Belletta, la maglia tricolore è un passaporto per l’estero

07.07.2022
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Che Dario Igor Belletta fosse uno degli junior più in vista del movimento italiano era cosa risaputa sin dallo scorso anno, dal suo trionfo al Gran Premio Liberazione. Ora però si può chiamarlo campione, dopo che a Cherasco (Cuneo) ha conquistato la maglia tricolore che era il suo grande obiettivo per questa prima parte di stagione. E non lo ha certo fatto in maniera semplice. Pur essendo accreditato alla vigilia di grandi possibilità in caso di arrivo in volata, il portacolori della GB Junior Team-Pool Cantù 1999 ha scelto la maniera forte, andandosene addirittura a 35 chilometri dal traguardo, con un’azione di quelle che riescono solo ai grandi, quando in palio c’è qualcosa di veramente importante.

A ben guardare, questo potrebbe essere non solo il segnale di un salto di qualità, ma anche di un effettivo cambio di pelle da parte di Belletta, intenzionato ad ampliare sempre più il parco di armi a disposizione per fare la differenza anche in contesti ben più elevati.

Belletta Cherasco 2022
Il podio finale di Cherasco, con Belletta fra Burani (2°) e Milesi (3°) staccati di 38″ e 43″ (foto Ossola)
Belletta Cherasco 2022
Il podio finale di Cherasco, con Belletta accanto a Burani, 2° a 38″ (foto Ossola)

Esaltato nel caldo torrido

Ripercorrendo la sua cavalcata vittoriosa (l’arrivo nella foto di apertura di Flaviano Ossola), Dario sottolinea un aspetto importante.

«E’ stata una gara resa ancor più dura dal caldo – dice – si toccavano i 38°C e il tracciato era sempre sotto il sole (dei 170 partenti, solo 49 sono arrivati, ndr). Fino al penultimo giro la gara era stata abbastanza chiusa, ma nel gruppo c’era molta stanchezza, io invece sentivo di averne e al Gpm ho capito che era il momento di andare. Ho anche sperato che qualcuno mi seguisse, invece mi sono ritrovato da solo e a fine discesa il vantaggio era cospicuo, così ho tirato diritto».

Avresti potuto tranquillamente aspettare lo sprint, invece hai scelto un’azione più rischiosa, significa che stai cambiando?

E’ logico che sia così, il ciclismo moderno lo impone. Rimanere sulle ruote non paga, aspettare lo sprint è un rischio. Io resto un corridore veloce e questo non cambia, ma non basta per distinguersi, voglio dire la mia su ogni tipo di percorso. Quello di Cherasco era duro, con oltre 2.000 metri di dislivello, ma io sto lavorando proprio sui miei punti deboli, sto migliorando nella mia tenuta in salita: non sarò mai uno scalatore, ma voglio essere un corridore il più completo possibile.

Belletta 2021
Belletta quest’anno è già stato in nazionale alla Course de la Paix chiusa al 41° posto
Belletta 2021
Belletta quest’anno è già stato in nazionale alla Course de la Paix chiusa al 41° posto
Quest’anno hai gareggiato spesso in corse a tappe, anche all’estero. Considerando questa tua trasformazione in essere, che cosa ci possiamo aspettare da te nelle gare di più giorni?

Le gare a tappe sono davvero dure e per curare la classifica servono caratteristiche specifiche. Credo che la caccia alle vittorie parziali sia più nelle mie corde. Alla Corsa della Pace per tre volte sono entrato nei primi 6. Le gare a tappe sono qualcosa di diverso dal resto, più ne fai e più migliori.

E’ chiaro che questa vittoria tricolore ti proietta in maniera particolare verso l’europeo del fine settimana: che cosa sai al riguardo?

Il tracciato va ancora visto e studiato, soprattutto dovremo parlare col cittì Salvoldi per capire come interpretare la corsa, ma poi si sa che tutte le tattiche che puoi studiare alla vigilia vanno verificate in base a come si evolve la gara. So comunque che è un percorso abbastanza impegnativo, non troppo dissimile da quello di domenica scorsa.

Quindi non sai ancora quali saranno i vostri ruoli…

No, ne parleremo con Salvoldi al momento adatto, quel che posso garantire è che come ho fatto in tutte le altre occasioni, darò tutto per la maglia azzurra, spremendo fino all’ultima goccia di energia. Sia che si possa correre per una soddisfazione personale, sia che si tratti di difendere un compagno.

Belletta Liberazione 2021
La volata vittoriosa di Belletta al Liberazione 2021. Ora vince anche per distacco…
Belletta Liberazione 2021
La volata vittoriosa di Belletta al Liberazione 2021. Ora vince anche per distacco…
Ormai sei un punto fermo della nazionale…

So che Salvoldi ha molta fiducia in me e voglio ricambiarla, qualsiasi compito mi venga dato. L’importante è che emerga uno di noi (con Belletta correranno Mirko Bozzola, Lorenzo Conforti, Luca Paletti, Matteo Scalco e Leonardo Volpato, ndr).

Andiamo un po’ avanti nel tempo: a fine anno cambierai categoria, hai già idea di quel che succederà?

Non ho ancora firmato, ma so che andrò in una squadra estera di grande prestigio, dove mi faranno correre fra gli under 23. Mi hanno già detto che dovrò farmi le ossa nella categoria inferiore e sono contento di questo, perché sono convinto che passare subito sarebbe un errore, c’è ancora tanto da imparare.

Il lombardo si divide con profitto fra strada e pista: lo scorso anno è stato iridato nell’eliminazione (foto Fci)
Il lombardo si divide con profitto fra strada e pista: lo scorso anno è stato iridato nell’eliminazione (foto Fci)
Andare all’estero ti preoccupa o ti entusiasma?

Sicuramente il secondo caso. So che a 18 anni è un po’ un salto nel buio, ma se voglio fare questo mestiere devo investire il più possibile su me stesso. Non ho paura d’integrarmi con la squadra e lo staff, parlo fluentemente inglese e quindi non ci saranno problemi da quel punto di vista.

E come modo di correre, in base alle esperienze che hai fatto quest’anno ci sono differenze con il ciclismo italiano?

