Domenico Pozzovivo, gomito fratturato, Giro d'Italia 2020

Gomito rotto: si guarisce? L’esempio del Pozzo

02.12.2020
4 min
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«Quando sono in bici – ci disse Pozzovivo dopo i primi 10 giorni del Giro – stringo i denti. Il corpo tende ad adattarsi, ma se la sera non lavorassi a lungo con osteopata e massaggiatore, sarei nei guai».

Subito dopo la corsa rosa, tuttavia, il lucano che anche nel 2021 correrà nella Qhubeka-Assos, è dovuto correre a operarsi ugualmente al gomito sinistro. Al Tour infatti era caduto, battendo proprio quello già operato nell’estate del 2019. La sua diagnosi – parola più, parola meno – racchiudeva in un solo incidente fratture scomposte pluriframmentarie ed esposte e di ulna, olecrano e omero distale con perdita di sostanza.

Ma quanto fa male la frattura del gomito? Quanto è frequente? Come se ne esce? E poi torna tutto come prima? Abbiamo messo insieme le nostre domande e le abbiamo rivolte ad Andrea Gadda, fisioterapista, laureato in Scienze Motorie, che opera presso il Centro Fisioradi di Pesaro.

Frattura del capitello radiale (foto MSD)
La frattura del capitello radiale (foto MSD)
Frattura del capitello radiale (foto MSD)
Frattura del capitello radiale (foto MSD)
Dottor Gadda, quella del gomito è una frattura ricorrente in chi fa sport?

Può accadere in sport di contatto quali rugby, football americano e arti marziali. Ma risulta molto frequente anche nel pattinaggio, lo skateboarding e nel ciclismo.

Quale tipo di caduta la genera?

Tipicamente avviene per impatto diretto sul gomito o, con più frequenza, con la tipica caduta a terra “in protezione” sul palmo della mano, con il gomito in estensione.

E’ dolorosa come sembra?

Dipende dalla tipologia della frattura, la sua localizzazione articolare e dal grado di gravità.

Quanti tipi ce ne sono?

In effetti sono molteplici. Possiamo riassumerle in tre tipologie. Frattura composta/scomposta, poi chiusa/esposta e frattura completa/incompleta (infrazione, ndr). Mentre la gravità viene classificata in Tipo di frattura, da uno a tre. Infine si ragiona sulla localizzazione anatomica. E allora abbiamo la frattura sovracondiloidea dell’omero, frattura del capitello radiale, frattura dell’olecrano e frattura dell’epitroclea. Ma mi rendo conto che questi sono termini medici che al lettore potrebbero dire poco. Almeno se non ci è passato…

Riabilitazione frattura al gomito (foto Roberto Barbieri)
La riabilitazione va iniziata tempestivamente (foto Roberto Barbieri)
Riabilitazione frattura al gomito (foto Roberto Barbieri)
La riabilitazione deve essere tempestiva (foto Roberto Barbieri)
E’ sempre raccomandato l’intervento chirurgico?

Per la maggior parte delle fratture (quantomeno per quelle non scomposte) un gesso di almeno 30 giorni, che immobilizza la parte lesa, sarà più che sufficiente per recuperare in modo rapido ed efficace.

Allora quando si deve operare?

In caso di lesione epitrocleare o olecranica. Se un frammento di osso si è spostato in modo pericoloso, deve necessariamente essere fissato con l’ausilio di un chiodo metallico (nel caso della epitrocleare) oppure con un filo di Kirschner (per la olecranica). Il filo di Kirschner è una sottile asta di acciaio inossidabile, che può essere facilmente lavorata dal chirurgo con l’impiego di particolari pinze.

La funzionalità dell’articolazione può essere compromessa?

Potrebbe provocare dei problemi anche nel medio, lungo periodo. Parliamo di instabilità cronica, con il rischio di soffrire di fastidiose lussazioni. Artrosi, che può portare a stati degenerativi e dolorose infiammazioni. Rigidità della giuntura, che compromette la flessione e l’estensione del gomito.

Visto l’appoggio del braccio sul manubrio, quali sono i requisiti minimi per poter riprendere l’attività?

Sicuramente la ripresa della piena mobilità articolare e della forza muscolare.

In riabilitazione quali sono gli ostacoli più frequenti?

