato fratture alla clavicola, alla colonna vertebrale e al viso, tanto da essere indotto al coma farmacologico. Una vera botta per lui e anche per la sua UAE Emirates. Vederlo tanto festeggiato in sella sui rettilinei assolati degli Emirati Arabi, dove si è ritrovata la squadra di Mauro Gianetti, è stato davvero bello. Nell’accezione più semplice e genuina del termine.

Grazie ad un selfie di Molano (in primo piano) ecco il ritorno in bici di Baroncini
Grazie ad un selfie di Molano (in primo piano) ecco il ritorno in bici di Baroncini
Filippo, ripartiamo proprio da qui: da queste pedalate al sole emiratino…

Eh sì – attacca Filippo con un leggero sospiro liberatorio, ma con tono squillante – sono più sereno adesso. Sono più felice, sono tornato in bici e tutto è stato subito più bello.

Che periodo è stato?

E’ un periodo speciale, un po’ di alti e bassi. Magari si possono dividere: il periodo dell’ospedale, quello del ritorno a casa, poi la riabilitazione, dove ci sono alti e bassi anche lì. E infine il momento del rientro in bici. In ospedale ho avuto la fortuna di avere sempre accanto i miei familiari ogni giorno e questo mentalmente mi ha aiutato tanto. Poi ho trovato un ambiente bellissimo, medici e infermieri super carini, motivanti. Questo mi ha fatto passare le giornate con più calore. Bisognava solo far sera, il tempo scorreva piano… Pensare il meno possibile alle negatività e avere persone positive accanto ha contato tanto.

Com’è stato il periodo della riabilitazione? Cosa facevi, com’era la tua giornata tipo?

Con la squadra abbiamo deciso quale centro fosse meglio per me, anche seguendo i consigli dei medici. All’inizio sembrava dovessi restare in un centro giorno e notte, ma poi hanno visto che il mio recupero era ottimo e mi hanno dato la possibilità di un percorso ambulatoriale. Questo è stato un grande stimolo. Alla fine abbiamo scelto il Fisiology Center di Forlì (la struttura creata da Fabrizio Borra, ndr), dove conoscevo già i ragazzi: super motivanti e super preparati. Il recupero è stato subito buono, soprattutto a livello muscolare, che era la cosa principale che avevo perso, oltre ai vari acciacchi.

Il romagnolo è uno dei maggiori talenti italiani, probabilmente il “motore” più grande assieme a Milan
Il romagnolo è uno dei maggiori talenti italiani, probabilmente il “motore” più grande assieme a Milan
Adesso hai qualche problematica particolare, ossa, tendini, postura… o c’è solo da ricostruire tutto?

A livello osseo sto bene, tutto è saldo, quindi sono potuto tornare abbastanza presto alla normalità. E’ ovvio, bisogna andare step by step. Vorrei anch’io fare subito quattro ore e allenarmi pienamente, ma alla fine è come se fossi ripartito da zero, soprattutto a livello cardiorespiratorio. Questo aspetto è quello che ho perso di più, perché sono stato fermo due mesi e mezzo. In ospedale facevo solo esercizi di forza, non di resistenza, quindi ora con la bici sto lavorando su quello. L’obiettivo è riportare il cardio alla normalità.

Sei ripartito direttamente con la bici?

Ho iniziato camminando, poi con la cyclette, quindi i rulli e infine la bici su strada. Il problema principale ora è la rigidità muscolare e articolare: ci sto lavorando con osteopati e fisioterapisti.

Quindi continui a fare fisioterapia?

Diciamo che la fisioterapia si sta trasformando in palestra. Prima di salire in bici ho fatto anche diverse camminate, come detto.

Ricordi qualcosa della caduta?

Sì, ricordo tutto…

Quest’anno Baroncini ha vinto il Baloise Belgium Tour
Quest’anno Baroncini ha vinto il Baloise Belgium Tour
Okay, messaggio ricevuto. Parliamo di cose belle: sei risalito in bici. Abbiamo visto tanti tuoi compagni sinceramente contenti per te. Che momento è stato?

Sì, li ho trovati tutti lì a Dubai e ad Abu Dhabi. E’ stata una grande emozione, come se fossi uscito dal gruppo e poi ci fossi tornato. Per me è stato importante, era ciò di cui avevo più bisogno adesso: rientrare in squadra, far vedere che ci sono, raccontare come sta andando. Tutti sono rimasti stupiti da come sto recuperando. Mi hanno scritto sempre in tanti.

Com’è stato risalire in bici? L’aria in faccia…

Era l’emozione che aspettavo di più. Più del capire come stessi realmente. Tutti lo sapevano, ma io volevo viverlo. Non volevo e non mi aspettavo di dire: “Cavolo, sto bene, via, sono pronto di nuovo”. No, volevo solo ritrovare me stesso a fare ciò che ero abituato a fare.

Hai cambiato qualcosa nel risalire in bici o hai ripreso la stessa di prima?

Ho cambiato le pedivelle. Sono passato da quelle da 172,5 a quelle da 170 millimetri per provare sensazioni diverse. La tendenza è questa e ne abbiamo approfittato. Adesso sto ancora cercando di capire: mi sono quasi dimenticato come mi sentivo in bici prima! Da una parte è un bene, è come ripartire da zero. Alla fine, anche nelle cose peggiori, c’è sempre un piccolo lato positivo.

Presto Filippo potrà salire anche sulla bici da crono
Presto Filippo potrà salire anche sulla bici da crono
E adesso come procederai?

Gradualmente. Finalmente il preparatore ha iniziato a mettermi qualcosa su TrainingPeaks, quindi avere una programmazione settimanale è già tanta roba. Piano piano, giorno per giorno, aumentando, sempre un po’, ma sempre seguendo le sensazioni del fisico. Magari con sedute doppie: palestra la mattina e bici al pomeriggio, o viceversa.

Invece il Filippo Baroncini uomo cosa ha fatto in questo periodo? Ti sei trovato un hobby, hai letto, visto serie tv…

Vi dico la verità, ero molto concentrato sulla mente, quindi ho dedicato tanto tempo a quello, con sedute tre o quattro volte a settimana. Avevo il mio cagnolino, ho letto qualche pagina del libro di Agassi. E poi la PlayStation di Covi è stata una novità in casa!

L’altra volta avevamo fatto un pezzo con Gazzoli che salutava il tuo ritorno a casa. Hai detto che in tanto ti hanno scritto. E c’è stato qualche altro corridore che ti è venuto a trovare?

Sono venuti a trovarmi i miei amici di casa, quelli di sempre. Poi tutti i dirigenti della squadra, compreso il presidente Matar Suhail, Matxin, Gianetti, alcuni compagni come Covi. E’ venuto persino il presidente federale Cordiano Dagnoni. Mi ha fatto super piacere vedere tutte queste persone che mi hanno dimostrato tanta vicinanza.

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Dino Salvoldi, Marino Amadori

Da Baroncini a Finn, la gioia sommessa di Amadori

26.09.2025
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KIGALI (Rwanda) – Cominciamo dalla fine. Perché quando chiediamo a Marino Amadori che cosa abbiano in comune Lorenzo Finn e Filippo Baroncini, con cui prima di oggi ha già vinto il mondiale degli U23, il tecnico azzurro cede alle lacrime e lo vedi che non riesce a ripartire. Gli concediamo il suo tempo, poi lentamente Marino inizia a parlare.

