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Dalla BMX alla pista, Tugnolo prova il modello olandese

28.11.2022
5 min
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Riavvolgiamo il nastro fino ai giorni dei campionati europei di Anadia, quando nella velocità a squadre un giovanissimo Matteo Tugnolo, 19 anni, da poco passato alla pista dal più chiassoso mondo della BMX, lanciò il terzetto azzurro a uno storico terzo posto.

C’eravamo anche noi in quelle prime volte nel 2021 in cui il cittì Tommaso Lupi iniziò a portare i suoi atleti a Montichiari, con un atteggiamento curioso e onesto verso i ragazzi. Se qualcuno avesse voluto provare le discipline veloci del ciclismo su pista, lui non si sarebbe opposto. E così diede la sua benedizione proprio a Tugnolo, vincitore di medaglie a europei e mondiali, come pure di prove di Coppa del mondo. Non uno qualsiasi.

Lo stupore di Tugnolo

Come scrivemmo d’estate, il primo a stupirsi per la tanta attenzione sul suo nome fu proprio Tugnolo, che pure a ottenere piazzamenti importanti era mezzo abituato.

«Sono rimasto sorpreso dai risultati ottenuti – disse – sapevo che il ruolo del lancio è perfetto per me, perché riesco a scaricare subito la mia potenza. Con i tecnici avevo subito capito che quello poteva essere il mio primo vero impegno, mentre nelle altre specialità c’è ancora molto da lavorare dal punto di vista tecnico. Quando ho iniziato facevo tempi molto alti, dopo tre mesi il miglioramento nei 200 metri lanciati come anche nel chilometro è stato enorme, oltre le mie aspettative. Io voglio andare alle Olimpiadi e sicuramente questa è la strada più praticabile. So che ci vorrà tempo, ma io voglio seguire questo sogno e sono disposto a qualsiasi sacrificio per realizzarlo».

Dopo il bronzo ad Anadia nella velocità a squadre, gli azzurri hanno partecipato anche ai mondiali elite
Dopo il bronzo ad Anadia nella velocità a squadre, gli azzurri hanno partecipato anche ai mondiali elite

Amore a prima vista

A distanza di pochi mesi, anche Tugnolo ha partecipato al ritiro della pista che si è concluso sabato a Noto. E facendo parte del gruppo dei velocisti, era anche fra quelli che in Sicilia hanno lavorato maggiormente.

«Resto super convinto della decisione che ho preso – ci ha detto – e non me ne sono ancora pentito. Anzi, penso che non me ne pentirò. Non so come andrà a finire, ma speriamo in bene e basta. Quello per la pista è stato amore a prima vista, la prima volta c’è stato un bel feeling. Poi dalla seconda e la terza mi è piaciuto un sacco e ho sempre richiesto al mio cittì di ritornare. Alla fine ci sono ritornato un anno dopo per tutti i vari impegni che avevo con la BMX e ho scelto di restare».

La preparazione in palestra della BMX forse è più impegnativa rispetto a quella della pista
La preparazione in palestra della BMX forse è più impegnativa rispetto a quella della pista

Fra mente e corpo

Se è vero che il grande fenomeno olandese Harrie Lavreysen nacque proprio sulla BMX e poi se ne separò per un infortunio, l’opera di reclutamento fra i rider azzurri può essere un’operazione molto interessante. I ragazzi sono esplosivi e crescono con la cultura della palestra, così che i lavori alla base della velocità non sono per loro indigesti, come per altri che magari arrivano dalla strada.

«Punti di contatto ci sono – spiega Tugnolo – nella velocità, la forza, l’agilità e tutta la componente fisica. E poi è anche tanto mentale. Quanto alla preparazione, i lavori di palestra che si facevano con la BMX sono praticamente identici. Forse quelli erano un po’ più lunghi rispetto a quelli della pista, ma va bene così».

Bici e libertà

E va bene anche il ruolo che gli è stato attribuito, per il quale ha simulato una partenza dietro l’altra, chiedendo di essere ripreso in più video per analizzare il gesto, che non è certo banale.

«Il ruolo dello starter mi piace tantissimo – conferma – perché prendermi questa responsabilità mi gasa. Poi soltanto 250 metri di gara, mi preparo solo per quello e per ora va bene così. Però non crediate che sia una cosa semplice. Dietro c’è tantissimo. Tutti pensano che dietro 250 metri di gara ci sia poco, invece si lavora tantissimo, anche perché si lima sui millesimi. Il gesto tecnico è tutto da costruire, ci sto ancora lavorando per migliorare. Ho tanto margine». 

Cosa resta del vecchio amore? In apparenza la porta della BMX è chiusa, ma più per un fatto di gusto personale, che di interesse specifico.

«Ho fatto ancora due o tre girate -spiega – però appena ci ritornavo sopra, dopo un’ora, un’ora e mezza volevo già scendere, mentre questo non succede quando sono su una bici da pista. E neanche su quella da strada. Riesco a stare tutte le ore che voglio. Stare in bicicletta mi rilassa tantissimo e spingere sui pedali mi dà una sensazione di libertà».

Lupi è sicuro: «Tugnolo ci darà grandi soddisfazioni»

02.08.2022
4 min
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Tommaso Lupi è appena rientrato da Nantes, sede dei mondiali di bmx, dove l’unica finale conquistata è stata quella di Frizzarin nella gara junior. Proprio di Frizzarin c’era già stato modo di parlare perché è uno dei ragazzi sui quali si è posata l’attenzione anche di Ivan Quaranta e del settore velocità su pista. La collaborazione fra le due branche del ciclismo, diverse solo in apparenza va avanti e sta dando frutti a entrambe: il bilancio finale di Nantes non deve trarre in inganno, visto che l’Italia ha portato alla seconda giornata, quella che assegna le medaglie nelle varie categorie ben 5 elementi. Cosa che fino a solo un paio di stagioni fa sembrava impensabile.

Elemento di spicco di questa commistione è Matteo Tugnolo, il giovanissimo azzurro che ha lanciato il team sprint under 23 verso una clamorosa medaglia di bronzo europea. Lupi lo conosce bene e proprio per questo, pur non dimenticando che lo scorso anno era stato quarto nel mondiale junior di bmx, quello vinto da Radaelli, spinge verso la sua conversione totale alla pista: «Ha grandi prospettive in quell’ambito, proprio perché può sfruttare gli anni che ha impiegato nella bmx e che gli hanno dato la base nella guida, nell’esplosività».

