Sam Quaranta, MBH Bank-Ballan-Csb (foto Tour of Mentougou)

La prima di Quaranta junior, conquistata in extremis

21.10.2025
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Mentre suo padre Ivan era in partenza per Santiago del Cile, per portare la nazionale di velocità ai mondiali su pista, il figlio Samuel era dall’altra parte del mondo, in Cina, per conquistare la sua prima vittoria in questo 2025 al Tour of Mentougou. Un successo cercato a lungo, che dà un senso diverso a tutta la sua stagione.

Un’esperienza importante la sua, in un contesto diverso dal solito dopo aver praticamente girato il mondo, in un calendario che ha affiancato a tante prove del calendario italiano altrettante gare all’estero, soprattutto nell’Est europeo e forse aver centrato l’obiettivo proprio in extremis ha anche un senso, rappresentando il culmine di un cammino di crescita (in apertura foto Tour of Mentougou).

La volata vittoriosa di Samuel Quaranta, primo sul filippino Francisco e il neozelandese Fitzsimons (foto UCI)
La volata vittoriosa di Samuel Quaranta, primo sul filippino Francisco e il neozelandese Fitzsimons (foto UCI)
La volata vittoriosa di Samuel Quaranta, primo sul filippino Francisco e il neozelandese Fitzsimons (foto UCI)
La volata vittoriosa di Samuel Quaranta, primo sul filippino Francisco e il neozelandese Fitzsimons (foto UCI)

«Le gare cinesi sono particolari, noi ad esempio non siamo abituati a correre su percorsi che sono transennati praticamente per tutto il loro sviluppo – racconta Quaranta – Il livello qualitativo non è neanche male, come ci si può aspettare da una trasferta asiatica. Si va forte, anche molto forte, abbiamo toccato anche i 50 di media. Si è rivelata una bella esperienza».

Tu eri partito con l’obiettivo di vincere una tappa?

Sì, assolutamente. Ero venuto con un cerchio sull’agenda per la seconda tappa perché era l’unica per velocisti, anche se nell’ultima ero arrivato vicino a potermi giocare una seconda chance, ma mi sono staccato dal gruppo di 20 sull’ultima salita vicino al GPM, dopo c’era discesa e arrivo. Se avessi tenuto, con Bracalente e Chesini vicino a me potevamo provare a imbastire un’altra volata vincente.

Un lunghissimo rettilineo verso l'arrivo, con il bergamasco uscito fuori presto risalendo dalla quarta piazza (foto UCI)
Un lunghissimo rettilineo verso l’arrivo, con il bergamasco uscito fuori presto risalendo dalla quarta piazza (foto UCI)
Un lunghissimo rettilineo verso l'arrivo, con il bergamasco uscito fuori presto risalendo dalla quarta piazza (foto UCI)
Un lunghissimo rettilineo verso l’arrivo, con il bergamasco uscito fuori presto risalendo dalla quarta piazza (foto UCI)
Che tappa era quella che hai vinto?

Da quando abbiamo saputo che venivamo qua e che mi hanno portato apposta per quella giornata, non mi sono fatto trovare impreparato. Era un circuito cittadino vicino Pechino, molto largo, con strade quasi a tre corsie, curve a 90° molto larghe. Praticamente si faceva a tanta velocità, non si frenava mai. Una frazione corta, 115 chilometri, meno di tre ore di corsa. I miei compagni hanno tirato quasi tutto il giorno perché è andata via una fuga di 14 abbastanza pericolosa su un circuito così, perché si fa tanta velocità e diventa difficile ricucire. Gli ultimi chilometri han tirato Bagatin e Bracalente, li abbiamo ripresi ai -5. Chesini mi ha dato una mano per la volata, mi ha tenuto davanti nelle prime posizioni, poi nell’ultimo chilometro ho badato a non perdere posizioni, era un vialone dritto, partendo dalla quinta posizione son riuscito a vincere.

Questa vittoria tu la inseguivi da tanto tempo, che cosa rappresenta per te?

Ho avuto dei momenti un po’ difficili quest’anno a livello mentale, perché non arrivava. Avevo difficoltà anche nel fare le volate. Devo dire grazie al mio team, la MBH Bank per essermi stato vicino. Poi negli ultimi due mesi mi sono un po’ sbloccato mentalmente, ho deciso di vivere il finale di stagione un po’ più serenamente e a quanto pare ha funzionato perché comunque anche il mese scorso in Romania sono andato abbastanza bene e infine sono riuscito a sbloccarmi. Chiudere l’anno senza neanche una vittoria mi sarebbe pesato molto.

25 giorni di gara per Quaranta, con forma in crescendo e 2 Top 10 oltre al successo cinese
25 giorni di gara per Quaranta, con forma in crescendo e 2 Top 10 oltre al successo cinese
25 giorni di gara per Quaranta, con forma in crescendo e 2 Top 10 oltre al successo cinese
25 giorni di gara per Quaranta, con forma in crescendo e 2 Top 10 oltre al successo cinese
Che prospettive hai per il prossimo anno?

Anche per questo era importante, non ho ancora davvero un’idea precisa su cosa farò l’anno prossimo, ci stiamo un po’ muovendo coi procuratori e vedremo. Questa vittoria serviva come il pane in questo momento, proprio perché dà qualcosa in mano al procuratore per trattare, per dimostrare che c’ero anch’io quest’anno in gruppo. Non ho fatto un anno proprio in sordina totale, ma una vittoria nel finale di stagione ha un peso diverso. Dicono tutti che la gente si ricorda l’inizio e il finale di stagione, quindi va bene così.

E’ difficile affrontare il ciclismo che stai affrontando tu, soprattutto col cognome che hai addosso e avendo le stesse caratteristiche di tuo padre?

Sì, anche perché i paragoni sono improponibili. Oggi il velocista è molto diverso perché si va molto forte in salita. Io tengo molto bene su molte ascese, ma il livello si sta alzando sempre di più, quindi per un velocista diventerà sempre più difficile. Io come tutti gli altri velocisti dobbiamo cercare di non di non farci scappare le occasioni, quelle poche che abbiamo e per farlo dobbiamo prima di tutto tenere in salita.

Samuel con il padre, lontano per i suoi impegni federali, ma subito informato del suo successo
Samuel con il padre, lontano per i suoi impegni federali, ma subito informato del suo successo
Samuel con il padre, lontano per i suoi impegni federali, ma subito informato del suo successo
Samuel con il padre, lontano per i suoi impegni federali, ma subito informato del suo successo
Un problema che ai tempi di tuo padre non c’era…

Sì, ne parliamo spesso. E’ cambiato completamente il modo di affrontare non solo le volate, ma proprio il ciclismo in se stesso. Penso che velocisti come era mio papà, veramente fortissimi sulla volata ma con poca tenuta in salita, non esistano più. Ora c’è gente che va forte in salita rispetto alla media. Quindi quando c’è quella corsa piatta bisogna cercare di non farsela scappare. Ma non è solo questione di percorsi perché comunque anche i metodi di allenamento stanno cambiando, devi migliorare per forza in salita, anche a costo di perdere qualcosina nelle volate.