«Adesso dici Baroncini – sussurra Amadori – dispiace quello che gli è capitato al Polonia. Però è bello anche per lui, mi fa molto piacere ricordarlo. E’ un gran corridore, peccato che gli stia andando tutto storto. Cosa hanno in comune? Che sono dei fuoriclasse, hanno qualcosa di speciale. Specialmente negli appuntamenti non mancano, vedrete anche Lorenzo. Speriamo in Dio che Baroncini stia bene, si riprenda e ritorni in bicicletta e dimostri il suo valore, perché sicuramente anche lui può fare molto molto bene. Anzi, diciamo che questa vittoria la dedichiamo a lui. Almeno da parte mia, non ho dubbi».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Pietro Mattio, Lorenzo Finn
Prima del via, gli azzurri hanno ripassato la disposizione delle borracce sul percorso
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Pietro Mattio, Lorenzo Finn
Prima del via, gli azzurri hanno ripassato la disposizione delle borracce sul percorso

Stessa data, stessa forza

E’ il 26 settembre di un anno dopo, il giorno in cui Lorenzo Mark Finn ha bissato il mondiale juniores dello scorso anno, con identica autorità. Un attacco a poco meno di 38 chilometri dall’arrivo, mentre lo speaker della corsa si sbilanciava senza esitazioni: «He’s the man», l’uomo è lui. Gli ultimi chilometri con lo svizzero e poi quelli da solo sono stati un supplizio di scaramanzie incrociate. Si sapeva dal mattino che fosse lui l’azzurro da seguire, si sapeva già dall’Italia. Al punto che, valutata la sua consistenza, la Federazione aveva già deciso da un pezzo di mandargli anche qualche compagno in aiuto. E stamattina nel box i ragazzi lo ascoltavano, rispondevano alle sue domande sui vari punti in cui mangiare. E poi in corsa si sono fatti in quattro, finché Lorenzo Mark Finn ha schiuso le ali ed è andato a prendersi la seconda maglia iridata.

«Questo ragazzo ha sostanza – dice Amadori – è in un devo team, quello della Red Bull-Bora, uno dei migliori al mondo. Ha già il contratto nella WorldTour, ma farà un altro anno da U23. Io mi auguro che rispettino quello che hanno detto, anche se ha vinto il mondiale. Anzi, spero che a maggior ragione faccia un altro anno, perché così porterà in giro la maglia di campione del mondo nelle gare under 23. Non è poco, visto che negli ultimi anni non si è mai vista. Per lui è un motivo d’orgoglio e ne è convinto. Ha sempre detto che gli interessa fare due anni nella categoria e mi fa molto piacere. Vuole fare i due anni, divertirsi, fare le gare di categoria per accumulare esperienza e per crescere».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Pietro Mattio prima della partenza
Mattio ha svolto un lavoro eccezionale, lo ha confermato anche Amadori, tenendo la corsa per coprire Finn
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Pietro Mattio prima della partenza
Mattio ha svolto un lavoro eccezionale, lo ha confermato anche Amadori, tenendo la corsa per coprire Finn
Sapevamo che l’uomo fosse lui?

Lo abbiamo detto subito. Quest’anno abbiamo fatto delle bellissime cose. Abbiamo fatto un Tour de l’Avenir stupendo, siamo venuti qua convinti. Tra l’altro la squadra e i suoi tre compagni erano votati solo a lui. Siamo venuti qua per sorreggerlo il più possibile e l’hanno fatto, non si può dire nulla. Nei momenti cruciali c’erano e poi nel finale l’unica carta da giocare era questa. Lorenzo voleva la corsa dura, voleva arrivare da solo e così è stato.

Il Belgio ha lavorato tanto per poi disperdersi quando Widar è saltato…

Meno male che hanno lavorato così tanto, ci hanno fatto un favore. Il loro aver tenuto cucita la corsa per cinque giri ha risolto tutto. Se fosse stata corsa libera, sarebbe stato un grosso problema. A Widar giornate del genere sono già capitate. Non si discute il suo valore perché è un grandissimo corridore e l’ha dimostrato al Tour de l’Avenir vincendo due tappe e delle grosse prestazioni.

Lavori con lui solo da quest’anno: Amadori si aspettava questa autorità, nell’attaccare a 37 chilometri dall’arrivo?

Voleva la corsa dura, provare a fare più selezione possibile per arrivare nel finale con meno gente possibile. Il primo da staccare era Widar. Una volta staccato lui, sono stato io il primo a dirgli di andare a tutta. Quando si è in ballo, si balla. A rischiare, restando lì, sarebbero rientrati da dietro e poi si sarebbe rimescolato tutto. Gli ho detto di dare tutto e lui lo ha fatto.

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23,
Prima della gara, Borgo ricercava così la concentrazione. Amadori ha lodato il comportamento della squadra
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23,
Prima della gara, Borgo ricercava così la concentrazione. Amadori ha lodato il comportamento della squadra

La lettura di Salvoldi

Giusto accanto, Dino Salvoldi non nasconde la sua commozione. Prima del via, il cittì degli juniores che lo scorso anno vinse con Finn il primo mondiale, ci ha raccontato di essere sempre rimasto in contatto con lui. Questa staffetta fra le due categorie, fra lui e Amadori, ha certamente aggiunto un valore alla carriera di Finn. 

«Mi aspettavo che facesse tutto come l’ha fatto – dice Dino – è maturato ulteriormente quest’anno. Cos’ha di speciale? Innanzitutto è forte. Non ha caratteristiche definite per la salita, piuttosto è un corridore veramente completo, ma di quelli forti, con la mentalità votata ad esempio anche alla cronometro. Secondo me ha già ben chiaro quello che vuole diventare. Da qui a realizzarlo manca ancora tanto, però sta facendo i passaggi giusti. E’ molto equilibrato, non si illude, non vuole bruciare le tappe e chiaramente lo può fare. Sta dimostrando con i risultati che crescendo tranquillamente farà la sua strada. La nazionale gli sta offrendo e deve offrire un calendario di crescita, senza la pressione del risultato che talvolta viene dalle squadre, ma solo con la finalità di crescere e poi arrivare all’appuntamento al meglio della condizione. Sono proprio contento».

Baroncini a casa. Il saluto di Gazzoli ricordando Leuven 2021

03.09.2025
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Filippo Baroncini è tornato a casa giusto ieri. Ha salutato l’ospedale in cui era ricoverato e finalmente ha potuto iniziare a riprendersi la sua vita. Quella di uomo e quella di corridore. Se c’erano dubbi circa il suo futuro, questi sono stati spazzati via dalla notizia della firma del contratto per ulteriori due anni con la UAE Emirates.

La terribile caduta al Tour de Pologne dunque sta man mano svanendo alle spalle. Tuttavia vogliamo guardare ancora più indietro per salutare il “Baro”. Visto che siamo nel mese dei mondiali, con Michele Gazzoli ricordiamo il mondiale di Leuven 2021. Il mondiale che incoronò Filippo Baroncini e che vide l’amico e compagno di team e di nazionale, appunto Gazzoli, fare festa con lui.

Michele e Filippo. Filippo e Michele, quanto hanno condiviso…

Marino Amadori tra i suoi ragazzi a Leuven 2021. Gazzoli è il primo da sinistra. Baroncini in maglia iridata. Poi Frigo, Colnaghi, Coati e Zana
Marino Amadori tra i suoi ragazzi a Leuven 2021. Gazzoli è il primo da sinistra. Baroncini in maglia iridata. Poi Frigo, Colnaghi, Coati e Zana
Michele, partiamo da quel gruppo di Leuven 2021, un gruppo che forse nasceva prima di quel fantastico mondiale belga, no?