Tommaso Lupi, qui con Daniele Bennati in un ritiro invernale, sta rilanciando la Bmx italiana
Tommaso Lupi, qui con Daniele Bennati in un ritiro invernale, sta rilanciando la Bmx italiana

Il momento delle scelte

Lupi è molto netto su un tema importante quale quello della multidisciplina. In questo caso, si arriva a un punto nel quale è necessaria una scelta: «Fare entrambe le discipline ad alto livello è praticamente impossibile e gli olandesi che sono ai vertici in entrambe ce lo hanno dimostrato. Quando si arriva fra gli junior bisogna capire qual è la disciplina più adatta e fare una scelta, per poi lavorare specificamente e acquisire il bagaglio tecnico necessario».

Resta il fatto che Tugnolo è passato in meno di un anno dai vertici internazionali dell’una all’altra specialità: «Matteo è esplosivo e molto tecnico e questo l’ha aiutato in primis nel trovare subito la posizione adeguata in bici per la pista. Le porte per lui nella bmx, fermo restando il discorso fatto prima, non sono chiuse. Anzi sarei curioso di vederlo all’opera sulla base di quanto appreso con il gruppo di Ivan».

Tugnolo BMx
Tugnolo, nato il 9 agosto 2003, è stato argento europeo e 4° al mondiale nella bmx nel 2021
Tugnolo Bmx 2021
Tugnolo, nato il 9 agosto 2003, è stato argento europeo e 4° al mondiale nella bmx nel 2021

Esplosività immediata

E lui, Tugnolo che cosa dice? Tanta attenzione l’ha un po’ frastornato al suo ritorno dal Portogallo: «Sono rimasto sorpreso dai risultati ottenuti, sapevo però che il ruolo del lancio è per me ideale perché riesco a scaricare subito la mia potenza. Con i tecnici avevo subito capito che quello poteva essere il mio primo vero impegno, nelle altre specialità c’è ancora molto da lavorare dal punto di vista tecnico».

Matteo ammette però che la situazione, da quando è entrato in pista la prima volta, è molto cambiata: «Non sono io a dirlo, è il cronometro. Quando ho iniziato facevo tempi molto alti, dopo tre mesi il miglioramento nei 200 metri lanciati come anche nel chilometro è stato enorme, oltre le mie aspettative».

Tugnolo Anadia 2022
Lo start del terzetto azzurro di Anadia. Tugnolo è alla destra, con Napolitano e Bianchi
Tugnolo Anadia 2022
Lo start del terzetto azzurro di Anadia. Tugnolo è alla destra, con Napolitano e Bianchi

Il futuro nella velocità

Il bronzo conquistato agli Europei (lo scorso anno era stato argento continentale, ma nella bmx) lo ha convinto che la scelta è stata quella giusta: «Non ho intenzione di tornare indietro, sono concentrato su questa nuova attività perché mi accorgo giorno dopo giorno che può darmi grandi soddisfazioni. E’ una strada più praticabile a livello internazionale di quella della bmx».

Quando cita questa parola, la sua voce però nasconde a fatica un filo di nostalgia: «La bmx mi ha subito entusiasmato. Io poi vengo da Vigevano, dove questa specialità ha una società storica, che ha scritto pagine importanti in Italia. Ho iniziato a 6-7 anni e posso confermare sulla mia esperienza che la bmx ti dà una base fondamentale nella guida, nello stare a contatto stretto degli altri. Oltretutto è ideale per i bambini, è molto accessibile».

Matteo ha sempre militato nella Bmx Vigevano-La Sgommata, società attiva dal 1992
Tugnolo La Sgommata
Matteo ha sempre militato nella Bmx Vigevano-La Sgommata, società attiva dal 1992

Tugnolo e il sogno olimpico

La scelta di dedicarsi alla velocità ha alla sua base anche un sogno sul quale Tugnolo ha ragionato a lungo: «Io voglio andare alle Olimpiadi e sicuramente nella velocità la strada è più praticabile. So che ci vorrà tempo, ma io voglio seguire questo sogno e sono disposto a qualsiasi sacrificio per realizzarlo».

Tormena 2022

Tormena, tra pista e Bmx passa la… strada per i Giochi

23.02.2022
5 min
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La notizia l’aveva data Tommaso Lupi: sta per nascere la nazionale femminile di Bmx e in squadra ci sarà Gaia Tormena, la “vincitutto” dell’Mtb Eliminator, la specialista della velocità su pista, la ragazza che si divide fra Mtb e strada. Una ciclista dalle mille vite a dispetto della giovanissima età, ma che sta ancora cercando la sua via e chissà che questa non passi per la bici che solitamente si usa agli inizi, ma che lei non conosceva ancora, prima che Lupi gliene parlasse.

«L’idea è nata parlando con lei al Giro d’Onore – ricorda Lupi – e la ragazza l’ha subito accettata con entusiasmo. La sua presenza ha due motivi fondanti: il suo livello tecnico di prim’ordine e la carenza assoluta di praticanti. Avevamo bisogno di un cardine per fondare un nuovo gruppo e lei potrebbe fare al caso nostro».

Tormena Mondiali 2021
Gaia, valdostana del 2002, vanta già 2 titoli mondiali e 3 europei nell’eliminator e un europeo junior nella velocità a squadre
Tormena Mondiali 2021
Gaia, valdostana del 2002, vanta 2 titoli mondiali e 3 europei nell’eliminator e un europeo junior nella velocità a squadre

Una bici mai vista prima

C’è solo un piccolo problema: Gaia prima del raduno di febbraio non era mai salita su una Bmx.