La nuova vita di Pellaud in Cina, per vincere e dirigere…

17.09.2025
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Il grande rullo dei risultati ciclistici della domenica ha ripresentato un nome del quale avevamo perso le tracce: Simon Pellaud si è aggiudicato il Tour of Binzhou, classica del calendario cinese, cogliendo il primo successo in una prova in linea nel calendario internazionale su strada della stagione dopo molti centri nel gravel, che da quest’anno è la sua attività principale.

Pellaud, corridore svizzero di origine colombiana è un vero cittadino del mondo quindi non è strano che abbia trovato casa in Cina, al Li Ning Team che è la formazione principale del grande Paese orientale. La chiamata che arriva dall’altra parte del mondo, quando l’elvetico è in una calda Pechino dove ha appena concluso la sua giornata di allenamento, è quasi un raggio di sole e si coglie dalla sua voce squillante.

Pellaud sul podio di Binzhou, dove ha vinto con 9″ sul gruppo regolato dal giapponese Arashiro (foto Instagram)
Pellaud sul podio di Binzhou, dove ha vinto con 9″ sul gruppo regolato dal giapponese Arashiro (foto Instagram)

«Qui mi sto trovando benissimo, sinceramente. Mi rispettano, faccio il calendario che voglio tutelando l’attività col gravel che è primaria in questo momento. Abbiamo una squadra spettacolare, molto forte, che vince tappe o classifiche generali in ogni occasione, quindi le cose funzionano anche perché c’è un bel ricambio, si vince un po’ tutti. Quindi sono veramente contento, felice per questa esperienza».

Che corsa era quella di Bingzhou?

Intanto non è stata la mia prima vittoria su strada, avevo già conquistato la prima tappa al Giro di Thailandia e avevo portato la maglia per 5 giorni per poi cederla al nostro velocista danese Alexander Salby, così abbiamo fatto primo e secondo nella generale. Quella di domenica era una gara piuttosto pianeggiante, sembrava essere terreno ideale per i velocisti, ma c’era un ponte, uno di quei punti lunghissimi che contraddistinguono l’Asia e lì si è fatta grande selezione, anche perché si percorreva in andata e ritorno. E’ stata una gara veramente intensa, senza alcun controllo della corsa tanto che a un certo punto pensavo fossi in una kermesse belga… Abbiamo fatto quasi 50 di media.

Da quest’anno l’elvetico è parte della Li Ning Star, team continental con ciclisti di più nazioni
Da quest’anno l’elvetico è parte della Li Ning Star, team continental con ciclisti di più nazioni
Come ti trovi alla Li Ning?

E’ la squadra numero 1 quest’anno. Non abbiamo tanti cinesi che corrono nel team ma c’è una ragione. Qui i corridori locali sono divisi per le varie province e sono gli stessi organi locali che costruiscono i team, tra l’altro si lavora soprattutto per i giochi cinesi che si svolgono ogni 4 anni, sono una sorta di Olimpiade locale e tutti i corridori nazionali sono concentrati su quelli. Quest’anno saranno in novembre, chi emergerà potrà entrare nelle Continental locali. E questo secondo me un po’ frena lo sviluppo del ciclismo locale.

Quindi l’anno prossimo le cose cambieranno…

Sì, quest’anno abbiamo corso solamente con due o tre cinesi, nel 2026 ne avremo sicuramente di più, sarà differente. Perché dal mio punto di vista anche quello è importante, per fare capire che per emergere bisogna confrontarsi il più possibile con il meglio che c’è all’estero, ancora meglio sarebbe se si potesse gareggiare in Europa.

7 gare nel gravel vinte quest’anno, compresa la tappa delle World Series in Brasile
7 gare nel gravel vinte quest’anno, compresa la tappa delle World Series in Brasile
Dopo un po’ di mesi che sei lì, pensi sia stata la scelta giusta essere andato in Cina?

Non ho nessun dubbio al riguardo, innanzitutto a livello di esperienza umana. Sto conoscendo una cultura diversa, essere qui non è certo lo stesso che venire con una squadra europea e correre solo per qualche giorno. Bisogna starci per entrare a pieno contatto con la vita locale, capire davvero che cos’è questo grande Paese. Inoltre è una grande esperienza professionale perché qui non faccio solo il corridore, ma sono una sorta di direttore sportivo in pectore, faccio io i briefing, diciamo che mi faccio le ossa in vista di un futuro che mi piacerebbe costruirmi addosso. Abbiamo corridori da Nuova Zelanda, Danimarca, Bielorussia e devo dire che mi ascoltano, mi rispettano, si affidano molto alla mia esperienza.

Tu però quest’anno stai privilegiando il gravel…

Sì, per certi versi corro su strada per essere più forte nei miei obiettivi di stagione legati al gravel. E’ importante per aumentare di livello anche in allenamento, trovare il giusto ritmo.

Pellaud insieme a Stockli forma il team gravel per la Tudor, con cui ha mantenuto il contratto
Pellaud insieme a Stockli forma il team gravel per la Tudor, con cui ha mantenuto il contratto
A proposito del gravel, come mai quando gareggi offroad cambi divisa?

Io con due contratti. La mia licenza è con la Li Ning, ho però mantenuto anche il contratto con la Tudor relativamente all’offroad, infatti faccio gare di gravel e anche di mtb, infatti la settimana scorsa, prima della corsa di Bingzohu ero negli Usa per una gara.

Ai mondiali di gravel ci sarai?

No, perché il mio obiettivo principale quest’anno è il Life Time Grand Prix, che è una serie di sei gare, le più importanti che ci sono in America, con il gran finale il 18 di ottobre. Nel gravel c’è una forte contrapposizione tra l’UCI e le altre organizzazioni che non gradiscono le regole che la federazione internazionale vuole imporre, poi a me questi mondiali quando si corrono in Europa non piacciono molto, è come correre una classica del nord, ma per quelle c’è già il ciclismo su strada…

Una curiosità per finire: tu che parli tante lingue, col cinese come te la cavi?

No, sono lontano dal dire che posso esprimermi in cinese, ci vorrebbero almeno un paio d’anni per imparare, ormai ho un’età e faccio fatica…

Il progetto di Giuliani ora sbarca anche in Cina

22.01.2025
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Non è mai semplice parlare con Stefano Giuliani, perché il manager della Monzon Incolor Gub è sempre in giro. Per sapere qualcosa di più sull’evoluzione del suo team continental affiliato in Romania ma dalla forte impronta italiana, lo abbiamo rintracciato poco prima dell’imbarco verso la Cina e scoprire la sua destinazione ci ha un po’ meravigliato.

