Il 2024 difficile della Cofidis, Vasseur però non molla e rilancia

29.10.2024
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«Finalmente la stagione è finita, non ne potevamo più…». Non usa mezze misure Cedric Vasseur, il capo della Cofidis nel mettere la parola fine a un 2024 estremamente deludente per la sua squadra, con sole 5 vittorie all’attivo. Parliamoci chiaro: con un bilancio simile, nel calcio non ci sarebbero stati dubbi e il tecnico francese sarebbe già alla porta. Nel ciclismo (per fortuna, verrebbe da dire) non funziona così e si può ragionare su quanto avvenuto.

La vittoria di Thomas nella tappa di Lucca del Giro d’Italia, una delle poche luci del team nella stagione
La vittoria di Thomas nella tappa di Lucca del Giro d’Italia, una delle poche luci del team nella stagione

Il diesse promette cambiamenti

Il bilancio del team transalpino è molto deficitario, a fronte di un anno precedente quasi radioso, illuminato da ben due successi al Tour. Vasseur si è prestato a una lunga disamina, quasi un processo su Cyclism’Actu, senza reticenze come suo costume: «Potrei dare tante giustificazioni e attenuanti, ma la realtà è che non siamo stati all’altezza, abbiamo sprecato molte occasioni. Forse dopo le vittorie del Tour dello scorso anno, arrivate dopo 16 anni di attesa, ci siamo un po’ rilassati».

Vasseur guarda a quelle poche note positive come spinta per andare avanti: «La vittoria più bella dell’anno è stata quella di Benjamin Thomas al Giro, perché ha dato ossigeno al team, ma il momento positivo è durato solo qualche settimana. Non siamo stati squadra da WorldTour e questo deve spingerci a lavorare duro per il 2025, con un team cambiato perché le stagioni difficili non possono non avere conseguenze. Io credo che possiamo avvicinarci alla Top 10 del ranking, ma devono cambiare molte cose».

Guillaume Martin lascia la Cofidis dopo 5 anni di militanza. Quest’anno 8 Top 10, quasi tutte a inizio stagione
Guillaume Martin lascia la Cofidis dopo 5 anni di militanza. Quest’anno 8 Top 10, quasi tutte a inizio stagione

Parole dure su Martin (e non solo…)

Infatti la squadra perde un riferimento storico come Guillaume Martin, il filosofo che passa ai rivali della Groupama FDJ e il giovane Axel Zingle che si accasa alla Visma-Lease a Bike. Prima di scendere nel dettaglio delle due dolorose partenze il tecnico ammette che la squadra senza di loro perde un po’ d’identità nazionalistica: «Abbiamo bisogno di risultati, di gente che lotta per vincere se per far questo devo cercare corridori agli antipodi lo faccio. Magari un domani potremmo ridare un po’ di tricolore al team, ma sappiamo bene che ormai le squadre sono multinazionali. I Moncoutié che sono bandiere del team e vi trascorrono tutta la carriera non esisteranno più…

«Penso che continuare con un corridore che in fondo non ha più davvero voglia di lavorare fianco a fianco con la struttura non sia una buona cosa – afferma Vasseur a proposito di Martin – non è quello del 2020, ha avuto difficoltà a tenere il ritmo di altri scalatori al suo livello. Ci siamo lasciati in buoni rapporti, al suo posto arriva Emanuel Buchmann pronto ad accettare un nuovo ruolo. E’ uno che ha sfiorato il podio del Tour, anche se nel 2019 e so che può tornare a quel livello».

Per Zingle una vittoria e 24 piazzamenti, ma la squadra si aspettava di più soprattutto al Tour
Per Zingle una vittoria e 24 piazzamenti, ma la squadra si aspettava di più soprattutto al Tour

Ziingle, una scelta azzardata?

