SuperSix Evo fra cross e gravel: trovate le differenze

29.03.2022
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Cannondale è una delle pochissime aziende a proporre lo stesso framekit (SuperSix) con una doppia configurazione e vocazione. Questi due fattori sono decisivi per categorizzare la bicicletta, per capirne il carattere, le performance e contestualizzare il prodotto nel suo ambiente ideale. La componentistica cambia il mezzo? Di sicuro, ma i feedback sono tutt’altro che banali e meritano di essere approfonditi.

Evo CX, quella per il cross

L’abbiamo provata a fondo nel corso dei mesi di dicembre e gennaio, non di rado l’abbiamo portata a gareggiare sui campi di ciclocross. Si tratta di una bicicletta eccellente sotto tanti punti di vista, che potrebbe ulteriormente migliorare alcune sue caratteristiche con un allestimento maggiormente race. E’ comunque leggera, grazie ad un telaio e ad una forcella che, anche senza il carbonio HM, fanno segnare dei valori di peso molto interessanti. E’ reattiva e davvero agile, tutte caratteristiche apprezzabili nel fango e non solo.

Silvia Persico in azione ai tricolori di ciclocross, che ha vinto con la versione CX
Silvia Persico in azione ai tricolori di ciclocross, che ha vinto con la versione CX

Allestimento e dettagli

La componentistica parte dalla trasmissione Sram Force 1×11 con guarnitura Cannondale in alluminio, cockpit Cannondale in lega e sella Fabric. Le ruote hanno i cerchi DTSwiss in alluminio, ma con mozzi Formula. Le gomme sono Vittoria da 33.

Abbiamo rilevato un valore alla bilancia di 8,3 chilogrammi: poco per essere una bici da cx e semplice da alleggerire (anche senza svenarsi). La ruota posteriore ha una campanatura specifica per questa piattaforma, spostata di 6 millimetri rispetto alle ruote e raggiature standard (comune anche alla SE). Montare una ruota tradizionale è possibile, ma risulterebbe completamente disassata rispetto al tubo del piantone. Inoltre è una delle bici da ciclocross che dà il via in maniera ufficiale alla “grande spaziatura” tra tubi (del carro e della forcella) e pneumatici. Il suo prezzo di listino attuale si attesta a 4.499 euro.

La SE per il gravel

E’ quella destinata al gravel e permetteteci la considerazione: “gravel racing” senza dubbi. Lo dicono il telaio, il design e lo shape delle tubazioni, così come le taglie e le geometrie. Rispetto alla sorella CX, cambia completamente l’allestimento e così anche le prestazioni una volta messa in carreggiata, su asfalto, oppure offroad. La doppia corona davanti e tutto il comparto ruote fanno una grande differenza.

La SE, l’abbiamo portata anche sui campi gara
La SE, l’abbiamo portata anche sui campi gara

La componentistica della Evo SE

La trasmissione è Sram, modello Rival AXS a 12 rapporti con doppia corona anteriore. In molte situazioni, proprio la doppia corona gli permette di essere al pari di una bici endurance e considerando la bontà complessiva del prodotto, anche superiore e più versatile. Ha il 46-33 davanti (40 denti invece per la corona della CX) e un pacco pignoni a 12 speed 10-36, una soluzione che permette di andare quasi ovunque e gestendo lo sforzo.

Molto buono l’abbinamento ruote/pneumatici (DT Swiss 1600 Spline tubeless ready e gomme Vittoria Terreno Dry TNT da 40), decisamente scorrevole, sostanzioso ed affidabile, adatto anche ai contesti ambientali esigenti. Come per la versione CX, è possibile montare coperture fino a 45 millimetri di sezione, senza sacrificare la luce di passaggio della ruota. La sella è la Prologo Dimension 143, piuttosto corsaiola. Il prezzo di listino è di 4.999 euro e abbiamo rilevato un peso di 8,7 chilogrammi.

Confronto e feedback

Riteniamo la Cannondale SuperSix Evo in entrambe le versioni, una bicicletta da gara e a tratti una buona bici road che veste i panni off-road. E’ ovvio che le quote geometriche, in particolare l’apertura frontale, fanno una grossa differenza nella guida, ma è pur vero che questa bicicletta invita a spingere, a guidare ed essere veloci anche sullo sterrato. Il binomio tra l’angolo dello sterzo e l’off-set pronunciato della forcella, sono un vantaggio che porta tanta stabilità e sicurezza nelle fasi di guida aggressiva. In velocità e sullo sconnesso le gomme fanno la differenza.

Cannondale SuperSix EVO SE
Cannondale SuperSix EVO SE

Gomme da 40 e DNA race

Può sembrare un’affermazione banale, ma che porta a fare delle considerazioni ad ampio spettro. Questa Cannondale è una bici aggressiva e talvolta una gomma da 33 (quella specifica per il ciclocross) può diventare un limite. Bisogna essere abituati ai colpi che si prendono nella disciplina del cx, saper gestire le pressioni basse dei tubolari e dei tubeless è necessario capire lo scivolamento della bici sul viscido.

La gomma da 40 in dotazione alla versione SE può essere un vantaggio, perché ha un potere ammortizzante maggiore ed ha un range di personalizzazione maggiore, rispetto ad una da 33. Inoltre aggiunge quella dose di comfort; quando si dice che il “comfort va a favore della performance”. E poi le ruote DT Swiss con mozzi Spline, se pur in alluminio, sono valide e molto versatili. La gomma panciuta aiuta quando si è veloci e la trasmissione della SE aiuta a prendere velocità.

Doppia davanti, buona per tutto

Con tutta probabilità la SE diventa utilizzabile e gratificante su strada (con le gomme adeguate), nel ciclocross (con gli pneumatici adatti) e ovviamente nel gravel. Una versatilità che è merito anche della trasmissione. Abbiamo portato la SE nei tre diversi ambienti, sì anche nel ciclocross.

