FORMIGINE – La sua esperienza non andrà sprecata, la sua esperienza sarà al servizio degli atleti che dirigerà nella imminente stagione di ciclocross. Eva Lechner resta nel suo habitat naturale come diesse dell’Ale Colnago Team, formazione modenese con ambizioni di ritagliarsi spazio e risultati in ambito nazionale ed internazionale.
Tra le poltroncine dell’Auditorium Spira Mirabilis di Formigine ci siamo presi un momento per sentire le parole della 40enne altoatesina e capire come si appresta a ricoprire il ruolo di tecnico. Lechner appare pronta ed entusiasta di vivere il ciclocross da un altro punto di vista.
Juniores, U23 e elite. Il roster dell’Ale Colnago Team dove spicca il tricolore di Gioele Bertolini (foto ufficio stampa)Juniores, U23 e elite. Il roster dell’Ale Colnago Team dove spicca il tricolore di Gioele Bertolini (foto ufficio stampa)Juniores, U23 e elite. Il roster dell’Ale Colnago Team (foto ufficio stampa)
Eva inizia ufficialmente la tua nuova esperienza. Prime impressioni?
Si è aperta questa opportunità visto che nelle ultime due stagioni avevo corso con questa squadra. Mi hanno chiesto se fossi disponibile a dare una mano una volta scesa di bici. Mi ero trovata bene e così ho accettato subito la proposta, mettendomi subito al lavoro. Abbiamo cercato anche nuovi sponsor tecnici e sono contenta di aver portato di nuovo Colnago in squadra con me.
Com’è andato questo contatto?
Sono stata io il gancio (sorride, ndr) visto che avevo mantenuto buoni rapporti. Ho corso con questo marchio per dodici anni e ho bei ricordi perché le mie corse migliori le ho vinte su bici Colnago. Credo che sia un bel ritorno perché adesso Colnago è associata a Pogacar e penso che per noi sia un bell’innesto, anche stimolante.
Che tipo di squadra avete?
Siamo riusciti ad allestire atleti di tutte le categorie internazionali. In totale abbiamo dieci ragazzi, tra cui spicca il campione italiano Gioele Bertolini. Pensiamo di avere una bella squadra, per la quale c’è stato tanto lavoro dietro e siamo molto contenti dei nostri atleti. Poi abbiamo anche esordienti e allievi.
Lechner ha contribuito a riportare Colnago nel ciclocross, un marchio con cui ha corso e vinto per dodici anniAle Colnago Team è una formazione modenese che avrà anche un settore giovanile di esordienti e allieviLechner ha contribuito a riportare Colnago nel ciclocross, un marchio con cui ha corso e vinto per dodici anniAle Colnago Team è una formazione modenese che avrà anche un settore giovanile di esordienti e allievi
Il tuo ruolo come si svolgerà?
Mi dividerò i compiti con Milena Cavani, con cui ho un’amicizia di vecchia data nata ad un mondiale. Il suo ultimo anno da atleta è coinciso col mio primo anno. Lei seguirà principalmente le categorie giovanili. Io dovrei fare soprattutto la parte delle gare all’estero, mentre quelle in Italia le faremo assieme.
Che tipo di diesse sarai?
Non saprei, sicuramente non mi sento spaventata. Sono cambiate un po’ di cose negli ultimi mesi e non vedo l’ora di buttarmi in questo mio nuovo ruolo, che sono curiosa di conoscere meglio. Non mi ispiro a nessuno in particolare per il momento, però so già che mi piace aiutare i ragazzi, sperando di trasmettergli la mia esperienza. Infatti mi sono fatta dare una bici anch’io per fare le prove percorso assieme ai ragazzi e dare qualche consiglio, perché è quello che serve sul campo-gara.
Ti sei posta qualche obiettivo in generale?
Nessuno in particolare. Dobbiamo cercare di strutturare tutto bene. Credo che abbiamo alzato il livello rispetto agli ultimi anni, ma tante cose le dobbiamo scoprire. Seguire i giovani sarà uno dei compiti principali, visto che i nostri atleti più grandi ed esperti sono ovviamente più autonomi. Assieme a Milena ed il resto dello staff cercheremo di dare il massimo supporto a tutti, in special modo parlando con loro.
Eva Lechner e Milena Cavani si sono conosciute tanti anni fa durante un mondiale. Saranno le diesse dell’Ale Colnago TeamEva Lechner e Milena Cavani si sono conosciute tanti anni fa durante un mondiale. Saranno le diesse dell’Ale Colnago Team
Qualche obiettivo con gli atleti invece?
L’intento di tutte le squadre è sempre quello di portare più ragazzi possibili in nazionale. Non solo per Elisa Bianchi come ha detto a voi qualche settimana fa, ma anche per tutti gli altri. Dipende tuttavia da come andranno i nostri ragazzi e gli avversari durante la stagione. Posso solo dire che il nostro lavoro sarà quello di portarli a fare il massimo e raccogliere i migliori risultati possibili. Lavorare sulla loro crescita è già un bell’obiettivo, poi vedremo come faremo.
Eva Lechner si sente più carica per la prima gara da diesse che farà o per la prima che fece da atleta?
E’ trascorso un po’ di tempo (sorride, ndr), ma si sa che prima o poi un’atleta deve smettere di correre. Quindi nascono obiettivi e punti di vista diversi. Adesso mi sto godendo molto di più la vita, nel senso che quando vedo quanta fatica fanno gli atleti sono contenta di non doverlo più fare anch’io. Ora devo dare loro solo supporto e motivarli a dovere.
Eva Lechner è stata forse l’avversaria più longeva e costante di Pauline Ferrand Prevot. L’azzurra e la francese si sfidavano sin da quando erano due juniores e lo facevano ovunque: strada, mountain bike, ciclocross. Spesso dominava la francese, altre volte l’italiana.
E’ quindi proprio con Eva Lechner che facciamo un’analisi tecnica (e non solo) della regina del Tour de France Femmes. Come è cambiata Ferrand Prevot, se questo obiettivo poteva davvero essere alla sua portata e come ci è riuscita. Un viaggio con l’altoatesina che diventa una fotografia preziosa soprattutto della testa e del metodo della fuoriclasse francese.
Eva Lechner e Pauline Ferrand Prevot agli europei in MTB del 2018. Quante volte si sono scontrate in carriera…Eva Lechner e Pauline Ferrand Prevot agli europei in MTB del 2018. Quante volte si sono scontrate in carriera…
Eva, hai combattuto tante volte con Pauline Ferrand Prevot: che avversaria era?
Era sempre un’avversaria tosta, quando c’era lei sapevi che c’era “da menare”. Poi c’erano anche dei momenti in cui sono riuscita ad arrivarle davanti, come in una Coppa del mondo che ho vinto. Però non è mai stato facile quando c’era lei e soprattutto negli ultimi anni: quando preparava un evento, sapevi già che sarebbe stato difficile.
Ci hai combattuto non solo in mountain bike ma anche nel cross e su strada. Era sempre la stessa rivale o cambiava?