Continua la lunga storia di Stefano Giuliani, il cui team è affiliato dal 2018 in Romania
Continua la lunga storia di Stefano Giuliani, il cui team è affiliato dal 2018 in Romania

Un investimento decisivo

«E’ la mia ennesima avventura – racconta – andiamo ad accordarci con un paio di aziende di bici per la prossima stagione. Devo dire grazie proprio a loro se sono ancora in questo ambiente: a fine ottobre avevo deciso di mollare tutto perché non c’erano le condizioni per continuare. Ma lo sapete quanto costa una squadra continental? Soprattutto se non hai le spalle coperte, se non c’è chi ti fornisce bici, accessori, materiale ma devi sempre pagare tutto? Io stavo per lasciare, ma mi è arrivata quella telefonata che ti allunga la vita, questa grande azienda cinese (Incolor, ndr) ha deciso di investire su di noi e di punto in bianco mi sono ritrovato ancora in ballo».

La squadra cambia profondamente, non solo nell’attrezzatura ma anche nel suo roster e la sua costruzione è qualcosa di molto diverso dal solito: «Io non contatto corridori o procuratori, sono loro a contattare me e questo lo devo soprattutto alle tante conoscenze che ho accumulato nel corso degli anni. Mi arrivano richieste sui social, per telefono, per mail… Questo è un progetto diverso da tutti gli altri, l’affiliazione rumena non è una scelta di comodo, ma rappresenta il nostro modo di pensare, con una squadra internazionale che fa un calendario internazionale. Per questo mi arrivano richieste da ogni parte del globo…».

L’ammiraglia del team con Dilara Gul, direttore sportivo che arriva dalla Turchia
L’ammiraglia del team con Dilara Gul, direttore sportivo che arriva dalla Turchia

Curriculum e non solo

Un progetto coraggioso e che ora trova nuova linfa, non solo economica ma anche mediatica attraverso un mercato enorme come quello cinese: «Hanno capito l’essenza del nostro progetto. Al giorno d’oggi vincono in pochi perché nel ciclismo contano esclusivamente i soldi. Ma se sei al di fuori della massima serie, i budget a disposizione sono sempre quelli e puoi fare ben poco, a meno che non cambi prospettiva. A me dispiace che non ci siano in Italia sponsor che guardino oltre la punta del proprio naso, che non colgano l’occasione».

Come avviene la scelta? «Mi arrivano tantissimi curriculum, io valuto in base alle nostre esigenze e al valore dei corridori. E’ chiaro che quelli di prima qualità sono nel WT, dopo bisogna saper inquadrare il valore di ogni corridore, che cosa può dare. Se si tornasse al passato, con una netta e semplice distinzione fra dilettanti e professionisti sarebbe tutto più semplice. Poi devo guardare anche altro».

Nuovi corridori asiatici

Che cosa? «Ad esempio abbiamo portato nel team un corridore di Hong Kong, Ngai Chung Ki. Questo perché saremo al Giro di Taiwan e devo quindi avere anche qualche motivo di richiamo per il mercato locale, stessa cosa per Zhang Changxin, corridore cinese ultimo acquisto. Devo tenere conto degli sponsor, ma anche dell’aspetto comunicativo e avere un corridore del luogo ti apre tante strade. Io d’altronde così posso dare spazio a ragazzi che meritano, perché non guardo certo solo il passaporto, voglio corridori veri».

La sua squadra è diventata una vera multinazionale, con 12 corridori di 8 nazioni diverse e ognuno di questi ha una storia: «C’è ad esempio il finlandese Sampo Malinen, mi aveva colpito il fatto che si allenava a 2.500 metri di quota – spiega Giuliani – mi sono ritrovato un corridore capace di finire nelle posizioni alte delle prove internazionali gravel, vediamo ora come se la cava. Oppure il britannico Tom Williams, che era senza team eppure a fine anno era ancora lì a Calpe ad allenarsi. Avendo 21 anni, aveva solo bisogno di una chance».

Il team è stato presentato nella sede dell’Incolor. Un’azienda di dimensioni enormi
Il team è stato presentato nella sede dell’Incolor. Un’azienda di dimensioni enormi

Due italiani nel team

Saranno due gli italiani in squadra, molto diversi fra loro: «Ho deciso di riconfermare Filippo Tagliani perché ha una grandissima esperienza all’estero e ne ha passate davvero tante, proprio questo è un valore in più. Può essere un esempio per i suoi compagni e quel regista in corsa che serve ai giovani per crescere. E’ un grande professionista. Con lui Jacopo Militello, appena 20 anni che viene dalla Toscana e può crescere molto in questo contesto».

Queste scelte hanno restituito a Giuliani la voglia di lottare per le strade di tutto il mondo: «Faremo un calendario molto internazionale, proprio per rispettare il nostro progetto. Molti mi chiedono perché mi fermo a 12 corridori. La risposta è semplice: l’attività continental costa molto, ma io devo essere in grado di far correre i ragazzi a ritmo abbastanza continuo, altrimenti mollano. Guardate quel che avviene in tanti team, si comincia la stagione con 10 e si finisce con 6. Non deve succedere, ognuno avrà le sue occasioni per correre e crescere».

Nespoli in Cina conclude la stagione, ora serve crescere

02.11.2024
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La stagione 2024 di Lorenzo Nespoli si è chiusa in questi giorni con la partecipazione al Tour of Ya’an, una corsa dedicata ad elite e under 23 in Cina. Il corridore della MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb è volato dall’altra parte del mondo quasi per gioco e si è trovato a gareggiare in un mondo completamente nuovo. 

«L’occasione – racconta Nespoli – è nata dopo il campionato nazionale di cronometro a squadre del 12 ottobre. Ero in macchina con Davide Martinelli e lo ha chiamato Nicolas Marini, il quale gli ha detto se fossimo disponibili per andare a fare questa corsa in Cina. Scherzando ho detto che sarei andato io, anche da solo. Alla fine sono partito e sono qui con il team di Marini e Chen FangNing, la FreeNova-UpVine. Non ci sono compagni o staff, solamente io».

Lorenzo Nespoli ha vinto la prima gara del Tour of Ya’an
Lorenzo Nespoli ha vinto la prima gara del Tour of Ya’an

Viaggio di fine stagione

Quella di Lorenzo Nespoli è diventata così un’avventura di fine anno grazie alla quale ha scoperto un Paese che non conosceva e lo ha fatto correndo in bici. Una scelta coraggiosa e dettata dai suoi 20 anni. 

«Ho preso questa cosa – ammette – come un viaggio nel quale scoprire un posto nuovo. Devo ammettere che mi è piaciuto davvero molto venire dall’altra parte del mondo. Siamo nella regione di Sichuan, precisamente a Chengdu: la città del panda gigante. E’ tutto completamente diverso, siamo immersi nella natura, il colore predominante è il verde degli alberi. Solo ogni tanto arriviamo in qualche città che sono però disperse».

Che corsa è stata questo Tour of Ya’an?