Il plateau da 46 non è semplice da tirare nei tracciati duri, ma i 12 rapporti aiutano e non poco, così come lo “scarico” di una corona da 33. Si può sfruttare molto bene una linea catena di buon livello, soprattutto per i rapporti centrali. In molti casi si può sfruttare solo la deragliata, risparmiando le cambiate del retrotreno. Non è da sottovalutare, considerando quanto in fretta si consumano i pignoni con l’utilizzo sullo sterrato.

In conclusione

Al di là delle preferenze soggettive e legate ad un utilizzo specifico, la SE è una sorta di bici che va bene per fare tutto, facendolo bene. Questa sua caratteristica conferma che la piattaforma SuperSix Evo di Cannondale è azzeccata e diventa un riferimento per chi vuole una bici race e non si vuole distaccare in maniera eccessiva dal segmento road. Anche i due prezzi di listino, molto vicini tra loro, danno modo di discutere ed argomentare a 360° le diverse scelte, fatte in base alla volontà di utilizzo e pieno sfruttamento delle potenzialità della bicicletta.

cannondale

Venturelli, dal ciclocross alla strada vestendo sempre l’azzurro

29.03.2022
5 min
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C’è un singolare parallelismo che coinvolge le nostre due maggiori speranze del ciclocross femminile italiano, protagoniste di podi a ripetizione nelle gare internazionali invernali: mentre Valentina Corvi sta continuando la sua collezione nella mountain bike, Federica Venturelli si è già messa in luce su strada, al punto da essere convocata già in nazionale per la Gand-Wevelgem, prima uscita assoluta del gruppo juniores e non va dimenticato che parliamo di una primo anno, cosa che lei tiene spesso a sottolineare.

La cosa che colpisce sempre parlando con la ragazza del Gs Gauss è la sua estrema consapevolezza delle sue qualità. Ci vengono alla mente le parole di Guerciotti all’indomani del suo ingaggio nel team di ciclocross. «Sono rimasto strabiliato – disse Alessandro – vedendo i risultati di questa ragazza fra le allieve, vince in ogni disciplina, qualcosa che in Italia è inusuale». Nel ciclocross ha già fatto vedere molto, ora anche su strada sta evidenziando il suo talento: «Avevo un po’ paura del passaggio di categoria, invece mi sono subito abituata, forse anche perché finora ho fatto solo gare juniores e non Open, ma già ho visto che il chilometraggio influisce non poco».

Azzurre Gent 2022
Le azzurre della Gand-Wevelgem: Casagranda, Ciabocco, De Grandis, Pellegrini, Segato e Venturelli
Azzurre Gent 2022
Le azzurre della Gand-Wevelgem: Casagranda, Ciabocco, De Grandis, Pellegrini, Segato e Venturelli
A tal proposito, considerando il passaggio da allieva a junior, è cambiata la tua preparazione?

Un po’ sì, soprattutto si sono allungate le distanze, almeno una ventina di chilometri in più per i lavori lunghi e dovrò allungare ancora. Finora ho affrontato gare fino a 80 chilometri ma so che, quantomeno nella seconda parte di stagione, si arriverà anche a 100.

Sei soddisfatta di questo inizio di stagione su strada?

Sì, considerando il fatto che non sono sicuramente al mio massimo. Nelle prime gare sono però riuscita a rimanere sempre con le prime e anche se non sono andata a podio credo di essermi espressa in maniera soddisfacente.

Risultati tali da farti subito indossare la maglia azzurra anche su strada. Com’è stata la tua prima uscita alla Gand-Wevelgem?

E’ stata sicuramente un’esperienza utilissima, ho imparato tante cose. Quando gareggi in Belgio ti trovi a fare i conti con gare molto diverse da quelle a cui siamo abituate, con andatura sempre molto alta e in stradine strette, dove devi essere sempre davanti. Mi aspettavo di trovare vento, invece no e questo ha un po’ penalizzato il nostro compito.

Venturelli 2022
Federica Venturelli, questa volta in azione su strada
Venturelli 2022
Federica Venturelli, questa volta in azione su strada
In che misura?

Se si guarda bene la gara, noi siamo state le uniche a gareggiare davvero di squadra, le altre correvano un po’ ognuna per sé. Noi però eravamo tutte atlete forti in salita, ma non adatte a una volata di gruppo, non avevamo una compagna così forte per quella soluzione, soprattutto considerando che la volata era sul pavé. Ci aspettavamo un’altra gara. Però quel che mi è piaciuto è il gruppo che si è subito creato fra noi ragazze.

Queste tue prime uscite su strada confermano comunque la tua poliedricità. Tra tante discipline qual è la tua preferita?

E’ difficile scegliere. Quella che mi fa divertire di più è il ciclocross, anche perché è la più soggetta al clima, che influisce molto sul tipo di gara che si andrà ad affrontare, ma se devo dire ogni specialità ha un suo fascino: le cronometro mi attirano perché sono una sfida contro se stessi, la pista perché mi piace gareggiare per un obiettivo comune come avviene nel quartetto dell’inseguimento, la strada perché propone sempre qualcosa di nuovo da imparare. Molti mi chiedono di scegliere ma io per ora non ho intenzione di farlo, voglio continuare a imparare e scoprire.

Venturelli strada 2022
La Venturelli si è subito guadagnata la selezione azzurra finendo ottava al Piccolo Binda
Venturelli strada 2022
La Venturelli si è subito guadagnata la selezione azzurra finendo ottava al Piccolo Binda
In squadra sono favorevoli al tuo impegno invernale nel ciclocross?

Sì, sanno che per me è vitale. Io ho bisogno di avere sempre obiettivi a breve scadenza, senza il ciclocross ci sarebbero troppi mesi di inattività dedicati solo all’allenamento e non sarebbero utili per me psicologicamente. Così rimango allenata e soprattutto concentrata, a me serve molto lo spirito di competizione perché mi dà stimoli.

In questo modo però non hai soste e questo può pesare anche sulla scuola…

No, riesco a conciliare bene le cose, intanto perché la scuola mi piace, frequento il Liceo Scientifico a Cremona e non mi pesa. Riesco a organizzarmi bene, ora magari è un po’ più dura perché gli allenamenti su strada richiedono più tempo che il ciclocross, ma poi verrà l’estate quando sarò più libera, quindi va bene così.

