Un po’ nascosto nel calendario, oscurato dal can can mediatico del Giro d’Italia, è arrivato un risultato importante per il ciclismo italiano, soprattutto in prospettiva. Certo, il Giro d’Ungheria non è tra le prove più ambite, ma molte squadre del WorldTour si sono presentate al via della gara a tappe divisa in 5 giorni e vedere alla fine Antonio Tiberial terzo posto della classifica generale (sul podio nella foto d’apertura) un certo effetto lo fa.
Al suo primo anno effettivo alla Trek Segafredo, l’ex campione del mondo juniores a cronometro sta facendo le sue esperienze, ma già in questi primi mesi non è passato inosservato e bastano pochi minuti di chiacchierata per comprendere la sua determinazione, sin da quando sottolinea, a proposito della corsa magiara, che «l’esperienza è stata positiva, il terzo posto finale vale molto proprio perché l’ho conquistato nella tappa principale, con le salite, ma se ci fosse stata una cronometro magari potevo fare anche di più».
Tiberi, terzo in Ungheria dietro Howson (Bike Exchange) e Hermans (Israel Start-Up)Tiberi, terzo in Ungheria dietro Howson (Bike Exchange) e Hermans (Israel Start-Up)
Che corsa è stata?
Sicuramente un bel Giro, allestito molto bene, in maniera professionale. In Ungheria non puoi certamente trovare le grandi salite, ma la penultima tappa era dura, con un’ascesa di 10 chilometri dei quali gli ultimi 3 con pendenze pronunciate.
Nel team sono rimasti sorpresi dalla tua prestazione?
Non direi sorpresi, sapevano che potevo fare classifica, ma io ho lavorato anche per la squadra, per le volate di Theuns che infatti ha vinto l’ultima tappa. Nella penultima tutti si sono messi a mia disposizione e questo per me ha rappresentato tanto.
Il frusinate Tiberi è stato iridato junior a cronometro nel 2019 nello YorkshireIl frusinate Tiberi è stato iridato junior a cronometro nel 2019 nello Yorkshire
Considerando la tua età, gare medio-brevi come questa sono al momento la giusta proiezione per farti crescere: come ti trovi?
Sono la mia dimensione ideale in questo momento, ma attendo con molta curiosità il Giro di Svizzera perché è una prova di 8 giorni, dove già la mia resistenza sarà messa alla prova. E’ chiaro che i grandi Giri sono ancora qualcosa di off limits, spero in un paio d’anni di acquisire la necessaria esperienza per affrontarli. Io sono al primo anno, gare come quella magiara sono importanti per crescere e fare esperienza, sicuramente sono il format che in questo momento gradisco di più.
In Svizzera che cosa ti aspetti?
Non lo so, è una competizione molto diversa, la qualità dei corridori presenti sarà molto più alta che in Ungheria. Ci sono due cronometro e lì cercherò di dire la mia, per il resto vedremo a che livello sono arrivato, anche perché su quelle salite ci sarà da soffrire.
E’ raro che un italiano emerga in una breve prova a tappe. Per Tiberi è un primo passo…E’ raro che un italiano emerga in una breve prova a tappe. Per Tiberi è un primo passo…
Stai seguendo il Giro d’Italia?
Sì, se non sono fuori per allenarmi. Guardo i miei compagni e la mente sogna, non lo nascondo, spero di essere lì un giorno a competere per la vittoria. Non voglio peccare di presunzione, ma quando guardo in Tv le sfide rosa, cerco di studiare tutti i campioni e imparare da loro, ma anche di capire se hanno punti deboli. Magari un giorno saranno gli altri a guardare e studiare me…
Antonio Tiberi ci racconta (con grande lucidità) della vittoria in Lussemburgo. Dalla Vuelta a Zurigo ecco perché i segnali dello Skoda Tour fanno ben sperare
Lavori in corso e Tiberi fa un sorriso. La seconda tappa del Tour of the Alps riparte da Innsbruck con Moscon in maglia verde, ma per il giovane della Trek-Segafredo la giornata avrà un altro sapore. Il piano con la squadra è di ritirarsi al terzo giorno, domani, per fare poi rotta sul Giro di Romandia (27 aprile-2 maggio) e qui puntare a fare classifica. Lavori in corso, appunto, per la condizione e per costruire l’atleta.
