Il lancio del BMX freestyle. Iaccarino cerca proseliti

14.05.2025
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Tra i volti nuovi dello staff tecnico azzurro c’è anche quello di Manlio Iaccarino. A lui è stata affidata una missione tanto importante quanto delicata: dare al BMX freestyle italiano una dimensione internazionale. Un compito improbo, in una disciplina pressoché misconosciuta, ma che assegna medaglie olimpiche come tante altre. In questa, l’Italia è molto più indietro rispetto alla omologa disciplina del racing dove ora si cominciano a raccogliere soddisfazioni e l’eccellenza è dietro l’angolo.

Manlio Iaccarino, romagnolo del 1974, già a 10 anni ha iniziato a praticare la BMX
Manlio Iaccarino, romagnolo del 1974, già a 10 anni ha iniziato a praticare la BMX

Manlio non è spaventato all’idea, considerando che la fatica e il sacrificio hanno sempre fatto parte della sua cultura sportiva: «Io sono sempre stato immerso nel bmx, gareggiando dal 1984 fino ai primi anni Duemila. La passione è sempre rimasta: io sono partito con il racing ma progressivamente mi sono lasciato coinvolgere dal freestyle e praticavo entrambe. Il freestyle mi ha subito fatto vedere le sue potenzialità: per me è la base di qualsiasi altra prova ciclistica, perché ti dà capacità tecniche fondamentali».

Come sei arrivato alla guida della nazionale?

Io ho continuato a rimanere nel BMX anche quando l’interesse è andato un po’ in calando, nel frattempo ho preso i tre livelli federali di tecnico. Poi Francesco Gargaglia mi ha chiamato nel suo staff azzurro, per seguire la disciplina come collaboratore e così ho fatto anche con il suo successore Federico Ventura. Ora mi è stata affidata in toto questa grande responsabilità.

José Torres Gil, l’argentino vincitore della medaglia d’oro a Parigi 2024
José Torres Gil, l’argentino vincitore della medaglia d’oro a Parigi 2024
Come stai muovendoti?

Non c’è una grande base storica in Italia, quindi dobbiamo lavorare sulle fondamenta e questo va fatto attraverso un’opera di scouting. E’ una disciplina di nicchia ma questo non significa che non sia seguita, anzi: tanti ragazzini la fanno in autonomia, è una di quelle specialità che le nuovissime generazioni più amano e questo lo dicono tutte le analisi sui social, di quello che i ragazzini guardano su piattaforme come Tiktok e Instagram. Noi dobbiamo prendere questi ragazzini e farli crescere nell’ambito federale. Allargare la base è il primo passo, ma possiamo farlo lavorando sui più piccoli, quindi con un progetto a lungo termine.

Il podio degli ultimi campionati italiani, con Benetton al centro fra Francesco Mongillo e Christian Falvo (foto Fci)
Il podio degli ultimi campionati italiani, con Benetton al centro fra Francesco Mongillo e Christian Falvo (foto Fci)
Facciamo un parallelo: negli sport invernali la situazione era la stessa, tante medaglie olimpiche a disposizione e un settore inesistente. Si è cominciato a lavorarci sopra e ora a Milano-Cortina 2026 avremo carte da medaglia importanti nel freestyle con i fratelli Tabanelli come nello snowboard acrobatico con Matteoli. Può avvenire la stessa cosa anche nel BMX?

E’ la mia  mission, per la quale ho accettato l’incarico. Sono motivato a colmare questo gap, innanzitutto con i Paesi guida europei come Francia, Germania, Gran Bretagna sapendo che questa è una disciplina veramente universale come si è visto a Parigi 2024. Trovare i campioni però è possibile solo se allarghiamo il nostro bacino d’utenza. In questo ho trovato ampio sostegno nella Federazione, il team manager Amadio è sulla mia stessa lunghezza d’onda. Siamo noi a doverci muovere, a cercare talenti anche in microrealtà, ma sono ottimista.

Nel frattempo però devi lavorare a livello elite con quello che hai…

Che non è comunque poco. Abbiamo 5 atleti nel nostro gruppo di vertice con il quale seguiamo l’attività internazionale: Elia Benetton (nella foto di apertura, ndr), Christian Falvo, Filippo Parisi, Gianluca Righetto, Manuel Torello. Di questi un paio sono oltre i 25 anni. Dietro ci sono ragazzi molto giovani che voglio coinvolgere progressivamente per far fare esperienza in gare categoria C1. Posso assicurare che il loro livello tecnico è elevato, ma siamo in presenza di una disciplina che ha raggiunto vette clamorose, come si è visto a Parigi.

Il gruppo dei ragazzi Elite azzurri chiamati a seguire l’attività internazionale
Il gruppo dei ragazzi Elite azzurri chiamati a seguire l’attività internazionale
Per colmare questo gap a quale fascia di ragazzi ti rivolgi?

Dobbiamo partire davvero dalle basi, dalle prime esperienze in bici. Io punto sui bambini da 8 a 10 anni, che possono vivere questa esperienza come un gioco affinando al contempo le loro qualità tecniche e acrobatiche. E’ da lì che bisogna iniziare, sfruttando l’immenso appeal che questa disciplina ha su di loro per la sua adrenalicità. Inoltre è una disciplina che, a dispetto di quel che si può pensare, è sicura perché, oltre a essere affrontata con le giuste attrezzature protettive, si svolge in spazi chiusi, quindi i genitori possono stare più tranquilli rispetto alla strada. Non c’è da aver paura di salti e acrobazie, perché ci si arriva per gradi e sta a noi tecnici fare in modo che il miglioramento sia progressivo, guidato e sicuro.

Il centro federale di Roncade, sede di allenamento della squadra italiana
Il centro federale di Roncade, sede di allenamento della squadra italiana
Sognare una presenza azzurra a Los Angeles 2028 è impossibile?

Impossibile non è una parola nel mio vocabolario. Abbiamo Elia Benetton che è un atleta forte e in grande crescita. Se continua a progredire tecnicamente non posso escludere nulla in questi quattro anni. Inoltre ha la fortuna di abitare vicino al nostro centro federale di Roncade (TV). Io credo che i miglioramenti che ha nelle sue gambe potranno portarlo lontano.

Mattia Furlan cittì della BMX. Arriva il tempo del raccolto…

02.05.2025
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Da quest’anno Mattia Furlan è il nuovo responsabile tecnico del settore racing della BMX. Uno dei nuovi volti deciso dal “restyling” federale, che ha coinvolto molte cariche a cominciare da quella di cittì della nazionale su strada, ruolo affidato all’esperienza di Marco Villa. Furlan ha preso il posto di Tommaso Lupi all’indomani delle Olimpiadi di Parigi e della grande prestazione di Pietro Bertagnoli, arrivato alle soglie della finalissima cogliendo un clamoroso 9° posto.

Furlan ha raccolto il testimone sapendo che quello non è stato un punto di arrivo, ma la partenza di un nuovo viaggio che ha obiettivi quanto mai ambiziosi e l’ex biker, alla base delle fortune del BMX Creazzo (uno dei club più blasonati del panorama italiano) ne è consapevole.