Sì, noi siamo abituati a correre al risparmio e giocarci tutto nel finale, ma quando vai all’estero ti accorgi che quelle sono battaglie vere, dal primo all’ultimo minuto. Il ciclismo vero ormai è fuori dai nostri confini e bisogna adattarsi il più possibile. Un’azione come la mia di domenica molti l’hanno vista come un azzardo, all’estero è la regola…

Piccolo e Drone Hopper, parola d’ordine: fiducia. Parla Ellena

29.06.2022
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Andrea Piccolo il suo posto al sole se lo sta sudando centimetro dopo centimetro e, per quello che si è visto domenica in Puglia, le carte le ha ancora tutte in regola. Dalla medaglia di Innsbruck 2018, gli europei crono e le 14 vittorie nel 2019 da junior, nulla è andato come sognava. Non è per nulla facile essere dei predestinati, perché se per sbaglio ci credi, perdi di vista l’obiettivo e il cammino per raggiungerlo. A vent’anni succede, per questo i due secondi posti al Team Colpack nel 2020 avrebbero dovuto suggerire che Andrea avesse bisogno ancora di tranquillità, protezione e fiducia. Invece il contratto era stato firmato e rincorrendo il mito d’altri prodigi, s’è deciso di rispettarlo.

Europei juniores 2019, Piccolo fra De Candido, Cassani e Villa dopo l’oro nella crono juniores
Europei juniores 2019, Piccolo fra De Candido, Cassani e Villa dopo l’oro nella crono juniores

WorldTour e ritorno

Ma Piccolo con l’Astana non ha mai corso. Ha ripiegato sulla Viris Vigevano e ha vinto tre corse. Poi ha firmato con la Gazprom, convinto di aver trovato la svolta, ma anche lui non poteva aspettarsi come sarebbe finita la storia.

Sono svolte che ti fanno perdere la testa. E se anche all’inizio la voglia un po’ è passata, Andrea a un certo punto si è rimboccato le maniche. Per la preparazione il milanese (che in apertura è in azione ai tricolori, foto Drone Hopper/Sirotti) si è affidato a Pino Toni. Si è sganciato dalla lotta avviata dal resto dei compagni. E il nuovo agente, Acquadro, ha bussato alla porta di Savio. Il tesserino per correre con la Drone Hopper-Androni è arrivato 36 ore prima del campionato italiano.

Piccolo in maglia Astana nell’inverno 2020-2021, ma con il team kazako non correrà mai
Piccolo in maglia Astana nell’inverno 2020-2021, ma con il team kazako non correrà mai

Una storia di rilanci

Curiosamente la squadra di Savio ha una bella storia di rilanci. Da Scarponi al Rujano della seconda volta, passando per Mattia Cattaneo restituito integro e forte al ciclismo che conta. Merito delle persone che lavorano là dentro. Della consapevolezza che essere concreti è meglio di ogni altra cosa. E della sintonia fra tecnici e manager, che ha in Giovanni Ellena una sorta di padre buono e regista d’eccezione.

«L’ipotesi di prendere Piccolo – racconta il piemontese – è venuta fuori a marzo-aprile. Acquadro ha chiamato Bellini dicendo che c’era questa possibilità e di valutare la situazione. Poi si sono mossi Bellini e Gianni (Savio, ndr) per le contrattazioni e tutto il resto…».

Agosto 2021, Piccolo riparte dalla Viris Vigevano e centra il podio di Capodarco, dietro Raccani e Tolio
Agosto 2021, riparte dalla Viris Vigevano e centra il podio di Capodarco
Di cosa ha bisogno un ragazzo di 21 anni che ha preso così tante porte in faccia?

Siamo all’ennesimo caso di un corridore di talento, perché tutti sappiamo il talento che ha e il fatto che fra i giovani italiani forse è il migliore, che si è perso perché è stato lasciato alle sue sbandate e ai suoi problemi. Gli è mancata una realtà a dimensione umana. Non voglio accusare l’Astana, quello che si vede è che probabilmente manca un passaggio intermedio tra il grande WorldTour e il dilettantismo italiano. Di cosa ha bisogno? Chiaramente e semplicemente di fiducia. Di sapere che quel che era, può esserlo ancora.

Sono cose che hai già visto?

E’ una cosa che ho sempre detto a Cattaneo. Quello che hai fatto al Giro d’Italia (Mattia Cattaneo vinse nello stesso 2011 il Giro d’Italia U23 e quello delle Pesche Nettarine, ndr) non è che sparisce. Se non ti sei ammalato o hai avuto altri problemi, sei ancora quello là. Quindi basta tirar fuori la grinta, le unghie e via.

Appena un assaggio di Gazprom alla Valenciana e poi lo stop
Appena un assaggio di Gazprom alla Valenciana e poi lo stop
Serve grande determinazione…

Al di là di problemi che può aver avuto, questo ragazzo dal punto di vista della determinazione non ha niente da invidiare. Uno che rimane senza squadra e continua allenarsi come ha fatto lui dimostra che la testa c’è. E’ stato a Livigno in altura per i fatti suoi. E’ arrivato all’italiano senza ancora essere sicuro di correre. Il tesserino è stato staccato praticamente mentre lui aveva già il volo prenotato per la Puglia. Di conseguenza ha dimostrato di essere molto determinato. Tanto è vero che, finito l’italiano, ha chiesto a Spezialetti di poter fare anche il Sibiu Tour. Così lo abbiamo messo in squadra al posto di qualcun altro che purtroppo non ha la condizione che si pensava.

Che cosa gli avete chiesto?

Semplicemente di ritrovare se stesso, di qui a fine stagione. Che la cosa più importante è recuperare il corridore e poi avremo tempo il prossimo anno per raccogliere qualcosa. 

Il quarto posto ai campionati italiani sono il segno per Piccolo che le cose ora girano bene (foto Drone Hopper/Sirotti)
Il quarto posto ai campionati italiani sono il segno per Piccolo che le cose ora girano bene (foto Drone Hopper/Sirotti)
Programma gare?

