Bryan Olivo, Bahrain Victorious Development

Olivo è pronto a ripartire: «Voglio mostrare il mio reale valore»

02.11.2025
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Quella appena conclusa è stata l’ultima stagione da under 23 anche per Bryan Olivo, il corridore di Pordenone entrato al Cycling Team Friuli con le stigmate del campione ha vissuto quattro stagioni difficili. Nei primi tre anni con Renzo Boscolo e Roberto Bressan ha messo insieme pochissimi giorni di corsa, appena venti a stagione. Tanti stop, infortuni, frenate e ripartenze che, come spesso accade anche in gara, ti tirano il collo e alla fine ne esci stanco

«Sono a casa da qualche giorno – spiega Olivo – e sto mi sto prendendo un po’ di riposo da una stagione che mi ha stancato più mentalmente che fisicamente. Finalmente ho avuto maggiore continuità, non sono mancati gli intoppi ma di certo non sono stati pesanti come gli ultimi tre anni. E’ stata la prima stagione vissuta con una certa regolarità, però in confronto agli altri anni quando ho avuto le occasioni per mettermi in mostra non sono riuscito a centrare il risultato».

Bryan Olivo, Bahrain Victorious Development, Trofeo Piva 2025 (Photors.it)
Bryan Olivo ha corso l’ultimo anno da under 23 con il Bahrain Victorious Development (Photors.it)
Bryan Olivo, Bahrain Victorious Development, Trofeo Piva 2025 (Photors.it)
Bryan Olivo ha corso l’ultimo anno da under 23 con il Bahrain Victorious Development (Photors.it)

Step dopo step

I passi in avanti Bryan Olivo li ha comunque fatti nel suo percorso da under 23, sicuramente ad ostacoli ma non per questo privo di miglioramenti e alcune soddisfazioni. 

«Quest’anno sono mancato nei momenti in cui mi sarebbe piaciuto confermarmi – ci dice con un velo di amarezza – perché al campionato italiano a cronometro arrivavo stanco dal Giro Next Gen. Allo stesso modo, sempre al Giro, non ho avuto modo di trovare il momento giusto per entrare nella fuga in quelle due tappe dove sapevo di avere qualche chance. Mentalmente non fare risultati pesa, ti stanchi e continui a pensare. Li rincorri e loro scappano, alla fine ne esci provato.

«Peccato perché nel mio cammino da under 23 – spiega Olivo – ho visto una crescita, nonostante i numerosi problemi. A livello fisico e mentale ogni anno sento di aver fatto dei passi in avanti. Penso che se riuscissi a mettere di seguito qualche stagione normale potrei fare ancora di più». 

Il friulano è passato under 23 nel 2022 con il CTF, qui in azione al Tour of Szeklerland (foto Instagram)
Il friulano è passato under 23 nel 2022 con il CTF, qui in azione al Tour of Szeklerland (foto Instagram)
Il problema sono i risultati?

Non ci nascondiamo, nell’ultimo anno da under 23 servono quelli per passare. E’ un chiodo fisso, ma alla fine non ci ho pensato tantissimo nei momenti in cui ero chiamato a fare il mio lavoro. 

Sei passato come uno dei grandi nomi del ciclocross, ma anche per la cronometro, pensi sia mancata una direzione?

No, non direi proprio. Per quelle che sono le mie caratteristiche, per quanto riguarda la corse su strada, ho visto che ci deve essere un certo tipo di percorso. Oppure la gara deve venire selettiva per qualche motivo. Ad esempio alla San Geo, nel 2024, ho vinto in volata su un gruppo ristretto. Non ho lo spunto veloce per gli sprint di gruppo, ma in quel contesto ho dimostrato di saper vincere. 

Coppa San Geo 2024 prima vittoria in linea per Olivo che allo sprint regola quello che è rimasto del gruppo (photors.it)
Coppa San Geo 2024 prima vittoria in linea per Olivo che allo sprint regola quello che è rimasto del gruppo (photors.it)
Allo stesso modo quando la squadra è passata a essere devo team della Bahrain è cambiato qualcosa?

A livello interno, con i compagni di squadra e tanto altro magari sì, soprattutto per l’internazionalizzazione della squadra. Ma erano cose secondarie, come ad esempio la lingua. Diciamo che serviva un buon livello di inglese, mentre al CTF no. 

Per quanto riguarda l’organizzazione?

No, il team ha sempre lavorato bene. Io poi sono seguito da Alessio Mattiussi da quando ero junior, quindi non è cambiato nulla. 

Nel 2023 Olivo ha vinto il tricolore under 23 a cronometro, disciplina che da sempre è nelle sue corde
Nel 2023 Olivo ha vinto il tricolore under 23 a cronometro, disciplina che da sempre è nelle sue corde
Gli spazi in squadra ci sono sempre stati?

Se uno va forte il posto lo trova e le occasioni vengono date. Penso di aver dimostrato di essere un ottimo uomo squadra, ma che fossi bravo a dare una mano e supportare i capitani lo si sapeva già all’interno del team. Quella di non farmi passare è una scelta del team WorldTour, giustamente prendono loro la decisione finale. 

Hai parlato con altri team?

Al momento nulla, uno schermo nero. Non ho idea di cosa farò, cerco di non pensarci troppo e di godermi questi giorni di pausa. Quando sono sedici anni che fai ciclismo e a questo sport hai legato la tua vita è difficile pensare che tutto dipenda da cause esterne. 

In questa stagione ha fatto anche delle corse con il team WordlTour, eccolo alla Nokere Koerse
In questa stagione ha fatto anche delle corse con il team WordlTour, eccolo alla Nokere Koerse
C’è qualcosa che ti rimproveri?

Non saprei in realtà, forse nei primi due anni da under 23 avrei potuto raccogliere qualcosina in più a livello personale. 

Come ti senti a passare elite, è una cosa che ti preoccupa?

A mio avviso è meno importante di quanto sembri. Credo che sia una questione di dimostrare il reale valore dell’atleta, dimostrare ciò che si è e quanto si vale. E sono pronto a mettermi in gioco ancora, sedici anni non possono finire così.

Marco Andreaus, Bahrain Victorious Development Team 2025, Sibiu Tour 2025 (foto Instagram)

Marco Andreaus: l’anno peggiore e il futuro incerto

22.10.2025
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La quarta e ultima stagione tra gli under 23 di Marco Andreaus si è conclusa con il secondo posto nel campionato italiano cronometro a squadre. Il trentino insieme ai compagni della Bahrain Victorious Development: Thomas Capra, Bryan Olivo e Alessandro Borgo, è stato battuto dai ragazzi della Technipes #InEmiliaRomagna. Ora il più grande dei due fratelli Andreaus si sta godendo qualche giorno di svago sulle montagne di casa prima di partire per le vacanze (in apertura foto Instagram).

