Boaro e il Fancellu ritrovato: nessuna magia, solo lavoro e passione

25.08.2025
6 min
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«Io penso che in tutte le squadre dove si lavora con passione – dice Boaro – le cose vengano da sole. A ottobre saranno due anni che ho smesso e cerco di dare tranquillità ai ragazzi perché so cosa vuol dire correre, ricordo la tensione e lo stress. Invece Alberto ha alle spalle un’incredibile esperienza sul piano dell’organizzazione e aiuta tantissimo anche quello. La simbiosi fra noi due rende questa squadra quello che è».

Come un posto magico, in cui entri zoppicando per uscirne di nuovo in forma, il JCL Team Ukyo di Alberto Volpi e di Emanuele Boaro (sull’ammiraglia) occupa ormai un posto importante nel gruppo. Il rilancio di Malucelli, come pure di Carboni e Pesenti e la rinascita di Fancellu confermano che fra queste mura qualcosa di diverso accada. E il pretesto per parlarne è proprio l’intervista di qualche giorno fa con il comasco arrivato terzo al Czeh Tour, con cui dare il seguito a quella realizzata con lo stesso Boaro al Tour of the Alps: come stanno procedendo le cose?

Manuele Boaro, classe 1987, è stato pro’ dal 2011 al 2023. Dal 2024 è tecnico al JCL Team Ukyo
Manuele Boaro, classe 1987, è stato pro’ dal 2011 al 2023. Dal 2024 è tecnico al JCL Team Ukyo
Hai detto di ricordare bene lo stress delle WorldTour, credi che per i giovani a volte sia troppo?

Abbiamo preso ragazzi che non sono più neanche tanto giovani, perché adesso la tendenza è farli firmare a 18, 19, 20 anni. Abbiamo recuperato qualcuno che, tra virgolette, è stato scartato. Fancellu sembrava fosse all’ultima spiaggia e qui ha trovato la serenità e la tranquillità che nelle grandi squadre è difficile. Anche se, vi dirò, stiamo lavorando veramente come una WorldTour. Nei programmi, con i preparatori e i nutrizionisti, alla fine non ci manca niente. Abbiamo poco personale, il nostro budget non è altissimo, ma questo non significa che non si possa lavorare bene.

Come si fa?

Bisogna trovare le persone giuste e i corridori motivati. Con Alberto abbiamo fatto la scelta di cercare delle persone come Fancellu che abbiano voglia di entrare nel nostro progetto e rimettersi in gioco. Alessandro il prossimo anno andrà alla MBH Bank e ne siamo contenti. La nostra squadra deve essere un trampolino, come l’anno scorso per Malucelli con l’Astana, per Carboni alla Unibet e Pesenti che dopo il devo team della Soudal potrebbe andare alla squadra di Basso. Per noi è motivo di vanto e infatti abbiamo tante richieste di corridori WorldTour o professional. E anche qui dovremo essere bravi a scegliere.

Fancellu, come Carboni e Malucelli, sono atleti di qualità che forse non sono stati accolti o non sono stati in grado di inserirsi bene nel professionismo…

Ho la fortuna di avere 12 corridori e così posso sentirli ogni tre giorni, mentre nelle squadre WorldTour si fa fatica. Guardo la mia esperienza. Quando sono a casa, lavoro H24. Quando sono alle corse, lavoro ancora di più perché c’è il personale da seguire. Ai ragazzi lo dico sempre: «Correte finché potete, perché quando smetterete sarà molto più dura». Io non riesco più ad andare in bici, lo stress aumenta. Però, come dico a tutti, ho scoperto un lavoro bellissimo e spero di farlo veramente per tanti anni.

Le fatiche del Giro d’Abruzzo e i primi piazzamenti hanno dato la scossa a Fancellu che da lì ha preso il volo
Le fatiche del Giro d’Abruzzo e i primi piazzamenti hanno dato la scossa a Fancellu che da lì ha preso il volo
Questa squadra potrebbe lanciare anche Boaro come tecnico?

L’anno scorso ha fatto il corso UCI, che serve per lavorare nelle squadre WorldTour. Purtroppo di solito gli squadroni hanno un gruppo di tecnici consolidato da anni, quindi è difficile entrare. Ma Alberto lo sa e mi ha anche detto che se dovesse arrivare una WorldTour, non sarebbe lui a stopparmi. Io cerco di fare il mio. Stiamo avendo bellissimi risultati. In Repubblica Ceca abbiamo chiuso dietro due WorldTour, ma fino all’ultima tappa eravamo davanti alla Visma. Questo fa capire che stiamo lavorando nella giusta direzione e dobbiamo continuare.

