Chantal Pegolo è nata il 20 febbraio 2007. Nel 2026 correrà nella Isolmant, poi dal 2027 sarà alla Lidl-Trek (foto Ossola)

Pegolo in “prestito” alla Isolmant con le indicazioni della Lidl-Trek

10.12.2025
5 min
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Cinque vittorie su strada, l’argento al mondiale in Rwanda, il bronzo all’europeo in Ardeche, quattro medaglie complessive in pista con la maglia azzurra, compresi il titolo continentale nella corsa a punti e quello iridato nell’eliminazione. Nel mosaico di Chantal Pegolo mancavano un paio di tessere per completare una grande stagione (in apertura foto Ossola). Ed eccole qua. Ad ottobre la diciottenne di Pasiano di Pordenone è entrata nelle Fiamme Azzurre e due settimane fa è stato ufficializzato il passaggio alla Isolmant-Premac-Vittoria in attesa di approdare alla Lidl-Trek dal 2027.

L’ingresso nel gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria era nell’aria e Pegolo lo ha fatto in compagnia di Anita Baima e Linda Sanarini, sue compagne di nazionale in pista e su strada. Sembrava fatto anche il trasferimento in una continental italiana prima di andare nel team WorldTour statunitense. Le voci di radio-mercato la volevano alla BePink (dove andrà anche Sanarini con ogni probabilità), ma all’ultimo l’accordo è stato trovato con la formazione guidata da Giovanni Fidanza. E proprio a lui abbiamo chiesto come sarà gestito il “prestito” di Pegolo nella sua (come ci ha anticipato) rinnovata Isolmant.

Nei due anni da junior Pegolo ha ottenuto 13 vittorie e 17 podi dimostrando una grande continuità su ogni terreno (foto Ossola)
Nei due anni da junior Pegolo ha ottenuto 13 vittorie e 17 podi dimostrando una grande continuità su ogni terreno (foto Ossola)
Nei due anni da junior Pegolo ha ottenuto 13 vittorie e 17 podi dimostrando una grande continuità su ogni terreno (foto Ossola)
Nei due anni da junior Pegolo ha ottenuto 13 vittorie e 17 podi dimostrando una grande continuità su ogni terreno (foto Ossola)
Quello di Pegolo è un grande colpo per voi. Come si è sviluppata la trattativa?

Devo premettere che per la prossima annata avevamo già pianificato di ringiovanire la squadra con tanti cambiamenti e poche conferme. Con Chantal è stata una evoluzione rapida e inaspettata. Dal Conscio Pedale del Sile, la sua società tra le junior, avevo preso Comacchio e Montagner, ma sapevo che lei era indirizzata in un’altra squadra e non ho fatto alcun tentativo. Poi la situazione è cambiata e Perego, il suo procuratore, mi ha contattato per chiedermi se potevo prendere anche lei. Ho accettato subito e sarà con noi nel 2026.

Avete avuto indicazioni dalla Lidl-Trek a quel punto?

Sì, certo. Ho parlato subito con Michael Rogers, che è il responsabile del settore femminile della squadra ed è un ragazzo che conosco molto bene perché ce l’ho avuto da corridore quando ero diesse alla T-Mobile nel 2006. Mi ha spiegato il programma che Pegolo dovrà seguire, specialmente sulla preparazione. Tutto si svolgerà alla luce del sole.

A ottobre Pegolo, Baima e Sanarini sono entrate nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Pordenone Today)
A ottobre Pegolo, Baima e Sanarini sono entrate nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Pordenone Today)
A ottobre Pegolo, Baima e Sanarini sono entrate nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Pordenone Today)
A ottobre Pegolo, Baima e Sanarini sono entrate nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Pordenone Today)
Indicativamente sai già come sarà composto il calendario di Pegolo?

Come prima cosa Chantal andrà in ritiro una settimana a gennaio con la Lidl-Trek per conoscere l’ambiente che troverà fra un anno. Noi faremo il solito calendario italiano attendendo gli inviti e sapendo che in teoria le continental italiane avranno una precedenza sulle formazioni estere. Bisognerà capire il regolamento internazionale dell’UCI che ancora non è stato comunicato. Vedremo poi se ci sarà spazio per inviti in gare all’estero.

Cosa vi dà in più il suo arrivo?

Sicuramente avremo una visibilità migliore perché Pegolo è uno dei migliori prospetti al mondo. La sua presenza potrebbe favorirci in qualche invito in più. Sappiamo che resterà con noi solo un anno, però per noi è davvero un bell’innesto, la vedevo già negli ultimi due anni nelle gare open. Nonostante abbia già dimostrato di andare forte, avremo il compito di farla crescere in modo graduale. Non bisogna forzare il percorso di crescita di queste giovani perché quando passano tra le pro’ si sente il salto. Occorre concedere almeno 2-3 anni di ambientamento.

Pegolo nel 2026 pur essendo nella Isolmant seguirà le indicazioni della Lidl-Trek con cui passerà nel 2027 (foto Ossola)
Pegolo nel 2026 pur essendo nella Isolmant seguirà le indicazioni della Lidl-Trek con cui passerà nel 2027 (foto Ossola)
Pegolo nel 2026 pur essendo nella Isolmant seguirà le indicazioni della Lidl-Trek con cui passerà nel 2027 (foto Ossola)
Pegolo nel 2026 pur essendo nella Isolmant seguirà le indicazioni della Lidl-Trek con cui passerà nel 2027 (foto Ossola)
Per la Isolmant si ripete quasi la situazione che avevate avuto con Realini.

Ci sono alcune similitudini anche se in realtà era un contesto diverso. Realini era venuta con noi dal ciclocross ed è esplosa al primo Giro Donne che aveva fatto nel 2021. Merito suo e credo anche nostro. Per noi poi è stato un privilegio tenerla in “prestito” anche la stagione successiva per farle fare un ulteriore step di maturazione prima di andare alla Lidl-Trek.

Questo tipo di collaborazione con una formazione WorldTour potrebbe aprirvi le porte a diventare un devo team sui generis?

