Davide Donati: il mondo Red Bull-BORA e l’amicizia con Finn

09.07.2025
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DARFO BOARIO TERME – Davide Donati è il secondo volto italiano che corre in casa Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies. Il bresciano, che lo scorso anno ha esordito nella categoria under 23 con la Biesse Carrera, è entrato nel panorama del team di sviluppo del colosso austriaco. Correre in un devo team è un grande traguardo per un ragazzo giovane, che però lo porta spesso a gareggiare fuori dall’Italia. Un bel modo per crescere e fare esperienza, ma diventa difficile trovare momenti in cui incontrarli. 

Così quando ce lo troviamo davanti al campionato italiano la curiosità di sapere come stanno andando questi primi mesi insieme alla Red Bull-BORA è tanta. Donati ci accoglie e seduti all’ombra di un cortile racconta tutto. 

«Entrare in un mondo enorme come questo – dice – è spiazzante per certi versi. Ti trovi proiettato in qualcosa più grande di quel che ti potresti mai aspettare. All’inizio ti senti quasi fuori luogo perché a cena sei accanto a Roglic, Hindley e tanti altri campioni. Rispetto a una continetal il budget è enorme e tutto diventa gigantesco. Senti la pressione di avere un grande sponsor sulla maglia e di essere in un team forte e strutturato. Loro non ci parlano di risultati o di vincere a tutti i costi anche se poi quando sei in certe squadre l’obiettivo è di provarci».

Davide Donati e Lorenzo Finn sono i due volti italiani del team Red Bull-BORA-hansegrohe Rookies e nel tempo sono diventati ottimi amici
Donati e Finn sono i due volti italiani del team Red Bull-BORA-hansegrohe Rookies, nel tempo sono diventati ottimi amici
Com’è stato avere un riferimento come Lorenzo Finn, che conosceva già l’ambiente?

E’ quello con cui ho legato di più, ci chiamiamo spesso e ci sosteniamo molto. Da parte mia cerco di sfruttare l’esperienza maturata in un anno nella categoria under 23 per sostenerlo e non fargli sentire la pressione. Ne ha davvero tanta addosso, già ora. Credo sia prematuro. Lui sarà sicuramente un grande corridore ma è difficile sostenere tutta la pressione che arriva dall’esterno. Per questo lo ammiro molto. 

Come cerchi di sostenerlo?

In corsa cerco di essere un po’ il suo “angelo custode”, lo porto avanti quando serve, vado all’ammiraglia a prendere le borracce. Mi piace come ruolo, da un lato mi sento un po’ privilegiato nell’essere in squadra con il corridore che sarà il nostro futuro. Dal canto suo Lorenzo (Finn, ndr) mi insegna molte cose. La caratteristica che più mi trasmette è la tranquillità, lui è davvero uno sereno nel fare quello che deve. 

Davide Donati ha disputato un calendario di primo livello con ottime esperienze anche nelle Classiche, terreno dove vuole migliorare (foto Flavio Moretti)
Davide Donati ha disputato un calendario di primo livello con ottime esperienze anche nelle Classiche, terreno dove vuole migliorare (foto Flavio Moretti)
C’è qualcosa che ti dice o anche semplicemente il suo atteggiamento?

Solo il suo atteggiamento, il suo modo spensierato di vivere questo mondo e di correre con gli occhi puntati addosso. 

Ti è dispiaciuto dover saltare il Giro Next Gen che avresti corso al suo fianco?

Moltissimo. Il mio obiettivo era quello di esserci ma un problema al ginocchio mi ha costretto a stare fermo nel momento decisivo. La squadra ha corso benissimo, li ho seguiti dalla televisione e mi hanno impressionato per la capacità di gestire i momenti cruciali. Erano sempre al posto giusto nel momento giusto. Essere parte di un team forte come il nostro vuol dire anche essere sicuri che chiunque va a una gara sa cosa fare e come farlo. 

Come ti trovi nell’essere parte di un team con tanti ragazzi di diverse nazionalità e culture?

E’ bello, riusciamo a fare gruppo ed essere coesi. Un’esperienza di otto giorni come il Giro Next Gen permette di rafforzare ancora di più certi legami. Sono convinto che anche le squadre italiane siano valide e forti, non sono uno di quelli che è andato all’estero con la teoria che da noi non ci sia nulla. Credo che vivere un’esperienza del genere avrà un impatto positivo sulla mia vita, sia che continuerò nella carriera ciclistica o meno. Sto imparando molto bene l’inglese ed è bello relazionarsi con tutte le persone che incontri senza l’ostacolo della lingua, penso sia la cosa più bella che mi sta dando questa esperienza.

Le prime esperienze con i professionisti (qui alla Settimana Coppi e Bartali) hanno dato buoni riscontri
Le prime esperienze con i professionisti (qui alla Settimana Coppi e Bartali) hanno dato buoni riscontri
A livello tecnico come ti trovi?