Qual è stata la svolta di Fancellu?

Nessuna magia. Io penso che bisogna parlare coi ragazzi, gli dico sempre di chiamarmi, qualsiasi cosa succeda. Un problema a casa, un problema con la macchina. La comunicazione secondo me è importantissima. Vengo dalla scuola di Bjarne, dove tutto era organizzato nei minimi dettagli e secondo me questo porta i risultati (Boaro ha corso con Riis dal 2011 al 2016, ndr). Fancellu sembra sbadato, però è anche molto pignolo nel suo lavoro. Paga da sé le alture. Di recente è andato a Sierra Nevada e prima era stato a Livigno. Noi purtroppo non possiamo garantirglielo, ma ha investito anche su questo. E’ già un segnale che il ragazzo tiene a quello che fa. Noi da parte nostra cerchiamo di non mettergli tanto stress.

In che senso?

Nel senso che lui è il leader delle corse a tappe, ma non gli diremo mai che deve vincere. Partiamo per la corsa e vediamo cosa succede. Abbiamo cercato di dargli tranquillità. Gli abbiamo detto: «Le qualità le hai: divertiti in bici, cerca di fare quello che ti viene bene». Inutile dire in partenza che la squadra lavorerà per lui. Ma se come in Repubblica Ceca, sarà secondo nella generale, è ovvio che la squadra sarà al suo fianco. Serve a togliere pressione e le risposte arrivano. Al campionato italiano è arrivato nei 15, all’AlUla Tour di inizio stagione si è mosso bene nei ventagli e ha fatto 10° in classifica generale. Ha vinto il Giro del Giappone. Io penso che la Q36.5 si sia pentita di aver lasciato andare.

Lo scorso anno Fancellu era alla Q36.5: il cambio di passo del 2025 è stato davvero notevole
Lo scorso anno Fancellu era alla Q36.5: il cambio di passo del 2025 è stato davvero notevole
Ne avete parlato?

No, lui non parla molto delle squadre passate. Del resto ci diciamo sempre di guardare il futuro e di non pensare al passato. Gli ripeto che devono divertirsi, perché il tempo va veloce e il ciclismo sta cambiando velocemente. Mi ricordo che quando si ritirò, Tosatto mi disse: «Eh, vedrai che il tempo passa in fretta!». Infatti sono già passati 10 anni e anche se ti senti sempre giovane, bisogna far capire ai ragazzi che a 25 anni non riesci quasi più a passare e a 36 sei vecchio. Se invece lavori bene, divertendoti, fai come Malucelli che è arrivato al WorldTour a trent’anni. Fancellu ha avuto la proposta dalla MBH Bank e ha firmato, perché il mercato è difficile. Ma secondo me avrebbe potuto aspettare un po’. Tante squadre hanno gli occhi su di noi per capire chi vada forte.

Chi c’è oltre a lui?

Prendiamo Raccani, per esempio. Anche lui ha avuto una buona stagione. Al Giro del Giappone è arrivato secondo dietro Fancellu, ma se davanti non avesse avuto un compagno, magari l’avrebbe vinto lui.

Il terzo posto al Tzcech Tour che peso ha?

E’ un risultato che fa veramente piacere, perché dimostra che abbiamo lavorato nella direzione giusta. Dico ai ragazzi che non bisogna montarsi la testa, ma di crederci. Lo faccio dalla macchina e anche la sera nel giro delle camere.

Raccani ha vinto due corse: riuscirà anche lui a rilanciarsi in una squadra più grande? (foto JCL Team Ukyo)
Raccani ha vinto due corse: riuscirà anche lui a rilanciarsi in una squadra più grande? (foto JCL Team Ukyo)
Visti i risultati, sapete già quali corridori arriveranno l’anno prossimo?

Al momento abbiamo tantissime richieste, però Alberto dice che vanno confermati quelli che già abbiamo con noi. Capiti i dettagli di chi parte e di chi resta, in base a quelli che confermeremo si vedrà cosa fare. Essendo una squadra giapponese, se prendiamo cinque italiani, abbiamo l’obbligo di avere sei giapponesi. Si occupa Volpi di questi aspetti. Abbiamo una chat in cui condividiamo le idee, ma sappiamo che sarebbe sbagliato avere troppa fretta. Meglio fare dei colpi mirati, anche per capire chi davvero abbia voglia di rimettersi in gioco.

