Pellizzari, la fama va bevuta a piccoli sorsi

21.06.2024
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ROMA – Alla Camera dei Deputati, martedì scorso, oltre a Tiberi c’erano anche Pellizzari e i suoi ventuno anni. Il marchigiano aveva da poco concluso il Giro di Slovenia con il terzo posto finale (alle spalle di Aleotti e Pello Bilbao) e la maglia dei giovani: dopo il Giro degli attacchi meravigliosi e i siparietti con Pogacar, un altro segno di continuità. Eppure la sensazione era che volesse soprattutto essere tenuto fuori dalle celebrazioni per stare sulla sua bici, in mezzo alle sue salite, facendo il suo mestiere.

L’accoglienza di Camerino al ritorno dal Giro lo ha frastornato e ancora adesso, pensandoci, si mette le mani nei capelli accorgendosi di esserci andato con la felpa e i bermuda. La leggerezza dell’animo è la dote principale di chi vuole arrivare lontano: se fosse schiavo a questa età di manierismi e convenzioni, probabilmente non andrebbe lontano.

«Per me è rimasto tutto uguale – dice – sono quello di sempre. E’ stato bello essere accolti a quel modo, però poi sono tornato alla vita di tutti i giorni. Sono stato anche contento di correre in Slovenia, anche se è stato duro. Prima di partire abbiamo parlato con Piepoli. Mi ha chiesto quali fossero i miei obiettivi. Gli ho risposto: il podio e la maglia bianca e li abbiamo raggiunti entrambi».

Con Tiberi e il Presidente della Camera Fontana, a Montecitorio c’era anche Pellizzari (foto Lega ciclismo)
Con Tiberi e il Presidente della Camera Fontana, a Montecitorio c’era anche Pellizzari (foto Lega ciclismo)

Avenir: no, grazie

Allo Slovenia è mancata forse la brillantezza di certi attacchi, probabilmente perché la curva della condizione è in fase discendente, dopo aver corso il Tour of the Alps e appunto il Giro d’Italia. Proprio nei giorni scorsi si ragionava con Mirco Rossato della scelta di portarlo al Giro dei grandi e non puntare su di lui per quello Next Gen. La stessa logica ha portato Pellizzari a declinare l’invito del cittì Amadori per il Tour de l’Avenir. Dicono che in casi come questi si abbia più da perdere che da guadagnare: l’esempio di Riccitello dello scorso anno è ancora negli occhi. Protagonista al Giro d’Italia, l’americano andò alla corsa francese e venne preso… a legnate, risalendo a fatica fino al quarto posto finale, giusto dietro Del Toro, Pellizzari e Piganzoli.

La curiosità sarebbe semmai quella di vederlo andare all’Avenir preparandolo come il Giro d’Italia, ma è qualcosa di cui dovremo fare a meno. La strada è tracciata. Giulio correrà il resto della stagione con la maglia del VF Group-Bardiani e poi dal prossimo anno indosserà quella della Red Bull-Bora, entrando a 22 anni nel grande gruppo.

Al Tour de l’Avenir del 2023, Pellizzari vinse una tappa, finendo secondo nella generale
Al Tour de l’Avenir del 2023, Pellizzari vinse una tappa, finendo secondo nella generale

Ipotesi austriaca

«Dopo il Giro – racconta – ho staccato per una settimana. Poi ho visto che stavo davvero bene, sentivo che la gamba veniva fuori, quindi andare in Slovenia è stato azzeccato, anche se nelle ultime due tappe ero un po’ in calando. Non ero certo al 100 per cento, sono curioso di vedere come andrà al campionato italiano.

«Comunque dopo la prima settimana, sono andato un po’ in Trentino da Andrea, anche perché su la temperatura era migliore che da me. C’è da capire cosa farò dopo l’italiano, se qualche corsa o subito stop. Andrea farà il Giro d’Italia, io potrei approfittarne per aggregarmi ai miei che vanno in vacanza in Puglia, ma non ho ancora deciso niente».

Pellizzari ha conquistato il podio dello Slovenia nella tappa di Krvavec, con il 4° posto all’arrivo
Pellizzari ha conquistato il podio dello Slovenia nella tappa di Krvavec, con il 4° posto all’arrivo

Obiettivo tricolore

Il campionato italiano lo chiama e la sua squadra al via è sempre una delle più numerose. Difficile dire se Pellizzari potrà correre per se stesso, se davvero la condizione è in calo. Così come ci sarà da valutare la possibilità che corra anche il Giro d’Austria, che inizia il 2 luglio. Staccare subito dopo il campionato italiano significherebbe rimanere senza corse per più di un mese.

«Intanto spero che il campionato italiano sia duro – dice – noi siamo una gran bella squadra, allo Slovenia siamo andati forte e forse abbiamo raccolto meno di quello che potevamo. All’italiano ci teniamo, ma questo non significa che si correrà soltanto per me, anzi. Nei giorni scorsi mi hanno aiutato tanto, voglio ricambiare perché non sono l’unico che va forte in squadra. C’è qualcuno che forse è ancora più adatto alle caratteristiche del percorso, quindi io mi metto a disposizione. Sarà Reverberi a dirmi cosa devo fare».

Lo Svizzera di Velasco, fra mal di gambe e un piano tricolore

11.06.2024
5 min
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Sta diventando un tema. Andare a fare una corsa a tappe pochi giorni dopo il Giro d’Italia non è più semplice come una volta. Lo aveva raccontato Fortunato al Delfinato, lo ha confermato ieri Bartoli. La voce che si aggiunge oggi è quella di Simone Velasco. Il campione italiano però al Giro di Svizzera c’è andato con due motivazioni speciali. La prima è vincere una corsa con la maglia tricolore, prima di rimetterla in palio il 23 giugno a Firenze. La seconda è riconquistarla, in modo da continuare il suo viaggio da ambasciatore italiano nel mondo.

«Io gliel’avevo detto a Fortunato che il Delfinato era troppo vicino – dice scherzando il bolognese – poi alla fine è andato anche abbastanza bene, perché è riuscito a prendere la maglia degli scalatori. Gli ho detto che al suo posto ci avrei pensato e che facendo invece lo Svizzera avrebbe avuto più tempo per recuperare, però ormai è andata così».

Nella tappa di avvio dello Svizzera, Velasco e l’Astana hanno lavorato per Cavendish, che però ha chiuso staccato di 8 minuti
Nella tappa di avvio dello Svizzera, Velasco e l’Astana hanno lavorato per Cavendish, che però ha chiuso staccato di 8 minuti
A te invece come sta andando?