Di qui a fine stagione, andrà prima al Sibiu Tour. Poi farà le corse in Spagna, Vilafranca, Ordiza e Getxo. Poi Sazska Tour in Repubblica Ceca e Tour du Limousin in Francia. E poi l’attività in Italia di fine stagione. Secondo me il ragazzo raccoglierà qualcosa già quest’anno…

Visconti a Fiorelli: una volata… stanca per sbloccarsi

25.06.2022
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All’alba di domenica, Visconti prenderà un aereo per la Puglia e ai campionati italiani farà un test ai microfoni della RAI accanto ad Andrea De Luca. Senza girarci troppo attorno, per il siciliano di San Baronto non si tratta di una corsa come le altre. Quella maglia gli ha dato una dimensione e ciascuna delle tre volte in cui l’ha conquistata ha segnato l’inizio di un nuovo capitolo.

Fiorelli e Visconti hanno affrontato insieme la preparazione invernale in Sicilia, legando molto
Fiorelli e Visconti hanno affrontato insieme la preparazione invernale in Sicilia, legando molto

Al lavoro per Fiorelli

Il racconto di come si sia conclusa la sua carriera è ormai noto, ma prima ancora di sapere del suo impegno con la tivù di Stato, ci era venuta voglia di sentirlo. Volevamo che desse qualche consiglio al… fratellino Fiorelli, accanto al quale aveva immaginato di vivere un diverso 2022 e che nella corsa pugliese potrebbe trovare il giorno perfetto. Ne è nato un viaggio interessante nel correre dell’altro palermitano, che nel frattempo è diventato un suo ottimo amico.

«Fiore va forte – comincia Visconti – ma in gara gliene succede sempre una, oppure perde l’attimo. E’ stato 2-3 giorni a casa mia e l’ho martellato. “Devi rischiare – gli ho detto – non puoi aspettare la fine per giocarti la corsa con i più forti. Non ce l’hai ancora quella forza. Devi fare quello che a te sembra sbagliato”. Lui può vincere le volate, ma le volate… stanche come facevo io. Quelle di gruppi ridotti all’osso».

Al Norvegia ha provato qualche fuga: secondo Visconti è questo il giusto atteggiamento
Al Norvegia ha provato qualche fuga: secondo Visconti è questo il giusto atteggiamento
Ti sembra che sappia fare solo corsa di testa?

Prendiamo il Norvegia. Gli ho chiesto perché nell’ultima tappa sia partito lungo, poi si sia rimesso in gruppo ai 300 metri e alla fine abbia finito quinto. “Hai la certezza di poter battere Kristoff nel testa a testa?”. Deve capire che per sbloccarsi deve rischiare e che non è facile vincere facendo tutte le cose alla perfezione.

Il campionato italiano potrebbe essere l’occasione?

Ci stiamo arrivando senza sapere chi ci sarà. Alcuni dei più adatti hanno già detto che non andranno. Gente come Vendrame, oppure Bettiol e Oldani. Potrebbe essere davvero il suo percorso, perché non dovrebbe esserlo in una gara secca in cui ti giochi tutto? Ma deve stare attento a quello che succede da lontano, non ragionare da velocista che aspetta la volata.

Ad Alberobello con anticipo per provare un circuito che gli si addice molto (foto Instagram)
Ad Alberobello con anticipo per provare un circuito che gli si addice molto (foto Instagram)
Lo stesso concetto espresso da Viviani…

E infatti mi ricorda preciso il campionato italiano che vinse Elia a Darfo Boario Terme. Uno strappo solo, un caldo bestiale, fuga da lontano e corsa finita. Non ci sono squadre compatte. Le piccole mandano gli uomini in fuga, sono poche quelle che corrono attorno a un leader. A me successe, ma stavo bene e credettero nelle mie possibilità. Se va via il gruppetto ed entrano quelli buoni, deve esserci anche lui.

Perché aspettare i finali, per paura, pigrizia, poca fiducia?

Certo non pigrizia. Filippo ha grinta e cattiveria di arrivare. Mi ricorda il Visconti piccolino che aveva tanta rabbia. Sembra che abbia paura di buttare energie e questo lo limita. Corre in modo anonimo e alla fine la gente si chiede dove sia finito. Deve levarsi di dosso quella paura, non ha niente da perdere. Per una volta provi a correre così. Perché se poi si trova davanti, è tanto cattivo. A volte gli chiedo come faccia a limare così tanto.

In volata contro Conci allo Slovenia, lottando per il 6° posto nell’ultima tappa
In volata contro Conci allo Slovenia, lottando per il 6° posto nell’ultima tappa
Come fa?

E’ una necessità. Arrivare a giocarsi la volata con le WorldTour che fanno un altro sport non è facile. Devi essere furbo e bravo a infilarti negli spazi che ti lasciano. Lui in quei momenti dice di vedere tutto al rallentatore. E’ nel suo habitat, vede i pericoli e li schiva (le stesse parole le usò Angelo Furlan in un’intervista sull’essere velocisti, ndr).

Ti dispiace non essere lì a guidarlo?

E’ il mio rammarico di fine carriera. Almeno una volta avrei voluto sbloccarlo, ma non sono stato in grado. Però ci vediamo spesso. Parliamo. Siamo rimasti molto legati. Gli dico le cose in faccia. Deve rischiare. C’è ancora un gradino da salire per diventare grandi.

Domenica attenti a Viviani, ha il dente avvelenato…

24.06.2022
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Non è di certo facile correre un campionato italiano quando sai di avere a disposizione solo un compagno di squadra. Lo è ancor meno quando il tuo fisico sta ancora assorbendo le ultime botte, che in questa prima parte di stagione non sono neanche state poche. Figurarsi poi quando aspetti dall’11 febbraio il ritorno alla vittoria. Eppure è un Elia Viviani bello carico quello che si appresta ad affrontare la gara tricolore e lo si sente non solo dalle parole, ma anche e soprattutto dal tono della voce, quello tipico di chi è pronto a salire sul ring per scaricare tutta la rabbia sul rivale.

E’ vero, finora la stagione dell’olimpionico di Rio parla di una sola vittoria, al Tour de la Provence. Eppure non si può certo dire che Elia vada piano, anzi. Da inizio aprile ha corso 19 volte e il suo ruolino di marcia porta ben 9 presenze nella top 5 degli ordini di arrivo, significa che la gamba c’è sempre stata, ma è mancato quel quid per trasformare qualche piazzamento in una vittoria: «Mi fa piacere che la cosa sia stata notata perché è proprio così e so bene dove è mancato quel piccolo particolare».