«E’ una bici difficile da gestire – è consapevole Lupi – servono ore di pratica per “addomesticarla”, ha una rigidità che non perdona nulla, ma lei lo sa e anzi questo la incuriosisce e motiva ancor di più. E’ chiaro che è un esperimento, non possiamo fare pronostici su come e quando potrà gareggiare, su dove potrà arrivare. Sarà un continuo work in progress, ma noi dobbiamo guardare a un progetto più ampio. Costruire un gruppo solido con il quale puntare alle Olimpiadi, presumibilmente quelle di Los Angeles 2028. Gaia potrebbe essere il riferimento, ma vorrei coinvolgere anche Camilla Zampese, grande talento da giovanissima, che non avendo avversarie era costretta a gareggiare con i maschi fino a perdere motivazione e ritirarsi anzitempo. E’ rimasta ad allenare, sarà utile al progetto».

Già, le Olimpiadi. Per certi versi sono il tormento di Gaia. Considerando la sua giovane età, stiamo parlando di una delle atlete più vincenti dello sport italiano, il problema è che l’eliminator non è disciplina olimpica e non lo sarà (almeno a breve) quindi per coronare il suo sogno bisogna intraprendere un’altra strada e da questo nasce l’idea di provare ogni disciplina.

«Dalle mie parti c’è una pista da Bmx – racconta la campionessa mondiale – ma io l’ho sempre affrontata con la Mtb da cross country. Era divertente, ma so che la Bmx è un’altra cosa».

Tormena Graz 2021
A Graz (AUT) la Tormena si è ripresa il titolo mondiale perso al fotofinish nel 2020 (foto Uci)
Tormena Graz 2021
A Graz (AUT) la Tormena si è ripresa il titolo mondiale perso al fotofinish nel 2020 (foto Uci)
Solitamente è una bici con la quale si acquisisce confidenza da bambini…

Infatti inizio molto tardi, ma a me piacciono le sfide impossibili, mi butto abbastanza. Dicono che bisogna vincere la paura nell’affrontare quelle piste, ma a me non spaventano. Dovrò prendere la mano con le fasi di volo. Servirà pratica, tanta pratica…

Hai mai visto le gare di Bmx?

In Tv, non dal vivo. Sono spettacolari, ma rispondono abbastanza alle mie caratteristiche, devi essere esplosivo, capace di rilanciare e guidare di continuo. Con l’eliminator i punti in comune non sono poi tantissimi, le gare di Bmx durano molto meno.

Quanto tempo ti sei riproposta di impiegare per prendere confidenza?

Difficile a dirsi, credo che un paio d’anni di pratica, crescendo passo passo, siano necessari, ma questo potrò saperlo solo provando.

Raduno Bmx 2022
Al primo raduno 2022 della Bmx a Vigevano, la Tormena ha fatto le sue prime esperienze (foto Fci)
Raduno Bmx 2022
Al primo raduno 2022 della Bmx a Vigevano, la Tormena ha fatto le sue prime esperienze (foto Fci)
E’ una strada nuova verso il tuo sogno olimpico…

Di Olimpiadi mi parlano almeno una volta a settimana… Sicuramente è un sogno, ma non è per questo che non ho ancora trovato la mia strada. Il fatto è che ottengo risultati in tante discipline e questo mi impedisce di scegliere. E’ come se fossi alla stazione, dove ci sono tanti treni in partenza e non so quale prendere…. Devo capire qual è quello giusto per il mio futuro. Quel che è certo è che io voglio correre in bici perché so di farlo bene.

C’è anche la pista…

Sì e non l’abbandono, sia perché mi piace moltissimo, sia perché in questo momento è una strada primaria per coronare il mio sogno olimpico. Ma se devo guardare più lontano, se voglio che il ciclismo sia un mestiere è chiaro che devo pensare alla strada.

Riesci a inserirla nella tua agenda così fitta d’impegni?

Sì, anzi penso che nel 2022 la praticherò di più. A lungo termine solo la strada può garantire un lavoro. Per continuare il mio percorso ho inserito qualche prova italiana, per capire come me la cavo. Su strada ho già corso fino alla categoria allieve 1° anno, dovrò rispolverare le mie reminiscenze su come si sta in gruppo. Penso che inizialmente affronterò qualche gara amatoriale per riprendere confidenza, a fine stagione mi butterò nelle competizioni vere e proprie.

Tormena Lupi 2022
La Tormena fra Lupi e, alla sua sinistra, i collaboratori Juan Diego Quintero e Sebastiano Costa (foto Instagram)
Tormena Lupi 2022
La Tormena fra Lupi e, alla sua sinistra, i collaboratori Juan Diego Quintero e Sebastiano Costa (foto Instagram)
Senza dimenticare la “tua” specialità, l’eliminator…

Non potrei mai, è quella che mi ha dato le maggiori soddisfazioni, mi ha fatto conoscere e permesso di girare il mondo. Devo difendere i miei titoli. La riconquista del titolo mondiale è stata una soddisfazione immensa, volevo riprendermi la maglia perché ha un sapore particolare indossarla, sai quanto è bella e quello che rappresenta. Quando ce l’ho indosso sento di contare qualcosa, di dare lustro al mio Paese.

Gaia cerca la sua strada, quella giusta che possa portarla verso i cinque cerchi olimpici. Servirà tempo e pazienza, anche se tutti già sognano di vederla protagonista a Parigi 2024. Il tempo però è tiranno e Lupi getta acqua sul fuoco.

«Alle Olimpiadi si corre nel Supercross, a un livello ancora più alto, con salti di 12 metri… Serve molto tempo per fare pratica e le qualificazioni olimpiche non aspettano. Le capacità tecniche di Gaia non si discutono, ma non dimentichiamo mai che si tratta di un esperimento. Diamole tempo…».

Cosa ci fa Bennati con la nazionale di BMX? Andiamo a vedere…

14.02.2022
6 min
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Mentre arriviamo a Padova, dai finestrini, si scorge un cielo terso. Le prime montagne innevate sono lontane, cosa strana da queste parti se pensiamo che è il 12 febbraio. Il sole invita a stare senza giacca, anche se il vento non ce lo permette. L’autobus numero 10, passando sui sampietrini del centro storico, ci accompagna comodamente in via Chiesanuova. Qui si trova il centro del team Bmx Panther Boys, dove si sta allenando la nazionale Bmx guidata da Tommaso Lupi. Accompagnato, in questa due giorni da Daniele Bennati, il quale ha iniziato la sua avventura sui pedali proprio da questa disciplina quando aveva 9-10 anni.