Venturelli tricolore 2019
La cremonese è stata tricolore esordienti 2° anno e Allieve 2° anno
Venturelli tricolore 2019
La cremonese è stata tricolore esordienti 2° anno e Allieve 2° anno
Ti vedremo anche su pista?

Sicuramente, sono già stata precettata per la nazionale di categoria, spero di avere le mie chance sia nell’inseguimento a squadre che in quello individuale.

Quali obiettivi ti poni?

Io non dimentico di essere appena approdata a questa categoria e quindi il mio proposito è fare esperienze e valutare le mie avversarie, imparare tutto quello che posso per poi raccogliere i frutti il prossimo anno. Intanto spero di far bene per restare in nazionale, mi piacerebbe guadagnarmi una maglia per una gara titolata, ma ripeto, io guardo già molto più lontano…

CXR 1: le ruote super performanti di Giant

10.03.2022
3 min
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Le ruote Giant CXR 1 sono il compromesso giusto per essere competitivi su tutti i terreni e su ogni percorso. Sulle lunghe strade sterrate e nei sentieri impervi e fangosi, le CXR 1 sono quel che serve per essere sempre competitivi. Le ruote CXR 1 sono state introdotte sulle bici Giant nel 2014, prima nella gamma da ciclocross e successivamente in quella gravel.

Grazie alla loro ottima rigidità ed al peso contenuto le ruote XR 1 sono adatte a tutti i terreni
Grazie alla loro ottima rigidità ed al peso contenuto le ruote XR 1 sono adatte a tutti i terreni

Leggere e performanti

Le ruote CXR 1 sono costruite con una lavorazione della fibra di carbonio che permette di ottenere una struttura robusta ed allo stesso tempo leggera. Il peso è infatti di 1.398 grammi. Inoltre, la ruota è costruita con un posizionamento della fibra di carbonio che rinforza i punti cruciali. 

La larghezza del cerchio è di 25 mm e questo dettaglio permette alle ruote CXR 1 di avere un’ampia gamma di vestibilità per quanto riguarda i copertoni. Per quanto riguarda quelli da strada la misura può variare tra i 28 ed i 32 mm, mentre quelli da gravel tra i 40 e di 50 mm.

La tecnologia hookless rende la ruota più resistente agli urti tipici del fuoristrada
La tecnologia hookless rende la ruota più resistente agli urti tipici del fuoristrada

I dettagli

Il design hookless del cerchio aumenta la resistenza alla pressione e permette al copertone di assumere una forma più tonda. Ciò ne aumenta la porzione di asfalto coperta e garantisce un miglior supporto laterale a beneficio della stabilità in curva. 

Il mozzo DT 350 a 54 denti offre un apporto quasi istantaneo per una trasmissione di potenza immediata anche sulle salite più tecniche
Il mozzo DT 350 a 54 denti offre un apporto quasi istantaneo per la trasmissione di potenza

Un’altra innovazione delle ruote CXR 1 è l’introduzione della tecnologia DBL (Dynamic Balanced Lacing), che consiste in un procedimento che assicura la tensione ottimale dei raggi durante la pedalata. Il risultato non è solo una maggiore efficienza nel rotolamento ma anche migliori performance e rigidità in fase di frenata.

Giant

De Pretto, la prima vittoria da under 23 cambia il morale

09.03.2022
3 min
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Davide De Pretto ha la voce decisa di chi ha già bene in testa quali sono i suoi obiettivi e ha già tracciato la strada per raggiungerli. Il primo anno da under 23 lo ha corso con la maglia Beltrami TSA Tre Colli, mentre quest’anno si è accasato alla Zalf Euromobil Desirée Fior. “Accasarsi” è forse il termine giusto se si considera che Davide abita a Piovene di Rocchette, nel cuore del territorio contraddistinto dai colori della Zalf. 

De Pretto ha corso la sua prima stagione da under 23 in maglia Beltrami, qui in maglia bianca al Giro del Veneto del 2021
De Pretto ha corso la sua prima stagione da U23 in maglia Beltrami, qui in maglia bianca al Giro del Veneto del 2021

Maggiore comodità

«Il cambio di squadra – inizia Davide – non è dovuto al fatto che non mi trovassi bene, ma da una questione prettamente logistica. Abitando lontano dalla squadra (Beltrami, ndr) mi allenavo sempre da solo e anche alle gare andavo sempre in solitaria. Ho preferito venire alla Zalf perché ho la possibilità di allenarmi quasi tutti i giorni con i compagni che abitano vicino a me: Cattelan, Raccani, Zurlo, Guerra, Faresin… Quando facciamo il lungo si uniscono a noi anche i ragazzi che vivono un po’ più lontano».

Durante i ritiri invernali Davide ha avuto modo di conoscere i compagni creando il feeling giusto, qui è il primo a destra (foto Scanferla)
Durante i ritiri invernali Davide ha avuto modo di conoscere i compagni creando il feeling giusto (foto Scanferla)

La prima vittoria

A Lucca, domenica 6 marzo, mentre prendeva il via la Parigi-Nizza, Davide De Pretto ha colto la sua prima vittoria tra gli under 23 al Memorial Mauro Dinucci (foto Scanferla in apertura). La seconda in stagione per la Zalf dopo quella firmata da Guzzo alla Firenze-Empoli.

«Ci voleva – esclama De Pretto – avevo proprio bisogno di una vittoria per iniziare la nuova avventura. Ora che mi sono tolto questo pensiero dalla testa mi sento più sollevato e pronto a lavorare senza troppi pensieri. Ho passato un buon inverno ed il lavoro con la squadra mi è servito molto. Abbiamo fatto ben tre ritiri e le sensazioni nei giorni scorsi erano buone, non mi aspettavo la vittoria. I miei obiettivi a breve termine erano, e rimangono, le gare internazionali: San Vendemiano, Piva e Belvedere».