Cambiava, cambiava… Ma anche lei ha avuto i suoi momenti di crisi. Mi ricordo alle Olimpiadi di Rio: io ho avuto una giornata no, ma lei ancora di più. Pauline non finì la gara. Ebbe proprio un anno no. Quando l’ho vista dopo la gara era affranta. Nel ciclocross andavo un po’ meglio di lei, mentre nella mountain bike e su strada facevo più fatica a starle davanti. Siamo sempre state legate, non dico amiche strette, ma comunque ci rispettavamo. Ero sempre contenta quando la vedevo.
Era un’atleta da tanto motore e poca tecnica o era completa anche dal punto di vista tecnico?
No, era abbastanza completa di tecnica. Ma lei è una che quando le manca qualcosa si mette lì e lavora. L’ha fatto anche sulla tecnica. Un paio di anni fa era un po’ più debole, ma poi ha preso un tecnico, si è messa a lavorare su aspetti specifici ed è migliorata tantissimo. Se pensiamo che ha fatto tutte le gare più importanti con una MTB front… Pauline è così: lavora in modo estremo, individua dove è debole e migliora. E’ quella la cosa che fa davvero impressione.
Lechner ci ha parlato delle varie trasformazioni della Francese. Senza andare troppo indietro nel tempo, ecco Pauline ad inizio stagione…E al Tour Femmes. E’ decisamente più magraLechner ci ha parlato delle varie trasformazioni della Francese. Senza andare troppo indietro nel tempo, ecco Pauline ad inizio stagione…E al Tour Femmes. E’ decisamente più magra
Hai detto che Pauline, quando individua un punto debole, ci lavora.
In realtà tutti ci proviamo, però secondo me lei ha qualcosa in più delle altre a livello di motivazione. Perché non è facile lavorare dove sei debole. Lei lo fa con costanza e determinazione. Ne fa un pallino.
Che metamorfosi pensi abbia fatto per essere così competitiva su strada, considerando che oggi il livello è molto alto?
Partiamo dal presupposto che lei è forte di suo. Certo, ha cambiato, ma ricordiamoci che Pauline ha iniziato su strada. Da junior ha vinto anche un mondiale su strada. Forse doveva solo riprendere un po’ di ritmo. Infatti l’anno scorso al mondiale ci ha provato, ma non c’era proprio. Non ancora. Poi piano piano si è messa a lavorare, ha fatto tante gare ed il suo miglioramento è stato palese.
Chiarissima…
Poi sicuramente alla Visma-Lease a Bike ha trovato uno staff importante, che l’ha seguita su tutto: tecnica, condizione, alimentazione. Su questi aspetti lei è una perfezionista.
In teoria dopo le prime classiche del Nord avrebbe dovuto andare in altura. Invece, non sentendosi a suo agio in gruppo, ha preferito continuare a correre. E’ questa la Pauline Ferrand Prevot che conosci?
Esattamente. Sicuramente aveva bisogno di lavorare su quell’aspetto e lo ha fatto. Ha rinunciato all’altura per migliorare la propria gestione in gruppo: questo dimostra quanto sia lucida nei suoi processi.
Da un punto di vista di motore, visto che tu hai fatto più discipline, che trasformazione ha vissuto? Hai notato cambiamenti fisici?
Assolutamente sì. Già prima, quando aveva un appuntamento importante, si vedeva che si trasformava. Perdeva anche 5-6 chili e poi li rimetteva su senza perdere muscolo. Faceva cambiamenti radicali, come nessun’altra. Ma sempre seguita da figure professionali. Il suo è sempre stato un professionismo di altissimo livello. I cambiamenti si notavano anche in passato. E quest’anno, quando prima del Tour Femmes l’ho vista così magra, ho capito che sarebbe andata lì a menare forte.
Ferrand Prevot ha vinto titoli mondiali in ben cinque discipline: strada, MTB (Xc e Marathon), cross e gravel. Oltre al titolo olimpico in MTB a Parigi 2024Ferrand Prevot ha vinto titoli mondiali in ben cinque discipline: strada, MTB (Xc e Marathon), cross e gravel. Oltre al titolo olimpico in MTB a Parigi 2024
Pauline aveva dichiarato: “Torno su strada per vincere il Tour Femmes”. Diceva di volerlo fare in tre anni, ci è riuscita subito. Te lo aspettavi?
Sì, me l’aspettavo. Perché so come lavora. Per certi aspetti non mi ha stupito. Ma mi ha fatto impressione il numero che ha fatto. Non ho mai creduto che fosse impossibile per lei, però non toglie che mi abbia colpito. E aggiungo che sono molto felice che ci sia riuscita.
Adesso che ha raggiunto l’obiettivo e ha 33 anni, pensi che Pauline manterrà alta la motivazione o potrebbe anche chiudere la carriera?
Potrebbe starci, ma dovrà valutare lei cosa vuole fare. E in ogni caso le servirà un po’ di tempo per capirlo. Conoscendola, magari si porrà un altro obiettivo e porterà a termine anche quello.
Chiudiamo con un aneddoto. C’è un ricordo che ti viene subito in mente pensando a lei?
Più di uno, ma dico il mondiale di MTB dopo il Covid. Lei ha vinto, io sono arrivata seconda. Quel giorno è stato bello arrivare dietro di lei. Mi sentivo la prima delle umane. Ma forse il ricordo più bello è legato ad una gara post Covid in Francia.
Vai, racconta…
Venivamo entrambe da un duro Xc all’Alpe d’Huez. Il giorno successivo iniziava la Transmaurienne, una gara a tappe in MTB. La prima di queste frazioni era valida come campionato francese Marathon. Lei ci teneva perché ci arrivava con la maglia di campionessa del mondo. Ad un certo punto la sua rivale era un po’ avanti e io aiutai Pauline. Lei avrebbe poi fatto solo quella tappa, io invece tutta la gara. Per cinque ore abbiamo corso insieme tra fatica, chiacchiere e tecnica. Ricordo in particolare una discesa lunghissima, molto flow. La facemmo a tutta. Fu quasi una gara nella gara tra di noi. Recuperammo anche un sacco di gente, ci divertimmo tantissimo. Quel giorno fu quasi una pedalata tra amiche.
«Quando avevo 15 anni per tutta l’estate ho fatto la baby sitter. Con i soldi guadagnati ho comprato la mia prima bici». Eva Lechner è così. È sempre stata così: semplice, diretta, coriacea, determinata. Sabato, cioè l’altro ieri, ai mondiali di ciclocross a Liévin, ha chiuso una carriera straordinaria.
Strada, ciclocross, mountain bike: la campionessa altoatesina ha lasciato il segno ovunque. A 39 anni, 40 a luglio, Lechner ha detto basta, ma il suo lascito resta indelebile. Comprese le categorie giovanili, si contano oltre 30 titoli italiani, uno persino su strada tra le elite, tre medaglie ai mondiali, due nella mtb (un argento e un bronzo), e una nel cross (un argento). E ancora: titoli europei, partecipazione a quattro Olimpiadi… Potremmo continuare all’infinito.