Mattia Furlan ha assunto quest’anno il ruolo di guida del settore racing della BMX federale
Mattia Furlan ha assunto quest’anno il ruolo di guida del settore racing della BMX federale

Si parte sempre dalle società

«La prima cosa che ho notato nel mio nuovo incarico – spiega – è stata l’estrema disponibilità delle società a sposare i miei piani. Sono stato subito molto chiaro, diversificando l’attività in due gruppi strettamente concatenati. Da una parte i giovanissimi, fino alla categoria allievi, dall’altra i ragazzi appartenenti alle categorie “championships” che stanno già affrontando la stagione con risultati peraltro lusinghieri. Le società hanno compreso i fini del mio lavoro e mi sono venute incontro come meglio hanno potuto. In particolare per i giovani».

Nei tuoi programmi eri stato particolarmente incisivo sul discorso relativo alle categorie più piccole e alla loro importanza…

Sono alla base di tutta l’attività, ma le difficoltà per praticare la BMX sono molte, anche più di coloro che sono un po’ più cresciuti perché bisogna condividere lo sport con la scuola e gli impegni familiari. Non potrò mai ringraziare abbastanza i genitori che si sacrificano per permettere ai figli di seguire i nostri calendari. Noi d’inverno avevamo stabilito di fare un paio di sessioni a Verona e, per non intralciare il cammino scolastico, abbiamo programma i weekend per l’attività di lavoro. Ogni sabato e domenica vedevamo ragazzi arrivare dalle zone più disparate del nord. Ora con l’attività partita e la scuola che arriva ai suoi snodi, possiamo prevedere un incontro al mese, ma vedo che i ragazzi fanno comunque allenamento e questo va bene. L’importante è avere un momento di verifica.

Francesca Cingolani ha vinto in Coppa Europa fra le Under 23 ed è chiamata a riportare la bmx italiana fra le elite
Francesca Cingolani ha vinto in Coppa Europa fra le Under 23 ed è chiamata a riportare la bmx italiana fra le elite
Secondo te la BMX sta diventando anche culturalmente quello che è in altri Paesi, ossia la base per l’attività, il primo contatto con tutto quel che riguarda le due ruote per i bambini?

Ci si sta arrivando. Non avremo probabilmente mai i numeri di praticanti della Francia, ma è indubbio che si sta smuovendo qualcosa. Ad esempio abbiamo stretto un forte rapporto con il cittì della nazionale di Mtb Mirko Celestino che ha portato i suoi ragazzi a San Giovanni Lupatoto per fare esperienza anche sulla BMX. Ma che spiri un’aria nuova lo avevo capito anche prima di assumere il nuovo incarico, quando agivo a Creazzo e vedevo molte scuole ciclistiche sia su strada che di MTB che portavano i loro giovanissimi a fare sessioni di allenamento in BMX. Si comincia così…

Hai l’impressione che la prestazione di Bertagnoli a Parigi sia stata uno spartiacque per l’intera storia del bmx italiano?

Io a Parigi c’ero, a condividere il lavoro, le emozioni, le gioie di Lupi, Pietro e di tutto il gruppo azzurro. E’ stato qualcosa di emozionante e unico, ha dato un risalto alla disciplina che non c’era mai stato prima e ho avuto netta la sensazione che, al di là del risultato, sia stata percepita la sua portata storica, che chiaramente con un pizzico di fortuna e il suo ingresso in finale sarebbe stata ancora maggiore. Si è creato un clima virtuoso e mi fa piacere che protagonista sia stato proprio Bertagnoli, campione non sempre fortunato e che con la sua storia rappresenta un grande esempio.

Da lì si è vista una nazionale diversa e nelle prime prove del 2025 i risultati sono arrivati, soprattutto con elementi sempre diversi…

Questo è l’aspetto che mi piace sottolineare. Io arrivando ho alzato l’asticella, ho posto chiari obiettivi in termini di risultati perché sono nelle nostre corde e stanno finalmente arrivando. Il livello del nostro gruppo è alto, bisogna tradurlo in qualcosa di tangibile. Il terzo posto di Sciortino a Verona (la partenza in apertura, Photobicicailotto), nella seconda tappa di Coppa Europa è il fiore all’occhiello, ma abbiamo portato a casa piazzamenti importanti anche con l’indomabile Fantoni, con il giovane Groppo, con l’altro U23 Pasa. Radaelli merita poi un discorso a parte.

Che cosa puoi dire del campione dell’ex mondo juniores?

Sta crescendo in maniera esponenziale. E’ un under 23, ma per precisa scelta lo stiamo facendo gareggiare fra gli elite per abituarsi al massimo livello e in più di un’occasione è già arrivato vicino all’ingresso in finale. Io voglio che tutti i ragazzi si sentano fortemente responsabilizzati nell’indossare la maglia azzurra, sappiano che cosa significa. Ma attenzione, perché qualcosa si muove anche a livello femminile, con la Cingolani che si conferma un riferimento fra le U23 con una vittoria e un quarto posto a Verona. Lei a Zolder non ha gareggiato per scelta tecnica, la rivedremo nelle prossime tappe.

Martii Sciortino, a destra, capace di salire sul podio nella seconda prova veronese (Photobicicailotto)
Martii Sciortino, a destra, capace di salire sul podio nella seconda prova veronese (Photobicicailotto)
Il vostro lavoro è chiaramente orientato verso l’appuntamento di Los Angeles 2028. Pensi che in questo lasso di tempo l’Italia possa diventare una delle nazioni di riferimento?

Se non ci credessi non avrei assunto questo incarico. Dobbiamo pensare che risultati come quelli di questo inizio stagione, ma anche le finali a livello mondiale, devono diventare la norma, la base perché allora anche il grande exploit diverrà possibile. Noi abbiamo un livello molto alto, in nazionale come anche nei principali club. Ora è fondamentale averne sempre più la consapevolezza e presentarsi ai grandi eventi senza paura e con una grande fame di successo.

Nazionale BMX, il CT Lupi se ne va. Le ragioni dell’addio

03.01.2025
8 min
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La prima volta che parlammo con Tommaso Lupi, CT della nazionale di BMX, fu a febbraio 2021 nel velodromo di Montichiari. Dato che i giganti mondiali della velocità hanno trascorsi nella BMX, si era pensato di prendere le misure ai nostri azzurri. Alla fine infatti Matteo Tugnolo saltò il fosso e passò alla pista, conquistando il Team Sprint agli europei di Anadia del 2023. Erano anche i giorni della rincorsa alle Olimpiadi di Tokyo, cui l’Italia arrivò grazie al crescendo di Manuel Fantoni.

Oggi, dopo aver guidato la nazionale anche alle Olimpiadi di Parigi, Tommaso Lupi ha deciso di dare le dimissioni (in apertura foto @navadanet). Una scelta personale e non di rottura, come egli stesso tiene a precisare. Tuttavia lo abbiamo sentito per capirne le ragioni.

Il risultato di Bertagnoli alle Olimpiadi di Parigi è storico per l’Italia: finale mancata di un soffio
Il risultato di Bertagnoli alle Olimpiadi di Parigi è storico per l’Italia: finale mancata di un soffio
Iniziamo da un bilancio della tua gestione?