Fancellu è sbocciato. Per la Ukyo un’altra scommessa vinta

22.08.2025
5 min
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Ripercorrere il passato di Alessandro Fancellu era come leggere la trasposizione ciclistica di “Aspettando Godot”. Così almeno fino a quest’anno. Poi c’è stato un “click” che ha iniziato a cambiare il verso della storia: il passaggio al Team Ukyo. Il comasco ha iniziato a mettersi in mostra, a vincere, in contesti certamente modesti rispetto al massimo livello toccato negli anni della Eolo Kometa come nella toccata e fuga alla Q36.5. Ma all’ultimo Czech Tour, con presenze WorldTour di altissimo livello, Fancellu con il suo terzo posto ha dimostrato di essere finalmente sbocciato, a 25 anni, dimostrando che anche nel ciclismo di oggi che punta tutto sui giovanissimi, saper investire e aspettare paga.

Il lariano ha corso quest’anno 40 giorni, con l’ottimo bilancio di 2 vittorie e 14 top 10
Il lariano ha corso quest’anno 40 giorni, con l’ottimo bilancio di 2 vittorie e 14 top 10

Il podio finale dietro i due talentuosi belgi Lecerf e Uijtdebroeks ha dato a Fancellu una nuova consapevolezza di sé, che si coglie parlandoci e partendo proprio dalla corsa della sua rinascita.

«E’ stata una bella gara. Sapevo che c’era gente importante al via – racconta – formazioni WT al massimo livello. Uijtdebroeks era il favorito numero 1, anche se poi alla fine non ha vinto, ma tutti facevano corsa su di lui. Erano quattro tappe ben disegnate: la prima prevedeva un arrivo in volata con un finale tecnico e dove ci sono stati dei buchi dov’era facile perdere terreno. Poi c’era la seconda e la quarta che erano i due arrivi in salita e la terza che era un’altra tappa di pianura, quindi diciamo che non c’era un attimo di tregua».

La vittoria di Lecerf a Dlouhé Strane con la sagoma rossa di Fancellu, unico a reggere il suo attacco, alle spalle
La vittoria di Lecerf a Dlouhé Strane con la sagoma rossa di Fancellu, unico a reggere il suo attacco, alle spalle
Tu hai concluso al terzo posto. Com’è stata la tua prestazione?

Sono soddisfatto. L’unità vera pecca è stata la seconda tappa, il primo arrivo in salita, dove ho cercato di attaccare ai -5. Me la sentivo, ma è stata una mossa poco furba perché era ancora lunga andare all’arrivo. Quando ho visto che non guadagnavo ho un attimo mollato per avere un po’ di gamba, ma nel finale ho sbagliato a impostare la volata perché avrei dovuto essere davanti alla prima curva, invece mi sono fatto anticipare da Lecerf. Ma sono cose che noti solo dopo, sul momento devi solo decidere.

L’ultimo giorno eravate tre racchiusi in 9 secondi…

Uijtdebroeks ha fatto un attacco davvero forte. Io e Lecerf gli abbiamo risposto, ma ci ha staccato di ruota. Alla fine però ha pagato il suo stesso attacco, all’ultimo chilometro ha perso tanto, gli siamo rientrati e io in volata ho pagato dazio, ma sinceramente non potevo fare più di quello che ho fatto.

Il Team Ukyo sta rilanciando Fancellu come ha fatto con Malucelli, Carboni e altri italiani
Il Team Ukyo sta rilanciando Fancellu come ha fatto con Malucelli, Carboni e altri italiani
Vista la partecipazione anche di squadre del WorldTour, questo terzo posto hai la sensazione che valga anche più della vittoria al Giro del Giappone che hai ottenuto quest’anno?

Sicuramente. Senza nulla togliere alla fine a quella gara perché vincere non è mai facile, ma aver vissuto un confronto testa a testa con corridori che poi sono competitivi anche nelle corse più importanti del WorldTour sicuramente ha un valore superiore. Siamo arrivati sempre assieme, quindi sono stato al loro livello e sono molto soddisfatto di questo.