Eva Lechner (classe 1995) ha chiuso la carriera al mondiale di LiévinLechner (classe 1995) ha chiuso la carriera al mondiale di cross Liévin
Vero, le cose sono cambiate a dicembre. Non sono andata al mondiale per i meriti sportivi di quest’anno, ma il cittì Daniele Pontoni aveva in mente di darmi un premio carriera. Ne abbiamo parlato, io avevo questo desiderio di chiudere con un Mondiale e lui mi ha promesso che avrebbe fatto di tutto per portarmi. Con la Federazione si è deciso di farmi questo regalo, che ho apprezzato tantissimo. Per me è stato un onore poter indossare ancora una volta la maglia azzurra.
Come hai vissuto quest’ultima gara della tua carriera?
È stato bello. Il percorso era duro, ma mi sono sentita bene e per questo mi sono anche divertita. Ho fatto il miglior risultato della stagione, il che non è poco a 39 anni, gareggiando contro atlete di altissimo livello. Nell’ultimo giro mi sono goduta ogni istante, salutando il pubblico. Avevo un buon vantaggio su chi era dietro di me, posto che avrei potuto anche perdere una posizione, ma sapete… non si vuole mai mollare. Neanche alla fine. C’era un lungo rettilineo in salita pieno di gente: ho dato il cinque a tantissimi tifosi e sono arrivata al traguardo con il sorriso.
Sei stata una campionessa in più discipline. Se pensi a un momento per ognuna, quale ti viene in mente?
Parto dalla strada, che è quella che ho fatto meno. Direi senza dubbio il Mondiale di Varese 2008: una bellissima esperienza. Quel giorno lavorai tanto per la squadra e mi ritirai, ma che giornata! Ricordo tutto questo pubblico e io lì a difendere i colori dell’Italia. Poi ricordo bene anche il titolo italiano vinto un po’ a sorpresa. Era il 2007 a Genova. Quando passai in testa la linea del traguardo non ci credevo: «Ma cosa ho fatto?», mi dicevo.
Mondiali di ciclocross 2014: Lechner fu la prima azzurra a riuscire nell’impresa di salire sul podio in questa disciplina. Qui con Marianne VosMondiali di ciclocross 2014: Lechner fu la prima azzurra a riuscire nell’impresa di salire sul podio in questa disciplina. Qui con Marianne Vos
Nel cross?
Nel ciclocross mi viene in mente la prima vittoria in Coppa del Mondo a Hoogerheide e il secondo posto al Mondiale: arrivare dietro Marianne Vos era come vincere a quei tempi. Quel giorno pensai a mettermi alla ruota di Marianne. Pensavo intanto a stare dietro a lei. Questo mi avrebbe fatto guadagnare terreno sulle altre e andò esattamente così. Poi nel corso della gara lei mi staccò, ma io stavo bene e mantenni il secondo posto.
E infine la “tua” MTB…
Per la mountain bike i momenti sono tantissimi, ma direi anche qui la prima vittoria in Coppa del Mondo a Houffalize nel 2010. C’era tanto fango quel giorno. A un certo punto, in cima a una salita, c’era una stradina stretta, stretta. Io ero a ruota di Willow Rockwell e ricordo che lì stavo benissimo. Avrei potuto passarla quando volevo. Ma lì non si poteva. Con estrema tranquillità dissi a me stessa che lo avrei fatto appena possibile. E così feci. Andò tutto secondo i piani, tutto era sotto controllo. Tutto facile. Il top a livello psicofisico. E poi ricordo la medaglia d’argento ai Mondiali di Leogang: salire sul podio iridato fu una grandissima soddisfazione. Era il 2020 ed era passato qualche anno (per la cronaca vinse Pauline Ferrand-Prévot, ndr).
Ci sono stati momenti difficili? Delusioni?
Direi le Olimpiadi, soprattutto quelle di Londra 2012, dove davvero potevo fare qualcosa di importante. Era un anno difficile, non riuscivo a esprimermi al meglio, avevo troppa pressione. Dopo la gara ero a pezzi. Per un bel po’ non sono riuscita neanche a salire in bici.
Le Olimpiadi, il tasto dolente di Lechner. Ne ha disputate quattro. Miglior piazzamento il 16° posto a Pechino 2008Le Olimpiadi, il tasto dolente di Lechner. Ne ha disputate quattro. Miglior piazzamento il 16° posto a Pechino 2008
E come ti sei rialzata?
Non so di preciso. C’era ancora un Mondiale e, piano piano, sono ripartita. Mi ha aiutato pormi un nuovo obiettivo: quando hai qualcosa da raggiungere, trovi la forza per ripartire e così è andata. Ma fu una vera batosta.
Senza togliere nulla agli altri, qual è il “tuo” tecnico?
Edi Telser, il mio preparatore per 13 anni. Lui è di Prato allo Stelvio. Ora è il cittì della Svizzera. Mi ha seguita a lungo e ha avuto un impatto enorme sulla mia carriera. È lui che mi portò nella selezione dell’Alto Adige, mi fece fare il primo ritiro, le gare all’estero e tanto altro.
Come hai iniziato a correre?
Ho iniziato a 16 anni, un po’ tardi. Non sapevo nemmeno che esistessero le gare di mountain bike. Dalle mie parti c’erano tutti sport di squadra. Io ho sempre amato la competizione, ma non mi piacevano gli sport di squadra appunto. Ho provato anche l’atletica leggera, ma…
Una Eva in formato bambina. Eccola, piccolissima, con una mtb ben più grande di leiUna Eva in formato bambina. Eccola, piccolissima, con una mtb ben più grande di lei
Ma?
Ma non mi piaceva, non tanto per lo sport in sé, ma perché quando andavi ad allenarti facevi altre cose, esercizi. Mentre nella bici, se gareggi o se ti alleni, comunque pedali.
E quindi come sei arrivata alla bici?
Avevo iniziato ad andare in bici, ma così, da sola. Era quella delle mie sorelle più grandi. Ma ormai, arrivata a me, era sempre rotta. Papà me l’aggiustava, ma io questa cosa proprio non la sopportavo. Così un’estate ho fatto la baby sitter e con i soldi ho comprato la mia prima bici. Era una Giant argentata, una mtb rigida. La scelsi perché mi piaceva. Quello però fu anche il momento in cui cambiarono le cose.
Perché, cosa accadde?
Entrando nel negozio di bici ad Appiano ho conosciuto il mio primo allenatore, Anglani, che mi ha invitata a provare. Alla prima gara, a Villa Lagarina, feci una fatica immensa, ma mi è piacque subito. Ero proprio contenta e soddisfatta. Da lì altre gare. C’era una ragazza, sempre dell’Alto Adige, che mi batteva sempre. Poi al campionato italiano l’ho battuta io! Da quel giorno non mi è più arrivata davanti.
Avevi messo le cose in chiaro!
Sì, l’anno dopo, il primo anno junior, vincevo tutto. Al secondo anno, nel 2003 a Nalles, che per me era una gara di casa, Morelli e Telser ebbero l’idea di farmi partire con le élite, giusto per capire dove potevo arrivare. I giudici fecero un’eccezione e mi fecero partire con le élite. C’era un bel parterre: Kalentieva, Dahle, Kraft… Finii terza, davanti a tutte le altre italiane.