Una cosa simile succede già all’estero dove le grandi squadre hanno accordi con varie società juniores europee (vedi BFT Burzoni con Picnic, ndr). Per molte continental italiane potrebbe essere il futuro e personalmente sarei d’accordo. Anzi in questo senso ho già dato la mia disponibilità a farlo. I migliori talenti juniores nelle nostre squadre avrebbero la possibilità di fare maggiore esperienza senza la pressione di fare sempre risultato. Per me un’operazione come questa di Pegolo potrebbe ripetersi ancora nei prossimi anni.

Ci hai accennato a cambiamenti. Come sarà composta quindi la nuova Isolmant di Giovanni Fidanza?

Abbiamo confermato Curnis, Silvestri e Zanetti. Sarebbe rimasta con noi anche Rossato, ma purtroppo a fine stagione è caduta in allenamento facendosi molto male, rompendosi qualche vertebra. Lei è stata molto sfortunata nelle ultime stagioni e, visto che è da tempo insegnante di ruolo da tempo, ha preferito prendersi del tempo per recuperare. Le altre nuove sono Anita Baima dalla Horizons, Valentina Zanzi dal Vaiano ed infine la ventenne Elvira Radaelli che viene dalla Mtb dove ha corso col Velo Club Monte Tamaro. Ragazza interessante, sarà una scommessa, ma bisogna saper guardare anche ad altre discipline per scoprire nuove atlete su strada.

Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Chantal Pegolo

Chantal Pegolo, 18 anni: la storia è appena cominciata

16.10.2025
5 min
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Una volta conclusi i campionati italiani cronosquadre di sabato, il 2025 di Chantal Pegolo potrà dirsi finalmente concluso. Non perché sia stato un anno negativo, sia chiaro, più di qualcuno firmerebbe per essere al suo posto. Ma certo, al netto delle soddisfazioni, è stato lunghissimo e piuttosto faticoso. Alle medaglie negli europei su pista si sono aggiunte quelle di fine stagione ai mondiali e agli europei su strada. In più mettiamoci le gare con la squadra. I viaggi. I ritiri. E alla fine la sua settimana a Sharm El-Sheikh, Pegolo se la sogna tutte le notti da almeno dieci giorni.

«Dopo l’europeo su strada – racconta Pegolo – ho fatto gli italiani in pista. Ho vinto, però mentalmente non c’ero più. Con la testa ero verso le vacanze, al momento di lasciare la bici. Vengo da tre giorni di riposo, perché tra l’altro sono anche caduta. E ho appena ripreso ad allenarmi per l’italiano crono, ma molto tranquillamente…».

2025 UCI Road World Championships Kigali Rwanda, Chantal Pegolo
La firma al via dei mondiali, quando non c’erano certezze e nessuno da Pegolo si aspettava l’argento
2025 UCI Road World Championships Kigali Rwanda, Chantal Pegolo
La firma al via dei mondiali, quando non c’erano certezze e nessuno da Pegolo si aspettava l’argento

Fra scuola e ciclismo

Di Chantal Pegolo vi avevamo già raccontato lo scorso anno quando debuttò fra le juniores e più di recente, nel corso dell’estate, dopo gli europei in pista. Il secondo posto di Kigali nella prova su strada ha dato una forma diversa alla sua ambizione e al suo sorriso.

«L’anno scorso avevo fatto parecchi secondi e terzi posti – racconta – però non era mai arrivato un titolo. Un po’ per l’esperienza e anche per l’età, perché comunque ero al primo anno. Quest’anno invece sapevo che potevo giocarmi delle carte su pista, ma su strada avevo molti più dubbi, perché non abbiamo mai fatto gare internazionali. Quindi sono andata al mondiale e agli europei, cosciente del lavoro che avevo fatto, ma senza aspettarmi nulla. Sapevo che il livello sarebbe stato più alto e, non essendomi mai confrontata con le altre, non pensavo di certo a un podio, neanche alla top 10 in verità. Insomma, devo ancora credere di essere arrivata seconda al mondiale.

«Per ora Ostiz e Grossman hanno qualcosa in più di me, ma lavorandoci e crescendo, secondo me posso affiancarle. Loro adesso lo fanno come lavoro, Ostiz ha già fatto delle gare con le professioniste, quindi tutt’altro ritmo rispetto al mio. Lei non va più a scuola, si dedica al 100 per cento al ciclismo. Io invece vado ancora a scuola, non mi dedico solo allo sport, quindi secondo me ho ancora margini».

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Chantal Pegolo
Pegolo all’arrivo: la mano sul volto per il secondo posto, che alle spalle di Ostiz vale quasi quanto una vittoria
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Chantal Pegolo
Pegolo all’arrivo: la mano sul volto per il secondo posto, che alle spalle di Ostiz vale quasi quanto una vittoria

Dodici ore a settimana

Il contratto in tasca ce l’ha anche lei, ma la Lidl-Trek ha preferito lasciarla crescere per gradi e le ha prennunciato il debutto nel 2027. Avrebbe avuto senso bruciare le tappe per ritrovasi nel gruppo delle grandi ad appena 18 anni?

«Quella di attendere – spiega – è stata una richiesta della Lidl-Trek e io l’ho accettata perché secondo me è meglio così. Vogliono farmi crescere piano piano, non bruciando le tappe perché è un salto altissimo. Non sono ancora pronta, lo dico sinceramente, quindi è meglio prendersi un anno supplementare di crescita. Non sono su livelli di preparazione tanto spinti. So anche io che una squadra di allieve fa allenare le sue ragazze molto più delle altre, anche 18 ore a settimana. Io certe ore penso di non averle mai toccate.

«L’allenatore mi ha detto che mi sono preparata bene, perché per fare un mondiale comunque devi avere una buona condizione, però non ho esagerato. Non sono andata oltre quello che dovevo fare. Io al massimo arrivo a 12 ore di allenamento a settimana, considerando che ho da dedicare anche tempo allo studio. Il Liceo Scientifico Sportivo pretende ore di studio e il discorso di non passare subito è anche legato a fare la maturità senza dover pensare ad altro».

Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Chantal Pegolo, Paula Ostiz
La salita decisiva degli europei. Ostiz fa il forcing, Grossmann resiste, Pegolo cede a 500 metri dal gpm
Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Chantal Pegolo, Paula Ostiz
La salita decisiva degli europei. Ostiz fa il forcing, Grossmann resiste, Pegolo cede a 500 metri dal gpm

Dall’Africa alla Francia

L’Africa le è rimasta negli occhi. Dai bambini che chiedevano le borracce nelle campagne a quelli che in città puntavano a qualche spicciolo. Kigali non era soltanto quello che è stato mostrato nella bolla del mondiale, ma una città con oltre un milione di abitanti che si sta ricostruendo un tessuto sociale dopo il genocidio di trenta anni fa.

«Di solito portavo una borraccia in più per dargliela – sorride la giovane friulana – ed erano tutti contenti. E’ stata una bella esperienza, unica. Il giorno dopo essere tornata a casa mi sono allenata e ho scoperto che stavo ancora meglio che al mondiale. Non ho avuto cali per il viaggio. Ma mentre in Rwanda non mi conosceva nessuno, in Francia mi aspettavamo praticamente tutti e quindi avevo paura di deludere le aspettative. Però ho gestito bene la pressione, alla fine prima di partire ero abbastanza tranquilla. Mi sono detta che avrei preso quello che fosse venuto ed è andata bene anche là. In corsa ho avuto le stesse sensazioni del mondiale, ma erano due percorsi completamente diversi. In Francia c’era una salita molto più lunga. L’ultimo giro l’hanno fatto davvero forte e io mi sono staccata negli ultimi 500 metri. Forse, con il senno di poi, se fossi arrivata con le prime tre, avrei vinto quasi sicuramente la volata di gruppo».

Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Chantal Pegolo, Paula Ostiz
Ostiz è di fatto una professionista, Pegolo va ancora a scuola: si può lavorare su quel divario
Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Chantal Pegolo, Paula Ostiz
Ostiz è di fatto una professionista, Pegolo va ancora a scuola: si può lavorare su quel divario

Il paese in festa

Il ritorno a casa è valso il prezzo del viaggio. Il paese l’aspettava, con gli striscioni e i cori per la medagliata che tornava dalla Francia e prima ancora dall’Africa.

«I miei erano contentissimi – sorride – c’era tutto il paese con i cartelloni che mi aspettavano. E’ stata una settimana veramente unica che vorrei ripetere, ma resto concreta e penso a godermi questi due podi che non so quando rivedrò. Siamo partite per il Rwanda senza nessuna attesa e nessuna pressione. Forse allora siamo stati bravi anche noi a gestirci in quella situazione».

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Chantal Pegolo, Giad Silo, abbraccio dopo l'arrivo

Ostiz implacabile, Pegolo argento: le “azzurrine” ci sono

27.09.2025
6 min
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KIGALI (Rwanda) – Le azzurrine si sono fatte spazio a spallate tra la vittoria di Finn e la partenza delle elite. Chantal Pegolo ha vinto l’argento, Giada Silo è arrivata quinta. Quando si sono ritrovate in due nel gruppetto di cinque, la fatica ha presentato il conto e l’azione dell’una per l’altra non è stata incisiva come si poteva sperare. Così quando la spagnola Ostiz, che ricorda la prima Bronzini, ha lanciato il suo sprint da una velocità non troppo alta, il cambio di ritmo è stato micidiale. Pegolo ha attinto alle sue doti da pistard e ha accelerato da seduta, mentre l’altra ha attaccato in piedi e con un rapporto più duro.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Elena De Laurentiis
Si va alla partenza: Elena De Laurentiis affida il badge a Saul Barzaghi, fisio della nazionale
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Elena De Laurentiis
Si va alla partenza: Elena De Laurentiis affida il badge a Saul Barzaghi, fisio della nazionale

Senza riferimenti al mondo

Sarebbe stata una corsa senza grandi certezze. Le nostre non hanno grande esperienza internazionale, al punto che per correre al Tour du Gevaudan Occitanie di Nations Cup, Giada Silo si è infilata in una mista con l’olandese Flying Freelancers. Lo stesso cittì Velo prima della partenza non sapeva come collocarle nel panorama del mondiale. Ma le corse non seguono sempre copioni prevedibili. E anche se alla fine ha vinto la più forte di tutta la stagione, l’andamento tattico della prova in linea delle donne junior ha permesso alle ragazze di arrivare all’attacco del muro finale di Kimihurura con un gruppo ancora numeroso.

«Marco Velo ci aveva detto che dovevamo aiutarci – spiega Pegolo – perché l’Italia è una squadra, anzi è una famiglia. Con Giada (Silo, ndr) ci siamo parlate. Mi ha detto che poteva provare a fare la differenza nel pavé, quando si scollinava. Ma c’è stato controllo e così intorno agli ultimi 500 metri, dato che ho più sprint di lei, si è messa davanti a tirare e per questo la voglio ringraziare. Solo che la Ostiz ne aveva molta di più. Quando è partita negli ultimi metri di salita, ho visto indietreggiare la svizzera. Ho guardato in basso, perché non riuscivo più a spingere. Mi sono seduta, avevo l’acido lattico nelle gambe. Però mi sono costretta a ripartire, dovevo arrivare perché mancavano 10 secondi di sforzo. Ho tenuto duro, poi ho alzato lo sguardo e ho visto l’arrivo a due metri».

Implacabile Ostiz 

Paula Ostiz è del 2007 e da quest’anno e per i prossimi tre correrà con il Team Movistar. Nel 2025 ha vinto otto corse, fra cui il Giro delle Fiandre. Nella crono pochi giorni fa è arrivata seconda dietro Megan Arens. Su questi arrivi non perdona e lo sapevano bene le altre ragazze, che forse nel finale hanno rinunciato a fare qualsiasi forma di forcing, per non servirle la volata più facile. La sua vittoria ha una storia profonda e risale al secondo posto del 2024 a Zurigo, quando Cat Ferguson riuscì a batterla nella volata a tre.

«E’ un sogno che si avvera – ha detto la spagnola – non riesco a trovare le parole. La mia famiglia mi sta guardando, anche la mia squadra e il mio Paese e devo ringraziarli tutti. Dopo aver visto tutte le altre gare, sapevo che dovevo risparmiarmi fino alla fine. Ho avuto un po’ di crampi, ma alla fine è andata bene e non riesco ancora a crederci».