Il motivo è presto detto: nella corsa svizzera ci saranno due tappe a cronometro e per il laziale l’occasione è ghiotta. La prima è una sorta di prologo di 4 chilometri ma con l’arrivo in salita, in cui Antonio dovrà vedersela fra gli altri con Ganna, Porte e Kung. La seconda, che si corre l’ultimo giorno, misura 16,9 chilometri e ha scarsi tratti di pianura dopo una corsa che presenta tappe durissime. Una sfida decisamente importante per Tiberi che ha ancora 19 anni.
Quando torna dalla presentazione delle squadre, porta con sé un elenco dei partenti che consegna ad Adriano Baffi, che lo ringrazia. Mentre Antonio Nibali molla ridendo la battuta all’indirizzo del tecnico cremasco: «Oggi è stato bravo il giovane». TIberi sorride sotto la mascherina e si avvicina.
Ti senti giovane davvero qua in mezzo?
Parecchio giovane, in mezzo a questi grandi, perché c’è un po’ di differenza sia come età e soprattutto come esperienza. Però piano piano inizio a sentirmi a mio agio. La gara è dura, ma ho sensazioni abbastanza buone. La gamba c’è e quando aprono il gas, sento che riesco a starci.
La sola crono individuale del 2021 quella al Uae Tour, chiusa con il 10° posto e la cadutaLa sola crono del 2021 al Uae Tour: 10° posto e caduta
Quanto tempo c’è voluto per riprendersi dalla caduta del Uae Tour?
Da quando sono caduto, ho avuto quasi un mesetto per riprendermi completamente, anche se sono tornato in corsa a Larciano due settimane dopo e le sensazioni sono state subito buone.
Con quale obiettivo si vive il Tour of the Alps a 19 anni?
Sono venuto qui con l’obiettivo di fare solamente 3 tappe come preparazione al Romandia. Ma vedo che la gamba è buona e anche oggi proverò a prendere qualche risultato. E se non oggi, sarà certamente domani.
Si può dire che continua la costruzione di Tiberi per le gare a tappe?
Sicuramente sì, è l’obiettivo con cui siamo partiti e che prosegue di tappa in tappa. Dopo Larciano la Per Sempre Alfredo, quindi la Coppi e Bartali, ma al Romandia ci sarà un altro livello.
I compagni lo chiamano, c’è da tornare nel centro della cittadina tirolese per la partenza che viene data sullo stesso arrivo che ieri ha premiato Moscon e che nel 2018 fece piangere Valverde, ma nulla a che vedere con la strada su cui Michele Scarponi alzò per l’ultima volta le braccia al cielo. Il cielo sembra riaprirsi, le previsioni viste ieri annunciavano la neve, ma per ora sembra che reggerà.
Antonio ha già recuperato da quel brutto e strano incidente di qualche giorno fa al Uae Tour. E’ stato fermo un paio di giorni, ma non appena si è sentito meglio, è subito salito in sella per ricominciare a rincorrere i propri sogni…
La seconda tappa del UAE Tour 2021 com’è andata?
Le sensazioni in partenza erano buone, mi sentivo bene, avevo la gamba delle mie crono migliori. Me ne accorgo subito quando ho la gamba giusta e quel giorno era proprio così. E’ stata una crono molto breve, il vento l’ha resa abbastanza dura ma l’ho fatta a tutta. All’ultimo chilometro e mezzo ho trovato il vento a favore e ho dato l’anima.