Come ti trovi nella squadra giapponese? C’è la sensazione che finalmente hai trovato l’ambiente giusto per realizzare quelle speranze che avevi destato nelle categorie giovanili…

Mi trovo bene, alla fine è una squadra più piccola rispetto anche a molte continental europee. Ma ci sono dietro persone hanno vissuto nel ciclismo da anni come Volpi e Boaro e fanno la differenza. Hanno una vera competenza e riescono a fare grandi cose pur con un budget risicato. Sono persone molto molto qualificate e questo aiuta.

Il comasco in trionfo al Giro del Giappone, prima gara a tappe conquistata (foto organizzatori)
Il comasco in trionfo al Giro del Giappone, prima gara a tappe conquistata (foto organizzatori)
Finora in 40 giorni di gara hai due vittorie e ben 14 top 10. Ci sono altri corridori che facevano parte del team giapponese, ad esempio lo scorso anno, che poi hanno trovato posto in formazioni del World Tour. Comincia qualche squadra a bussare alla tua porta?

Non nego che qualche contatto comincia a esserci, vedremo con il procuratore, ma qualcosa si sta muovendo e sicuramente la prestazione della scorsa settimana in Cechia ha aiutato molto. Ora però bisogna continuare, poi si vedrà.

Pensi che questa esperienza ti stia un po’ cambiando, rendendo un po’ più consapevole delle tue possibilità?

Sì, senza dubbio. Sono maturato sia dal punto di vista fisico, ma anche come comportamento, come visione generale del mondo che mi circonda. Ho maggiore consapevolezza di quel che posso fare. Ora il nostro calendario non è ricchissimo, ma qualche bella corsa sicuramente ce l’abbiamo. Spero ad esempio che avremo l’invito alla Bernocchi e all’Agostoni che per me sono corse di casa, si passa dove mi alleno e conto di fare molto bene lì.

Nel team giapponese Fancellu ha trovato una nuova consapevolezza, risvegliando l’interesse di qualche team WT
Nel team giapponese Fancellu ha trovato una nuova consapevolezza, risvegliando l’interesse di qualche team WT
Proprio legandoci al fatto che tanti corridori italiani passano dal Team Ukyo per rilanciarsi in ottica WorldTour, vedi ad esempio Malucelli, lo consiglieresti anche ad altri corridori italiani, anche se è una squadra continental?

Sì, decisamente, penso che sia una buona squadra dove sei seguito con tanta attenzione proprio perché sono pochi i corridori nel roster, Volpi li sceglie con cura perché ci crede e te lo fa vedere. In tante squadre dove l’organico è più ampio si finisce che si viene messi in secondo piano. Cogli la fiducia che viene riposta in ogni corridore e penso che sia una delle cose che poi ti aiuta a tirar fuori il massimo.

Doppietta in Giappone, Volpi rilancia Fancellu e Raccani

05.06.2025
5 min
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Primo, Alessandro Fancellu. Secondo, Simone Raccani. Il JCL Team UKYO ha sbancato il Tour of Japan e per tutto lo staff è stato il compimento di un lavoro. Certo, non parliamo di una prova WorldTour, ma il general manager Alberto Volpi chiude con una semplice constatazione ogni obiezione riguardante il livello della gara: «Il nostro è un team giapponese e per noi, a cominciare dalla proprietà, è come il Giro d’Italia per un team italiano o il Tour per un’equipe francese. Ci si gioca tutto, a cominciare dal prestigio».

Fancellu festeggiato sul podio. Vittoria con 21″ su Raccani e 1’09” sull’australiano Dyball (foto team)
Fancellu festeggiato sul podio. Vittoria con 21″ su Raccani e 1’09” sull’australiano Dyball (foto team)

Dominio per tutta la settimana

Appena tornato dal Sol Levante, ancora con i postumi del jet lag, Volpi fa il punto di un’edizione dominata dalla squadra e che rappresenta un po’ uno spartiacque verso il futuro: «Eravamo chiamati a fare il meglio e l’abbiamo onorata come meglio non potevamo. Tre vittorie di tappa con i due italiani più il nostro eritreo Zeray, doppietta in classifica. C’era differenza alla base fra noi e gli altri? Forse, ma quella differenza devi anche metterla per iscritto».