Per il mio carattere è positivo, ma non come volevo. Abbiamo fatto tante cose, vissuto una bella crescita, ricostruito la struttura di lavoro e di questo sono molto contento. Nel 2017-2018 ero collaboratore tecnico del CT Francesco Gargaglia. Avevo un mio team privato, con solo due atleti, totalmente supportati da noi. Il team viveva di sponsorizzazioni come le realtà più grandi. Tutto nasceva dalla mia grande passione per MotoGP e la Formula 1. Mi dissi: perché non proviamo a portare qualcosa di simile nel BMX italiano?

La nazionale quando arriva?

Dopo la formazione federale del 2017 e 2018, fondamentale per capire come funzioni la macchina, nei primissimi giorni del 2019 mi hanno chiesto di prendere in mano il settore. Da un lato ero preoccupato della responsabilità, dall’altro piacevolmente sorpreso dalla fiducia. La prima riunione si è fatta a Verona. Abbiamo presentato il progetto che in parte era già stato impostato dal CT precedente. Da quello siamo partiti e abbiamo costruito la stagione partendo dai training camp invernali.

Se non ci fosse stato il Covid e le Olimpiadi si fossero fatte nel 2020, avresti avuto un anno e mezzo per prepararle?

Ricordo di aver perso qualche chilo. Ero più giovane e inesperto, in un mondo dove l’età media era molto più alta. Un conto era fare il collaboratore, ben altro decidere, muoversi tra gli uffici, le autorizzazioni, le richieste e ovviamente seguire il budget. La pressione cresce, ma è stata una scuola sul campo, come piace a me. Una gestione in cui ti devi scontrare con mentalità differente dalla tua, renderti conto che una decisione deve passare per dieci uffici differenti. Non ti puoi aspettare le tempistiche di un team privato, devi adattarti e muoverti con mesi di anticipo.

Febbraio 2021, il gruppo della BMX a Montichiari provando le discipline veloci della pista
Febbraio 2021, il gruppo della BMX a Montichiari provando le discipline veloci della pista
Che cosa rimane del progetto BMX/velocità?

Si è arenato, credo che in pochissimi ci abbiano creduto. Non è stato percepito come qualcosa di interessante, io al contrario sono spesso in pista perché continuo a crederci. Probabilmente ad alcuni non piaceva, ci può stare che un atleta sia indirizzato esclusivamente sulla BMX o su altre discipline. Sarà una coincidenza, però all’estero vedo diversi atleti che in questo inverno post Olimpiadi si stanno approcciando al velodromo. Qui non ha preso piede come pensavo. Quando ci vedemmo la prima volta in velodromo, c’era ancora un bel gruppo. Ero io che convocavo, quello era il progetto: dentro o fuori. 

Detta così non suona benissimo…

Ovviamente non abbiamo obbligato nessuno. Se uno aveva i propri programmi e non ci credeva, okay. Ma chi iniziava, avrebbe dovuto seguire i vari step. Ecco perché avevamo ipotizzato una tipologia di allenamento in base ai giorni della settimana e ai programmi personali. Quando poi Ivan Quaranta ha avuto la delega, abbiamo alzato il ritmo. All’inizio mi ero rapportato con Villa, che però chiaramente aveva un focus quasi totale sull’endurance. Con Quaranta e la collaborazione con Bragato, siamo riusciti a impostare un’idea di lavoro e poi l’operatività.

Il primo ciclo olimpico è durato un anno e mezzo, il secondo tre: si poteva fare diversamente oppure è andato tutto come doveva andare?

Il 2019-2021 con il Covid di mezzo è stato veramente una corsa contro il tempo. C’era da prendere in mano un progetto avviato, una squadra da bilanciare fra atleti molto esperti e altri che erano appena entrati. A livello di punteggio i veterani hanno combattuto sino alla fine, quando grazie a Fantoni e le due finali di Coppa del mondo a Bogotà abbiamo confermato la qualifica per Tokyo. In quel biennio siamo andati a cercare punti anche a una singola gara C1 in Thailandia. Abbiamo grattato tutto quello che si poteva, è stato un periodo tosto, ma anche elettrizzante. Forse sono stati fatti degli errori di valutazione, magari era meglio puntare su altre tipologie di gare e rinunciare a una World Cup, che però ha punti più pesanti. Ci abbiamo sempre creduto e rientrando dalla Colombia avevamo addosso la sensazione di esserci qualificati.

Dopo le ottime prove in Colombia, Fantoni conquistò un posto per Tokyo
Dopo le ottime prove in Colombia, Fantoni conquistò un posto per Tokyo
Sono stati cinque anni di risultati in crescendo?

Già nel 2020 abbiamo cominciato a fare podi e vittorie in Coppa Europa con gli juniores e podi sfiorati con gli elite, dove comunque abbiamo sempre faticato di più perché è la top class. Risultati arrivati anche grazie alla collaborazione con il Team Performance di Bragato. Ricordo un giorno d’estate che ci sedemmo su una panchina a Padova e gli chiesi di fare una fotografia scientifica di questo modello di prestazione, perché partendo da quello, avremmo potuto dare una linea di lavoro. Gli atleti hanno sempre avuto libertà di lavorare con i propri preparatori, ma l’idea era almeno di dare un’impronta. Credo che questa collaborazione abbia portato i suoi frutti. Per esempio con Tugnolo, che per noi era un top rider giovane, che ha dato il suo contributo anche per i risultati della pista.

Poi ci sono state le prestazioni di Fantoni che hanno aperto la porta ai più giovani…

Due settimane dopo Tokyo eravamo già a Papendal e abbiamo vinto il mondiale juniores con Radaelli negli juniores, con Tugnolo al quarto posto, ma poteva essere tranquillamente un podio. Nel 2022 abbiamo preso un bronzo juniores con Fendoni agli europei di Dessel, nello stesso posto dell’argento di Gargaglia, Sciortino e Fantoni del Team Time Trial. Poi mi piace anche sottolineare le prove di Francesca Cingolani fra le U23, atleta argentina con passaporto italiano che abbiamo accolto in maglia azzurra. Ci è sfuggita di un soffio la qualifica olimpica, ma lei ha continuato a fare podi nelle World Cup. E poi è venuto il bronzo di Frizzarin ai mondiali di Glasgow 2023. Tra l’altro mi ricordo la scena…

Quale scena?

C’erano anche Dagnoni, Amadio e il segretario generale. Le tribune erano sulla linea di arrivo e si sono visti il colpo di reni al fotofinish con cui Frizzarin ha preso il bronzo. Quel giorno era passato a salutarci anche Ganna e si era messo sui rulli a pedalare con la BMX. Nel 2024, abbiamo avuto una semifinale nella World Cup Elite in Nuova Zelanda, quindi le prestazioni di Martti Sciortino, attuale campione italiano e riserva olimpica a Parigi. Un altro argento del Team Time Trial elite a Verona con Gargaglia, Sciortino e Fantoni. E poi ovviamente la ciliegina delle Olimpiadi di Parigi.

Agli europei di Verona del 2024, argento azzurro nel Team Relay con Fantoni, Sciortino e Bertagnoli (foto Matteo Gerolimon)
Agli europei di Verona del 2024, argento azzurro nel Team Relay con Fantoni, Sciortino e Bertagnoli (foto Matteo Gerolimon)
Un gran risultato?