Davide De Pretto ha corso fino al 2019 nel cross, conquistando per tre volte la maglia tricolore
Davide De Pretto ha corso fino al 2019 nel cross, conquistando per tre volte la maglia tricolore

Ciclocross ormai lontano

Davide De Pretto, negli anni fino alla categoria juniores, si è sempre messo in bella mostra anche nel fango. Il ciclocross è stata una disciplina nella quale si è contraddistinto in maniera positiva ottenendo ottimi risultati. Per il secondo anno di fila non ha inforcato la bici da ciclocross, verrebbe da chiedersi come mai.

«Con i diesse della Zalf non ne ho parlato – risponde – anche perché io stesso preferisco concentrarmi sulla strada. Voglio impegnarmi per ottenere buoni risultati anche qui, non so poi cosa farò il prossimo inverno».

Le stesse parole le aveva dette all’inizio della scorsa stagione. Questo suo continuo “rimandare” sembra nascondere una poca volontà di riprendere questa disciplina e ciò un po’ dispiace visto il grande talento e dall’altro fa pensare a quali grandi margini abbia su strada.

Loda 2022

Da pro’ ai ragazzi, le mille vite di Nicola Loda

28.02.2022
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Dopo ben 12 anni fra i professionisti, una carriera da prezioso gregario conclusa nel 2006, Nicola Loda si è rimesso in gioco senza mai lasciare la bici. Anzi, le sue attività sono andate moltiplicandosi, fino all’ultima, per alcuni versi la più importante perché gli dà modo di trasmettere la sua eredità, le sue esperienze ai più giovani. Da qualche tempo infatti il cinquantenne bresciano lo vediamo in giro per i campi da ciclocross, a trasmettere la sua passione ai più giovani.

Potrebbe sembrare strano, ma Loda è stato uno dei tanti stradisti che è venuto fuori proprio dall’attività sui prati. «Mi è sempre piaciuto – dice – lo facevo da ragazzo e ho ricominciato a farlo dopo come semplice appassionato, ma a dir la verità quando ho smesso mi sono dedicato al motocross e me la cavavo più che bene. Ho vinto due titoli regionali e sono stato terzo agli italiani, sempre fra gli amatori».

Poi hai smesso?

Non avrei voluto, ma quando ho fatto il conto delle fratture riportate, fra cui 4 costole e due volte al bacino per un totale di 11 ho capito che era arrivato il momento di dire basta e mettere la moto in garage… Ma mi è costato perché mi divertivo tanto. Io sono preparatore atletico e lavoravo con gente come Alessandro Botturi, Manuel Mondi, tutti corridori ai vertici del motocross italiano nell’enduro, mi divertivo con loro e spesso si sgassava per i circuiti.

Loda Motori 2005
La passione per i motori è di vecchia data: Loda ha anche vinto titoli regionali di motocross amatoriale
Loda Motori 2005
La passione per i motori è di vecchia data: Loda ha anche vinto titoli regionali di motocross amatoriale
Com’è nata la tua attività con i ragazzi?

Messa da parte la moto sono tornato a fare ciclocross, un paio di anni fa Paolo Zanesi del Team Piton mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto lavorare con i suoi ragazzi. Ho accettato volentieri perché mi è sempre piaciuto rimanere a contatto con i più giovani, provare a insegnare qualcosa di quello che ho imparato. Il rapporto con loro è stupendo, va ben al di là delle vittorie.

Perché?

Perché li vedo crescere piano piano, vedo che si temprano, che affrontano le gare con grinta come facevo io alla loro età. Quando c’è brutto tempo non si spaventano minimamente, anzi si mettono in gioco con ancora più entusiasmo. Poi, parallelamente, si instaura quel rapporto che li porta a confidarsi, a parlare di ciclismo ma anche di altro, a chiedermi consigli. Mi fanno tornare giovane…

Loda Fassa 2000
Nicola Loda è nato a Brescia il 27 luglio ’71. Pro’ dal ’94 al 2006, ha vinto 7 corse
Loda Fassa 2000
Nicola Loda è nato a Brescia il 27 luglio ’71. Pro’ dal ’94 al 2006, ha vinto 7 corse
Ti rivedi in loro?

Tantissimo, rivedo quello spirito che mi portò a gettarmi in questa attività. Spesso parlando cerco loro di far capire che cos’è il ciclismo, quanti sacrifici comporta, ma dico sempre loro che se uno scarso come me ha fatto 14 anni di professionismo, significa che davvero la strada è percorribile, se hai carattere.

Come vanno i tuoi ragazzi?

Direi che le nostre soddisfazioni ce le siamo prese. Arianna ed Elisa Bianchi (con lui nella foto d’apertura) hanno fatto prima e terza di categoria agli Assoluti, Baruzzi è giunto terzo, nel complesso quando conquisti 3 podi con 6 elementi a disposizione significa che hai lavorato bene e hai ottimo materiale fra le mani. Fra questi ragazzi ci sono i possibili atleti di domani, ma perché ciò avvenga non dipende solo dai risultati, è qualcosa che deve nascere da dentro.

Fanno solo ciclocross?

No, Baruzzi già corre su strada, io gli do qualche consiglio ma non voglio invadere il campo, ha una sua squadra e un suo preparatore per quello, però sa che ci sono. Elisa va in mtb. Rispetto ai miei tempi comunque riscontro che è vero che l’età per emergere si è abbassata, ma io vorrei che per loro il ciclismo mantenesse ancora quell’aspetto di gioco, di divertimento che è giusto per la loro età.

Loda Giovani 2022
Insegnare ai più giovani e nel frattempo divertirsi nelle Granfondo. La bici resta il trait union della sua vita
Loda Giovani 2022
Insegnare ai più giovani e nel frattempo divertirsi nelle Granfondo. La bici resta il trait union della sua vita
E’ diverso rispetto ai tempi tuoi?

Enormemente. Io a 16 anni uscivo e mi allenavo, sapevo se fare distanza o qualche lavoro specifico, ma andavamo a sensazione, ci si incontrava davanti al bar, si faceva sosta per un caffè… Ed era un bel gruppo: Velo, Zaina, Bontempi, tutta gente che ha vinto tanto. Oggi a 16 anni li vedi con il cardio al polso, senti che escono per fare tot minuti così e tot in quell’altra maniera, concentrati sugli allenamenti, dipendenti da tabelle, computer, numeri. Il divertimento dov’è?