Alle sue spalle e a quelle di Chantal Pegolo, si è piazzata la svizzera Anja Grossman, che dopo l’arrivo è scoppiata in lacrime, dedicando la sua medaglia a Muriel Furrer, la ragazza scomparsa lo scorso anno durante la gara delle donne junior. Il momento è stato davvero toccante, anche grazie alle sue parole uscite a fatica.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Giada Silo
Giada Silo è caduta, ha speso tanto per rientrare e si è fatta trovare nel finale accanto a Pegolo
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, Giada Silo
Giada Silo è caduta, ha speso tanto per rientrare e si è fatta trovare nel finale accanto a Pegolo

Chantal arriva da Pasiano di Pordenone, tra il Veneto e il Friuli. Racconta di essersi appassionata al ciclismo quando era bambina, per il desiderio di alzare le braccia come Manlio Moro. Ora frequenta il liceo scientifico sportivo online, ha in programma di iscriversi a Scienze Motorie a Ferrara e dal 2027 sarà con la Lidl-Trek, avendo già firmato il contratto. Mentre lei sbriga tutte le formalità, dalle premiazioni all’antidoping passando per la conferenza stampa, al box azzurro Giada Silo ed Elena De Laurentiis si sono cambiate sotto il portellone aperto del furgone. Ha iniziato a piovere e sotto il gazebo bianco c’erano le elite per cambiarsi.

Il lavoro di Giada Silo

Silo ha il fianco sinistro tutto grattato, per la caduta del primo giro che davvero non ci voleva. Il dottor Corsetti le versa acqua sulle ferite e poi l’aiuta a infilare il giubbino, dandole indicazioni su cosa fare una volta arrivata in hotel. Le due azzurre torneranno in bici, accompagnate da Mattio, Gualdi e Borgo, che dopo aver vinto l’oro con Finn, sono venuti alla partenza per fare una sgambata in tuta e scarpe da ginnastica.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova su strada donne junior, podio con Paula Ostiz, Chantal Pegolo e Anja Grossmann
Paula Ostiz, classe 2007, nel 2025 ha vinto 8 corse fra cui il Fiandre. Sul podio anche la svizzera Grossman
Paula Ostiz, classe 2007, nel 2025 ha vinto 8 corse fra cui il Fiandre. Sul podio anche la svizzera Grossman

«Mi sono trovata per terra al primo giro – dice Giada Silo – quindi mi sono agitata e sono ripartita subito a tutta, sprecando un po’ di energia per rientrare. Potevo prenderla con più calma, ma è andata così. Alla fine siamo arrivati in volata, che non è molto il pane per i miei denti. Speravo in una corsa più dura. Ai 400 metri, mi sono messa davanti a Chantal e ho tirato per lei, almeno per quanto ne avevo. Questi mondiali sono stati un’esperienza indimenticabile, perché è tutto diverso da casa. Siamo stati qua una settimana, abbiamo potuto adattarci e uscire tutti i giorni in bici. Abbiamo visto nuovi territori, è un’esperienza di vita che mi porto a casa assieme al quinto posto di oggi, che è un buon risultato».

Con Chantal Pegolo è arrivata la terza medaglia azzurra, dopo quella di Venturelli e quella di Finn. Le donne elite sono già in gara, poi domani toccherà ai professionisti. Ieri sera le grandi hanno riempito di consigli le sorelline che avrebbero corso prima di loro e qualcosa di giusto devono avergli detto se sono state capaci di cavarsela così bene contro le più forti del mondo. Il concetto di famiglia su cui i tecnici azzurri insistono da sempre non manca di dare buoni frutti.

EDITORIALE / Da Apeldoorn la ricetta perché tutto riparta

25.08.2025
6 min
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La trasferta iridata di Apeldoorn è stata un trionfo azzurro. Lo scorso anno il bilancio parlò di tre ori e un bronzo. Quest’anno la spedizione è tornata a casa con 6 ori, 3 argenti e 4 bronzi: 13 medaglie, che hanno collocato l’Italia al primo posto del medagliere.

Matilde Cenci nel chilometro da fermo e nel keirin (foto UCI in apertura). Trevisan, ancora Matilde Cenci, Campana e Fiscarelli nel team sprint. Colombo, Cornacchini, Magagnotti, Matteoli e Federico Saccani nell’inseguimento a squadre. Ancora Magagnotti nell’inseguimento individuale, Chantal Pegolo nell’eliminazione. Questi gli ori di Apeldoorn, seguiti dagli argenti di Jacopo Vendramin nell’eliminazione, di Julian Bortolami e Riccardo Colombo nella madison, di Linda Sanarini, Matilde Rossignoli, Elisa Bianchi, Alessia Orsi ed Erja Giulia Bianchi nell’inseguimento a squadre. Infine i bronzi, con Vendramin nell’omnium e nello scratch, Matilde Cenci nello sprint e Magagnotti nel chilometro.

«Oltre ai doverosi complimenti ad atleti e società – ha commentato il presidente FCI Dagnoni – ci tengo a ringraziare tutti i tecnici e lo staff della Nazionale, che da tempo lavora in perfetta sinergia, permettendo ogni anno di raggiungere obiettivi sempre maggiori. Credo che la continuità tecnica sia uno dei segreti. Abbiamo impostato il lavoro quattro anni fa credendo in questi tecnici e da allora non ci sono stati cambiamenti sostanziali. Questo ha permesso a ognuno di lavorare con tranquillità. L’armonia che regna nelle nostre Nazionali consente agli atleti di esprimersi al meglio e di crescere tecnicamente».

WorldTour e devo team

Tempo fa scrivemmo in un Editoriale che la WorldTour italiana esiste ed è il gruppo della pista. Marco Villa era ancora al comando e la sua programmazione, che prosegue oggi in continuità, ha permesso negli anni di arrivare a titoli olimpici e mondiali fra le donne e fra gli uomini. Una struttura nata nella precedente gestione federale e che, opportunamente potenziata, lavora nella continuità cui fa riferimento il presidente Dagnoni.