Il migliore di sempre per il BMX italiano. Un nono posto e la finale olimpica sfiorata per soli due punti da Pietro Bertagnoli, che arrivava da un percorso di grandi infortuni, ma non ha mai mollato. Ha sempre investito anche privatamente per rientrare in squadra e ha chiuso il 2024 con un’Olimpiade che ci ha fatto veramente sognare.

Allora perdona: perché dimettersi e non pensare a Los Angeles?

Ho bisogno di stimoli e la certezza di portare avanti i miei progetti. Non pretendo di fare tutto come voglio, perché nel mondo del lavoro non è così. Però ho bisogno della grinta che mi fa svegliare la mattina sapendo di avere i miei programmi ed essere tranquillo nel lungo termine come posizione lavorativa. Purtroppo sono mancate entrambe le cose. Ho tante idee, sto sviluppando nuovi progetti in ambito sportivo, come consulenza, supporto e organizzazione. Un ruolo che, pur non avendo nessuna esclusiva con la Federazione, non avrei potuto portare avanti.

Perché?

Un po’ per etica professionale e per il tempo che non avrei avuto. Accettando di fare il cittì, ho tagliato le mie collaborazioni private del 90 per cento. Quando vesti quella maglia, è importante non avere alcun tipo di condizionamento. Non sarebbe stato rispettoso nei confronti dei ragazzi continuare con meno energia. E’ importante essere al 100 per cento del focus, della lucidità, dell’energia. E poi non nascondo che a livello anche di posizione lavorativa avrei voluto qualcosa in più.

Francesca Cingolani ha mancato la qualifica olimpica davvero per poco (@navadanet)
Francesca Cingolani ha mancato la qualifica olimpica davvero per poco (@navadanet)
La BMX ti è parsa un settore tenuto in considerazione?

Con la gestione attuale, è stata rivista e rinforzata. C’è stata una maggiore esposizione. Il presidente è venuto con me di fronte a istituzioni o politici di vari Comuni per provare a sviluppare dei progetti. Purtroppo sappiamo che quando lavori con le Istituzioni, non c’è niente di facile. Il mio obiettivo era anche quello di sviluppare degli impianti in Italia. Siamo arrivati molto vicini ad averne uno in Veneto e uno in Toscana, però purtroppo non abbiamo concluso per volontà non nostre. Ovviamente nei miei sogni ci sarebbe una Federazione che investa nella BMX anche sul territorio, a livello di tesseramento e promozione, non solo sulle nazionali. Anche perché in tanto parlare di sicurezza, la BMX e la pista sono fra i pochi posti davvero sicuri.

E’ stato fatto un tentativo di tenerti?

Io ero abbastanza deciso, dico la verità, però nel mondo del lavoro è giusto sedersi a tavolino e parlarne. A Dagnoni ho detto che, a prescindere dalle mie dimissioni da cittì, sono disponibile per altri ruoli in Federazione. Non mi tiro indietro, se ci sono le condizioni parliamone. E nel frattempo vorrei essere libero di muovermi. Sto ricostruendo un gruppo di lavoro privato per quanto riguarda la preparazione, non solo BMX ma anche pista e qualcosa di ciclismo. Sto facendo diversi meeting per consulenze sportive anche all’estero. Vedo un futuro di grande lavoro, come piace a me nel mondo dello sport o nel mondo corporate. Ho parlato per consulenze con persone che hanno aziende di tutt’altro settore, ma per scaramanzia altro non dico. Ma la BMX sarà sempre parte di me.

Solo cadendo si può risorgere. L’esempio di Bertagnoli

13.07.2024
5 min
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A tenere alto l’onore della bmx italiana a Parigi 2024 sarà Pietro Bertagnoli, veronese di 24 anni, erede di quei De Vecchi e Fantoni che hanno già calcato le scene olimpiche e nel suo animo c’è il sogno neanche troppo segreto di lasciare il segno, almeno come fece De Vecchi capace di approdare alle semifinali a Londra 2012 mancando di poco l’ingresso fra i magnifici 8.

La sua scelta è stata molto difficile, perché in un movimento che è andato svecchiandosi e progredendo in questo quadriennio accorciato, sono stati tanti a mettersi in mostra, dall’iridato giovanile Radaelli all’altro giovane promettente Sciortino fino al mai domo Fantoni. Bertagnoli, come raccontato dal cittì Lupi, ha anche dovuto far fronte a brutti incidenti come quello dello scorso anno ai tricolori, ma ha saputo sempre risollevarsi e questa convocazione può da un lato avere il sapore di un premio, dall’altro però è anche la dimostrazione che bisogna crederci sempre.

Pietro Bertagnoli è nato il 22 agosto 1999. Con Fantoni e Sciortino ha vinto l’argento europeo a squadre nel 2024
Pietro Bertagnoli è nato il 22 agosto 1999. Con Fantoni e Sciortino ha vinto l’argento europeo a squadre nel 2024

«La Bmx è mia compagna da sempre – racconta il veneto tesserato per la società francese Saint Brieuc Bmxho iniziato a 5 anni dopo che mio padre mi aveva portato all’impianto di Montoro, uno dei principali del Triveneto e non solo. Fino a 10 anni però mi sono diviso con il calcio, anche perché mio padre è allenatore, ma poi erano un po’ troppi impegni, capitava anche che avevo allenamenti da una parte e dall’altra così ho dovuto scegliere e ho optato per le due ruote».

Hai mai avuto la voglia di passare a un’altra specialità?

Se parliamo di ciclismo no. Un po’ mi solleticava l’idea di dedicarmi al motocross, ma a parte i costi non ho trovato molta disponibilità in casa…

Fondamentale nella scelta di Bertagnoli per Parigi è stato il 5° posto agli europei
Fondamentale nella scelta di Bertagnoli per Parigi è stato il 5° posto agli europei
D’altronde anche la tua carriera nella bmx è andata avanti con molti infortuni…

Dal 2013 posso dire che non ci sia stata una stagione senza qualche intoppo. Qualcuno è stato anche importante, pesante da recuperare. Io però sono sempre rimasto sul pezzo, troppa era la mia passione per la bmx, ma certamente questi infortuni hanno rallentato la mia crescita e mi chiedo spesso senza di loro dove sarei potuto arrivare in questo frattempo.

Nella tua scelta pensi abbia pesato il fatto che sei già Elite e hai potuto affrontare i big della specialità?

Io credo che sia importante e che soprattutto sia stato fondamentale in questi anni aver introdotto la categoria Under 23. E’ vero che la bmx è uno sport giovane, dove gli juniores spesso gareggiavano e vincevano anche contro i più grandi, ma io resto dell’opinione che la crescita debba sempre avvenire per gradi e la categoria U23 aiuta in tal senso. Io poi ci ho militato un anno vincendo un paio di gare della Coppa del mondo in Turchia, poi sono passato, ma quell’esperienza è stata utile. Il salto diretto possono farlo solo quei 2-3 fuoriclasse, esattamente come succede nel ciclismo su strada.

Il veronese ha iniziato prestissimo, senza mai abbandonare la bmx, spostandosi anche in Francia per la sua attività
Il veronese ha iniziato prestissimo, senza mai abbandonare la bmx, spostandosi anche in Francia per la sua attività
Come sei arrivato alla selezione?