Diciamo che è un gruppo che si è creato durante quell’anno. Poi io ho fatto quattro stagioni tra gli under 23, quindi ne ho vissuti un po’ di gruppi, però quello del 2021 era un po’ più solido. Lo abbiamo dimostrato durante l’anno, vincendo anche la World Cup. Il titolo iridato di Baroncini è stata la ciliegina sulla torta, però era veramente un gruppo bello, divertente, forte.

Chi era il guascone del gruppo?

Sicuro Baro, avendo vinto il mondiale, era il numero uno. Poi da under 23 fai gare diverse durante la stagione, ma tutti in quel gruppo andavano forte. Non c’era uno che non facesse risultato.

La riprova del fatto è che di quel gruppo in quattro siete nel WorldTour…

Vero, infatti Marino Amadori ci aveva visto bene. Aveva fatto un bel gruppo, lo aveva consolidato con ritiri e appuntamenti. Ci si trovava veramente bene e avevamo ruoli precisi… Oltre che gambe!

Quando arrivaste a Leuven avevate la sensazione che davvero si potesse vincere questo mondiale?

No, alla fine lo sai solo a cose fatte, anche se la consapevolezza di fare una bella gara c’era. Eravamo preoccupati per altre Nazioni che potevano metterci in difficoltà, ma sapevamo di avere grandi potenzialità. Amadori temeva soprattutto il vento, con belgi e squadre del Nord pronte a far casino, ma poi non accadde nulla di ciò.

Michele tagliò il traguardo a braccia alzate. Era felice come se avesse lui stesso
Michele tagliò il traguardo a braccia alzate. Era felice come se avesse lui stesso
Come avete vissuto quella vigilia? Tu che ricordi hai?

Un clima di grande serenità. Eravamo rilassati, tranquilli. La tattica era pronta. Solo in corsa ci fu un momento difficile: nello strappo in pavé del giro grande ci fu un rallentamento, due caddero davanti a Filippo e lui non poté evitare di finire a terra. Si capottò, ma poi riprese bene. Quello fu l’unico attimo di tensione. Baroncini era il nostro leader.

Lo hai sentito in questi giorni?

Sì. All’inizio quando era in Polonia parlavo col fratello, poi direttamente con lui. Sono rimasto colpito, anche perché io ero lì al Polonia.

Giusto…

La neutralizzazione, la notizia che era caduto ed era stato portato via… una tensione incredibile. Per me Baro è come un fratello. Abbiamo corso insieme alla Colpack e poi in azzurro. Al Trofeo Del Rosso, la nostra ultima gara da elite, arrivammo in parata io e lui con la maglia iridata. E il giorno prima avevamo vinto il tricolore nella cronosquadre. Fu davvero un bell’anno, tutto veniva facile e ci si divertiva tanto.

E che corsa che faceste…

Tutto andò secondo programma. Lui doveva attaccare e lo fece, riuscendo a fare la differenza. Io arrivai quarto in volata, preceduto da Biniam Girmay e Olav Kooij. Partii lunghissimo, ai 400 metri. Subito fu una gioia arrivai a braccia alzate. La sera cenammo insieme, ma senza esagerare perché avevamo altre gare. Io dopo tre giorni avrei corso in Sicilia. Però a fine anno facemmo una gran festa con la Colpack.

Gazzoli (XDS-Astana) sta preparando le ultime gare dell’anno. Inizierà da GP Industria e Artigianato
Gazzoli (XDS-Astana) sta preparando le ultime gare dell’anno. Inizierà da GP Industria e Artigianato
Questo è il mese del mondiale, come vedi i nostri under 23 quest’anno?

Abbiamo un buon gruppo. Li seguo e sono andato anche a vedere il Giro Next Gen. Lorenzo Finn è molto bravo e anche Filippo Turconi. Credo siano due ottimi corridori. Non so la selezione precisa che ha in mente Marino, ma mi sembra una buona squadra. Certo, c’è gente come Jarno Widar e Paul Seixas che va fortissimo, ma sarà un mondiale particolare per tutti laggiù. Non è neanche facile fare pronostici.

Di quella squadra di Leuven avete un gruppo WhatsApp?

No, però ci sentiamo uniti in qualche modo. Siamo amici, alle corse ci parliamo e resta un filo che ci lega.

E tu adesso come stai Michele?

Esco da un periodo un po’ difficile. A metà luglio sono tornato dalla Cina con il Covid. Ho avuto febbre a 38°-39° per una settimana. Sembrava passata, poi sono andato al Polonia ma non andavo bene. Dagli esami risultavo ancora positivo. Correre così non è stato il massimo. Ora spero di fare bene nelle gare italiane che arrivano. Inizierò con le prove in Toscana la prossima settimana.

Il Pologne è di McNulty. Gianetti: «Una vittoria per Baroncini»

10.08.2025
6 min
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WIELICZKA (Polonia) – Le miniere di sale che fanno da cornice alla crono conclusiva del Tour de Pologne cristallizzano la vittoria di McNulty nella generale, il solito dominio UAE ed una bella giornata per gli italiani che salgono sul podio di tappa e finale.

Il baffuto statunitense rovina una possibile tripletta tricolore sul traguardo di Wieliczka. Prima del suo arrivo, davanti a tutti a comandare i 12,5 chilometri della prova contro il tempo ci sono nell’ordine Milesi, Sobrero e Tiberi. Ci vuole quindi una grande prestazione di McNulty per batterli e per sfilare contemporaneamente la maglia gialla a Langellotti.

Langellotti nella crono conclusiva non riesce a salvare la maglia gialla: 21° al traguardo, 5° nella generale
Langellotti nella crono conclusiva non riesce a salvare la maglia gialla: 21° al traguardo, 5° nella generale

Il pensiero a “Baro”

Il successo di McNulty – il numero 72 stagionale per la UAE Emirates-XRG – ha un sapore decisamente speciale ed un destinatario ben preciso: Filippo Baroncini. Proprio negli istanti in cui si stava chiudendo la lunga cerimonia protocollare delle premiazioni della gara, partiva il volo per l’Italia con a bordo il ragazzo di Massa Lombarda. Per l’occasione era arrivato in Polonia anche Mauro Gianetti, general manager della squadra.

«Questa vittoria – ci dice in mixed zone – la dedichiamo col cuore a Filippo. Per tutta la settimana tutti i nostri corridori non facevano altro che chiedere informazioni su di lui. I ragazzi qua in Polonia li ho visti molto pensierosi. La nostra squadra vive di grandi emozioni e in questi giorni c’era un tono più basso del solito per un sentimento triste. Tutti ci tenevano a conquistare la corsa per lui.

«I compagni che lo hanno visto subito per terra dopo l’incidente – continua Gianetti – ci sono rimasti molto male naturalmente. Per chi invece non c’era e sapeva che era in ospedale intubato non era una bella cosa. Non abbiamo grande voglia di esultare, però credo che il vero successo straordinario sia il trasporto di Filippo in Italia in queste ore a Milano dove verrà preso in consegna dall’ospedale Niguarda per l’operazione e per tutte le cure del caso».

Gianetti è arrivato al Polonia per vedere Baroncini prima del volo per l’Italia per l’operazione
Gianetti è arrivato al Polonia per vedere Baroncini prima del volo per l’Italia per l’operazione

Passione per la vita

L’incidente occorso a Baroncini ha scosso tutti e tutti si sono fatti sentire per fare sentire la propria vicinanza ad un ragazzo tanto talentuoso quanto sfortunato.