«Avevo visto una squadra di Arezzo e mi sono incuriosito così ho provato – racconta – non c’era una pista come questa e tutte le strutture di oggi. Devo dire che mi fa piacere vedere come è cresciuto il movimento».

Una strana coppia

«La Federazione – dice Tommaso Lupi – da quest’anno ci ha aperto le porte, di conseguenza le collaborazioni e le opportunità di espansione del nostro movimento sono aumentate».

C’è anche Diego Bragato con il quale Tommaso e i suoi ragazzi avevano lavorato esattamente un anno fa in pista a Montichiari.

«La Bmx – riprende Tommaso – è un mondo in continua crescita nel nostro paese, i ragazzi sono sempre più interessati e questo ci riempie di orgoglio. L’incontro tra il nostro mondo e quello della strada in questi giorni non è legato alla preparazione, ma più al fare gruppo e portare i ragazzi al di fuori della loro zona di comfort. Con l’arrivo di Daniele (Bennati, ndr) come cittì abbiamo voluto avvicinare i nostri mondi».

Il confronto tra il cittì Lupi e i ragazzi è continuo
Il confronto tra il cittì Lupi e i ragazzi è continuo

Si lavora per Parigi

«Mancano due anni e mezzo alle prossime Olimpiadi – dice con un sorriso Tommaso – e il lavoro che voglio fare è tanto. Sono orgoglioso di dire che lavoreremo anche con un gruppo femminile, anche se con loro vedo difficile una nostra partecipazione alle prossime Olimpiadi. In questo campo lavoriamo in ottica Los Angeles 2028, sarebbe bello arrivare dove la nostra disciplina è nata con una novità così importante. Intanto, il mese prossimo a Vigevano ci sarà il raduno degli allievi e giovanissimi e sarà presente anche un gruppo femminile guidato da Gaia Tormena, che mi ha più volte chiesto di provare questa disciplina».

A disposizione della nazionale di Bmx ci sono anche i mezzi della Federazione
A disposizione della nazionale di Bmx ci sono anche i mezzi della Federazione

Gli investimenti aumentano

Notiamo che sulle bici di alcuni corridori sono presenti dei ciclocomputer e ne approfittiamo per indagare…

«Stiamo iniziando ad allenarci con più strumentazione – risponde Lupi – oltre alla fascia cardio iniziamo ad usare anche i misuratori di potenza. In quest’ultimo caso quelli che si usano su strada non possono essere utilizzati con la stessa precisione per la nostra disciplina a causa della differenza di sforzo. Il misuratore di potenza che si usa su strada per noi non va bene perché ha un leggero “ritardo” nella trasmissione dei dati. La Federazione, grazie anche a Diego Bragato, ha parlato con Srm e comprato dei misuratori di potenza studiati appositamente per la Bmx.

«Unire strada e Bmx è possibile, sono sforzi differenti, ma con un buon lavoro si potrebbero vedere delle belle novità. Lo sforzo massimale che si fa in partenza supera abbondantemente i 2.000 watt e la brevità delle gare (30-40 secondi, ndr) porta a pensare che si possano anche tirare fuori dei velocisti o ultimi uomini interessanti

Passato in comune

Daniele Bennati, neo cittì azzurro, è incuriosito dalle bici degli atleti e chiede informazioni. Mentre noi, silenziosamente, ascoltiamo.

«La sella è all’altezza minima per tutti – spiega Lupi – perché nella gara non ci si siede mai, la si utilizza nei salti per mantenere l’equilibrio. I telai sono di due materiali: carbonio e alluminio. I corridori scelgono generalmente i telai in carbonio perché sono più rigidi e scaricano meglio la potenza a terra. La particolarità sta nel carro posteriore, ci sono dei marchi che li fanno separati così che gli atleti possano trovare la misura corretta per le loro esigenze».

Le spiegazioni vengono interrotte da una rovinosa caduta di uno dei ragazzi. Una volta che ci si è assicurati che stia bene, Bennati rilancia.

«Dovrebbero inserire la Bmx – dice – in tutte le squadre giovanili. Alleni tantissimo la tecnica di base e lo fai in sicurezza, lontano dal traffico. Se metti uno di questi ragazzi in sella ad una bici da strada, mountain bike o downhill vedi che si adatta prontamente. La doppia disciplina, di qualsiasi tipo, deve essere un must per i giovani. In Italia si guarda subito alla strada, ma non tutti sono portati. Bisogna dare ai ragazzi la possibilità di provare cose nuove, divertirsi e scegliere in autonomia la propria disciplina».

Titici compie 60 anni: una bella storia da raccontare

03.01.2022
4 min
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Il bike brand italiano Titici ha compiuto sessant’anni. Ad essere più precisi, è la data del 22 dicembre 1961 quella a cui si fa risalire la primogenitura del marchio, che soprattutto negli ultimi anni, ha saputo coniugare molto bene la tecnica con la qualità costruttiva. Combinando l’originalità con il più assoluto rispetto dei dettami del vero Made in Italy…

Modello Titici Vento pensata per celebrare i 60 anni dell’azienda
Modello Titici Vento pensata per celebrare i 60 anni dell’azienda

Alberto Pedrazzani, il fondatore

Quella di Titici è un’avventura tutta italiana, una storia di artigianato e di innovazione, di coraggio, di passione e di caparbietà. Il 22 dicembre 1961 Alberto Pedrazzani, il fondatore, con il saldatore ancora in mano ha osservato il suo primo telaio – un triciclo per bambini – senza minimamente immaginare che da quel preciso momento, a qualche ora dal Natale, sarebbe nata un’azienda vera…

In Italia gli anni 60 sono quelli del boom economico e Alberto Pedrazzani – classe 1937 – lavora come apprendista in un’officina meccanica a Castelnuovo d’Asola, in provincia di Mantova.

«Un’azienda milanese produttrice di biciclette – ci ha confidato Pedrazzani – cercava qualcuno che saldasse il manubrio dei propri tricicli. Quando ne sentii parlare, li scovai alla fiera di Milano e proprio con loro feci un patto: che dai manubri saremmo passati ai telai integrali. E fu così che iniziai a creare i miei primi tricicli e successivamente le mie prime biciclette per bambini».