Sicuramente non ho potuto mollare più di tanto, altrimenti qui non ci sarei nemmeno arrivato. Quindi ho fatto 4-5 giorni abbastanza tranquilli e poi ho ripreso ad allenarmi, non proprio come se non avessi fatto il Giro, però comunque due o tre allenamenti belli tosti li ho messi dentro. Adesso siamo qua e la condizione è un giorno buona e un giorno male, come succede sempre dopo il Giro. Ho cominciato a notarlo nella tappa di ieri. Ci sono dei momenti che ti senti da Dio e dei momenti che sei morto, però questo si sa. L’anno scorso ero messo forse peggio, perché il Giro l’avevo chiuso al lumicino. Perciò spero di fare un bel risultato in qualche tappa. Con la maglia tricolore ho fatto tanti bei piazzamenti, ma non ho mai vinto e forse è l’unico rammarico che ho di questa stagione.

Quindi il Giro non ti ha dato condizione?

La condizione non te la dà più un Grande Giro, ma solo l’allenamento fatto bene in quota e qualche corsa. Una breve corsa a tappe o una serie di gare di un giorno. Il Giro, come il Tour e la Vuelta, possono darti la gamba buona, ma devi avere il modo di recuperare e per farlo ci vuole del tempo. Qualche anno fa i Grandi Giri erano meno tirati, difficilmente arrivavi alla fine così al lumicino.

Il Giro è stato duro, Velasco ammette di essere arrivato in fondo meglio del 2023, ma piuttosto provato
Il Giro è stato duro, Velasco ammette di essere arrivato in fondo meglio del 2023, ma piuttosto provato
In compenso Van der Poel arriva al Tour avendo fatto in stagione soltanto sette classiche.

Anche da questo si vede che è diventato un cecchino. Prepara gli appuntamenti, vuole arrivarci ben preparato e consapevole della condizione che ha. Effettivamente non si può che dargli ragione, perché quest’anno ne ha sbagliati veramente pochi, anzi direi quasi nessuno. Tutti i grandi corridori vanno mirati agli appuntamenti principali. Addirittura tanti di quelli che andranno al Tour salteranno i campionati nazionali per restare in altura. Siamo arrivati a questi livelli…

Anche tu avresti preferito essere in altura e non allo Svizzera?

Se avessi dovuto scegliere, forse quest’anno non avrei neanche fatto il Giro. Le tappe alla mia portata erano veramente poche e forse mi sarei orientato sul Tour. Avrei fatto una preparazione più centrata sulle classiche e poi l’altura a giugno, per cui sarei arrivato ai campionati italiani molto più fresco. Però d’altro canto con la maglia tricolore è anche bello partire nella corsa di casa. In ogni caso dopo il Giro, avrei preferito staccare un po’, andare in altura e preparare l’italiano. Solo che non andando al Tour, avrei fatto l’altura per una sola gara. Se va bene, sei stato un grande. Se va male, ti prendono per stupido.

Tricolori 2023 a Comano, l’abbraccio fra Velasco e Martinelli che lo guidò dall’ammiraglia
Tricolori 2023 a Comano, l’abbraccio fra Velasco e Martinelli che lo guidò dall’ammiraglia
Come è stato questo anno in maglia tricolore?

Sicuramente un anno speciale, un motivo di orgoglio. Mi ha dato tanto e penso di essere cresciuto anche a livello fisico e mentale. Sarà difficile riconfermarsi, ma sono convinto che domenica 23 sarò in buona condizione. L’importante sarà vincerlo di squadra, se poi riesco a riconfermarmi io, ancora meglio. Comunque uno l’ho portato a casa e lo terrò sempre con me. Il tricolore è qualcosa di importante in tutto il mondo, tutti conoscono l’Italia. In Canada è capitato in due o tre occasioni che mi avvicinasse qualcuno per fare una foto insieme e mi dicesse di essere italiano. Sono cose che ti toccano, insomma…

L’anno scorso la vittoria fu tua e di Martinelli che ti guidò dall’ammiraglia.

Anche quest’anno si parte per fare bene. Poi sono le gambe a dare le sentenze finali. Non tutti gli anni sono uguali e penso che quest’anno quelli che poi andranno al Tour verranno a Firenze con la voglia di fare bene. Non sono tanti, ma sono tutti papabili vincitori.

Bennati gli ha illustrato il percorso dei tricolori: il 23 giugno la sfida si rinnoverà
Bennati gli ha illustrato il percorso dei tricolori: il 23 giugno la sfida si rinnoverà
Cosa sai del percorso?

Non ho mai corso la Per Sempre Alfredo, che è alla base degli italiani. Però ho parlato con Bennati che mi ha mandato il file del percorso gara e l’ho guardato. Sicuramente andrò giù un giorno prima per visionarlo. Potrebbe svolgersi sulla falsa riga dell’anno scorso, forse è leggermente più duro. Dall’ultimo scollinamento mancherà un po’ meno all’arrivo e la discesa è tecnica, quindi sarà anche difficile ricucire in caso di un attacco forte. Bisogna solo farsi trovare pronti e non mollare. Mordere il manubrio e poi sperare di avere buone gambe. Perciò adesso si prova a fare qualcosa anche qua e poi… ci vediamo in Toscana!

Chi firmerà il prossimo tricolore? Andiamo sui percorsi toscani

06.06.2024
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Toscana protagonista dei campionati italiani di quest’anno, saranno ben 25 i titoli messi in palio fra strada, pista e offroad nel corso dell’estate. E infatti il tutto è stato ribattezzato “Toscana Tricolore 2024”.

Giusto oggi a Firenze, a Palazzo Vecchio, è stato presentato il tricolore dei professionisti, che di base ricalcherà le strade della Per Sempre Alfredo, in onore al grande Alfredo Martini, ex ciclista e storico cittì azzurro. Oggi sulla “sua ammiraglia” siede Daniele Bennati, il quale a sua volta ci presenta il percorso del prossimo 23 giugno più nel dettaglio.

Il cittì Bennati sul palco della Per Sempre Alfredo di un paio di anni fa
Il cittì Bennati sul palco della Per Sempre Alfredo di un paio di anni fa

Nel segno di Alfredo

Come detto, il percorso tricolore ricalca per grande, grandissima parte quello della Per Sempre Alfredo, ciò che cambia principalmente è la distanza: 230 chilometri per il tricolore, circa 180 per la Per Sempre Alfredo

Se il primo centinaio di chilometri è pressoché identico tra le due corse, varia un po’ l’anello che va verso il Mugello, in particolare verso le località di Scarperia e Sant’Agata. Questo anello è unico ma un po’ più ampio, nel senso che si evita il secondo anello che passava per Barberino del Mugello. Questo fa sì che la prima vera scalata del percorso tricolore è quella delle Croci di Calenzano.