Come vi eravate organizzati per la corsa nipponica? «Noi avevamo fatto una squadra basandoci sull’esperienza del 2024 perché il percorso non era cambiato, stesse tappe. Nella seconda abbiamo quindi attaccato tutto il giorno puntando su Fancellu, lo stesso il quarto giorno con Raccani. Poi c’era la tappa del Monte Fuji e lì abbiamo seguito due direttive. Da una parte proteggere i due primi della classifica, dall’altra lasciare strada libera a Zeray che sapevamo poteva fare la differenza. Alla fine abbiamo fatto bottino pieno».

A Inabe assolo di Fancellu che tiene a 4″ il danese Bregnhoy e ipoteca la corsa (foto team)
A Inabe assolo di Fancellu che tiene a 4″ il danese Bregnhoy e ipoteca la corsa (foto team)

Nessuna scelta dai box…

E’ chiaro però che una situazione del genere, con due uomini della stessa squadra davanti a tutti, imponeva delle scelte per la frazione decisiva. C’era una strategia su chi dovesse essere il vincitore? «Una strategia sì, ma non sul vincitore. Mi spiego meglio: la tappa finale del Monte Fuji aveva molte incognite. Al mattino ci siamo interrogati su che cosa era meglio fare e abbiamo detto chiaramente che la strada avrebbe deciso il vincitore fra i due. Per noi era una situazione ideale perché nel malaugurato caso uno dei due avesse ceduto, l’altro era pronto a subentrare, mentre Zeray poteva puntare alla tappa. Non abbiamo assolutamente dato disposizioni sulla classifica, abbiamo detto invece che doveva vincere semplicemente chi aveva più gambe. Alla fine se la sono giocata, Fancellu ha chiuso 2° a 6”, Raccani 4° a 36”».

Per Alessandro Fancellu questa vittoria era un colpo di spugna su tutto quel che gli è successo da quando è passato pro’? «Diciamo che, a prescindere dalla vittoria finale, lo vedo più sereno di quando è arrivato da noi. Evidentemente aveva bisogno di un ambiente accogliente, fiducioso nei suoi confronti. D’altro canto nel nostro team ci sono tutte le necessarie figure di riferimento e Alessandro ha trovato il giusto supporto, anche a livello psicologico».

Vittoria per Simone Raccani nella quarta tappa lasciando a 2″ l’inglese Stewart (foto team)
Vittoria per Simone Raccani nella quarta tappa lasciando a 2″ l’inglese Stewart (foto team)

L’importanza dell’ambiente

Volpi ha parole dolci sul comasco anche mettendo a frutto la sua enorme esperienza da corridore: «Che avesse i mezzi lo sappiamo tutti, ma non è che bastino quelli per emergere da pro’, devi anche ambientarti, trovare le basi. In questi 3-4 anni pur essendo stato in team importanti non riusciva a esprimersi. Qui ha un ambiente più attento alle sue esigenze, ma così è stato per Malucelli, Carboni, Pesenti, tutti corridori che ora sono nel WorldTour e Alessandro sa che può seguire la stessa strada, se fa bene».

Per Raccani il discorso è un po’ diverso: «Per certi versi più semplice. Quando ha fatto lo stage alla Quick Step si è fratturato l’omero e questo lo ha bloccato. E’ passato alla Polti ma non aveva ancora recuperato e poi passando alla Zalf che pure era una squadra con una tradizione enorme si è sentito retrocesso. Aveva bisogno di fiducia, di tirare fuori quel che ha dentro, anche con un calendario appropriato. Io vedo che settimana dopo settimana sta crescendo, per lui vale lo stesso discorso futuribile fatto per Fancellu».

L’eritreo Nahom Zeray ha completato la festa conquistando la tappa del Monte Fuji (foto team)
L’eritreo Nahom Zeray ha completato la festa conquistando la tappa del Monte Fuji (foto team)

Una commistione che funziona

Considerando i risultati, è possibile un allargamento della rosa italiana? «Domanda delicata. Noi siamo un team giapponese nato per far crescere i ragazzi locali. Appena sono arrivato, ho chiarito subito che dovevamo procedere su due direzioni: accogliere e far crescere i migliori talenti giapponesi ,ma affiancarli a gente europea esperta e in grado di portare risultati, perché solo questa commistione poteva garantire un futuro al team. Quindi abbiamo bisogno di figure che garantiscano un rendimento nelle gare europee, oltre che in quelle asiatiche che hanno un livello giocoforza inferiore».