«Andrò a Cuba insieme alla mia fidanzata – ci dice Marco Andreaus – staremo poco meno di due settimane. Sarà la prima volta che esco dall’Europa, un’esperienza che mi mancava. Fino ad adesso il volo più lungo che ho mai fatto è stato quello per Tenerife, di quattro ore. Per arrivare a Cuba ne serviranno il doppio, devo trovare il modo di passare il tempo, anche perché di dormire in aereo non se ne parla. Non ci riesco proprio».

Marco Andreaus, campionato italiano crono a squadre, Bahrain Victorious Development Team 2025
Marco Andreaus alla partenza del campionato italiano crono a squadre di domenica scorsa (Photors.it)
Marco Andreaus, campionato italiano crono a squadre, Bahrain Victorious Development Team 2025
Marco Andreaus alla partenza del campionato italiano crono a squadre di domenica scorsa (Photors.it)

Un anno difficile

Marco Andreaus quest’anno ha affrontato una delle stagioni più complicate, con diversi stop e tanti momenti difficili da mettere alle spalle.

«Penso sia stata l’annata peggiore della mia carriera – racconta – perché ho iniziato a correre in Grecia e dopo due gare mi sono ammalato. Ho perso due settimane di allenamento, una volta rientrato sentivo di non essere in condizione. La squadra però aveva bisogno di un corridore per il Trofeo Piva e sono andato. Nell’ultima discesa il corridore davanti a me è scivolato, io non sono riuscito ad evitarlo e nel cadere mi sono rotto la scapola. Altri due mesi fermo.

«Volevo ripartire – prosegue Marco Andreaus – e così sono andato in ritiro insieme ai compagni che preparavano il Giro Next Gen, giusto per allenarmi con qualcuno. A giugno avevo solamente quattro giorni di gara e la condizione era ben lontana dall’essere al meglio. Di conseguenza non ho corso tanto, sono andato spesso a tappare dei buchi o a tirare per i miei compagni».

Marco Andreaus, CTF Victorious 2024
Marco Andreaus è entrato nel progetto di Roberto Bressan e Renzo Boscolo quando ancora era Cycling Team Friuli nel 2022
Marco Andreaus, CTF Victorious 2024
Marco Andreaus è entrato nel progetto di Roberto Bressan e Renzo Boscolo quando ancora era Cycling Team Friuli nel 2022
Forse l’unica gara dove potevi fare bene era proprio il campionato italiano cronosquadre…

Sì, avevo aspettative più alte del secondo posto finale. Però era l’ultima gara dell’anno e a metà ottobre. Gli altri miei compagni avevano quasi il doppio dei miei giorni di corsa, quindi le motivazioni erano diverse. Ci tenevo a vincerla perché era l’ultima chance per indossare la maglia tricolore, da under 23. L’ho sfiorata da allievo e due volte nel campionato di cronometro a squadre visto che anche nel 2024 siamo arrivati secondi.

Il prossimo anno cosa farai?

Sono un elite, e le squadre continental vogliono gli under 23. Non so ancora nulla, il futuro è incerto. Una cosa è sicura: gli elite non li vogliono, sembra che nel giro di un mese sia diventato vecchio. Eppure, ho fatto 22 anni lo scorso settembre.

Fino alla stagione 2023 la crescita di Marco Andreaus è stata costante, in quell’anno vinse anche due gare (photors.it)
Fino alla stagione 2023 la crescita di Marco Andreaus è stata costante, in quell’anno vinse anche due gare (photors.it)
Dove stai cercando?

Ne ho parlato con il mio procuratore, Maurizio Fondriest, che per rilanciarsi è meglio cercare una continental estera. Ce ne sono di interessanti in Austria, ma ormai anche quelle preferiscono avere gli under 23. Sinceramente da quando mi sono rotto la scapola mi è caduto il mondo addosso. Alla fine per un corridore come me le gare importanti erano a inizio stagione, sarebbe stato importante vincere nei primi mesi dell’anno.

Che momento è?

Strano, non so cosa farò. Fondriest mi ha detto di andare in vacanza e di non pensarci, lui intanto lavora per cercare una soluzione. Quando tornerò da Cuba capiremo. Mi piacerebbe continuare per riscattare l’ultimo anno e mezzo dove non ne è andata bene una. Non ho mai avuto la sensazione di essere al meglio. Poi sapendo di andare alle corse per tirare non alza il morale, ecco. Credo che la mia generazione sia una di quelle maggiormente penalizzate, perché quando ero junior non c’era questa esasperazione. Mentre ora devi fare tutto bene ed entrare nelle devo da fenomeno, così da fare un cammino lineare.

Stefano Casagranda, Marco Andreaus
Stefano Casagranda insieme a Marco Andreaus, entrambi di Borgo Valsugana, il giovane ciclista ha corso fino agli allievi al Veloce Club Borgo
Stefano Casagranda, Marco Andreaus
Stefano Casagranda insieme a Marco Andreaus, entrambi di Borgo Valsugana, il giovane ciclista ha corso fino agli allievi al Veloce Club Borgo
Poi c’è stata anche la scomparsa di Stefano Casagranda, anche lui di Borgo Valsugana e con il quale hai corso tanto…

Ero molto legato a lui, e sono tanto amico dei suoi figli Niccolò e Andrea. Ci conosciamo da quando avevamo cinque anni.  Con Stefano ho corso al Veloce Club Borgo, team del quale era il presidente, da quando ero G1 fino agli allievi. E’ stato un punto sicuro per tutti questi anni e ci sentivamo spesso.

Com’era?

Uno forte. Sapevamo da anni che fosse malato, ma non si è mai fatto abbattere. Dallo scorso febbraio gli avevano dato poche settimane di vita, invece lui ha tenuto duro. Lo vedevi andare a caccia e in bici. Condividevamo le stesse passioni, oltre alla bici. Anche a lui piaceva tanto la montagna e sciare. Mi dispiace, avrei voluto dedicargli una vittoria, per questo ci tenevo tanto al campionato italiano crono a squadre.

Marco Andreaus, montagna, sci alpinismo (foto Instagram)
Marco Andreaus durante una delle sue uscite invernali sulla neve, la montagna era una passione comune con Stefano Casagranda (foto Instagram)
Marco Andreaus, montagna, sci alpinismo (foto Instagram)
Marco Andreaus durante una delle sue uscite invernali sulla neve, la montagna era una passione comune con Stefano Casagranda (foto Instagram)
Che rapporto avevate?

Stretto. Da quando è venuto a mancare mio padre, nel 2017, Stefano ha ricoperto un po’ quella figura. Parlavamo tanto, sia della bici ma anche di molti aspetti umani legati al ciclismo. Lui in me credeva tanto, mi diceva sempre che avevo il potenziale per diventare un corridore e di stare tranquillo. Per questo ci tengo a continuare, vorrei dimostrargli che aveva ragione.