In Red Bull-BORA tutto è curato alla perfezione, fin dagli juniores: copertoni, rapporti, aerodinamica, vestiti ecc. Personalmente ho investito tanto negli studi e nel migliorare a cronometro, è una disciplina che mi piace e sulla quale voglio puntare molto. 

La vittoria del campionato italiano è stata un bel traguardo…

Ho iniziato a credere nella cronometro da quando ho vinto la Crono des Nations nel 2023. E’ un rapporto di amore e odio perché è una disciplina che richiede tanta cura e molto lavoro. Però poi quando arrivano certi risultati la voglia di migliorare è sempre maggiore delle “sofferenze”. 

In quali altri aspetti pensi di poter migliorare ancora?

In generale penso di avere un bel margine nelle Classiche e su sforzi da cinque minuti. In una squadra così c’è modo di curare tutto e questo aspetto è importante perché senti di avere alle spalle una struttura solida. Anche quando avevo male al ginocchio ho girato per diversi centri al fine di capire e risolvere il problema. Sono stato a Girona due settimane da uno specialista e poi nel centro Red Bull a Salisburgo. Tutto si è risolto con dei ritocchi alla posizione in bici e delle sedute di fisioterapia per rafforzare la parte alta (il core, ndr). 

Obiettivi da qui a fine stagione?

Mi piacerebbe andare agli europei e conquistare un posto per il Tour de l’Avenir per correre con Lorenzo (Finn, ndr) e dargli una mano. Poi vedremo con la squadra quali saranno i programmi da qui a fine stagione e capirò come muovermi. 

Lampi di Donati fra i campioni: la profezia di Nicoletti

04.04.2025
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Poco più di un anno fa, era il 25 aprile, raccontammo la vittoria di Davide Donati al Gran Premio Liberazione di Roma. Erano passati appena cinque giorni dall’incidente che avrebbe messo fine alla carriera del compagno Galimberti e a lui, ancora sedato in ospedale, il bresciano dedicò la vittoria. Azzeccò la volata perfetta nel gruppetto di testa e precedette Montoli e Biagini.

Quest’anno, con pari naturalezza ma con la maglia della Red Bull-Bora, Donati ha centrato il secondo posto nell’ultima tappa della Settimana Coppi e Bartali, vincendo la volata alle spalle di Jay Vine, davanti a Lutsenko e Sheffield. Se a 19 anni (in realtà saranno 20 fra tre giorni) è questo il suo livello, forse possiamo aspettarcene di belle. Nel frattempo, lasciando il corridore al suo percorso, abbiamo riavvolto il nastro e chiesto a Dario Nicoletti, suo diesse lo scorso anno alla Biesse-Carrera, di raccontarcelo, per scoprirne qualcosa di più.

25 aprile 2024, Donati precede il compagno Montoli e Biagini sul traguardo di Roma
25 aprile 2024, Donati precede il compagno Montoli e Biagini sul traguardo di Roma
Partiamo dalla fine: Donati ha vinto il Liberazione al primo anno e al secondo è partito verso la Red Bull: si sapeva dall’inizio?

No, è venuto fuori nel corso dell’anno. Il suo procuratore è Omar Piscina, con cui abbiamo un buon rapporto. E’ stato corretto e ci ha sempre tenuto informati sulle varie tappe. Dopo il Liberazione c’era già interesse sul ragazzo. Ho tentato in tutti i modi di trattenerlo, anche parlando con lui. Gli dicevo che secondo me lui è un predestinato e sarebbe potuto arrivare al WorldTour anche restando con noi. Ma non c’è stato niente da fare.

Predestinato?

A che livello non lo so, non vuol dire che diventa come Pogacar. Secondo me lui è destinato ad andare nel WorldTour. Ha valori molto importanti e una grande determinazione. Ha finito la maturità scientifica e quando ha pensato solo a correre, si è visto che è scaltro, sa stare in gruppo. In più ha dati fisici da corridore moderno. Che sia determinato l’ho toccato con mano nella seconda parte di stagione, quando ha avuto un calo. Si poteva pensare che avendo firmato con la Red Bull si fosse seduto, invece era furibondo perché non riusciva a tornare ai risultati di primavera.

Furibondo?

A Poggiana si è ritrovato in fuga con quelli della Jumbo-Visma. Si era staccato sulla salita, che è impegnativa. E siccome voleva rientrare a tutti i costi, ha rischiato troppo e si è schiantato in discesa. Me lo sono trovato sul marciapiede con la mano fratturata (il GP Sportivi di Poggiana 2024 è stato vinto da Nordhagen, ndr). Ha dovuto saltare diverse corse, è rientrato nel finale di stagione e ha fatto ancora qualche piazzamento in Puglia. 

Nella tappa finale di Forlì alla Coppi e Bartali, Donati vince bene la volata di gruppo alla spalle di Vine
Nella tappa finale di Forlì alla Coppi e Bartali, Donati vince bene la volata di gruppo alla spalle di Vine
Per cui i piazzamenti alla Coppi e Bartali stupiscono fino a un certo punto?