E allora come procede la ricerca di giovani giapponesi, il livello generale sta crescendo? «Il problema in quel caso non è trovare ragazzi talentuosi perché in una base di praticanti molto, ma molto ampia i talenti ci sono. Non tutti però sono pronti a fare una scommessa su loro stessi, trasferirsi per lunghi tempi in Europa, visto che prevediamo almeno due lunghi periodi di gare nel corso della stagione, stazionando in Brianza a primavera e poi ad agosto-settembre. Per noi trovare ragazzi che accettano è la sfida più importante…».

Boaro: com’è cambiato il Team JCL Ukyo per il 2025?

17.02.2025
5 min
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Manuele Boaro, diesse del Team JCL Ukyo ci risponde di ritorno dal Tour of Oman. E’ il giorno dopo l’ultima tappa, quella che ha consegnato la vittoria a Simon Yates. Frazione nella quale il corridore del UAE Team Emirates-XGR ha strappato la maglia di leader a David Gaudu sull’ultima salita a disposizione. La formazione continental giapponese ha colto invece un dodicesimo posto finale con Zeray, atleta appena arrivato dal devo team della Q36.5 Pro Cycling. Il giovane africano non è l’unico nuovo innesto per la squadra guidata da Alberto Volpi, tra ottobre e dicembre la rosa si è rinnovata parecchio.

JCL Ukyo alla partenza del Tour of Oman
JCL Ukyo alla partenza del Tour of Oman

Continuità

Il JCL Team Ukyo, complice la sua struttura per metà italiana, visto il lavoro svolto da Volpi e Boaro, ha rilanciato tre atleti che per altrettanti motivi erano alla ricerca di una spinta per tornare a mettere la testa fuori dall’acqua. Prima Malucelli è approdato alla XDS Astana Team, poi Pesenti è stato prelevato dal devo team della Soudal Quick-Step. Infine, è partito anche Carboni, arrivato alla professional olandese Unibet Tietema Rocket. Ora la curiosità intorno a questa nuova realtà è alta, soprattutto perché sono arrivati tanti altri ragazzi pronti per seguire le orme di chi li ha preceduti.

«Il gruppo cresce – ci racconta Boaro mentre in macchina viaggia verso casa – per qualcuno dei ragazzi era la prima corsa della stagione. Ci sono stati dei ricambi importanti a livello di rosa e ne siamo felici, perché abbiamo perso dei validi corridori, ma ne sono arrivati altri. Insieme ad Alberto (Volpi, ndr) ci siamo impegnati nel prendere ragazzi sui quali credere».

Alessandro Fancellu, a sinistra, è una delle punte del team continental giapponese
Alessandro Fancellu, a sinistra, è una delle punte del team continental giapponese
Come sono stati scelti?

Abbiamo cercato di guardare le caratteristiche tecniche e atletiche. Ci sono arrivate tantissime richieste durante la pausa di fine stagione, anche da corridori di formazioni WorldTour. E’ una cosa che ci fa sicuramente piacere. Ci siamo affidati a corridori giovani e con voglia di fare. I nuovi arrivati hanno tutti un’età compresa tra i 22 e i 25 anni. Secondo me sono ragazzi con qualcosa da dire.

Quali?

A mio modo di vedere Alessandro Fancellu è quello con maggiori garanzie a livello atletico. Garibbo, invece, penso abbia ancora tanto da esprimere e arriva da una stagione sfortunata. Raccani e D’Amato sono giovani, ma hanno tanto margine e su di loro puntiamo tanto. Sarà difficile replicare quanto fatto nel 2024, servirà ricreare un rapporto di fiducia reciproco.

Avete cercato di sostituire i corridori italiani con un rapporto uno a uno?

Siamo andati verso atleti con le stesse caratteristiche, o comunque simili. D’Amato è il nostro uomo più veloce, che non ha paura di buttarsi nella mischia. Con il nostro calendario potrà dire la sua. Penso che Raccani e Garibbo siano state le scelte giuste per sostituire Pesenti e Carboni.

Degli altri che ci dici?

L’arrivo di Zeray è stata una buona occasione colta al momento giusto. Lui sarebbe dovuto andare nella formazione principale della Q36.5 Pro Cycling, ma l’arrivo di Pidcock gli ha tolto spazio. Le sue qualità in salita ci potranno tornare molto utili.

Nahom Zeray, atleta eritreo classe 2002 arriva dal devo team della Q36.5 Pro Cycling
Nahom Zeray, atleta eritreo classe 2002 arriva dal devo team della Q36.5 Pro Cycling
Una rosa divisa a metà visto che ci sono sei ragazzi giapponesi.