Quel che cambia di più è il finale. La salita della Collina (via Baroncoli) si affronterà per cinque volte e non per tre come nella Per Sempre Alfredo. Si percorreranno quindi 4 giri di 19 chilometri ciascuno con questa dura salita tra Calenzano e Sesto, dove è previsto l’arrivo.

«Avevo già visionato, o meglio scelto, questo percorso a febbraio – ci confida l’erede di Martini, Daniele Bennati – lo avevo osservato e avevo fatto le mie richieste, come quella di allungarlo. Che dire: è un percorso abbastanza impegnativo. La scalata finale va su a strappi, spesso anche in doppia cifra. La strada quindi è tecnica, anche perché è stretta. E lo stesso vale per la discesa. Dalla cima all’arrivo quindi non c’è tanto respiro e si potrebbe scappare via anche con pochi secondi».

Uno scatto della salita finale da ripetere 5 volte. Anche il caldo potrà incidere (foto Instagram)
Uno scatto della salita finale da ripetere 5 volte. Anche il caldo potrà incidere (foto Instagram)

Percorso per molti

Si parte da Firenze dunque, capitale del ciclismo visto che una settimana dopo vedrà la partenza del Tour de France. Il percorso scelto dall’UC Larcianese, la società organizzatrice, è tipico da classiche, ondulato e nervoso. Non è un caso che a vincere la Per Sempre Alfredo sia stata gente come Marc Hirschi, tanto per dirne uno.

«Questo percorso – va avanti Bennati – non ricalca né quello Olimpico, la cui salita più lunga è di un chilometro, né di quello dei mondiali. E poi stabilire da questo percorso, da questa gara, che si tiene a giugno, chi dovrà essere competitivo a settembre sarebbe complicato. 

«Tanti atleti ci arrivano per vie diverse: chi esce dal Giro d’Italia e ha tenuto duro, e chi invece è pronto per il Tour ma magari ha corso meno. Quindi conciliare il picco tricolore con quello del mondiale è dura».

Bennati insiste sul discorso che in qualche modo bisognava anche “adattarsi” a quelle che erano le possibilità offerte dal territorio. E in Toscana, si sa, questo è ondulato. Ma il cittì dice anche che è giusto offrire un tracciato aperto a tanti corridori. Un percorso che non sia troppo duro, così da favorire solo gli scalatori, né piatto che esalti i soli sprinter.

Filippo Ganna in azione con la sua maglia tricolore. A Grosseto tanta pianura per i cronoman (foto Fci)
Filippo Ganna in azione con la sua maglia tricolore. A Grosseto tanta pianura per i cronoman (foto Fci)

Parola a Velo

E le crono? Sempre la Toscana ospiterà qualche giorno prima (19-20 giugno) le prove a cronometro. E la crono ha invece una valore diverso in relazione ai due appuntamenti estivi: Olimpiadi e Mondiali. 

«Ho cercato – ha detto Marco Velo, responsabile della crono – un tracciato che fosse il più simile possibile a quello delle gare contro il tempo di Parigi, il cui percorso è pianeggiante. Ho chiesto io questo chilometraggio: 35 chilometri per gli uomini e 25 per donne e Under 23».

Crono nel grossetano dunque, nessuna difficoltà altimetrica, né tecnica Ma il vento, visto che siamo vicini alla costa, come sarà?

«Di fatto – riprende Velo – la planimetria è come un grande quadrato: una volta il vento sarà a favore, una volta contro e una di lato. Quindi in qualche modo si annulla. Spero solo che non vari troppo nel corso della gara. Però non siamo in un grande Giro in cui il primo parte magari prima di pranzo e l’ultimo a pomeriggio inoltrato. Qui nell’arco di mezz’ora sono tutti in corsa».

Italiani ciclocross, Fontana più forte di gelo e avversari

14.01.2024
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CREMONA – Dal freezer del Parco del Po “Maffo Vialli” spuntano nella nebbia alla spicciolata i nuovi campioni italiani di ciclocross. Le temperature non mollano praticamente mai. Gli atleti devono spremere a fondo il proprio motore per non sentire il costante “sottozero” che li accompagna nel fettucciato e sull’argine del Grande Fiume del percorso.

Gli elite maschili vengono anticipati al mattino per esigenze televisive rispetto al programma originario e per qualcuno, paradossalmente, è stato meglio così. La corsa è senza storia. Filippo Fontana (CS Carabinieri Cicli Olympia) bissa il tricolore del 2023 distanziando Jakub Dorigoni (Torpado Kenda Factory) di 1’07”, bravo a sua volta ad anticipare di una manciata di metri Gioele Bertolini (CS Esercito), uno dei favoriti della vigilia.

Fontana ha preso subito il largo e alle sue spalle Dorigoni ha tagliato il traguardo a 1’07” (foto Giorgio De Negri)
Fontana ha preso subito il largo e alle sue spalle Dorigoni ha tagliato il traguardo a 1’07” (foto Giorgio De Negri)

Il giusto assetto

Nel ciclocross una componente importante la ricopre la scelta dell’assetto. Sul tracciato di Cremona bisognava fare tanti pensieri e forse qualche azzardo. Quello delle gomme ha parzialmente influito sull’esito della corsa.

«Ho totalmente sbagliato la scelta dei copertoni – dice Bertolini dopo le premiazioni – e ho pagato strada facendo. Tuttavia devo riconoscere onestamente che non è per quello se non ho vinto e ho chiuso terzo. Oggi Fontana è stato decisamente superiore a tutti».

«Stamattina – spiega qualche minuto dopo Fontana sotto la tenda adibita a spogliatoio – durante le prove avevo deciso per l’asciutto posteriore e il fango anteriore, però c’era troppo ghiaccio. Solo all’ultimo giro, praticamente dieci minuti prima della partenza si stava sciogliendo e così ho optato per fango davanti e dietro. In pratica come avevamo provato ieri durante la ricognizione quasi allo stesso orario».

Per Fontana, la sesta maglia tricolore è un ottimo inizio di 2024. Dietro di lui Dorigoni e Bertolini (foto Giorgio De Negri)
Per Fontana, la sesta maglia tricolore è un ottimo inizio di 2024. Dietro di lui Dorigoni e Bertolini (foto Giorgio De Negri)
Filippo che valore ha questo tricolore?