Viviani Kooij 2022
Elia battuto da Kooij allo ZLM Tour. In Olanda aveva mostrato una gran forma fino alla caduta
Viviani Kooij 2022
Elia battuto da Kooij allo ZLM Tour. In Olanda aveva mostrato una gran forma fino alla caduta
Spiegaci…

Quando arrivi a quei livelli, la vittoria sfugge principalmente per due ragioni: una è l’errore personale che sicuramente ci sta e riguardando indietro, qualcosa di diverso potevo farlo in qualche frangente. L’altra, che a parer mio ha pesato di più, è non avere avuto a disposizione non tanto e non solo un classico treno per il velocista, ma il vero e proprio ultimo uomo, quello che riesce a pilotarti verso gli ultimi 200 metri dove bisogna scaricare i cavalli.

Il discorso di avere o meno a disposizione un treno appare spesso nelle discussioni con i corridori, anche Bonifazio raccontava di come bisogna saper ormai inventare le volate leggendo la corsa…

E’ vero, ma se devi affrontare una prospettiva del genere sai bene che le cose cambiano. Un velocista con una squadra a disposizione avrà la possibilità di giocarsi la vittoria 10 volte su 10, poi magari non vincerà sempre, ma sarà sempre lì a battagliare. Se devi fare quasi da solo, di occasioni ne avrai 5 e le possibilità calano drasticamente, deve davvero andare tutto perfettamente per centrare il successo.

Viviani Gand 2022
Finora Viviani ha corso 44 volte nel 2022 con una vittoria e ben 16 presenze in Top 10
Viviani Gand 2022
Finora Viviani ha corso 44 volte nel 2022 con una vittoria e ben 16 presenze in Top 10
Prima parlavi di errori personali, ti riferisci in particolare a qualcosa?

All’ultima tappa dello ZLM Tour ero secondo in classifica generale e a punti, mi stavo giocando tutto ma sono caduto a una decina di chilometri dal traguardo. Sono arrivato con tutta la parte sinistra del corpo abrasa. Ho poi continuato a gareggiare a La Route d’Occitanie, quattro tappe con due piazzamenti, ma ho pedalato male perché avevo ancora molto fastidio e il risultato è stato sovraffaticare il polpaccio sinistro. Da domenica ho sedute di fisioterapia quotidiane che mi stanno rimettendo a posto, ma potevo evitare di correre sopra ferite aperte…

Domenica sarai al campionato italiano, vista la situazione sia fisica che di squadra, che cosa ti aspetti?

Il massimo e non lo dico per fare lo sbruffone, non sono il tipo. E’ un bel percorso, difficile perché quando ci sono 3.000 metri di dislivello non può essere altrimenti, ma si presta a molteplici interpretazioni e può favorire tanti corridori. Sia i velocisti come me o Ballerini che tengono in salita, sia chi attacca da lontano, sia chi ha il passo in salita per fare la differenza. Poi dobbiamo considerare che ci sono almeno 4 squadre che possono dare un’impronta alla gara: Eolo Kometa che ha un Albanese in grande spolvero, la Bardiani che ha un sacco di uomini, la Uae con gente come Covi, Ulissi, Trentin che si adattano a quel percorso come un guanto e infine l’Astana. Impossibile che si arrivi in volata, a un certo punto la corsa esploderà e io dovrò farmi trovare pronto.

Viviani Europeo 2019
Il corridore di Isola della Scala punta forte sull’europeo, già vinto nel 2019
Viviani Europeo 2019
Il corridore di Isola della Scala punta forte sull’europeo, già vinto nel 2019
Quest’anno la Ineos Grenadiers ha deciso di presentare al Tour una squadra votata interamente alla causa della classifica. Di aspettavi di non esser scelto?

Sì, non avrebbe avuto senso esserci. La squadra ha fatto una scelta e un investimento, portare un velocista senza assistenza, costretto a inventarsi qualcosa ogni volta che c’è una volata con poche chance a disposizione non avrebbe portato nulla. Torniamo al discorso di prima: i risultati li puoi ottenere se hai un uomo d’esperienza al tuo fianco votato alla causa e a ben guardare di gente simile ce n’è davvero poca: Morkov, Guarnieri, Richeze, Van Poppel e l’elenco è già finito…

Che cosa farai allora?

Ci saranno altre gare, altre occasioni, poi io ho un grande obiettivo in testa: essere all’europeo di Monaco su un percorso che mi si addice particolarmente, la settimana dopo poi c’è Amburgo e anche lì ho dimostrato di far bene. Voglio vincere entrambe o almeno una delle due gare, ma devo farmi trovare pronto.

Viviani italiani 2018
Un precedente che porta bene: la vittoria di Viviani al campionato italiano 2018 a Darfo Boario Terme
Viviani italiani 2018
Un precedente che porta bene: la vittoria di Viviani al campionato italiano 2018 a Darfo Boario Terme
Sarai in Coppa del mondo su pista a Cali?

No, in nazionale tornerò per i mondiali. Farò le gare su pista di Fiorenzuola e Pordenone per mantenere la confidenza con il gesto, ma poi punterò direttamente sulla rassegna iridata alla quale tengo particolarmente, infatti chiuderò con la stagione su strada a settembre proprio per preparare i mondiali come si deve.

L’umore sembra decisamente alto…

Sono carichissimo, i risultati sono dalla mia parte e dicono che manca davvero poco per compiere l’ultimo passo. E’ chiaro che se non vinci da febbraio senti che ti manca qualcosa, perdi quella confidenza con il successo che in molti casi aiuta. Io so che gare come l’italiano e l’europeo possono essere adatte a me, ci credo tantissimo, ma chiaramente per quest’ultimo devo farmi trovare pronto da Bennati al momento giusto.

Dall’Occitania arriva un Bonifazio affamato di vittorie

23.06.2022
5 min
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La vittoria di domenica, nell’ultima tappa del La Route d’Occitanie, ha rimesso un po’ le cose a posto per Niccolò Bonifazio. Soprattutto ha messo ordine in mezzo a tanti pensieri scaturiti da una prima parte di stagione che non era andata come voleva per mille motivi e soprattutto gli ha restituito quella convinzione in se stesso della quale aveva un forte bisogno.

