Il domani di Viviani è partito… dalla Ducati

Il domani di Viviani è partito… dalla Ducati

08.12.2025
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Il domani per Elia Viviani è già oggi. Tanti progetti in cantiere, dal ruolo in federazione all’impegno come diesse della Ineos, ma intanto qualcosa è già parte del presente ed è il suo impegno nella Ducati, bandiera azzurra degli sport motoristici quanto la Ferrari, che ha lanciato la sua nuova alta gamma di bici affidando all’olimpionico, a Vincenzo Nibali e all’ex campione di downhill Lorenzo Suding non solo il ruolo di testimonial, ma coinvolgendoli direttamente in tutta la fase di realizzazione di ogni singolo modello, dalla progettazione fino ai test sul campo.

Il podio finale della 6 Giorni di Gand con Viviani a destra. Ultima gara, ultimo alloro...
Il podio finale della 6 Giorni di Gand con Viviani a destra. Ultima gara, ultimo alloro…
Il podio finale della 6 Giorni di Gand con Viviani a destra. Ultima gara, ultimo alloro...
Il podio finale della 6 Giorni di Gand con Viviani a destra. Ultima gara, ultimo alloro…

Viviani è entusiasta di questa iniziativa, ritrovando per strada anche vecchie conoscenze: «Tutto è partito dal rapporto che ho con la famiglia Zecchetto, proprietaria della Diamant Srl coinvolta nel progetto al pari di Alé Cycling e DMT. Li conosco da quando avevo 15 anni, Federico Zecchetto mi dava le scarpe già da ragazzino, negli anni ho testato scarpe nuove, prototipi, dato feedback. La parte tecnica mi è sempre piaciuta. Qualche mese fa hanno avuto questa opportunità e mi hanno reso partecipe di questo. Ovviamente è un progetto che mi ha subito preso. Combaciava anche con il fatto che avrei chiuso la mia carriera a fine stagione. Ed era una sfida su cui mi sono voluto buttare subito, con delle idee. Prima il design poi i primi prototipi, la prova, i primi prototipi degli studi sulle laminazioni, su tutto quello che si fa dietro le quinte per fare una bici di alta gamma, con montaggi moderni e di super qualità».

Quanto c’è di Ducati in tutto ciò?

Molto. Ducati è coinvolta al 100 per cento, non è una delega a occhi bendati al gruppo Zecchetto. Il brand Ducati è coinvolto nelle scelte e nell’approvazione di tutto, dal design alle colorazioni di tutto insomma, quindi è una cosa che è partita bene. E’ un primo passo e chissà cosa potrà riservare il futuro.

Il ringraziamento ai tifosi. Ora Viviani è coinvolto dai suoi impegni in FCI, Ineos e Ducati
Il ringraziamento ai tifosi. Ora Viviani è coinvolto dai suoi impegni in FCI, Ineos e Ducati
Il ringraziamento ai tifosi. Ora Viviani è coinvolto dai suoi impegni in FCI, Ineos e Ducati
Il ringraziamento ai tifosi. Ora Viviani è coinvolto dai suoi impegni in FCI, Ineos e Ducati
Che tipo di mercato potranno avere, solo per la vendita o potrebbero avere anche uno sbocco nel ciclismo agonistico?

Ovviamente in azienda se ne parla, ma il primo step è quello di fare delle bici che abbiano mercato e che siano comunque di qualità. Vediamo come andranno i prossimi anni, è una visione a lungo termine. Diciamo però che per la mentalità con cui Ducati approccia lo sport, quella è un’opzione importante. Ma bisogna avere i giusti tempi perché il mondo del professionismo è molto esigente e non richiede una bici da strada punto e basta, ma anche la bici da cronometro, quella aerodinamica, quella super light e quindi siamo ancora lontani.

Quando tu hai iniziato a correre, le aziende produttrici italiane erano quasi un monopolio nel mondo del ciclismo professionistico. Poi sono emerse tante altre realtà da tante nazioni. Questo restituisce anche un’immagine tricolore, considerando anche il peso specifico che la Ducati ha nel mondo del motociclismo?

Sì, assolutamente. Già il fatto che loro abbiano visto nel ciclismo un grande potenziale è una grande notizia. Questa è la parte che a me ha subito entusiasmato, perché se un grande gruppo così ha visto qualcosa vuol dire che il ciclismo ha qualcosa da dare. Questa è la parte su cui ovviamente dobbiamo lavorare. Ducati ha il pieno controllo di quello che viene prodotto in termini di qualità e di progetto. La bici da strada arriverà probabilmente intorno a marzo 2026, poi ci sarà un’e-mtb e la gravel è già avanti nella progettazione, queste saranno diciamo le tre bici che vedremo nel 2026, con ovviamente la volontà di ampliare la gamma.

Il veronese non si è fermato dopo lo stop alla carriera, continua anzi a mantenersi in esercizio compatibilmente con il lavoro
Il veronese non si è fermato dopo lo stop alla carriera, continua anzi a mantenersi in esercizio compatibilmente con il lavoro
Il veronese non si è fermato dopo lo stop alla carriera, continua anzi a mantenersi in esercizio compatibilmente con il lavoro
Il veronese non si è fermato dopo lo stop alla carriera, continua anzi a mantenersi in esercizio compatibilmente con il lavoro
Si dice sempre che mancano i grandi sponsor, le grandi aziende italiane al mondo del ciclismo tricolore. Potrebbe essere un primo passo questo per coinvolgere grandi nomi?

Perché no? Se aspettiamo che lo sponsor arrivi, che cada dal cielo, possiamo aspettare all’infinito… Secondo me il ciclismo è un ottimo mondo che può dare tanto in termini di visibilità ma che deve sapersi vendere. Se Ducati si è avvicinato significa che c’è qualcosa di interessante e noi dobbiamo lavorare su questo, saper vendere questo qualcosa per far sì che grandi aziende si avvicinino. E’ un importante brand che può fare da trascinatore, visto che stiamo soffrendo da anni e anni senza squadre nel WorldTour. Ci vorrà qualche anno, c’è da lavorarci dietro bene perché poi il sogno si avveri.

Come stai vivendo queste prime giornate extra bicicletta?

La gran differenza è che ti alzi al mattino e la priorità non è prendere la bici e chiedersi “che allenamento devo fare?”. La colazione è più libera, l’approccio alla giornata è molto più rilassante. Ovvio che cerco sempre di ritagliarmi uno spazio per fare sport e questa cosa qua da una parte mi piace perché alla fine vuol dire che non starò lì seduto al computer o sul divano tutto il giorno, dall’altra stempero l’impegno fra meeting, email e tutto il resto di una giornata lavorativa da costruire. Sai la cosa che mi piace di più?

Elia con sua moglie Elena Cecchini, che nel 2026 affronterà la sua ultima stagione agonistica (foto Vanity Fair)
Elia con sua moglie Elena Cecchini, che nel 2026 affronterà la sua ultima stagione agonistica (foto Vanity Fair)
Elia con sua moglie Elena Cecchini, che nel 2026 affronterà la sua ultima stagione agonistica (foto Vanity Fair)
Elia con sua moglie Elena Cecchini, che nel 2026 affronterà la sua ultima stagione agonistica (foto Vanity Fair)
Cosa?

Mangiare diversamente da quello mangiavi da atleta, quindi tipo la mattina mi sveglio e mi faccio una fetta di pane con la nocciolata invece dell’omelette… Vedo che i pasti nella vita normale sono un po’ meno “importanti” della vita da atleta.

A prescindere dagli impegni, avrai comunque qualche possibilità in più anche per uscire in bicicletta con tua moglie, accompagnarla nei suoi allenamenti…

E’ una delle cose che amo di più. L’altra mia priorità era non fermarmi, non sentivo la necessità di “staccare” 3-4 mesi per poi ripartire, il mio obiettivo era comunque rimanere all’ambiente e cercare di fare il meglio possibile in vari rami. Ma gran parte del tempo restante è dedicato a mia moglie, agli allenamenti insieme a lei, quindi diciamo che avrò delle tabelle di allenamento basate su quello che farà Elena per passare il tempo insieme. E ovviamente sarò più presente anche nella sua ultima stagione alle gare che a cui potrò esserci.