Al Uae Tour una crono perfetta fino all’arrivo, poi per Antonio la rovinosa cadutaAl Uae Tour una crono perfetta fino all’arrivo, poi la rovinosa caduta
Poco prima della linea del traguardo…
Sono caduto! Lì per lì non sapevo nemmeno io cosa fosse successo, è stato talmente veloce che ho solo percepito di aver perso l’equilibrio e mi sono ritrovato a terra. Dopo ho cercato di capire, pensavo fosse stato un problema mio, una mia distrazione; si è rivelato invece che c’era stato un problema alla bici. Ho comunque concluso al 19esimo posto e ne sono felice, forse quel secondo in più dovuto alla caduta se non ci fosse stato mi avrebbe fatto scalare la classifica, ma sono contento ugualmente. Non ha senso guardare al passato… bisogna pensare al futuro.
Nessuno ti ha immediatamente soccorso.
Dopo qualche secondo, vedendo che non arrivava nessuno ho pensato: “Beh, che devo fare? Non viene nessuno… mi alzo da solo”. E così ho fatto (ride, ndr). Dopo un minuto circa è arrivato qualcuno ad aiutarmi. Sinceramente non so perché nessuno all’arrivo sia subito venuto… forse per il problema Covid.
Come sono stati i primi momenti post caduta ?
Un po’ duri. Ero lontano da casa, non riuscivo a muovermi bene, mi ero un po’ spaventato. Poi però ho ragionato, ho capito che alla fine non mi ero fatto nulla di grave e che essendo ad inizio stagione mi sarei potuto rialzare facilmente.
Antonio Tiberi, laziale di 19 anni, è rientrato in gara a Larciano, ancora con qualche cerottoE’ rientrato in gara a Larciano, ancora con qualche cerotto
Lo stage nel 2020 con la Trek?
Avere l’opportunità di fare da stagista in una squadra WorldTour è stata sicuramente una grande emozione e mi ha fatto capire molto la grande preparazione che c’è nel pre partenza di una gara importante o, comunque, durante la gara stessa.
Cosa pensi di Nibali?
Fino a poco tempo fa quando pensavo a lui lo immaginavo come una persona quasi irraggiungibile. Adesso stando diverso tempo insieme, ho capito che è una persona normale: simpatico, aperto e scherzoso, mi trovo davvero molto bene. Sotto certi punti di vista penso che ci somigliamo, soprattutto perché siamo abbastanza ritardatari (ride, ndr). Pensa cosa succede quando siamo in stanza insieme… perdiamo sempre quei quindici minuti più del dovuto.
Un momento divertente con la Trek…
Ottobre 2019. Dopo aver vinto i mondiali junior a crono sono andato in ritiro con loro in America. Era un ritiro-festa, più una festa in realtà essendo fine stagione. La mattina si facevano meeting e la sera cena, pub, festa, discoteca. Pedersen che aveva vinto il mondiale da pochissimo, per festeggiare, ha affittato un bus-discoteca e abbiamo girato Chicago così. Una sera siamo andati in un pub, c’erano tantissimi tavoli da ping pong e ad un certo punto abbiamo avuto tutti un momento di pazzia e abbiamo iniziato a giocare e a fare una confusione assurda.
Chi è il più scherzoso in squadra ?
Ciccone sicuramente, poi… mmh no, come Cicco nessuno (ride, ndr)! A me piace anche scherzare, ma sono molto calmo e sto sulle mie, quando ci sono momenti di gioco naturalmente però non mi tiro indietro.
Ai mondiali juniores di Harrogate 2019, dopo la crono vinta, Antonio ha corso anche su stradaAi mondiali juniores di Harrogate 2019, dopo la crono vinta, ha corso anche su strada
Hai 19 anni, sei ancora molto giovane, come ti vedi cambiato rispetto alle categorie giovanili?
I primi anni alle gare era una tragedia, prima della partenza vomitavo per l’ansia anche se spesso vincevo ugualmente. Avevo paura del passaggio tra una categoria all’altra, avevo paura del chilometraggio diverso, del ritmo diverso… puntualmente però mi trovavo anche meglio. L’ansia che avevo da piccolino è svanita già da allievo, iniziai ad essere più sicuro dal momento che vincevo di più. Mi sentivo a mio agio. Adesso che sono tra i big sì, ho sempre quel filo di ansia quando mi sto per preparare, poi passa.