Su Zingle, il tecnico va giù ancora più duro: «Qui poteva essere leader, alla Visma che cosa farà? Io ho la sensazione che avesse già il contratto in tasca a inizio anno, man mano ha perduto slancio. Puntavamo su di lui per le Classiche del Nord ma siamo stati costretti a estrometterlo visto il suo rendimento. Al Tour volevamo mettere la squadra a disposizione di Coquard, ma non tutti hanno risposto… Zingle ha fatto altre scelte, ha altri progetti. Mi ricorda quando scelsi di andare alla corte di Lance Armstrong: ho dovuto lavorare per lui e ignorare del tutto le mie ambizioni personali. Forse tra un anno o due, Axel dirà di aver fatto la scelta giusta, o al contrario che avrebbe dovuto rimanere leader piuttosto che correre dietro alle lattine o correre per Van Aert…».

Il mercato del team è stato (ma dovremmo dire è, visto che un paio di posti sono ancora disponibili) tra i più movimentati del WT: «Arriva lo spagnolo Aranburu che è un combattente e voglio che sia questa l’immagine della nuova Cofidis. Qui sarà leader, lotterà per i maggiori traguardi e gli altri dovranno aiutarlo ma anche ispirarsi a lui. Buchmann è uno di questi, Teuns anche, un corridore che anche quest’anno ha dimostrato di essere un uomo da Classiche. Attenzione poi a Simon Carr che reputo una delle sorprese in assoluto per il nuovo anno».

Il tedesco Buchmann sarà con Aranburu il nuovo leader del team, a caccia di piazzamenti di rilievo
Il tedesco Buchmann sarà con Aranburu il nuovo leader del team, a caccia di piazzamenti di rilievo

L’ingratitudine dei ragazzi

La Cofidis è una delle poche squadre a non avere una propria filiera e su questo tema Vasseur mostra tutta la sua amarezza di uomo di ciclismo vecchio stampo: «Oggi si individuano i talenti, si permette loro di imparare, migliorare, affermarsi e poi li vedi andar via senza nemmeno un grazie, seguendo quel che freddamente consiglia il suo agente. Mettere mano a una filiera comporta tempo, soldi (almeno un milione e mezzo…), energie che toglieremmo alla squadra maggiore, visti i presupposti non ne vale la pena.

«Torniamo invece all’argomento principale. Nel 2025 non faremo la corsa sui punti per il ranking perché disperdi energie e dai spazio allo scoramento. Corriamo da leader, puntiamo a vincere il più possibile, poi vedremo. Cambieremo alcune cose a livello di preparazione, per restituire fiducia ai corridori verso i nostri metodi».

Coquard vincitore al Tour de Suisse, la sua unica vittoria nella stagione
Coquard vincitore al Tour de Suisse, la sua unica vittoria nella stagione

La disparità di trattamento

Nella sua intervista, Vasseur cita anche la situazione del ciclismo francese paragonata a quella nostrana: «Noi in Francia siamo dei privilegiati, la nazione con più team nel WT, l’Italia non ne ha più da diversi anni. Il problema è che viviamo in un sistema dove non tutti operano allo stesso modo, soprattutto hanno gli stessi strumenti, e parlo di denaro. Non c’è competizione con squadre che spendono almeno 5 volte tanto, questo è un handicap per tutto il ciclismo francese. Il tetto salariale non risolverà il problema perché ci sono mille sistemi per gonfiare artificialmente il proprio budget. Bisogna agire sulle regole, i team devono partire alla pari in base ai vincoli del gioco».

Pasqualon 2022

Dalla Vallonia, Pasqualon rivede il Giro e si lancia sul Tour

01.06.2022
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E’ un Andrea Pasqualon estremamente su di giri quello che risponde da Andorra, dove sta preparando i suoi prossimi impegni, ossia Giro di Svizzera dal 12 giugno e soprattutto il ritorno al Tour de France a luglio. La vittoria di domenica al Circuito di Vallonia, una delle prove del calendario belga “extraclassiche”, con al via molti corridori di primo livello gli ha dato quello spirito in più per lavorare in altura e preparare la campagna di Francia. Il veneto, come i suoi compagni, sarà chiamato a dare seguito allo splendido Giro d’Italia dell’Intermarché Wanty Gobert.

Rimpianto Giro

Pasqualon questo Giro lo ha vissuto prima con un po’ di rimpianto, perché avrebbe tanto voluto essere al via. La sua esperienza sui tracciati del Centro e Nord Europa (la partenza del Tour sarà dalla Danimarca) lo ha però dirottato sulla Grande Boucle.