A me non stupiscono tanto, perché dopo un test fatto prima della stagione 2024, il nostro preparatore disse: «Ragazzi, questo qua è diverso!». Sapevamo di aver preso uno buono e i test ce lo hanno confermato. E poi lo abbiamo scoperto preciso in ogni cosa e determinato. Dispiace che sia andato via, ma lui è la conferma che alle devo a volte qualcosa scappa.

Lui era sfuggito?

Completamente. Era in ballo con una continental straniera, ma alla fine hanno preso un altro e lui è venuto con noi. Donati è davvero la conferma che i devo team non possono vederli proprio tutti. Anche se poi tornano indietro e se li portano via ugualmente (Nicoletti sorride con una punta di rassegnazione, ndr).

Cosa puoi dirci di suo fratello?

Si chiama Andrea ed è partito con l’handicap di un infortunio, perché anche lui si è rotto la mano in allenamento. Domenica scorsa è rientrato e andava già bene, ma è caduto ancora. Per fortuna non si è fratturato, però ha preso una botta fortissima al ginocchio e ha dovuto fermarsi. E’ forte anche lui, ha lo stesso procuratore e viene fuori dalla Trevigliese, come suo fratello.

La vittoria del Liberazione è stata l’unica nel primo anno da U23 di Donati: accanto a lui il ds Nicoletti
La vittoria del Liberazione è stata l’unica nel primo anno da U23 di Donati: accanto a lui il ds Nicoletti
Che futuro ti aspetti nel breve periodo per Donati?

Piscina ci ha detto che hanno per lui un bel progetto per le classiche. Lui forse ancora non ha ben capito che tipo di corridore potrebbe diventare, ma quando entri in quelle squadre, ti studiano, individuano quali sono i tuoi mezzi e vanno avanti per la strada che hanno scelto. Per cui non resta che aspettarlo. E io intanto faccio crescere un altro ragazzino interessante, un altro che è per ora è sfuggito ai devo team.

Benedetti alla guida di Finn, Donati e… Capello: Come farà?

27.10.2024
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Da pochi giorni Cesare “Cece” Benedetti ha tra le mani i suoi ragazzi della Red Bull-Bora Hansgrohe Rookies, in particolare i due italiani: Lorenzo Finn e Davide Donati. «E anche Roberto Capello, che fa parte della squadra juniores, il Team Grenke – Auto Eder (la squadra da cui viene Finn stesso, ndr)». Benedetti è quindi già nel pieno dei lavori e inizia a sentirli come “suoi” ragazzi (in apertura foto @anderl_haartmann).

Proprio ieri si è concluso il primo “raduno” dell’anno per la Red Bull-Bora Hansgrohe. Più che altro si è trattato di visite mediche, team building, colloqui… In questo contesto c’erano anche i team giovanili della corazzata di Ralph Denk.
«Anche se io – dice Benedetti – come direttore sportivo, resto ancora un po’ qui nei pressi di Salisburgo per alcune riunioni con i coach e il management».

L’intera Reb Bull-Bora si è ritrovata in Austria, nei pressi di Salisburgo per le prime riunioni in vista della stagione 2025
L’intera Reb Bull-Bora si è ritrovata in Austria, nei pressi di Salisburgo per le prime riunioni in vista della stagione 2025
Cesare, qual è stata la tua prima impressione su questi ragazzi?

Con gli under 23 abbiamo davvero un bel gruppo, valido sia dal punto di vista atletico che personale. Mi sembrano già uniti e ben integrati. Questi quattro giorni in Austria mi lasciano ottimista. Ho visto tanto talento e ambizione, e per questo uno degli obiettivi principali sarà farli lavorare bene insieme. Nei primi colloqui abbiamo detto, e loro hanno capito, che non serve essere individualisti.

Su cosa vertevano i colloqui?

Sul conoscerli meglio. Abbiamo fatto sia dei colloqui di gruppo che uno a uno, soprattutto per capire i loro obiettivi, le loro personalità, chi è più aperto e chi più timido. Con gli juniores abbiamo parlato anche di scuola e di come adattarla agli allenamenti. Oltre al fatto che il ciclismo, come si suol dire, è una scuola di vita… specie a quell’età, aggiungo io.

Hai parlato di obiettivi: ma i ragazzi scelgono loro quali corse fare? Oppure vi riferite a grandi obiettivi, come un sogno in carriera da realizzare?

No, obiettivi molto più concreti. Dove vogliono migliorare? Dove sentono di dover crescere di più? Nella cronometro, sulla resistenza… Poi, chi è al secondo o terzo anno di categoria è naturale che, avendo visto il calendario, abbia puntato l’attenzione su alcune gare.

Con la vittoria iridata juniores, Lorenzo Finn (classe 2006) è la stellina dei Reb Bull Rookies
Con la vittoria iridata juniores, Lorenzo Finn (classe 2006) è la stellina dei Reb Bull Rookies
Veniamo ai tre italiani: Finn, Donati e Capello…

Donati e Capello sono due atleti che seguo direttamente io, insieme al preparatore ovviamente. Abbiamo coach specifici per juniores e under 23. In tal senso è come se fossimo “distaccati” dalla struttura centrale, anche se poi tutto è collegato. Finn, invece, è seguito dai piani alti… diciamo così! Lorenzo viene da una stagione davvero brillante, e io comunque mi relazionerò soprattutto con lui come persona e poi in gara.