Lo scorso anno, dopo l’infortunio ai campionati italiani sono rimasto fermo da luglio a novembre, poi c’era da prepararsi in fretta perché con la stagione olimpica tutto era anticipato e già a gennaio in Nuova Zelanda c’erano prove di Coppa del mondo. La condizione è andata man mano crescendo fino al 5° posto assoluto agli europei di Verona. Poi è arrivata la notizia del ripescaggio e quindi della convocazione per Parigi.

Il torneo olimpico sarà però ben diverso da quello delle normali prove titolate…

Sì, sarà articolato in due giorni. Nella prima si svolgerà il primo turno qualificativo che promuoverà i migliori 12 atleti, poi si svolgerà il repechage che ne qualificherà altri quattro. Il giorno dopo si tornerà al tabellone normale con le due semifinali e la finale, il tutto in notturna e questo è un altro fattore da non sottovalutare.

Il veneto corre per il team francese Saint Brieuc Bmx con il campione europeo Pirard
Il veneto corre per il team francese Saint Brieuc Bmx con il campione europeo Pirard
C’è però un’altra, importante differenza, nel senso che sia i quarti di finale che le semifinali si svolgeranno su 3 manche, con classifica in base ai punteggi ottenuti. Questo quanto incide?

Può sembrare strano ma poco, perché nella bmx non puoi stare lì a fare calcoli, devi solo spingere a tutta e cercare di arrivare sempre davanti. Sono due giri secchi per ogni gara, devi puntare a imboccare le curve e i salti per primo e emergere a ogni giro. La classifica è una conseguenza, se sbagli una manche è difficile riuscire a recuperare anche un quarto posto…

Che cosa ti aspetti?

Io non mi pongo particolari obiettivi, spero solo di andare lì e fare il meglio, dimostrare quel che so fare. Se tutto andrà bene e ci sarà anche l’aiuto della fortuna, potrò andare lontano. Poi in una finale può succedere di tutto come le edizioni precedenti hanno dimostrato. Certo contro lo squadrone francese sarà dura per tutti, hanno 3 atleti e sono tutti candidati alla medaglia d’oro.

Anche la bmx azzurra ai Giochi. Per Lupi non è un caso

11.07.2024
5 min
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Manca ancora qualche giorno all’inizio dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, ma già qualche record la delegazione italiana lo ha fatto segnare, come quello delle 403 qualificazioni, totale raggiunto a dispetto di soli 4 sport di squadra presenti, oppure per il fatto che tutte le federazioni di sport individuali hanno piazzato propri atleti. Il ciclismo ha trovato un ingresso in extremis anche nella Bmx racing, con una riallocazione, ma su questo punto il cittì Tommaso Lupi ci tiene a chiarire.

Il fatto è che l’Italia ha potuto usufruire della mancata risposta alla quota riservata all’universality place, ossia la nazione presente su invito, per dare impulso alla disciplina in quel dato Paese. Si è così scesi di un posto nel ranking e l’Italia, che era la prima Nazione esclusa, è potuta rientrare.

Il torneo olimpico di Bmx sarà articolato su due giorni, l’1 e il 2 agosto
Il torneo olimpico di Bmx sarà articolato su due giorni, l’1 e il 2 agosto

Qualificazione meritata

Lupi, come detto, ci tiene a sottolineare però che la qualificazione è stata più che meritata: «Siamo rimasti a lottare con la Germania per l’ultimo posto utile – spiega – fino all’ultimo giorno. Da una parte avevamo anche il vantaggio di correre gli europei in casa a Verona, dall’altro però abbiamo avuto anche una serie di infortuni che ci hanno osteggiato per tutto il cammino di qualificazione.

«Io ho spronato i ragazzi perché so che lo sport è imprevedibile, anche se alla Coppa del mondo di Tulsa abbiamo perso terreno dai tedeschi potevamo ancora farcela, ma anche quando il cammino si è concluso sono rimasto ottimista perché studiando il regolamento avevo capito che nessun Paese rispondeva ai canoni per la wild card, quindi potevamo rientrare e così è stato».

L’Italia torna così nel consesso olimpico dopo l’esperienza di Fantoni tre anni fa a Tokyo. Rispetto ad allora che cosa è successo?

E’ successo che siamo cresciuti, avendo puntato con forza sui giovani pur tenendo dentro l’esperienza preziosa di Giacomo e di altri. Abbiamo lavorato sulla programmazione stagionale trovando più o meno collaborazione in base anche ai caratteri dei singoli. Avremmo anche potuto fare di più, un po’ di fortuna ci è mancata, ma la crescita è stata evidente e continua per piccoli step con un occhio puntato verso Los Angeles 2028.

Sciortino e Bertagnoli, rimasti in ballottaggio fino all’ultimo per un posto a Parigi 2024
Martii Sciortino sarà la riserva di Bertagnoli per la trasferta olimpica
Sarà quella la prima Olimpiade dove andare non solo per essere presenti ma anche con ambizioni?

Io ambizioni le nutro anche per Parigi, perché la Bmx è uno sport strano, non puoi mai sapere prima come finirà. Bisogna andare in gara per far bene, con la “cazzimma” giusta e sono sicuro che Pietro Bertagnoli, proprio per i suoi trascorsi ce l’ha.

Perché è stato scelto lui?

Premetto che la scelta di chi portare a Parigi è stata la più difficile di tutta la mia carriera di tecnico. Pietro a 24 anni ha subìto tanti infortuni, ma ha sempre trovato la forza di rialzarsi e questa sua energia innanzitutto psicologica e mentale è stata coinvolgente. Agli italiani dello scorso anno aveva avuto un grave incidente, ma è stato anche molto veloce nella ripresa e agli europei di quest’anno con il suo 5° posto assoluto ha dato un contributo importante alla classifica. Inoltre a questa qualificazione ci credeva, ha addirittura preso parte alla gara in Australia pagandosi il viaggio. So che può fare bene.

Toccherà a Pietro Bertagnoli tenere alto il vessillo azzurro nel torneo olimpico
Toccherà a Pietro Bertagnoli tenere alto il vessillo azzurro nel torneo olimpico
In questi tre anni però sono arrivati anche squilli mai ottenuti prima, come il titolo mondiale junior di Radaelli e il podio di Frizzarin. Perché non si è pensato a loro?

Per questo dico che la decisione è stata difficilissima… Radaelli è ancora under 23 e Frizzarin è parimenti giovanissimo, vincere nelle categorie è importante, ma quando sali fra gli elite è un ulteriore step da scalare. Diversi meritavano la chance, ma io potevo sceglierne uno: è la legge oscura dei Giochi. Pietro mi ha dato risposte nel corso degli anni attraverso costanza di risultati a dispetto delle difficoltà.

Un dato del quale spesso si parla a proposito della bmx è la sua propedeuticità: negli altri Paesi è ritenuta la base assoluta dell’attività su due ruote, qui si comincia a fare breccia nella cultura ciclistica e a vederla in tal senso?