L’inserimento di Dino Salvoldi alla guida degli juniores e ora della pista maschile è stato un’intuizione geniale di cui va riconosciuto il merito. Il potenziamento del team performance e il coinvolgimento sempre maggiore di Diego Bragato nella gestione degli atleti si sta rivelando un’altra mossa vincente. Ne consegue che se il gruppo degli elite è la WorldTour, le nazionali U23 e juniores sono il degno devo team, che lavora in modo coerente con i metodi del vertice. I risultati di Anadia e ora di Apeldoorn ne sono la testimonianza.

E qui il discorso si sposta al resto del ciclismo italiano, che fa fatica ed è sotto gli occhi di tutti. Tuttavia quella fatica andrebbe forse riletta alla luce di altre consapevolezze per le quali il ruolo federale potrebbe non essere così impattante. Proviamo a spiegarci, tornando al periodo del Covid da cui tutto è cominciato. Prima era diverso, magari già avviato lungo una china da non sottovalutare, ma diverso. Scusate il paragone in apparenza contorto: se avrete la pazienza di seguirci, magari alla fine ci troveremo d’accordo.

Fra Covid e programmazione

Quando la pandemia travolse tutto e tutti e ci si accorse che la bicicletta era il solo modo per sfuggire al lockdown, fu evidente che alcuni negozi fossero pieni di pezzi da vendere, mentre altri erano a secco. Erano i più piccoli, quelli che andavano avanti con le regole di una volta e non erano stati in grado – per incapacità o mancanza di cultura specifica – di attuare la programmazione degli ordini che la crisi aveva reso indispensabile. Negli anni quei piccoli negozi hanno chiuso e sono rimasti in piedi le strutture più grandi.

Nelle squadre è accaduto o sta ancora accadendo la stessa cosa. Il ciclismo giovanile, che per decenni è andato avanti con il volontariato, si è trovato davanti a strutture più organizzate, che dall’estero hanno mostrato una superiore capacità di organizzazione e pianificazione. Squadre nate con budget superiori oppure capaci di attrarre risorse grazie a strutture nuove e senza troppi vincoli con il passato. In una vita precedente, qualcuno raccomandò di tenere lontani i manager dalle squadre, senza capire che così facendo si stava condannando il ciclismo italiano all’estinzione.

Chi ha capito è riuscito ad attuare una conversione, infilandosi nel binario che porta verso il futuro. L’esempio del Cycling Team Friuli e a breve della Biesse-Carrera (in procinto di entrare nell’orbita Cofidis, sia pure non come devo team) ne sono un valido esempio. Chi ha deciso di resistere sulla vecchia strada purtroppo ha dovuto rassegnarsi alla chiusura. L’esempio della Zalf Fior è una ferita ancora dolorosa.

Il settore velocità sta decollando, la conferma di Apeldoorn: qui il ct Ivan Quaranta assieme a Matilde Cenci (foto UCI)
Il settore velocità sta decollando, la conferma di Apeldoorn: qui il ct Ivan Quaranta assieme a Matilde Cenci (foto UCI)

Il ruolo della Federazione

La Federazione in tutto questo ha un ruolo? Probabilmente non avrebbe potuto scongiurare il tracollo di quel mondo. Semmai una responsabilità superiore ce l’ha probabilmente chi in precedenza si è accontentato di gestire senza programmare, gettando il seme sulla sabbia o in mezzo ai rovi. Se oggi qualcosa si può fare è prendere in mano il movimento, dargli una forma e guidare il futuro, nella stessa direzione adottata con le nazionali. Non può essere la Federazione ad attrarre i budget per le società, ma può esigere che chi guida il ciclismo di base sia davvero qualificato. Bene il volontariato, a patto che non diventi l’alibi per restare fermi. La Federazione può e deve vigilare sulla corretta gestione dei ragazzi più giovani. Coinvolgendo persone innamorate e competenti come Mario Chiesa, per fare un esempio, che proprio qui ha di recente denunciato le esagerazioni che non portano a niente.

Ecco, se qualcosa ci sentiamo di chiedere alla Federazione del presidente Dagnoni, prima di stringergli la mano per i risultati ottenuti ad Apeldoorn e Anadia, è di uscire dalla logica dei voti nel cui nome si accetta di non crescere. Di modificare lo statuto e dare voce a chi avrebbe davvero le competenze per far ripartire il nostro ciclismo. Di impegnarsi sul territorio e nelle scuole, per raccontare la potenza educativa, ecologica e sociale di questo sport. Solo qualificando chi opera nel ciclismo si può sperare che lo sport torni appetibile. E che il meccanismo virtuoso si rimetta in moto.

Pista, strada, scuola. L’intensa giovinezza di Chantal Pegolo

21.08.2025
5 min
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In queste ore Chantal Pegolo è impegnata ad Apeldoorn con la nazionale su pista per i mondiali juniores e si fa molto affidamento su di lei viste le sue caratteristiche di perno della squadra, non a caso inserita sin dallo scorso anno nel quartetto. Questa peculiarità sta emergendo in maniera sempre più prepotente anche su strada e d’altronde ha sempre fatto parte della sua essenza, anche quando era allieva e non per niente è stata inserita nella nazionale italiana per gli Eyof.

Mettiamo da parte la pista per un attimo. In questa stagione su strada la veneta ha disputato 17 corse e solamente in un’occasione ha mancato la top 10, con le due vittorie al Giro delle Marche in Rosa e al GP Industria e Commercio. Ma al di là delle vittorie è proprio la sua costanza di rendimento ad alti livelli a colpire.

La veneta è impegnata in questi giorno ai mondiali juniores di Apeldoorn. Oggi per lei la gara a eliminazione (foto UEC)
La veneta è impegnata in questi giorno ai mondiali juniores di Apeldoorn. Oggi per lei la gara a eliminazione (foto UEC)

«Molto dipende dal fatto che quest’anno ho cambiato preparatore, ora sono con Luca Quinti. Sono subito partita abbastanza bene e forte perché puntavo al Trofeo Binda, dove volevo far bene, invece proprio lì per alcuni problemi ho mancato completamente. Anch’io però mi sono accorta di questa costanza che si traduce in grande facilità nel fare ogni cosa, anche se ammetto che prima dei mondiali ho dovuto staccare un po’ perché ero stanca e questo si è sentito anche in qualche seduta di allenamento in pista, non stavo bene».