Riconfermarsi è sempre difficile. L’anno scorso avevo vinto sul filo dei secondi una gara molto tirata. Quest’anno con Gioele (Bertolini, ndr) molto in forma mi aspettavo una gara molto imprevedibile. Ho affrontato un inverno molto buono, sapevo di stare bene e la corsa è andata benissimo.

Questo inverno hai dosato molto le energie. C’è un motivo in particolare?

Noi come Centro Sportivo Carabinieri Cicli Olympia facciamo la stagione completa di Mtb. Quest’anno però le qualificazioni olimpiche sono ad aprile, quindi avevo spostato la stagione col ciclocross in modo da tirare dritto fino alla primavera.

Obiettivo quindi Parigi?

Sarà dura perché ci sono tanti atleti che si stanno giocando i posti. Tuttavia penso e spero di fare la mia piccola parte. Anche se le possibilità sono poche, bisogna giocarsele fino in fondo.

Agostinacchio ha vinto il titolo degli U23, precedendo Barazzuol e Calligaro (foto Giorgio De Negri)
Agostinacchio ha vinto il titolo degli U23, precedendo Barazzuol e Calligaro (foto Giorgio De Negri)
Correre con questo freddo quanto incide sulla prestazione?

Con certe temperature c’è poco da fare, ma vi dirò che è stato meglio aver corso al mattino. Portare avanti una intera giornata con questo freddo sarebbe stato molto più dispendioso. Alla fine mi sono alzato alle 7, ho fatto colazione e alle 9 ho iniziato a provare. A quel punto con tutta l’adrenalina non senti più il freddo. Quindi meglio così, anche perché…

Cosa?

E’ un fattore molto personale, ma bisogna stare molto attenti. Sono tanti anni che corro in bici e ho fatto un po’ di errori prendendo più freddo del dovuto. Usavo abbigliamento sbagliato. Con l’esperienza ho capito come gestirmi. Oggi infatti ero molto vestito con una maglia termica manica lunga, il body lungo e i gambali. Ho preferito stare caldo (sorride, ndr). Anche con l’alimentazione ho imparato cosa mangiare in giornate così fredde, perché cambia veramente tutto. Ovvio che bisogna essere abituati ad allenarsi al freddo.

A livello psicofisico quanto ti dà il ciclocross in funzione della Mtb?

Anche questo è un aspetto personale. Nella Mtb ci sono tanti atleti forti, italiani e non, la cui maggior parte non fa ciclocross in inverno o comunque lo fanno in una quantità minima. Quest’anno non posso dire di averlo fatto ad altissimo livello perché ho partecipato solo a gare nazionali vicino a casa. La mia preparazione è stata fatta come se non ci fossero gare. Come fosse un inverno a casa fatto per la Mtb. Poi alla domenica andavo in gara con l’obiettivo di vincere o fare il miglior risultato. E soprattutto per metterci dentro un po’ di adrenalina. Anche perché se devo stare a casa ad allenarmi col brutto tempo, tanto vale andare a correre e fare un’ora di gara che mi aiuta di più.

Nella gara juniores, prima maglia tricolore per Stefano Viezzi, leader di Coppa del mondo (foto Giorgio De Negri)
Nella gara juniores, prima maglia tricolore per Stefano Viezzi, leader di Coppa del mondo (foto Giorgio De Negri)

Conferme e… riconferme

Nel gelo cremonese, sono stati gli juniores ad aprire la giornata di gara dove il vincitore ha rispettato i pronostici. Stefano Viezzi (DP 66) vince nettamente il titolo, migliorando il secondo posto dell’anno scorso e soprattutto confermando il suo favoloso momento di forma, grazie al quale è leader di Coppa del mondo. Alle spalle di Viezzi chiudono Lorenzo De Longhi (Zanolini Q36.5 Sudtirol) e Mattia Proietti Gagliardoni (Fas Airport Services Guerciotti Premac).

Così come negli elite, anche negli U23 la maglia tricolore non cambia padrone. Filippo Agostinacchio (Beltrami Tsa Tre Colli) vince con circa mezzo minuto di vantaggio su Enrico Barazzuol (Team Bosco di Orsago) e Cristian Calligaro (KTM Alchemist Powered Brenta).


«E’ stata la peggior gara che ho fatto – confida Agostinacchio – perché non riuscivo ad alzare il cuore, anche a causa del freddo. Diciamo che oggi era importante solo il risultato ed andata bene così».

Suzuki Italia: è stato un giugno a tutto… ciclismo!

29.06.2023
3 min
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Lo stretto rapporto che già da qualche anno unisce Suzuki Italia ed il movimento ciclistico del nostro Paese ha registrato nell’ultimo mese due importanti appuntamenti. La casa automobilistica giapponese ha collaborato attivamente con i comitati organizzatori della Gran Fondo Alé La Merckx ed i campionati italiani, andati in scena da qualche giorno lungo le strade di Comano Terme e del Garda Trentino.

In occasione della sedicesima edizione della Alé La Merckx, manifestazione disputatasi domenica 11 giugno scorso, valida come prova unica del Campionato europeo Gran Fondo (UEC) e alla quale Suzuki ha presenziato in qualità di auto ufficiale dell’evento, il brand nipponico si è presentato con una flotta di auto ibride a totale supporto della gara e dei ciclisti in corsa. La prova veronese è senza ombra di dubbio una delle più belle e scenografiche Gran Fondo dell’intero panorama europeo. Due i percorsi previsti: un lungo di 139 chilometri, con un dislivello di 3.240 metri, ed un medio di 82 con un dislivello di 1.450 metri. Per entrambi i tracciati l’arrivo è stato previsto in salita, in cima alle mitiche “Torricelle”.

Suzuki è stata partner della Gran Fondo Alé La Merckx di Verona
Suzuki è stata partner della Gran Fondo Alé La Merckx di Verona

L’esempio dello sport

Ad appena due settimane di distanza dalla Gran Fondo Alé La Merckx, Suzuki Italia ha nuovamente “impegnato” una propria flotta di auto ibride per poter presenziare attivamente – in qualità anche qui di auto ufficiale della manifestazione – ai campionanti italiani di ciclismo su strada in calendario dal 22 al 25 giugno scorso a Comano Terme in Trentino.

Quando si parla di agonisti di alto livello, emerge poi una chiara similitudine tra Suzuki e il mondo dello sport. Questi atleti d’elite sono difatti un esempio di determinazione nel cercare di migliorarsi e di superare i propri limiti. «Ed il loro impegno – segnalano dalla filiale italiana del brand automobilistico giapponese – ricorda proprio quello Suzuki stessa mette per sviluppare prodotti innovativi, affidabili ed efficienti in grado di migliorare la vita delle persone». 