In quegli attimi, seguenti la volata di Auterive, il portacolori della TotalEnergies ha rivissuto tutto quel che è avvenuto in questo anno piuttosto particolare: «Non saprei neanche come giudicarlo, perché da una parte in certi momenti sentivo di andare davvero forte, ma dall’altra è stato forse l’anno più sfortunato che ho vissuto da quando sono professionista. Fare appena una decina di giorni di gare da inizio aprile non è da me e non mi aiuta di certo».

Bonifazio Occitania
La grinta di Bonifazio nella volata di Auterive, dove ha preceduto Moschetti
Bonifazio Occitania
La grinta di Bonifazio nella volata di Auterive, dove ha preceduto Moschetti
Che cosa ti è accaduto?

Come tanti altri sono stato vittima di una bronchite, presa probabilmente alla Parigi-Nizza che mi ha tenuto compagnia per un paio di mesi. Non riuscivo a venirne fuori, influiva sulla respirazione e mi dava problemi. C’è voluto tempo, ma pian piano è passata e alla fine anche le prestazioni hanno iniziato a migliorare.

Ti eri fermato in questa primavera priva di molti impegni?

No, non sono tipo da restare con le mani in mano, sono uno che si allena molto. Ho curato la preparazione in maniera assidua, forse ancora più che in passato, ma allenarsi non ti dà la perfetta misura del tuo valore, come anche non aver occasione di confrontarsi con i migliori. Ho avuto poche occasioni per gareggiare al massimo livello e questo influisce.

Quando hai sentito che stavi per tornare il Bonifazio che volevi?

Diciamo che già a maggio le cose cominciavano a girare nel verso giusto. Al Circuito di Vallonia ero finito quarto perché mi era sfuggita la fuga giusta, altrimenti potevo essere già a cantar vittoria. Comunque nelle tre gare prima de La Route d’Occitanie non ero uscito oltre il 15° posto, sentivo che le gambe giravano bene e che era solo questione di tempo.

Bonifazio bronchite 2022
Il piemontese alla Parigi-Nizza: dalla corsa francese è uscito come altri con la bronchite
Bonifazio bronchite 2022
Il piemontese alla Parigi-Nizza: dalla corsa francese è uscito come altri con la bronchite
La tua ultima vittoria risaliva all’agosto scorso: ti stava pesando questa lunga astinenza?

Non tanto, perché non ho mai perso la consapevolezza del mio valore. Purtroppo non ho avuto tante occasioni per gareggiare. E’ stato davvero un anno sfortunato e l’ho capito subito, dalla prima gara, la Clasica Comunitat Valenciana quando sono caduto in volata mentre mi stavo giocando la vittoria. Magari quell’astinenza sarebbe stata molto più breve e qui staremmo a parlare di una stagione ben diversa. Certe cose le avverti subito: da lì è stata tutta una serie di cadute di catena, forature, ventagli, insomma non ne andava una giusta, se poi si aggiunge la bronchite, ecco che il quadro è completo.

Parlavi anche di un calendario di gare che non ti ha favorito…

Ho sempre fatto gare di secondo piano, a parte Parigi-Nizza e Milano-Sanremo e questo non favorisce il raggiungimento della miglior condizione: come faccio a competere con gente come Démare se non posso affrontarla con continuità? E’ solo attraverso di quella che crescono la consapevolezza delle proprie possibilità e le chance di battere corridori così forti. All’ultima gara in Francia per fortuna c’erano corridori e squadre forti, chi in preparazione del Tour e chi del campionato nazionale e la vittoria di domenica mi ha dato nuova carica proprio per questo.

A proposito di Tour, sei nella squadra?

A quel che so, no. Sono dirottato su altre gare e ciò non mi favorisce. Rispetto allo scorso anno non cambia nulla e questo sinceramente mi fa strano.

Bonifazio Scherens 2021
L’ultima vittoria del cuneese risaliva all’ultimo Ferragosto, al GP Scherens
Bonifazio Scherens 2021
L’ultima vittoria del cuneese risaliva all’ultimo Ferragosto, al GP Scherens
Nel team ti trovi bene?

Sì, è un bell’ambiente e non mi fanno mancare nulla, è solo la programmazione che mi lascia un po’ perplesso. Sappiamo le gare da fare mese per mese e questo certo non aiuta a prepararsi e farsi trovare pronti quando c’è l’evento importante. In fin dei conti i risultati li ho sempre portati a casa.

Il tuo contratto scade a fine stagione?

Sì, ancora non so che cosa farò, sinceramente non voglio neanche pensarci. Dalla squadra non mi sono arrivati segnali, ma neanche in negativo, quindi per ora mi concentro su quel che c’è da fare e poi si vedrà. A me comunque non dispiacerebbe continuare l’esperienza, anche perché stare all’estero non è un problema, sono uno comunicativo che si adatta bene ovunque.

Bonifazio Laigueglia 2022
Niccolò in azzurro all’ultimo Trofeo Laigueglia: troverà spazio, magari agli Europei?
Bonifazio Laigueglia 2022
Niccolò in azzurro all’ultimo Trofeo Laigueglia: troverà spazio, magari agli Europei?
Quali sono ora i tuoi obiettivi?

Io guardo a domenica, al campionato italiano che ha un percorso adatto a me e dove voglio far bene. La gamba c’è e domenica scorsa l’ho dimostrato, ho tutto per emergere e voglio farlo.

Correre da isolato non ti pesa?

L’ho fatto tante volte, non è un problema. Vorrà dire che mi appoggerò agli altri come facevo quand’ero dilettante. L’importante è saper cogliere il momento giusto e capire come la corsa si evolverà.

Hai un sogno nel cassetto?

Semplice: vincere domenica!

Ciabocco campionessa italiana 2021

Eleonora Ciabocco, ragazzina tricolore con la testa da grande

19.07.2021
4 min
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Quando è nata, Eleonora Ciabocco aveva già il destino segnato. Terza figlia di una coppia appassionata di bici, con i fratelli più grandi (un maschio e una femmina) già indirizzati verso le gare, poteva lei essere esente dalla passione per le due ruote? La neocampionessa d’Italia junior, sulla bici ci è praticamente nata: a 5 anni andava alle corse per seguire i fratelli, a 6 ecco la prima bici da strada e subito dopo le primissime gare di categoria: «Le rotelle le ho utilizzate pochissimo, neanche me le ricordo…».