Tante volte voi juniores gareggiate insieme alle elite in una classifica a parte, ma a te è capitato anche di vincere nel confronto. Quelle vittorie hanno lo stesso sapore, lo stesso effetto di quando correte solo fra voi?

Eh sì, sicuramente, anzi valgono anche di più perché sono gare completamente diverse. Specialmente quando ci troviamo in salita perché loro sono molto più esperte, sono più formate soprattutto, più strutturate. Alcune di loro hanno fatto il Giro d’Italia e tante altre gare all’estero, hanno un bacino d’esperienza molto superiore. Quindi anche piazzarmi tra di loro fa molto piacere, significa che sto imparando velocemente.

Agli europei juniores, Pegolo ha vinto la corsa a punti. Argento nel quartetto e nella madison (foto UEC)
Agli europei juniores, Pegolo ha vinto la corsa a punti. Argento nel quartetto e nella madison (foto UEC)
Due anni fa, quando hai partecipato agli Eyof, Silvia Epis, la selezionatrice azzurra diceva che tu eri la classica ragazza fulcro della squadra, quella che sapeva fare gruppo e questa cosa sta riemergendo adesso…

Diciamo che è una cosa spontanea, fa parte del mio carattere. E’ una cosa che non si impara, è una dote che cerco di sfruttare anche in pista. Il quartetto si basa moltissimo sull’armonia, quando c’è accordo e legame fuori dall’anello, anche tutti i meccanismi tecnici che fanno andare avanti il quartetto funzionano meglio. L’anno scorso eravamo abbastanza staccate fra noi perché non eravamo molto amiche. Ora le cose sono cambiate, abbiamo lavorato molto per cercare di avere l’armonia giusta per poter affrontare le gare nel modo migliore. Se sbagliamo un qualcosa non dobbiamo rimproverarci di niente, ma solo capire che siamo qua per fare esperienza e per imparare. E questa armonia si sente.

Tra strada e pista che cosa preferisci e su quale poni più speranze, anche magari per un futuro olimpico?

Bella domanda, allora diciamo che la disciplina che mi piace di più in assoluto è la strada perché mi piace fare fatica, soprattutto mi piace la salita, ma anche la volata mi dà molta adrenalina. In pista invece mi piace molto il fatto che si deve usare più testa che gambe nelle prove endurance singole, quindi bisogna ragionare ed è molto più bello secondo me.

Chantal insieme alle compagne azzurre, con cui c’è un forte legame di amicizia
Chantal insieme alle compagne azzurre, con cui c’è un forte legame di amicizia
Tu adesso sei al secondo anno, quindi passi di categoria. Che opzioni stai valutando, tra entrare in un gruppo militare per garantirti un futuro e puntare sulla pista oppure cercare un contratto importante su strada?

Diciamo che mi tengo aperte entrambe le possibilità. Io ho già firmato un contratto per il 2027 con la Lidl-Trek, il prossimo anno invece non so ancora che cosa farò e per questo ho già fatto il concorso per entrare nelle Fiamme Azzurre e a settembre mi diranno se sono dentro o no.

Ti pesa avere tanti appuntamenti ravvicinati fra pista e strada?

Il calendario è intenso, ma con discipline abbastanza diverse. Ora c’è la pista che richiede intensità e brillantezza, poi andrò in ritiro con la nazionale su strada, in altura per due settimane. Io spero di fare i mondiali e gli europei su strada, che sono quelli a cui tengo. Devo dire grazie a Diego Bragato che mi ha permesso di conciliare i lavori in entrambe le discipline per tirare fuori il meglio.

Uno dei tanti podi 2025, il 3° posto al Trofeo Madonna del Boden vinto da Giada Silo (foto Facebook)
Uno dei tanti podi 2025, il 3° posto al Trofeo Madonna del Boden vinto da Giada Silo (foto Facebook)
Tu hai 18 anni, a scuola devi fare ancora l’ultimo anno, vero?

Sì, quest’anno sono passata anche con buoni voti, il prossimo mi attende la maturità e poi voglio continuare gli studi all’università di scienze motorie. In proposito sento che molti ragazzi della mia età, per dedicarsi interamente al ciclismo lasciano la scuola. Secondo me è sbagliatissimo, perché una volta finito lo sport devi avere qualcosa in mano se non sei all’interno di un gruppo militare. Io prima di ogni cosa voglio un titolo di studio, la scuola non la lascerei mai anche se costringe a fare grandi sacrifici.

Il talento di Chantal Pegolo, a quota quattro fra le juniores

23.06.2024
5 min
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Ha già 4 vittorie in carniere e quando sei appena entrata nella dimensione junior non è cosa da poco. Di Chantal Pegolo si sente parlare da tempo, già da allieva era emersa come un talento puro, un diamante grezzo che aveva solo bisogno di essere lavorato e le prime avvisaglie sono davvero più che positive.

Non è solamente questione di risultati. La sensazione che si ha parlandoci è quella di una ragazza che a dispetto della giovanissima età sia già davvero sul pezzo, concentrata su quel che potrà fare e soprattutto conscia delle grandi possibilità in suo possesso, se saprà lavorarci sopra nulla è precluso.

Già da allieva Chantal Pegolo si era messa in chiara evidenza come ciclista fra le più complete
Già da allieva Chantal Pegolo si era messa in chiara evidenza come ciclista fra le più complete

«Non mi aspettavo certamente di iniziare così, già alla prima gara ho chiuso seconda e da lì ho sempre avuto risultati buoni. Quando mi sono avvicinata alla nuova categoria pensavo che dovevo imparare, che avrei dovuto avere pazienza, invece è venuto tutto molto naturale. Mi sono ambientata in fretta, anche, anzi soprattutto dal punto di vista tecnico».

Rispetto alla tua attività da allieva che differenze hai trovato?