Il gomito è una delle articolazioni più complesse da trattare. La riabilitazione deve iniziare subito dopo la rimozione del gesso o l’eventuale operazione. La complessità sta nel calibrare la giusta intensità. Un approccio moderato può rallentare i tempi di recupero facilitando situazioni di rigidità. Un iter più deciso può allo stesso tempo agevolare la formazione di calcificazioni anomale con dolore.

Tutore per la frattura del gomito
In alcuni casi può essere necessario l’uso di un tutore
Tutore per la frattura del gomito
In alcuni casi, serve anche un tutore
Su cosa si lavora?

Su movimenti di flesso-estensione, fondamentale per i gesti della vita di tutti i giorni come mangiare, lavarsi le mani o pettinarsi. Poi la prono-supinazione importante per far sì che questi gesti siano armonici.

Quanto è dolorosa la riabilitazione?

Come detto prima, anche qui dipende dalla tipologia di infortunio e dal trattamento. Il dolore può variare, pur rimanendo soggettivo.

Quanto tempo serve per la calcificazione dell’osso e per riprendere la funzionalità?

Mediamente la riparazione di una frattura avviene tra i 20 e i 40 giorni. Detto questo, anche se la riabilitazione da frattura di gomito avviene immediatamente dopo l’immobilizzazione da gesso o nel post chirurgico, le tempistiche per la ripresa della funzionalità del gomito sono sicuramente più lunghe.

Quali precauzioni vanno comunque adottate, tipo tutori o protezioni, alla ripresa della attività sportiva?

Alla ripresa dell’attività sportiva, l’utilizzo di una protezione o di un tutore, aiuta più a livello psicologico che a livello pratico.

Conoscete la giornata tipo di Pozzovivo?

08.11.2020
5 min
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Dopo aver ficcato il naso a casa di Alessandro Covi, un giovanissimo, oggi andiamo da un esperto: il piccolo grande Domenico Pozzovivo.

Lo scalatore lucano tuttavia ci risponde dall’ospedale italiano di Lugano, dov’è ancora ricoverato in seguito all’operazione per l’infezione al gomito.

Ciao, Pozzo come va?

Eh, è un po’ più lunga di quanto mi aspettassi. Dipende dal livello di batteri che trovano. Per adesso devo fare tre volte al giorno delle flebo di antibiotici, uscire sarebbe piuttosto sconveniente. Per fortuna che da ieri mi hanno portato i rulli, almeno posso fare qualcosa.

Ricotta (senza lattosio) tra le preferite del “Pozzo”
Ricotta (senza lattosio) tra le preferite del “Pozzo”
Vogliamo sapere della tua giornata tipo quando sei a casa, lontano dalle corse. Partiamo dal mattino…

A casa… in pratica la minima parte dell’anno! Quello che cambia sono gli orari tra estate e inverno. D’estate mi alzo presto, specialmente se sono al Sud, a casa. Quando ci sono 40 gradi esco al mattino presto, anche alle 6. E ci sta che parta a digiuno per i primi 45′, un’ora. Altrimenti esco verso le 8,30-9.

A che ora metti la sveglia?

Non la metto, ma di solito mi sveglio alle 7. Quando la metto, alla fine l’anticipo sempre. Diciamo che tra la sveglia, la colazione e il momento che salgo in bici, passa un’ora e mezza abbondante.

Colazione: come fai quando esci a digiuno?

A me non piace fermarmi, quindi parto con le tasche piene. Magari mangio una porzione di torta fatta in casa senza glutine, qualche barretta. Prima non prendo nulla, né thè, né caffè.

E la colazione a casa?

Thè alla vaniglia o cappuccino decaffeinato e poi non manca mai uno yogurt o una ricotta senza lattosio. Qualche biscotto secco, marmellata di fichi o albicocche e pane senza glutine.

Cosa mangia Pozzovivo in bici?

Qualche barretta di solito proteica, mentre punto sui carboidrati se devo fare un lavoro più intenso. Può capitare anche che prenda un gel.

Dopo l’incidente dell’anno scorso problemi al braccio sinistro per il lucano
Dall’anno scorso Domenico ha problemi con il braccio sinistro
Quando torni come continua la tua giornata?

Nel periodo invernale spesso neanche pranzo. Perché se torno dopo le 14,30, a quel punto faccio uno spuntino e tiro fino a cena. Altrimenti mangio leggero: un po’ di riso o di pasta, gnocchi.