I cavalli, una passione di lungo corso per Eva (foto Sabine Jacobs)I cavalli, una passione di lungo corso per Eva (foto Sabine Jacobs)
Oggi c’è una nuova Eva Lechner in Italia?
Bisogna vedere. Oggi i ragazzi sono già super allenati e hanno materiale al top. Bisogna capire quanto lavoro hanno già fatto e quanto margine di miglioramento gli resta, perché vedo delle ragazze e dei ragazzi sono fortissimi da piccoli, poi però non arrivano. Ci sono i giovani stra-allenati. Tutto è diverso, anche le discipline. Le gare sono più corte, sono più intense… Non so, ma credo sarà difficile per loro avere una carriera lunga tanto quanto la mia. Sono costretti ad essere professionali sin da subito e mentalmente non è facile.
E dal punto di vista della multidisciplinarietà?
Quella c’è e credo sia un bene. Spero che continuino a fargliela fare anche quando sono più grandi. Io l’ho fatta sin da giovane. “Tels”, ai tempi, mi faceva fare le gare su strada e questo è importante soprattutto per chi fa ciclocross da quel che vedo.
Oltre ai tuoi cavalli, cosa prevede il futuro?
Mi piacerebbe rimanere nell’ambiente e aiutare i giovani a crescere. Trasmettere la mia esperienza e far parte del loro percorso. È una cosa che mi piacerebbe molto, anche se non so ancora in quale ruolo. Vedremo nelle prossime settimane cosa accadrà, visto che devo parlare con qualcuno. Speriamo bene!
Il 26 dicembre, Van der Poel torna in gara nel cross e sarà subito sfida diretta. Il racconto della caduta e del guaio al ginocchio. E la voglia di stupire
Finita la programmazione, la stagione del fuoristrada entra nel vivo e il cittì Pontoni si frega le mani. Dagli europei gravel, si va ora verso i mondiali
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Iniziano i mondiali, tre giorni di gare a Lievin (FRA) che saranno la summa di una lunga stagione del ciclocross, iniziata a settembre e che in chiave italiana ha già detto molto. La nazionale azzurra si presenta in Francia con molte ambizioni, soprattutto legate alle categorie giovanili e questo è un trend che dura da tempo, in attesa che anche a livello elite (almeno al maschile) si possa recitare una parte importante.
Stefano Viezzi, iridato in carica juniores, cerca il podio al suo esordio nella categoria maggioreStefano Viezzi, iridato in carica juniores, cerca il compaccio al suo esordio nella categoria maggiore
Daniele Pontoni è pronto per la nuova avventura, anzi dalle sue parole si sente come ci sia la fremente attesa di cominciare e vedere se le premesse verranno confermate e si potrà aggiungere metallo prezioso al carniere. La spedizione azzurra è composta da 14 elementi, con una presenza in ogni categoria e questo è già un successo.
«I numeri sono quelli ormai soliti – dice il tecnico friulano – sin dalla mia prima edizione abbiamo sempre viaggiato fra i 13 e i 15 elementi, siamo nella media. Abbiamo scelto tutti coloro che lo hanno meritato, ma un accento lo porrei sulla presenza di Eva Lechner: è un tributo alla sua eccezionale carriera, a quel che ha fatto nel mondo dell’off-road, meritava di avere una vetrina simile per salutarla convenientemente, soprattutto ora che è attesa a gravosi compiti dirigenziali nell’Uci».
Per Eva Lechner l’ultima chiamata in nazionale, tributo a una grande carriera con l’argento iridato 2014Per Eva Lechner l’ultima chiamata in nazionale, tributo a una grande carriera con l’argento iridato 2014
Che percorsi troveranno?
Non è un tracciato piatto, questo è sicuro e la sua interpretazione varia notevolmente in base al meteo, tanto è vero che da una settimana sono appiccicato alle previsioni per capire. C’è un dislivello di 170 metri che non è poco, anche se non c’è una vera e propria salita che fa la differenza, ma è tutto un saliscendi. E’ il tipico percorso francese, quindi con curve larghe e non molto angolate, dove è importante saper rilanciare subito e forte. Un percorso più fisico rispetto a quello degli europei, più impegnativo dove il clima può davvero cambiare tutto.
Hai una preferenza?
I ragazzi sono pronti per affrontare ogni tipo di situazione, percorso e meteo fanno parte del gioco. Siamo arrivati all’appuntamento dei mondiali carichi, con la consapevolezza che non si poteva fare di più. La preparazione, anche grazie al Gruppo Performance, è stata la migliore possibile e i risultati delle ultime prove di Coppa del Mondo sono molto confortanti.
Per Mattia Agostinacchio la delusione di Coppa deve trasformarsi in carica per i mondialiPer Mattia Agostinacchio la delusione di Coppa deve trasformarsi in carica per i mondiali
Abbiamo una categoria, quella junior maschile, nella quale ci presentiamo con il campione europeo in carica e due atleti saliti sul podio di Coppa o finiti vicino. Quella quindi cui si guarda con maggiore interesse…
E’ stato importante ottenere quei risultati per salire nel ranking e partire più avanti possibile, anche se il percorso dei mondiali di Lievin ha una lunga salita iniziale nella quale anche chi è in seconda o terza fila ha tempo per guadagnare posizioni e ai ragazzi mi sono raccomandato su questo. Agostinacchio parte fra i favoriti, ma anche Pezzo Rosola e Grigolini hanno le loro chance, l’importante è cercare la corsia giusta in avvio ed entrare subito nel vivo della lotta. E’ una gara dove ci saranno tanti atleti che per valore così vicino potranno ambire al podio e i nostri ci sono. Confido molto nella voglia di riscatto di Grigolini, che a Benidorm è stato anche in testa alla gara, e nelle doti di recupero di Pezzo Rosola.
Il podio U23 di Hoogerheide con Del Grosso circondato da Sparfel e Viezzi, rivali anche a LievinIl podio U23 di Hoogerheide con Del Grosso circondato da Sparfel e Viezzi, rivali anche a Lievin
Per Mattia Agostinacchio aver perso la Coppa all’ultima gara può aver inciso sul morale?
E’ chiaro che a ogni gara vorresti il massimo, ma ci sono anche le giornate no. Quella di Mattia domenica a Hoogerheide è stata la peggiore in assoluto degli ultimi 3 anni: la classica gara dove tutto gira storto, ma finire secondo in classifica ha pur sempre un valore. Poi uno vuole sempre la parte della torta più grande, ma deve tradurre tutto ciò in voglia di rivalsa.
Al suo primo anno da under 23 Viezzi è già tra i favoriti, ti aspettavi questa crescita?