Oltre le crono dove va bene Antonio?
Mi piacciono le salite lunghe. Non sono tanto esplosivo e non ho tanta potenza; più è lunga la salita e meno soffro. All’inizio è parecchio dura, ma più vado avanti più le mie gambe rispondono al meglio.
Un futuro nelle corse a tappe ?
E’ quello che spero, punto a questo. Il Giro d’Italia è il mio più grande sogno, non c’è una gara che mi piacerebbe vincere più della corsa rosa.
Van Eetvelt è uno dei ragazzi che potrà segnare il futuro delle corse a tappe. Jacopo Guarnieri, che gli è stato vicino al UAE Tour, ha qualcosa da dirci
Metti un giorno a casa di Antonio Tiberi. Uno di quei freddi giorni che ci ha riservato questo primo mese del 2021. Si va al confine tra la Ciociaria e la bassa provincia romana. Colline, campi e una grande casa di campagna nei pressi di Gavignano nel Lazio.
Là dentro, al caldo, il giovane talento sta giocando alla Play Station. Ha fatto il suo allenamento come da programma e ci aspetta per l’intervista. E solo qualche giorno dopo ha spiccato il volo in direzione della Spagna, per aggregarsi al ritiro della Trek-Segafredo, il primo da pro’.
L’intervista con Tiberi
Antonio, pronto per questa avventura?
Spero di sì! Qualche piccola esperienza con il team già l’ho fatta, come in Belgio l’anno scorso. E ho visto subito altri ritmi, altri stili di corsa.
Sei emozionato? In fin dei conti adesso inizi per davvero…
Non tanto, non credo che ci sia differenza rispetto a quelli fatti in precedenza. Mi ci state facendo pensare voi adesso! Conosco molti ragazzi e già tanti componenti dello staff.
Brambilla ci ha detto che l’hanno scorso era rimasto colpito da te. Pensava che non avresti retto le sei ore della distanza, invece li ha riportati tutti “a casa”…
Sì dai qualche volta già avevo fatto 5-6 ore ed ero allenato. Mi allenavo da solo e mi mancava un po’ il ritmo, ma già dopo tre, quattro uscite con i ragazzi lo avevo preso e mi sono trovato bene sin da subito.
Hai fatto un anno alla Colpack-Ballan, cosa hai imparato?
E’ stata una stagione bella quella con la Colpack. Mi è servita per fare esperienza e per avvicinarmi alle distanze più lunghe. E al tempo stesso ho fatto qualche gara con i professionisti. Tra l’altro ci ho fatto la prima gara in assoluto, il Laigueglia. Ed è stata una bella batosta perché di fatto passavo dagli junior ai pro’: 200 chilometri! E’ stata dura. Dopo la seconda, terza, gara con i dilettanti già mi sentivo più a mio agio. E mi è servito, perché in estate con la maglia della nazionale alla Coppa Sabatini, di nuovo tra i grandi, ho sentito la differenza. Mi sentivo già più competitivo. Riuscivo a tenere meglio le posizioni, a tenere in salita. Un’altra cosa rispetto ai cambi di ritmo del Laigueglia.
Antonio Tiberi compirà 20 anni a giugnoAntonio Tiberi compirà 20 anni a giugno
Quando dici “batosta del Laigueglia” cosa intendi di preciso?
Finché abbiamo fatto i giri grandi, nella prima parte di gara, tutto sommato era andata bene, quando poi siamo entrati nel circuito finale ho visto le vere differenze. Quando i pro’ aprono il gas è tutt’altra cosa e io, ripeto, venivo dagli juniores. Però non ne ho fatto un dramma: ho pensato che fosse ancora inizio stagione. Sono giovane, mi sono detto.
Come hai vissuto la stagione da U23 sapendo che avevi già un contratto in tasca?
Ho fatto davvero esperienza. Ho corso per crescere, per aumentare la cilindrata e abituarmi ai diversi ritmi. Non ho sentito molto la pressione e questa cosa mi ha aiutato, come per esempio nelle gare internazionali. Ero più tranquillo. E infatti altri ragazzi ogni tanto scherzando mi dicevano: beato te!