Il progetto è di farli crescere per portarli a competere in gare di alto livello con la maglia della nazionale, come Olimpiadi e mondiali. Non sarà facile coordinare il tutto anche perché vogliamo portare i corridori a fare lo stesso numero di corse e coordinare gli impegni tra il calendario italiano e quello asiatico non sarà facile. Non vogliamo che a fine anno ci siano atleti con settanta giorni di gara e altri con trenta, non è la nostra filosofia.

Le prestazioni della scorsa stagione hanno accesso i riflettori sulla vostra realtà.

Se i tuoi corridori vengono selezionati e scelti da una formazione WorldTour vuol dire che lavoriamo bene. Ci notano e questo non può fare altro che piacere. Non nascondo che noi stessi abbiamo delle ambizioni, ad esempio nel 2026 vorremmo diventare una professional. E’ una cosa che si capirà nei prossimi mesi, però i ragazzi che sono qui hanno una bella chance. Non è stato semplice chiudere la rosa a dodici corridori e dover dire tanti “no” a dicembre. Avere così tante richieste è un segnale positivo, vuol dire che stiamo lavorando bene, d’altronde Alberto Volpi arriva dal WorldTour e ha portato con sé quel modo di fare.

Il vostro è un calendario di livello…

In Europa riusciamo a ritagliarci spazio, quest’anno saremo al via del Tour of the Alps per la seconda stagione consecutiva. Faremo, come già fatto nel 2024, anche una buona parte del calendario asiatico. Non dimentichiamoci che la squadra è giapponese, e abbiamo con noi anche il campione nazionale Marino Kobayashi.

La casa in Brianza è rimasta?

Sì, sarà di appoggio per i ragazzi asiatici, così che potranno rimanere in Italia e allenarsi per le gare europee.

Raccani afferra l’occasione JCL UKYO e guarda all’Asia

28.12.2024
5 min
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La JCL Team UKYO nella passata stagione si è dimostrata tra le migliori formazioni continental al mondo, posizionandosi al terzo posto della classifica a loro dedicata. Davanti al team giapponese si sono piazzati i malesiani del Terengganu e il devo team della Lidl-Trek. Il salto in avanti fatto dalla squadra guidata da Alberto Volpi è sotto gli occhi di tutti. Nel 2024 le sue fortune erano arrivate da corridori italiani come Malucelli, Pesenti e Carboni. Tutti e tre gli azzurri hanno sfruttato il trampolino offerto dalla JCL Team UKYO per lanciarsi in formazioni più grandi e ambiziose

Nel progettare il 2025 Volpi e i suoi hanno così pensato di ritornare a cercare ragazzi dall’Italia. Sono arrivati così Simone Raccani, Andrea D’Amato, Nicolò Garibbo e Alessandro Fancellu. Tutti con ambizioni e motivazioni differenti. 

Raccani dovrebbe ricalcare il calendario fatto da Pesenti in maglia JCL Team UKYO
Raccani dovrebbe ricalcare il calendario fatto da Pesenti in maglia JCL Team UKYO

La voglia di Raccani

Chi ci ha stimolato maggiore curiosità è Simone Raccani, il veneto di Thiene dopo un passato recente molto difficile ha ritrovato la voglia di combattere e pedalare. Una grande mano gliela ha data la Zalf Fior, che però a fine stagione ha chiuso i battenti. Ma le motivazioni di Raccani sono tornate, più solide che mai, e allora si è gettato in questa avventura con entusiasmo. 

«E’ da un po’ che sono tornato ad allenarmi – racconta appena rientrato da un’uscita – esattamente dal 10 novembre scorso. Ora ho avuto modo di testare i materiali e i kit del prossimo anno. Non manca nemmeno tanto al rientro in gara, visto che dovrei partire per l’AlUla Tour a fine gennaio. Prima, però, andrò in ritiro con gli altri italiani della JCL in Spagna. Dovrei fare le stesse gare che l’anno scorso sono toccate a Pesenti e Malucelli. Vedremo quando arriverà la conferma, ma rimane il fatto che la squadra è parecchio ambiziosa».

Raccani è tornato a correre quest’anno nelle file della Zalf, che ha creduto in lui (photors.it)
Raccani è tornato a correre quest’anno nelle file della Zalf, che ha creduto in lui (photors.it)
Torniamo al 2024, che stagione è stata?