Sì, perché lo conosco, so quel che vale e poi è proprio la sua generazione che ha un passo in più. Domenica dietro Del Grosso c’erano lui e Sparfel, il suo rivale del mondiale juniores dello scorso anno. Stefano quando sente odore di grande appuntamento si trasforma e so che darà tutto per una medaglia, io dico che ne ha tutte le possibilità. Ma ci giochiamo carte importanti anche con la Pellizotti fra le juniores, dopo una stagione dove i risultati pur buoni non hanno reso giustizia al suo livello e la Casasola fra le elite, unica vera alternativa insieme all’ungherese Vas alle olandesi.
Sara Casasola a Namur. L’azzurra della Crelan Corendon punta al podio contro l’armata olandeseSara Casasola a Namur. L’azzurra della Crelan Corendon punta al podio contro l’armata landese
Poi c’è la staffetta, tuo vecchio pallino…
E’ lo specchio del valore di un movimento, i ragazzi sanno che per me la prova inaugurale ha un significato speciale. Anche le altre nazioni, quelle che prima la sottovalutavano, ora ci tengono e lo si vede dagli schieramenti. La Francia è la favorita, noi però siamo lì per una medaglia e magari bissare l’oro europeo. L’importante è partire consapevoli di quanto è stato fatto. Abbiamo lavorato a lungo per stabilire la giusta strategia e quindi l’ordine di partenza delle frazioni, se i calcoli sono stati giusti…
Follonica ha ospitato i Campionati Italiani Giovanili di ciclocross. Organizzava la ASD Romano Scotti. Una festa di sport sotto lo sguardo del CT Pontoni
CABRAS – Quello che si prospettava nelle ore precedenti alla fine è diventato realtà. La gara di Coppa del mondo di Cabras Is Arutas è stata annullata a causa del forte vento. Un vento teso, costante, rude… Le onde erano altissime e le loro goccioline venivano trasportate a distanza di decine e decine di metri. In pratica era come se piovesse, cosa che comunque a scroscioni si è ripetuta per tutta la giornata.
Noi stessi, stamattina, quando siamo arrivati sul posto di gara, abbiamo provato a scendere sulla spiaggia e non si riusciva letteralmente a stare in piedi. Anche i video che abbiamo girato per i social erano tutti tremolanti. E’ bastato aprire lo sportello (con difficoltà) per che capire che sarebbe stata dura. Molto dura.
Nella notte un incedio ha colpito l’area dei locali adibiti a quartier generale (sulla sinistra) , per fortuna indenni, ma inagibiliGli spruzzi arrivavano nel percorso (sullo sfondo si nota un tratto dell’anello)Le raffiche hanno rotto stand, molti teli degli sponsor e abbattuto persino i bagni chimiciLa mappa dei venti sulla Sardegna questa mattina. Is Arutas si trova più o meno al centro della costa occidentale (a sinistra) della mappa laddove insistono il viola e il rosso (immagine 3B Meteo)Nella notte un incedio ha colpito l’area dei locali adibiti a quartier generale (sulla sinistra) , per fortuna indenni, ma inagibiliGli spruzzi arrivavano nel percorso (sullo sfondo si nota un tratto dell’anello)Le raffiche hanno rotto stand, molti teli degli sponsor e abbattuto persino i bagni chimiciLa mappa dei venti sulla Sardegna questa mattina. Is Arutas si trova più o meno al centro della costa occidentale (a sinistra) della mappa laddove insistono il viola e il rosso (immagine 3B Meteo)
Raffiche a 80 all’ora
Filippo Pozzato ci aveva detto che era difficile stare in piedi sulla collinetta a bordo mare. La situazione è apparsa subito complicata e, tanto per cambiare, quando le cose non devono andare per il verso giusto, c’è stato persino un incendio nel quartier generale della gara.
Fortunatamente, però, non ci sono stati grossi problemi né danni alle strutture. Era impossibile dare il via a un evento agonistico così importante, ma non solo importante: il vento era veramente tagliente, forte, teso e non mollava mai. E quando rinforzava, le folate ti sbattevano letteralmente a terra. Si stima abbiano superato anche gli 80 all’ora.
Le onde di questa mattina a Is ArutasLe onde di questa mattina a Is Arutas
Atleti compatti
Abbiamo parlato anche con Eva Lechner, che è stata un po’ la nostra portavoce per quanto riguarda gli atleti. Tutti erano dispiaciuti, ma compatti nel dire che non avrebbero preso parte a questa gara. La sicurezza veniva meno soprattutto nel lungo tratto rettilineo che costeggiava la spiaggia, quello più vicino al mare. Era impossibile stare in piedi, e anche nei tratti successivi la situazione non migliorava di molto.
«Oggettivamente – ha detto Eva Lechner dall’alto della sua esperienza – non si poteva correre con queste condizioni. Mi era già successo di gare annullate per il forte vento, persino in Belgio, ma credetemi non era così potente.
«Noi italiani eravamo tutti nello stesso hotel e parlavamo proprio di questo stamattina, già prima di venire al campo gara. La nostra giornata è stata, fino all’annullamento della gara, esattamente come se avessimo dovuto correre: sveglia, colazione, e tutto il resto. Poi, una volta arrivati, abbiamo parlato anche con gli altri atleti e tutti eravamo concordi sul fatto che non fosse possibile gareggiare. Tra l’altro, non siamo alla fine della stagione, rischiare di più non aveva senso. E poi, comunque, davvero non c’erano le condizioni».
I media belgi, accorsi in massa in Sardegna, hanno preso i microfoni e, più o meno tutti, hanno detto le stesse cose di Eva Lechner. Il via vai dei commenti è cominciato. «Penso – ha detto Michael Vanthourenhout – che la cancellazione sia stata l’unica opzione giusta. Non importa quanto sia difficile per gli organizzatori, e dispiace per loro, ma non si riusciva a tenere dritta la bici. Tra l’altro, c’è una bella differenza tra pochi chilometri nell’entroterra e qui sulla costa».
Tomas Van Den Spiegel, di Flanders Classics, annuncia all’UCI l’annullamento della provaIl percorso ha subito ingenti danni, ma la squadra di assistenza sarebbe stata pronta a rimettere tutto in ordineEva Lechner che chiuderà la carriera al termine della stagione del cross, ci ha detto la suaQui Rebecca Gariboldi riconsegna il chip. Come lei anche tutti gli altri atletiTomas Van Den Spiegel, di Flanders Classics, annuncia all’UCI l’annullamento della provaIl percorso ha subito ingenti danni, ma la squadra di assistenza sarebbe stata pronta a rimettere tutto in ordineEva Lechner che chiuderà la carriera al termine della stagione del cross, ci ha detto la suaQui Rebecca Gariboldi riconsegna il chip. Come lei anche tutti gli altri atleti
Ora per ora
Facciamo dunque una breve cronistoria. Già alla vigilia di ieri le previsioni non erano positive. Si sapeva di questo forte vento. Stamattina, addirittura, le mappe del vento mostravano il lato occidentale della Sardegna, cioè quello su cui ci troviamo, colorato di viola scuro, a indicare la situazione più forte, più tesa, più pericolosa. Questo aveva allertato atleti, organizzatori e anche l’UCI.
Stamattina ci siamo svegliati con la notizia dell’incendio nel quartier generale, ma alla fine questo non si è rivelato un grande problema, né strettamente collegato all’evento.