Intanto la tua squadra di Granfondo va avanti…

Già, ecco un’altra passione. Quando ho smesso sono stato lontano anni dalla bici, poi però, lavorando alla Palestra Millennium, in tanti venivano da me sapendo il mio passato e mi chiedevano di allenarli. Il gruppo è andato aumentando e pedalando con loro mi è rivenuta la voglia. Alla fine il numero di tesserati per il Team Loda Millennium ha superato i 200… Di loro una trentina fanno le Granfondo agonisticamente, la maggior parte per divertirsi e visitare i posti.

Loda Belgrado 2021
In una gelida giornata a Sarajevo (BIH) Loda ha conquistato nel 2021 il titolo mondiale di Granfondo amatori
Loda Belgrado 2021
In una gelida giornata a Sarajevo (BIH) Loda ha conquistato nel 2021 il titolo mondiale di Granfondo amatori
E tu?

Non posso farci niente, io nella bici ho sempre visto qualcosa di agonistico. Non è che faccia nulla di particolare, mi tengo solo in forma e quando corro cerco di fare il meglio. Così sono arrivate vittorie e addirittura un titolo mondiale di categoria, a Sarajevo. Ma ve lo immaginate Nicola Loda campione del mondo?

Raccontaci…

Era stata una gara mica da ridere, 2.500 metri di dislivello, pioggia e freddo e il bello è che vedevo tanta gente in gara con pantaloncini…. Per fortuna tolsero un giro per il maltempo, a un certo punto si è messo anche a nevicare.

E ora?

Si va avanti, qualche gara alla domenica, dove spesso capita di incontrare i vecchi amici. Poi ci sono i ragazzi. Spesso mi chiedono di quando correvo, del mio passato e io spiego loro che, prima ancora che le tabelle, conta la vita sociale, il fare gruppo, i successi ho imparato che nascono da lì. Ma sapete quand’è che li vedo davvero sorridere? Quando dico loro che dopo le gare, tornando a casa, ci fermiamo da McDonald’s…

Cross, strada e MTB: Pidcock sull’asse di equilibrio

21.02.2022
4 min
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Sul traguardo dei mondiali di cross di Fayetteville, Tom Pidcock c’è passato come Superman e per fortuna non ha trovato un giudice zelante che l’ha squalificato per la posizione irregolare. Sul cross per fortuna brilla la goliardìa del fuoristrada e in America certe cose piacciono parecchio: il povero giudice lo avrebbero passato per le armi.

Campione del mondo di cross, juniores ed elite. Vincitore della Roubaix juniores e U23. Vincitore del Giro d’Italia U23. Campione olimpico di mountain bike. Primo nella Freccia del Brabante e secondo all’Amstel nel primo anno da pro’.

Mondiali Pidcock 2022
Pidcock plana sul traguardo: è il suo 6° oro mondiale tra cross, mtb e strada
Mondiali Pidcock 2022
Pidcock plana sul traguardo: è il suo 6° oro mondiale tra cross, mtb e strada

Amore cross

In nome del cross, Pidcock ha vissuto un inverno da nomade. La famiglia nel Nord del Regno Unito e la residenza ad Andorra, ha trascorso le vacanze di Natale in Belgio, raggiunto dai familiari. E la notte del 31 dicembre, è andato a letto presto, dato che l’indomani avrebbe corso a Baal.

Ma ora che la stagione su strada lo richiama all’ordine e che non tornerà in Gran Bretagna prima di ottobre, il britannico del Team Ineos Grenadiers ha iniziato a collegare i vari puntini della sua carriera.

«Ho bisogno del cross – dice – per avere obiettivi vicini e per la mia impazienza di raggiungerli rapidamente. Troverei insopportabile allenarmi tutto l’inverno pensando alla stagione su strada. Allo stesso tempo, bisogna usare la testa. I brevi sforzi del cross sono sicuramente utili in prospettiva delle classiche, perché si raggiungono intensità altissime, ma il pericolo è di fare troppo. La strada e i lavori necessari per avere la giusta base devi comunque considerarli. Serve pianificazione. Per questo mi limito a 11-12 gare di ciclocross durante il mio inverno».

In azione a Namur, dove Pidcock ha chiuso secondo dietro Vanthourenhout
In aziona a Namur, dove Pidcock ha chiuso secondo dietro Vanthourenhout

Impazienza e raziocinio

L’impazienza è una molla particolare. Da un lato si sposa con la fretta di arrivare dei talenti più giovani come Evenepoel e Pogacar (lo sloveno è del 1998, Pidcock del 1999, Remco del 2000), dall’altra è evidente come nella squadra britannica facciano di tutto perché Tom non bruci le tappe.

«Almeno fino alle Olimpiadi del 2024 – dice – andrò avanti anche con la mountain bike. Voglio difendere il mio titolo a Parigi e partecipare anche alla prova su strada. La mia grande ambizione è diventare campione del mondo in tutte e tre le discipline, il che significa che c’è molto lavoro da fare! Vincere da giovani è più facile che vincere coi grandi. Durante la scorsa stagione, la prima da professionista, ho dovuto abituarmi a questa idea, sia nel cross che su strada. Ho avuto molti problemi a lottare per il secondo posto e mi è servito per fare il cambio di mentalità. Mi ci è voluto un po’ per capire che anche i migliori corridori non vincono tutto».

All’Algarve un debutto sotto tono per Pidcock (76° nella crono) che si è ritirato nell’ultima tappa
All’Algarve un debutto sotto tono per Pidcock (76° nella crono) che si è ritirato nell’ultima tappa

I Giri fra due anni

Per questo, l’asticella resta a un’altezza ragionevole. Pur avendo vinto il Giro d’Italia U23 nel 2020 con grande facilità, Pidcock sta alla larga da tentativi prematuri.