La bici così è diventata compagna quotidiana delle sue giornate, grazie anche alla varietà geografica della sua terra, le Marche: «Vivo in collina, a Corridonia, così da una parte c’è il mare, dall’altra le salite, posso variare quando voglio e questo forse ha influenzato anche il mio modo di essere ciclista».

In che senso?

Credo di essere una ciclista completa, che predilige sicuramente le salite, ma mi difendo bene in volata e anche sul passo me la cavo. Le cronometro mi piacciono molto, sono stata terza ai Campionati Italiani. E’ chiaro che ho tantissimo da imparare, l’importante è che mi diverto su ogni tipo di terreno.

Ciabocco darfo 2021
Eleonora Ciabocco emerge su ogni terreno: forte in salita, si è già distinta anche a cronometro
Ciabocco darfo 2021
Eleonora Ciabocco emerge su ogni terreno: forte in salita, si è già distinta anche a cronometro
Quanto ti alleni?

Non tantissimo, diciamo che nel corso della settimana è previsto 1/2 allenamenti impegnativi, gli altri sono più tranquilli. Negli ultimi mesi d’altronde lo studio in DAD mi ha aiutato molto, guadagnavo il tempo degli spostamenti in corriera per e dalla scuola, comunque conciliare ciclismo e studio non è mai stato un problema, ho la media del 9…

Che scuola frequenti?

L’Istituto Biologico Sanitario Matteo Ricci di Macerata. Vorrei un futuro nella struttura sanitaria, si è visto quanto sia importante.

C’è una corsa fra quelle delle elite che sogni più delle altre?

Una che mi piacerebbe davvero correre e magari vincere è la Strade Bianche perché ha lunghi pezzi di sterrato e per me che vengo dal ciclocross è davvero l’ideale.

Ciabocco 2021
Quello di Darfo è stato il terzo titolo italiano per Eleonora, già due volte tricolore nel ciclocross
Ciabocco 2021
Quello di Darfo è stato il terzo titolo italiano per Eleonora, già due volte tricolore nel ciclocross
Apriamo allora la parentesi dedicata ai prati: fai ancora ciclocross?

L’ho praticato fino al 2020, ma nell’ultimo inverno ho dovuto saltarlo. Vorrei riprendere perché è una specialità che mi diverte tantissimo e dove vado molto bene, anche più che su strada, tanto che ho già due titoli italiani in bacheca, vinti da Esordiente 2° anno e da Allieva 2° anno.

E con quello su strada sono 3…

Quello di Darfo Boario Terme proprio non me lo aspettavo, anche perché quest’anno non avevo ancora vinto ed è arrivata al termine di una gara dura, con tante fughe, ma sull’ultimo strappo mi sono messa davanti al gruppo, ho recuperato sulle due davanti e ho provato a fare la differenza, scollinando per prima e tuffandomi in discesa verso il traguardo. Il bello è che la giornata non era iniziata bene, con un problema meccanico al primo giro…

Ciabocco tricolori 2021
L’arrivo solitario della Ciabocco a Darfo Boario Terme (foto Fabrizio Ghirardi/Fci)
Ciabocco tricolori 2021
L’arrivo solitario della Ciabocco a Darfo Boario Terme (foto Fabrizio Ghirardi/Fci)
In società (la Ciclismo Insieme Team Di Federico) sono favorevoli a una tua doppia attività?

Non mi hanno mai ostacolato in nessuna decisione, d’altro canto penso che sia solo un problema di organizzazione, stabilendo in anticipo il calendario di ognuna delle quattro stagioni prevedendo i necessari periodi di riposo.

Nel tuo futuro vedi un impegno nel ciclismo che conta, quello professionistico, anche a scapito dello studio?

Mmmh… Anche in questo caso è questione di sapersi organizzare. Allo studio tengo tantissimo, ma so che si può portare avanti parallelamente alla carriera sportiva. Vedremo, io sono abituata ad andare avanti un passo alla volta, anzi una pedalata…

Tarozzi a testa alta fra i giganti: sarà il giorno della svolta?

21.06.2021
4 min
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A un certo punto Francesco Pancani dice in diretta la frase che meglio rende la situazione di Manuele Tarozzi nel finale del campionato italiano. «Corre con la squadra dell’Emilia Romagna – dice il toscano – sta correndo il campionato italiano nei professionisti in Emilia Romagna e oggi è pure il giorno del suo compleanno. E’ come se fosse la maglia rosa…».

Oltre il limite

Quando Tarozzi taglia il traguardo, in 15ª posizione assieme a Daniel Oss, pochi sanno chi sia o si rendono conto che il ragazzino in realtà sia ancora dilettante e abbia appena compiuto 23 anni. Il massaggiatore gli si fa sotto e fa per passargli una lattina di Coca Cola, ma lui la allontana con le mani: «Se la bevo – dice – finisce che vomito». La fatica quando è estrema fa brutti scherzi e Tarozzi ha davvero dato tutto. Anche più di quello che pensava di avere. Si è infilato nella prima fuga e ha tenuto duro fino a due giri dalla fine, quando professionisti ben più blasonati e forti avevano già mollato da un pezzo.

Sulla Gallisterna, al secondo passaggio, una borraccia fresca
Sulla Gallisterna, al secondo passaggio, una borraccia fresca

Non è naufragato

«Prima del via – racconta il suo diesse Coppolillo – gli avevo detto che la sua gara sarebbe stata prendere la fuga nei primi 30 chilometri, perché ai campionati italiani qualcuno sarebbe partito di sicuro. E’ stato bravo ed è andato oltre le mie aspettative, perché quando ha ceduto non è naufragato, ma è rimasto sul pezzo. Sono convinto che andrebbe meglio tra i professionisti, però deve trovare più costanza. Credo che 230 chilometri tutti insieme non li avesse mai fatti, per cui spero che adesso riesca ad essere continuo e a ben figurare nelle prossime corse, che saranno di nuovo fra i dilettanti. Questo potrebbe essere l’anno buono per passare…».