Come dice lo slogan “Suzuki è passione per il ciclismo”
Come dice lo slogan “Suzuki è passione per il ciclismo”

Il rispetto per l’ambiente

Suzuki, sempre presente dove c’è passione, condivide con il ciclismo valori come l’impegno, la tenacia, la volontà di migliorarsi, ma anche il rispetto dell’ambiente: gli stessi valori che pone alla base dello sviluppo dei propri prodotti e che ritrova in tutte le attività e le discipline legate alla bicicletta, da quelle amatoriali fino a quelle agonistiche. Che lo faccia per diletto, per sport o per la propria mobilità quotidiana, chi va in bicicletta è espressione di libertà e conduce una vita attiva, a contatto con la natura nel suo massimo rispetto.

Suzuki ha concluso il mese di giugno con i campionati italiani di Comano Terme
Suzuki ha concluso il mese di giugno con i campionati italiani di Comano Terme

Determinata a offrire ai propri clienti efficaci strumenti di mobilità individuale, rispettosi del pianeta, Suzuki ha anticipato le tendenze, e già nel 2016 – con il modello Baleno – ha dato il via all’elettrificazione del listino. Da allora, la casa nipponica è in grado di offrire automobili dotate della raffinata tecnologia Suzuki Hybrid presidiando di conseguenza tutti i principali segmenti di mercato. Sempre spaziosi e robusti, i modelli sono compatti e leggeri e, tali caratteristiche, permettono di ottenere consumi ed emissioni ridotti, oltre a una maneggevolezza ed un piacere di guida di livello superiore.

Suzuki

EDITORIALE / Campionati italiani, appunti e strappi

26.06.2023
6 min
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I campionati italiani juniores del prossimo fine settimana in Veneto e quelli allievi di luglio a Boario Terme assegneranno gli ultimi titoli della strada. Frattanto Comano Terme e Mordano hanno ospitato le rassegne delle altre categorie.

Stile trentino

Gli organizzatori del GS Alto Garda, che in aprile mettono su strada il Tour of the Alps nel Trentino in cui nel 2012 fu organizzata l’ultima Settimana Tricolore, hanno portato a casa un ottimo risultato, con il passo del grande evento: i campionati europei di Trento 2021 sono un ricordo ancora fresco. Nei giorni fra giovedì e domenica si sono succedute le crono individuali di tutte le categorie, poi le prove su strada di professionisti e donne elite.

Il Trentino ha fatto sistema e il territorio di Comano Terme è diventato teatro di manifestazioni nel segno dell’efficienza e senza concessioni allo sfarzo. I percorsi hanno riscosso il gradimento di atleti e tecnici, nelle hospitality si degustavano prodotti tipici, si è tenuta aperta una porta sul turismo e pare che la sola cena di gala organizzata il sabato abbia visto la partecipazione di pochi invitati.

Al via della gara pro’ a Comano, anche 9 under 23 di squadre continental. Perché non correre a Mordano?
Al via della gara pro’ a Comano, anche 9 under 23 di squadre continental. Perché non correre a Mordano?

I pro’ al sabato

Ha fatto parlare tuttavia la scelta di invertire le gare del sabato e della domenica, anticipando i professionisti rispetto alle donne. La decisione, annunciata il 2 marzo alla presentazione dell’evento, era già stata ventilata a dicembre, quando i tecnici azzurri andarono a Comano per visionare i percorsi.

Il motivo dello spostamento, come spiegato da Maurizio Evangelista (general manager del GS Alto Garda), sta nell’aver voluto concedere un giorno di recupero in più agli atleti che saranno impegnati al Tour e una vetrina più importante per le donne elite. Ugualmente la scelta ha creato qualche contrattempo.

Solo i giornalisti di tre testate sono rimasti a Comano per la gara delle donne elite, vinta da Longo Borghini
Solo i giornalisti di tre testate sono rimasti a Comano per la gara delle donne elite, vinta da Longo Borghini

La fuga dei media

Il primo va a disonore della categoria cui apparteniamo. Seguita la gara dei professionisti, gli inviati di alcune delle testate più prestigiose sono stati richiamati alla base. Così ieri a raccontare la vittoria di Elisa Longo Borghini, tolto chi scrive, si sono ritrovati i colleghi di Tuttobiciweb e di InBici.net. Dopo aver dovuto digerire l’assenza della diretta televisiva nella crono, la campionessa italiana ha mandato giù un altro boccone amaro.

Il secondo ha creato una sovrapposizione evidente fra gli organizzatori trentini e quelli romagnoli che per sabato avevano in programma il tricolore degli under 23, conquistato da Francesco Busatto. Qualcuno fra coloro che sono preposti allo studio dei calendari avrebbe potuto accorgersene nei tre mesi a disposizione e mettere sul tappeto le possibili soluzioni? Si poteva valutare che si proponevano i campionati italiani in piena maturità? Oggi Eleonora Ciabocco, che ieri ha corso a Comano, ha avuto gli orali…

Impossibile che il tricolore U23si corresse sulle strade del mondiale: è nato così il tracciato di Mordano
Impossibile che il tricolore U23si corresse sulle strade del mondiale: è nato così il tracciato di Mordano

L’alluvione in Romagna

Una premessa si rende ora necessaria. Dopo l’alluvione della Romagna, per mantenere il tricolore U23 gli uomini di Extra Giro hanno dovuto ridisegnare un nuovo percorso in tempo record. Le strade di Riolo Terme e delle colline dei dintorni sono infatti impraticabili e chissà per quanto ancora lo saranno. Sembra il loro destino, che pure parla di una struttura agile e buone capacità organizzative. Se Trento ha organizzato gli europei, non dimentichiamo che l’anno prima Extra Giro tirò fuori dal cilindro un mondiale a tempo di record.

Non più il tracciato ispirato a quei mondiali, dunque, bensì uno nuovo che richiamava Imola 1968: il mondiale di Adorni. La situazione avrebbe richiesto che le istituzioni avessero un occhio di riguardo. Che il presidente, ad esempio, andasse sul posto, anziché mandare il consigliere federale Cazzola.

Se il tricolore U23 fosse stato spostato alla domenica, avrebbe ricevuto un’attenzione mediatica superiore? Se le donne avessero corso il sabato sarebbe cambiato qualcosa? E se qualcuno avesse pensato a una progettazione di alto livello, si sarebbero potuti fare collegamenti dalla Romagna durante la gara dei pro’? La RAI avrebbe affrontato le spese di un’altra diretta da Mordano? Molto probabilmente no.