Questo è un tasto importante. La bmx è davvero la base tecnica dalla quale tutto può scaturire e la Francia lo dimostra. Noi pian piano ci stiamo arrivando attraverso molti passaggi, come la collaborazione stretta con il settore della velocità su pista, ma anche come l’attenzione che i media ci riservano e devo dire come www.bici.PRO sia stato il primo a darci spazio. C’è certamente molto da fare, servono più impianti, serve un’attività più capillare, la consapevolezza di avere alle spalle una federazione che sta investendo fortemente sul settore mi fa essere ottimista.

Niek Kimmann, l’oro di Tokyo 2020 messo fuori gioco da un grave infortunio
Niek Kimmann, l’oro di Tokyo 2020 messo fuori gioco da un grave infortunio
A Parigi tutti dicono che la Francia dominerà la scena, non solo per il fatto di correre in casa. La pensi anche tu così?

Detto che le gare di bmx sono sempre imprevedibili, appare davvero difficile che la Francia fallisca ancora. Tre anni fa a Tokyo misero tre atleti in finale, eppure non portarono a casa neanche una medaglia, mi pare arduo che la cosa si ripeta. Hanno un serbatoio di campioni inesauribile e oltretutto il principale avversario, l’olandese Niek Kimmann che era campione uscente e aveva vinto a Tulsa si è infortunato e non ci sarà. Dovranno sapersi gestire, ma credo proprio che li vedremo davanti a tutti.

Vittoria e UCI pedalano insieme su BMX e gravel 

10.05.2024
3 min
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Sono passate solo poche settimane da quando UCI e Vittoria hanno ufficializzato la loro partnership legata ai campionati del mondo di mountain Bbke che ha visto l’azienda di Brembate “promossa” nel ruolo di Main Partner dell’Union Cycliste Internationale. Si tratta di un accordo di assoluto prestigio che nei giorni scorsi si è arricchito di un nuovo capitolo che ha interessato due nuove discipline come il BMX Racing e il gravel. L’azienda di Brembate diventerà infatti Partner Ufficiale degli UCI BMX Racing World Championships e degli UCI Gravel World Championships per il biennio 2024-2025.

Vittoria sarà partner dei mondiali gravel per il biennio 2024-2025
Vittoria sarà partner dei mondiali gravel per il biennio 2024-2025

Fuoristrada al centro

L’estensione della partnership di Vittoria con l’UCI rappresenta un ulteriore investimento da parte di Vittoria all’interno della comunità del ciclismo fuoristrada. Quello dell’offroad è un settore, e di conseguenza un mercato, al quale Vittoria ha sempre guardato con grande interesse e che proprio di recente ha visto l’azienda bergamasca lanciare diversi prodotti come il Peyote, una copertura ideale per il cross country, grazie ad un nuovo disegno del battistrada, e il rinnovato Mezcal. Ultimo arrivato, il Mostro: una copertura dedicata agli appassionati di Enduro, presentata in occasione del recente Bike Festival di Riva del Garda.

Mostro è l’ultima copertura arrivata ed è dedicata agli amanti dell’enduro
Mostro è l’ultima copertura arrivata ed è dedicata agli amanti dell’enduro

Voce ai protagonisti

Il presidente dell’UCI David Lappartient si è così espresso in merito alla rinnovata collaborazione con Vittoria: «Siamo lieti del rafforzamento dell’impegno di Vittoria nelle nostre discipline fuoristrada. Già apprezzato partner di mountain bike negli ultimi tre anni, il produttore italiano ora supporterà anche le gare di BMX e gravel nei rispettivi Campionati del mondo UCI. Oltre a portare benefici a questi due eventi, questa estensione dimostra anche l’attrattiva globale delle due discipline, la prima inserita nel programma dei Giochi Olimpici e la seconda in forte espansione».

Il presidente e amministratore delegato di Vittoria Stijn Vriends da parte sua ha dichiarato: «Siamo molto lieti di estendere la nostra partnership a lungo termine con UCI ai segmenti BMX e Gravel. Siamo entusiasti di portare prestazioni ed entusiasmo alle gare e di supportare i ciclisti con la nostra tecnologia avanzata per gli pneumatici per biciclette!».

I prossimi Campionati del mondo UCI BMX Racing si terranno a Rock Hill (Carolina del Sud), USA, dal 12 al 18 maggio, mentre i Campionati del mondo Gravel UCI 2024 si svolgeranno nella provincia del Brabante fiammingo, in Belgio, il 5 e 6 ottobre.

Vittoria

La BMX azzurra per i Giochi ha ancora tre carte da giocare

22.03.2024
5 min
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La rincorsa verso Parigi coinvolge anche i ragazzi della BMX azzurra. I piani del cittì Lupi prevedevano la qualificazione entro il 2023, invece il ranking si è complicato e per sperare di staccare il biglietto bisognerà fare risultato fra le Coppe del mondo e lo stesso mondiale. C’è da combattere, ma questo non desta certo preoccupazione. Ieri il tecnico azzurro era a Montichiari per fare un saluto a Ivan Quaranta, con cui negli ultimi mesi si è creato ottimo feeling, e seguire uno dei suoi che si allena con i velocisti. Stamattina invece Lupi ha fatto ritorno a Verona per seguire altri atleti (in apertura, Francesca Cingolani e Marco Radaelli, foto UEC/Sprint Cycling). Lo abbiamo intercettato per fare il punto sulla possibile qualificazione olimpica, sapendo che la missione è complicata, ma non ancora impossibile.

Qual è il punto della situazione?

Abbiamo approcciato la stagione, prima delle Coppe del mondo in Nuova Zelanda e Australia, al 13° posto con 600 punti dal 12°.  Ad oggi siamo dodicesimi a neanche 100 punti dall’undicesimo posto. Quindi si sta facendo un buon lavoro, anche se non è mai abbastanza. Abbiamo avuto qualche incertezza che non ci ha permesso di salire ancora, ma comunque abbiamo fatto un bello step in avanti con le WorldCup di febbraio. L’obiettivo adesso è entrare fra gli 11, che non significa qualificazione assicurata, ma quantomeno avere una buona posizione da cui lottare. Il mio desiderio era chiudere il 2023 e iniziare il 24 in top 10, però le cose sono andate un po’ diversamente. Quindi matematicamente siamo assolutamente in lotta, con la possibilità aggiuntiva di strappare la convocazione con la carta del mondiale 2024 di Rock Hill del 12 maggio. Siamo in piena qualifica.

Giacomo Fantoni ha corso a Tokyo, poi si sarebbe dovuto ritirare, ma è tornato sui suoi passi
Giacomo Fantoni ha corso a Tokyo, poi si sarebbe dovuto ritirare, ma è tornato sui suoi passi
E’ un problema dover lottare così tanto in primavera in termini di freschezza a Parigi, casomai arrivasse la qualificazione?

No, da questo punto di vista riusciamo a gestirci abbastanza bene. Il primo weekend di giugno, con l’europeo in casa chiudiamo il periodo preolimpico. A quel punto, c’è una settimana di tempo perché l’UCI comunichi le liste ufficiali delle Olimpiadi e da lì avremo tutto il tempo di tirare il fiato e poi, se qualificati, di lavorare per rifinire la preparazione in vista di Parigi.

Come va la collaborazione con la struttura tecnica delle nazionali?