Jakob Omrzel, Bahrain Victorious, CRO Race 2025

Borgo e Omrzel: due cammini diversi e ora la sfida del WT

04.10.2025
6 min
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Prima l’annuncio di Alessandro Borgo, poi quello di Jakob Omrzel, così la Bahrain Victorious ha comunicato che i due atleti del devo team sono stati promossi nella formazione WorldTour. Il tutto è avvenuto nei giorni del mondiale africano, al quale entrambi hanno preso parte. Da un lato Borgo ha corso da protagonista aiutando Lorenzo Finn a conquistare il titolo iridato under 23. Mentre, dall’altra parte, Jakob Omrzel si è giocato le sue carte chiudendo la corsa al quattordicesimo posto. 

Alessandro Borgo, Italia, mondiali under 23, Kigali 2025
Borgo ha corso un mondiale da protagonista confermando i grandi progressi fatti durante il 2025
Alessandro Borgo, Italia, mondiali under 23, Kigali 2025
Borgo ha corso un mondiale da protagonista confermando i grandi progressi fatti durante il 2025

Stesso destino

Due volti giovani e promettenti si stanno per affacciare nel mondo dei grandi, con due cammini e storie altrettanto differenti. Insieme ad Alessio Mattiussi, diesse del team Bahrain Victorious Development abbiamo parlato del percorso fatto da entrambi, analizzandone similitudini e differenze.

«Alessandro Borgo – racconta Mattiussi – ha fatto un percorso più canonico all’interno della categoria under 23, dimostrando progressi costanti all’interno delle due stagioni. Ha ottenuto ottimi risultati e anche quando è andato a correre con i professionisti ha dimostrato di poter stare in quel gruppo. Su Jakob Omrzel vi faccio una domanda: «Come fai a tenere under 23 uno che ha vinto il Giro Next Gen e che, a valori e risultati, ha fatto vedere ottime cose anche tra i professionisti?».

Borgo insieme a Mattiussi (a destra) in questa stagione si è tolto tante soddisfazioni tra cui la vittoria alla Gent U23, ora vuole mettersi alla prova tra i pro’
Borgo insieme a Mattiussi (a destra) in questa stagione si è tolto tante soddisfazioni tra cui la vittoria alla Gent U23, ora vuole mettersi alla prova tra i pro’
Partiamo da Borgo? 

Credo che la performance al Tour de l’Avenir ci abbia dimostrato una crescita impressionante dal punto di vista fisico e atletico. Il salto nel WorldTour per lui arriva nel momento giusto, è pronto per andare alla ricerca di quel qualcosa in più. Di qualche sfida.

Quale?

Borgo ama le sfide. Vi faccio un esempio: quando ha vinto la Gent U23 quest’anno, la prima cosa che ci siamo detti era che si deve puntare a quella dei grandi. Nella categoria under 23 avrebbe ancora qualche sfida da cogliere, come cercare di vincere una tappa al Giro Next Gen o all’Avenir, ma quelle che può trovare dall’altra parte fanno più gola

La consacrazione per Borgo è arrivata con la vittoria del titolo italiano under 23 a Darfo Boario Terme
La consacrazione per Borgo è arrivata con la vittoria del titolo italiano under 23 a Darfo Boario Terme
Dove vorresti vederlo all’opera?

In Belgio. Non è un caso che appena arrivato nel nostro devo team, lo scorso anno, sia andato forte proprio in quelle gare. Vento, pavé, fango, fatica, insomma dove c’era da lottare è emerso il suo talento. Borgo si alza l’asticella delle sfide da solo, tra i professionisti potrà trovarne di davvero appetibili.

Passiamo a Omrzel? 

Lui è un corridore da corse a tappe, ama le salite lunghe e si trova bene su quelle distanze. Poi arrivano le gare di un giorno come Capodarco, dove il percorso esigente fa emergere comunque le sue qualità. Al Val d’Aosta ha fatto fatica, ma è stato più un discorso mentale dopo quello che è successo (la scomparsa di Samuele Privitera, ndr). 

Jakob Omrzel, Bahrain Victorious Development, Giro Next Gen 2025, Prato Nevoso (foto La Presse)
Le prestazioni fatte registrare da Omrzel hanno fatto capire che lo sloveno è un corridore da corse a tappe (foto La Presse)
Jakob Omrzel, Bahrain Victorious Development, Giro Next Gen 2025, Prato Nevoso (foto La Presse)
Le prestazioni fatte registrare da Omrzel hanno fatto capire che lo sloveno è un corridore da corse a tappe (foto La Presse)
Che corridore è lo sloveno?

Intelligente e sveglio. Non è uno scalatore con caratteristiche esplosive come Widar, però basta ricordare l’azione che gli ha permesso di vincere il Giro Next Gen. L’ha vinto l’ultimo giorno a Pinerolo, ma le basi le ha gettate nella quinta tappa (a Gavi, ndr) quando è entrato nell’azione con Tuckwell e ha guadagnato due minuti. 

Hai fatto l’esempio di Widar, per Omrzel non sarebbe stato meglio fare come il belga? Vincere e poi affermarsi tra gli under 23?

Per lui vale lo stesso discorso di Borgo, tra i professionisti le sfide sono più grandi e una corsa a tappe di categoria WorldTour è stimolante per un ragazzo come lui. Senza dimenticare che al Giro di Slovenia (corsa 2.1, ndr) è arrivato quarto nella generale. Personalmente mi ha stupito il suo miglioramento tra il Giro di Slovenia e il Giro Next Gen. 

La vittoria del Giro Next Gen ha proiettato in alto il nome di Omrzel, che dopo un solo anno nel devo team ora passa nel WT (foto La Presse)
La vittoria del Giro Next Gen ha proiettato in alto il nome di Omrzel, che dopo un solo anno nel devo team ora passa nel WT (foto La Presse)
Quali sono i suoi margini?

Il 2025 è stato il primo anno nel quale ha inserito dei ritiri in altura e ha iniziato a curare gli allenamenti al massimo. Comunque non dimentichiamoci che può sempre fare come ha fatto Nordhagen, ovvero venire a fare qualche gara tra gli under. 

Omrzel sembra essere mentalmente più sensibile, visti anche alcune situazioni che ha vissuto

E’ un ragazzo con i piedi per terra e che ascolta molto, conosce i passi da fare e sa dove vuole arrivare. Lo scorso anno, da junior, aveva fatto una stagione di grande livello ma non si era montato la testa. Il 2025 lo ha affrontato con la voglia di mettersi alla prova e con la giusta sicurezza. 

Jakob Omrzel, Bahrain Victorious, Giro di Slovenia 2025
Jakob Omrzel nelle gare con i professionisti ha fatto vedere di potersi giocare le sue chance, qui al Giro di Slovenia dove ha vinto anche la maglia di miglior giovane
Jakob Omrzel, Bahrain Victorious, Giro di Slovenia 2025
Jakob Omrzel nelle gare con i professionisti ha fatto vedere di potersi giocare le sue chance, qui al Giro di Slovenia dove ha vinto anche la maglia di miglior giovane
Anche lui è molto determinato, gli ultimi due giorni del Giro Next Gen sapeva di poter vincere.