Sei freschissimo di addio alle corse, ad agosto avevi ancora il numero sulla schiena… Cosa dici ai ragazzi? Qual è il tuo approccio?

Che devono divertirsi e apprezzare quello che fanno. Che devono fare tesoro dei momenti di gruppo, delle esperienze che vivranno. La mia filosofia è: anche se lavoro su un progetto che punta ai risultati, la cosa più importante è la crescita e la formazione dell’atleta e della persona. Va bene se vinci il Recioto per esempio, una gara under 23 importante, ma preferisco che fai quinto al Recioto e fra due anni mi vinci una tappa al Giro d’Italia.

Che programma seguiranno i ragazzi?

Per ora sappiamo dei ritiri che faremo con la prima squadra, quindi a dicembre e gennaio a Majorca. Gli juniores però non saranno a gennaio: visto che la loro stagione inizia più tardi, faremo qualcosa verso fine gennaio o febbraio.

GP Liberazione 2024, Davide Donati (classe 2005) si prende le strade di Roma
GP Liberazione 2024, Davide Donati (classe 2005) si prende le strade di Roma
E per quanto riguarda i carichi di lavoro? Si parla già di aumenti?

Questo è un discorso che stiamo affrontando con i preparatori, delicato e, a mio avviso, anche logico. Mi spiego: chi ha fatto quest’anno un grande salto di qualità non può aspettarsi di crescere altrettanto. Se sei migliorato del 40 per cento quest’anno, non puoi pensare che anche il margine di quest’anno sarà così ampio. Detto questo, però, i margini di miglioramento ci sono: anche solo a occhio mi sembrano acerbi fisicamente. Negli ultimi anni di carriera, io stesso mi trovavo accanto a ventenni già fisicamente formati. Bene così, quindi, vuol dire che margine ce n’è.

Passiamo ai ragazzi. Partiamo da Lorenzo Finn, campione del mondo juniores e al primo anno nella categoria under 23…

È un ragazzo molto tranquillo e al tempo stesso sicuro di sé. Spero solo che la stampa italiana non esageri con lui. È ovvio che Lorenzo avrà molta attenzione, ma è importante evitare paragoni, pressioni eccessive o aspettative. Ognuno ha la sua storia e a 18-19 anni non è facile gestire tutto questo. Anche se uno dice di non sentirla, una parte del cervello ci pensa sempre. Credo comunque che Lorenzo farà bene. Ha un grande talento.

Davide Donati…

Anche lui mi sembra un ragazzo tranquillo, a posto. Quest’anno Davide era partito molto bene, poi nella seconda parte di stagione ha pagato un po’, forse anche per la scuola di mezzo. Ecco, lui è uno di quelli che ha un grande margine di crescita. Lo vedo bene nelle classiche.

Roberto Capello (classe 2007) trionfa a Montecampione (immagine Youtube)
Roberto Capello (classe 2007) trionfa a Montecampione (immagine Youtube)
Roberto Capello, lo junior…

Roberto è molto convinto e determinato. Bisognerà tenerlo un po’ calmo! Non vedeva l’ora di ricominciare. Quasi non ha staccato e la sua stagione inizia fra cinque mesi… Sarà dura frenarlo! È interessante che questo giovane piemontese vada in bici solo da tre anni, e posso capire il suo entusiasmo. È molto forte in salita.

Secondo te, Cesare, questi ragazzi hanno consapevolezza dell’opportunità che hanno di fronte?

Sì, sì… specie dopo questo ritiro e i primi contatti con la squadra WorldTour sono rimasti molto colpiti in positivo.

E tu?

Per ora lavoro come devo, mi trovo bene e ho la giusta pressione. Da corridore ce n’era di più! Anzi, va meglio di quanto mi aspettassi. Devo e voglio capire bene cosa posso dare ai ragazzi, come parlargli, lasciargli più spazio e far vedere loro come vanno le cose. Ma vedremo: dobbiamo ancora iniziare!

Donati azzecca lo sprint e diventa re di Caracalla

25.04.2024
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ROMA – Quello che conta in una giornata come questa è anche la dedica. E la dedica del team Biesse-Carrera, a partire dal vincitore Donati finendo con il direttore sportivo, va a Galimberti, vittima di una caduta drammatica al Giro di Romagna.

«Dedichiamo la vittoria a Francesco – dice a caldo il diesse Dario Nicoletti – che purtroppo ci segue da un letto d’ospedale. Anzi oggi non ha neanche potuto seguirci perché è in terapia intensiva. Ma domani quando si sveglierà saprà della vittoria».

Galimberti era lanciato nello sprint a Castrocaro Terme, quando ai 200 metri ha trovato ferma sulla sua traiettoria la moto di un fotografo che non avrebbe dovuto esserci. Il suo femore si è rotto in tre punti e male è andata anche allo spagnolo Mikel Iturria, che ha riportato varie fratture e una commozione cerebrale.