Quota 200

Tarozzi si rialza dal manubrio e ha lo sguardo incredulo. Il petto è scosso da un battere ancora violento del cuore, ma lentamente il tono di voce torna quello giusto per raccontare.

«Ero in fuga – dice – perché sapevo che quando gli altri avrebbero aperto il gas, io non ne avrei avuto. Però se fossi riuscito ad anticipare un po’, almeno sarei potuto rimanere un po’ in fuga. Ci siamo riusciti, eravamo in tanti e a quel punto ho provato a salvare il possibile e ho tenuto botta fino a quando siamo arrivati a 2-3 giri dalla fine. A quel punto ho guardato il Garmin e segnava più di 200 chilometri. Stavo anche bene, ma le gambe non c’erano più…».

Nel 2019 ha corso in maglia azzurra il Memorial Pantani
Nel 2019 ha corso in maglia azzurra il Memorial Pantani

Gambe e cervello

Il massaggiatore accanto continua a dirgli quanto sia forte quando collega le gambe con la testa e a pensarci, la discontinuità è sempre stata il suo tallone d’Achille. E se questo sarà destinato a restare il suo giorno di gloria, vorrà dire che avrà anche un grande ricordo di cui parlare con gli amici.

«Non posso dire niente oggi – sorride – non ho rimpianti, ero in mezzo a gente di un’altra cilindrata. Questo è un giorno che ti cambia la vita, mentre per quanto riguarda le gambe e il cervello… Quest’anno non è successo quasi mai. E se le gambe non vanno, se senti che proprio non ci sei, anche il cervello molla la presa. Questo dovrebbe essere un anno buono, speriamo che adesso magari ci sia una svolta…».

Lettera di richiamo

Coppolillo annuisce e dimostra di avere ben chiara la sua situazione. «Mi dispiacerebbe se dovesse smettere – dice – perché non è giusto farlo a 22 anni e mezzo. Proprio ieri ho parlato con Zanatta e Tiralongo (direttori sportivi rispettivamente della Eolo-Kometa e del Team Palazzago, ndr) e facevo i complimenti a Stefano per aver saputo valorizzare Fortunato che era senza squadra e commentavo con Paolo il fatto che fosse a correre con Romano, lasciato a piedi dopo due anni da neopro’, con il secondo che però è stato il 2020 del Covid. C’è bisogno di conoscere i ragazzi e di aspettarli. Uno come Tarozzi starebbe meglio di là che qua con noi, ne sono sicuro. Ricordo che al mio primo anno con Reverberi, ricevetti una lettera scritta a macchina per scarso rendimento. Al giorno d’oggi, avrei perso il posto. Allora rimasi con loro per cinque anni».

In fuga al Giro U23 del 2020. Quest’anno è stato quarto a Cesenatico
In fuga al Giro U23 del 2020. Quest’anno è stato quarto a Cesenatico

Una chance

Quando è certo di aver ripreso il fiato a sufficienza per tornare all’ammiraglia, Tarozzi saluta e si avvia. Tutto intorno fervono i preparativi del podio, i corridori che andranno al Tour si danno appuntamento, quelli che sono usciti dal Giro fanno capannello, quelli attesi dalle Olimpiadi hanno altri sguardi. Per Tarozzi Manuele da Faenza, 23 anni compiuti proprio oggi, il prossimo impegno sarà forse il Giro del Medio Brenta. Se ne va e sembra improvvisamente più piccolo, ma in certi tratti del percorso con quel suo sguardo spiritato e la voglia di non perdere le ruote anche lui stavolta è parso un gigante. Forse ha ragione Coppolillo: meriterebbe anche lui la sua chance.

Zoccarato, sfinito e felice: «Ma un dubbio mi resta…»

21.06.2021
4 min
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Salire sul podio al campionato italiano per un neoprofessionista è sempre un grande risultato e ad Imola – nel tricolore organizzato da ExtraGiroSamuele Zoccarato della Bardiani-Csf ha più di un motivo per essere felice. L’ultima volta era successa nel 2014 in Trentino, a Fondo, quando Davide Formolo “rookie” della Liquigas finì secondo dietro a Nibali. Non solo, possono far festa anche Bruno e Roberto Reverberi perché era dal 1994 che un loro atleta non centrava il podio: all’epoca Massimo Podenzana, in maglia Navigare, vinse addirittura il titolo a Cles, bissando quello dell’anno prima.

Nella morsa fra Masnada e Colbrelli, Zoccarato cederà sull’ultima salita
Nella morsa fra Masnada e Colbrelli, Zoccarato cederà sull’ultima salita

205 chilometri di fuga

Possiamo dire che il ventitreenne padovano si è sempre trovato a proprio agio nelle corse allestite da Marco Selleri e Marco Pavarini, ottenendovi alcuni fra i suoi risultati di rilievo: l’anno scorso in maglia Colpack-Ballan centrò un terzo posto all’Aprica nella frazione conclusiva del Giro U23, mentre a Faenza, nella gara dei Monti Coralli, conquistò un incoraggiante quinto posto.

Il valore aggiunto del “bronzo nazionale” di Zoccarato è il tipo di corsa che ha disputato: in avanscoperta dal ventesimo chilometro insieme ad altre dodici unità (compresi i compagni di squadra Maestri e Tonelli) che hanno raggiunto fino a 5’30” di vantaggio ed infine unico superstite dell’azione di giornata con 205 chilometri di fuga, chiuderà a 37” dal neo-campione italiano Colbrelli e Masnada.

Alessandro Tonelli lo ha visto andare via e ha chiuso 55° a 5’39”
Alessandro Tonelli lo ha visto andare via e ha chiuso 55° a 5’39”
Samuele hai disputato una bellissima prova. Potevi ottenere qualcosa di più o è andata come doveva andare?

Il dubbio c’è sempre. Partivo per mostrare la nostra maglia in fuga, non avevo nessuna speranza di provare di arrivare fino in fondo, perché ho chiuso il Giro d’Italia un po’ stanco, poi sono andato a fare il Giro del Belgio e non mi sentivo bene. Quindi ho provato più per un’azione fine a se stessa.

In fuga però non eri l’unico della tua squadra.