Il momento in cui mi ha impressionato maggiormente è stato alla partenza dell’ultima tappa, a Pinerolo. Sul van mi ha guardato e ha detto: «Oggi vinciamo». Ha le idee veramente chiare su quello che vuole ottenere. Sarà comunque un cammino ponderato. 

Può ambire a vincere una Grande Giro in futuro?

Le corse a tappe di tre settimane sono il sogno di tutti i corridori, ma fare ventuno giorni a quel livello è difficile anche solo per la mente. Omrzel ha quella mentalità e le gambe possono seguirlo, a mio modo di vedere al Giro Next Gen se fossimo andati avanti ancora qualche giorno sarebbe emerso ancora di più.

Gigante Omrzel a Capodarco, ma gli italiani se la sono giocata

17.08.2025
7 min
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Nessuno ha potuto opporsi alla legge di Omrzel: quello del Giro Next Gen, che quando va forte parla la stessa lingua di Pogacar. Alle spalle del corridore del Bahrain Victorious Development Team che ha dominato il Gran Premio Capodarco è finito Pavel Novak. Poi è toccato agli italiani. Terzo Cesare Chesini, con maglia MBH Bank Ballan come Novak. Quarto Matteo Scalco della VF Group Bardiani, il vincitore di Poggiana. Quinto Bracalente, un altro della MBH Bank Ballan. Due stranieri e tre italiani, a capo di una corsa dura e decisa da giochi di squadra che giro dopo giro si sono intrecciati e sovrapposti sino alla scalata finale.

C’erano tre atleti della Bahrain Victorious, tre della MBH Bank Ballan e due della VF Group Bardiani. L’azione che ha deciso la corsa se l’è inventata da furbo il giovane Elia Andreaus. Il trentino prima è stato in fuga per tutto il giorno e poi ha allungato prima dell’ultima scalata, portando con sé Novak, il vincitore di Prato Nevoso al Giro Next Gen. Per la MBH Bank Ballan era l’occasione per anticipare Omrzel, parso a tutti il più pericoloso. Ma Novak non aveva le gambe dei giorni migliori e quando Omrzel è tornato in scia e ha allungato, il ceco lo ha tenuto fino all’ultimo muro e poi ha dovuto inchinarsi.

Ciao “Gaetà”

Gran Premio Capodarco: la corsa di Gaetano Gazzoli e Adriano Spinozzi, che mai avrebbe pensato di doverla organizzare senza di lui e in così breve tempo. Le scritte sull’asfalto celebravano il vecchio mentore sparito alla fine di maggio. Un murales all’inizio della salita farà per sempre di questa strada il cammino verso il mondo di Gaetano.

In questa stagione così faticosa e stimolante, il campo dei partenti è stato di gran lunga il migliore degli ultimi anni. La lontananza del Tour de l’Avenir e il fatto che le squadre abbiano organizzato in autonomia le loro alture ha fatto sì che un bel lotto di azzurri, compreso il tricolore Borgo, abbia raggiunto Capodarco. Un appuntamento che è certo competizione, ma anche spettacolo e festa. In questo quadro che affonda le radici nel ciclismo più bello, i tre italiani alle spalle dei primi due sono ripartiti verso casa con il mal di gambe e sensazioni diverse, ma tutto sommato positive.

Borgo indossa per la prima volta il tricolore U23 a Capodarco: finora aveva corso solo tra i pro’ (photors.it)
Borgo indossa per la prima volta il tricolore U23 a Capodarco: finora aveva corso solo tra i pro’ (photors.it)

Chesini lancia Novak

Cesare Chesini è arrivato terzo. Considerato che secondo è arrivato il compagno Novak, appena 3” davanti a lui, potrebbe avere anche un timido rimpianto. Ma quando il finale è così ripido, quel piccolo margine diventa un muro insormontabile.

«Sapevamo che Omrzel andava forte in salita – dice il veronese di Negrar, 21 anni – per questo a un certo punto ho detto a Pavel (Novak, ndr) di provare ad anticipare. Alla fine, io sono rimasto a ruota, ma quando Omrzel ha accelerato in salita, nessuno è riuscito a stargli dietro. Pavel ha detto che ha avuto i crampi e io sul muro mi sono un po’ avvicinato, però ormai era tardi. La corsa è stata dura, ma diversa dagli altri anni. Non è arrivata la fuga e anche se eravamo in superiorità numerica, nel finale ha fatto la differenza chi ne aveva di più. Però ce la siamo giocata. Io penso di aver corso bene, non ho anticipato perché volevo giocarmi tutto sul finale. Stavo bene, ma non abbastanza per vincere».

L’estate di Scalco

Matteo Scalco è arrivato quarto. E’ rientrato a ruota di Omrzel, dopo aver condiviso il finale con il compagno Turconi. Avendo nelle gambe e negli occhi la vittoria di domenica scorsa a Poggiana, forse sperava di ripetersi e per un po’ ci ha anche creduto.

«Il percorso è duro – dice il vicentino di 21 anni – ma si riesce a recuperare bene. In salita si fa la selezione, poi nella discesa rientrano sempre parecchi e fai fatica a liberarti del gruppo. Siamo rientrati sulla fuga dei dieci, ma dopo un po’ è arrivato anche il gruppo, perché davanti non c’era collaborazione. Sapevo che Omrzel andava forte e per questo ho provato più volte ad andare via. Forse però non avevo le stesse gambe di Poggiana, anche se in settimana non sono stato male. Il percorso di domenica era più adatto a me, perché il tratto collinare permette più selezione. Comunque questo è il mio periodo, vengo fuori con l’estate e devo dire che dopo la primavera con i pro’ e lo stacco di maggio, ho la sensazione di aver fatto un bel passo in avanti. Magari ho assimilato le gare e gli allenamenti e le due alture mi hanno dato qualcosa in più».

Novak e Bracalente avevano già fatto corsa di testa nella Bassano-Montegrappa: primo e terzo (photors.it)
Novak e Bracalente avevano già fatto corsa di testa nella Bassano-Montegrappa: primo e terzo (photors.it)

Il cuore di Bracalente

Diego Bracalente è arrivato quinto. Da Capodarco alla sua Casette d’Ete ci sono 22 chilometri, facile capire perché alla partenza abbia definito la corsa come il mondiale dei marchigiani. Il suo futuro è già tracciato col passaggio della MBH Bank Ballan tra i professionisti, ma visto che lui non può dirlo, ne abbiamo chiesto conferma ad Antonio Bevilacqua che oggi l’ha seguito in corsa.