Uno dei tanti rilanci che rendono il Gran Premio della Liberazione una corsa a suo modo selettiva
Uno dei tanti rilanci che rendono il Gran Premio della Liberazione una corsa a suo modo selettiva

Dimenticare Glasgow

Davide Donati, under 23 di primo anno, ha vinto in volata la 77ª edizione del Gran Premio della Liberazione, che si è svolto seguendo il consueto copione nervoso e aggressivo alle Terme di Caracalla. Alle sue spalle il compagno di squadra Andrea Montoli e Federico Biagini del VF Group-Bardiani. Raramente si è visto un inizio di corsa così aggressivo, al punto che diversi direttori sportivi si sono messi a intimare ai propri ragazzi di andarci piano o non avrebbero finito la corsa. E così alla fine l’azione decisiva è nata da un allungo di Matteo Scalco e dal gruppetto che si è selezionato al suo inseguimento.

«Era una corsa cui tenevo – dice il vincitore – ma cerco sempre di non focalizzarmi troppo sugli obiettivi, perché poi vanno male (ride, ndr). Più invece la prendo con serenità e più riesco ad andare bene. Quindi con la dovuta calma e con la giusta preparazione, sono riuscito ad arrivare qui con una buona forma. E’ molto simile al mondiale dell’anno scorso di Glasgow, che io non ho fatto e mi era parecchio dispiaciuto. Però con tutte queste curve, mi sono trovato abbastanza bene. Pensavo di poter fare un buon risultato. Non conosco ancora bene gli avversari, però so le mie caratteristiche e quelle del mio compagno Montoli che è arrivato con me».

Cattani e Grimod sono rimasti per due giri allo scoperto: ripresi loro, il Liberazione è esploso
Cattani e Grimod sono rimasti per due giri allo scoperto: ripresi loro, il Liberazione è esploso

Gioco di squadra

Anche stamattina nella gara delle donne le prime appartenevano alla stessa squadra, ma questa volta per i due corridori della Biesse-Carrera il successo non era scontato. La squadra è rimasta sempre nelle prime posizioni e nel momento in cui si è formato il gruppetto che ha poi deciso la corsa, Donati e Montoli sono stati bravissimi a entrare e a dividersi con saggezza il lavoro. Dire che Donati fosse certo della vittoria è forse un azzardo, ma come conferma il suo direttore sportivo la gara di Roma era da tempo un suo obiettivo.

«Lui aveva cerchiato in rosso questa data – dice Nicoletti – ci teneva tantissimo. L’ha preparato, ma è un appuntamento comunque difficile da vincere. I ragazzi hanno corso benissimo, hanno fatto esattamente quel che avevamo stabilito. Peccato per D’Amato che è caduto subito, ma siamo sempre stati nel vivo della corsa. Poi Donati ha veramente qualcosa in più, perché comunque è veloce. L’ho visto stare bene negli ultimi giri. Eravamo partiti con lui, Arrighetti e D’Amato come fari, anche perché Grimod e Montoli hanno caratteristiche diverse. Anche se poi Montoli alla fine ci ha fatto una grandissima sorpresa, entrando nel gruppetto e centrando un secondo posto bellissimo».

All’inizio dell’ultimo giro, Donati non si è tirato indietro e ha fatto la sua parte in testa al gruppetto
All’inizio dell’ultimo giro, Donati non si è tirato indietro e ha fatto la sua parte in testa al gruppetto

Prima la scuola

Donati strappa l’applauso quando dal palco dichiara che in questo momento per lui il ciclismo è importante ma viene prima la scuola. E’ al quinto anno del liceo scientifico e racconta che non c’è nulla di semplice nel voler fare bene una scuola così impegnativa e uno sport come ciclismo che quanto ha impegno non è certo meno esigente.

«E’ una corsa che non avevo fatto neanche da junior – dice – però da quel che avevo capito era molto adatta alle mie caratteristiche, così piena di curve guidate. Sono un biker e so guidare bene la bici, perciò stamattina ero determinato a far bene. I miei obiettivi vanno davvero in base alla scuola e a come riesco a finirla, perché ho gli esami. Faccio lo scientifico, è abbastanza complicato. Un po’ riesco a conciliarla, ho qualche professore che mi aiuta, altri meno, però alla fine la stiamo gestendo abbastanza bene. Riesco a programmare bene le interrogazioni, però faccio parecchia fatica. Recupero poco, dormo poco, ma anche se alla fine tutto questo mi stressa molto, io non mi fermo».

D’Amato, Arrighetti, Montoli, Donati e il ds Nicoletti: la Biesse Carrera ha corso benissimo
D’Amato, Arrighetti, Montoli, Donati e il ds Nicoletti: la Biesse Carrera ha corso benissimo

Un vero talento

Nicoletti se lo mangia con gli occhi, ma in questo pomeriggio finalmente assolato di Roma, sta ben attento a coccolarsi l’intera squadra. Solo D’Amato, in un angolo durante le premiazioni, sembrava leggermente estraneo alla festa, ma essendo caduto c’era da capire che fosse un po’ abbacchiato.