Durante la stagione hai mai parlato con Guercilena?
Non molto. Avevo parlato con lui nei ritiri in America e in quello in Sicilia e poi mi ha fatto i complimenti dopo alcune gare da dilettante.
In questa stagione hai continuato a lavorare a cronometro?
Ho vinto subito la prima gara dopo il lockdown e in altre sono andato discretamente bene. Poi al campionato italiano Milan ha tirato fuori tutto il suo potenziale e non c’è stata storia.
Prima hai parlato di cilindrata: numeri alla mano sei migliorato?
Ho fatto un test in salita identico a quello dell’anno scorso, solo che l’ho eseguito due mesi prima, quindi meno in forma. Nonostante tutto ho siglato valori leggermente migliori. Però a sensazione sento di andare molto meglio.
Cosa ti è rimasto del Giro under 23?
Il giorno del Mortirolo è andata bene. Ero nella fuga, l’ho preso con 30-40” di vantaggio e ho scollinato tra i primi cinque, sei. Mi spiace invece di aver sofferto troppo in alcune tappe e potevo evitare alcuni errori.
Quali?
Potevo pensare di più alla generale e invece ho corso sempre all’attacco, sin dalla prima tappa, Almeno ne sono uscito bene.
Antonio Tiberi in azzurro alla Sabatini 2020Tiberi in azzurro alla Sabatini 2020
A questo punto mentre, Antonio ci mostra la nuova bici e ci porta nella stanza dei rulli, si passa a parlare di quel che verrà. Di fatto la sua avventura tra i professionisti inizia in questo 2021 ed è uno dei simboli del ciclismo che cambia. Tiberi, pensate, compirà 20 anni nel corso della stagione.
Hai già un programma?
Sì un calendario di massima ce l’ho. Inizio a febbraio, all’Etoile de Besseges, quindi farò il UAE Tour e le gare italiane, ma il vero obiettivo è il Giro di Svizzera. Quindi ci sarà il Tour of Utah. A quel punto si valuterà per il resto della stagione.
Che significa che lo Svizzera è l’obiettivo?
Che si punta per arrivare al meglio a quell’appuntamento. Serve per mettersi alla prova e vedere a che punto si è.
E’ cambiata la tua preparazione?
Faccio di sicuro più ore e anche gli specifici ho iniziato a farli prima. Insomma con Josu (Larrazabal, il preparatore della Trek, ndr) ho anticipato un po’, anche perché devo partire prima rispetto al solito. Lui mi seguiva già ai tempi della Franco Ballerini, quando avevo saputo che sarei andato con loro. In questo modo avrebbe avuto già più anni di storico sui miei dati.
Lungimirante. Fu una scelta tua o imposta?
Ci fu qualche problema con il preparatore dell’epoca e in accordo con mio padre e i miei procuratori (i Carera, ndr) ne parlammo subito con la Trek e Josu stesso.
Antonio con papà Paolo e mamma NadiaAntonio con papà Paolo
Che genere di lavori specifici hai già fatto?
Sostanzialmente le Sfr e il potenziamento. E anche le salite al medio.
Che effetto ti ha fatto vedere gente appena più grande di te vincere il Tour e giocarsi il Giro? E’ una pressione, perché ci devi arrivare presto anche tu, o è uno stimolo?
Ci vogliamo arrivare sicuramente – dice con voce ferma Tiberi – ma non è un obiettivo focalizzato per quella età. Se poi non ci arrivo mi si ritorce contro. Ricordiamo che parliamo di 2-3 corridori su 300. L’eccezione sono loro.
E’ vero che sei uscito con Nibali nei giorni delle feste natalizie?
Sì, lui era dai suoceri a Fiuggi. Ci basta fare un quarto d’ora di strada a testa e ci incontriamo a metà strada. Con Vincenzo ero già uscito in passato. Fu Carera a mettermi in contato con lui, quando si sapeva che sarei andato alla Trek.