Elena Cecchini, Elia Viviani

Cecchini e Viviani: nuovi equilibri e vita un po’ diversa

19.10.2025
6 min
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Nemmeno il tempo di tornare dal Giro del Veneto che Elia Viviani ed Elena Cecchini hanno dovuto rifare le valigie per andare a Santiago del Cile. I mondiali su pista saranno l’ultimo appuntamento per Viviani, da lì la sua vita cambierà, così come quella di Elena Cecchini. Per l’atleta della SD Worx-Protime, fresca di rinnovo, il 2026 sarà l’ultimo anno in gruppo e il primo che dovrà preparare come unica ciclista di casa. Dopo dodici anni passati a condividere le fatiche della preparazione invernale e della stagione intera Elia ed Elena dovranno trovare un nuovo equilibrio

«Prima però – ci racconta la friulana – c’è tempo per l’ultimo viaggione della stagione. Domani (giovedì per chi legge, ndr) Elia ed io andremo a Santiago del Cile per i mondiali su pista. Mi farà piacere essere lì accanto ad Elia come supporto in quest’ultimo appuntamento della sua carriera, poi però non rientreremo in Italia. Ci fermeremo in Colombia perché ci sarà il matrimonio di Fernando Gaviria, oltre a essere un collega è un grande amico di Elia e ci teniamo a partecipare. 

Bredene Koksijde Classic 2025, Elia Viviani in curva
Viviani ha concluso la sua carriera dopo 15 stagioni da professionista
Bredene Koksijde Classic 2025, Elia Viviani in curva
Viviani ha concluso la sua carriera dopo 15 stagioni da professionista
Che effetto fa a fare le valigie per l’ultima trasferta?

Devo dire che di solito sono una che si emoziona facilmente, però questa volta no. Prima di tutto perché vedo Elia molto sereno della scelta che ha fatto, e poi perché secondo me non ho ancora realizzato totalmente. E’ come se fosse un normale fine stagione. Sarà più strano a metà novembre quando ripartirò in bici e ci saranno dei giorni in cui Elia non uscirà con me, come ha fatto negli ultimi dodici anni. 

Al Giro del Veneto c’è stato un primo grande assaggio di fine carriera…

E’ stato bello, un momento molto speciale. Firmerei anche io per avere l’ultima corsa della mia carriera sulle strade di casa. Si è trattato di un momento speciale, sia per l’affetto ricevuto dai colleghi ma anche per il saluto della squadra. Gli hanno fatto una sorpresa con questa bici dalla livrea speciale. E’ bello vedere come sia stato un esempio e un riferimento anche alla Lotto, nonostante ci abbia trascorso pochi mesi. Vuol dire che Elia è riuscito a lasciare il segno, ed è bello vederlo perché a volte nell’arco di una carriera non si ha il tempo di fermarsi e vedere cosa ci si lascia alle spalle. 

Elia Viviani, Giro del Veneto 2025
Viviani ha corso la sua ultima corsa su strada al Giro del Veneto lo scorso 15 ottobre
Elia Viviani, Giro del Veneto 2025
Viviani ha corso la sua ultima corsa su strada al Giro del Veneto lo scorso 15 ottobre
Secondo te cos’è che ha lasciato Elia?

Non perché sia mio marito, però ha un palmares invidiabile. Nello sport si tende a ricordare quello che si è fatto nell’ultimo anno o gara, ma credo che Elia possa essere davvero felice della carriera che ha fatto: tre medaglie olimpiche, innumerevoli corse su strada, mondiali su pista, gli europei e il titolo italiano su strada. Però secondo me ha lasciato tanto soprattutto alla pista.

Certo.

Ci siamo fidanzati nel 2012 e mi ricordo benissimo le Olimpiadi di Londra dove era l’unico rappresentate della nazionale italiana su pista. Da lì poi si è creato un gruppo, in questi dodici anni, che è diventato uno dei più forti a livello mondiale. Sicuramente non è solamente merito di Elia, ma credo sia stata quella persona capace di far scattare la scintilla dalla quale è nato un fuoco vivo

Elia Viviani, Giro del Veneto 2025
Il team Lotto gli ha riservato una livrea speciale della sua Orbea
Elia Viviani, Giro del Veneto 2025
Il team Lotto gli ha riservato una livrea speciale della sua Orbea
E’ bello che finisca su pista…

Penso che sia la chiusura perfetta con il mondiale che, dopo le Olimpiadi è la gara più importante. Correrà anche alla Sei Giorni di Gent, che è la corsa più importante legata a quel circuito. 

Cambieranno un po’ gli equilibri e le cose nella dinamica di coppia, ci hai già pensato?

Sì. Devo dire che uno dei motivi, non il principale, che mi ha spinto a continuare è stato proprio questo. Il cambiamento è una cosa che mi destabilizza sempre un pochino, soprattutto inizialmente. Penso che continuare un altro anno mi possa e ci possa dare una mano nel sistemarci, così da trovare l’equilibrio per iniziare un nuovo capitolo insieme quando anch’io avrò smesso. Non fraintendetemi, la convivenza in casa non mi spaventa, anzi Elia ed io siamo due persone che amano godere della vita. Anche nei pochi giorni che riuscivamo a passare insieme durante la stagione ci piaceva fare cose normali.

Elia Viviani, pista, mondiali 2012
Viviani è stato il precursore della pista azzurra, qui nel 2012 ai mondiali di Melbourne
Elia Viviani, pista, mondiali 2012
Viviani è stato il precursore della pista azzurra, qui nel 2012 ai mondiali di Melbourne
Quali?

Andare al ristorante, oppure una sera facevamo allenamento per avere la mattina libera, svegliarci con calma e avere quei trenta minuti in più per fare colazione. Anche fare una telefonata ai nostri amici, o fare un giro in città, andare al cinema. 

Pensare di iniziare la stagione e di andare ai training camp con Elia a casa come sarà?

Mi sembrerà strano però d’altra parte quest’anno sono serena perché la decisione di smettere è arrivata da Elia stesso. Mentre l’inverno passato era in quel limbo in cui cercava squadra ma non trovava il contesto giusto. Lì l’ho vissuta malissimo, il fatto di andare a dicembre al training camp mi pesava, dicevo: «No, voglio stare a casa con te ed essere in queste settimane al tuo fianco». Quelle sono state settimane e mesi difficili.

In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell'eliminazione
In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell’eliminazione
In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell'eliminazione
In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell’eliminazione
Avrete modo di stare più tempo insieme…

Quando ho deciso di continuare sapevo che ci sarebbero stati i ritiri e le settimane via da casa. Spesso negli anni facevamo fatica a incrociarci perché quando io ero a correre lui era a casa e viceversa. Queste sono le cose, come vi avevo detto anche nell’altra intervista, che più mi pesano negli ultimi anni. Invece la prossima stagione sarà più semplice gestire queste dinamiche. Posso dire una cosa?

Certamente…

Ho sempre pensato che avrei smesso prima io, perché tra i due è Elia quello a cui piace andare in bici. E’ appassionato dell’allenamento, dello stare in sella. A me piace il resto: il gruppo, stare in squadra, condividere. Elia è l’atleta che ama svegliarsi al mattino, vestirsi e uscire. Quindi ho sempre pensato che mi sarei stancata prima io. Chiaramente ci sono anche altri fattori, non ultimo il fatto che nel ciclismo maschile si guarda tanto ai giovani, al contrario nel ciclismo femminile siamo nel momento in cui le squadre hanno bisogno della veterana o comunque di quella con più esperienza. 

Elia Viviani si godrà ancora qualche allenamento insieme a Elena Cecchini durante la preparazione invernale
Elia Viviani si godrà ancora qualche allenamento insieme a Elena Cecchini durante la preparazione invernale
Questa sua passione della bici, dell’allenamento, ti sarà anche un po’ di supporto in questo anno un po’ diverso?

Sicuramente. Alla fine Elia mi è sempre stato di supporto nella mia carriera. Spesso uscivamo insieme, poi ognuno faceva i suoi giri e i suoi allenamenti. Però lui mi è sempre stato di supporto quando avevo bisogno di un consiglio per la scelta dei materiali, piuttosto che quando ero ai training camp avevo bisogno che mi controllasse le misure della bici. L’altro giorno parlavamo e gli ho detto che deve tenersi in forma, lui ha già detto che mi farà compagnia negli allenamenti questo inverno

Adesso potrete condividere un allenamento per intero…

Vero. Adesso si potrà adattare a me, ad esempio io odio gli allenamenti con le volate, magari in quest’ultimo anno mi potrà stimolare a fare qualche sprint in più (ride, ndr).