Stavo per dirlo. Lo step più importante che abbiamo fatto in questo ultimo anno e mezzo è stato il supporto di Marco Compri. Lui è il nostro riferimento e insieme stiamo monitorando gli atleti. Proprio ieri c’è stata una carrellata di riunioni fra gli atleti e il gruppo performance FCI, per valutare tutto quanto. I recuperi, i carichi di lavoro, i picchi di forma previsti. C’è una bella macchina che lavora anche quando siamo in trasferta. La collaborazione è decollata. La mia volontà sin dall’inizio era quella di avere un gruppo di lavoro con ruoli ben definiti. Per cui tutto ciò che è performance compete a Marco Compri insieme a Sebastiano Costa, uno dei miei collaboratori. Io ricevo e monitoro dall’alto, però ho delegato molto per mantenere una qualità di lavoro generale sempre più alta.

Il gruppo BMX è sempre più integrato, insomma?

Direi di sì. Lo staff di Bragato è sempre super disponibile, non solo con Compri, ma anche gli altri suoi uomini. E devo dire anche Elisabetta Borgia, che dal lato mentale sta lavorando personalmente con diversi atleti. Non è una macchina complessa, perché segue un protocollo che usano tanti altri team e altre squadre, ma nel BMX secondo me abbiamo fatto un grosso passo avanti.

Marco Redaelli e il cittì Tommaso Lupi a Papendal 2021: l’iride juniores parla italiano
Marco Redaelli e il cittì Tommaso Lupi a Papendal 2021: l’iride juniores parla italiano
Com’è il clima in squadra, dovendo lottare per questa qualificazione?

C’è sicuramente più pressione del solito, che però io accetto molto volentieri. Stiamo puntando alle Olimpiadi, non al circuito del patrono. Quindi credo sia bello avere la pressione e bisogna essere bravi a gestirla: sia il sottoscritto, sia la squadra. C’è un’atleta come Fantoni che ha sicuramente grande esperienza e quindi sa sicuramente meglio di altri come gestirsi. E ci sono anche altri atleti più giovani che fanno gare internazionali da una vita, anche se chiaramente un’Olimpiade è sempre un’Olimpiade.

Quindi la pressione è anche funzionale…

Ribadisco che la accetto e la condivido, nel senso che se non vuoi pressione, vai a fare un’altra gara. Insomma cerco di trasmettere ai ragazzi questo tipo di mentalità. Ognuno ovviamente ha il ruolo che gli compete, però in questo momento siamo in un clima di guerra sportiva. Il livello in Coppa del mondo è altissimo, non c’è margine di errore. Per cui ora dobbiamo essere super concentrati, ma quando è il momento di tirare il fiato, è giusto farlo e farsi una risata con una birra davanti.

Lo staff performance interviene anche sui materiali come per esempio con la pista?

No, ognuno ha i propri sponsor e i suoi accordi. Però come nazionale stiamo lavorando per la prima volta con Vittoria per lo sviluppo di un prodotto che non è ancora entrato ufficialmente in uso. Volevamo farlo nelle scorse WorldCup, ma non ho avuto la situazione corretta per farlo, quindi non mi sono preso il rischio. Però è una bella cosa, non è mai successo prima ed è iniziata una bella collaborazione.

Quali sono i prossimi passaggi per arrivare all’obiettivo?

Abbiamo ancora due turni di WorldCup a Tulsa, in Oklahoma, dove bisogna concretizzare perché quelli sono punti pesanti. Dovremo anche capire chi ci sarà in gara, in questo caso i tedeschi, monitorare anche loro e cercare di andare più avanti possibile. Al rientro dagli USA cercheremo di capire in che situazione siamo. Nel mentre abbiamo avuto gare in Italia che contribuiscono al punteggio e poi ovviamente ci sarà il mondiale. Essendo in una posizione matematicamente ancora aperta, ma non tra le top 10 che ti danno una certa tranquillità, diciamo che vale tutto. Bisogna spremere tutto il possibile: «Ragazzi – gli dico – voi passate la linea d’arrivo, poi ci giriamo indietro e capiamo dove siamo».

Dalla BMX alla pista, Tugnolo prova il modello olandese

28.11.2022
5 min
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Riavvolgiamo il nastro fino ai giorni dei campionati europei di Anadia, quando nella velocità a squadre un giovanissimo Matteo Tugnolo, 19 anni, da poco passato alla pista dal più chiassoso mondo della BMX, lanciò il terzetto azzurro a uno storico terzo posto.

C’eravamo anche noi in quelle prime volte nel 2021 in cui il cittì Tommaso Lupi iniziò a portare i suoi atleti a Montichiari, con un atteggiamento curioso e onesto verso i ragazzi. Se qualcuno avesse voluto provare le discipline veloci del ciclismo su pista, lui non si sarebbe opposto. E così diede la sua benedizione proprio a Tugnolo, vincitore di medaglie a europei e mondiali, come pure di prove di Coppa del mondo. Non uno qualsiasi.

Lo stupore di Tugnolo

Come scrivemmo d’estate, il primo a stupirsi per la tanta attenzione sul suo nome fu proprio Tugnolo, che pure a ottenere piazzamenti importanti era mezzo abituato.

«Sono rimasto sorpreso dai risultati ottenuti – disse – sapevo che il ruolo del lancio è perfetto per me, perché riesco a scaricare subito la mia potenza. Con i tecnici avevo subito capito che quello poteva essere il mio primo vero impegno, mentre nelle altre specialità c’è ancora molto da lavorare dal punto di vista tecnico. Quando ho iniziato facevo tempi molto alti, dopo tre mesi il miglioramento nei 200 metri lanciati come anche nel chilometro è stato enorme, oltre le mie aspettative. Io voglio andare alle Olimpiadi e sicuramente questa è la strada più praticabile. So che ci vorrà tempo, ma io voglio seguire questo sogno e sono disposto a qualsiasi sacrificio per realizzarlo».

Dopo il bronzo ad Anadia nella velocità a squadre, gli azzurri hanno partecipato anche ai mondiali elite
Dopo il bronzo ad Anadia nella velocità a squadre, gli azzurri hanno partecipato anche ai mondiali elite

Amore a prima vista

A distanza di pochi mesi, anche Tugnolo ha partecipato al ritiro della pista che si è concluso sabato a Noto. E facendo parte del gruppo dei velocisti, era anche fra quelli che in Sicilia hanno lavorato maggiormente.

«Resto super convinto della decisione che ho preso – ci ha detto – e non me ne sono ancora pentito. Anzi, penso che non me ne pentirò. Non so come andrà a finire, ma speriamo in bene e basta. Quello per la pista è stato amore a prima vista, la prima volta c’è stato un bel feeling. Poi dalla seconda e la terza mi è piaciuto un sacco e ho sempre richiesto al mio cittì di ritornare. Alla fine ci sono ritornato un anno dopo per tutti i vari impegni che avevo con la BMX e ho scelto di restare».

La preparazione in palestra della BMX forse è più impegnativa rispetto a quella della pista
La preparazione in palestra della BMX forse è più impegnativa rispetto a quella della pista

Fra mente e corpo

Se è vero che il grande fenomeno olandese Harrie Lavreysen nacque proprio sulla BMX e poi se ne separò per un infortunio, l’opera di reclutamento fra i rider azzurri può essere un’operazione molto interessante. I ragazzi sono esplosivi e crescono con la cultura della palestra, così che i lavori alla base della velocità non sono per loro indigesti, come per altri che magari arrivano dalla strada.