«Filippo sta bene – riprende Gianetti – ha tutti i parametri vitali a posto. Sarà una questione di tempo, di pazienza e di passione per la vita. Tornerà più forte di prima. Sono venuto perché lo volevo vedere, stare vicino a lui e alla famiglia. E’ stata un’impressione impattante.

«Quando entri in quei reparti di cure intensive – prosegue – e vedi uno dei tuoi ragazzi in quelle condizioni è una brutta sensazione. Devo dire che il reparto dell’ospedale di Walbrzych è stato veramente eccezionale. Hanno preso veramente a cuore la situazione di Filippo e lo hanno seguito ogni secondo. Hanno fatto bellissime cose, stabilizzandolo. Grazie a questi interventi lui sta bene e può essere fiducioso».

McNulty per Gianetti può diventare in futuro un capitano nelle grandi corse a tappe
McNulty per Gianetti può diventare in futuro un capitano nelle grandi corse a tappe

UAE pronta per la Vuelta

All’orizzonte per la UAE c’è la campagna spagnola che partirà dal Piemonte. Come sempre il team di Gianetti andrà per vincere e arrotondare il proprio bottino.

«La Vuelta – spiega il general manager – è una delle gare più importanti per noi di tutto l’anno. Almeida si è dovuto ritirare dal Tour per una caduta e sta preparando a puntino la corsa spagnola. Vuol provare ad essere protagonista e dovrà combattere con corridori di altissimo livello a partire da Vingegaard. Avremo il rientro in una grande corsa a tappe di Ayuso, che purtroppo ha dovuto abbandonare il Giro prematuramente. Si sta preparando molto bene anche lui e può essere una valida alternativa per la generale.

«Rispetto al 2024 di questo periodo – Gianetti risponde ad un dato statistico – siamo in vantaggio di una decina scarsa di vittorie in più. Sarebbe bello raggiungere il record delle 85 (che appartiene alla HTC High Road nel 2009, ndr), ma credo che le 100 siano un po’ esagerate (sorride, ndr). Cerchiamo di prendere giorno per giorno e non guardare troppo lontano».

Il podio della crono della settima e ultima tappa del Pologne: McNulty fra Milesi e Sobrero
Il podio della crono della settima e ultima tappa del Pologne: McNulty fra Milesi e Sobrero

A proposito di McNulty

Brandon McNulty è il primo americano, nonché extra europeo ad entrare nell’albo d’oro del Tour de Pologne. Con la crono e la generale ha conquistato i primi due successi stagionali che diventano venti da quando è pro’. Gianetti ci saluta spendendo grandi parole su di lui.

«E’ un ragazzo – conclude – che ha fatto una grande crescita e sempre dietro le quinte. Quest’anno ha fatto un Giro d’Italia straordinario a disposizione di Ayuso prima e Del Toro poi finendo nella top 10. Non si tira mai indietro, sa sacrificarsi. Qui ha avuto occasione per fare classifica e non ha sbagliato. Ieri gli è sfuggita la vittoria a Bukowina perché è stato bravissimo Langellotti. Oggi ha fatto una grande crono vincendo anche la generale. Brandon ha ancora del margine, può ancora migliorare. Con questo successo in una gara così importante come il Pologne, sono sicuro che prenderà una grossa iniezione di fiducia per il suo futuro e lo vedremo protagonista in un grande giro».

Italiani in alto

Li abbiamo seguiti tutta la settimana e alla fine gli italiani hanno saputo essere protagonisti. Dopo il traguardo mentre Milesi era sulla hot seat, abbiamo seguito le fasi conclusive della crono con Sobrero e Tiberi sia per i piazzamenti parziali che generali. Sul podio di giornata ci vanno Milesi e Sobrero (rispettivamente a 12” e 15” da McNulty) e su quello finale salgono Tiberi e Sobrero (rispettivamente a 29” e 37” dallo statunitense).

«Sono abbonato al secondo posto – scherza Milesi in mixed zone – anche se credo che sia la prima volta che batto Sobrero a crono e quindi va bene così. Battute a parte, sono felice delle prestazioni che ho avuto in questi giorni. Negli ultimi due giorni purtroppo non mi sono sentito tanto bene, ma credo che anche senza problemi McNulty avrebbe vinto lo stesso. Da domani saprò il resto del calendario della stagione».

«Oggi – racconta soddisfatto Sobrerocon questo doppio podio chiudo un cerchio col Tour de Pologne del 2022 come vi dicevo ieri. Al di là del risultato, ho il morale alto per partire “da casa” dalla Vuelta.

«Sono partito a tutta – confida Tiberi con un sorriso – per arrivare a tutta. Non mi sono risparmiato in questa gara, però sono stato attento a non “limare” troppo per non rischiare di cadere o compromettere l’avvicinamento alla Vuelta. Sarebbe stato bello avere tre italiani nei primi tre di tappa, però dobbiamo essere contenti tutti per esserci saliti in due sui due podi».

Baroncini: al Baloise una vittoria pesante, da leader puro

24.06.2025
5 min
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Una risposta di forza, di personalità: la vittoria di Filippo Baroncini al Baloise Belgium Tour è stata molto più di un semplice successo. Rappresenta tutta la solidità di un atleta che si propone come un perno importantissimo del nostro ciclismo.
E ora, dopo averlo sentito, abbiamo capito ancora meglio questa solidità.

L’atleta della UAE Emirates è stato esemplare nella gestione di questa cinque giorni belga: non sono state solo gambe. Questa vittoria apre altri scenari importanti per il futuro. Sia quello immediato, leggasi Campionati Italiani, sia quello a lungo termine.

Festa grande sul bus UAE. Toccante anche il rientro in Italia con l’abbraccio tra Baroncini e suo fratello Matteo che lo attendeva all’aeroporto (foto Instagram)
Festa grande sul bus UAE. Toccante anche il rientro in Italia con l’abbraccio tra Baroncini e suo fratello Matteo che lo attendeva all’aeroporto (foto Instagram)
Filippo, prima di tutto complimenti: ma te l’hanno suonato l’Inno di Mameli?

No e neanche mi hanno dato un goccio di birra… lasciamo perdere! Da non credere lassù…

Però dai, questo Belgio ci porta bene: il mondiale under 23, la tua prima vittoria da pro’, la tua prima corsa a tappe sempre lì?

Eh dai, a volte sì, a volte no, però posso essere contento. Bello, è andata alla grande stavolta.

Come è nata questa vittoria? Sei partito con i gradi di capitano?

Diciamo che sono partito sicuramente, avendo mostrato tanto al Giro d’Italia, con l’ambizione della squadra, più che altro per me e Florian Vermeersch, di fare classifica. Io mi sono fatto trovare pronto, non ho mollato dopo il Giro, anche perché vedevo che la gamba rispondeva bene. E allora ho detto: «Approfittiamone».

Cosa significa tecnicamente non hai mollato dopo il Giro?

Che ho riposato il giusto, non mi sono rilassato troppo. Ho fatto una settimana ben strutturata di allenamenti e il resto l’ha fatto il Giro d’Italia. Dopo un riposo iniziale ho fatto dei richiami di soglia e fuorisoglia. E catena in tiro con la bici da crono. Questi richiami mi hanno permesso di tenere il motore sveglio, ma al tempo stesso senza mai distruggermi, perché bisognava comunque recuperare e assimilare tutto il lavoro fatto.

Le due tappe chiave erano la crono e quella in cui sei andato in fuga?