Non è una vera e propria corsa a tappe, tanto che non c’è una classifica. Sono diverse gare di un giorno messe tutte una dopo l’altra. Infatti le squadre corrono solo alcuni giorni, poi fanno una pausa e arrivano alla corsa successiva. Anche noi ci siamo fermati prima, mancano ancora tre giorni di gara ma abbiamo preferito smettere perché poi si finiva troppo lontano e tornare diventava difficile. 

Le tappe, se così vogliamo chiamarle, come sono?

Molte piatte, a parte una con l’arrivo in salita. L’organizzazione è davvero super, difficile trovare evento del genere anche in Europa. Qui le strade chiudono per davvero, non gliene frega nulla del traffico bloccato. Con il senno di poi ammetto che è stato un bel modo per chiudere la stagione, tanto che qualche giorno da turista me lo sono anche concesso. 

Nel 2024 Nespoli ha vinto la classifica dedicata ai GPM al Giro Next Gen (foto NB Srl)
Nel 2024 Nespoli ha vinto la classifica dedicata ai GPM al Giro Next Gen (foto NB Srl)
Raccontaci che ciclismo hai scoperto…

Si partiva in un centinaio ogni giorno. Il livello medio è molto più basso però poi ci sono quei dieci, quindici corridori che hanno gareggiato in Europa che vanno forte. Ci sono tanti russi e ucraini molto preparati. Gli hotel sono davvero belli ed è tutto vicino, cosa un po’ strana visto quanto è grande la Cina. Però il trasferimento medio ogni giorno era di 30 minuti. Il cibo, invece, è molto diverso dal nostro e tutto piccante. Dopo qualche giorno ho iniziato a chiedere riso in bianco e uova. 

In gruppo come ti sei trovato?

Si parla inglese, anche qualcuno che mastica l’italiano l’ho trovato (tra i partecipanti c’era anche Eduard Grosu che ha corso diversi anni nel nostro Paese, ndr). Nel team di Nicolas Marini ho trovato due ragazzi che parlano inglese, il resto invece conosce solo il cinese. 

Nel 2025 toccherà a lui raccogliere l’eredità di Kajamini e Meris (foto NB Srl)
Nel 2025 toccherà a lui raccogliere l’eredità di Kajamini e Meris (foto NB Srl)
Un modo particolare di chiudere un 2024 che ti ha visto crescere tanto. 

Sento di essere andato bene nelle gare che erano adatte alle mie caratteristiche. Al Valle d’Aosta non ero in forma a causa di qualche problema di salute, ma per il resto ho corso al meglio. Anche nel finale di stagione andavo forte e ho conquistato degli ottimi piazzamenti. E’ mancato lo spunto in più per ritenermi totalmente soddisfatto, usando la testa avrei potuto raccogliere di più. 

In che senso?

Mi è mancato un po’ di costanza nei risultati, mi serve maggiore organizzazione personale: come scegliere un obiettivo e arrivarci al meglio. Il 2025 sarà il mio anno, andranno via Kajamini e Meris, così in certe gare toccherà a me e Pavel Novak raccogliere i risultati. Quest’anno ho lavorato tanto per loro e mi è piaciuto. Ma so che nel 2025 tocca a me fare il passo in più.

Nespoli nel finale di stagione ha raccolto piazzamenti importanti, ma ora serve il salto di qualità (foto NB Srl)
Nespoli nel finale di stagione ha raccolto piazzamenti importanti, ma ora serve il salto di qualità (foto NB Srl)
Cosa ti servirà?

Ne parlavano con Kajamini e Meris alla cena di fine stagione, ridendo dicevamo che sarà difficile vincere lo stesso numero di corse internazionali, ma si deve provare. Già dai primi ritiri, e nella fase di preparazione, dovrò concentrarmi bene e capire quali possono essere i miei obiettivi. La programmazione è tutto.

Mondiali juniores in pista, le ambizioni delle ragazze azzurre

21.08.2024
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Siamo dall’altra parte del mondo, a più di ottomila chilometri da noi, nella zona est della pianura centrale della Cina a Luoyang, una delle sette antiche capitali del Paese ed ora metropoli (almeno per noi) di quasi sette milioni di abitanti. Nel velodromo cittadino proprio oggi in questi minuti si stanno aprendo i mondiali juniores in pista che andranno in scena fino al 25 agosto.

Al termine di una serie di voli e coincidenze, il gruppo azzurro è arrivato laggiù il 17 agosto per il necessario ambientamento dovuto alle sei ore avanti di fuso orario. Assieme a Fabio Masotti abbiamo cercato di capire quali possono essere le ambizioni della pattuglia femminile, visti gli europei di Cottbus a luglio (un oro, tre argenti e quattro bronzi) e tenendo conto dei buoni risultati ottenuti nella rassegna iridata un anno fa a Cali in Colombia. Come sempre al tecnico friulano è toccato il lavoro intenso con le giovani durante il periodo delle Olimpiadi, mettendo da parte anche la possibilità di andare a Parigi, ma lui sa che questo appuntamento vale quasi alla stessa maniera, specie in chiave futura.

In Cina il gruppo endurance è formato da Siri, Iaccarino, Giordani, Sgaravato, Baima, Pegolo e Sanarini
In Cina il gruppo endurance è formato da Siri, Iaccarino, Giordani, Sgaravato, Baima, Pegolo e Sanarini
Fabio, partiamo subito dalle convocate. Chi sono?

Abbiamo un bel gruppo di juniores e quindi abbiamo potuto fare scelte molto simili all’anno passato, col solito turnover tra europei e mondiali, guardando anche alla condizione delle ragazze. Ovvio che quelle che si sono distinte maggiormente nella doppia attività vengono prese maggiormente in considerazione. A Luoyang sono in nove. Matilde Cenci e Siria Trevisan faranno la velocità. Asia Sgaravato, Linda Sanarini, Anita Baima, Chantal Pegolo, Irma Siri, Arianna Giordani e Virginia Iaccarino invece faranno le discipline endurance. In ogni caso ci tengo a sottolineare che non ci sono bocciature per chi è rimasto fuori dagli europei o dai mondiali.

Team Sprint d’oro. Fabio Masotti con Napolitano, Minuta e Predomo ai recenti europei U23 in pista a Cottbus
Team Sprint d’oro. Fabio Masotti con Napolitano, Minuta e Predomo ai recenti europei U23 in pista a Cottbus
L’avvicinamento com’è andato?

Ci siamo allenati bene a Montichiari. Compatibilmente con i loro impegni su strada, in totale abbiamo fatto quasi due settimane intere di sessioni, ripetendo lo stesso lavoro fatto l’anno scorso per Cali mentre c’erano i mondiali elite strada e pista a Glasgow. Sulla base di quello che abbiamo visto agli europei, abbiamo fatto diverse prove e combinazioni sia per il quartetto che per le altre gare di gruppo. Secondo me abbiamo un gruppo di atlete molto equilibrato ed omogeneo che può fare molto bene.