I percorsi sono sicuramente più impegnativi, ma soprattutto quello che mi ha impressionato sono le medie, si viaggia costantemente oltre i 40 all’ora quando nella categoria inferiore difficilmente ci si arriva anche in tratti brevi. C’è un cambio abissale, poi devo dire che è molto divertente poter correre con le più grandi, quelle della categoria superiore perché s’impara tanto.

L’ultima sua gara sono stati i tricolori a cronometro, chiusi al 25° posto (foto Frantz Riva)
L’ultima sua gara sono stati i tricolori a cronometro, chiusi al 25° posto (foto Frantz Riva)
Gareggiare con la categoria superiore sarebbe utile secondo te anche per le allieve?

Io penso proprio di sì, magari in pochi selezionati eventi per acquisire esperienza. Lo si vede quando ci confrontiamo con quei Paesi esteri dove una cosa simile viene fatta, hanno un background superiore che certamente aiuta molto. Sii acquisisce un altro modo di correre.

Che tipo di atleta sei, quali sono i percorsi dove ti trovi meglio?

Me la cavo un po’ dappertutto, in pianura come in salita, sono poi abbastanza veloce. Diciamo che mi devo ancora scoprire appieno, ma non dimentico mai che sono appena all’inizio del mio percorso di crescita quindi c’è tutto il tempo per capire quali sono le mie vere caratteristiche.

La volata vincente della friulana a Gossolengo, precedendo la Bulegato
La volata vincente della friulana a Gossolengo, precedendo la Bulegato
Sin da quando eri allieva però, di te si diceva già che sei un elemento molto duttile e soprattutto capace di fare squadra…

Questo mi fa piacere e vedo che si sta ripetendo anche nella mia squadra juniores dell’Uc Conscio Pedale del Sile. Siamo un bel gruppo, ci diamo una mano e abbiamo legato molto anche con lo staff, infatti ogni vittoria singola è una vittoria di tutto il gruppo.

Qual è stata finora la tua più bella gara?

Se devo essere sincera, al primo posto non metto una mia vittoria, ma la partecipazione al Tour du Gevaudan in Francia. Anche se non è andata benissimo o almeno non come io speravo: il primo giorno sono andata obiettivamente male, il secondo mi sono un po’ ripresa centrando la Top 10, ma avevo altre speranze. Tra quelle vinte metto al primo posto le due gare di Gossolengo, il Trofeo Burzoni a cronometro e il GP di Gossolengo dove, su un percorso che era davvero adatto alle mie caratteristiche, sono entrata nella fuga decisiva con una decina di atlete battendo la Bulegato allo sprint.

La friulana ha già fatto parte della nazionale juniores in due prove di Nations Cup
La friulana ha già fatto parte della nazionale juniores in due prove di Nations Cup
Come sei arrivata al ciclismo?

Ho avuto un esempio e un maestro d’eccezione in un mio vicino di casa, Manlio Moro. Lo vedevo vincere e volevo fare come lui finché a casa non si sono convinti e mi hanno portato a gareggiare, da lì non mi sono più fermata.

Hai seguito le sue gesta anche su pista?

Non proprio spinta da lui. Nel mio team tutte fanno la doppia attività proprio perché ritenuta utile per la strada, così anch’io faccio le gare nei velodromi, preferisco le specialità di endurance, quelle che fanno parte dell’omnium, tra le quali devo dire non ho preferenze particolari. Mi piacciono tutte…

Chantal con la Sanarini, oro agli Eyof 2023 e con l’altra azzurra Rapporti
Chantal con la Sanarini, oro agli Eyof 2023 dove la friulana ha chiuso sesta
Tu lo scorso anno eri con la Sanarini agli Eyof: che esperienza è stata?

Bellissima, davvero entusiasmante. Io sono portata a fare nuove conoscenze, a parlare e soprattutto mi era piaciuto potermi confrontare con le mie coetanee in inglese. E’ stata un’esperienza bellissima, ma a me piace molto poter gareggiare all’estero, infatti sono sempre contenta quando sono convocata in nazionale, poi vestire la maglia azzurra ha sempre un grandissimo valore che va onorato dando il massimo.

Magari potrai conquistarne un’altra nelle prove titolate…

Io lo spero e intanto conto di far molto bene ai campionati italiani di fine mese a Casella. Proprio per potermi guadagnare una maglia azzurra per i mondiali. Non è proprio il percorso ideale per me, troppo duro ma posso mettermi a disposizione delle compagne e lavorare per loro.

Hai una ciclista di riferimento?

Non proprio, il mio riferimento è Moro, non vedo l’ora di seguirlo a Parigi…

Triveneto in trasferta: 7 ragazzine al Tmp Jugend Tour

21.05.2023
6 min
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E’ già qualche anno che i comitati regionali delle regioni del Triveneto si mettono insieme per portare le proprie ragazze a gareggiare in Germania. Si dice spesso della necessità di far fare esperienze alle più giovani fuori dai confini nazionali, senza aspettare che “mamma Fci” provveda, mettendoci insomma del proprio. Al TMP Jugend Tour la presenza delle allieve italiane è ormai una tradizione e dietro la loro esperienza c’è una vecchia conoscenza del ciclismo italiano, Giovanna Troldi.

Per chi non la ricordasse, Giovanna è stata una protagonista del ciclismo femminile italiano a cavallo d’inizio secolo, rappresentando l’Italia ai mondiali di Zolder nel 2002 e chiudendo la carriera nel 2003 con all’attivo tre titoli italiani a cronometro. Poi è rimasta legata al ciclismo, anche se progressivamente sempre meno in sella e più a guidare gli altri.

«Ormai non riesco quasi più a salire in bici – racconta – il tempo manca sempre ma quando ho l’opportunità, qualche trasferta per una bella gran fondo non me la faccio mancare. E quando metto il numero sulla schiena, improvvisamente mi torna su lo spirito agonistico, evidentemente è insito in me».