Esposizione di uno showroom Titici
Esposizione di uno showroom Titici

In anticipo sui tempi

Appassionato di lavorazione dei metalli e specializzato nella saldobrasatura, Pedrazzani ha una mente aperta, curiosa ed eclettica. Questa sua peculiarità lo porta ad anticipare i tempi cercando nuove soluzioni. E’ inevitabile che la spinta verso il futuro, la volontà di proporre prodotti innovativi e rivoluzionari, diventino rapidamente i “tratti caratteriali” anche della sua nuova creatura che chiamerà appunto Titici.

«Ho preso prima il brevetto di operatore cinematografico – racconta – successivamente ho frequentato corsi di specializzazione sui metalli e corsi di aerotecnica per capire eliche e motori elettrici. Ho frequentato fiere internazionali, sempre alla ricerca delle ultime novità… Nel 1964 ho scoperto la saldatura elettrica e l’ho subito introdotta nella mia azienda per aumentare la qualità e la robustezza dei telai.

«Ho studiato i modelli di altri marchi, non per copiarli, ma per sviluppare telai migliori e unici da lanciare sul mercato. L’obiettivo è sempre stato quello di vincere la concorrenza, soprattutto dei Paesi asiatici, attraverso l’alta qualità italiana e l’innovazione costante. Senza nascondere poi che la forte motivazione al mio lavoro mi era anche data dalla necessità di sostenere i miei cinque figli!».

Matteo, la seconda generazione

E fu proprio grazie al sostegno di tutta la famiglia che l’azienda Tecno Telai Ciclo (Titici) crebbe negli anni moltiplicando i propri affari. Negli anni ’80, la saldatura robotizzata aumentò la produttività, mentre nei primi anni ’90 l’azienda raggiunge la produzione di un milione di telai all’anno. Affermandosi tra i maggiori produttori europei di telai per biciclette. La crescita è alimentata dalla forte domanda di biciclette Bmx e di mountain bike, un settore nel quale Titici è ancora oggi una vera icona.

Telaio Titici disegnato per Luna Rossa e firmato da Massimiliano “Max” Sirena Skipper del team
Telaio Titici disegnato per Luna Rossa e firmato da Massimiliano “Max” Sirena

«Tuttavia – ci confessa Alberto Pedrazzani – il telaio di cui sono più orgoglioso è il Fuego. Si tratta di un modello brevettato nei primi anni ’80 con un sistema di sospensione a balestra assolutamente innovativo per l’epoca. Per realizzarlo mi sono addirittura ispirato alle sospensioni dei carri agricoli. L’idea alla base è che si possa ottenere un maggiore comfort di guida sfruttando la deformazione dei materiali. Un concetto che è stato approfondito negli ultimi anni da mio figlio Matteo e che ha poi portato alla creazione del sistema PAT. Il tubo orizzontale piatto e ultrasottile divenuto oramai una vera e propria firma di ogni telaio Titici».

COn Trerè Innovation nel mondo

E col passare del tempo è proprio lo stesso Matteo Pedrazzani, insieme ai suoi fratelli, a traghettare Titici negli anni 2000. Un passaggio importante, che dalla grande produzione seriale di telai per biciclette giunge alla produzione artigianale di telai in fibra di carbonio rigorosamente su misura per il cliente: e questo senza mai dimenticare gli insegnamenti di papà Alberto.

Ispirato dalla propria passione per il prodotto, e dalla sempre più forte voglia di sperimentare, Matteo trasforma il punto vendita di Castelnuovo d’Asola in un esclusivo laboratorio di biciclette. Nel 2007 Titici lancia per la prima volta in Italia la storica FieltyNine, la prima Mtb 29″, mentre dal 2017 il marchio fa parte del gruppo mantovano Trerè Innovation che contribuisce alla espansione del brand nel mondo, garantendo continuità al processo d’innovazione.

Vento, un ponte col passato

Per celebrare i propri (primi) sessant’anni di attività, Titici ha realizzato nel 2021 il modello Vento: un’edizione speciale caratterizzata da una affascinante colorazione verde con cromature: un vero e proprio collegamento ideale agli anni ’60… mentre nella storica sede di Asola è attualmente in fase di completamento un nuovo show-room di ben 1000 metri quadri. Sarà così possibile esporre l’intera collezione, oltre ad un’offerta professionale di servizi di bikefitting che affiancano il cliente nella definizione del modello ideale, delle geometrie più calzanti e dei colori più adatti alle sue specifiche aspettative.

Titici

Novità Rosti: Marco Saggia nuovo brand&export manager

09.12.2021
3 min
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Dallo scorso 1° dicembre Marco Saggia è il nuovo brand&export manager di Rosti Maglificio Sportivo. L’annuncio è stato dato direttamente dall’azienda attraverso il suo blog ufficiale “Rosti bar”. Il nuovo arrivato è stato accolto con il seguente slogan: “un nuovo top rider nel team Rosti”.

Una forte passione

Marco Saggia ha alle sue spalle un’esperienza ultraventennale nel settore dell’abbigliamento dedicato al ciclismo. La sua passione per le due ruote ha però radici ancor più lontane, come ci ha raccontato lui stesso: «La mia prima bicicletta è stata una bmx. Quando avevo 12 anni l’azienda Latte Verbano di Novara organizzò una gara per bmx coinvolgendo i bambini delle scuole medie della zona. Partecipai e da lì si può dire che iniziò il mio cammino nel mondo del ciclismo. Successivamente ho corso da esordiente, allievo e infine juniores nel Velo Club Novarese, storica società della mia città. Smessa l’attività agonistica ho intrapreso il mio percorso professionale che mi ha portato poi ad occuparmi di abbigliamento dedicato al ciclismo».

Da sinistra, Penna e Manginella (responsabili commerciali), Saggia (brand manager), Giovanni e Maurizio Alborghetti, titolari Rosti
Da sinistra: Carmine Manginella, Marco Saggia, Giovanni e Maurizio Alborghetti

Empatia immediata

L’ingresso in Rosti è il risultato di un incontro di lavoro avvenuto qualche mese fra Giovanni Alborghetti, titolare insieme al fratello Maurizio di Rosti Maglificio Sportivo, e lo stesso Marco Saggia.