«Punti di contatto ci sono – spiega Tugnolo – nella velocità, la forza, l’agilità e tutta la componente fisica. E poi è anche tanto mentale. Quanto alla preparazione, i lavori di palestra che si facevano con la BMX sono praticamente identici. Forse quelli erano un po’ più lunghi rispetto a quelli della pista, ma va bene così».

Bici e libertà

E va bene anche il ruolo che gli è stato attribuito, per il quale ha simulato una partenza dietro l’altra, chiedendo di essere ripreso in più video per analizzare il gesto, che non è certo banale.

«Il ruolo dello starter mi piace tantissimo – conferma – perché prendermi questa responsabilità mi gasa. Poi soltanto 250 metri di gara, mi preparo solo per quello e per ora va bene così. Però non crediate che sia una cosa semplice. Dietro c’è tantissimo. Tutti pensano che dietro 250 metri di gara ci sia poco, invece si lavora tantissimo, anche perché si lima sui millesimi. Il gesto tecnico è tutto da costruire, ci sto ancora lavorando per migliorare. Ho tanto margine». 

Cosa resta del vecchio amore? In apparenza la porta della BMX è chiusa, ma più per un fatto di gusto personale, che di interesse specifico.

«Ho fatto ancora due o tre girate -spiega – però appena ci ritornavo sopra, dopo un’ora, un’ora e mezza volevo già scendere, mentre questo non succede quando sono su una bici da pista. E neanche su quella da strada. Riesco a stare tutte le ore che voglio. Stare in bicicletta mi rilassa tantissimo e spingere sui pedali mi dà una sensazione di libertà».

Lupi è sicuro: «Tugnolo ci darà grandi soddisfazioni»

02.08.2022
4 min
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Tommaso Lupi è appena rientrato da Nantes, sede dei mondiali di bmx, dove l’unica finale conquistata è stata quella di Frizzarin nella gara junior. Proprio di Frizzarin c’era già stato modo di parlare perché è uno dei ragazzi sui quali si è posata l’attenzione anche di Ivan Quaranta e del settore velocità su pista. La collaborazione fra le due branche del ciclismo, diverse solo in apparenza va avanti e sta dando frutti a entrambe: il bilancio finale di Nantes non deve trarre in inganno, visto che l’Italia ha portato alla seconda giornata, quella che assegna le medaglie nelle varie categorie ben 5 elementi. Cosa che fino a solo un paio di stagioni fa sembrava impensabile.

Elemento di spicco di questa commistione è Matteo Tugnolo, il giovanissimo azzurro che ha lanciato il team sprint under 23 verso una clamorosa medaglia di bronzo europea. Lupi lo conosce bene e proprio per questo, pur non dimenticando che lo scorso anno era stato quarto nel mondiale junior di bmx, quello vinto da Radaelli, spinge verso la sua conversione totale alla pista: «Ha grandi prospettive in quell’ambito, proprio perché può sfruttare gli anni che ha impiegato nella bmx e che gli hanno dato la base nella guida, nell’esplosività».

Tommaso Lupi, qui con Daniele Bennati in un ritiro invernale, sta rilanciando la Bmx italiana
Tommaso Lupi, qui con Daniele Bennati in un ritiro invernale, sta rilanciando la Bmx italiana

Il momento delle scelte

Lupi è molto netto su un tema importante quale quello della multidisciplina. In questo caso, si arriva a un punto nel quale è necessaria una scelta: «Fare entrambe le discipline ad alto livello è praticamente impossibile e gli olandesi che sono ai vertici in entrambe ce lo hanno dimostrato. Quando si arriva fra gli junior bisogna capire qual è la disciplina più adatta e fare una scelta, per poi lavorare specificamente e acquisire il bagaglio tecnico necessario».

Resta il fatto che Tugnolo è passato in meno di un anno dai vertici internazionali dell’una all’altra specialità: «Matteo è esplosivo e molto tecnico e questo l’ha aiutato in primis nel trovare subito la posizione adeguata in bici per la pista. Le porte per lui nella bmx, fermo restando il discorso fatto prima, non sono chiuse. Anzi sarei curioso di vederlo all’opera sulla base di quanto appreso con il gruppo di Ivan».

Tugnolo BMx
Tugnolo, nato il 9 agosto 2003, è stato argento europeo e 4° al mondiale nella bmx nel 2021
Tugnolo Bmx 2021
Tugnolo, nato il 9 agosto 2003, è stato argento europeo e 4° al mondiale nella bmx nel 2021

Esplosività immediata

E lui, Tugnolo che cosa dice? Tanta attenzione l’ha un po’ frastornato al suo ritorno dal Portogallo: «Sono rimasto sorpreso dai risultati ottenuti, sapevo però che il ruolo del lancio è per me ideale perché riesco a scaricare subito la mia potenza. Con i tecnici avevo subito capito che quello poteva essere il mio primo vero impegno, nelle altre specialità c’è ancora molto da lavorare dal punto di vista tecnico».

Matteo ammette però che la situazione, da quando è entrato in pista la prima volta, è molto cambiata: «Non sono io a dirlo, è il cronometro. Quando ho iniziato facevo tempi molto alti, dopo tre mesi il miglioramento nei 200 metri lanciati come anche nel chilometro è stato enorme, oltre le mie aspettative».

Tugnolo Anadia 2022
Lo start del terzetto azzurro di Anadia. Tugnolo è alla destra, con Napolitano e Bianchi
Tugnolo Anadia 2022
Lo start del terzetto azzurro di Anadia. Tugnolo è alla destra, con Napolitano e Bianchi

Il futuro nella velocità

Il bronzo conquistato agli Europei (lo scorso anno era stato argento continentale, ma nella bmx) lo ha convinto che la scelta è stata quella giusta: «Non ho intenzione di tornare indietro, sono concentrato su questa nuova attività perché mi accorgo giorno dopo giorno che può darmi grandi soddisfazioni. E’ una strada più praticabile a livello internazionale di quella della bmx».

Quando cita questa parola, la sua voce però nasconde a fatica un filo di nostalgia: «La bmx mi ha subito entusiasmato. Io poi vengo da Vigevano, dove questa specialità ha una società storica, che ha scritto pagine importanti in Italia. Ho iniziato a 6-7 anni e posso confermare sulla mia esperienza che la bmx ti dà una base fondamentale nella guida, nello stare a contatto stretto degli altri. Oltretutto è ideale per i bambini, è molto accessibile».

Matteo ha sempre militato nella Bmx Vigevano-La Sgommata, società attiva dal 1992
Tugnolo La Sgommata
Matteo ha sempre militato nella Bmx Vigevano-La Sgommata, società attiva dal 1992

Tugnolo e il sogno olimpico

La scelta di dedicarsi alla velocità ha alla sua base anche un sogno sul quale Tugnolo ha ragionato a lungo: «Io voglio andare alle Olimpiadi e sicuramente nella velocità la strada è più praticabile. So che ci vorrà tempo, ma io voglio seguire questo sogno e sono disposto a qualsiasi sacrificio per realizzarlo».