Non resta che augurarvi buon viaggio e in bocca al lupo.

Crepi. Ora ci concentriamo sul mondiale pista e poi ci godremo il matrimonio di Gaviria e una meritata vacanza. Alla bici abbiamo detto che ci penseremo da metà novembre. Anzi, ci penserò, non è più un suo problema, l’avevo detto che devo ancora farci l’abitudine

Elena Cecchini, SD Worx-Protime

Cecchini ha deciso: «Il 2026 sarà il mio ultimo anno»

06.10.2025
5 min
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Il secondo posto nel Mixed Relay dà ancora un po’ di fastidio a Elena Cecchini, come una spina che hai tolto ma ancora senti di aver infilata nella pelle. La ferita non sanguina più, ma dire che sia guarita è difficile, si sta ancora rimarginando. Ora è a casa sua, a Udine, a godersi un po’ di normalità e ritmi più tranquilli.

«Ne avevo bisogno – ci racconta – perché la stagione è stata lunga e godersi dei momenti tranquilli a casa è bello: vedere i parenti e fare una vita “normale”. Gli europei sono andati abbastanza bene alla fine, nei giorni prima del Mixed Relay avremmo firmato per una medaglia. Arrivavamo con due terzetti abbastanza nuovi, mentre altre squadre correvano insieme da più tempo. La Francia e la Svizzera erano le più rodate e le più pericolose, così è stato visto che ci siamo inseriti proprio tra queste due formazioni».

Elena Cecchini, Europei 2025, Team Relay
Elena Cecchini sul podio degli europei dopo l’argento nel Team Relay
Elena Cecchini, Europei 2025, Team Relay
Elena Cecchini sul podio degli europei dopo l’argento nel Team Relay

Sette secondi

L’Italia raccoglie un’altra ottima prestazione nel Mixed Relay, dopo la vittoria dello scorso anno agli europei è arrivato un argento che conferma quanto di buono è stato fatto. Il rammarico c’è, perché quando si è così vicini al successo vederlo sfumare crea sempre un dispiacere. Tuttavia il risultato mancato non deve nascondere quanto di buono fatto.

«Personalmente sono comunque dispiaciuta – continua Elena Cecchini – perché gli uomini hanno fatto un prestazione super e noi non siamo riuscite a tenere il vantaggio. Quando si è nel terzetto che perde si rischia di guardare il bicchiere mezzo vuoto. E’ una prestazione di squadra, forse è la disciplina nella quale si nota di più l’aspetto del correre insieme e di conoscersi».

«Ho corso insieme a due grandi specialiste – prosegue – Venturelli e Guazzini, nel tratto in cui si doveva fare velocità, hanno spinto molto e io ho fatto fatica a seguire quel ritmo. Purtroppo di cronometro a squadre ce ne sono davvero poche durante la stagione, ed è uno sforzo davvero difficile da simulare».

Per Cecchini la prossima sarà la sesta stagione in maglia SD Worx (foto Getty Sport)
Per Cecchini la prossima sarà la sesta stagione in maglia SD Worx (foto Getty Sport)
Ci sarà un’altra occasione, visto il rinnovo con la SD Worx-Protime per il 2026…

Si è trattata di una decisione maturata durante la stagione. Inizialmente mi ero detta che il 2025 sarebbe stato il mio ultimo anno, l’obiettivo erano le Olimpiadi di Parigi e poi mi sarei goduta l’ultima stagione. Invece con il passare dei mesi è cambiato qualcosa.

Quando?

Eravamo a fare la ricognizione delle tappe del Tour de France Femmes, siamo stati per dieci giorni tutti insieme tra compagne e staff. In quei momenti non è come essere alle corse, è diverso, c’è un clima più rilassato e parlando con Danny Stam, il nostro diesse, ed è venuto fuori l’argomento su cosa volessi fare a fine stagione.

Elena Cecchini, SD Worx-Protime, Lotte Kopecky
Lotte Kopecky ha manifestato a Elena Cecchini la volontà di volerla al suo fianco per un altro anno
Elena Cecchini, SD Worx-Protime, Lotte Kopecky
Lotte Kopecky ha manifestato a Elena Cecchini la volontà di volerla al suo fianco per un altro anno
Cosa gli hai risposto?

Che avrei aspettato luglio per capire se fare ancora un anno o meno. Lui mi ha rassicurato che un posto in squadra per me ci sarebbe sempre stato. Poi una volta ero in bici con Lotte (Kopecky, ndr) che mi ha detto: «Ti prego non smettere». Lei l’anno scorso aveva già perso Christine Majerus e non voleva che me ne andassi anche io. Sono tornata a casa e ne ho parlato con Elia (Viviani, ndr) e la mia famiglia.

Che ti hanno detto?

Ne volevo parlare con Elia perché sapevo che mi avrebbe detto di continuare, di fare un altro anno. Ma mi direbbe la stessa cosa se ne volessi fare altri dieci, mi supporterebbe sempre. Il fatto che il 2025 sarebbe stato il mio ultimo anno non lo avevo detto a nessuno, se non a pochi intimi. Era parte di un ragionamento interiore ma non ero sicura a riguardo. Infatti non è stato così e alla fine continuo.

Elena Cecchini, SD Worx-Protime, Paris-Roubaix Femmes
Cecchini quest’anno ha corso tutti e tre i Grandi Giri e tutta la stagione delle Classiche, qui alla Paris-Roubaix Femmes
Elena Cecchini, SD Worx-Protime, Paris-Roubaix Femmes
Cecchini quest’anno ha corso tutti e tre i Grandi Giri e tutta la stagione delle Classiche, qui alla Paris-Roubaix Femmes
Alla ricerca di cosa?

Di nulla di personale. Voglio fare questa vita e aiutare le mie compagne a vincere, sia nel team che in nazionale. Poi al Tour de France ho visto quanto è cresciuto il ciclismo femminile, sulle strade c’erano tantissime persone.

Quale aspetto ti piace di questa vita?

Voglio godermi ogni momento sapendo che sarà l’ultimo, dalle vacanze che stanno per arrivare ai ritiri invernali. Passando anche dallo stare via da casa, aspetto che negli anni diventa sempre più difficile. Il bello della vita da atleta è che sei al centro dell’attenzione, non in senso capriccioso, ma ti senti speciale. Sei coccolato e in qualche modo devi essere egoista perché al centro delle tue attenzioni ci devi essere te stesso. Ti senti una privilegiata

Elena Cecchini, gravel 2025
Elena Cecchini è uno dei punti di forza della nazionale di gravel
Elena Cecchini, gravel 2025
Elena Cecchini è uno dei punti di forza della nazionale di gravel
Hai pensato a dei piani per il futuro?

Ho voglia anche di una vita normale, non ho piani ma voglio essere di più a casa. Vorrei anche una famiglia ma è una cosa che vedo solamente una volta appesa la bici al chiodo. Parlerò anche con le Fiamme Azzurre per capire quali sono i loro piani, visto il supporto che mi hanno dato fin dall’inizio è importante sentirli. 

Ora riposo?

Manca l’ultima gara della stagione: la Binche-Chimay-Binche. Poi una meritata vacanza per ricaricare le pile e prepararmi al mio ultimo anno.

Tricolori donne a Boario Terme. Viviani, che cosa ricordi?

24.06.2025
5 min
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Boario Terme, 2018. Si corrono i campionati italiani per professionisti e Elia Viviani conquista una delle vittorie principali della sua carriera. Sono passati sette anni da allora, fatti di grandi gioie e qualche delusione, ma il ricordo di quella giornata è ancora vivido, come se fossero passate sole 7 ore. Ora su quello stesso percorso toccherà alle donne gareggiare.

La gara lombarda fa anche parte della Coppa Italia delle Regioni 2025, il nuovo progetto voluto dalla Lega del Ciclismo Professionistico e promosso con la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Sulla prova tricolore femminile è stato fatto un forte investimento che passa anche per la diffusione in diretta su Rai 2 delle sue immagini, con costi sostenuti direttamente dalla Lega, per dare ulteriore visibilità a un evento che quest’anno assume una particolare rilevanza, esattamente come la gara maschile del giorno dopo da Trieste a Gorizia.