«Un giorno mi piacerebbe dedicarmi a un grande Giro – dice – e muovermi verso questo obiettivo con allenamenti in quota sul Teide, lavori sulla potenza inseriti in un simile quadro, ma per ora è presto. Non vogliamo saltare nessun passaggio nel mio processo di sviluppo. La classifica generale di un Giro può diventare un obiettivo fra due o tre stagioni, quando avrò 25 o 26 anni. Per ora punto sulle classiche, al modo di correrle in quella maniera spettacolare che sta piacendo così tanto alla gente. Ma non è escluso che pensi di tanto in tanto a corse di una settimana».

Ceolin 2022

Federico Ceolin, orgoglioso di essere un esempio

10.02.2022
4 min
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La curiosità è tanta, inutile negarlo, perché non capita spesso che un ragazzo venga preso di sana pianta da un altro settore e portato alla strada ma senza cambiargli le strategie per il futuro, senza dire «il ciclocross non lo fai più, ora pensa solo a correre su strada». Con Federico Ceolin il ragionamento che la Beltrami TSA-Tre Colli ha posto in essere è più profondo: provare a sviluppare il talento del ragazzo su più fronti, come ormai è consuetudine all’estero, nei Paesi dove sfornano campioni a getto continuo.

Federico è conscio di avere su di sé molta attenzione e si sta preparando per questo, ma ci tiene a sottolineare che il ciclismo su strada non gli è totalmente sconosciuto: «Da juniores ho fatto un po’ di esperienza alla Libertas Scorzé: avevo sempre il ciclocross come riferimento, d’estate correvo più in Mtb ma qualche prova su strada l’ho fatta, anche a livello di gara. E’ chiaramente poco, ma mi è rimasto dentro qualche fondamentale che mi sarà certamente utile».

Ceolin Ciclocross 2019
Ceolin è nato a Portogruaro (VE) il 27 ottobre 2000. E’ stato azzurro ai Mondiali 2018 ed Europei 2020
Ceolin Ciclocross 2019
Ceolin è nato a Portogruaro (VE) il 27 ottobre 2000. E’ stato azzurro ai Mondiali 2018 ed Europei 2020
Alla Beltrami sono stati chiari: strada e ciclocross andranno di pari passo…

E’ questo concetto che mi ha convinto, non posso negare che per me il ciclocross viene prima di tutto ma la strada “è” il ciclismo, quando capita un’opportunità del genere non puoi dire di no. Ci vorrà tempo, ci vorrà rodaggio, ci vorrà applicazione ma ce la metterò tutta.

Hai già avuto modo di “assaggiare” il nuovo team e la nuova realtà?

Poco purtroppo, il Covid mi ha fermato per quasi un mese. Ho fatto un ritrovo di 3 giorni più che altro per conoscere il gruppo, ma aspetto con ansia il primo ritiro al quale potrò prendere parte, da sabato a Riotorto in Toscana, lì si stabilirà anche il programma delle gare. Vorrei cominciare subito, ma chiaramente alle prime gare andranno quelli più in forma e che vanno più forte.

Come giudichi la tua stagione di ciclocross?

Avrei voluto chiuderla con i Tricolori, puntavo a un piazzamento sul podio e stavo andando forte, avevo vinto solamente due settimane prima, ma il Covid ha vanificato tutto. Ero già stato in quarantena fiduciaria per mio padre, poi sono risultato positivo asintomatico e rimasto fermo due settimane. E’ stata dura poi ripartire, pian piano però il fisico ha cominciato a rispondere e ora sto tornando ai miei livelli.

Ceolin Lurago 2021
L’ultima vittoria di Ceolin risale al 27 dicembre scorso, al Cross della Vigilia di Lurago (foto Instagram)
Ceolin Lurago 2021
L’ultima vittoria di Ceolin risale al 27 dicembre scorso, al Cross della Vigilia di Lurago (foto Instagram)
Parlando di te, Pontoni ha detto che hai dalla tua una grande potenza, ma soffri un po’ per cali di concentrazione…

Non andrei mai contro l’esperienza del cittì, le sue parole sono sempre dettate dalla saggezza. Probabilmente faccio fatica a risollevarmi da momenti difficili ed eventi sfortunati, in quei frangenti è difficile rimanere concentrati, sicuramente la testa fa tanto. So che si poteva raccogliere di più nella stagione appena conclusa, ma devo guardare avanti.

E’ pur vero però che ti considera sempre un possibile azzurro.

Con Pontoni c’è sempre stata sincerità e grande fiducia, poi le convocazioni bisogna guadagnarsele, so che è tutto nelle mie mani.

Potresti essere un esempio, l’idea che la Beltrami ha avuto nei tuoi confronti potrebbe essere sfruttata da altri.

Lo so e credo che sia esattamente quello che manca all’Italia, al nostro movimento in paragone all’estero. Guardate Van Der Poel o Van Aert, per me sono grandissimi campioni anche perché hanno dietro una struttura che li accompagna dodici mesi l’anno, a prescindere dalla disciplina che praticano. Se anche da noi si potrà fare lo stesso, se i corridori potranno gareggiare d’inverno e d’estate sempre con la stessa maglia, crescere sarà più semplice. Il progetto mi ha subito entusiasmato e mi rende molto orgoglioso.

Ceolin Beltrami 2022
Ceolin con la divisa da allenamento Beltrami: quella da corsa arriverà in ritiro
Ceolin Beltrami 2022
Ceolin con la divisa da allenamento Beltrami: quella da corsa arriverà in ritiro
Tu vieni dal ciclocross e dovrai adattarti alla strada: è più facile questo passaggio o quello inverso?

Sicuramente il mio. Per gareggiare nel ciclocross e poter emergere serve una base tecnica, una capacità di guida che puoi acquisire solo da giovanissimo, per attivare quegli automatismi necessari, Arrivarci da junior o Under 23 è più difficile. Approdando alla strada le differenze sono più dettate dal ritmo di gara, dalla lunghezza passando da una a 4-5 ore di competizione. Non dimentichiamo poi che anche i biker fanno tanta strada, soprattutto in allenamento.

Una delle difficoltà più segnalate è il riuscire a stare in gruppo.