In rappresentanza della FCI ai campionati italiani di Mordano, il consigliere federale Cazzola, secondo da destra (foto Extra Giro)
In rappresentanza della FCI a Mordano, il consigliere federale Cazzola, primo da destra (foto Extra Giro)

Il momento di Extra Giro

Non è un mistero che, dopo aver prosperato grazie al sostegno esterno di Cassani e con l’appoggio del presidente Di Rocco – risollevando il Giro U23, organizzando corse nel post pandemia e addirittura quei mondiali del 2020 – Extra Giro sia stata messa ai margini, seguendo il destino dello stesso Cassani. Quando va così, purtroppo la tendenza è quella di saltare giù dal carro. Gli sponsor. Gli amici. I politici. I media… La cosa può infastidire, ma non certo stupire.

Dipende però da come si vive il disagio. Se comanda la rabbia, perché l’emergenza, lo scoramento, la stanchezza e l’esasperazione sfociano spesso in rabbia, può capitare che si alzino i toni.

Selleri è sul punto di mollare tutto e si spiega così probabilmente il post su Facebook in cui si è complimentato con gli atleti di Comano Terme, ma ha colpito la capacità organizzativa del GS Alto Garda. Ci risulta che nella telefonata successiva fra lui e Maurizio Evangelista, i toni non siano stati concilianti: tutt’altro. Lo scontro è fra adulti, sapranno gestirlo benissimo senza interventi esterni.

Una guerra sterile

Gli sponsor vanno dove ottengono di più, l’errore più grosso è cadere in una guerra fra bande. Il GS Alto Garda fa da anni la sua strada, senza neppure cercare intese con altri soggetti. E’ la loro scelta, che ad esempio li porta fuori dalla trattativa della Lega per i diritti televisivi e su binari totalmente autonomi.

Extra Giro fa fatica a trovare risorse e visibilità, danneggiata ad esempio dal passaggio del Giro d’Italia U23 nelle mani di RCS Sport, con un bando per loro inaccessibile. La cosa può infastidire, ma puntare il dito contro chi invece sta a galla, è l’errore più comune. Ricordiamo ad esempio che nei giorni in cui il Giro U23 aveva i favori di sponsor e palazzi, gli organizzatori del Val d’Aosta – lontani dalle logiche romane – masticavano amaro, ma rimasero sempre zitti.

Anziché farsi giustizia sui social, sarebbe più utile chiedere risposte alla FCI. Ad esempio sulle cause dell’enorme esborso di denaro per il Giro Donne oppure sul prolungamento del commissariamento della Lega. Le società affiliate sono soci con diritto di voto, sono azionisti della Federazione: sarebbe ora che la smettessero di sentirsi parti lese o di spendersi per ottenere le amicizie giuste. Che entrino semmai nel vivo delle scelte. Molto meglio portare avanti il proprio lavoro senza dover dire grazie a nessuno. E semmai, se qualcosa non va, chiedere che si lavori meglio o si mandi a casa chi non riesce a far andare la macchina.

Il ruggito di Martinelli, regista del tricolore

24.06.2023
4 min
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COMANO TERME – Orlando Maini ha detto che grande merito della vittoria di Velasco è di Giuseppe Martinelli, che nella riunione di ieri sera aveva nella voce la giusta vibrazione. Così quando il grande bresciano arriva per salutare il suo corridore, ci avviciniamo, ricordando con lui che le ultime sue vittorie tricolori risalgono alla doppietta di Nibali e alla vittoria del 2017 di Fabio Aru.

Martinelli negli ultimi tempi si è tirato un po’ indietro dall’ammiraglia. Non ha seguito il Giro d’Italia, evento a suo modo stranissimo, eppure adesso che ha vinto con un corridore in cui crede da tempo, nei suoi occhi c’è un orgoglio non sopito e impossibile da sopire.

Velasco ha vinto il tricolore a 27 anni, dopo un ottimo lavoro di squadra
Velasco ha vinto il tricolore a 27 anni, dopo un ottimo lavoro di squadra
E’ vero che nella riunione di ieri ti tremava la voce?

E’ diventato campione italiano. Adesso non si rende conto, ma si correva per diventare il rappresentante di una Nazione e allora ti senti veramente di spaccare il mondo, hai capito? E credo che Velasco, al di là del fatto che lo merita come tutti gli altri italiani, è cresciuto molto e ascolta molto. Potrebbe anche ascoltare di più e fare molto di più, perché è ancora molto acerbo.

A cosa ti riferisci?

Ieri pomeriggio era in giro con la moglie e la figlia. L’ho guardato un po così, per dirgli che oggi avrebbe dovuto correre il campionato italiano. Lui ha detto: «Vabbè, vado». E’ abituato in questo modo, va in giro col cane. Ma appena inizierà a fare il corridore, in futuro andrà ancora meglio.

La crono aveva detto che sta bene.

Lui è venuto al Giro di Svizzera. I primi giorni era veramente affaticato, poi è riuscito a venire fuori. Così alla fine gli ho detto: «Guarda che hai la gamba buona per far bene anche nella crono». Ed è andata bene.

Non è stato facile mettere d’accordo tutti i corridori perché lavorassero per uno solo. Qui Felline
Non è stato facile mettere d’accordo tutti i corridori perché lavorassero per uno solo. Qui Felline
Pensavi potesse vincere?

Giovedì ha fatto un numero (Velasco è arrivato quarto nella crono tricolore, ndr), allora ho cominciato a pensarci. Un campionato italiano così sembra facile vincerlo, ma è facilissimo perderlo. Davanti c’erano dei corridori buoni, Baroncini è stato molto sfortunato, ma c’erano degli ottimi corridori.

Avete vinto anche lavorando da squadra compatta?

La squadra ha lavorato bene. Battistella è stato importante, perché stamattina avevo detto che l’obiettivo era semmai farci prendere e non inseguire. Sarebbe stato molto più facile essere davanti con qualcuno, per fare in modo che dietro potessero lavorare di rimessa. Sono stati veramente tanto bravi.

Che differenza c’è fra le vittorie di Nibali e Aru e questa di Velasco?

Con gli altri due partivi e sapevi di essere all’altezza di vincere. Ieri molti direttori sportivi mi dicevano che la squadra più forte era la nostra, con Velasco, Battistella, Scaroni, anche Moscon. Però mettere tutti d’accordo per una maglia di campione italiano non è facile, perché ognuno vorrebbe fare la sua corsa e avevo dato loro proprio questo input. Voglio che corriamo per la maglia tricolore. Nibali e Aru erano già campioni, Simone può essere un buon corridore e può ancora crescere.