Elia sarà fra i protagonisti in terra giuliana, ma la sua conoscenza del percorso riservato alle donne può rivelarsi preziosa anche perché sua moglie Elena Cecchini, che a Darfo Boario Terme vinse nel 2016, sarà fra le protagoniste. Quindi i supi consigli sono davvero bene accetti.

Lo sprint finale di Viviani a Darfo Boario Terme, dove mette in fila Visconti e Pozzovivo
Lo sprint finale di Viviani a Darfo Boario Terme, dove mette in fila Visconti e Pozzovivo

La scelta di tempo

«Sicuramente è un percorso d’attacco – esordisce l’olimpionico di Isola della Scala – nel senso che io quella volta ero riuscito a muovermi dal gruppo e ad entrare in un’azione corposa e importante, essendo di 7-8 corridori che poi si sono aggiunti a quelli che erano in fuga dall’inizio. Si era formato così un gruppo corposo difficile da raggiungere e io ero lì.

«Mi ricordo di aver avuto un tempismo giusto nel muovermi in pianura prima dello strappo duro, prevenendo così l’azione di chi andava più forte in salita. Poi c’è stato l’ultimo giro, molto tattico, dove in pianura aveva provato Pozzovivo ad anticipare tutti, io mi sono mosso con Oss e Visconti che sullo strappo era il più forte e infatti ci ha ripreso a me e Pozzo. Diciamo che il mio è stato un campionato vinto tatticamente, scegliendo con cura il momento dell’attacco. Se fossi arrivato con quel gruppetto ai piedi dello strappo, probabilmente Visconti sarebbe arrivato da solo e avrebbe vinto il suo terzo titolo italiano. Arrivando con loro due ero il più veloce».

Per Viviani su quel percorso è importante la scelta di tempo per portare l’attacco decisivo
Per Viviani su quel percorso è importante la scelta di tempo per portare l’attacco decisivo

Un percorso per puncheur

Qual è il punto che ricordi particolarmente, a parte l’arrivo? «Proprio il momento che ho attaccato. Non avevo più compagni che potessero aiutarmi nel tenere la corsa, così ho deciso di scattare. Sembrava un po’ un’azione folle, ma invece si è rivelata vincente».

E’ un percorso dove è difficile dire se sia per velocisti, per scattisti, per scalatori…: «E’ facile dire è un percorso per scattisti, per i famosi puncheur, atleti che in salite corte possono attaccare, sono esplosivi, perché comunque serve un po’ di sprint anche lungo il tracciato. Io dico che è un percorso per coraggiosi, perché Elena aveva vinto sullo stesso percorso, andando via da sola e alla fine arrivando a braccia alzate. Quindi diciamo che per vincere devi osare, devi muoverti, quindi non me la sento di dire che è un percorso velocissimo, è difficile che arrivo un gruppo folto, devi essere in grado di stare con 10-15 corridori».

Sul percorso dei tricolori di sabato, Elena Cecchini ha vinto il suo terzo titolo nel 2016
Sul percorso dei tricolori di sabato, Elena Cecchini ha vinto il suo terzo titolo nel 2016

Tutte contro la Longo Borghini?

Spostando un attimo l’attenzione sulla gara femminile, la maggior parte delle atlete sono di squadre WorldTour ma per questo hanno poche possibilità di collaborazione. A Elena che cosa consiglieresti? «Sicuramente di essere furba, di muoversi nelle azioni giuste. Sappiamo tutti chi è la favorita, la Longo Borghini. E’ quella più competitiva a livello mondiale, quindi è anche quella che ha vinto più italiani negli ultimi anni. Direi di essere coraggiosa e di entrare in un’azione per farsi trovare già avanti nel momento in cui probabilmente la Longo attaccherà. Per caratteristiche su quel percorso vedo bene la Persico, ma essendo compagna di team di Elisa bisognerà vedere come si gestiranno».

«E’ una gara aperta, sicuramente. Tornando a Elena, le consiglierei di ricordare come ha vinto i suoi tre titoli italiani consecutivi, con azioni lontane dall’arrivo per poi gestirle tatticamente e cercare di farsi trovare già davanti».

A Darfo Boario Terme la Longo Borghini andrà a caccia della sesta maglia tricolore in linea
A Darfo Boario Terme la Longo Borghini andrà a caccia della sesta maglia tricolore in linea

Si vince soprattutto di testa

In campo femminile c’è qualche squadra appunto a livello Continental, ma diciamo i nomi principali sono tutti in squadre estere. E’ una corsa diversa dalle altre da questo punto di vista? «Sì, è sempre un campionato italiano, è una gara dove è sempre difficile dire a degli atleti di sacrificarsi per i propri compagni, perché tutto può succedere e comunque ognuno può giocare le sue carte, soprattutto se il percorso è così. Sicuramente una corsa diversa, è una corsa dove è facile perdere il controllo perché non è detto che ci sia una squadra che gestisce la corsa fino al momento clou. Secondo me l’italiano è una gara dove si vede anche la qualità di un corridore, di gambe ma soprattutto di testa».

E si cercano anche alleanze? «E’ ovvio che dopo c’è il gioco delle amicizie, delle conoscenze, proprio per supplire a una situazione anomala. Le alleanze probabilmente si cercano nelle situazioni di gara, nel senso che un attacco lontano dall’arrivo viene condiviso, pensato anche da corridori di team diversi perché c’è un’idea che collima. Vedo un attacco da 10-12 corridori dove ci si guarda un po’ in faccia, si fa la conta di chi manca, “dai che andiamo, che ce la giochiamo noi” perché non ci sono ordini di squadra.

E’ una cosa secondo me che viene con la corsa, nel senso che in base a come si evolve la gara ci possono essere degli atleti che comunque hanno un interesse comune. E questo vale anche per le ragazze, ancor di più su quel percorso così intrigante…».

Velo cittì: le certezze delle veterane e i primi passi tra le giovani

13.05.2025
5 min
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Marco Velo in questo momento si trova al Giro d’Italia, che ieri ha goduto del giorno di riposo aggiuntivo derivato dalla partenza in Albania. La carovana è tornata nel nostro Paese e ognuno ha avuto il suo bel da fare. Il neo cittì della nazionale femminile si trova alla Corsa Rosa come regolatore di percorso. Da qualche anno svolge questo ruolo per RCS Sport & Events e nonostante il grosso incarico della Federazione i suoi impegni non sono cambiati. Sicuramente il bresciano saprà trovare il giusto equilibrio per dirigere la nazionale femminile, ruolo ereditato da Paolo Sangalli a sua volta passato nel WorldTour con la Lidl-Trek (i due sono insieme a Elisa Longo Borghini alle Olimpiadi di Parigi nella foto di apertura). 

I primi impegni di stagione hanno evidenziato come Elisa Longo Borghini sia ancora il faro del movimento azzurro
I primi impegni di stagione hanno evidenziato come Elisa Longo Borghini sia ancora il faro del movimento azzurro

Nuove misure

Il ruolo di tecnico si addice a Marco Velo, che fino al 2024 è stato il responsabile delle cronometro azzurre per ogni categoria. E’ chiaro che rispetto al precedente incarico la mole di lavoro sia maggiore, la gestione della nazionale femminile parte dalle juniores e arriva fino alle elite. Inoltre quest’anno sta prendendo sempre più piede la categoria U23, che prima non esisteva e piano piano è stata introdotta. 

«Il ruolo non è nuovo – racconta Velo ai margini del Giro – mentre l’ambiente un pochino lo è. Le ragazze elite le conosco meglio rispetto alle juniores per ragioni di visibilità. Gestivo le loro cronometro, vero, ma la supervisione di Sangalli e il suo parere erano fondamentali. Ora ho iniziato a seguire molto di più il movimento e sono partito proprio dalle piccole. Sono stato a qualche gara per gettare le basi di un rapporto sia con le atlete che con le squadre. Per quanto riguarda le elite sono stato a Sanremo e Strade Bianche, mentre ho seguito in televisione tutta la Campagna del Nord».

Un’altra conferma per il cittì Velo è arrivata da Elisa Balsamo, capace di vincere di correre da protagonista le Classiche
Un’altra conferma per il cittì Velo è arrivata da Elisa Balsamo, capace di vincere di correre da protagonista le Classiche
Come mai non seguire le Classiche sul posto?