Le ragazze al riscaldamento: Giovanna Troldi è davanti a loro, per gli ultimi consigli prima del via
Le ragazze al riscaldamento: Giovanna Troldi è davanti a loro, per gli ultimi consigli prima del via
Uno spirito che trasmetti alle più giovani…

Sì, sono da anni tecnico del comitato regionale veneto della Fci, occupandomi prevalentemente del settore femminile. Entrando in questo ambito, ho visto che c’era già una stretta amicizia con la Federazione tedesca, così è nata l’idea di formare una rappresentativa triveneta da portare a quella che per la Germania è una delle principali prove giovanili del calendario. Io mi occupo della parte strettamente tecnica, coadiuvata da Francesco Cecchin che cura soprattutto la parte logistica.

Com’è nata la selezione?

Da inizio stagione verifichiamo come vanno le ragazze, stiliamo una classifica a punti e le più meritevoli entrano nella rappresentativa, che comprende atlete venete, trentine, altoatesine e friulane. Erano tantissime che volevano entrare nella squadra, c’è stata una lotta serrata, alla fine abbiamo tirato le somme. Abbiamo a disposizione un’ammiraglia e un pullmino per portare su le ragazze, è una vera e propria avventura.

Proviamo allora a riviverla e raccontarla nei dettagli…

Due ragazze, Sommarini e Pegolo avevano già fatto questa esperienza lo scorso anno e hanno fatto un po’ da chiocce per le altre. Siamo partiti che era ancora notte, per affrontare un viaggio che si è rivelato lunghissimo, 14 ore abbondanti. Un po’ per il maltempo, un po’ per continui incidenti sulla strada, neanche tanto grandi, ma che rallentavano la nostra corsa. Siamo arrivati che le ragazze erano davvero stanche e il giorno dopo c’era già la prima gara.

Cena di gruppo nell’hotel del Triveneto, con telefoni messi da parte e tanta voglia di socializzare direttamente, come una volta…
A cena nell’hotel del Triveneto, con telefoni messi da parte e tanta voglia di socializzare
Chi partecipava alla corsa?

Non c’erano solo le atlete di casa. Intanto partecipava la nazionale tedesca, poi le rappresentative di Polonia, Lussemburgo e Austria, oltre a tanti club locali. Ne è venuta fuori una corsa molto qualificata, un confronto che alla fine si è rivelato molto costruttivo per le ragazze, ma più che sull’aspetto agonistico, c’è un altro aspetto che mi ha colpito.

Quale?

C’è stata una socializzazione fra le varie ragazze davvero eccezionale. Ho notato una grandissima voglia di conoscere, di scambiarsi esperienze fra italiane e straniere. Si scambiavano continuamente numeri di telefono, contatti sui social e anche quando la gara è finita, nel viaggio di ritorno erano lì a chattare e scriversi con le ragazze. Sono nate belle amicizie e questo mi sembra un aspetto importante, che va al di là del discorso sportivo.

Parlavi di telefoni e social. A questo proposito come vi regolavate fuori corsa, a cena, lasciavate libertà di utilizzo degli smartphone?

Non è nella mia natura imporre nulla, ma devo dire che erano le stesse ragazze a cercare di socializzare fra loro, tenendo il telefono da parte. La cosa che faceva ridere è che a cena si sentivano praticamente solo le nostre ragazze, le tedesche erano molto più timide e silenziose… Poi è chiaro che ci sono le più estroverse e quelle un po’ più timide, ma devo dire che si è creato un bel gruppo, sembrava che fossero amiche da sempre quando invece si erano appena conosciute.

Il bilancio delle ragazze del Triveneto è stato molto ricco, a dispetto di un’ultima giornata difficile
Il bilancio delle ragazze del Triveneto è stato molto ricco, a dispetto di un’ultima giornata difficile
Com’era strutturata la corsa e come l’avete affrontata?

Partiamo dal venerdì, che comprendeva un criterium al tardo pomeriggio che consisteva nel giro di un breve circuito. Noi al mattino abbiamo previsto una sgambata sul percorso delle gare del sabato, in modo da far imparare alle ragazze il tracciato da affrontare che era più impegnativo di quello del criterium. Tra l’altro il tracciato del sabato coincideva per larghissima parte con quello della domenica. Al sabato era in programma una cronometro al mattino, poi ho portato le ragazze in hotel per mangiare un breve riposo prima di tornare sul luogo di gara per la prova in linea del pomeriggio. Domenica stesso programma e alla fine premiazioni e poi di nuovo sulla strada.

Dal punto di vista tecnico, la corsa che cosa ti ha detto?

Che il nostro livello è più avanzato rispetto alle avversarie, ma alla fine abbiamo raccolto meno di quanto si poteva. Alla domenica le ragazze, soprattutto per stanchezza, non sono riuscite a mettere in pratica quanto avevamo stabilito e così ci sono sfuggite sia la vittoria di tappa che la classifica generale e quella a punti, che erano tutte alla nostra portata, ma abbiamo conquistato comunque la classifica a squadre. E’ stato comunque importante anche aver perso: nel pullman al ritorno abbiamo analizzato quel che era successo, le ragazze hanno detto la loro, hanno imparato. Queste esperienze servono anche per questo.

Sanarini e Pegolo, vincitrici di una tappa ciascuna e con una maglia di leader. Per il Triveneto, una tappa vinta anche dalla Rossignoli
Sanarini e Pegolo, vincitrici di una tappa ciascuna e con una maglia di leader. Una tappa vinta anche dalla Rossignoli
Il bilancio finale qual è?

Abbiamo vinto 3 tappe, Matilde Rossignoli ha chiuso terza in classifica generale e prima fra le giovani; Chantal Pegolo, settima in classifica, ha portato a casa la maglia di migliore nei Gpm. Quarta invece Linda Sanarini. Vorrei ricordare anche le altre del gruppo: Matilde Cenci, Clarissa Laghi, Linda Rapporti e Silvia Pirrone.

Ripeterete l’esperienza?

Sicuramente, ma non solo il prossimo anno. Contiamo infatti di ricevere l’invito per un’analoga prova che si svolge a fine agosto parallelamente al Giro di Germania per professionisti, nelle ultime tre giornate affrontando i tratti finali delle tappe. Sarà a ridosso del Mare del Nord, una trasferta ancora più lunga, ma le ragazze non vedono l’ora e vogliono tutte essere selezionate. Staremo a vedere, devo dire che anch’io non vedo l’ora che arrivi agosto…