Certamente non è semplice, lì spero mi verranno in aiuto le reminiscenze da junior. C’è comunque tanto da imparare: tempo ce n’è ma neanche tanto, considerando che sono all’ultimo anno U23 e sono già in una fase nella quale bisogna far vedere di che pasta si è fatti, se si vuole strappare un contratto da pro’. Bisogna darsi da fare…

Arzuffi strada 2021

Abbiamo ritrovato la Arzuffi, più carica che mai

09.02.2022
4 min
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Nelle ultime settimane, con Eva Lechner e Silvia Persico a centrare la Top 10 in Coppa del Mondo e quest’ultima arrivare fino al podio iridato, abbiamo un po’ perso le tracce di Alice Maria Arzuffi. Il campionato italiano di ciclocross, nel quale era la detentrice della maglia tricolore, è stato l’ultimo capitolo della sua stagione, poi non si è vista più. In sede di consuntivo, Luca Bramati l’ha riportata in superficie e allora ci siamo chiesti che fine avesse fatto mentre le compagne della FAS Airport Service affrontavano gli ultimi, più importanti momenti della stagione sui prati.

Alice ci risponde dalla Spagna, dove sta svolgendo il ritiro prestagionale della Valcar Travel & Service, ma quella che sentiamo è una Arzuffi nuova, carica di aspettative per la stagione su strada come non accadeva in passato, anche se chiaramente bisogna partire dall’inverno: «Ho staccato la spina subito dopo il tricolore. Ho parlato con il cittì Pontoni, mi ha detto che gli Italiani erano una discriminante per la convocazione per i mondiali e allora d’accordo con la società ho deciso di chiudere prima rispetto al solito, in modo da iniziare in anticipo la preparazione su strada e arrivare a una miglior condizione per gli appuntamenti primaverili».

Arzuffi Europei 2021
La Arzuffi agli Europei di Col du Vam chiusi all’8° posto, nel momento migliore della stagione
Arzuffi Europei 2021
La Arzuffi agli Europei di Col du Vam chiusi all’8° posto, nel momento migliore della stagione
Dovendo fare un bilancio della tua stagione di ciclocross che cosa diresti?

E’ stata un’annata nel complesso positiva, ma certamente mi aspettavo qualche buon risultato in più. Il campionato italiano sapevo che doveva essere un crocevia, ma sono arrivata all’appuntamento un po’ debilitata dall’influenza e non ho potuto rendere quanto mi aspettavo. Io ho dato il massimo, volevo essere al picco della forma a gennaio ma non sono mai riuscita a toccare i vertici che volevo. Questo però mi ha dato una spinta ulteriore per le gare da qui in avanti.

Bramati, parlando della vostra prima stagione insieme, ha detto di avere scoperto una Arzuffi nuova, con la quale ha trovato un compromesso per lavorare bene pensando soprattutto al prossimo anno. Come sono i vostri rapporti?

Quando siamo partiti, avevamo ognuno dei pregiudizi sull’altro. Il fatto è che negli anni scorsi, quand’era commentatore alla Tv alcuni suoi giudizi non mi erano piaciuti e io non sono tipo da tenersi dentro il rospo… Siamo due del segno dello scorpione, così abbiamo avuto qualche discussione accesa e questo aveva lasciato strascichi. Pian piano però, lavorando insieme e smussando i nostri angoli, abbiamo trovato un modo per venirci incontro. D’altronde tecnicamente Luca ha un’esperienza enorme, ho imparato molto con lui.

Arzuffi tricolore 2021
Alice col tricolore indosso: ne ha vinti 4 da U23 e uno assoluto
Arzuffi tricolore 2021
Alice col tricolore indosso: ne ha vinti 4 da U23 e uno assoluto
Il fatto di far parte della stessa “casa madre”, come team di ciclocross e su strada, è un aiuto?

Decisamente. In questo modo il passaggio è praticamente indolore. Quando ho deciso di staccare prima, è stata una scelta che ho preso potendo avvalermi sia dell’appoggio del team di ciclocross che di quello della strada, fra le due parti c’è molta comunicazione e questo non può far che bene. Negli anni scorsi il passaggio era più difficile.

Sai che quest’anno ci si attende molto da te nella stagione su strada?

Sì, ma io per prima mi attendo molto, voglio togliermi qualche sassolino dalla scarpa… Non posso negare che in passato, la stagione su strada era vista più come una lunga tappa di preparazione verso l’inverno, per trovare il ritmo giusto per il ciclocross, ora invece voglio vedere che cosa sono capace di fare su strada senza pensare a quel che verrà quando si tornerà dall’altra parte. Ora corro su strada e sono concentrata solo su quello.

Arzuffi sci 2022
Una breve vacanza sugli sci prima di iniziare la preparazione su strada (foto Instagram)
Arzuffi sci 2022
Una breve vacanza sugli sci prima di iniziare la preparazione su strada (foto Instagram)
Quando si comincia?

Ormai mancano pochissimi giorni, dal 17 al 20 febbraio sarò già in gara alla Setmana Valenciana. Naturalmente non faccio pronostici, ma conto di avere qualche riscontro sul lavoro effettuato in vista di quello che sarà il primo obiettivo, il periodo delle classiche dove voglio far bene e ottenere qualcosa, perché sono gare che mi vanno particolarmente a genio.

Nel corso della stagione saresti disponibile a qualche chiamata per la nazionale di ciclocross? Pontoni ha detto di pensare a qualche gara su strada con il gruppo invernale…

Non credo che ne avrò bisogno. Il mio calendario comprende almeno 70 giorni di gara, credo siano già abbastanza per non mettere altra carne al fuoco. So già che nel mio programma ci saranno sicuramente il Giro d’Italia e molto probabilmente il Tour de France, facendosi i conti fra le due corse a tappe e le classiche, già si vede che il calendario è bello ricco. Se però ci sarà la proposta di fare qualche ritiro prestagionale, in relazione agli impegni su strada sono più che disponibile. Per me però quel che conta è arrivare all’inverno con qualcosa in mano, far vedere che so vincere anche qui.