Il tuo pomeriggio…

Un po’ di riposo, poi studio, oppure mi tengo informato sull’attualità, principalmente politica. Credo che in queste elezioni americane abbia il record di ore passate a seguire la Maratona Mentana!

Fino a che non arriva l’ora di cena. Cosa mangi?

Se non ho pranzato, cerco di anticiparla un po’: alle 19,30. Altrimenti ceniamo verso le 20. E mi piace cucinare la sera

Dai! E qual è il tuo piatto forte?

A parte i dolci, sono bravo a cuinare i piatti a base di pesce. Meglio della carne.

Beh, dicci una ricetta?

Il risotto ai frutti di mare. Ci vuole un bel po’, a partire dalla scelta del pesce. Parto dal brodetto con lische o teste di pesce, poi man mano in base ai tempi di cottura aggiungo tutto il resto. Gli ultimi sono i mitili.

Quando e dove hai imparato a cucinare?

Da quando ero juniores in Piemonte. All’epoca facevo un piatto di pasta, ma a forza di farlo tutti i giorni impari. Poi la nutrizione mi piace e cerco di fare ricette buone ma al tempo stesso valide per la mia vita da atleta.

Aggiungi anche un po’ di vino quando fai quelle cenette a base di pesce?

Di solito no. Non mi piace molto, mi dà subito una sensazione di gonfiore. Mentre mia moglie Valentina un calice lo gradisce.

Parliamo di allenamento. Come gestisci le tue uscite nell’arco della settimana?

Faccio due blocchi di tre allenamenti intensi e un giorno di scarico. Nei tre giorni faccio dalle 4 alle 6 ore. E nell’arco di quelle uscite ci sono anche dei lavori specifici. La regola è più qualità nei primi due giorni, più chilometri nel terzo. Alle 6 ore ci arrivo solo se in vista c’è una gara che richiede molta endurance, un Giro per esempio. Se invece c’è da fare uno UAE Tour, un Oman…  non vado oltre le 5 ore.

Pozzovivo al UAE Tour, ad inizio stagione
Pozzovivo al UAE Tour
Tra i lavori specifici qual è quello che ti piace di più e quello che invece digerisci meno?

I 20′ a tutta in salita mi piacciono. So che può sembrare masochista, ma l’idea di mettermi alla prova mi stimola. Quelli che invece non mi piacciono sono, come potete immaginare, le partenze da fermo, gli scatti e tutto ciò che è esplosività. E adesso con questo braccio l’antipatia è crescente.

Sei attento anche allo stretching?

Lo faccio nel pomeriggio, 15′-20′ e faccio anche del core.

Anche a ridosso delle gare?

Troppo a ridosso no, ma lo faccio spesso. Io non vado in palestra, mai. Neanche d’inverno. Preferisco uscire in Mtb che mi fa lavorare anche sul busto. Mi piace moltissimo fare quelle salite impervie, meno i single track in discesa, ho un po’ paura di farmi male più che altro.

Sappiamo che il gruppo di Lugano fa spesso Mtb e altrettante uscite insieme. Bettiol dice che se hai pochi stimoli devi andare con Pozzovivo…

Ah, ah… vero. Usciamo spesso insieme. Se in programma c’è un lungo con tre soste e ci sono io la sosta diventa una, una e mezza al massimo. Sanno che non piace fermarmi. In più quando c’è Nibali ogni volta diventa un “tipo gara”, perché ci facciamo la mezza ruota, ma senza volerlo!

Domenico Pozzovio, Jakob Fuglsang, Vincenzo Nibali, Etna, Giro d'Italia 2020

Pozzo, come fai? Stringo i denti…

17.10.2020
5 min
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Il 4 settembre del 2013 era di venerdì e quando Pozzo scattò dal blocco della crono di Tarazona, pochi pensavano che la corsa sarebbe finita così. Il campione lucano, al primo anno con la Ag2R La Mondiale, si piazzò infatti al terzo posto. Davanti a lui Cancellara che vinse e Tony Martin. Alle sue spalle finì Vincenzo Nibali, che corse con il volto gonfio per la famosa puntura di vespa.

Nel giorno della crono che darà il primo scossone al Giro d’Italia, ricordare l’episodio con Domenico Pozzovivo è quantomeno beneaugurante.