«Non sapevo come stessi – dice il fermano di vent’anni – perché non correvo da 15 giorni. Avevo fatto l’ultima corsa alla Bassano-Montegrappa (terzo dietro Novak e Biehl, ndr), poi ho riposato. Ho preso un po’ di raffreddore e non mi sentivo al massimo, però l’ho gestita bene. Abbiamo trovato un grande corridore e non possiamo che inchinarci, perché oggi Omrzel era il più forte. E’ stata una giornata particolare. Gaetano Gazzoli viveva per il ciclismo e per noi marchigiani la sua scomparsa è stata un duro colpo. Vedere tutte quelle scritte, tutta quella passione impressa sui muri e in terra mi ha dato tanta forza e tanta grinta. Potrei aver attaccato presto per questo? Secondo me il fatto di attaccare con i tempi giusti viene con l’esperienza. Ci sono le persone più sicure di sé, che riescono a ragionare di più e gestiscono meglio le situazioni. Io sto facendo esperienza e miglioro anno dopo anno. Sono di quelli che quando sente la gamba ci prova, ma col tempo e salendo di livello imparerò a centellinare le energie per arrivare in finale con la forza giusta».

Capolavoro Bahrain Victorious

A Capodarco ha vinto Jakob Omrzel, sloveno, quello del Giro Next Gen che al Valle d’Aosta si scoprì fragile nei giorni del dramma di Privitera. Alessio Mattiussi che l’ha guidato racconta con orgoglio la dimostrazione di compattezza della squadra e la gestione praticamente perfetta malgrado non avessero le radio. Nei devo team si deve imparare a correre e ragionare e a Capodarco è riuscito tutto alla perfezione.

Ora Omrzel fa rotta verso il Tour de l’Avenir con la consapevolezza di aver ritrovato la condizione del Giro. Mentre sulla sua moto gialla, da qualche parte fra queste colline, Gaetano Gazzoli si sarà goduto lo spettacolo con la certezza di aver lasciato la sua corsa in buone mani. Suo figlio Simone e Adriano Spinozzi hanno messo in strada un bel capolavoro: decisamente di questo si sono accorti tutti.

Il Team Giorgi continua a sfornare talenti. Ecco Rosato

25.07.2025
6 min
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Anche se la sua lunga storia è agli sgoccioli, il team Fratelli Giorgi continua a sfornare talenti e a contraddistinguersi nel panorama juniores. Non è un caso se nell’ultimo weekend sono arrivate vittorie a pioggia e fra i protagonisti c’è stato anche Giacomo Rosato. Che, a dir la verità, è in evidenza sin dall’inizio della stagione, considerando che aveva esordito con un successo a inizio marzo al Giro delle Conche.

Il veneto si candida quindi a essere uno dei tanti che dal team Giorgi ha schiuso le ali per volare verso il ciclismo che conta, anche perché al di là della sua normale timidezza, le ambizioni sono ben alte, sin dall’anno in corso.

Il veneto viene da una famiglia di ciclisti. Suo padre ha corso fra gli juniores, il fratello fra gli esordienti
Il veneto viene da una famiglia di ciclisti. Suo padre ha corso fra gli juniores, il fratello fra gli esordienti

«Sono nato a Montebelluna ma vivo ad Asolo, sono insomma un trevigiano doc. Sono alto più di 170 centimetri per un peso forma di 55 chili e ho incamerato questa passione da mio padre che ha corso fino alla categoria junior. Anche mio fratello Giulio ha corso, ma si è fermato fra gli esordienti. Ho iniziato da G1 senza più smettere, mettendo subito in mostra caratteristiche da scalatore, infatti sono proprio le salite il mio terreno principale, ma credo che la mia forza principale stia nel fatto che ho tanta voglia di migliorarmi e per questo mi dedico all’allenamento con grande ardore perché so che la strada per la gloria passa da lì».

Sei arrivato alla tua quarta vittoria ma qual è stata quella che pensi abbia sbloccato il tutto, ti abbia fatto fare il salto di qualità?

Sicuramente la prima. alle Conche perché era la prima gara della stagione. Arrivavo da un inverno molto intenso, ma quando pensi solo ad allenarti non sai realmente a che punto sei e aver iniziato subito con un successo è stato un segnale molto positivo. Ero arrivato alla corsa con molte incognite, con molte domande e i fatti hanno risposto.

L’arrivo vittorioso di Rosato alla Sandrigo-Monte Corno, staccando nel finale Cobalchini (foto team)
L’arrivo vittorioso di Rosato alla Sandrigo-Monte Corno, staccando nel finale Cobalchini (foto team)
E domenica?

Gara di quelle che piacciono a me, la Sandrigo-Monte Corno nel finale proponeva infatti un circuito breve di quasi 3 chilometri, da ripetere per ben 14 volte, con un’ascesa finale di ben 15 chilometri ma con pendenze sempre dolci. Con la squadra abbiamo sempre tenuto la corsa sotto controllo. Il team mi ha portato nelle prime posizioni e quando ho tentato la fuga il solo Cobalchini ha tenuto il mio ritmo. Avrei anche potuto staccarlo, ma la salita non era troppo dura e ho preferito aspettarlo per giocarmi la vittoria nel finale. Non ho aspettato lo sprint secco, ho lanciato la volata ai -500, sapevo di avere un buono spunto per quell’arrivo.

Ti ritieni più un corridore da gare di un giorno o da corse a tappe?

Sicuramente meglio in queste ultime, ma attualmente non posso ancora dire di poter puntare alle classifiche, devo progredire ancora tanto soprattutto nelle prove a cronometro che per le corse a tappe sono essenziali.

Rosato è un tipico scalatore per gare a tappe. Ora però deve migliorare a cronometro
Rosato è un tipico scalatore per gare a tappe. Ora però deve migliorare a cronometro
Quest’anno però sei entrato nella top 10 alla Corsa della Pace, che nella tua categoria è un riferimento molto importante a livello internazionale…

Avevo partecipato anche l’anno prima, solo che mi sono infortunato a un ginocchio e non ho potuto giocarmela. Quest’anno sono arrivato lì bello pronto, ho atteso perché le prime due tappe erano per gli sprinter e ho lavorato per i compagni aiutando Magagnotti nella sua vittoria. Poi c’è stata la cronometro dove ho preso 30 secondi e per questo dico che devo migliorare. Dopo, comunque sono rimasto sempre lì in classifica e nel tappone ho anche fatto una bella azione in salita, sono riuscito a andar via da solo, ma sono stato raggiunto da un gruppetto e ho chiuso 7°. Anche perché è stata una volata strana, alcuni sono caduti.

Visto che ormai è ufficiale che il vostro team chiude, qual è l’atmosfera che c’è adesso in squadra?

Sicuramente dispiace un po’ a tutti. Io sono al secondo anno qui e ho trovato in Carlo Giorgi una grandissima persona. Anche dopo l’annuncio ci coccola ancora, ci tiene, non ci manca fa mancare niente. In quest’ultimo fine settimana ci tenevamo particolarmente tutti a emergere, a vincere anche per onorare la memoria di Privitera che correva con noi. Non sono stati giorni facili, abbiamo voluto rispondere con le azioni più che con le parole.

Esordio stagionale che migliore non poteva essere per il trevigiano, primo al Giro delle Conche (foto team)
Esordio stagionale che migliore non poteva essere per il trevigiano, primo al Giro delle Conche (foto team)
Com’è stata assorbita la notizia della scorsa settimana tra voi ragazzi?