«A conti fatti – dice – è stata anche una decisione giusta e che ho condiviso. Ero arrivato alla Roubaix con già 29 giorni di corsa nelle gambe ed ero sinceramente stanco. Avevo bisogno di ricaricare le batterie e soprattutto poter lavorare con calma, infatti mi sono fermato una settimana e poi ho ripreso con un primo periodo di allenamento intenso. I benefici si sono visti».

Pasqualon Vallonia 2022
La volata vincente di Pasqualon al Circuito di Vallonia. Dietro si vede Zingle, terzo è Gilbert
Pasqualon Vallonia 2022
La volata vincente di Pasqualon al Circuito di Vallonia. Dietro si vede Zingle, terzo è Gilbert
Com’è venuta la tua vittoria di Charleroi?

Era una gara ideale per le mie caratteristiche, con le tipiche strade del Belgio, tanto vento laterale, passaggi anche stretti, insomma dove c’era tanto da lavorare. Alla fine avevamo un circuito di 13 chilometri da affrontare tre volte, noi puntavamo a fare gara dura per ridurre al massimo la gente della volata finale. Io sapevo che il più pericoloso era Philippe Gilbert, ma all’improvviso è partito Zingle, il giovane della Cofidis. Gilbert non aveva gambe per chiudere, allora ai 300 metri sono scattato e ho superato il transalpino a 20 metri dal traguardo.

Questa è la tua prima vittoria in maglia Intermarché…

Sì e per me ha un valore altissimo. Finalmente dopo tanto lavoro al servizio degli altri ho avuto la mia giornata di gloria. Oltretutto ho ripagato la fiducia del team che in quest’occasione, proprio considerando le caratteristiche del percorso, mi aveva eletto capitano. Era la maniera migliore per proiettarsi verso l’estate.

Pasqualon Roubaix 2022
Il 34enne di Bassano del Grappa ha corso la sua prima Roubaix chiudendo 19°, miglior italiano
Pasqualon Roubaix 2022
Il 34enne di Bassano del Grappa ha corso la sua prima Roubaix chiudendo 19°, miglior italiano
Hai visto il Giro?

Certamente, con i ragazzi ci siamo sentiti quasi ogni giorno dopo la tappa. Io credo che il segreto del bei risultati della squadra sia proprio l’atmosfera che c’è fra noi. Siamo una famiglia unita, un vero gruppo di amici prima ancora che compagni di squadra. C’è lo spirito giusto e soprattutto affrontiamo ogni gara con l’obiettivo non del piazzamento, ma della vittoria. Quest’anno siamo già arrivati a 11, è un’annata magica che sarà difficilmente ripetibile e se continuiamo così io dico che possiamo anche entrare fra le prime 5 squadre del WorldTour.

I risultati dei tuoi compagni ti hanno sorpreso? Due uomini in top 10, le vittorie parziali di Girmay e Hirt…

Se devo essere sincero no. Biniam partiva con l’obiettivo di prendere la maglia il primo giorno e infatti è stato quello che l’ha contesa a Van Der Poel. Sono stato poi felicissimo per la sua vittoria a Jesi su un arrivo ideale per lui. “Bini” è esplosivo ma leggero, su un arrivo in leggera salita sapevo che poteva stroncare VDP che è più pesante e così è stato. Hirt dal canto suo sapevo che se superava indenne la prima settimana andava in crescendo e poteva anche entrare fra i primi 5.

Pasqualon Girmay 2022
Andrea insieme a Girmay: per l’eritreo il veneto è un amico e una guida esperta nel gruppo
Pasqualon Girmay 2022
Andrea insieme a Girmay: per l’eritreo il veneto è un amico e una guida esperta nel gruppo
E Pozzovivo?

E’ stato fenomenale, forse lui è stato la vera sorpresa, con quel che ha passato, arrivando in squadra quasi fuori tempo massimo. Non credevo potesse fare quello che ha fatto, se lo merita tutto. Ha dimostrato una tenacia che dovrebbe essere d’insegnamento a tanti ragazzi che mollano alle prime difficoltà. Questo è professionismo puro.

Ora c’è il Tour che ti chiama in causa. Con che obiettivi partite?