Già prima delle 9 era chiaro e ufficiale che non si sarebbero disputate le prove del mattino. Poi si è atteso fino alle 12, entro le quali l’UCI avrebbe redatto il comunicato ufficiale. Comunicato che è arrivato puntuale alle 11,26, in cui l’UCI spiegava che, a causa del forte vento, non c’erano le condizioni per disputare la gara. Dopo l’annuncio, gli atleti hanno cominciato a restituire i chip ricevuti il giorno prima. E a mano a mano hanno iniziato a tornare a casa.
Filippo Pozzato (classe 1981) di PP EventsFilippo Pozzato (classe 1981) di PP Events
Parla Pozzato
Abbiamo parlato anche con Filippo Pozzato di PP Events, organizzatore insieme a Flanders Classics, a Crazy Wheels e al Comune di Cabras, di questa terza tappa della Coppa del mondo nella splendida Is Arutas.
Filippo, com’è andata?
Come mi dicevano le persone del posto, questo è stato il secondo giorno di tutto l’anno che accade una cosa del genere. Siamo stati un po’ sfortunati. Dispiace, perché comunque Crazy Wheels, l’organizzatore locale, il Comune di Cabras e la Regione Sardegna hanno messo tutto l’impegno possibile. Un impegno anche economico. Un ringraziamento in particolare va a loro, ma soprattutto ai volontari che anche questa mattina erano già al lavoro per sistemare il percorso. C’erano 100 persone che hanno dato il massimo per rimetterlo a posto.
Cosa è successo alla fine?
Dopo aver visionato più stazioni meteo, abbiamo cercato di capire se ci fosse qualche speranza che il vento smettesse. Ci hanno detto che forse sarebbe calato un po’ solo dopo le 16, il che rendeva tutto impossibile, soprattutto da un punto di vista televisivo: il problema principale era la produzione.
E farla magari domani?
Noi eravamo anche disponibili a cambiare gli orari e magari anche a farla domani, ma purtroppo non è stato possibile. Ci sono questioni logistiche, soprattutto per la televisione, che aveva già programmato tutto da mesi. Anzi, oggi è un danno per tutti: nei palinsesti di tante televisioni non andrà in onda questo evento, quindi tutte le emittenti che avevano i diritti per trasmettere rimarranno con un buco. È un peccato per tutti. In più anche il rientro di mezzi e personale non sarebbe stato facile da rivedere.
In questa decisione avete parlato anche con gli atleti?
Sì, sì e una cosa bella, io guardo sempre il bicchiere mezzo pieno, è che in questi ultimi anno c’è un bel confronto fra le parti in causa: organizzatori, UCI, atleti. I corridori erano dispiaciuti ma era impossibile gareggiare. Li abbiamo ascoltati eccome. Io stesso stamattina alle 6,30 ero qui. In spiaggia, a piedi, il vento ti spostava facilmente. Ma ripeto: decisione giusta. Impossibile correre.
C’è la possibilità di riprovare in futuro?
Sì, sicuramente. Abbiamo un contratto di due anni con tutti gli enti coinvolti, quindi l’anno prossimo saremo di nuovo qui. Speriamo solo di avere una bella giornata, per poter far vedere a tutti la bellezza che la Sardegna ha da offrire.
La novità dell’inserimento del GP Valfontanabuona in Liguria ha chiuso i battenti della 15esima edizione del Giro d’Italia di ciclocross. Un’edizione serrata, con due blocchi di gare ogni domenica, 3 a ottobre e 3 a novembre, che nel corso del loro sviluppo hanno portato a gareggiare tutto il meglio del movimento. Pochi però sono stati coloro che non hanno guardato alle singole tappe ma all’intero sviluppo della challenge. Fra questi Antonio Folcarelli.
Foto di gruppo per i vincitori della challenge, chiusasi in Liguria dopo 6 proveFoto di gruppo per i vincitori della challenge, chiusasi in Liguria dopo 6 prove
Centrato l’obiettivo del tris
Il laziale è un cliente affezionato della creatura di Fausto Scotti, aveva già vinto la maglia rosa due volte in passato e ne aveva fatto un suo obiettivo stagionale. Due volte vincitore, a Corridonia e Cantoira e sempre sul podio, era già sicuro del successo prima della tappa finale di San Colombano Cernetoli: «Gara dura, dove Bertolini e Agostinacchio sono partiti forte insieme a Leone, io sono riuscito a riprendere quest’ultimo e poi ho pensato a chiudere sul podio per mantenere una certa continuità e legittimare ancor di più la mia maglia rosa».
La challenge era un obiettivo non solo per lui: «Ci teneva molto mio padre e anche tutto il team – afferma il figlio di Massimo Folcarelli, pluricampione del mondo master e titolare del team Race Mountain – ne avevamo fatto un appuntamento focale nella stagione, per questo già alla prima prova ero abbastanza preparato. Credo che la mia sia stata la vittoria della continuità, anche se ho visto che col passare delle settimane la mia condizione è andata sempre in crescendo».
Per Folcarelli è la terza vittoria al Giro d’Italia, dopo quelle del 2018 e 2019 (foto organizzatori)Per Folcarelli è la terza vittoria al Giro d’Italia, dopo quelle del 2018 e 2019 (foto organizzatori)
In difesa dei biker
Folcarelli ha tenuto fede alle sue caratteristiche, quelle di un ciclocrossista figlio diretto della mountain bike, che privilegia i percorsi più altimetricamente duri, agilità e forza si mixano alla perfezione: «Tarvisio e Cantoira sono stati i miei percorsi preferiti, non è un caso se si pedalava in montagna, attraverso quelle caratteristiche che mi esaltano. Io preferisco i tracciati dove si fa selezione, quelli più veloci, dove conta quasi esclusivamente il ritmo non fanno molto per me. In Liguria era un po’ così, ma era anche un percorso insidioso, bisognava essere molto attenti nella guida».
La formula del circuito e delle gare favorisce chi viene dalla Mtb? Il ciclocross si è sviluppato negli ultimi anni soprattutto grazie all’interesse degli stradisti, significa che gli equilibri si sono spostati? «Dipende da quel che si intende. Molti pensano che il calendario si concilia meglio con chi gareggia in mtb piuttosto che su strada, ma a guardare meglio ci si accorge che non è così, considerando che nella mountain bike si finisce a ridosso della stagione del ciclocross e quando questa finisce ci sono già eventi importanti nelle ruote grasse, soprattutto in Italia. E’ importante saper trovare i propri spazi per il riposo, che tu sia stradista o biker. Io mi sono fermato una decina di giorni prima di salire su una bici da ciclocross».
Per Eva Lechner un ritorno al successo che fa ben sperare, battendo in un acceso duello la rientrante CorviPer Eva Lechner un ritorno al successo che fa ben sperare, battendo in un acceso duello la rientrante Corvi
Il sogno della maglia azzurra
La stagione del laziale, che continua a dividere la sua attività ciclistica con il lavoro al banco del mercato insieme al padre, continua ora con il Giro delle Regioni, la nuova creatura di Scotti: «Ma mi attendono anche le due tappe finali del Mastercross, sono secondo in classifica e chissà che non riesca a fare doppietta, sarebbe un bel passaggio della mia carriera. Poi sarò alla Coppa del Mondo a Vermiglio dove vorrei farmi vedere, anche per agguantare una maglia della nazionale che, per chi fa quest’attività, deve sempre essere l’obiettivo, anche se lontano».