Ho fatto una valutazione personale. Andare alle gare vuol dire avere dei costi di viaggio e soggiorno. Siamo nell’anno post olimpico e come accade spesso la Federazione deve stare attenta alle uscite. La cosa che ho notato anche a Sanremo e Strade Bianche è che comunque anche se sono in gara devo guardare la corsa dal tablet. Sei lì, ma non puoi vedere la fasi salienti e capire come si svolge la gara. 

La stessa cosa hai fatto in questi giorni in cui Vuelta Femenina e Giro corrispondevano?

Esattamente. Per fortuna il ciclismo femminile è cresciuto parecchio in ogni aspetto e in televisione si vedono tante gare. Mi ritengo un tecnico “vecchia scuola” che non ama andare alla partenza o dopo gli arrivi a parlare con le ragazze. Preferisco lasciarle concentrate e parlare a mente fredda. Inoltre c’è un altro aspetto…

Nonostante l’assenza di vittoria di tappa alla recente Vuelta Espana Femenina Letizia Paternoster ha vestito la maglia rossa
Nonostante l’assenza di vittoria di tappa alla recente Vuelta Espana Femenina Letizia Paternoster ha vestito la maglia rossa
Quale?

Abito vicino a Montichiari. Di conseguenza posso andare spesso al velodromo quando le ragazze si allenano e sappiamo tutti che le principali figure del ciclismo femminile gareggiano sia su strada che su pista. Con Bragato c’è un’ottima collaborazione e questo aspetto aiuta molto. 

Vero che le elite le conosci di più, ma serve comunque creare un gruppo?

A mondiali ed europei mi vedevo spesso con lo “zoccolo duro” del movimento: Silvia Persico, Elisa Longo Borghini, Elena Cecchini, Marta Cavalli. Per messaggio e via telefono sono in contatto continuo. Sicuramente il tutto andrà a intensificarsi quando ci avvicineremo a mondiali ed europei. 

Il ruolo con RCS Sport ha permesso negli anni a Velo di visionare i corridori sul campo, qui con Lorenzo Milesi al Giro 2024
Il ruolo con RCS Sport ha permesso negli anni a Velo di visionare i corridori sul campo, qui con Lorenzo Milesi al Giro 2024
Alla Vuelta mancavano le ragazze del cosiddetto blocco azzurro, cosa hai visto dalle altre?

Mi ha fatto piacere che Letizia Paternoster sia riuscita a indossare la maglia rossa. Anche Trinca Colonel e Borghesi si sono mosse bene. Avrò la fortuna di seguire dal vivo il Giro Women vista la mia collaborazione con RCS, quindi i prossimi mesi saranno fondamentali per avere un quadro d’insieme.

Quanto le senatrici ti hanno aiutato a entrare in questo mondo?

Molto. Cecchini, Longo Borghini, Guazzini e anche Silvia Persico mi hanno dato tante informazioni. Poi sta a me filtrarle e capire come muovermi in questa categoria. 

Qual è stata la difficoltà maggiore?

Con la categoria juniores è servito tanto l’essere sul campo. Anche alla riunioni pre gara mi sono presentato e ho detto ai tecnici di contattarmi per qualsiasi cosa. Del ciclismo femminile ho capito come le parole debbano essere pesate e che serve precisione. Sono molto attente ai dettagli e sono focalizzate su ciò che viene detto. 

Hai già programmato dei ritiri?

Con le elite non ne abbiamo in programma, sempre per la questione della gestione dei costi. Ho preferito cercare di fare qualcosa per le juniores, la volontà è quella di portarle in altura prima del mondiale in modo da dare maggiore continuità di lavoro.

Anche perché la categoria U23 cresce sempre più.

Esatto. Da quest’anno il Tour de l’Avenir Femmes aumenta i giorni di corsa che diventeranno gli stessi dei ragazzi. Inoltre il 2025 è il primo anno in cui ci sarà il mondiale riservato a questa categoria. Prima la categoria elite includeva tutte all’interno della corsa veniva premiata la migliore under 23. Anche da questo punto di vista ho un grande supporto dalla Federazione, specialmente nella figura di Amadio. 

La vittoria di Wiebes a Sanremo: Cecchini ci porta in corsa

27.03.2025
6 min
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Il successo di Lorena Wiebes alla Sanremo Woman è sembrato di una facilità disarmante, sia per lo sprint fatto dalla campionessa europea che per la gestione avuta dalla SD Worx-Protime per tutta la corsa. Le ragazze della formazione olandese hanno capitalizzato al massimo l’occasione avuta lavorando d’astuzia e unendo le loro qualità in corsa. Non è di certo una novità se si pensa alla potenza e alla forza che il team olandese riesce a mettere in gara ogni volta. Una delle protagoniste di questo successo è stata, come spesso accade, Elena Cecchini.

«Siamo riuscite a portare a termine quanto ci eravamo dette», racconta Cecchini prima di fare rotta verso le Classiche del Nord. «Solitamente cerchiamo di partire con un’idea di base su come affronteremo la gara e così è stato. Ci aspettavamo una corsa più dura, soprattutto da parte di alcuni team che non si sono presentati con alternative valide per la volata finale. Dal canto nostro sapevamo di cosa avremmo avuto bisogno per vincere e lo abbiamo messo in pratica. Avevamo Lotte e Lorena (rispettivamente Kopecky e Wiebes, ndr) come punti di riferimento. Kopecky è rientrata in corsa proprio alla Sanremo, mentre Wiebes arrivava focalizzata al 100 per cento sull’evento. Dopo il Trofeo Binda, dove è venuta a vederci, è rimasta una settimana in Riviera. Ha soggiornato in un hotel ai piedi della Cipressa e ogni giorno si è allenata su Cipressa e Poggio».

La tattica della SD Worx era di trovare le giuste posizioni nelle fasi cruciali e attendere le mosse delle avversarie
La tattica della SD Worx era di trovare le giuste posizioni nelle fasi cruciali e attendere le mosse delle avversarie

Stessa mentalità

Le ragazze della SD Worx hanno portato il loro modo di fare, che le ha sempre contraddistinte alle Classiche del Nord, anche nella prima edizione della Sanremo Woman, che per spettacolo offerto si candida a entrare di diritto nelle gare più importanti del calendario. 

«Sono felice che ci sia stato questo avvicinamento da parte del team – dice ancora Cecchini – era da qualche mese che dicevo alle ragazze quanto fosse  importante conoscere il percorso e le sue insidie. Il fatto che Wiebes abbia fatto questo avvicinamento ha dato un bel segnale.

«Le nostre leader, Wiebes e Kopecky, sono arrivate nel miglior modo possibile. Per il resto tutte abbiamo fatto una grande gara, sia noi che abbiamo lavorato prima, sia Blanca Vas. Lei era il jolly e doveva rimanere il più possibile con le due capitane. E’ stato molto bello vedere Vas, che secondo me in futuro potrà puntare a vincere questa gara, mettersi a disposizione prima del Poggio. Si è trattato a tutti gli effetti di una vittoria di squadra».

Cecchini si è spesa per portare Kopecky e Wiebes in testa all’imbocco della Cipressa
Cecchini si è spesa per portare Kopecky e Wiebes in testa all’imbocco della Cipressa
Ci tenevi particolarmente alla Sanremo?

Alla fine loro le gare in Belgio e Olanda le sentono molto. Io, da italiana, avevo fatto un segno sulla Sanremo Women. Sapevo che non sarebbe stata una gara semplice così ho detto loro di focalizzarci quest’anno per aggiungerla ai nostri successi. Sono felice di aver trasmesso questo spirito di squadra, anche perché penso che questa gara diventerà come la Parigi-Roubaix Femmes, ovvero ogni anno sempre più importante. 

Che tattica avevate in mente?

Con Wiebes e Kopecky come leader eravamo coperte per tutti gli scenari. Se alcune squadre avessero fatto gara dura avremmo avuto modo di rispondere. E non sono sicura che Wiebes si sarebbe staccata facilmente visto lo stato di grazia con cui si è presentata e la determinazione che aveva per questa gara. 

Qual è stato il punto in cui hai capito che si metteva bene per voi?

Quando ho portato le ragazze davanti prima della Cipressa. Nel momento in cui mi sono spostata ho visto che nessuna squadra ha preso in mano la situazione, lì mi son detta: «Oggi è una buonissima chance per Lorena». Sapevo che sul Poggio c’era vento contro, anche quello è stato un fattore determinante a favore delle velociste. 