«Ci siamo incontrati a causa del mio precedente lavoro – racconta Saggia – grazie all’intermediazione di un fornitore comune la scorsa primavera. In due ore di incontro abbiamo parlato di tutto. Di tecnologia legata al nostro lavoro, dell’andamento del mercato e di possibili progetti futuri. Fra noi è scattata subito una forte empatia».

Alla fine dell’incontro ecco arrivare a sorpresa l’invito a Marco Saggia da parte di Giovanni Alborghetti a venire a lavorare in Rosti con una mission ben precisa: «Vieni qui a fare tutto!».

Marco Saggia e Giovanni Alborghetti, titolare insieme al fratello Maurizio del maglificio sportivo Rosti
Marco Saggia e Giovanni Alborghetti, titolare insieme a Maurizio di Rosti

Svolta internazionale

Per tenere fede alla proposta ricevuta, Marco Saggia andrà a ricoprire il ruolo di brand&export con il preciso scopo di mettere in atto tutte le iniziative necessarie a fare in modo che il marchio Rosti abbia la giusta riconoscibilità a livello internazionale. Un primo step sarà sicuramente la partecipazione il prossimo anno a Eurobike. Per l’azienda di Brembate costituirà il debutto ufficiale alla fiera tedesca e di conseguenza sul mercato internazionale. Seguirà poi la partecipazione a Italian Bike Festival, evento di riferimento per il mercato italiano.

L’obiettivo finale è quello di contribuire a far crescere il marchio Rosti e di farlo conoscere ed apprezzare in tutto il mondo. La chiosa finale è nel bel messaggio che ci ha lasciato Marco Saggia in merito al suo nuovo ruolo: «Con Rosti parto per un nuovo viaggio. Lo faccio portando con me il bagaglio della lunga esperienza che ho maturato nella mia precedente attività lavorativa e di cui ho fatto tesoro».

Rosti

Bmx, la culla del ciclismo: vediamo le carte del cittì Lupi

12.11.2021
5 min
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Nei primi giorni di questa settimana, la Bmx si è sentita per la prima volta parte del ciclismo italiano. Niente di cui stupirsi, dato che il meeting di Milano in cui la Federazione ha riunito i tecnici federali è stato il primo in cui siano state davvero coinvolte tutte le componenti. Per questo Tommaso Lupi, che della specialità è il commissario tecnico, mostra evidente soddisfazione.

«Avevamo avuto occasioni di scambio con le altre discipline del fuoristrada – dice – mai tutti insieme. L’ho trovato molto produttivo. Ho parlato con Roberto Amadio che secondo me ha dato un plus concreto e mi ha fatto un’ottima impressione, perché è un uomo di poche parole e tanti fatti».

Momento del meting dei tecnici federali a Milano a inizio settimana (foto Fci)
Momento del meting dei tecnici federali a Milano a inizio settimana (foto Fci)

Prima volta in velodromo

Il primo contatto con Lupi lo avemmo a febbraio, quando ci fermammo a Montichiari incuriositi dalla presenza dei chiassosi atleti della Bmx nel tempio silenzioso del ciclismo. Si sperava ancora nella qualifica di Fantoni per le Olimpiadi di Tokyo e si trattava di un mondo davvero da scoprire. Poi “Jack” alle Olimpiadi c’è andato e nei mesi successivi Radaelli ha vinto i mondiali juniores a Papendal (con Lupi nella foto di apertura), mentre nel round turco di Coppa del mondo sono arrivati due vittorie e un podio.

La stagione si è chiusa il 31 ottobre, agli atleti sono stati lasciati dieci giorni di stacco e poi sarà tempo di ripartire. Nel frattempo, approfittando della sosta, chiediamo a Lupi di tracciare un bilancio e guardare in avanti.

Ci si poteva aspettare che sarebbero venuti questi risultati?

Con gli under 23 si poteva immaginare. Per la categoria è stato un debutto non ufficiale, dovrebbe diventarlo il prossimo anno. Sapevamo di avere un’ottima squadra juniores e i risultati lo hanno confermato. I ragazzi stanno crescendo bene anche a livello fisico. Atleti che con la bici ci hanno sempre… giocato, disponendo di un pacchetto tecnico notevole. Adesso hanno aggiunto anche i cavalli. Adesso nelle competizioni internazionali, la squadra italiana è una delle più osservate.

Dieci giorni di stacco e poi?

E poi, con i calendari ancora approssimativi in attesa che Uci e Uec li ufficializzino, a fine novembre faremo tre giorni di test fisici con il pool tecnico di Diego Bragato e Marco Compri.

Giacomo Fantoni ha infine ottenuto la qualifica per Tokyo nel suo ultimo anno di attività
Giacomo Fantoni ha infine ottenuto la qualifica per Tokyo nel suo ultimo anno di attività
Ci eravamo incontrati in pista, ma la pista adesso è chiusa…

E a me dispiace molto, perché mi sarebbe piaciuto inserire un allenamento in pista una volta alla settimana con il supporto di Marco Villa. Però abbiamo parlato per vedere se si può infilare qualcuno dei nostri in eventuali raduni dei pistard, ma prima di progettarlo abbiamo bisogno di organizzare il settore. I tre allenamenti di febbraio diedero ottimi risultati.

Del resto anche un fenomeno della velocità come Harrie Lavreysen viene dalla Bmx e lo rivendica con orgoglio…

Infatti anche i miei ragazzi hanno il sentore di sviluppi interessanti, che noi come tecnici dobbiamo supportare. Conoscono bene il percorso tecnico di Lavreysen, quello che in Italia ha limitato questo tipo di scambio è il fatto che non ci sia da tempo un team della velocità. Non è un’accusa, è un fatto. Non sapendo con chi interfacciarti, non potevi iniziare nessuna collaborazione.

Secondo te ci sarebbe qualcuno dei tuoi interessato alla pista?

Decisamente sì. Stavamo addirittura per concretizzare la prova di due ragazzi per gli europei ad agosto, ma poi non se ne è fatto nulla. Sinceramente come tecnico e con la massima obiettività, anche se potrei sembrare di parte, dico che la Bmx è un’ottima fonte di approvvigionamento di atleti completi sotto tutti i punti di vista, tecnico e atletico.