Sì, vero, con me c’erano Maestri e Tonelli che mi hanno aiutato tantissimo a gestirmi bene, sia con le energie, sia con l’idratazione nel bere e nel bagnarmi. E questo è stato fondamentale per il finale di gara perché sono riuscito a dare quel qualcosa in più che mi ha permesso di essere ancora lì, visto che Roberto (Reverberi, il team manager, ndr) nel frattempo aveva scelto me, fra noi tre, per fare la corsa.

In fuga dal chilometro 20, della Bardiani con lui anche Maestri e Tonelli
In fuga dal chilometro 20, della Bardiani con lui anche Maestri e Tonelli
Non sembri soddisfatto…

Non ho rimpianti. Ripeto, mi resta il dubbio di capire se avessi potuto dare qualcosa in più sull’ultima salita (la Gallisterna, ndr) dove mi sono staccato, ma sono contentissimo così.

Anche perché i primi due, Colbrelli e Masnada, sono ottimi corridori e che si sono mossi nel finale quando la fuga aveva perso uomini e vantaggio. Alla luce di questo, avresti potuto giocarti qualcosa in più se fossi stato negli inseguitori?

Penso di no, perché sulle salite brevi chi ha gamba riesce a fare la differenza ed anche lo Zoccarato più in forma di ogni tempo non sarebbe riuscito a tenere Colbrelli e Masnada.

Quindi, questo è lo Zoccarato più in forma di sempre?

Non saprei nemmeno io, non so che limiti ho. Sarà forse che adesso mi sento un po’ stanchino, tutto qui, ma sta arrivando il periodo di recupero.

Per la tua squadra è un grande risultato, era da tempo che non saliva sul podio agli italiani.

Esatto (mentre Luca Barioglio, addetto stampa della Bardiani, lo supporta nella risposta, ndr) mancava da un po’. Al Giro ho fatto tante fughe, tra cui quella della vittoria di Taco Van der Hoorn a Canale. Sono uscito con una buona condizione.

Questo risultato fa ben sperare anche per il futuro, giusto?

Il Giro ha aiutato a far crescere il motore, questo italiano invece il morale. L’obiettivo è fare sempre il massimo possibile, avere la solita grinta che mi contraddistingue in ogni gara.

Hai qualcosa da aggiungere?

Sì, sulla mia formazione. Sono contento perché da quando sono arrivato in squadra, anche se ero neopro’, i miei tecnici mi hanno sempre dato diverse possibilità credendo in me. Non potevo chiedere di meglio.

Masnada e Ciccone, due scontenti nella fornace di Imola

20.06.2021
3 min
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Fa così caldo, che quando Masnada si versa una bottiglietta in testa, fai fatica a capire dove cominci l’acqua e dove invece finisca il sudore. Il gruppetto degli inseguitori deve ancora arrivare, sono i minuti a caldo del dopo corsa. Fausto è seduto su una rotonda e recupera la regolarità del respiro, ma davanti agli occhi gli scorrono le fasi finali di corsa. Pensare che a Livigno negli ultimi giorni si era anche allenato con Colbrelli e forse proprio averlo visto all’opera sta rendendo lo smacco del secondo posto meno pesante da digerire. Poi in un secondo passano Colbrelli di ritorno verso il podio e Nibali e Ciccone verso i pullman, nel segno di una polemica che monta. E Fausto resta lì seduto a raffreddarsi, mentre la fila degli scontenti si allunga. E finalmente comincia a parlare.

Il forcing di Masnada sulla Galisterna non è bastato per staccare Colbrelli
Il forcing di Masnada sulla Galisterna non è bastato per staccare Colbrelli

Difficile controllare

La corsa l’ha accesa lui. Mentre davanti Affini macinava i chilometri e dava la dimensione della sua grande forza, come un lampo dal gruppo si avvantaggiava una maglia azzurra della Deceuninck-Quick Step: quella di Masnada.

«Il percorso era difficile da controllare – dice con un filo di voce – eravamo rimasti uno per squadra e uno scatto poteva fare la differenza. Per questo mi sono avvantaggiato, ma Sonny ha dimostrato di essere il corridore più forte non solo in Italia, ma di tutto il WorldTour. In salita ho provato a staccarlo, ma se non facevo il mio passo regolare, finisce che mi staccava lui. E’ un mese che non correvo, ero andato a Livigno per cercare di migliorare la mia condizione, ma alla fine mi sono reso conto di non avere le gambe per fare la differenza. Il tendine del ginocchio ha retto bene, non mi ha dato fastidio. Vediamo come starà domattina…».

Ciccone ha qualcosa da recriminare, convinto che con Oss sarebbe potuto rientrare: gli uomini Trek sono scontenti
Ciccone ha qualcosa da recriminare, convinto che con Oss sarebbe potuto rientrare: gli uomini Trek sono scontenti

Polemica Trek

Nel gruppo alle sue spalle qualcosa deve essere successo. Quando ne è uscito Colbrelli, il distacco era di 21 secondi, era prevedibile che i numeri uno sarebbero piombati sui primi. Invece di colpo hanno cominciato a parlare, gesticolare, perdere tempo e terreno. E così nel breve tempo fra Mazzolano e Galisterna, il distacco è salito sopra il minuto e poi ha continuato ad aumentare.

Si è detto che il problema fosse l’assenza di radioline e di informazioni, ma qualcosa di insolito è successo e in parte è stato svelato dalle parole di Ciccone dopo il traguardo. L’abruzzese è colui che ha dato fuoco alle polveri e che poi si è mosso con Daniel Oss, anche se sulla sua azione è calato il maglio degli inseguitori: Nibali fra loro. E se prima magari Giulio non avrebbe detto nulla, la consapevolezza che a fine stagione il siciliano cambierà squadra potrebbe aver reso meno digeribile il suo inseguimento.

«In salita stavo bene – dice Ciccone – ma si è creata la solita situazione di tatticismi. Con Daniel Oss stavo rientrando ed eravamo arrivati a 15 secondi dal gruppetto, li avevamo nel mirino ed ero certo che in salita li avrei ripresi. Invece dietro hanno chiuso e così facendo hanno riportato sotto gli altri. Forse Vincenzo ha preferito chiudere perché si sentiva più sicuro così, ma alla fine stavamo bene entrambi ed entrambi siamo scontenti e non abbiamo portato a casa niente».