Sì, esattamente. Comunque in Belgio non è mai semplice, ci sono sempre dei trabocchetti. Bisogna stare svegli e lontani dalle cadute. Però avevo una squadra super attorno a me, ci siamo aiutati l’uno con l’altro e il risultato si è visto.

Filippo Baroncini splendido nella sua posizione a crono. Era anche molto veloce
Filippo Baroncini splendido nella sua posizione a crono. Era anche molto veloce
Come è stato sentirsi leader? Ti è piaciuto questo ruolo?

Bello! Per una volta un feeling diverso, nel senso che ero più abituato ad aiutare gli altri e per una volta essere aiutato ripaga un po’, anche per i sacrifici che faccio per la squadra. Anche al Giro ho lavorato tanto per loro, per cui so cosa si prova e stavolta è stato bello riceverlo in cambio.

E hai sentito un po’ di pressione oppure te la sei goduta?

No, pressione no. Non sono uno che la sente tanto, anzi a volte bisognerebbe sentirla di più! E nelle giuste dosi serve.

Il giorno della crono sei stato un siluro. L’avevi vista al mattino?

L’avevo vista solo al mattino, poi avevo dato un’occhiata nei giorni prima. Di solito le crono corte le soffro un po’, preferisco quelle più lunghe. Ma è andata alla grande. Da lì ho capito che la condizione era ottima, perché sono rimasto attaccato ai più forti.

Quella sera sei andato a dormire con altra consapevolezza?

Esatto, ho iniziato a pensare che il giorno dopo poteva essere la volta buona.

Il momento decisivo dell’intero Baloise: a circa 35 km dall’arrivo Baroncini scatta e va a prendersi al maglia
Il momento decisivo dell’intero Baloise: a circa 35 km dall’arrivo Baroncini scatta e va a prendersi al maglia
Era una crono di 9,7 chilometri veloce: che rapporti hai scelto?

L’importante era fare velocità. Il rapporto contava, ma partire con dei rapportoni esagerati non è mai il massimo, nemmeno in crono brevi. Avevo un 64, né troppo grande né troppo piccolo. Mi sembrava ideale per tenere la catena dritta. Sembrava un piattone, ma c’erano due o tre rettilinei che tiravano in su.

Raccontaci il momento topico: quando E’ partita la fuga decisiva?

Volevamo essere noi ad accendere la corsa, ma ci ha pensato la Ineos Grenadiers. Io ero lì pronto, sempre vigile. C’è stato un grande forcing, mi sembra con Connor Swift, che ha ridotto il gruppo a dieci. Abbiamo provato a rientrare: prima Florian, chiuso da Ganna, poi io. Gli altri si sono fermati e sono partito in contropiede con altri quattro. Da lì è stato tutto un rincorrersi.

E il gruppo si avvicinava…

Esatto. Dietro hanno iniziato a menare. Avevamo già pianificato con la squadra che avrei provato ai 35 dalla fine. Quando siamo arrivati a quel punto, il gruppo era a 15-20 secondi. Era tiratissimo. Dopo una curva ho preso lo strappo a tutta. Mi sono detto: «O parto ora o ci riprendono». Ho dato la botta e sono andato via con Frigo, Berckmoes e Aular, che aveva anticipato.

Cosa si prova in un’azione così? Emozione o lavoro?

Non avendo sempre l’occasione di fare la corsa davvero, ogni volta è un’emozione nuova. Sei lì davanti a battagliare, è bello e ti gasa. Ho tirato tanto perché volevo portare a casa la classifica, non tanto la tappa. Se avessi voluto vincere la tappa, avrei corso in modo diverso. Ma la generale vale di più.

Il podio finale ha visto: 1° Baroncini, 2° Heyter, 3° Berckmoes
Il podio finale ha visto: 1° Baroncini, 2° Heyter, 3° Berckmoes
Adesso farai i Campionati Italiani?

Sì, sia la crono che la prova in linea. Ho visto il percorso della crono su VeloViewer. Di salita non ce n’è. E’ una crono molto lineare, da spingere. Ci sono anche curve tecniche, ma io la bici da crono la guido bene. Sono tranquillo.

Quanto sei cresciuto in questi due mesi? Al Giro tutti dicevano: “Quanto va forte Baroncini”…

Sì, l’ho notato anch’io. Fa piacere, soprattutto se i complimenti arrivano anche da altre squadre. E’ motivo d’orgoglio. Sicuramente il Giro mi ha fatto fare uno step, anche mentale. Era il mio secondo grande Giro, dopo la Vuelta, e nelle gambe ha fatto la differenza.

Chiaro…

Mi ero già abituato a quello sforzo con la Vuelta e questo mi ha aiutato a gestirmi meglio durante la corsa rosa. Però per come sono andato quest’anno, ammetto che a volte mi sono sorpreso da solo in salita!

Filippo, cosa aggiungere? Ti auguriamo di gustarti la birra che non hai preso in Belgio!

Ah quella dopo gli Italiani, sicuro! Adesso siamo concentrati e via.

Baroncini: a blocco verso il Nord con tanta voglia di rivincita

18.03.2025
6 min
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Dopo l’apertura dell’Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne, le classiche del Nord entrano nel vivo, e Filippo Baroncini è pronto a fare la sua parte. L’ex campione del mondo under 23, ora alla UAE Emirates, arriva lassù con un conto aperto e tanta determinazione. In una squadra già piena di campioni, anche lui vuole dimostrare di che pasta è fatto.

Dopo nove giorni di gara, i risultati finora non sono stati clamorosi, ma il ciclista italiano sa che il meglio deve ancora venire. Il suo obiettivo? Far bene nelle classiche, soprattutto dopo una stagione 2024 segnata da alti e bassi dovuti principalmente alle sfortune. Ora lo attendono nell’ordine: Nokere Koerse, GP Denain, Bredene Koksijde Classic, De Panne, Gand-Wevelgem…

Baroncini lo scorso anno a Denain poco prima di cadere. Ha un conto aperto con la gara francese
Baroncini lo scorso anno a Denain poco prima di cadere. Ha un conto aperto con la gara francese
Filippo, come stai? Com’è la condizione?

Ora sto bene. Fino alla Strade Bianche sono stato un po’ giù a causa di un virus, anzi, di due virus che mi hanno un po’ messo ko. Però adesso mi sono ripreso bene. Mi sento decisamente meglio.

L’inizio di stagione è stato come te lo aspettavi? Oppure è stato tutto parte di un piano per le classiche che stanno arrivando?

L’obiettivo principale è sempre stato quello di andare forte nelle classiche, quindi sì, la preparazione è tutta indirizzata a queste gare. Tuttavia mi aspettavo sicuramente più fortuna, in termini di salute e di risultati favorevoli, visto che le opportunità sono sempre poche e non è facile. Ma l’importante è che ora sono in forma e pronto a dare il massimo.

Di queste gare che arrivano, ce n’è qualcuna a cui punti particolarmente? In cui avrai più spazio?

Mi piacerebbe avere il mio spazio in tutte, ma quella a cui tengo di più è sicuramente la rivincita al GP di Denain, dove l’anno scorso mi sono rotto il gomito. E’ stata una grande sfortuna e vorrei tanto riscattarmi. Per quanto riguarda i ruoli di capitano, vedremo: correrò al fianco di corridori come Wellens, Pollitt e Morgato, che stanno crescendo molto.

A livello tecnico, hai già fatto sopralluoghi come nel 2024 o testato qualche novità come gomme e assetti?