A detta di Velasco, Moscon lo ha aiutato molto ed è il corridore Astana con cui più ha legato
A detta di Velasco, Moscon lo ha aiutato molto ed è il corridore Astana con cui più ha legato
Quest’anno hai fatto un passo indietro, ti si vede sempre meno, quanta soddisfazione c’è oggi per Beppe Martinelli?

Non so ancora di preciso che cosa mi bolle in testa, hai capito? Sono in una squadra da 14 anni, ho ancora una grandissima voglia di spaccare il mondo, però probabilmente sono arrivati i momenti di ragionare. Prima andavo avanti d’inerzia, da una stagione all’altra. Invece gli ultimi due/tre anni sono stati veramente difficili per l’Astana sotto tutti i punti di vista. Io posso dire di aver lavorato come un matto e forse tutto questo comincia a pesarmi un po’.

Altro non dice. Immaginiamo il suo spirito furente, come l’ha definito Velasco. Martinelli sa vincere e far vincere. Non deve essere facile nemmeno accettare un ruolo che non è suo, che non è tecnico. Non deve essere facile iniziare a valutare la necessità di farsi da parte. Ma poi siamo davvero sicuri che sia necessario farlo?

Sapete chi c’era sull’ammiraglia FCI ai tricolori? Pontoni…

10.07.2022
5 min
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All’ultimo campionato italiano, a bordo dell’ammiraglia della nazionale italiana che ha dato la possibilità di correre ai ragazzi ex-Gazprom, c’era Daniele Pontoni. Chiamato un po’ a sorpresa da vertici federali, il tecnico friulano del ciclocross si è ritrovato ad affrontare un’esperienza completamente nuova e lontana dalle sue abituali, perché essere alla guida di un’ammiraglia nel corso di una corsa su strada non è cosa semplice. Le cronache raccontano che Pontoni abbia sudato le proverbiali sette camicie per venire a capo della situazione…

Pochi riflettono sulle difficoltà della guida in una corsa ciclistica, dove si cambia spesso ritmo, si fa avanti e indietro schivando ogni genere di ostacolo e bisogna fare presto, sempre presto. Anni fa siamo stati protagonisti diretti in una lontana edizione della Nove Colli, una giornata interminabile con livelli di stress pazzeschi. Raccontando l’episodio, Pontoni si apre un po’ alle confidenze.

«All’inizio è stata dura, anche perché bisogna sottostare a molte regole e c’è tanto da fare, tra rifornimenti e forature. Per fortuna avevo con me Pengo che è smaliziato essendo nell’ambiente da tanti anni e mi ha dato le dritte giuste. Pian piano mi sono calmato e ci ho preso sempre più la mano…».

Zana tricolori 2022
Zana fra il presidente Dagnoni e il cittì Bennati. Nei suoi intenti c’è un inverno con qualche sortita nel ciclocross
Zana tricolori 2022
Zana fra il presidente Dagnoni e il cittì Bennati. Nei suoi intenti c’è un inverno con qualche sortita nel ciclocross
Come valuti l’esperienza?

Bellissima e ringrazio il presidente Dagnoni e il responsabile Amadio di avermi dato questa possibilità. E’ stata un’emozione diversa, d’altronde quando sei fra 17 ammiraglie affrontando 250 chilometri di corsa, è normale che all’inizio ci si senta un po’ spaesati, era da questo punto di vista un mondo tutto nuovo per me. Comunque una cosa l’ho capita: in 7 ore di gara non ci si annoia mai…

Di chi è stata l’idea?

A me lo ha detto Bennati, chiedendomi di fare questa esperienza per aiutare i ragazzi della Gazprom e mi è sembrato doveroso dare loro una mano visto quel che stanno passando. E’ stata una giornata preziosa che mi ha lasciato qualcosa di profondo dentro. A me d’altronde piace allargare sempre i miei orizzonti, seguo tantissimi sport. Oltretutto l’occasione dei tricolori mi ha dato l’opportunità di parlare con tanta gente, fra corridori e manager.

Pontoni 2021
Il cittì conta di coinvolgere quanti più stradisti possibile nella nuova stagione del ciclocross (foto Billiani)
Pontoni 2021
Il cittì conta di coinvolgere quanti più stradisti possibile nella nuova stagione del ciclocross (foto Billiani)
La vittoria di Zana ti ha stupito? Voci di corridoio dicono che voglia ardentemente tornare a fare un po’ di ciclocross questo inverno per i benefici che dà…

Lo conosco da quando era ragazzino e faceva il Trentino Cross. Filippo è in una lista di 6-7 nomi della quale ho già discusso in Federazione e sui quali sto lavorando con i team perché possano fare un po’ di attività con noi. Ai tricolori ho parlato a lungo con Trentin e con Covi, ma nel loro caso so che la Uae Team Emirates non è molto favorevole ad altre attività invernali, avendo già loro un calendario pieno anche d’inverno con i ritiri prestagionali. Io credo però che vedremo più stradisti in gara nel ciclocross, basta trovare la soluzione giusta per permettere loro di recuperare. E nella prossima stagione si può.

Perché?

Il calendario è stato strutturato in maniera più intelligente. La prima fase di Coppa del mondo andrà a terminare con gli europei di inizio novembre, poi ci sarà un buco e una serie di gare internazionali in Italia. Questo permette a chi ha intenzione di fare parte dell’attività di tirare dritto direttamente dalla strada fino agli europei e poi staccare.. Oppure, come penso faranno Van Aert e Van Der Poel, tirare i remi in barca e riprendere direttamente fra dicembre e gennaio per gli appuntamenti principali. Poi c’è il discorso mondiali…

Luigi Bielli, sempre al fianco di Pontoni, sta già tenendo i contatti per la ripartenza
Luigi Bielli, sempre al fianco di Pontoni, sta già tenendo i contatti per la ripartenza
Hai già notizie al riguardo?

Sarà un percorso senza grandi difficoltà tecniche se non una scalinata di 35 gradini, quindi un percorso nel quale anche gli stradisti potrebbero trovarsi bene. Potrebbe essere un’esperienza utile per molti.

Sei ottimista sulla presenza di stradisti italiani?

Moderatamente. Io credo che si possa trovare l’opportunità di fare una parte dell’attività, senza chiedere loro troppo, potrebbe essere un’opportunità utile anche per la loro preparazione. Quel che conta è che non sia una costrizione, deve essere qualcosa fatto per il piacere di farlo, spinti dalla passione. Per i ragazzi delle categorie inferiori il discorso è diverso: l’attività deve essere la più ampia possibile privilegiando sempre la scuola. Quindi devono fare ogni tipo di specialità per ampliare il loro bagaglio, senza pensare troppo al risultato.