Quanto è possibile replicare i titoli vinti nel 2023 in Colombia?

L’anno scorso non nascondo che sia stato facile raccogliere certe vittorie con un’atleta come Venturelli. Avevamo portato a casa tre ori, due argenti e due bronzi. Alcune di queste medaglie erano state una sorpresa. Quest’anno vorremmo riconfermarci, come abbiamo fatto a Cottbus, e sarebbe un bel risultato proprio perché non abbiamo un riferimento come Federica. Gli stimoli non mancano, però allo stesso tempo sappiamo che non sarà semplice perché questa, non mi stancherò mai di dirlo, è una categoria particolare. Poi se volete possiamo fare qualche previsione…

Bianchi, Trevisan e Cenci sono state bronzo europeo nella velocità a squadre. Le ultime due sono state chiamate anche al mondiale
Bianchi, Trevisan e Cenci sono state bronzo europeo nella velocità a squadre. Le ultime due sono state chiamate anche al mondiale
Vai pure.

Ad esempio Baima si potrebbe riconfermare nell’eliminazione. Ha appena vinto l’europeo, lei sta bene e qualcuno può pensare che con un anno in più possa vincere facile un altro oro iridato, ma non sappiamo cosa c’è fuori dall’Italia o dall’Europa. Lei stessa può fare molto bene nella madison con Sanarini, che a sua volta è arrivata seconda al fotofinish all’europeo nell’omnium. Linda e Pegolo sono due ragazze del primo anno e sono state due belle scoperte. Chantal all’europeo è stata argento nello scratch e bronzo nella corsa a punti. C’è anche Sgaravato che sta andando forte da inizio stagione. Ed anche col quartetto (bronzo continentale, ndr) sono fiducioso di una bella prestazione.

Ci sembra di capire che il morale delle juniores è buono alla vigilia di questi mondiali in pista?

Assolutamente sì e non vorremmo il contrario. Tutte le nostre ragazze sono prontissime, pur sapendo che dovranno fare attenzione ad alcune nazionali. Magari nel frattempo hanno trovato la loro Venturelli di turno e fanno saltare il banco. Però non voglio che ci fossilizziamo troppo sui risultati qualora non dovessero arrivare. Personalmente porto sempre l’esempio dei ragazzi del quartetto che hanno vinto l’oro olimpico a Tokyo. Da giovani non avevano raccolto molto in pista, eppure lavorando sodo col passare del tempo sono arrivati al top. Con le juniores bisogna avere pazienza e loro ti ripagheranno.

Trans Himalaya, racconto di un’avventura fuori dal mondo

29.10.2023
5 min
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In Italia è ancora una sfida sconosciuta, ma d’altronde lo è un po’ per tutti i team europei ed è un peccato perché la Trans Himalaya Cycling Race, che qualche giorno fa ha concluso la sua quarta edizione, è una gara davvero unica. Tre giorni di gara, con l’inedita scelta di porre un giorno di riposo subito dopo il primo, per un totale di 311,5 chilometri. Potrebbe sembrare strano, potrebbe sembrare semplice, ma così non è.

La partenza della gara, alla sua quarta edizione, tappa dell’Uci Asia Tour (foto Sonam/ChinaDaily.com)
La partenza della gara, alla sua quarta edizione, tappa dell’Uci Asia Tour (foto Sonam/ChinaDaily.com)

In altitudine, quella vera…

Si pedala sempre in quota, ma non le quote che siamo abituati a conoscere sulle Alpi. Lì non si scende sotto i 3.000 metri, la seconda tappa è anzi tutta sopra i 3.800 e allora il ciclismo, ma anche il mondo che ti circonda, la stessa sopravvivenza assumono significati diversi. E quando vai a guardare la media oraria della seconda tappa, a quasi 50 di media ti prende un sussulto: ma come è possibile?

La risposta è data dal fatto che è una frazione quasi tutta in discesa, quindi molto veloce. Se riesci a respirare a sufficienza. Già, perché la prima regola in una gara del genere è data dall’assuefazione del corpo a quelle altitudini. Non tutti ci riescono, anche dopo il necessario periodo di acclimatamento.

Le altissime vette himalayane: la gara era tutta sopra i 3.000 metri (foto Sonam/ChinaDaily.com)
Le altissime vette himalayane: la gara era tutta sopra i 3.000 metri (foto Sonam/ChinaDaily.com)

Tra entusiasmo e timore

In più di 100 hanno accettato la sfida quest’anno, in appartenenza di 17 squadre diverse. Quasi tutti asiatici, ma anche corridori sudamericani, australiani, anche un ucraino. Ne sono arrivati all’incirca la metà e non è un dato di poco conto. C’è chi ha dovuto fare i conti con il mal di montagna, con improvvisi capogiri, ma c’è stato anche qualcosa di più infido: l’aspetto psicologico.

Dai racconti sono emerse caratteristiche e anche comportamenti che vanno al di là della semplice gara ciclistica e per capire bisogna immaginarsi sul posto. Pedalare in solitudine attraverso spazi sconfinati, con chi è avanti e chi insegue che diventano puntini all’orizzonte e quella sensazione di sentirsi sperduti, oggetti estranei di un’altra galassia. Le montagne innevate che sono sì lontane, ma ti circondano e a un certo punto ti sembrano vicinissime, sul punto di schiacciarti. L’aria che manca sempre di più e i polmoni che reclamano ossigeno a più non posso.

Molti hanno mollato: sofferenza fisica o mentale? Probabilmente non c’è un confine fra le due sfere. Ma c’è anche chi ce l’ha fatta, anzi chi ha vinto perché anche la storia della corsa merita spazio ed è parte dell’avventura.

Lo strano caso Rikunov

Prima tappa, da Nyingchi City a Gongbujiangda County. E’ la più dura di tutte, quasi 130 chilometri sempre sopra 3.000 metri, ma con la caratteristica che si sale sempre. Nel gruppo permane un certo timore, così le azioni d’attacco sono sporadiche. Ne viene fuori quasi una selezione naturale che alla fine vede giocarsi la vittoria in 8 corridori. Vince il russo Petr Rikunov davanti al venezuelano Carlos Torres e al connazionale Andrei Stepanov, ma i due russi improvvisamente vengono tolti dalla classifica ed escono dalla corsa. Perché?