Avremo una squadra completa, con un treno per le volate di Kristoff e un uomo per la classifica come Meintjes. Anche lui è un diesel, se riesce a passare la prima metà Tour poi andrà a caccia della top 10 che ha già raggiunto due volte. Noi dovremo dargli una mano e tenerlo coperto in un Tour che si preannuncia molto duro sin dall’inizio, con la parte danese e l’incognita della quinta tappa sul pavé. Noi comunque possiamo emergere in ogni tappa, vogliamo assolutamente mettere la nostra firma con almeno un successo.

Pasqualon Meintjes 2022
Il sudafricano Meintjes sarà il capitano dell’Intermarché al Tour, puntando alla top 10
Pasqualon Meintjes 2022
Il sudafricano Meintjes sarà il capitano dell’Intermarché al Tour, puntando alla top 10
E Pasqualon che compiti avrà?

Io lavorerò per gli altri, ma avrò anche spazio, soprattutto in quelle tappe con arrivo in leggera salita dove ci invertiremo i compiti con Kristoff, che sarà lo sprinter per gli arrivi in pianura. Su quelle tappe più mosse, anche in caso di arrivo allo sprint posso dire la mia. Mi sto preparando per quello.

Axel Zingle dalla A alla Z. Conosciamolo meglio con Damiani

08.04.2022
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C’è un giovane francese di cui ci aveva parlato Roberto Damiani, il suo diesse, in termini più che positivi quasi due mesi fa. E noi incuriositi vorremmo sapere tutto di questo ragazzo. Dalla A alla Z, è il proprio il caso di dire. Stiamo parlando di Axel Zingle, ventitreenne della Cofidis in rampa di lancio in questa prima parte di 2022.

Per la verità ha già spiccato il suo primo volo verso la vittoria il 1° aprile conquistando La Route Adélie de Vitré (foto in apertura, ne abbiamo già parlato a proposito di Samuele Manfredi), semi-classica che si corre sulle strade nervose della Bretagna. E qualche giorno dopo, alla prima tappa del Circuite de la Sarthe (in programma dal 4 all’8 aprile), ha sfiorato il bis chiudendo terzo dietro Mads Pedersen (Trek-Segafredo) e Benoit Cosnefroy (Ag2R-Citroen).

L’emozione della prima

«Sono super felice – ha dichiarato Zingle, nativo di Mulhouse – aspettavo con impazienza il mio primo successo tra i pro’. Abbiamo fatto una grande corsa collettiva. Il nostro team si è preso le proprie responsabilità, tutti hanno dato il massimo ed io nel finale ho dovuto solo attaccare. E’ ancora più bello vincere con stile, in questo modo. Conosco sia Dorian che Valentin (rispettivamente Godon e Ferron, secondo e terzo, ndr) e sapevo che potevo essere più veloce di loro. Non ho esitato molto, sono partito ai 250 metri e non mi sono più girato. Questa vittoria mi permette di raggiungere un nuovo livello e spero di continuare così».

Se davvero ora Zingle – già campione francese negli U23 nel 2020 – abbia raggiunto un nuovo livello lo abbiamo chiesto a Damiani, che in lui vede un atleta di prospettiva e che ci aveva consigliato di seguirlo con attenzione.

Roberto come lo avete individuato?

Sono stati i miei colleghi francesi che lo avevano visionato quando correva tra gli U23 nel Centre Cycliste d’Etupes. Nel 2020 ha fatto uno stage con la Nippo Delko e l’anno scorso con noi, dopo che ce lo avevano proposto. Onestamente non lo conoscevo però ad agosto ce l’ho avuto al Tour Poitou-Charentes ed ho subito avuto una buona impressione. Ho visto che quando gli abbiamo chiesto un certo tipo di supporto alla squadra lo ha fatto senza problemi. Addirittura, quando lo abbiamo lasciato libero da vari compiti, nel finale nell’ultima tappa (dove si è piazzato sesto, ndr) era là davanti con una bella dose di personalità. Non è stato difficile fargli il contratto per il 2022.

Com’è stata la sua vittoria?