Quest’anno no, perché i materiali sono praticamente gli stessi dell’anno scorso. So già come settare la bici, soprattutto conosco già le pressioni delle gomme che utilizzerò. Non c’è stato bisogno di particolari test.

Baroncini con Nils Politt durante un sopralluogo dello scorso anno (foto UAE Team Emirates)
Baroncini con Nils Politt durante un sopralluogo dello scorso anno (foto UAE Team Emirates)
Con chi condividerai la stanza durante queste gare?

Per ora non so ancora con chi starò in camera. Non c’è un compagno fisso. Le formazioni cambiano spesso, soprattutto per queste gare minori, quindi vedremo più avanti.

Quanto ti senti diverso rispetto al Filippo di un anno fa in questo periodo?

Mi sento cresciuto tantissimo. Già a gennaio sentivo una differenza nella fatica che facevo rispetto a prima. Penso che sia dovuto all’esperienza acquisita con il primo grande Giro che ho fatto, la Vuelta. Credo mi abbia dato una base solida.

Queste differenze le hai notate nei picchi di sforzo (watt) o nel recupero dopo le varie sgasate?

Sicuramente nel recupero, ma più in generale direi nella tolleranza allo sforzo. E’ molto più facile gestire l’intensità, specialmente quando fai sforzi ripetuti e prolungati durante le corse.

Baroncini con Ayuso alle spalle, i due furono grandi protagonisti della stagione U23 del 2021. A uno il mondiale all’altro il Giro Giovani
Baroncini con Ayuso alle spalle, i due furono grandi protagonisti della stagione U23 del 2021. A uno il mondiale all’altro il Giro Giovani
Filippo, prima abbiamo accennato ad alcuni tuoi compagni importanti. Tra questi c’è Juan Ayuso, con cui hai corso alla Colpack. Come è ritrovarsi insieme nella squadra numero uno al mondo?

L’esperienza nella Colpack è stata fondamentale, ma qui il livello è un altro. La UAE è una squadra di professionisti top e quindi anche l’approccio tra di noi è molto diverso. Lì c’era un ambiente più familiare, dove si stava insieme anche per lungo tempo, magari scherzando a tavola. Oggi, il ciclismo è diventato più simile a un lavoro d’azienda. Ognuno ha il suo ruolo e bisogna rispettare certi ritmi. Il livello competitivo e il lavoro di squadra sono incredibili. Per quanto riguarda Juan, certo si scherza ogni tanto e lui non è cambiato per nulla è il solito animale di gara!

Appartenete anche a due gruppi di lavoro diversi, immaginiamo: tu in quello delle classiche, lui in quello dei grandi Giri. Magari vi vedete poco….

Esatto, capita che ci si scambi qualche messaggio, ma per scherzare. Ma non più di tanto, sinceramente. La vita è cambiata. Il ciclismo è diventato molto più improntato sul lavoro e il recupero. Non ci si ferma più a fare chiacchiere, si pensa più a concentrarsi a tutto quello che ruota attorno alla performance.

Tornando alle tue classiche: ci hai detto di Denain, ma tecnicamente ce n’è qualcuna che pensi si adatti particolarmente alle tue caratteristiche?

Per quanto riguarda le gare di questa settimana, penso che la Gand-Wevelgem sia una corsa che si avvicina un po’ di più alle mie caratteristiche. Ma tutte queste corse in Belgio, a parte le grandissime classiche, richiedono un mix di velocità e resistenza. La mia speranza è di riuscire ad evitare imprevisti come forature, cadute… E se tutto va bene, le sensazioni sono buone.

Le classiche più grandi, come il Fiandre o la Roubaix, ci sono possibilità già da quest’anno?

Sì la possibilità c’è, ma mi piacerebbe riuscire a fare bene nelle gare minori prima di concentrarmi su quelle corse. E’ importante perché i risultati nelle semiclassiche dimostrano che si può competere anche nelle classiche maggiori, quindi cerco di prendere le cose giorno per giorno.

L’emiliano alla Vuelta lo scorso anno. Il suo primo grande Giro
L’emiliano alla Vuelta lo scorso anno. Il suo primo grande Giro
Come vivi questi giorni di gare una dietro l’altro?

Dopo queste prime corse torno a casa in Italia, ma giusto un paio di giorni. Mi serve recuperare e vedere come va il meteo, ma poi si riparte subito per la prossima ondata di corse. Il calendario delle gare cambia rapidamente, quindi si va sempre un passo alla volta. Però in generale mi piace molto. Alla fine devi essere concentrato, non ti devi allenare, e poi lavori tanto proprio per questi momenti.

Non ci si allena, ma diventano importanti altre cose…

Il recupero è fondamentale. Cerco di dormire il più possibile, di avere un buon sonno e di concentrarmi sulla nutrizione. Non mi faccio troppi problemi. Sì magari non ingolfarsi troppo di carbo nei giorni di scarico o riposo, però è anche vero se mangio 20 grammi in più di pasta alla fine non è una tragedia: quassù le energie servono.

E il Filippo uomono, il “non-corridore” come vive i momenti di pausa tra le gare? Cosa fai per passare il tempo lontano dalla bici?

Quando sono a casa, mi piace passare del tempo con il mio cagnolino e la mia ragazza. Sono una persona tranquilla, quindi preferisco fare passeggiate o magari farmi un massaggio per rilassarmi. In trasferta, cerco di non pensare troppo al ciclismo. Come accennavo poi è tutto molto cadenzato oggi. A meno che non si è una squadra con un gruppo più latino in cui magari ci si sofferma a chiacchierare un po’ di più, tutto scorre via velocemente.

Magari leggi un libro, giochi con la Play…

La Play ormai la detesto: ci ho giocato troppo da piccolo! Se ho un po’ di tempo libero, mi piace guardare una serie thriller su Netflix per rilassarmi un po’. Magari un thriller, qualcosa che dia suspence, ansi… Come se l’ingresso in un settore di pavé non ne portasse abbastanza!

Baroncini e il cambio di passo grazie alla dieta di Gorka

13.10.2024
5 min
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«Il grosso passo quest’anno è stato l’essere seguito in maniera super professionale da un team valido di preparatori e nutrizionisti. Il cambio sostanziale penso sia arrivato grazie a Gorka, il nutrizionista della squadra. Ci manda delle tabelle settimanali tarate in base agli allenamenti e al consumo calorico. Alla fine questa è una parte fondamentale, in quanto ci fornisce l’energia per essere sempre in forze e mantenere il peso costante».

Queste parole di Filippo Baroncini, reduce della prima vittoria da professionista, nella nostra intervista di sette giorni fa ci hanno incuriosito. Il corridore da quest’anno in forza al UAE Team Emirates ha cambiato parecchio dal punto di vista dell’alimentazione e della nutrizione. L’artefice di tutto ciò, come ammesso dallo stesso Baroncini, è stato Gorka Prieto il nutrizionista del team emiratino. Siamo andati a chiedere direttamente a lui in che modo ha lavorato e portato il campione del mondo U23 di Leuven a un nuovo livello. 

«E’ la prima volta – dice Gorka – per stessa ammissione di Baroncini, che qualcuno lo segue in maniera così completa dal punto di vista dell’alimentazione. A inizio stagione ci siamo dati un target di peso da rispettare in base agli obiettivi che aveva nel corso dell’anno. Il primo test fatto è stata una semplice plicometria che mi ha permesso di capire i valori di grasso corporeo».