Quindi, prossimo step i test fisici e poi?

Test fisici dal 26 al 28 novembre coinvolgendo anche gli junior. Poi faremo dei training camp in Italia o all’estero, magari su piste che ospiteranno la Coppa del mondo. E poi vorrei finalmente aprire il settore femminile, sul quale siamo tanto in ritardo. Vorrei creare un gruppo di lavoro indipendentemente dal livello tecnico delle ragazze. E’ un’urgenza e per costruire un movimento dovremo partire da una base larga.

Radaelli Papendal 2021

Radaelli, oro storico nella Bmx, ma dietro c’è molto altro

25.08.2021
4 min
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Di giornate storiche, lo sport italiano ne sta vivendo molte in questo anno così particolare e quella di domenica nel suo lo è stata, perché per la prima volta da quando la Bmx è diventata sport olimpico, anche l’Italia si fregia di un titolo mondiale, uno di quelli che contano davvero perché promette tantissimo e anche a breve termine: Marco Radaelli si è laureato campione del mondo junior a Papendal, in Olanda, proprio nella patria dell’attuale dominatore della specialità, quel Niek Kimmann che dopo l’oro olimpico si è preso anche quello iridato assoluto.

Un tris di autentici talenti

Radaelli, 18enne di Garlate (LC) ha già conquistato 4 titoli europei nelle varie categorie.. Quello junior non era mai stato vinto da un italiano e rappresenta un segnale di speranza già in funzione di Parigi 2024, soprattutto perché non è casuale. Manuel De Vecchi, iridato Cruiser e primo azzurro a guadagnarsi la partecipazione olimpica aveva già segnalato la presenza in Italia di una generazione impressionante di campioni e Radaelli è solo la punta di un iceberg che comprende tra gli altri anche Matteo Tugnolo, quarto e vicecampione europeo e Leonardo Cantiero, numero 1 del ranking Uci.

Radaelli Mondiali 2021
Il podio della gara junior di Papendal, con Radaelli in maglia iridata fra Louison Rousseau (FRA, 2°) e Drew Polk (USA, 3°)
Radaelli Mondiali 2021
Il podio della gara junior di Papendal, con Radaelli in maglia iridata fra Louison Rousseau (FRA, 2°) e Drew Polk (USA, 3°)

Da dove nasce una proliferazione tale considerando che a livello assoluto già la qualificazione olimpica di Giacomo Fantoni è da considerare un grande risultato? Il cittì Tommaso Lupi mette ordine: «Sono diversi anni che nelle categorie giovanili otteniamo risultati. Il segreto è un cospicuo investimento che la Fci ha fatto per far fare esperienze estere a questi ragazzi, è solo così che si cresce. Il successo di Radaelli è la ciliegina sulla torta».

A differenza di altri sport, nella Bmx si emerge già da giovanissimi, per questo i risultati degli junior sono così promettenti in ottica Parigi 2024?

Bisogna fare attenzione a non farsi prendere dai facili entusiasmi. Intanto l’anno prossimo Radaelli passerà di categoria, approdando gli Under 23 che proprio nel 2022 verrà istituita come categoria a sé stante. Vedremo in questi due anni come lui e gli altri ragazzi si adatteranno, quale sarà il cammino di qualificazione olimpica, faremo le nostre valutazioni se puntare su di loro o su elementi leggermente più grandi come ad esempio De Vecchi, Bertagnoli, Sciortino ma anche altri. Parigi 2024 è praticamente dopodomani, certamente vogliamo non accontentarci più della semplice presenza, ma andare con ambizioni.

Tugnolo 2021
Matteo Tugnolo, altro grande talento della Bmx, vicecampione europeo e quarto ai Mondiali junior
Tugnolo 2021
Matteo Tugnolo, altro grande talento della Bmx, vicecampione europeo e quarto ai Mondiali junior
E’ singolare che possiamo godere di un gruppo così promettente pur dovendo convivere con una cronica carenza di impianti, soprattutto al Centro-Sud…

Questo aspetto è fondamentale per la crescita del movimento ed è ai primissimi posti nell’agenda federale. Dobbiamo allargare il bacino d’utenza, gli impianti esistenti sono già saturi. Nel valutare i risultati dei ragazzi dobbiamo dire grazie alle società, all’impegno che ci mettono per garantire loro la necessaria esperienza all’estero: le gare italiane hanno un format diverso, privilegiano giustamente il divertimento e la promozione. Questi ragazzi vincono non grazie a una formula magica, ma al lavoro di gruppo, per questo è un oro che va condiviso in tanti.

All’estero la Bmx è da sempre considerata il punto di accesso per i bambini nel mondo delle due ruote. Quando vedremo in Italia campioni su strada che hanno iniziato a praticare il ciclismo grazie alla Bmx?

Io dico che questa cultura comincia a prendere piede anche da noi, sono tanti i bambini che si stanno avvicinando alla Bmx e poi prenderanno strade diverse, ma ci vuole tempo, proprio perché si tratta di un cambio culturale, finalmente si sta capendo che la Bmx ti dà quella capacità tecnica che sarà la base per qualsiasi altra attività.

Tommaso Lupi, tecnico della Bmx, con Marco Compri del Centro Studi
Tommaso Lupi, tecnico della Bmx, con Marco Compri del Centro Studi
Nell’espansione della Bmx secondo te non sarebbe il caso di puntare su promozione e marketing rivolti alle famiglie, sottolineando che far pedalare i figli negli impianti di Bmx è molto più sicuro che mandarli su strada?

Assolutamente, il tema della sicurezza è la leva su cui dobbiamo muoverci proprio per spingere i comuni a investire su impianti di Bmx. Dobbiamo dare la possibilità alle famiglie di far fare sport ai propri figli senza grandi rischi. Io credo che non serva poi molto per far decollare i tesseramenti.

L’Olanda ha sviluppato una stretta collaborazione fra Bmx e settore della velocità su pista e i risultati si sono visti a Tokyo, in entrambe le specialità. L’Italia seguirà questa strada?