«Fu una bella giornata – ricorda il leader della Ntt Pro Cycling – in una Vuelta che chiusi al sesto posto. Rispetto a oggi, quel giorno c’era molta più salita. Il Muro di Ca’ del Poggio invece è più adatto a gente esplosiva come Almeida, ma questo non significa che partirò senza qualche idea per la testa».

Domenico Pozzovivo, Ntt, Cesenatico, Giro d'Italia 2020
Nella tappa di Cesenatico con la Ntt davanti al gruppo
Domenico Pozzovivo, Ntt, Cesenatico, Giro d'Italia 2020
Nella tappa di Cesenatico con la Ntt davanti al gruppo

La testa dura

La testa è quella che fa la differenza e che gli ha permesso di ripartire dopo ogni infortunio. Anche se l’ultima volta è stata davvero dura e ne porta ancora i segni addosso.

«Quando sono in bici – ammette – stringo i denti. Il corpo tende ad adattarsi, ma se la sera non lavorassi a lungo con osteopata e massaggiatore, sarei nei guai».

Dopo l’ultimo incidente vicino casa, a Cosenza, sarebbe stato davvero impossibile immaginare un ritorno a questa efficienza fisica.

«Se avessi avuto la capacità di prevedere tutto questo – dice – sarei stato un mago. Rimettermi in sesto e fare il Giro. Ero quasi certo che non lo avremmo fatto per il Covid, anche se nella mia testa l’idea di fare bene c’era comunque».

Fattore calendario

Ma il Giro di maggio, Pozzo non avrebbe certamente potuto farlo. E come nel caso di Froome, cui il ritardo delle grandi corse ha permesso di rimettersi in sesto un po’ meglio, anche Domenico ha sfruttato al meglio i due mesi di ritardo.

«A maggio sono stato operato – spiega – quindi questa è una parte della verità. Perché in ogni caso il lockdown è stato gravoso soprattutto per me. Venivo già da un lungo periodo di stop e non aver potuto riprendere la stagione ha significato allungare l’inattività. Un gap che ho pagato al Delfinato. Poi mettiamoci la caduta del primo giorno del Tour, per colpa di un tifoso che faceva fotografie e si capirà che il mio avvicinamento al Giro non sia stato perfetto».

Quella che gli è mancata è stata la continuità.

«Dopo l’incidente – dice – avevo due o tre giorni che stavo bene e altri di buio. Speriamo che la continuità di questo Giro sia il sintomo della normalità ritrovata».

Vincenzo Nibali, Domenico Pozzovivo, Etna, Giro d'Italia 2020
Con Nibali, Pozzovivo sull’Etna: fra i due sempre grande controllo
Vincenzo Nibali, Domenico Pozzovivo, Etna, Giro d'Italia 2020
Con Nibali, Pozzovivo scalando l’Etna

Al suo tempo

L’adagio che lo ha accompagnato per ogni step della sua carriera è da attribuire ad Olivano Locatelli, il diesse dei primi tempi da dilettante. «Domenico sviluppa più lentamente dei suoi coetanei – diceva il bergamasco – per cui arriverà al top leggermente più tardi, ma probabilmente per questo, durerà più a lungo».

Mettendo nel mazzo gli infortuni e le relative riprese, probabilmente Locatelli aveva ragione.

«La mia carriera – dice il Pozzo – è stata un’onda lunga. Detto questo, non avrei mai creduto dopo quell’incidente di poter tornare ad andare così forte. Ero veramente in condizioni disperate e forse aver avuto tanti incidenti mi ha dato l’esperienza per gestire la ripresa. Ho davvero rischiato la vita. Non cancello le brutte esperienze, sono preziose anche loro. Per cui ho ripreso a lavorare e intanto speravo di trovare una squadra che mi desse fiducia».

La squadra per sé

Camigliatello è la sua salita d’estate. Quella su cui fare i lavori specifici all’ombra del bosco, con il fresco della cima per dimenticare i 40 gradi di Cosenza. Quel giorno lo abbiamo visto in testa a fare il ritmo con la sicurezza del padrone di casa. Poi lo abbiamo visto gestire la corsa il giorno di Cesenatico, prendendo le misure a un modo di correre nuovo anche per lui.