Ritiri e qualche gara con la Trek li ha già fatti, c’è qualcuno con cui hai legato di più?
Beh, con Vincenzo appunto sono uscito, ma parlo spesso con Antonio suo fratello, con Jacopo Mosca e Alex Kamp e anche con Giulio Ciccone.
Senti, il Giro non rientra tra i tuoi programmi, ma se Nibali dicesse: Tiberi lo voglio in squadra. Tu cosa risponderesti?
Dice Alex Carera che quando ha letto l’articolo sul Team Colpack e le parole di Antonio Bevilacqua circa le ingerenze dei procuratori nella vita della sua squadra, gli è andato di traverso il primo dell’anno. Il procuratore di Tiberi, Piccolo e Trainini, ma anche di Nibali, Pogacar e Ciccone (i due sono insieme in apertura), ha la sua versione della storia ed è interessante ascoltarla.
«La storia del passaggio di Tiberi e Piccolo dopo il primo anno da under 23 – dice Carera – era arcinota da prima che scegliessimo il Team Colpack. Avevano entrambi l’accordo, con la Trek-Segafredo e l’Astana, per provare dal 2021. Se poi lo staff tecnico delle due squadre avesse ritenuto per vari motivi di rinviare il passaggio, sarebbero rimasti per un anno ancora. Questo non è successo e le squadre li hanno voluti da subito. Per cui dire che la colpa è dei procuratori e che siamo il male del ciclismo, non mi pare proprio giusto».
Antonio Tiberi passa alla Trek-Segafredo dopo il 2020 al Team Colpack (foto Instagram)Tiberi alla Trek dopo il 2020 alla Colpack (foto Instagram)
Il discorso di Carera non fa una grinza e semmai si inceppa su un 2020 che probabilmente non ha dato ai ragazzi il necessario spazio per mettersi alla prova. E mentre Tiberi dà la sensazione di essere più avanti, gli altri due restano un bel punto di domanda. Su Piccolo, le considerazioni di Mazzoleni (preparatore dell’Astana) sono state abbastanza chiare sin da subito, su Trainini ha parlato Reverberi, ma certo anche per lui il 2020 più che un anno di passaggio è stato un anno di (quasi) sosta forzata.
Secondo te sono scelte ragionate, quindi?
Ci mancherebbe altro che non lo fossero, per questo ci tenevo a dire la mia e non passare per quello che non fa il bene dei corridori. Se poi la cosa andrà bene, lo scopriremo in futuro.
Andrea Piccolo, anche lui corridore di Carera, qui al Gp FWR Baron a San Martino di Lupari, passa all’Astana (foto Scanferla)Piccolo, qui a San Martino di Lupari, va all’Astana
E’ difficile contraddire Bevilacqua sul fatto che, con Tiberi, la squadra avrebbe potuto correre un bel Giro d’Italia e anche a lui avrebbe fatto bene…
Per amor di Dio, non si discute che se Antonio fosse rimasto, la Colpack avrebbe avuto un giovamento, ma la scelta non è stata del procuratore e non poteva essere di Bevilacqua.
E’ stata, in questo caso, di Guercilena, giusto?
Faccio l’esempio di Cunego, che è storia vera. Da accordi precedenti, Damiano sarebbe dovuto passare nel 2001. Però parlando con la famiglia, con la Zalf e con Martinelli ci rendemmo conto che gli avrebbe fatto bene un altro anno fra gli under 23 e spostammo il debutto nel 2002, nonostante ci fossero stati altri accordi. Era un ciclismo diverso. I risultati del 2020 dicono altre cose e l’età in cui passare professionisti si è comunque abbassata.
Tomas Trainini, qui a Fontanafredda al Friuli 2019, va alla Bardiani senza risultati 2020 Trainini, qui al Giro del Friuli 2019, va alla Bardiani
Quindi Bevilacqua sbaglia a dire che si mette in pericolo la carriera dei ragazzi?