«Donati non lo scopriamo ora – dice Nicoletti – l’anno scorso è stato uno dei talenti juniors del ciclismo italiano. Soprattutto nelle gare internazionali è sempre stato protagonista, sia a cronometro che in linea, e siamo riusciti a portarlo al nostro team. E’ forte, magari è prematuro ed eccessivo dire che sia un predestinato, ma di certo è un talento. Considerando anche che fa una scuola molto impegnativa e porta avanti bene entrambe le cose. Ha digerito bene il passaggio di categoria. Ha fatto subito secondo allo San Geo, poi ha proseguito con un inizio fortissimo. Ha avuto un leggero calo un mesetto fa, ma ci può stare essendo un primo anno».

Esami e tricolori

Eppure il salto dagli juniores agli under 23 non sembra così traumatico per questo ragazzo longilineo che ha sul volto tutta la soddisfazione di un lavoro portato in porto con successo.

«Da questo inverno – racconta – devo dire che sono migliorato parecchio rispetto all’anno scorso. Anche in ritiro ero andato bene rispetto ai miei compagni, non mi muovevo male. Però c’era sempre l’incognita della nuova categoria e comunque trovo le mie difficoltà in determinate corse. Soffro tanto gli scatti violenti sulle salite e spesso mi stacco perché sono più regolarista, però sta andando meglio del previsto. Adesso probabilmente farò un giro a tappe a fine maggio prima della fine della scuola e poi sicuramente dedicherò più spazio allo studio e meno a tutti gli appuntamenti. Mi dispiace perché proprio nel giorno degli scritti ci sono i campionati italiani a crono cui puntavo tanto e anche i campionati italiani in linea sono un po’ a rischio».

Se chi compila i calendari tenesse conto che ci sono atleti che studiano, forse capirebbero anche la necessità di andargli incontro. Ci hanno raccontato giusto oggi che qualche team manager si ostina a non prendere corridori studenti per non dovervi rinunciare in determinate occasione. E’ vero che ci sono anche altri aspetti su cui lavorare, ma davvero in certi casi non ci facciamo mancare nulla.

La storia prestigiosa del Paganessi. Il racconto di Gualdi

07.09.2023
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Per un bergamasco il Trofeo Paganessi è qualcosa di particolare, talmente radicato nella tradizione locale che non può andare assolutamente perso. Non è quindi un caso se una gloria locale come Mirco Gualdi si sia mosso in prima persona per tenere in vita la due giorni ciclistica riservata agli juniores, che ha visto al sabato la vittoria di Davide Donati nella sfida a due contro il belga Jarno Widar e il giorno dopo la rivincita di quest’ultimo (apertura, foto Il Giorno), ultimo astro nascente della categoria.

Gualdi però non è il solo a essersi messo in gioco, perché anche altri grandi nomi del ciclismo locale lo hanno fatto: «Praticamente c’è stato un passaggio di consegne ai vertici della società San Marco Vertova e siamo stati coinvolti io e Giuseppe Guerini. Siamo tutti da sempre legati al sodalizio e ci siamo messi all’opera per la parte organizzativa della due giorni, ma non solo, perché pensiamo anche alla ristrutturazione della società partendo dai giovanissimi. Bisogna considerare che qui i bambini sono fortemente orientati a identificare la bici con la mtb più che con il ciclismo su strada, noi facciamo in modo di ampliare i loro orizzonti».

Mirco Gualdi, ex iridato fra i dilettanti ora nell’organizzazione della due giorni bergamasca
Mirco Gualdi, ex iridato fra i dilettanti ora nell’organizzazione della due giorni bergamasca
La cosa che colpisce parlando del Trofeo Paganessi è l’enorme riscontro che ha all’estero, richiamando tutti i principali team internazionali…

Diciamo che è una gara che si autopromuove, non è che facciamo particolare pubblicità all’estero. Ma d’altronde è stato così da sempre. Potrei fare un elenco lunghissimo di campioni passati da queste parti, basti dire che almeno 60 corridori fra attuali WorldTour e professional hanno gareggiato al Paganessi. Fra loro gente come Ganna, Pogacar, Hirschi, Ewan, Skjelmose, ma potrei andare avanti per ore. Se poi guardiamo al passato, spuntano i nomi di Bugno, Argentin, Bettini… Ma a proposito del richiamo all’estero, la storia del Paganessi dice qualcosa di originale.

Che cosa?

Bisogna tornare all’immediato dopoguerra, quando dalle nostre parti ci fu un vero esodo verso l’estero. Quando la società nacque e lanciò il trofeo, alcuni dirigenti avevano cugini in Francia che provarono a sondare il terreno fra le equipe d’oltralpe, così aprirono le porte, poi vennero i team svizzeri e man mano l’elenco è andato sempre ingrossandosi. Quest’anno c’erano 20 team esteri su 36 e tantissime richieste italiane e straniere sono rimaste purtroppo inevase.