Ceolin 2019

Ceolin, un crossista su strada. I consigli di Pontoni

04.02.2022
5 min
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Qualche giorno fa, parlando con Roberto Miodini, ci aveva colpito la sua scelta di portare nella Beltrami Tsa-Tre Colli Federico Ceolin: «E’ un crossista puro – aveva affermato il diesse – non un corridore che fa anche ciclocross». Una notizia che ne porta con sé anche un’altra, quella dell’interesse diretto del team verso il ciclocross, foriero di un suo futuro anche all’interno della specialità.

Per saperne di più non potevamo che rendere note queste parole al cittì della nazionale azzurra Daniele Pontoni, che conosce molto bene il ragazzo friulano e che è sicuramente molto interessato dai propositi del team. Abbiamo dovuto attendere il ritorno della nazionale azzurra da Fayetteville (invero un po’ ritardato dalle coincidenze dei voli) ma alla fine Pontoni, in procinto di prendersi una meritata breve vacanza dopo una stagione lunga e foriera di risultati positivi, ha dato le sue risposte.

Ceolin ciclocross 2021
Federico Ceolin è nato a Portogruaro (VE) il 27 ottobre 2000. E’ nel giro azzurro dal 2018
Ceolin ciclocross 2021
Federico Ceolin è nato a Portogruaro (VE) il 27 ottobre 2000. E’ nel giro azzurro dal 2018
Partiamo da Ceolin: che cosa ci puoi dire di lui?

E’ un ragazzo pieno di qualità, che deve crescere ancora tanto. Finora è andato un po’ a corrente alternata, soprattutto dal punto di vista della concentrazione. Durante la stagione alterna cose egregie ad altre un po’ sottotono e si capisce che non è una questione fisica, quanto proprio di testa.

Ti stupisce l’interesse della Beltrami TSA-Tre Colli nei suoi confronti?

No, perché anche se non ha mai fatto strada, è un ragazzo che ha già dimostrato quel che vale nel ciclocross. La nuova esperienza non potrà fargli che bene. Consideriamo che è un corridore molto giovane e queste novità potrebbero proprio limare quello che è stato finora un freno, portandolo a concentrarsi in maniera più continua verso la propria attività. L’importante è che sia convinto e non si senta costretto a farlo, deve avere la consapevolezza che può essere un’esperienza utile e positiva.

Tecnicamente che caratteristiche ha?

E’ un corridore molto potente. Forse in qualche frangente diventa un po’ troppo aggressivo nella guida, ha solo bisogno di un po’ più di concentrazione per controllare i tratti più difficili, ma sicuramente la potenza è un fattore a suo vantaggio e credo che questo possa emergere anche su strada.

Ceolin Giro d'Italia 2019
Il corridore veneto ha vinto due tappe al Giro d’Italia di ciclocross, vestendo la maglia rosa nel 2019
Ceolin Giro d'Italia 2019
Il corridore veneto ha vinto due tappe al Giro d’Italia di ciclocross, vestendo la maglia rosa nel 2019
Che cosa ne pensi dell’idea della Beltrami di approcciarsi al ciclocross? Il loro è un discorso che inverte una linea finora in voga di contrapporre le due specialità, ultimo caso quello relativo a Bryan Olivo…

Sono parole che mi fanno molto piacere. Io sono convinto che se lo fa un team, poi ce ne sarà un altro e un altro ancora e così via, è questo il discorso di cambiamento culturale al quale mi sono sempre riferito. Scopriranno che in questo mondo c’è qualcosa d’importante che viene a vantaggio di tutti, faccio un semplicissimo esempio: gareggiando d’inverno c’è la possibilità di dare molta più immagine agli sponsor spingendoli a investire di più…

Pensi di prendere contatto con loro?

Adesso mi prendo qualche giorno di pausa perché la stagione è stata lunga ed è giusto che mi dedichi alla famiglia. Entro fine mese però metteremo già in moto tutta la macchina per la stagione prossima e prenderò sicuramente contatto non solo con la Beltrami, ma anche con tante altre realtà.

L’idea di tenere attiva la nazionale di ciclocross anche nella stagione su strada è sempre viva?

Più che mai, stabiliremo una serie di date utili e di manifestazioni alle quali prendere parte, soprattutto dal mese di luglio in poi in modo da arrivare all’avvio della stagione sui prati già abbastanza rodati.

Ceolin Livenza 2019
La vittoria di Ceolin al Trofeo Città di Meduna di Livenza 2019 (foto Alessandro Billiani)
Ceolin Livenza 2019
La vittoria di Ceolin al Trofeo Città di Meduna di Livenza 2019 (foto Alessandro Billiani)
Facendo un bilancio della trasferta di Fayetteville, che cosa ti è rimasto?

Il fatto che sono tutti andati al di là dei propri limiti onorando al meglio non solo la maglia, ma anche chi per molti motivi non poteva essere lì. Alla fine erano tutti veramente contenti, è stata una trasferta più che positiva.

Sei d’accordo che il bronzo inaspettato della Persico sia nato dalla sua azione nella seconda tornata, quando Vos e Brand hanno fatto esplodere la corsa e lei è stata brava a tenere duro più delle avversarie?

Il suo capolavoro è cominciato da lì, nel secondo e terzo giro, quando ha visto che la Alvarado seguiva le avversarie e non si è data per vinta tenendola sempre nel mirino fino a riagguantarla. Quello americano era un percorso infido, si è visto che se perdevi una decina di secondi era poi quasi impossibile ricucire lo strappo, lei è stata brava a rimanere a poca distanza dall’olandese fino a riuscire a riprenderla. Il resto è stato consequenziale.

Arzeni dice che questa nuova Persico potrà fare molto bene su strada…

La conosce bene e io la penso esattamente come lui. Al di là della medaglia, io ho visto nel corso di tutta la stagione una sua maggiore consapevolezza, ora Silvia è un’atleta a 360°, che affronterà la stagione su strada con un nuovo entusiasmo, spero che riesca a cogliere le occasioni che certamente le si presenteranno, può vincere anche lì. Gareggiare su strada non può dare che vantaggi, se ne accorgerà anche Ceolin, ne sono sicuro.