A San Colombano il Giro ha proposto un vero antipasto dei campionati italiani, ben poche infatti le assenze. Nella gara open la vittoria se la sono giocata Bertolini e Agostinacchio e alla fine è stato il valdostano della Tsa Tre Colli a vincere con uno sprint di potenza sfruttando l’ingresso davanti nella prima curva. A Folcarelli il terzo posto condito dalla vittoria nella classifica generale davanti a Cafueri, primo fra gli Under 23 pur dopo una prestazione leggermente in calo rispetto alle altre.
Lo sprint vincente di Agostinacchio su Bertolini: un antipasto dei campionati italiani? (Foto organizzatori)Lo sprint vincente di Agostinacchio su Bertolini: un antipasto dei campionati italiani? (Foto organizzatori)
Un altro figlio d’arte…
Sfida a due anche fra le donne, fra Lechner e Corvi, le punte di due generazioni differenti e alla fine è stata la più matura altoatesina a spuntarla mentre dietro Gariboldi ha pensato a difendere la maglia rosa dall’assalto di Borello, che alla vigilia era dietro di soli 2 punti e questa era l’unico esito davvero in bilico della challenge. Fra gli juniores maglia rosa per Giacomo Serangeli e Giada Martinoli, ma attenzione a un nome nuovo che arriva dagli allievi, quello di Patrik Pezzo Rosola. Se buon sangue non mente…
La regina è tornata. Eva Lechner, per anni, faro del ciclocross azzurro – memorabili i suoi nove titoli nazionali consecutivi – sta iniziando la stagione del ciclocross col piede giusto. Per lei due vittorie nelle ultime due gare: Salvirola e Firenze. Per l’altoatesina, classe 1985, questa è la 14ª stagione tra le elite, ma l’entusiasmo e la serietà sono quelli di sempre (in apertura foto dal web).
Archiviata la stagione in mountain bike con il Trinx Factory Team, Lechner è passata al fango del cross con i colori della Ale Cycling Team. Lo scorso anno aveva fatto molto meno dopo la stagione in Mtb. Aveva bisogno di un periodo di stacco maggiore. Ma quest’anno la voglia di cross è tornata quella di un tempo… forse anche per questo motivo.
Lechner sul gradino più alto del podio a Firenze dove ha preceduto Rebecca Gariboldi, Giada Borghesi, Nicole Pesse e Alice PapoLechner sul gradino più alto del podio a Firenze dove ha preceduto Rebecca Gariboldi, Giada Borghesi, Nicole Pesse e Alice Papo
Eva, una stagione iniziata benone si può dire…
In realtà l’inizio non è stato proprio super, ma dopo cinque gare la situazione ha cominciato ad andare meglio. La mia condizione è in una fase crescente. Avevo preso un fortissimo raffreddore proprio in occasione delle prime gare e questo raffreddore lo sentivo tutto… Quindi sin qui direi bene, ma non sono ancora al top.
Come sarà la tua stagione? Cosa possiamo aspettarci?
L’idea è quella di fare bene in ogni occasione. Ho già fatto sette gare. Domenica si correrà a Modena, in pratica a casa della mia squadra, poi farò tutte le corse del Giro e le altre gare italiane, compresa la tappa di Coppa del Mondo in Val di Sole(10 dicembre, ndr).
Niente Nord Europa?
Sì, ma a dicembre. Abbiamo programmato la gara di Namur e poi dopo Natale l’idea è di fare altre gare. Dobbiamo però ancora valutare se fare avanti o indietro o restare lassù per un po’. Vediamo.
L’altoatesina in azione nel Ciclocross del Tergola, prima gara della stagione (foto Instagram – Alessandro Billiani)L’altoatesina in azione nel Ciclocross del Tergola, prima gara della stagione (foto Instagram – Alessandro Billiani)
Eva ormai sei un’esperta, i tuoi spazi al vertice li hai sempre avuti, ma magari quest’anno senza qualche stradista tornerai ad averne ancora di più. Questo è un “peso” o uno stimolo per te?
A me non cambia nulla: faccio le mie gare e basta. Vero, sono esperta e ho la mia bella età, ma sono arrivata al punto che “posso” e non “devo”. Non devo dimostrare nulla a nessuno. Se riesco a vincere ben volentieri. Se poi sono un esempio per le giovani questo mi fa piacere. E se vado forte e insegno loro qualcosa sono contenta. Io comunque continuo a darci dentro. Continuo a dare il massimo. Insomma non sono per lo spazio ai giovani o che mi sposto. Se posso vinco!
Hai un rapporto di lungo corso con la maglia azzurra… ci pensi ai mondiali, alle convocazioni?
Questa domanda dovreste farla a Pontoni… Sinceramente mi piacerebbe fare il mondiale, ma non sono io a decidere. Io devo solo pensare ad andare forte, poi le scelte spettano ad altri. Questi insomma non sono problemi di un’atleta, l’atleta deve cercare di dare il massimo, punto.
Chi ti piace delle italiane? Cosa te ne pare di questo primo scorcio di stagione?
Beh, c’è Sara (Casasola, ndr) che sta dimostrando belle cose. Si è visto anche da come è andata in Coppa, settima. E in quelle gare per entrare nelle prime dieci devi andare forte. Anche in Svizzera, dove il livello è molto buono, ha convinto. In generale ha un bel passo. Poi mi piace anche Lucia (Bramati, ndr) tra le under 23, anche lei è migliorata molto. E Francesca Baroni se la sta cavando bene in Belgio.
Eva con Lucia Bramati (a sinistra), ormai quasi una sorella minoreEva con Lucia Bramati (a sinistra), ormai quasi una sorella minore
E in campo internazionale?
Ci sono le due fenomene olandesi, Fem Van Empel e Puck Pieterse che non hanno bisogno di commenti. Vanno forte su ogni tipo di percorso. Mi piace la giovane Zoe Backstedt che sta crescendo molto bene. E sono atlete di sostanza anche la lussemburghese Marie Schreiber e l’ungherese Blanka Vas, che migliora di anno in anno.
Un’ultima domanda Eva, magari in questi giorni le cose sono cambiate sul fronte del meteo, ma cosa ne pensi di questo ciclocross col nuovo clima? Una volta questa disciplina era quella del fango, della pioggia, del freddo… adesso spesso si corre con più di 25 gradi e tutto è secco.
E’ cambiato moltissimo, è vero. Fa più caldo. In passato mai avevo usato la borraccia in corsa, quest’anno sempre. E anche i percorsi. Sono più duri, più veloci, mentre io li preferisco più tecnici, con il fango.