Su questo dobbiamo fare chiarezza: l’Olanda ha investito fortemente sul settore della velocità su pista, ha seguito due strade diverse che erano parallele, solo in apparenza le stesse. Se ci sarà la possibilità di sviluppare un discorso sinergico sicuramente non ci tireremo indietro e se dei ragazzi della Bmx dimostreranno capacità su pista e vorranno seguire quell’indirizzo daremo loro il massimo del sostegno. L’importante è che, in una disciplina come nell’altra, possiamo contribuire al rilancio del ciclismo nazionale.

De Vecchi 2008

Dalle radici della Bmx fino a Tokyo, aspettando Fantoni

28.07.2021
4 min
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La presenza di Giacomo Fantoni nel torneo olimpico di Bmx a Tokyo è l’ultimo capitolo di una storia frastagliata, quella dell’Italia in una specialità che finora non è mai riuscita veramente ad attecchire da noi. Eppure i trascorsi sono lontani ed anzi gli inizi erano stati molto promettenti: il Trofeo Topolino attirava sempre grandi numeri di ragazzini appassionati delle due ruote, molti di loro hanno sviluppato proprio grazie alla kermesse intitolata al personaggio Disney la propria passione ciclistica, che poi ha preso altre strade. E’ il caso ad esempio di Gianluca Bonanomi, uno dei primissimi campioni del mondo della specialità.

Il corridore lombardo, oggi 53enne direttore commerciale di Merida Italia, prese spunto dal Bmx per sviluppare la sua carriera: «Ricordo che le finali si disputavano al Motor Show di Bologna, davanti a tantissimi spettatori. Erano gli inizi degli anni Ottanta, poi passai al motocross, ma mi ruppi il ginocchio e ripresi a pedalare. La passione per le specialità adrenaliniche però non mi aveva lasciato, così mi dedicai alla downhill». Con grande profitto, considerando che vanta 5 titoli italiani e un bronzo europeo.

Gianluca Bonanomi, Merida
Gianluca Bonanomi, 5 titoli italiani e un bronzo europeo nella downhill, tra i precursori nella Bmx
Gianluca Bonanomi, Merida
Gianluca Bonanomi, 5 titoli italiani e un bronzo europeo nella downhill, tra i precursori nella Bmx

La mancanza delle grandi città

Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti, ma la Bmx ha faticato a ritrovare quei fasti una volta che l’iniziativa del Trofeo Topolino è venuta meno: «L’Italia paga la scarsità di impianti, racchiusi tutti nel Nord Italia, ma soprattutto il fatto che non ci siano impianti nelle grandi città. E’ questo il vero controsenso: si spendono cifre astronomiche per riempire le città di stadi di calcio, possibile che non si trovino spazi e fondi per gli impianti di Bmx che non occupano così tanto spazio?».

Bonanomi, che gestisce l’impianto di Garlate («Abbiamo avuto il via libera per i fondi regionali per ampliare la pista e portare la partenza a 8 metri come per le principali gare internazionali») ha indirizzato anche i suoi figli Andrea e Riccardo verso la Bmx, da cui poi sono “emigrati” verso la downhill: «Io dico che il futuro della Bmx è comunque roseo, dietro Fantoni abbiamo 4-5 ragazzi che sono ai vertici internazionali nelle categorie giovanili, se lavoreranno bene, già a Parigi 2024 avremo delle soddisfazioni».

De Vecchi Pechino 2008
Una fase del torneo olimpico di Pechino 2008, con De Vecchi davanti. Due le sue presenze olimpiche
De Vecchi Pechino 2008
Una fase del torneo olimpico di Pechino 2008, con De Vecchi davanti. Due le sue presenze olimpiche

De Vecchi, il primo olimpico italiano di Bmx

Se si parla di Bmx in Italia non si può prescindere da Manuel De Vecchi, l’uomo che rappresentò l’Italia agli esordi della specialità alle Olimpiadi, a Pechino nel 2008 e lo fece anche in maniera importante, arrivando alle semifinali e non finendo lontano dall’ingresso nei fantastici 8. De Vecchi, presente anche nel 2012 a Londra, chiuse proprio con la seconda presenza olimpica la sua carriera: «Il bello è che già dall’anno dopo lo sviluppo della struttura italiana fu deciso, con un impianto stabile a Verona invidiatoci in tutto il mondo».

Anche De Vecchi, che oggi continua a lavorare alla sua azienda di famiglia LS-Logistica Sanitaria («veniamo da mesi terribili, di lavoro duro e psicologicamente molto sofferto») pensa che finalmente qualcosa si stia muovendo anche a livello culturale: «Abbiamo bisogno di un numero maggiore di impianti per richiamare le famiglie: per i ragazzi pedalare in Bmx è molto più sicuro che andare su strada e si possono avere risultati importanti. Io grazie al Bmx ho girato tutto il mondo…».

Fantoni Tokyo 2021
Giacomo Fantoni scenderà in gara giovedì 29 luglio alle 3 ora italiana per i quarti di finale
Fantoni Tokyo 2021
Giacomo Fantoni scenderà in gara giovedì 29 luglio alle 3 ora italiana per i quarti di finale

Ora comanda l’Europa

Rispetto ai suoi tempi, la geografia della specialità è cambiata? «Relativamente: l’epicentro ormai si è spostato in Europa dove Francia e Olanda sono le scuole di riferimento, ma l’attività principale, il “business” è sempre negli Usa. La presenza di Fantoni a Tokyo è comunque importantissima, la dimostrazione che anche in Italia si possono fare le cose per bene».

Che cosa rappresenta gareggiare alle Olimpiadi? «E’ qualcosa di unico, io neanche lo speravo perché quando iniziai la mia attività non si pensava nemmeno che la Bmx entrasse nel programma olimpico. Essere nello stesso Villaggio con tutti i campioni sportivi è qualcosa che ricorderò sempre. Mi sono sentito profondamente italiano, con gli altri atleti che tifavano per me, un’esperienza unica».

Anche i figli di De Vecchi fanno Bmx, «ma non li alleno io perché sono sempre stato contrario ai genitori che interferiscono. E poi mio figlio non mi ascolta… Però cresce bene e se vorrà continuare avrà il mio appoggio».