E’ stato un colpo al cuore, diciamo, perché sappiamo che può accadere a chiunque. E quando accadono certe tragedie non sai cosa dire. Secondo me il silenzio è la miglior cosa. Abbiamo visto il diesse particolarmente provato, ha avuto modo di allenarlo due anni di fila e gli era rimasto molto legato. Io sono arrivato quando lui aveva lasciato il team, il primo inverno è però venuto ad allenarsi con noi, era sempre disponibile. Abbiamo parlato qualche volta, era un bravissimo ragazzo.

A fine stagione cambi categoria, che prospettive hai?

Ho firmato già l’anno scorso con il devo team della Bahrain. Quest’anno correrò una gara a tappe in Belgio con la loro squadra juniores. Devo dire che avere già la sicurezza il primo anno del mio futuro è stato un grande aiuto, anche se devo dire che rispetto ad allora credo di essere cambiato tanto, migliorato. Pianifico un po’ di più le gare e scelgo con attenzione quali fare, infatti prima dei tricolori – che poi non ho corso perché non stavo bene – ho fatto un mese di stop e i vantaggi si sono visti.

Nell’ultimo weekend il team Giorgi ha raccolto ben 4 vittorie, 4 come i successi stagionali di Rosato (foto team)
Nell’ultimo weekend il team Giorgi ha raccolto ben 4 vittorie, 4 come i successi stagionali di Rosato (foto team)
Da qui alla fine dell’anno quali obiettivi ti poni? Magari una maglia azzurra per le gare europee e mondiali, visto che sono percorsi piuttosto duri e per scalatori…

Diciamo che da qui in poi tutte le gare sono importanti, direi decisive per guadagnarsi una chance azzurra. Io non mi pongo particolari aspettative, se poi riuscirò a farmi vedere bene. Io credo comunque che il vero esame sarà il Lunigiana, lì non si può fallire…

Omrzel: una lezione di vita dalla famiglia del ciclismo

19.07.2025
4 min
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VALSAVARENCHE – Jarno Widar firma la doppietta con la vittoria della quarta tappa del Giro Ciclistico della Valle d’Aosta. Il giovane belga della Lotto Development rafforza la sua leadership controllando da solo l’ultima parte di corsa. Un successo arrivato con uno scatto secco ai 500 metri dall’arrivo, con il quale si è tolto di ruota gli ultimi corridori rimasti con lui: Jakob Omrzel e Liam O’Brien. Lo sloveno della Bahrain Victorious, vincitore del Giro Next Gen qualche settimana fa, è tornato a correre davanti dopo che ieri ha passato una giornata difficile.

I fantasmi del passato

Tanti sono stati i pensieri che hanno riempito la testa di Omrzel, ce lo aveva detto anche il diesse della Bahrain Victorious Development Alessio Mattiussi ieri alla partenza. Lo sloveno, al primo anno tra gli under 23, è stato protagonista di un brutto incidente al Giro della Lunigiana dello scorso anno. Lo spavento, passato in secondo piano dopo che durante l’inverno era tornato a pedalare e allenarsi, è riemerso

«Più che parlare di una buona giornata a livello di prestazione – ci dice mentre fa girare le gambe sui rulli per il defaticamento – sono felice di essere in sella. Negli ultimi giorni ho avuto tanti pensieri negativi, ieri quando siamo ripartiti ho faticato a trovare il ritmo e onestamente non sono riuscito a fare il mio dovere. Oggi è stato un altro passo verso il ritorno alla normalità e ho fatto il possibile per vincere». 

Scalco, migliore degli italiani al traguardo, sale al quinto posto in classifica generale
Scalco, migliore degli italiani al traguardo, sale al quinto posto in classifica generale
Sono stati giorni complicati per tutti…

Sì, personalmente dico che è stato doloroso. Non conoscevo personalmente Samuele Privitera, ma nove mesi fa sono stato coinvolto anche io in un brutto incidente (al Giro della Lunigiana, ndr) e sono fortunato a essere vivo. Quello che è successo mercoledì mi ha scosso molto e stavo lottando con la mia testa. Volevo tornare a casa, ma ho trovato la forza di rimanere. 

Avete parlato in squadra?

Ci siamo confrontati tutti insieme, anche con il nostro diesse Alessio Mattiussi. Ho trovato la giusta motivazione per superare la giornata di ieri e grazie ho ricollegato la testa e le gambe

Omrzel ieri prima della partenza da Pré-Saint-Didier era ancora molto scosso e pensieroso
Omrzel ieri prima della partenza da Pré-Saint-Didier era ancora molto scosso e pensieroso
Ieri sei uscito di classifica.

Non ero in grado di prendere parte alla lotta per vincere, è stato complicato solamente arrivare alla fine della tappa. Ho parlato con Alessio (Mattiussi, ndr) ed è stato bello, mi ha aiutato a trovare una prospettiva di vita.

Cosa ti ha detto?

Niente di così speciale, ma ci siamo detti che la vita purtroppo è anche questo. Il ciclismo fa parte delle nostre vite e succedono anche delle cose brutte e spiacevoli. Tutto il gruppo, alla fine, è una grande famiglia. Quando capitano situazioni come queste si deve cercare di trovare la forza di proseguire, non possiamo farci nulla. 

Lo sloveno della Bahrain Victorious Development, oggi secondo, è tornato a correre con in testa la vittoria
Lo sloveno della Bahrain Victorious Development, oggi secondo, è tornato a correre con in testa la vittoria
Sei tornato a correre per vincere…

Ho capito che devo stare qui per Privitera e voglio provare a onorare la sua memoria con una vittoria. Jarno (Widar, ndr) è stato più forte, quindi onore a lui. 

Eri vicino alle tue prestazioni al Giro?

No, non sono ancora allo stesso livello, ma ci sto arrivando. Dopo il picco di forma del Giro Next Gen ho bisogno di ricostruire il tutto. Il mio prossimo obiettivo sarà il Tour de l’Avenir, c’è tutto il tempo per migliorare. Andrò in altura e poi mi allenerò a casa. 

Qualcosa è cambiato nel tuo modo di vedere le gare?

Credo di aver imparato più qui al Giro della Valle d’Aosta che al Giro Next Gen. Un mese fa ogni cosa si è svolta alla perfezione, mentre qui tutt’altro. E’ necessario prendere momenti come questi e imparare qualcosa per il futuro.

Borgo è tricolore: un cerchio che si chiude un anno e mezzo dopo

29.06.2025
5 min
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DARFO BOARIO TERME – «Nel finale siamo rimasti in pochi, quelli che avevano le gambe – racconta Alessandro Borgo vestito della maglia di campione italiano U23 – ai meno 500 metri mi sono girato e ho visto che c’era spazio per un’azione diversa e ci ho provato. Sono riuscito ad arrivare da solo, è sempre bello vincere così ed eccomi qua, con il tricolore addosso». 