Nel tratto tra Cipressa e Poggio il team olandese poteva contare sul supporto di Blanka Vas
Nel tratto tra Cipressa e Poggio il team olandese poteva contare sul supporto di Blanka Vas
La Cipressa non è stata fatta forte come ci si poteva aspettare, per un tratto il gruppo si è allargato…

E’ stata la sensazione che ho avuto anch’io, infatti dopo la gara ne ho parlato con Danny Stam (il diesse del team, ndr) e gli ho detto che forse avrei potuto evitare di finirmi prima della Cipressa per dare un mano all’attacco del Poggio. Stam mi ha risposto che abbiamo rispettato il piano di gara, se fosse partita la corsa sulla Cipressa noi avevamo le due leader davanti. Poi non era nostro interesse fare corsa dura, quindi abbiamo lasciato la palla agli altri. 

Guardando la corsa la sensazione era che le altre squadre non avessero la vostra potenza di fuoco.

Il rischio di fare forte la Cipressa era di perdere atlete importanti e di trovarsi scoperte nel tratto di pianura prima del Poggio. Noi invece eravamo in tre ad avere il compito di dare supporto in quelle fasi di gara: Gerritse, Lach e io. Un fattore determinante per la corsa è stata la caduta a due chilometri dalla Cipressa. Mi sono trovata con Wiebes e Kopecky a ruota e le ho portate fino alla salita, ma si è trattata di un’azione istintiva.

La vittoria di Lorena Wiebes è stata propiziata da un gran lavoro della Kopecky nell’ultimo chilometro per chiudere sull’attacco della Longo Borghini.

E’ stata una combinazione di cose, Wiebes era a ruota di Elisa (Longo Borghini, ndr) e nel post gara ci ha detto che per non seguirla ha dovuto ragionare in una frazione di secondo. Se l’avesse seguita si sarebbe aperto il terreno per dei contrattacchi e sarebbe stato impossibile gestirli. Sapeva che Kopecky avrebbe sistemato la situazione. Un rischio, ma che ha portato alla vittoria. 

Con la campionessa del mondo che tira la volata alla campionessa europea…

Tutti sono rimasti sorpresi, ma da noi è chiaro che quando non sei più nella posizione per vincere, e in quel momento Lotte non lo era più, allora si lavora per le altre. Penso che Wiebes e Kopecky con il passare delle stagioni siano diventate sempre più compatibili e questo permette loro di spartirsi gli obiettivi. 

Sanremo Donne: Cecchini ci guida nella lettura del percorso

10.03.2025
6 min
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E’ stato presentato mercoledì 5 marzo il percorso della Sanremo Women: 156 chilometri da Genova alla città dei fiori. Il traguardo di Via Roma ospiterà anche l’arrivo della corsa femminile, una corsa che ha già aperto il dibattito sul suo svolgimento. Terminato l’impegno della Strade Bianche e dopo il Trofeo Binda il gruppo si porterà sulla riviera ligure per ispezionare ogni singolo dettaglio. Alcune atlete però hanno già avuto modo di fare una ricognizione del percorso, una di queste è Elena Cecchini, scudiera della SD Worx-Protime.

«Pensare che ci saranno tre settimane di gara qui in Italia – dice Cecchini – è molto stimolante. Anche a livello logistico è una bella notizia per gare come il Trofeo Binda, perché il parterre sarà di primissimo piano. E’ una bellissima gara e spostarla di una settimana in anticipo è stata diciamo la scelta vincente,  sia per noi ragazze che per gli organizzatori. Concludere poi questo periodo di gare con il ritorno della Sanremo è un bel segnale per il ciclismo femminile». 

La presentazione della Sanremo Women è avvenuta a Genova, sede di partenza della corsa
La presentazione della Sanremo Women è avvenuta a Genova, sede di partenza della corsa

Prendere confidenza

Nelle ultime settimane è capitato spesso di vedere, grazie ai social, molte atlete che sono andate ad allenarsi sulla Cipressa e sul Poggio

«Anche io – prosegue Cecchini – ho approfittato del tempo trascorso a Monaco insieme a Elia (Viviani, ndr) per vederle metro per metro. Devo essere sincera, in allenamento negli anni passati non le ho affrontate tanto. Però negli ultimi due mesi ci sono stata più volte e una delle prime è stato a febbraio con Viviani. Pedalavamo piano e lui intanto mi spiegava ogni dettaglio, mi diceva: «qui da noi succede così». Avere dei riferimenti visivi ci darà una grande mano in corsa. Nelle settimane scorse sono ritornata insieme a Vittoria Guazzini, che è stata qui a Monaco un paio di giorni. Il primo abbiamo visto ancora Cipressa e Poggio, mentre il giorno seguente siamo andate sui Capi

Quali dettagli hai raccolto con il tuo occhio esperto?

I Capi è stato un bene vederli prima, per sapere cosa aspettarmi e per capire il posizionamento da avere in quella fase di corsa. La cosa che mi ha colpito maggiormente è la distanza tra l’ultimo Capo, il Berta, e la Cipressa. Pensavo ci fossero più chilometri, e invece ne passano solamente una decina. Tra l’altro la strada sul lungomare è molto veloce e in gara si andrà fortissimo per prendere davanti la Cipressa. Sarà importante non spendere troppe energie sui Capi ma comunque restare davanti

Una corsa difficile da leggere?

Può andare in mille modi. La verità è che dipenderà dal vento, su cinque volte che sono stata a visionare Cipressa e Poggio, quattro volte era favorevole e una volta era nel senso opposto. E poi nel ciclismo femminile le prime edizioni sono sempre difficili da interpretare, quindi non escludo veramente nessun tipo di scenario per la Sanremo. 

Pensi che ci potrà essere selezione fin dai Capi?

Sì anche perché sono tre e abbastanza in fila e fare la differenza non sarà difficile, soprattutto se fatti forte. Sono salite che se fatte ad alto ritmo sono super selettive ma ci dovranno essere delle squadre che sacrificano tutte le loro atlete per una leader. Ci saranno dei team che vorranno rendere la gara molto dura e ce ne sono altri a cui va bene arrivare in un gruppo ristretto perché avranno una velocista forte. 

Che scenario ti immagini?

Se una squadra decide di lavorare tanto fin dai Capi deve avere la forza per farlo e non lasciare la capitana da sola quando inizierà la Cipressa. Non so cosa decideremo di fare però noi avremo sia Kopecky che Wiebes, quindi ci potrebbe andare bene anche una volata a ranghi ristretti. Però ci sono squadre, come la FDJ penso e la UAE, che vorranno fare una gara estremamente dura.

La UAE ADQ sarà una delle squadre che vorrà fare corsa dura su Cipressa e Poggio per avvantaggiare Elisa Longo Borghini
La UAE ADQ sarà una delle squadre che vorrà fare corsa dura su Cipressa e Poggio per avvantaggiare Elisa Longo Borghini
Pensi che le velociste possano tenere su Cipressa e Poggio? 

Solo se sono in giornata di grazia. Sono salite che saranno fatte davvero forte.

Atlete come Longo Borghini e Vollering potrebbero riuscire a fare la differenza?

Le due che avete menzionato sicuramente. Nel ciclismo femminile serve molto meno per fare tanta differenza in salita, lo si vede al Binda dove una salita di 2 chilometri fa sempre disastri. In una corsa come la Sanremo si può fare la differenza, ma probabilmente anche una ragazza appena sotto il loro livello come la Lippert potrebbe non staccarsi su salite come quelle. 

Voi avrete una squadra per tenere in mano la corsa tutto il tempo?

Non penso. Avremo delle atlete che vanno bene in qualsiasi situazione. Penso che con i rostri che abbiamo possiamo essere in grado di coprire qualsiasi situazione. Saremo pronte per diversi scenari, se arriva un gruppetto Wiebes può dire la sua in volata. Al contrario Kopecky dovrebbe essere in grado di seguire gli attacchi

L’atleta più in forma al momento è Demi Vollering, ma il percorso della Sanremo sarà abbastanza duro per fare selezione?
L’atleta più in forma al momento è Demi Vollering, ma il percorso della Sanremo sarà abbastanza duro per fare selezione?
E invece sulle discese di Cipressa e Poggio

Sono entrambe corte, ma quando arrivi in cima sei davvero a tutta e non hai tempo di rifiatare. Specie sulla discesa del Poggio potrà fare la differenza, come è accaduto tra gli uomini. Anche da noi ci sono ragazze con abilità superiori in discesa e potranno provare ad allungare. Da quello che ho visto nei giorni scorsi le curve della discesa del Poggio sono impegnative e ti portano sempre fuori. Ci tengo infatti che le mie compagne la vedano più volte perché sarà importante.