La dinamica della decisione della giuria resta un mistero finché qualche giornalista locale non inizia a effettuare ricerche, considerando che non parliamo certo dei Van Der Poel o Van Aert, ma di corridori che fanno un’attività geograficamente molto ristretta. Si scopre così che Rikunov e Stepanov hanno corso per il Chengdu CCN Cycling Team, ma all’Uci risultano tesserati per la Yunnan Lvshan Landscape, altra squadra al via. Un prestito non comunicato? Una squalifica per antipatia? Chi lo sa…

L’impressionante presenza di gente alle premiazioni a Lhasa. La gara però non è stata molto pubblicizzata
L’impressionante presenza di gente alle premiazioni a Lhasa. La gara però non è stata molto pubblicizzata

Una grande festa per il Tibet

Fatto sta che a giovarsene è Torres, corridore che da parte sua un proprio pedigree ce l’ha, avendo vinto tappe anche alla Vuelta al Tachira ben conosciuta dai nostri team professional e quest’anno presente anche al Tour of Langkawi. Nella seconda tappa, come detto tutta di discesa, resta coperto nel gruppo, nella terza con partenza e arrivo nella capitale tibetana Lhasa controlla senza problemi e si porta a casa la vittoria finale.

La foto delle premiazioni è impressionante, per la gente che si assiepa intorno al palco, quasi in contrasto evidente con gli sconfinati spazi locali, a dimostrazione di quanto il Tibet attenda con trepidazione questa corsa, che i cinesi neanche pubblicizzano poi tanto, molto meno delle altre che si disputano nello stesso periodo e che, quelle sì, accolgono i team professionistici. Eppure, almeno una volta, siamo sicuri che molti dei corridori che vediamo abitualmente durante la stagione potrebbero anche provarci, per fare qualcosa di nuovo…

Dall’Asia torna un nuovo Dalla Valle, ma adesso cosa farà?

26.10.2023
5 min
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Anni fa c’era una pubblicità che recitava “Una telefonata può salvarti la vita”. Ciclisticamente lo stesso discorso può valere per una vittoria ed è quello che si augura Nicolas Dalla Valle, tornato dall’Asia con un bottino di punti non trascurabile e la speranza che la sua avventura su due ruote nel mondo del professionismo possa andare avanti.

La vittoria alla quarta tappa del Tour of Hainan, un successo rincorso tutto l’anno (foto Instagram)
La vittoria alla quarta tappa del Tour of Hainan, un successo rincorso tutto l’anno (foto Instagram)

E’ stato un anno sulle montagne russe, quello vissuto dal corridore della Corratec, con tante gare disputate (66), il suo primo Giro d’Italia, ma quel traguardo che non sembrava voler mai arrivare, fino al Tour of Hainan, a quello sprint vincente che ha rasserenato il suo tumultuoso animo. Dalla Valle non ha ancora un contratto per il prossimo anno, il tempo scorre e ogni giorno senza che quel “famoso” telefono squilli (magari anche solo per un messaggio WhatsApp) accresce i dubbi, ma almeno Nicolas, o meglio chi lavora per lui, ha qualcosa di tangibile in mano da mettere sul piatto delle trattative.

«Effettivamente non è stato come lo scorso anno – ammette il ventiseienne di Cittadella – la prima parte dell’anno non ha portato grandi risultati, ma non mi preoccupavo perché era tutto finalizzato verso il Giro d’Italia. La corsa rosa non era semplice per il nostro che è un team piccolo, ma credo di aver dato qualcosa nell’arco delle tre settimane, anche se avrei voluto qualcosa di più. Ero comunque soddisfatto, ma poi sono andato in calando. Al Giro di Slovenia ero cotto e ci ho messo tempo a ritrovare la condizione, arrivata proprio in extremis».

Quest’anno il veneto ha esordito al Giro d’Italia, dove è anche giunto 5° a Salerno
Quest’anno il veneto ha esordito al Giro d’Italia, dove è anche giunto 5° a Salerno
Molti, anche fra coloro che affrontano un grande Giro per la prima volta, dicono che una corsa di tre settimane ti dà una gamba migliore, ma non è stato il tuo caso…

Un effetto è indubbio che ce l’abbia. Il Giro è stato l’apice della mia stagione, ma ci sono arrivato senza una preparazione specifica, ad esempio non ho fatto periodi di altura prima di esso. Alla fine ero contento proprio perché ero stato capace di finirlo, mi ha dato quella sicurezza che prima non avevo perché non sapevo come avrei reagito. E’ una base sulla quale lavorare, oggi saprei come gestirmi perché ho dimostrato di saper reggere i grandi carichi di lavoro e le tre settimane di gara continua.

La tua seconda parte di stagione è vissuta quasi tutta dall’altra parte del globo…

Ho iniziato con il Tour of Qinghai Lake a metà luglio, è una gara molto particolare: 8 giorni a oltre 2.500 metri di altitudine, una trasferta impegnativa. Non sono arrivati risultati eccezionali, ma ho ritrovato un buon feeling e mi accorgevo ogni giorno che passava che andavo sempre più forte. Due mesi dopo, al Taihu Lake era una corsa a tappe che univa vari circuiti, non è la mia formula di gara preferita perché non sono un velocista puro, ma mi adatto e alla fine è servita anche quella. Ad Hainan, dove ho ritrovato percorsi adatti alle mie caratteristiche, ho trovato la sintesi e il risultato è finalmente arrivato.

Dalla Valle con Roglic al Giro, commentato così su Instagram: «Lui Primoz, io ultimo»
Dalla Valle con Roglic al Giro, commentato così su Instagram: «Lui Primoz, io ultimo»
Che impressione hai tratto dopo un così lungo periodo in Cina, che cosa ti è rimasto impresso?

E’ un mondo completamente diverso dal nostro, dove regna una enorme fiscalità. Tutto pulito, tutto sempre nella norma, mai qualcosa fuori dalle righe. Alla lunga resti colpito, senti che manca qualcosa, che non c’è alcun tipo di flessibilità e io resto convinto che in certi casi possa aiutare. L’ordine prestabilito va bene, ma sempre con la lente del buon senso…

La trasferta asiatica è però importante per team come il vostro…

Direi fondamentale. Prima il calendario era ridotto per forza di cose, c’erano meno gare dove potersi esprimere, per portare a casa buoni risultati e soprattutto punti fondamentali anche per la stessa sussistenza del team. Ora invece ci sono blocchi di gare molto ricchi e intensi, che valgono la trasferta. Dove la trovi in Europa una gara a tappe di 8 giorni, che non sia del WorldTour?

La fila dei corridori Corratec in Cina, con un successo per Dalla Valle e Conti 5° nella generale (foto Instagram)
La fila dei corridori Corratec in Cina, con un successo per Dalla Valle e Conti 5° nella generale (foto Instagram)
Proprio le gare a tappe sembrano ormai il tuo teatro di gara principale, quest’anno le corse d’un giorno per te sono meno di una decina.

Le corse a tappe sono la mia dimensione ideale proprio per quel discorso di recupero e crescita giorno dopo giorno. Fisicamente sono corse dove ci sono più opportunità per emergere proprio per uno come me, veloce ma non specialista. In salita riesco spesso a tenere, quindi si profilano occasioni proficue quando gli sprinter puri rimangono attardati. Le gare d’un giorno mi piacciono, ma per certi versi sono più un terno al lotto.

E ora?