«La prima settimana – dice – è stata equilibrata, con un livello altissimo. I numeri parlano chiaro. Con i watt medi di oggi, qualche anno fa si sarebbero fatte grosse differenze. Vanno tutti forte, non solo i leader. Ho già detto che oggi nella crono Almeida mi darà un minuto, lo vedo favorito per la crono. Vedo bene anche Vincenzo, è brillante, ha voglia di scherzare. Quindi sta bene. Quanto a me, sono contentissimo. Nella gestione della squadra si vede la mano di Bjarne ed è questo il motivo per cui aspetterò sino all’ultimo per capire se farà la squadra. Conosco il significato della parola riconoscenza. E’ un effetto volano. Io vado bene. I compagni sono motivati. La squadra va forte. In tanti anni di carriera, è la prima volta che ne ho una a mia disposizione…».

Domenico Pozzovivo, Matera, Giro d'Italia 2020
All’arrivo di Matera, sulle strade di casa
Domenico Pozzovivo, Matera, Giro d'Italia 2020
All’arrivo di Matera, sulle strade di casa

Finale in crescendo

Nella terza settimana è sempre stato uno dei più solidi. Domenico lo sa e guarda avanti con scaramanzia e una sottile punta di ottimismo.

«L’idea dopo la crono – sorride – sarà sfruttare ogni tappa per recuperare terreno. Non sappiamo se si faranno le grandi salite, per cui dovremo sfruttare ogni occasione. La tappa che mi attira di più è quella di Madonna di Campiglio, con delle belle salite prima dell’arrivo. Nella crono di Milano le differenze saranno sotto al minuto, i veri distacchi si faranno in montagna. Io provo a dare tutto. I conti li faremo alla fine».

Riis: un’azione che dà fiducia alla squadra

15.10.2020
2 min
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Uno dei temi scottanti della 12ª tappa del Giro d’Italia, la Cesenatico-Cesenatico è stata la tattica della NTT Pro Cycling di Domenico Pozzovivo. Il lucano ha messo la squadra a tirare. I suoi compagni sono stati in testa per un centinaio di chilometri. Avevano ridotto il vantaggio sui fuggitivi in modo sensibile, passando da 13 a 5 minuti. Si è pensato che i team potesse fare la tappa. O che Pozzo potesse attaccare. Niente di tutto ciò. E allora viene da chiedersi il perché di questa azione.

Bjarne Riis, team manager della NTT
Bjarne Riis, team manager della NTT

Un pugno di mosche?

Il perché ce lo spiega Biarne Riis, manager della squadra sudafricana.

«E’ vero, ad un certo punto abbiamo anche pensato alla tappa. Però non potevamo tenere quel ritmo a quella distanza dal traguardo: saremmo rimasti scoperti. E allora abbiamo cercato di tenere un passo sostenuto per Domenico. Il tracciato infatti era molto tecnico, anche in discesa. E con la pioggia era ancora più pericoloso. Domenico non può permettersi di cadere. L’obiettivo era tenerlo davanti e ci siamo riusciti».

E ancora. «Penso che un’azione così non sia stata vana. E’ servita per il team. Ha dato fiducia ai ragazzi che si sono trovati compatti davanti a fare la corsa. Abbiamo dato un bel segnale a loro stessi, agli avversari e a Domenico. Lui adesso sa di poter contare su un buon gruppo».

La NTT in testa al gruppo sulle colline romagnole della 12ª tappa
La NTT in testa al gruppo nella 12ª tappa

Crono in vista

E’ un Riis sorridente quello dietro la mascherina. Lo si percepisce dagli occhi. Però i nuvoloni carichi di pioggia e la cronometro di sabato lo riportano alla realtà. La tappa contro il tempo di Valdobbiadene può essere un ostacolo per il lucano e magari tutto può farsi più duro.

«Domenico sta bene. E’ forte e motivato e a cronometro sa difendersi. E il Giro non finisce lì», conclude il danese. 

Insomma in casa NTT ci credono eccome. Pozzovivo stesso ha dichiarato che salvo alcuni giorni del Giro 2017 non è mai stato così bene. Le ferite che porta con e dentro di sé se da una parte lo limitano, ma dall’altra lo esaltano. E in tanti (non solo tifosi) vorrebbero vederlo festeggiare a Milano. Sarebbe un “Oscar alla carriera”.