Vitrè è una corsa poco conosciuta in Italia ma di buon livello. Si disputa su un circuito nervoso da ripetere otto volte e fa parte della Coupe de France, challenge molto sentita dai francesi. Lì ha confermato quanto vi avevo detto di lui la volta scorsa. Oltre a sapersi gestire e tenere le prime posizioni sui vari strappi, ha fatto una grande volata battendo un rivale tosto come Godon. Quel giorno abbiamo fatto un buon controllo della gara ed abbiamo piazzato quinto Anthony Perez che è stato il nostro regista nel finale. E’ stato lui che ha suggerito ad Axel di partire in contropiede.

Anche il terzo posto a La Sarthe vale tanto…

Anche lì è partito un gruppetto, addirittura a quasi 70 chilometri dal traguardo. Anche per stessa ammissione di Pedersen è stata una tappa bella dura, con lotta fin dalle prime battute, come capita ormai sempre più frequentemente. Il fatto di essere in mezzo a corridori come il danese, Cosnefroy, Ganna e tanti altri è stata un’altra dimostrazione di grande personalità. Anche se è una parola negativa, per me Axel ha quell’egoismo buono e sano di quei corridori che corrono per vincere. Quando la gara entra nel vivo, e lui è presente, non ha problemi né ad aiutare i compagni né ad andare a cercare la vittoria in prima persona.

E quest’anno come sta andando, vittoria a parte?

Finora ha svolto un buon lavoro per la squadra al Saudi Tour e al Tour de Provence. Quando ha avuto carta libera ha cercato di sfruttare al meglio le occasioni centrando anche due settimi posti. Ha avuto qualche problema di salute, si è ammalato ad inizio marzo. Peccato, perché volevamo fargli fare Laigueglia e Tirreno-Adriatico, quest’ultima poteva essere ideale per le sue caratteristiche. Quando è rientrato ha mostrato le sue qualità da uomo da classiche vallonate.

Che calendario avete previsto per lui dopo questi risultati?

Ne dovremo parlare fra noi tecnici e preparatori, ma penso che per lui sia una buona occasione correre gare come la Freccia Vallone. Tra le classiche delle Ardenne è quella più indicata per inserire giovani come lui. Un po’ per il percorso impegnativo, un po’ perché non essendo più di 200 chilometri ti dà la possibilità di farlo crescere in modo graduale. Perché l’errore imperativo, nel processo di crescita dei giovani che stanno andando bene, è quello di fargli fare troppo poco o troppo in generale. La capacità di gestire bene un giovane sta in questo equilibrio. Poi potrebbe disputare anche la Liegi per capire che tipo di gara è e per fare esperienza. Anzi vi dirò di più…

Spiegaci pure…

Per me, per le sue caratteristiche e per come si sta evolvendo la Milano-Sanremo, nei prossimi anni potrebbe essere un corridore protagonista su Cipressa e Poggio. Infatti se non si fosse ammalato, quest’anno lo avremmo portato alla Classicissima per fargliela provare. In allenamento è una cosa, in corsa è un’altra. Queste grandi classiche prima vanno conosciute. Qui prendi le botte ed impari mentre nelle gare più adatte a te vai dentro per fare risultato.

Axel che tipo è?

E’ un ragazzo tanto tranquillo giù dalla bici quanto determinato in corsa. Non ha particolari grilli per la testa. La sua determinazione sta nel fatto che lui sa che si sta giocando delle buone opportunità in questi mesi e lo sta facendo al meglio. Di lui mi piace molto, lo ripeto, che ha quella giusta aggressività agonistica che non fa mai male. Inoltre come succede per tanti ha un passato da ciclocrossista e biker (due medaglie europee da junior nel 2016 e da U23 nella Mtb ha corso col Team Absolute Absalon, ndr) e queste esperienze tornano sempre utili.

Hai avuto tanti corridori nella tua carriera, chi ti ricorda a grandi linee?

Non è mai bello fare paragoni perché è sempre difficile però per caratteristiche il primo che mi viene in mente è Diego Ulissi. Tra l’altro proprio quando eravamo assieme alla Lampre, gli avevamo fatto fare la Freccia Vallone con l’idea di fargli fare risultato, dove infatti fece nono (era il 2012, ndr). Forse Axel è un po’ più potente di lui ma ognuno poi ha le sue caratteristiche.