Ora spero che tutto il lavoro fatto porti qualche frutto. So che il mio procuratore ci sta lavorando, contatti ci sono e conto che entro un mese arrivi una risposta certa, anche perché il tempo scorre e c’è la nuova stagione da preparare. Io comunque mi farò trovare pronto per i primi ritiri, ovunque siano e con chiunque siano.

Quest’anno Dalla Valle ha corso per 66 giorni, conquistando 13 top 10 con il meglio arrivato alla fine
Quest’anno Dalla Valle ha corso per 66 giorni, conquistando 13 top 10 con il meglio arrivato alla fine
Qual è stato il momento più bello della stagione?

Non è semplice trovare una risposta, ma quando insegui a lungo una vittoria, soprattutto per chi non la raggiunge così spesso come i campionissimi attuali, se la raggiungi è qualcosa che ti resta dentro, nel profondo. A me comunque anche la chiusura del Giro ha regalato grandi sensazioni, perché era un traguardo affatto scontato alla vigilia.

Il ritorno di Valerio Conti, appena prima delle vacanze

17.10.2023
5 min
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Lo avevamo lasciato alla vigilia del campionato italiano, ma quello non era il vero Valerio Conti. Almeno non fisicamente, perché gli effetti della caduta rovinosa al Giro d’Italia si sentivano ancora. Terza tappa, esito infausto delle lastre: frattura del bacino. Un mese per riprendersi, ma con tanti problemi di postura, di efficienza della pedalata che solo il tempo ha potuto cancellare, insieme al suo lavoro guidato da osteopata e fisioterapista.

Ritroviamo il romano all’indomani del ritorno dal Tour of Hainan, dove ha portato a casa un importante quinto posto nella classifica generale che, proprio in base a quel che è successo quest’anno, assume un valore molto maggiore. Conti è tornato alla sua piena efficienza, quel corridore che non parte mai per ottenere un semplice piazzamento e che non nasconde mai le sue ambizioni.

«Sinceramente questi risultati me li aspettavo – esordisce – perché ho reagito bene dopo gli infortuni e uso il plurale appositamente perché non c’è stato solo l’incidente al Giro. Tanta gente si sarebbe arresa, ma sentivo che dovevo reagire, uscire dall’incubo, essere determinato. Ho visto che nelle gare di settembre andavo bene, finivo spesso vicino ai primi 10, ho capito che ero pronto».

Conti in gara ad Hainan, dove ha colto tre top 10 finendo quinto in classifica a 15″ da Sevilla (foto Facebook)
Conti in gara ad Hainan, dove ha colto tre Top 10 finendo quinto in classifica a 15″ da Sevilla (foto Facebook)
Che corsa hai trovato in Cina?

Per me è una corsa che si affermerà e che presto entrerà anche nel WorldTour. Organizzata benissimo, oltretutto dà una marea di punti Uci, quindi è vista con molta attenzione anche dalle squadre della massima serie. Non è durissima, ma fa tanto caldo che con l’umidità la rende davvero pesante. Era su 5 tappe, ma solamente due avevano davvero peso per la classifica.

Il risultato finale ti ha soddisfatto?

A posteriori direi che si poteva anche fare meglio, anche vincerla. Nella prima delle due tappe di salita ero nella fuga giusta, ma sono rimasto chiuso allo sprint. Nella seconda eravamo in 4 davanti a giocarci non solo la vittoria di tappa ma anche il Giro. E’ stato bravo Sevilla a rientrare su di noi, ma d’altronde non è un corridore che scopriamo oggi. Paradossalmente però sono proprio queste considerazioni che mi danno morale, significa che con un pizzico di fortuna in più si potevano fare davvero grandi cose.

Il secondo giorno il romano ha anche vestito la maglia di leader della classifica a punti (foto Facebook)
Il secondo giorno il romano ha anche vestito la maglia di leader della classifica a punti (foto Facebook)
Eri già stato in Cina?

Ci avevo corso 9 anni fa, quand’ero alla Lampre. Fu anzi allora che iniziò la moda delle corse asiatiche di fine stagione, utili per fare gruppo e anche per sgrezzare i più giovani. Hainan è un’isola bellissima, piena di turisti, con strade fantastiche, enormi e pulite. Poi devo dire che tutta la trasferta è stata davvero piacevole, si è formato un bel gruppo.

L’amarezza per com’è andata la stagione è quindi svanita?

In parte. Ho imparato che basta davvero un secondo per cambiare tutto: ero andato al Giro pieno d’ambizioni, con una condizione che non ricordo di avere mai avuto, ma tutto è svanito in un attimo. Ho imparato anche che l’aspetto morale spesso conta più di quello fisico, se non hai l’umore giusto non ti riprendi e alla fine molli. E’ la testa che fa la differenza, devi pensare che il periodo brutto presto finirà, ma questo non vale solo nel ciclismo, credo sia una regola valida per ogni lavoro.

Il Team Corratec al via in Cina, con Dalla Valle vincitore di una tappa e della classifica a punti (foto Instagram)
Il Team Corratec al via in Cina, con Dalla Valle vincitore di una tappa e della classifica a punti (foto Instagram)
Tu hai già il contratto per la prossima stagione, questo è stato un aiuto?

Sì, ma devo dire che la squadra mi è stata sempre vicina. Sembrerà strano, ma a dispetto di quanto è successo è l’anno nel quale mi sono divertito di più, mi sono sentito maggiormente a mio agio nel gruppo. Tanto è vero che se anche mi fosse arrivata un’offerta avrei rifiutato, perché questo è l’ambiente per me adesso.

La tua ripresa è purtroppo coincisa con la fine della stagione…

Lo so, infatti non starò fermo molto, voglio riprendere presto. Per fortuna chiudo la stagione non solo con un buon risultato, ma anche con la voglia di tornare subito in sella e questo credo sia utile per preparare la meglio il 2024.

Conti al Matteotti, chiuso con un 12° posto di buon auspicio per la trasferta
Conti al Matteotti, chiuso con un 12° posto di buon auspicio per la trasferta
Ti sei posto qualche obiettivo particolare?

Avrei detto il Giro d’Italia, ma non solo come termine di riscatto dopo quanto successo quest’anno. Per un corridore italiano la corsa rosa è il massimo, in me ha sempre suscitato un fascino particolare.

Che cosa ne dici della prossima edizione appena ufficializzata?

Era tanta l’attesa, sono anche andato appositamente alla presentazione. E’ un Giro durissimo, sin dalle sue primissime battute. Io credo che con una conformazione del genere i distacchi saranno ben distribuiti e nella terza settimana la situazione di classifica sarà già abbastanza chiara. Io chiaramente non ci guardo, ma devo dire che con quel disegno, occasioni per le fughe non mancheranno. Starà a me farmi trovare pronto e cercare di entrarci.