Si può pensare ad un attacco dalla Cipressa?

Magari l’azione vincente sì, però serve un gruppetto in grado di fare velocità. Il fattore vento inciderà tanto. Se un’atleta va via da sola è chiaro che da dietro si fa di tutto per chiudere, però se esce un gruppetto con una composizione che va bene a tutte le squadre è sicuramente una mossa che può arrivare fino alla fine.

Cecchini: «Elia meritava più rispetto e umanità»

27.02.2025
6 min
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Elia Viviani è un nuovo corridore della Lotto Cycling, abbiamo avuto modo di raccontarvi le emozioni e i pensieri del pilastro della pista azzurra di recente. Un’occasione arrivata alla fine di un periodo duro che lo ha messo alla prova, sia fisicamente che mentalmente. Il giorno dopo l’annuncio, era il 20 febbraio, Elia Viviani è volato in Belgio al service course della squadra per sistemare gli ultimi dettagli ed entrare finalmente nella sua nuova stagione su strada. 

La giusta dimensione

Pochi giorni dopo lo abbiamo visto pedalare insieme a Elena Cecchini e Vittoria Guazzini su Cipressa e Poggio. Delle storie su Instagram che raffiguravano i primi chilometri di Viviani con la maglia della professional belga. Insieme a Cecchini e Guazzini ha fatto da Cicerone sulle strade della Classicissima, spiegando per filo e per segno ogni curva di quelle strade. Elena Cecchini farà tesoro di quelle parole e della sua grande esperienza per pilotare le compagne della SD Worx-Protime. Insieme alla friulana, compagna di Viviani, abbiamo voluto entrare nel momento del velocista veneto per capire anche con il suo occhio cosa abbia attraversato il suo compagno. 

«Vederlo in maglia Lotto – racconta con un sorriso Cecchini – mi ha fatto piacere ma è stato anche un po’ strano. Quando si è aperta questa opportunità mi ha chiesto cosa ne pensassi, gli ho risposto che per me è una bellissima squadra per ripartire dopo questo momento difficile. Io ho corso per il team femminile nel 2015 ed è uno degli anni che ricordo con più affetto. Ero veramente serena, a mio modo di vedere le squadre di matrice belga hanno qualcosa in più. Il ciclismo gli scorre nel sangue e vivi le cose in maniera diversa. Con più serenità, ma allo stesso tempo ti mettono voglia di andare in bici, di soffrire, di fare tutto con autenticità. Per questo sono contenta due volte, è una squadra senza tanti fronzoli. E’ quello che ho capito nel 2015 e che ha potuto capire anche lui fin da subito. Si tratta di una realtà semplice ma che allo stesso tempo lo considera molto ed è quello di cui Elia (Viviani, ndr) aveva bisogno in questo momento».

La foto usata sui social per annunciare l’arrivo di Viviani all’interno della Lotto Cycling
La foto usata sui social per annunciare l’arrivo di Viviani all’interno della Lotto Cycling
Com’è stata la prima pedalata insieme con la nuova maglia?

All’inizio è strano perché comunque anche negli ultimi tre anni ha sempre indossato un’altra maglia, però l’ho visto tranquillo. Per lui, ma anche per noi, sono stati momenti difficili.

Qual è stata, secondo te, la cosa più difficile per lui?

Il fatto che non fosse pronto a smettere, non perché avesse paura di ciò che arriva dopo la carriera sportiva. Elia aveva anche moltissime opportunità giù dalla bici. Però la verità è che ama il ciclismo, gli piace andare in bici e ama la bicicletta. In questi mesi di attesa, in cui era difficile sapere cosa sarebbe accaduto, l’ho visto tutte le mattine vivere la routine da atleta: colazione, bici e allenamento. 

La pista è stata il suo salvagente…

Sicuramente la pista l’ha salvato, perché ha avuto modo di stare concentrato su un obiettivo. Questi traguardi da raggiungere non gli hanno dato modo di gettare i remi in barca e dire: «Ok basta non mi va più di aspettare». Da canto mio ho sempre creduto che poi avrebbe trovato una sistemazione.

Viviani e Vittoria Guazzini all’imbocco della Cipressa
Viviani e Vittoria Guazzini all’imbocco della Cipressa
C’è stato un aspetto che ti ha creato dispiacere?

Che nel ciclismo di adesso si tende a incentivare la multidisciplinarietà che secondo me è fondamentale. Elia negli ultimi due anni ha lavorato tanto per l’Olimpiade di Parigi, sacrificando anche la strada. Nell’appuntamento olimpico ha fatto vedere che può ancora dire la sua. Nonostante ciò moltissime squadre hanno snobbato quello che lui ha fatto. 

Ci dicevi che è stato un momento difficile anche per voi, in che senso?

Lui mi ha sempre detto che gli sono stata di grande aiuto. E’ inutile nasconderlo anche Elia stesso ha avuto delle giornate no in questo periodo. Dal canto mio credo di essere stata brava a “normalizzare” la cosa. L’ho sempre trattato come uno che andava in bicicletta, anche quando non aveva un contratto. La mattina parlavamo di allenamento, di cosa avrei fatto io e gli chiedevo quali fossero i suoi programmi. La cosa che gli ho invidiato è la motivazione, a volte ci sono giorni in cui manca a me che ho un calendario pieno e ricco di appuntamenti stimolanti. Dentro di me dicevo: «Ma come cavolo fa a fare questa volata o la ripetuta in salita?». Lì ho capito di avere accanto una persona forte. 

Una delle prime pedalate in maglia Lotto è stata sulle strade della Sanremo, gara che Viviani vorrebbe correre
Una delle prime pedalate in maglia Lotto è stata sulle strade della Sanremo, gara che Viviani vorrebbe correre
C’è stato un momento particolarmente difficile?

Secondo me è stato a dicembre quando io ho lasciato casa per andare al primo training camp. Lì c’era una situazione di incertezza totale. L’obiettivo degli europei era ancora lontano. Andar via di casa e lasciarlo solo quando gli anni scorsi andavamo quasi sempre via insieme ai ritiri mi è dispiaciuto molto. Ho avuto anche io un attimo di debolezza. Poi la sera quando ci mettevamo sul divano comunque si parlava di questo, lui era costantemente in contatto con Lombardi, il suo agente. 

Quanto è stato diverso vederlo pedalare prima e adesso?

Elia fino al 31 dicembre si è allenato in maglia Ineos, nonostante tutto è una squadra che ama. Non ha mai avuto dei sentimenti avversi, alla fine conta quello che hai dentro. Vederlo pedalare in maglia Lotto è stato fantastico. Anche se dall’1 gennaio si è allenato con la maglia della nazionale, cosa che gli ha dato tanta motivazione. 

Vittoria Guazzini in cima alla salita della Cipressa
Vittoria Guazzini in cima alla salita della Cipressa
Perché nonostante una bella olimpiade, e il suo palmares, Viviani ha fatto così fatica a trovare una squadra?

Quello che ho visto, tramite questa esperienza, è che tanti gli hanno detto: «Sei vecchio». Altri che lo sprinter non serviva. Nel ciclismo moderno, soprattutto in quello maschile, tutti si stanno concentrando nel cercare corridori per le classifiche generali. Poi ci sono tanti corridori di 25 o 26 anni e pensare a un corridore di dieci anni in più pensano sia decrepito. A livello sportivo il gap c’è, ma poi ci sono moltissimi altri componenti nello sport: l’esperienza, la motivazione, la voglia ancora di far fatica e di sacrificarti. Alcuni atteggiamenti li ho trovati poco umani. 

Viviani ha espresso la volontà di fare la Sanremo, sarebbe bello incontravi dopo la corsa…

Sì. So che lui sta parlando con la squadra per il suo calendario e c’è un punto di domanda. Ovviamente a lui piacerebbe molto correrla, le gare italiane gli mancano. Negli ultimi anni ne ha fatte poche, quindi cercherà di esserci. Sarebbe bello finire la mia gara e aspettarlo all’arrivo.