Alla base della crescita di Baroncini c’è la cura dell’alimentazione grazie alle conoscenze di Gorka il nutrizionista del team
Alla base della crescita di Baroncini c’è la cura dell’alimentazione grazie alle conoscenze di Gorka il nutrizionista del team
Qual è il target di peso deciso per Baroncini?

Tra i 76 e 76,5 chilogrammi nel momento di massima forma. Chiaramente non si può mantenere il peso costante per tutto l’anno, quindi sono state fatte delle scelte in base al calendario. Baroncini aveva come obiettivo quello di fare bene alla Vuelta e nel finale di stagione. Siamo partiti un po’ più alti per poi adattare il peso verso questi impegni. 

Come segui i corridori?

Tutti hanno un piano alimentare da seguire e tramite un’applicazione io fornisco loro un menu. In questo modo sanno cosa mangiare anche quando sono a casa. Tutto viene calibrato in base agli allenamenti e al tipo di obiettivi. Il nostro team comunica in maniera totale. 

Michele Romano, cuoco del UAE Team Emirates, ha un piano alimentare e sa cosa cucinare agli atleti durante le gare
Michele Romano, cuoco del UAE Team Emirates, ha un piano alimentare e sa cosa cucinare agli atleti durante le gare
Spiegaci meglio.

Il preparatore carica il piano di allenamenti settimanali su Training Peaks, io lo vedo e calibro cosa bisogna fare a livello nutrizionale per avere sempre la giusta dose di energie e il miglior reintegro. 

Qual è stato il primo passo fatto con Baroncini?

Fare un’intervista con lui e spiegargli il nostro metodo di lavoro. Poi abbiamo preso le misure: grasso corporeo e peso. Infine ci siamo confrontati sui suoi gusti e il metodo di alimentazione in gara. Il nostro non è un metodo che impone qualcosa all’atleta, ma lo aiutiamo seguendolo al meglio. Se un giorno preferisce il riso alla pasta, lo comunica e io cambio la tabella nutrizionale. 

La pasta viene pesata cotta e condita per garantire il giusto apporto nutritivo (foto Giallo Zafferano)
La pasta viene pesata cotta e condita per garantire il giusto apporto nutritivo (foto Giallo Zafferano)
Quanto è stato difficile integrare nel vostro sistema un corridore nuovo che non era abituato a lavorare in questa maniera?

Baroncini è un ragazzo estremamente bravo e diligente. Ha capito subito come questo metodo potesse aiutarlo a migliorare e crescere nelle prestazioni. D’altronde avere qualcuno che ti dà delle indicazioni precise su come mangiare e cosa ti permette di concentrarti al 100 per cento sull’obiettivo

Che è diverso dall’essere seguiti solamente in gara.

Decisamente. Perché poi in quei giorni sai cosa fare e ti viene detto. Poi però quando torni a casa non hai continuità nel lavoro. Il rischio più grande è che il corridore mangi meno del dovuto, arrivando vuoto e senza energie a fine gara o allenamento. 

Il gusto degli atleti gioca una parte importante nel costruire la tabella nutrizionale
Il gusto degli atleti gioca una parte importante nel costruire la tabella nutrizionale
Baroncini è un corridore “massiccio” che ha bisogno di un costante apporto di energia…

E’ un ragazzo alto e parecchio muscoloso quindi il suo fabbisogno energetico di base è più alto di quello di uno scalatore. Poi tanto dipende dal tipo di gara e di allenamento. La cosa importante è sapere quanto ha consumato all’interno di uno sforzo per regolare l’alimentazione. A inizio stagione abbiamo tenuto il peso più alto, anche se di poco. Con l’avvicinarsi degli obiettivi ho calcolato la strada giusta per arrivare al peso forma. 

La grande differenza vista?

L’alimentazione in corsa. Filippo non era abituato a mangiare tanto durante le gare, rispetto allo scorso anno integra di più.

Uno dei passi in avanti fatti da Baroncini è l’aver imparato ad alimentarsi nel modo corretto in corsa
Uno dei passi in avanti fatti da Baroncini è l’aver imparato ad alimentarsi nel modo corretto in corsa
Ha qualche richiesta o esigenza particolare?

No. In gare o allenamenti impegnativi l’apporto di carboidrati è intorno ai 120 grammi ogni ora. Lui è uno che preferisce usare le borracce, quindi integrazione attraverso i liquidi. Io sono in costante comunicazione con il nostro fornitore di integratori: Enervit, per riportare le richieste dei corridori e adattare i prodotti alle loro esigenze. 

Ad esempio?

Le famose rice cake si fanno ancora, ma con una ricetta diversa. Si usa il riso soffiato e marshmallow per avere un apporto maggiore di zuccheri. Questa soluzione risulta anche più facile da digerire in gara.

Baroncini e la prima vittoria da pro’: dentro al cambiamento

05.10.2024
4 min
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Il UAE Team Emirates ha chiamato Filippo Baroncini in extremis per correre al Giro dell’Emilia. Così lui si è trovato a dover rispondere all’appello della squadra e si è precipitato all’hotel dove alloggiano gli emiratini. 

«Ero una delle riserve – spiega dopo il pomeriggio movimentato dalla convocazione dell’ultimo minuto – ma Ayuso non sta molto bene quindi tocca a me. Sarei dovuto partire oggi per andare alla Coppa Agostoni e poi alla Bernocchi, invece mi trovo qui all’Emilia, ma va bene comunque. Dopo la vittoria sto alla grande, il morale è davvero alto, diciamo che mi è venuta fame e ho voglia di provare a trovare un altro successo da qui a fine anno. Le corse alle quali guardare sono La Bernocchi e il Gran Piemonte, quindi avanti tutta».

Baroncini usciva molto bene dalla Vuelta, il suo primo grande Giro della carriera
Baroncini usciva molto bene dalla Vuelta, il suo primo grande Giro della carriera

Tre anni dopo

Il 21 settembre il corridore di Massa Lombarda ha vinto la sua prima gara da professionista: la Super 8 Classic, in Belgio. Erano passati tre anni dalla sua ultima vittoria, ottenuta sempre in Belgio ma a Leuven. Un successo che gli era valso il titolo iridato tra gli under 23. Da quel momento in poi la carriera di Baroncini non è stata in discesa come ci si sarebbe aspettati, ma costellata di infortuni. Gli ci sono voluti poco più di 10.000 chilometri per arrivare a cogliere il primo successo in maglia UAE Emirates

«Il grosso passo quest’anno – dice Baroncini – è stato l’essere seguito in maniera super professionale da un team valido di preparatori e nutrizionisti. In generale il team mi segue con grande attenzione e con la cura di una famiglia. Il cambio sostanziale penso sia arrivato grazie a Gorka, il nutrizionista della squadra. Ci manda delle tabelle settimanali tarate in base agli allenamenti e al consumo calorico. Alla fine questa è una parte fondamentale, in quanto ci fornisce l’energia per essere sempre in forza e mantenere il peso costante. Per quanto riguarda i chilometri fatti in corsa ero consapevole di averne accumulati tanti ma non 10.000. Ho chiesto io al team di farmi gareggiare parecchio, sono uno che ne ha bisogno per trovare la condizione».

Al Pantani è stato protagonista di un’azione di 70 chilometri, ripresa solo nel finale
Al Pantani è stato protagonista di un’azione di 70 chilometri, ripresa solo nel finale
A inizio anno qual era il focus della stagione?