Tour of Guangxi: si comincia, fra tifosi e due espulsioni

11.10.2023
7 min
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BEIHAI – Prima un centro commerciale, poi l’hotel delle squadre. Il Tour of Guangxi comincia alla cinese, con tanti ragazzini pieni di domande e il vociare allegro. Siamo stati accolti con grandissimo calore e tanti sorrisi, ma la barriera della lingua finora è risultata difficilmente sormontabile. I pochi che parlano inglese diventano il bersaglio delle mille domande che il cervello annota a ogni passo. E poi c’è internet, chiuso rispetto al resto del mondo. La VPN che dovrebbe permetterci di aggirare il blocco in questo momento non funziona troppo regolarmente, speriamo si connetta per tempo. Google e tutti i social di Meta, compreso Whatsapp, in Cina non si aprono. E pare che negli ultimi mesi il governo abbia inasprito i filtri.

Anne Wu, assieme all’olandese Sjors Beukeboom, ha condotto la presentazione: una in cinese, l’altro in inglese
Anne Wu, assieme all’olandese Sjors Beukeboom, ha condotto la presentazione: una in cinese, l’altro in inglese

Tutti al Wanda Plaza

Il Wanda Plaza è un centro commerciale, probabilmente uno dei più grandi di questa città, piccola per essere cinese. Dai 26 milioni abbondanti di Shanghai, siamo arrivati a Beihai che ha 400.000 abitanti e si affaccia sul Mar Cinese Meridionale, davanti all’isola di Hainan su cui si è corso fino a pochi giorni fa.

Si comincia domani e i primi ad essere applauditi sono stati i tre corridori che si sono prestati oppure sono stati estratti per la partecipazione al bagno di folla. Tim Wellens che ha da poco vinto il Renewi Tour e di questa corsa colse la prima edizione. Elia Viviani, campione olimpico. E Jakub Mareczko, che in Cina ha vinto più di 30 corse, quest’anno ha fatto centro per due volte e magari spera con un colpo di coda di trovare la giusta ispirazione per la prossima stagione, dopo il 2023 di pochissime corse con la Alpecin-Deceuninck (appena 32 giorni di gara).

Dopo 4 anni di buio

Mentre scrutiamo fra gli sguardi delle ragazzine che dalla balconata riprendono tutto con i cellulari, pensiamo a quel senso di festa clamorosa che fu in Italia il ritorno alle gare dopo i 4 mesi di lockdown. Loro si accorgono che le guardiamo: prima salutano, poi si nascondono emozionate. Il Guangxi Tour mancava da quattro anni, comprensibile che per il pubblico sia qualcosa da esaltare, alimentare con risate e foto.

«Sono super felice di essere qui – dice Wellens –  ho tanti bei ricordi. Il percorso è più duro di quando vinsi, c’è una tappa molto impegnativa, per cui conterà avere ancora buone gambe. E’ comunque una prova WorldTour, nessuno è venuto per non fare sul serio. Mi piace sempre viaggiare verso parti di mondo che normalmente non frequentiamo. E’ passato tanto tempo dall’ultima volta che si è corso da queste parti, sono certo che per i tifosi sarà molto bello»

Maglie da firmare per Viviani, accolto come una star
Maglie da firmare per Viviani, accolto come una star

Un giorno per volta

Gli hanno regalato dei fiori e una collanina, che osserva lentamente. Poi gli hanno portato un mucchio di maglie da firmare. Elia Viviani ce lo aveva detto in una delle ultime interviste: la squadra ha deciso che, vista la sua condizione, venire qui gli farà bene. E così, se da un lato avrebbe preferito mandare la bici in vacanza, il veronese sa di avere la gamba vincente (il successo in Croazia è ancora fresco) e cercherà di battere il ferro ancora caldo.

«Ho già corso in Cina, al Tour of Beijing dove vinsi due tappe – racconta lasciando dopo ogni frase il tempo per la traduzione – però mai da questa parte. Sono uno sprinter, quindi ho delle ambizioni prima di chiudere la stagione. Una vittoria di tappa sarebbe molto importante, abbiamo diverse chance e domani ci sarà la prima. Meglio andare avanti giorno per giorno. Ci sono strade larghe, quindi si arriverà alle volate a grande velocità, ma con buona sicurezza. Le motivazioni a questo punto della stagione sono importanti e la mia è vincere di nuovo. Essere qui con una corsa dopo quattro anni è strano, pensando a quello che hanno vissuto e che noi seguivamo attraverso i media. Per loro è stato tutto più lungo, ma adesso vogliamo che i fan si divertano».

Lionel Marie, primo da sinistra, guida la nazionale cinese al debutto WorldTour
Lionel Marie, primo da sinistra, guida la nazionale cinese al debutto WorldTour

Marie e la nazionale

Il tempo di sentire Mareczko che ha raccontato la sua voglia di vincere, perché ha vinto in tutta la Cina però mai al Tour of Guangxi e nel centro commerciale è entrata la nazionale cinese guidata da Lionel Marie. Il francese, 57 anni, racconta di aver avuto i primi contatti con la Cina 12 anni fa e più di recente di aver fondato la continental China GLory. Dice che i suoi ragazzi non sanno cosa significhi andare a 60 all’ora per due ore. Racconta che dopo quattro anni di Covid c’è da ricostruire da zero.

Qualcuno sogna di diventare professionista, ma senza fretta perché un alto livello da queste parti equivale a un medio livello europeo. Lavorano per i punti della qualificazione olimpica e dice che con i suoi parla in inglese, perché il cinese è troppo complicato. La stessa parola ha almeno quattro diversi significati, impossibile per lui. Non lo dica a noi che siamo qui da appena due giorni…

Due corridori… espulsi

Poi dal centro commerciale, salendo sul pullman che da ieri ci trasporta seguendo gli orari che ogni giorno arrivano su WeChat (che sostituisce Whatsapp), arriviamo all’hotel delle squadre. Si parla di conferenza stampa, in realtà è un evento organizzato da Giant per la Jayco-AlUla. Tutti i corridori seduti e poi di colpo in piedi per posare con i tifosi. Quindi domande, domande con premi e alla fine anche una sfida virtuale fra i corridori presenti. E’ festa grande, genuina e semplice. Ma l’ingenuità non tragga in inganno, irriderli porta a conseguenze pesanti. Se ne sono accorti Thijssen e Mikhels della Intermarché-Wanty messi fuori corsa per aver simulato gli occhi a mandorla in un video social. La rivolta sui social cinesi ha costretto la squadra a fermarli.

Domani comincia il Guangxi Tour, corsa di sei tappe che chiude la stagione 2023. L’arrivo della prima tappa è previsto per le 14,30 ora locale: le 8,30 in Italia. La vivremo con la curiosità della prima volta in Cina e raccontando dei suoi protagonisti. Sperando che la connessione in qualche modo anche stasera decida di funzionare. Sono le 18 adesso che chiudiamo il pezzo, ci sono due ore per cercare di metterlo nel sito.