Le squadre scelte hanno entrambe grandi tecnici. Josu Larrazabal alla Trek-Segafedo e Maurizio Mazzoleni all’Astana, che fra l’altro segue Piccolo già da due anni. E’ fondamentale che fra tecnico e atleta si costruisca un rapporto di fiducia. L’esempio più evidente è la collaborazione fra Nibali e Slongo, che non si limita alla lettura dei numeri, ma si spinge anche sul piano psicologico.
Mentre Trainini?
Vedremo se anche il suo caso sarà stato ben gestito, il nostro lavoro è sempre sottoposto al giudizio del tempo e delle corse. Il rapporto con la Colpack è buono, è una squadra di Bergamo come siamo noi, abbiamo dentro altri atleti e altri ne porteremo.
Sarà il tempo a dire come andrà la storia e facciamo ovviamente tutti il tifo perché vada bene. L’alternativa purtroppo avrebbe i tratti di una sconfitta per tutto il sistema.
Incontro con De Gendt al Bikefellas Cafè di Bergamo per la presentazione del suo libro. Si parla di fughe. Di giovani. E di quel cubo che è come la vita
Il Team Colpack-Ballan sta ancora masticando un paio di bocconi indigesti e si prepara per ripartire, ancora come continental, con il team manager Antonio Bevilacqua che fa il punto della situazionee solleva obiezioni su certe cattive abitudini, di cui aveva parlato anche Rossella Di Leo in una precedente intervista, che è obiettivamente difficile non condividere.
«Si riparte da un gruppo giovane – dice Bevilacqua – la politica è questa. Ce ne sono 3-4 buoni, sono curioso di studiarmi il calendario. Vorremmo seguire il programma italiano con le corse che potremo fare, da Laigueglia in poi. Se ci sarà posto. Tante WorldTour all’estero non ci vogliono andare, un po’ di corse saltano e magari al Coppi e Bartali sarà difficile essere invitati. Con Amici abbiamo un buon rapporto, spero non ci saranno problemi».
Juan Ayuso, classe 2002, ha vinto i due campionati spagnoli strada e crono (foto Instagram)Ayuso, 18 anni, super talento spagnolo (foto Instagram)
Quali nomi hai cerchiato di rosso?
Gazzoli e Baroncini sono due begli atleti, che si sono affermati quest’anno. Su Gazzoli puntavo tantissimo. Ha preso sicurezza e si è sbloccato. Il Del Rosso lo ha vinto andando via in salita, sullo strappo. E’ veloce per corse impegnative, con gruppetto di 20-30 corridori. Un bel ragazzino è anche Persico, qui di Bergamo, di secondo anno. Sua sorella Silvia è alla Valcar, sono cinque figli e tutti e cinque hanno corso. Poi abbiamo Juan Ayuso, lo spagnolo di 18 anni che ci ha affidato la Uae Team Emirates.
Giusto, lo avete già incontrato?
Per ora lo abbiamo visto solo su Zoom. Dicono tutti che sia un fenomeno, dai test che ha fatto sembra così. Se la Uae Team Emirates lo ha preso per 5 anni, avrà qualcosa di buono. Verrà qui a gennaio, sempre se ci potremo muovere. Sta facendo una scuola inglese, per cui finirà gli esami a gennaio e poi è libero. Vivrà qui in casetta, da noi.
Che impressione ti ha fatto?
Un ragazzo di carattere. E’ serio, si vede che sa quello che vuole. Si presenta bene. Lo gestiremo noi, però sempre sotto la loro osservazione. Ci saranno degli incontri mensili per parlare di lui, perché giustamente ci tengono. La sua preparazione sarà concordata, anche perché dal 2021 oltre a Mazzoleni con noi ci sarà anche Antonio Fusi. Le nostre idee e la nostra preparazione alla Uae stanno bene, quindi seguiremo una linea concordata.
Perché hanno scelto voi?
E’ un po’ di tempo che parliamo con Matxin. Gli abbiamo dato Covi e prima ancora Consonni, Ganna e Troia. Gianetti ha corso con la Polti, ci conosce. Gazzoli fra poco andrà in ritiro con loro. Matxin ci aveva già dato Gomez, il velocista colombiano, che si è fatto il lockdown a Bergamo da solo.