Per la prima volta vediamo Alessandro Borgo emozionato, il veneto del Bahrain Victorious Development Team si lascia andare in un pianto liberatorio e una dedica speciale. «Questo successo va al mio coach Alessio Mattiussi, che ha sempre creduto in me, a mio papà Massimo e mia mamma Michela, ai miei amici e ad un amico speciale che mi guarda da lassù: Daniele Gnoffo (un ragazzo che correva insieme a Borgo e venuto a mancare a causa di un incidente stradale in moto, ndr)».

Occhi su Borgo

Era il favorito Alessandro Borgo, le tappe del Giro Next Gen hanno fatto bene al suo motore e alla sua fiducia. L’occasione mancata ad Acqui Terme ha aumentato anche la fame di vittoria. Sapeva di stare bene e ha confermato quanto fatto vedere sulle strade della corsa rosa under 23

«Sapevo che il percorso di oggi era adatto a me – continua mentre cammina verso l’antidoping – ieri sono andato a provare qualche passaggio e ho capito che la corsa era disegnata per corridori con le mie caratteristiche. In più arrivavo consapevole di stare bene. Sapevo che la gara sarebbe stata difficile da gestire, anche perché tutti stamattina dicevano: «Mettiamoci a ruota di Borgo!». Quando il margine della fuga ha iniziato ad essere pericoloso ho deciso di mettere davanti la squadra a tirare».

«Sull’ultimo strappo – prosegue – avevamo nel mirino Bracalente (autore di una bellissima azione solitaria, ndr) e una volta imboccata la salita l’abbiamo fatta veramente forte. Non ho mollato di un metro e ho chiuso tutti gli attacchi da lì all’ultimo chilometro. Appena abbiamo iniziato a guardarci, dentro gli ultimi tre chilometri, ho trovato il momento giusto per partire e ce l’ho fatta».

Ti abbiamo visto sempre molto serio e pragmatico, oggi ti sei lasciato andare…

Vero, non ho la lacrima semplice però è arrivata una vittoria importantissima che aspettavo da quando ero secondo anno juniores. Arrivavo a quella gara in condizione ma ho avuto dei problemi e non era andata bene. La notte non avevo dormito ripensando all’occasione persa e continuavo a piangere. Indossare questa maglia ora da under 23 è un grande regalo per me.

Una gara non facile da gestire.

Sono riuscito a tenere sotto controllo tutto, anche la pressione. La squadra era tutta per me, i miei compagni hanno fatto un lavoro bellissimo e siamo riusciti a portare a casa un bellissimo risultato. 

Sei maturato tanto in questi anni, rispetto a quella tappa al Giro della Lunigiana riesci a controllare meglio le emozioni…

Quello era il periodo in cui raccoglievo i primi risultati di valore, alla fine sono emerso tardi perché da più piccolo facevo fatica a vincere. Ho imparato a gestire queste situazioni, adesso sono molto più tranquillo e sono consapevole che non serve a nulla innervosirsi. 

Ci hai lavorato con qualcuno?

Con un mental coach, penso sia una figura importante per chi corre a questi livelli. Alleniamo ogni giorno il corpo ma serve allenare anche la mente appoggiandoci a queste figure

Alessandro Borgo insieme al massaggiatore Ilario Contessa mentre aspetta di fare l’antidoping
Alessandro Borgo insieme al massaggiatore Ilario Contessa mentre aspetta di fare l’antidoping
Quando hai iniziato a lavorarci?

Un anno e mezzo fa, in questo periodo ho mollato un attimo ma non è detto che non tornerò a curare anche questo aspetto. Mi ha consigliato Sacha Modolo di affidarmi a un mental coach, ne ho parlato con la squadra ed erano d’accordo anche loro. 

C’è stato un episodio che ti ha fatto dire che fosse giunto il momento di cercare un supporto?

Quel campionato italiano perso da Gualdi quando ero juniores. La notte non ho dormito a causa di tutte le lacrime che ho versato. Sacha mi ha visto e ha pensato di portarmi da questa figura che mi ha aiutato tanto. 

Dormirai con il tricolore addosso questa notte?

Probabilmente sì.

Bressan: «Diventare devo team era il passo giusto da fare»

27.06.2025
4 min
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PINEROLO – La mattina della tappa decisiva del Giro Next Gen, tra i mezzi della Bahrain Victorious Development Team si aggirava Roberto Bressan: lo storico Team Manager del Cycling Team Friuli ora diventato devo team della Bahrain Victorious. Se li coccola e li abbraccia come fossero figli, negli occhi dei ragazzi vedi il rispetto e la fiducia che una figura come quella di Roberto Bressan è capace di trasmettere. Anche lui è emozionato, eppure in carriera ha vinto tanto. Ma ogni successo porta nuove emozioni, soprattutto se alla base c’è stato un cambiamento importante come quello avvenuto per il CTF (in apertura foto Claudio Mollero).

«Trovare una società come la Bahrain Victorious – racconta Bressan – in un certo modo fa diventare tutto un po’ più semplice. Però alla base del progetto, anche se con colori diversi, ci sono le teste e l’animo friulano che hanno contraddistinto il Cycling Team Friuli. Gli allenatori, i coach e i diesse rimangono sempre gli stessi: Mattiussi, Boscolo e tanti altri. Sono arrivate anche delle figure nuove che hanno saputo integrarsi benissimo all’interno di un sistema capace di funzionare». 

Alessandro Borgo e Bryan Olivo insieme a Roberto Bressan i due italiani sono parte del team da quando era CTF
Alessandro Borgo e Bryan Olivo insieme a Roberto Bressan i due italiani sono parte del team da quando era CTF
Cosa vuol dire per lei tornare a vincere una corsa così importante?

Per me non è una novità ed è in un certo senso indifferente perché è da tanti, troppi anni che sono in questo mondo. Sono felicissimo per tutti. Per noi è stato fondamentale tenere questa squadra anche a livello di staff perché avevamo già iniziato a lavorare con alcuni ragazzi: Olivo, Borgo e non solo. Poi sono arrivati ragazzi grazie al progetto devo team come Omrzel e Dunwoody. 

Il cammino che avete sempre fatto con i giovani è rimasto invariato?

Quest’anno abbiamo fatto più altura, un po’ più ritiri di invernali. Prima, quando eravamo CTF, in qualche maniera dovevamo arrangiarci. Però anche in passato dal nostro vivaio sono usciti tanti nomi: Jonathan Milan, De Marchi, Aleotti, Fabbro…

Il progetto devo team ha permesso di portare anche ragazzi stranieri di grande prospettiva, come Omrzel (foto La Presse)
Il progetto devo team ha permesso di portare anche ragazzi stranieri di grande prospettiva, come Omrzel (foto La Presse)
Ora che il progetto si è allargato arrivano anche tanti ragazzi dell’estero, si è aggiunta qualche responsabilità in più?

Per certi versi sì, per altri no. Dal punto di vista economico dormo la notte, mentre la responsabilità è diventata un po’ più grande. Non è facile confrontarsi con un team e una struttura così grande come quella del WorldTour, in qualche modo subisci la pressione. Prima come CTF eravamo noi ad essere esigenti con noi stessi, ora la subisco anche io. Però le cose stanno andando bene. 