Il podio dell’ultimo Trofeo Vertova, vinto da Donati davanti al belga Widar e a al danese Louwlarsen (photors.it)
Il podio dell’ultimo Trofeo Vertova, vinto da Donati davanti al belga Widar e a al danese Louwlarsen (photors.it)
E il Trofeo Vertova?

Ci accorgemmo nel tempo che per i team stranieri spostarsi per una sola gara diventava dispendioso, ma c’era la disponibilità a trovare una soluzione perché tenevano troppo a esserci. Si pensò così di unire al Paganessi un altro evento, il giorno prima, in modo da permettere alle squadre di sostenere una trasferta onerosa con un giusto contrappunto: due gare in due giorni che diventavano anche un bel test per i propri corridori. In questo modo vengono più volentieri anche perché le gare sono profondamente diverse: quella del sabato è un circuito alla belga, con strappi, pavé, strade strette; quella della domenica una classica vera e propria, con un sviluppo più lineare.

La risonanza crescente della gara vi stupisce?

Fino a un certo punto, diciamo che siamo noi organizzatori che dobbiamo stare al passo. Quest’anno ad esempio c’è stata la prima diretta televisiva tramite il canale Bici Tv. Inoltre abbiamo coinvolto direttamente i Comuni attraversati dal percorso per fare del Paganessi anche un richiamo turistico e tramite loro sono stati coinvolti i produttori della zona, le aziende che hanno capito come la corsa potesse essere un ottimo veicolo promozionale anche all’estero. Il nostro intento è rendere l’evento pienamente autosufficiente: se un domani il Comune non dovesse più essere titolare della sua gestione insieme alla società – ma non c’è alcuna avvisaglia che lo faccia pensare – avremo comunque le forze per andare avanti insieme agli sponsor che ci affiancano.

L’arrivo vittorioso di Jarno Widar dall’alto, in una giornata piovosa (foto Benagli)
L’arrivo vittorioso di Jarno WIdar dall’alto, in una giornata piovosa (foto Benagli)
Tornando ai nomi del passato, non hai citato il tuo…

E’ curioso il fatto che per me che tenevo in maniera spasmodica a questa gara, non ci fu fortuna. Il primo anno avevo una gran gamba, ero stato terzo ai tricolori, ma caddi il giorno prima e vidi sfumare la mia presenza. L’anno dopo avevo la sinusite e non andavo avanti, così dovetti rinfoderare le mie aspettative.

Guardando al passato, che cosa è cambiato nel ciclismo degli juniores?

E’ difficile dare una risposta secca. Notavo ad esempio che quest’anno le velocità sono state le stesse dello scorso anno, ma quel che noto è l’atteggiamento dei ragazzi. Hanno tutti un approccio alla Pogacar o Evenepoel, attaccano sempre, senza tatticismi. Ai nostri tempi si stava molto più a ruota. Io ho visto corridori che hanno già nel sangue la professione, che attaccano 7 volte in 10 chilometri, che toccano velocità altissime. Uno come Widar è già pronto per livelli più alti e infatti ha già firmato con la Soudal, ma non è neanche un caso se ilquarto e il quinto del Paganessi (Storm e Fietzke, ndr) sono stati nella top 5 anche al mondiale.

Trofeo Paganessi 2014: un giovanissimo Filippo Ganna stacca tutti e vince in solitudine
Trofeo Paganessi 2014: un giovanissimo Filippo Ganna stacca tutti e vince in solitudine
Negli ultimi 10 anni ci sono state vittorie italiane con Ganna, Conci, Piccolo e Meris. Secondo te quanto attenderemo per rivedere un italiano primo al traguardo?

Donati ha dimostrato che il livello dei nostri juniores è all’altezza. Io mi aspettavo un acuto dal mio omonimo Gualdi, ma sabato era caduto e aveva un dito steccato e 4 punti al mento, eppure ha chiuso 11° mancando di un nulla l’aggancio col gruppetto che si è giocato la vittoria. Io dico che non dovremo attendere molto, abbiate fiducia…

Scopriamo Donati, cronoman un po’ per caso

03.09.2023
5 min
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Se il Trofeo Paganessi aveva incoronato il belga Widar, che sarebbe stato poi protagonista al Giro di Lunigiana, il Trofeo Vertova del giorno prima (allestito dalla stessa società organizzatrice) aveva regalato la più grande gioia internazionale a Davide Donati e guardando bene la sua carriera da junior un suo squillo era lecito attenderselo.

Di Donati aveva già parlato – e bene – Luca Giaimi, suo avversario in tante gare, ma anche compagno d’avventura nella crono iridata di Glasgow. Spesso piazzato, vincitore di una tappa all’Ain Bugey Valromey Tour, la stella della Ciclistica Trevigliese mostra già dalle prime parole una certa padronanza della sua attività, come hanno coloro che sanno bene che cosa vogliono.