Antonio Bevilacqua, team manager Colpack in uno scatto del 2015 (foto Scanferla)Bevilacqua, team manager Colpack (foto Scanferla)
Tornando agli italiani?
Abbiamo preso Verre, di secondo anno: vienedalla Casillo, è uno scalatore. Poi Petrucci dalla Francaise des Jeux. Lui è un carattere preciso, un ragazzo meticoloso e non stava bene con quello che gli dicevano. E’ un po’ particolare, va avanti per la sua strada. Gli eravamo stati dietro per due anni.
Perché alcune squadre hanno rinunciato a essere continental?
Per il lato economico e alcune cose da rivedere. E’ una bella esperienza, ma la partecipazione alle corse deve essere più sicura. Io non ho problemi, ma se fai una squadra così, con tutti i criteri giusti, devi dare la possibilità ai ragazzi giovani di provare con i professionisti.
I ragazzi giovani…
Li cercano e si fanno passare subito. Il caso di Trainini è incredibile. Come fai a prendere un ragazzino che non ha mai corso e che ha avuto dei problemini, senza nemmeno chiederci informazioni? A Reverberi ho detto: «Come mai?». Lui ha risposto che poi magari glielo portavano via. Ha firmato senza dirmelo, me lo ha detto dopo. Ma che comportamenti sono? A Reverberi ho chiesto: «Ma non vuoi sapere che corridore è? Se ti interessa, potevi chiedermi di tenerlo per un anno, gli fai firmare il contratto. Lo porti in riviera, gli fai fare lo stagista…».
Filippo Baroncini, primo alla Vicenza-Bionde 2020: ultimo acquisto (foto Scanferla)Baroncini arriva dal Team Beltrami (foto Scanferla)
Perché non ti ha chiesto informazioni?
Perché ormai comandano i procuratori. E i team manager si prendono i corridori senza sapere chi siano, per paura che li portino a un’altra squadra. Tutti vanno alla ricerca del fenomeno. Anche Piccolo e Tiberi avrebbero avuto bisogno di un altro anno.
Bisogno per voi o per loro?
Per entrambi. Mi sono salvato perché Gazzoli e Baroncini hanno rifiutato di passare in qualche squadra per rimanere qui e parto con due corridoi un po’ esperti e di livello. Ma di certo, se mi fossi presentato con Tiberi al Giro d’Italia, noi saremmo stati più coperti e lui avrebbe potuto mettersi alla prova. Che problema c’era se restava fino a giugno? Faceva Laigueglia, faceva il Coppi e Bartali, poteva andare con loro in ritiro e correva il Giro d’Italia. Se lo vinci o vai sul podio, passi anche con una bella cartolina.
Forse dei due, è più Piccolo che avrebbe avuto bisogno di altra gavetta?
Piccolo avrebbe avuto bisogno di mettersi alla prova da protagonista in mezzo a ragazzi del suo livello, ma quando un procuratore ti mette in testa che ti farà passare subito, hai chiuso. Il regolamento prevede che debbano fare due anni, io non ho voluto mettergli i bastoni fra le ruote e ho firmato una carta per dire che erano pronti per passare professionisti. A Guercilena ho chiesto di lasciarmi Tiberi ancora un anno, mi ha risposto che bisognava parlare con il procuratore.
Ci sono rischi?
Magari per Tiberi no, perché si è comportato bene ed è un corridore. Ad altri non danno tempo di crescere. Passano in tanti, poi che fine fanno? Adesso 4-5 che avevano smesso li ha presi Giuliani. Firmano giovanissimi, fanno due anni e chi non è Van der Poel resta a piedi. Consonni il primo anno non ci pensava a passare, nemmeno al secondo. Iniziò a parlarne al terzo. Adesso il procuratore gli dice: «Fatti vedere». Quindi il ragazzo pensa ai fatti suoi, preferisce fare quinto anziché aiutare il compagno a vincere. Non dovrebbe essere proprio l’Uci a scrivere queste regole?
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