Quinto capitolo per Cecchini, colonna della SD Worx

31.01.2025
6 min
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Sei ragazze in uscita, otto in entrata, tra cui un eclatante ritorno. Nel vorticoso transito delle porte girevoli in casa SD Worx-Protime, c’è il punto fermo rappresentato da Elena Cecchini al quale tutte possono aggrapparsi (in apertura foto Getty Sport).

Con la quinta stagione che si appresta a vivere, Cecchini è una delle colonne portanti della formazione olandese. A parte Chantal Van den Broek-Blaak arrivata nel 2015 e Anna Van der Breggen giunta due anni più tardi, la trentaduenne friulana è l’atleta con la militanza più lunga (e più presenze). Quest’anno il suo ruolo di “equilibratrice” della squadra, che la rende qualcosa più di una regista in corsa e fuori proprio come le capita in nazionale, potrebbe essere maggiormente determinante considerando il grande livellamento del panorama femminile. Cecchini ha ben chiaro ciò che possono fare le sue leader e pure lei stessa.

Elena Cecchini è dal 2021 alla SD Worx, con cui ha disputato 143 gare (foto Getty Sport)
Elena Cecchini è dal 2021 alla SD Worx, con cui ha disputato 143 gare (foto Getty Sport)
Elena manca poco all’inizio agonistico. Com’è andata la preparazione?

Come sempre abbiamo lavorato bene nei due ritiri, nonostante il meteo non sia stato sempre buono. Rispetto al passato dove eravamo in una villa gestita da noi, stavolta eravamo in un hotel completamente a nostra disposizione. Abbiamo avuto più tempo e spazio. E’ stato importante per conoscerci meglio e non avere certi obblighi.

Quale sarà il tuo calendario?

Esordirò al UAE Tour Women. Sono felice di farlo visto che sarà la prima volta. Successivmente correrò Het Nieuwsblad, Hageland, Strade Bianche, Trofeo Binda e Sanremo Women. Poi ci sarà la solita campagna del Nord. Attualmente farò Giro e Tour, mentre dovrei saltare la Vuelta. In realtà vedrò come finirò le classiche. In alternativa potrei correre Itzulia o Burgos prima di preparare i campionati italiani.

Cecchini e Guarischi sono ribattezzate scherzosamente la “italian mafia” della SD Worx. Sono state compagne anche alla Canyon-Sram
Cecchini e Guarischi sono ribattezzate scherzosamente la “italian mafia” della SD Worx. Sono state compagne anche alla Canyon-Sram
Come abbiamo chiesto a Guarischi, anche tu potresti avere più libertà?

Di base partirò sempre con lo stesso ruolo, ma penso che se ci saranno possibilità di entrare in fuga o in un gruppo ristretto, sicuramente avrò l’appoggio del team. Tuttavia la vedo più come un’occasione da sfruttare nel post classiche.

La SD Worx ha cambiato tanto. Qual è la tua impressione?

Il più grande stravolgimento è stato il rientro di Anna (Van der Breggen, ndr) come compagna di squadra. Siamo contente anche di avere a bordo Gianpaolo Mondini come diesse, che alza la percentuale di italianità in squadra. Ad esempio, avremo anche un bus nuovo. La cultura belga-olandese della società è sempre stata senza fronzoli, che guarda al sodo, però poco per volta stanno cambiando, tirando una linea nuova su tante cose.

Il 2021 è stata la tua prima annata in SD Worx e l’ultima da atleta di Van der Breggen? Hai notato differenza da allora?

Anna fisicamente è un perfetto copia e incolla di quattro anni fa. Quando aveva smesso inizialmente aveva perso un po’ di muscolatura, però si era sempre tenuta in forma e adesso l’ho rivista come allora. La differenza c’è a livello mentale. Ora è più forte e più felice. Ho sempre pensato che avesse smesso troppo presto, però forse le pesava lo stress delle corse. Ha riscoperto il piacere di pedalare. Torna per vincere e con una maggiore leggerezza, che le darà una spinta in più.

Quanto incideranno in corsa i suoi tre anni da diesse?

Quando correva Anna tatticamente è sempre stata una volpe, basta guardare i mondiali che ha vinto per fare un primo esempio. In ammiraglia è sempre stata coinvolta, capendo subito le situazioni. Anzi, da fuori leggi meglio le gare e quindi quest’anno in corsa saprà ancora meglio come muoversi o far muovere la squadra..

Incideranno invece i tre anni senza gare?

Certo, probabilmente potrebbe soffrire all’inizio, nelle prime corse. Bisogna vedere come torna in gruppo, ma, come dicevo prima, rientra con meno tensioni. Anna conosce bene le avversarie. E ripeto: torna migliorata. Onestamente avere Anna in squadra mi rassicura e credo che sia lo stesso pensiero delle altre nostre compagne.

Van der Breggen e Kopecky in certe gare potrebbero avere problemi di convivenza?

Conoscendo bene Anna e Lotte non penso che si pesteranno i piedi. Caratterialmente sono compatibili. Devono scoprirsi come compagne di squadra, ma credo che si divertiranno a correre assieme. Penso che possano fare grandi cose e averle entrambe nelle gare più dure sarà un bene per noi. Specie nei finali dove sarà importanti avere numeri maggiori rispetto alle avversarie.

Dopo i secondi posti a Tour 2023 e Giro 2024, Kopecky può puntare alla generale di queste corse?

Il secondo posto al Giro le brucia ancora un po’, ma ormai è acqua passata (risponde sorridendo, ndr). Lotte può trasformarsi in donna da Grande Giri, può fare tutto lei. L’anno scorso al Giro era libera mentalmente e ha capito che può vincere una gara del genere. Se farà una preparazione mirata, farà un ulteriore salto di qualità. Quest’anno vuole provare a vincere una corsa delle Ardenne.

Il Giro Donne 2021 è l’ultima vittoria di Van der Breggen. Terza arrivò Vollering che ora è la sua rivale principale (foto instagram)
Il Giro Donne 2021 è l’ultima vittoria di Van der Breggen. Terza arrivò Vollering che ora è la sua rivale principale (foto instagram)
Van der Breggen punterà al Tour?

Credo proprio di sì, potrebbe essere la nostra capitana in Francia. Potrebbe fare la Vuelta, magari confrontandosi con Vollering ed avere qualche riscontro. Loro due si conoscono bene, sono simili a livello atletico. Fra Anna e Demi c’è una sana rivalità, sarà una bella sfida.

Che effetto ti farà vedere Vollering come avversaria?

Se la vedo sotto l’aspetto lavorativo non ci faccio caso, come quando corri contro altre avversarie. Dal punto di vista umano invece Demi mi manca. La sento ancora spesso, avevamo un bel rapporto. Tuttavia credo che il trasferimento suo e di altre atlete, come quello di Longo Borghini alla UAE, renderanno la stagione molto frizzante.

Per Elena Cecchini la SD Worx sarà sempre la squadra-faro?

Dipenderà dalle gare. Credo che nelle classiche saremo ancora noi il riferimento, soprattutto quelle della prima parte. Già dalle Ardenne potrebbero cambiare un po’ di cose. Quest’anno però non saremo solo noi ad avere le responsabilità di chiudere una eventuale fuga, per esempio. Il peso della corsa non sarà solo sulle nostre spalle e noi potremmo beneficiarne, correndo in modo diverso dal passato. Nelle grandi gare a tappe ci sarà più equilibrio.

Cecchini e Van den Broek-Black, assieme a Van der Breggen, sono le atlete con la militanza più lunga alla SD Worx (foto Getty Sport)
Cecchini e Van den Broek-Black, assieme a Van der Breggen, sono le atlete con la militanza più lunga alla SD Worx (foto Getty Sport)
Avete fatto il solito prospetto delle possibili vittorie stagionali?

Quello è un compito principalmente di Danny (Stam, il capo dei diesse ndr) che fa durante i training camp. Lui e gli altri tecnici fanno un conteggio e si confrontano con noi. Io ho detto che partire forte già dalle classiche ci dà molto morale e soprattutto non ci obbliga ad inseguire. Corri più serena e non è un dettaglio. In ogni caso dopo i podi a Giro e Tour, quest’anno il nostro obiettivo sarà rivincerli.