La vittoria al Trofeo Vertova, battendo nello sprint a due il belga Widar (foto Benagli)
La vittoria al Trofeo Vertova, battendo nello sprint a due il belga Widar (foto Benagli)

«Sono stato abituato sin dallo scorso anno ad affrontare gare internazionali, non mi metto in soggezione, è anche vero però che non riuscivo ad emergere per come avrei voluto, probabilmente perché ero un po’ acerbo. La vittoria in Francia mi aveva dato fiducia, conquistando anche la maglia di miglior sprinter, ma sinceramente tornando dai mondiali con un 23° posto che non mi aveva soddisfatto non pensavo di essere così in forma. Invece già pochi giorni prima alla Collegno-Sestriere avevo visto che le gambe giravano e il percorso del Vertova si adattava alle mie capacità».

Considerando la tua propensione per le cronometro, possiamo considerarti un passista?

A dir la verità non ho ancora ben capito che cosa sono. In salita non vado male, anche se soffro certe pendenze, considerando che sono abbastanza robusto, in pianura vado bene e non sono certo fermo in volata. So che sono considerato un cronoman, ma faccio gare contro il tempo solo da quest’anno.

Donati in gara alla crono iridata in Scozia. Ha chiuso 23° a 2’01” dal vincitore Chamberlain (AUS)
Donati in gara alla crono iridata in Scozia. Ha chiuso 23° a 2’01” dal vincitore Chamberlain (AUS)
Tutte caratteristiche però ti indicano come un prospetto per le corse a tappe…

Io mi vedo più come corridore da classiche, da percorsi impegnativi che si giocano tutti in gara secca. La mia dimensione ideale può essere quella delle brevi corse a tappe, soprattutto se ci sono certi percorsi. D’accordo con la mia squadra, ad esempio, abbiamo pensato che in luogo del Giro di Lunigiana potesse essere più adatto il GP Ruebliland in Svizzera, che ha 4 tappe su percorsi non troppo impegnativi. Lì potrei anche provare a giocarmela per la classifica generale.

Perché dici che sono gli altri a considerarti un cronoman e non tu?

La crono l’ho fatta un paio di volte, è vero che ai campionati italiani sono giunto secondo, ma l’ho fatta senza alcun allenamento specifico, probabilmente perché sono partito nel primo blocco e dopo è venuto il cattivo tempo penalizzando quelli che partivano dopo. Quel risultato però mi ha fatto capire che posso fare qualcosa di buono. Ho avuto una Giant specifica sulla quale allenarmi e mi sono impegnato per fare sempre meglio. Probabilmente in questo contesto mi è d’aiuto la mia esperienza in mountain bike.

Donati ha una grande predisposizione per la mtb. Lo scorso anno è stato 1° di categoria alla Gimondibike
Donati ha una grande predisposizione per la mtb. Lo scorso anno è stato 1° di categoria alla Gimondibike
Parliamone…

La mtb è stata il mio primo amore, con quella ho iniziato a gareggiare da allievo e su 5 gare ne ho vinte 2. La Ciclistica Trevigliese in questo mi ha aiutato tanto, mi ha fatto gareggiare in gare nazionali e anche a qualche prova di Coppa del mondo all’estero e andavo piuttosto bene. Quest’anno ho preso la mtb d’inverno, facendo le primissime gare stagionali (2° ad Albenga e 3° a San Zeno di Montagna nell’Italia Bike Cup, ndr) e anche lì ho avuto buoni risultati, poi mi sono concentrato sulla strada.

La tua esperienza fa venire in mente l’esempio di Jasper Philipsen, iridato sia su strada che in mtb, che tra l’altro sarà anche lui in Svizzera. Non potresti seguire il suo esempio e abbinare le due specialità?

Philipsen può farlo perché ha un motore eccezionale e un gran talento. Io dico che nel futuro sarà all’altezza dei fuoriclasse attuali, da Van Der Poel a Van Aert. Abbinare le due bici non è per nulla facile: lo scorso anno notavo che quando cambiavo trovavo difficoltà nella guida, ho preso batoste che non mi sono piaciute. Per poter fare entrambe devi avere davvero tanto tempo a disposizione per fare preparazioni mirate.

Il prossimo anno il lombardo passerà nelle file della Biesse Carrera, approdando fra gli U23
Il prossimo anno il lombardo passerà nelle file della Biesse Carrera, approdando fra gli U23
Pensi quindi di lasciarla da parte?

No, a inizio stagione è utile fare qualche gara di mountain bike, ti dà il ritmo giusto e allena moltissimo la guida, ma poi dovrò concentrarmi sulla strada anche perché il 2024 sarà un anno importante.

Passerai di categoria…

Sì, approdando alla Biesse Carrera che mi ha proposto un progetto che mi è molto piaciuto. Il prossimo anno avrò la maturità, quindi la prima parte dell’anno dovrò giocoforza essere più concentrato sullo studio. Poi cambieranno tante cose, i chilometraggi delle gare, gli allenamenti, Servirà tempo e pazienza, ma se potrò crescere senza bruciare le tappe, sono fiducioso che i risultati arriveranno.