Superprestige a Zolder e vittoria di Van der Poel. Caduta per Iserbyt. Se confermata la frattura del gomito, la stagione del campione europeo è conclusa
Dedicato allo sportivo che vuole nutrire efficacemente la propria massa muscolare. A chi cerca una proteina 100% whey, molto digeribile, adatta al post-workout e a chi ha necessità di integrare proteine nella dieta. A chi fa attività sportiva intensa. Hydrolysed Top Protein (HTP) di EthicSport è un integratore alimentare ad alto tenore proteico ottenuto esclusivamente da proteine del siero del latte isolate e idrolizzate.
Anche gli sportivi di alto livello utilizzano questo prodotto, come Eva Lechner: «Cercavo una proteina speciale, per favorire la rigenerazione muscolare durante le fasi più intense della stagione. Ho provato HTP ed è stato amore a prima vista. Buona, solubile, digeribile: la proteina ideale per ogni atleta».
HTP è il supplemento ideale per integrare efficacemente le proteineHTP è il supplemento ideale per integrare efficacemente le proteine
Cosa contiene e principi
HTP assicura una rapida assimilazione, grazie all’alta concentrazione di polipeptidi idrolizzati. Contiene ProHydrolase, una miscela esclusiva di enzimi proteolitici, sviluppata per coadiuvare la digestione e l’assorbimento di miscele proteiche concentrate. La presenza di nucleotidi purissimi contribuisce a migliorare l’assetto nutrizionale della miscela proteica. La speciale tecnologia di idrolisi delle proteine isolate del siero del latte è garantita dal marchio Optipep. La miscela contiene inoltre un’elevata concentrazione di BCAA.
La vitamina B6 contribuisce al normale metabolismo delle proteine e del glicogeno, al normale metabolismo energetico e alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento. Le proteine contribuiscono alla crescita e al mantenimento normale di ossa e massa muscolare. Il prodotto è senza glutine, pertanto adeguato alla dieta di soggetti celiaci. Il gusto è gradevole e naturale grazie all’attento bilanciamento degli ingredienti.
Per campioni e per sportivi gli integratori EthicSport sono per tuttiPer campioni e per sportivi gli integratori EthicSport sono per tutti
Digeribile e gustoso
Hydrolysed Top Protein è un prodotto utile nella dieta dello sportivo che si allena intensamente o in maniera professionale. E’ indicato in tutti i casi di necessità di aumento del fabbisogno proteico. La sua assunzione prevede 30 grammi di prodotto al giorno (pari a 3 misurini) lontano dai pasti, sciolti in circa 250 ml di acqua o latte.
Poiché l’organismo ha una capacità limitata di digestione delle proteine, queste, sotto forma di integrazione, dovrebbero essere assunte lontano dai pasti. Il motivo è correlato al fatto che un eccessivo introito proteico potrebbe portare ad una incompleta utilizzazione delle proteine ingerite. Oppure il momento migliore è a metà mattina o a metà pomeriggio (ma almeno 60-90 minuti prima dell’allenamento). I formati disponibili sono tre: barattolo da 750g a 68,90 euro, box da 12 buste da 30g a 45,60 euro e infine il barattolo da 1950g.
EthicSport chiude il primo semestre del 2022 e tira un primo bilancio molto, molto positivo in termini di attività di comunicazione e di marketing .
Il brand italiano, specializzato nell’integrazione alimentare sportiva, ha difatti aggiornato e predisposto una strategia finalizzata alla propria promozione e alla visibilità dei prodotti e del marchio, estremamente poderosa. Un mix ben distribuito tra supporto e sponsorizzazione di team, sia strada/corsa che mtb, eventi partecipati sul campo ed iniziative “spot” legate a promozioni commerciali del tutto particolari.
EthicSport è da quest’anno “energy partner” della DH Androni GiocattoliEthicSport è da quest’anno “energy partner” della DH Androni Giocattoli
Un’attività intensa
Dal primo gennaio, EthicSport è rientrata nel mondo del ciclismo professionistico affiancando in qualità di “energy partner” il team Drone Hopper Androni Giocattoli. Una presenza importante, implementata da una forte visibilità, culminata con il recente Giro d’Italia e la “release” della nuova borraccia esclusiva (prodotta dalla bolognese Roto). Ciclismo professionistico e anche presenza sulle pagine della Gazzetta dello Sport, considerando in aggiunta le uscite pubblicitarie che EthicSport ha programmato ed effettuato in questo primo semestre sul quotidiano sportivo più amato dagli italiani.
Rimanendo sempre nel mondo corsa, EthicSport ha presenziato agli expo di numerosissime Gran Fondo. Una selezione tra le più importanti, come la Nove Colli, la Gran Fondo degli Squali e molte altre ancora. Ma l’evento amatoriale in bici che ha impegnato maggiormente lo staff di EthicSport è stata la 24ma edizione della Gran Fondo Internazionale Felice Gimondi – Bianchi, contesto nel quale è stato ricoperto il prestigioso ruolo di “official supporter”, manifestazione disputatasi come tradizione a Bergamo lo scorso 8 maggio.
La strategia d’integrazione suggerita per la prossima Gran Fondo Terre dei Varano
Super Dextrin, l’integratore a base di carboidrati sequenziali a lento rilascio e ad elevata efficienza
La strategia d’integrazione suggerita per la prossima Gran Fondo Terre dei Varano
Super Dextrin, l’integratore a base di carboidrati sequenziali a lento rilascio e ad elevata efficienza
Anche nel mondo Mtb, EthicSport ha pianificato la presenza a moltissimi eventi, anche internazionali. L’azienda è infatti convinta che una partecipazione “on field” possa risultare strategica per la propria promozione. Anche per questo si conferma il numero delle squadre sponsorizzate. Tra queste citiamo la Soudal Lee Cougan di Leonardo Paez, il team Trinx di Eva Lechner e Gioele Bertolini e il team Taddei.
Max di Montigny, responsabile marketing EthicSportMax di Montigny, responsabile marketing EthicSport
Adesso la Terre dei Varano
«Il 2022 sarà ricco di progetti», ha confermato Max de Montigny, responsabile marketing del brand.
«A seguito della partnership con la Drone Hopper Androni, incontreremo sempre più spesso gli appassionati sui campi gara. Questa attitudine l’abbiamo impressa nel Dna, ma desideriamo farlo esclusivamente in occasione di eventi di grande qualità. Un esempio? Oltre alle manifestazioni già citate, abbiamo attivato una collaborazione con un appuntamento nel quale crediamo tanto: la Gran Fondo Terre dei Varano del prossimo 10 luglio.
«Con il Comitato Organizzatore – prosegue Max – abbiamo siglato un accordo pluriennale. La nostra esperienza si affiancherà all’attività della Terre dei Varano. Costruiremo un nuovo percorso di sviluppo, centrato sui servizi di integrazione e nutrizione a beneficio degli atleti. A partire da quest’anno, tutti gli iscritti saranno supportati in gara dai nostri prodotti, sviluppati ottimizzare il rendimento in tutte le fasi degli sport di endurance. Inoltre metteremo a loro disposizione una strategia di integrazione concepita per affrontare al meglio i percorsi dell’evento camerte».