Ritrovarmi e ritrovare il risultato. Ne sentivo la necessità e il fatto di aver messo alle spalle il mio primo Grande Giro mi ha dato una grossa mano. Dalla Vuelta sono uscito molto bene, me ne sono accorto nella cronometro finale e nei giorni successivi. 

Sei migliorato tanto alla corsa spagnola?

Ho sentito di aver fatto un grande step, ma non mi sarei aspettato potesse essere così grande. Negli anni scorsi, complici gli infortuni, non mi sono mai sentito più in forma rispetto a quando ero under 23 e avevo una condizione super. Diciamo che la vittoria in Belgio me l’aspettavo, dalla Vuelta ma anche dal Pantani.

Dopo tre anni sul traguardo l’urlo a sfogare la rabbia
Dopo tre anni sul traguardo l’urlo a sfogare la rabbia
Ci eri andato tanto vicino, come ci sei rimasto?

Mi hanno ripreso solamente negli ultimi 500 metri. La sensazione maggiore però è stata sempre la consapevolezza di star bene. Alla fine non puoi essere triste quando ti riprendono negli ultimi metri dopo una fuga di 70 chilometri. Chiaro, mi è dispiaciuto. Ma il morale è rimasto alto. 

Pochi giorni dopo in Belgio finalmente la vittoria.

Una liberazione grandissima, mi sono passati in testa tutti i momenti brutti e sono andati via. Sono un atleta che corre sempre per vincere. Negli ultimi 4 chilometri mi ricordo di aver realizzato cosa stava per accadere e me la sono goduta tutta. Ho versato qualche lacrima dopo il traguardo, per la gioia, per la rabbia degli ultimi anni. Per tutta la giornata ho provato ad attaccare, ad andare via da solo ma non riuscivo. Mi rendevo conto di avere una grande rabbia agonistica. 

Dopo la vittoria si fa largo un sorriso largo come tutto il volto
Dopo la vittoria si fa largo un sorriso largo come tutto il volto
Cosa hai capito?

Che posso far soffrire anche i professionisti e che mi posso divertire. 

Un successo che servirà tanto per trovare la fiducia giusta e la motivazione per fare un bell’inverno. 

Certo. Ora ci sono le gare di fine anno e voglio provare a replicare. Però la vittoria in Belgio mi darà una mano nel passare un inverno al 100 per cento focalizzato sull’essere un atleta e ripartire forte.

Baroncini e la cronometro: quale futuro?

15.09.2024
5 min
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Arrivare quarti all’ultima tappa del tuo primo grande Giro non è cosa tanto scontata. Specie se questa è una cronometro. Avrete capito che stiamo parlando di Filippo Baroncini, che a Madrid, frazione finale della Vuelta ha sfiorato il podio.

Baroncini non è nuovo a belle imprese contro il tempo. Lo ricordiamo già al Giro under 23 quando dominò la crono di Guastalla e sempre in quel 2021 fu nono ai mondiali. Numeri, risultati ed età sono dalla sua per poterci investire.

Uscito in grande spolvero dalla Vuelta, il romagnolo ha chiesto ed ottenuto di partecipare al Memorial Pantani, che in teoria non doveva fare.

Filippo, insomma ti aspettavi di ottenere un risultato simile a Madrid?

Se penso a quella mattina sì. Se me lo aveste chiesto ad inizio Vuelta avrei detto di no. Quella mattina mi sono svegliato con sensazioni ottime e queste sono state subito confortanti in vista della tappa.

Spiegaci meglio: “sensazioni ottime”. Tu metti il piede fuori dal letto e capisci come stai?

Già quello è un ottimo indizio. Ripeto mi sono svegliato bene e insolitamente fresco rispetto agli altri giorni. Poi la conferma l’ho avuta durante la ricognizione. Stavo bene davvero.

Quanto è importante aver raccolto un risultato simile al termine di un grande Giro?

Credo sia molto importante. Fa capire che il mio recupero è buono, specie perché era il primo grande Giro: questo apre scenari importanti. Non posso dire che me lo aspettavo però posso anche dirvi che il giorno prima ho parlato con il responsabile della performance, Herrero, e gli ho detto: fammi mettere su il 62 che faccio nella top tre. La squadra puntava molto su McNulty e invece ho fatto bene io.

Filippo al Giro U23 del 2021. Qui vincitore nella crono di Guastalla ai tempi della Colpack-Ballan
Filippo al Giro U23 del 2021. Qui vincitore nella crono di Guastalla ai tempi della Colpack-Ballan
Qual è il tuo rapporto con questa disciplina?

Tra me la crono è sempre stato amore e odio. Da parte mia sono sempre stato molto focalizzato su questa disciplina, tuttavia non avevo mai raccolto grossi risultati, almeno in campo internazionale. In Italia era un po’ diverso. Tolto Ganna poi eravamo lì a giocarci un buon piazzamento. Insomma era un po’ come sbattere la testa contro un muro e non ero mai sicuro di arrivare davanti, anche se lo volevo. Questo risultato magari cambierà qualcosa, ma soprattutto mi ha detto che il lavoro ripaga.

Quindi l’idea è d’investirci di più in futuro?

Ma tutto sommato io ci ho sempre lavorato. Ora magari lo farò con maggior convinzione, con qualcosina in più, ma sempre senza assillo. Un conto è preparare una crono secca, come quella di un mondiale, allora ti ci focalizzi al 120 per cento. Altra cosa è preparare una crono che magari prevede anche dell’altro, come quella di una corsa a tappe, nel quale ci sono altri obiettivi, quindi lavori un po’ su tutto.

E quindi si ti dicessimo: Baroncini punta alla crono di Los Angeles 2028?

Perché no? Ci può stare. Mi piacerebbe. Penso a Ganna che è un cronoman perfetto e specifico, mentre io sono un corridore più a 360 gradi, ma sarebbe bello impegnarsi per questa causa se ci fosse la possibilità.

La squadra, la UAE Emirates, ti sostiene in questa direzione? 

Va di pari passo con me. Loro sanno che mi piace e mi hanno sempre messo nelle migliori condizioni per lavorarci. Ho fatto test, mi hanno portato in galleria del vento, ho provato materiali nuovi, hanno valutato i numeri. Insomma non si è mai mollato.

Filippo usa con regolarità questa bici anche durante la settimana (foto Instagram – Fizza)
Filippo usa con regolarità questa bici anche durante la settimana (foto Instagram – Fizza)
Hai richiesto anche tu dei materiali specifici?

No, di base non sono uno che chiede. Quello che mi danno provo. Ma se ci sono delle opportunità di testare dei materiali non mi tiro indietro. Utilizzo quel che mi mettono a disposizione.

Quanto tempo passi sulla bici da crono?

Cerco di farci almeno due uscite a settimana: una di scarico e una di lavori specifici. Però se c’è un appuntamento che mi interessa magari le uscite con la bici da crono diventano tre. Come è stato prima di Lisbona, per esempio. Nel ritiro di Andorra sono stato uno di coloro che l’hanno utilizzata di più. Anche perché era la prima crono, oltre alla tappa c’era la maglia rossa in palio e tutto era in gioco.

Prima hai detto che è un rapporto di amore e odio fra te e la crono. Quando è iniziato questo rapporto?

Da juniores. Da quando mi hanno dato questa bici, ne sono sempre stato interessato. Ma il vero salto di qualità l’ho fatto quando ero alla Colpack. Lì mi hanno messo in sella per bene e finalmente sono riuscito a sviluppare su questa bici gli stessi watt che facevo su quella da strada. A quel punto ho iniziato a lavorarci per bene e con maggior condizione.