Tra gli impegni di Pontoni anche la gestione dell’attività gravel con i mondiali del 9 ottobre in Veneto
GRavel
Tra gli impegni di Pontoni anche la gestione dell’attività gravel con i mondiali del 9 ottobre in Veneto
Tutti coloro che hanno a che fare con il ciclocross, sia tra gli uomini che tra le donne, ci dicono che sono in contatto costante con te…

Credo sia mio dovere mantenere un filo con tutti e non è certo un peso, fa parte del mio lavoro ma anche del mio modo di essere. Tra poco cominceremo a tirare le fila, a programmare i raduni e l’inizio della stagione tenendo presente il discorso dei due tronconi. Io dico che lo scorso anno è stato quello del primo approccio, in questo invece dovremo consolidare e avere una rete ancora più capillare di rapporti. Oltretutto dovremo anche abbinare il discorso del ciclocross con quello del gravel. Avremo il 3 settembre la prova italiana delle World Series, il 18 settembre i tricolori ad Argenta e il 9 ottobre i primi mondiali proprio in terra italiana, dovremo farci trovare pronti.

Per chiudere, dì la verità: si fatica di più alla guida di un’ammiraglia o nel seguire un evento di ciclocross?

Ci sono giornate che inizi a lavorare sul percorso alle 6 del mattino e vai avanti fino alle 18, ma lo ammetto: non ho mai faticato tanto come ad Alberobello…

Doppio tricolore per Ciabocco, la “cacciatrice di titoli”

08.07.2022
4 min
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“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. E’ un detto che ormai è entrato nel gergo comune e a ben guardare si attaglia abbastanza bene al carattere di Eleonora Ciabocco. Abbiamo già avuto modo di raccontare la sua esperienza fra le junior e le sue continue battaglie con Federica Venturelli, con esiti altalenanti, ma studiando l’andamento della stagione si scopre che quando il traguardo conta davvero, Eleonora c’è e ci mette sempre quel qualcosa in più e così ha fatto anche la scorsa settimana, conquistando la maglia tricolore di categoria.

Il percorso era quello di Cherasco, lo stesso che poche ore dopo sarebbe stato affrontato dai pari età con il colpo di mano di Belletta. Due giri vallonati da 18,5 chilometri e altri due più lunghi, con due strappi che con il caldo e la distanza si sono fatti sentire.

Le due grandi rivali non ci hanno messo molto ad accendere la miccia della sfida e si sono lanciare in fuga con altre due atlete, poi ci hanno riprovato e ogni volta il gruppo si sgretolava per poi ricucire. Alla fine si sono giocate la vittoria in 6, ma la Ciabocco non ha voluto aspettare la volata, dove pure avrebbe potuto dire la sua e all’altezza del triangolo rosso ha dato la stoccata, prendendo tutte in contropiede. Alla fine 10” sull’eterna rivale Venturelli sono un vantaggio cospicuo (il podio nella foto di apertura di Fabiano Ghilardi).

Ciabocco tricolori 2022
L’arrivo solitario della Ciabocco a Cherasco, con 10″ su Venturelli e Segato (foto Fabiano Ghilardi)
Ciabocco tricolori 2022
L’arrivo solitario della Ciabocco a Cherasco, con 10″ su Venturelli e Segato (foto Fabiano Ghilardi)

Tranquilla solo al via

La chiacchierata con la portacolori del Team Di Federico, confermatasi sul trono tricolore (cosa che avviene molto di rado nelle categorie giovanili) prende spunto proprio da questo aspetto caratteriale: «Credete tutti che sia tranquilla nell’affrontare i grandi eventi – dice – ma non è proprio così, anzi io sono un tipo ansioso. Solo che quando mi presento alla partenza sento che svanisce ogni paura e mi riesco a concentrare sulla gara e quel che devo fare. Probabilmente quella tensione è il mio modo di approcciarmi alla gara».

Vincere due titoli italiani consecutivi non è cosa di tutti i giorni: quante squadre stanno bussando alla tua porta per averti con loro?

L’interesse c’è, non lo nego, ma cerco di non pensarci perché so che sono in un’età difficile: non c’è il “cuscinetto” delle under 23 e passare subito professionista è dura quando sai – e io lo so – che c’è ancora tantissimo da imparare e da migliorare, anche dal punto di vista fisico.

Ciabocco nazionale 2022
In nazionale la marchigiana ha già vinto un argento europeo ed è stata nona ai mondiali (foto Fci)
Ciabocco nazionale 2022
In nazionale la marchigiana ha già vinto un argento europeo ed è stata nona ai mondiali (foto Fci)
Sta avvenendo la stessa cosa per l’europeo?

Sì, oltretutto io sono partita in anticipo rispetto alle altre della gara in linea, facendo compagnia a chi deve gareggiare nel team relay e nella cronometro. Curiosamente sono in stanza proprio con Federica Venturelli, condividiamo l’avvicinamento alle nostre gare a conferma che fuori da esse siamo in ottimi rapporti. Lei è molto forte, uno stimolo continuo, a Cherasco avevo visto che arrivare al traguardo con lei e giocarmela allo sprint sarebbe stato estremamente pericoloso, per questo ho voluto evitarlo.

E’ la prima volta che nella vostra categoria si gareggia nel Team Relay. Anche se non sei chiamata a partecipare, che cosa ne pensi di questa gara?

Io dico che è molto interessante, è una formula diversa e credo che faccia spettacolo. Anche se non gareggerò, assisterò con molta curiosità.

Ciabocco team 2022
Foto di gruppo per il Team Di Federico con la Ciabocco confermatasi tricolore
Ciabocco team 2022
Foto di gruppo per il Team Di Federico con la Ciabocco confermatasi tricolore
Avete già un’idea di com’è il percorso e come interpretarlo?

Il cittì ci ha mandato il profilo della corsa appena sono arrivate le convocazioni e sappiamo che è abbastanza impegnativo, con diversi strappi e soprattutto l’arrivo in leggera salita. Ma solo l’esperienza sul posto, il giro preliminare potrà dirci com’è realmente e come andrà affrontato. Per questo cerco di non pensarci molto, poi quando saremo sulla linea di partenza avremo ben chiari i nostri piani e vedremo di metterli in pratica.

Dì la verità: sapendo che con due maglie tricolori addosso saranno in molti a guardarti come una possibile protagonista, la cosa ti mette a disagio?

Diciamo che del tutto tranquilla non sono… Ma so anche che di qui al momento del via passerà tutto. Sono fatta così…