Cosa vogliono dire per lei queste responsabilità?

Che devo rispondere a qualcosa di cui si percepisce l’importanza. Ma a essere sincero: era il momento giusto per farlo.

Lo staff tecnico del CTF ha raccolto tanto negli anni e sta trasportando il suo metodo anche al Bahrain Victorious Development Team (foto La Presse)
Lo staff tecnico del CTF ha raccolto tanto negli anni e sta trasportando il suo metodo anche al Bahrain Victorious Development Team (foto La Presse)
Perché?

Sarebbe stato difficile continuare al nostro passo perché ogni stagione che passa eravamo costretti a investire qualcosa in più. Purtroppo gli investimenti e i soldi facevano fatica ad arrivare, Bahrain ci ha supportato per tre anni, questo sarebbe stato il quarto, ma se non fossimo stati assorbiti il CTF sarebbe stato destinato a chiudere. Quando costruisci una casa e arrivi al tetto come fai ad arredarla?

Eravate arrivati alla fine di un progetto?

Il passo successivo poteva essere solamente uno: diventare devo team. Io oggi sono felicissimo ma lo sono ancora di più per i miei ragazzi perché loro hanno tante stagioni davanti. Renzo Boscolo ed io abbiamo costruito la casa e ora tocca a loro proseguire, sono il futuro. Non dico di essere alla fine della mia carriera ma ho dato tanto ed è giusto che qualcun’altro porti avanti il tutto.

Bahrain

Omrzel e Mattiussi: il cammino alla maglia rosa è iniziato nel 2023

24.06.2025
6 min
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Il giorno dopo Alessio Mattiussi, diesse e preparatore della Bahrain Victorious Development Team, è già al lavoro in vista dei campionati italiani under 23 a cronometro e su strada. La vittoria del Giro Next Gen è fresca e appesa ancora nella memoria ma l’ambizione non permette di fermarsi davanti a nessun traguardo. 

«Ci pensavo ieri (domenica, ndr) mentre eravamo in viaggio verso casa da Pinerolo – racconta Mattiussi – come sia un continuo porsi obiettivi. Ne avevamo appena raggiunto uno grandissimo ed è tempo di pensare ai prossimi. Il tempo di godersi ogni traguardo c’è, anche perché il telefono non smette di squillare e proprio così si comincia a realizzare l’importanza dell’impresa compiuta».

Jakob Omrzel e Alessio Mattiussi con la vittoria del Giro Next Gen hanno coronato un lavoro iniziato nel 2023 (foto Claudio Mollero)
Jakob Omrzel e Alessio Mattiussi con la vittoria del Giro Next Gen hanno coronato un lavoro iniziato nel 2023 (foto Claudio Mollero)

Un anno e mezzo dopo

Mattiussi ci dice che anche nei momenti più concitati della stagione il sonno non gli manca, appena tocca il letto dorme anche se poi domenica, prima della tappa decisiva, alle cinque di mattina era già sveglio. 

«Quando sei così vicino all’obiettivo – dice – c’è la gola di andare a prenderselo. Domenica a Pinerolo è stata una giornata incredibile. Pensate che durante la riunione pre tappa sul pullman è stato Omrzel stesso a dire che avremmo vinto. Sono io che ho dovuto trovare la mia migliore espressione da sfinge (ride, ndr)».

Dietro al palco delle premiazioni Roberto Bressan ci ha detto che con Omrzel ci lavori da quando era junior secondo anno…

Vero. Era novembre 2023 quando abbiamo iniziato, ovviamente in accordo con il team Adria Mobil (sua squadra da junior, ndr). Abbiamo curato tutta la stagione prefissando degli obiettivi sia con la squadra che con la nazionale slovena. L’obiettivo era costruire un programma di lavoro che permettesse a Omrzel di arrivare preparato alla categoria under 23. 

Com’è stato il primo approccio?

Atleticamente ho subito capito di avere davanti a me un corridore con spiccate doti di endurance. Con il passare dei giorni e dei chilometri dà il meglio di sé. La conferma è arrivata anche al Giro Next Gen, nelle ultime due tappe è stato il migliore. 

Umanamente parlando che ragazzo è?

Intelligente e ambizioso. Ogni volta che mette il numero sulla schiena vuole provare a vincere. Devo dire che appena ci siamo conosciuti mi ha fatto una bellissima impressione, inoltre si è fidato subito di me e questo ci ha permesso di costruire tanto. 

Anche perché non sono mancati i risultati.

Quando ha vinto la Parigi-Roubaix juniores abbiamo avuto la conferma che il metodo adottato stesse funzionando. Omrzel è un corridore da corse a tappe, quella vittoria sulle pietre è stata inaspettata però ha fatto intendere le grandi qualità. 

Il percorso per arrivare a vestire la rosa è stato tortuoso ed è passato anche dalla brutta caduta al Giro della Lunigiana (foto Instagram)
Il percorso per arrivare a vestire la rosa è stato tortuoso ed è passato anche dalla brutta caduta al Giro della Lunigiana (foto Instagram)
E’ un corridore dotato di grande intelligenza tattica?

Assolutamente. Nella tappa di Gavi eravamo pronti a cogliere le giuste occasioni dopo il Passo Penice. Sapevamo che gli uomini di classifica si sarebbero potuti muovere e così è stato. Omrzel ha dimostrato una grande visione di corsa, così come fatto nella seconda tappe del Giro di Slovenia. E’ difficile coglierlo impreparato dal punto di vista tattico. 

I suoi obiettivi lo scorso anno si sono fermati con la brutta caduta al Lunigiana, quanto è stato difficile ripartire?

Avevamo segnato in rosso il Giro della Lunigiana e i mondiali ed eravamo arrivati pronti. Quella brutta caduta ha fermato tutto e non solo dal punto di vista atletico. Omrzel è rimasto un mese in ospedale sotto osservazione, fosse stato per lui sarebbe tornato in bici dopo una o due settimane. Invece ci siamo confrontati con lo staff medico e gli abbiamo spiegato quanto fosse importante ripartire con calma. La stagione era finita e serviva recuperare bene. 

Una volta tornato in bici che sensazioni avete avuto?

Ha ripreso con calma a novembre con l’obiettivo di essere pronto per il mese di giugno. Nel ritiro di dicembre ero felice di vederlo di nuovo pedalare e che fosse con noi a fare gruppo divertendosi. Quando poi a gennaio abbiamo iniziato a preparare la stagione ho visto di nuovo tutte le sue qualità.

Ti saresti aspettato di vincere il Giro Next Gen?

Se me l’avessero chiesto a gennaio avrei risposto che sarebbe stato più un sogno che un obiettivo. Avrei detto che sarebbe riuscito a entrare nella top 5. La vittoria di domenica è ancora più bella proprio perché arriva dopo un lungo cammino insieme.