Riprendere le gare non è stato semplice. Non correvo da sei mesi, da agosto del 2023. Il ritorno in gruppo però è stato in crescendo e da aprile a fine stagione sono stato molto costante. Al Giro d’Abruzzo, gara dedicata ai professionisti, ho fatto bene terminando nei primi venti nella tappa di Prati di Tivo. 

Dopo due anni difficili essere ritornato alla Zalf come ti ha fatto sentire?

Ho corso con loro per due stagioni, nel 2021 e nel 2022, prima di fare lo stage con la Quick Step. Anche quando poi nel 2023 sono andato in Eolo ci siamo lasciati bene, mi conoscono bene. Grazie a Gianni Faresin ed Egidio Fior ho ritrovato la spinta che mi mancava. Pensare che nel 2025 non ci saranno più mi crea un grande dispiacere. 

Al Giro del Veneto, nell’ultima tappa arriva la vittoria e la classifica generale
Al Giro del Veneto, nell’ultima tappa arriva la vittoria e la classifica generale
Voi lo sapevate da un po’?

Da metà anno era arrivata la voce che non avremmo proseguito la prossima stagione. Poi nell’ultimo mese di gare c’è stata la conferma. La Zalf ha lanciato tanti corridori tra i professionisti e sono felicissimo di aver indossato i loro colori. 

Con loro hai trovato nuovo entusiasmo, cosa ti è rimasto degli ultimi due anni?

Diciamo che purtroppo sono stato molto sfortunato perché nel momento cruciale, nel 2022 durante lo stage con la Quick Step, sono caduto. Ho perso tutto il periodo con loro e una bella chance. E’ stata una batosta forte. 

Nel 2022 Raccani era stato selezionato dalla Quick Step per fare uno stage, opportunità terminata con una brutta caduta
Nel 2022 Raccani era stato selezionato dalla Quick Step per fare uno stage, opportunità terminata con una brutta caduta
Quando hai ripreso nel 2023 come ti sentivi?

Strano, perché non ero sicuro. In gara avevo paura di cadere e di farmi male. Non riuscivo a stare in gruppo. Quelli sono traumi che rischiano di restarti dentro. Poi correvo con una placca al polso. 

Tanto da fermarti per poi ripartire nel 2024. 

A inizio anno ho tolto la placca e mi è tornata un po’ di fiducia nel muovermi in corsa e sono migliorato. 

Quando è arrivata la proposta della JCL Team UKYO?

Dopo la vittoria al Giro del Veneto mi hanno fatto la proposta. La squadra l’avevo già sentita, poi una volta a casa ho controllato il calendario, i materiali con cui corrono e tutto il resto… Mi è sembrata fin da subito un’ottima scelta. Da quando è arrivato Volpi sono cresciuti parecchio, tanto da raccogliere parecchi risultati. 

Nel 2023 aveva corso in maglia Eolo, ma l’esperienza non fu positiva
Nel 2023 aveva corso in maglia Eolo, ma l’esperienza non fu positiva
Un passo ulteriore?

Sicuramente non è una formazione paragonabile a una continental italiana. Anzi, la considero una “falsa” continental visto che il calendario è paragonabile a quello di una professional. 

Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?

Di mettermi al servizio del team e di provare a raccogliere dei buoni risultati personali. Nelle corse di casa, come il Tour del Giappone, mi piacerebbe fare bene. Così come negli arrivi in salita. Sulla carta avremo modo di fare gare di alto livello, come il Tour of the Alps. Sono arrivati anche sponsor importanti, come Mitsubishi. Mi è stata concessa una chance che in pochi hanno, voglio sfruttarla al massimo

Bisacce piene, morale alto: Volpi rilancia la corsa all’oro

03.12.2024
7 min
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Con Carboni, Malucelli e Pesenti che hanno cambiato squadra, il JCL Team Ukyo riparte per la nuova stagione forte dei risultati del 2024 e la sensazione di aver trovato la chiave per farlo ancora. Alberto Volpi racconta e attraverso le sue parole la nuova squadra prende forma. Il comunicato diffuso ieri ha reso noti i nomi dei quattro italiani selezionati per la prossima stagione. D’Amato, Fancellu, Garibbo e Raccani saranno la spina dorsale italiana della continental giapponese, che nel 2024 ha conquistato 16 corse.

Alberto Volpi, classe 1962, all’inizio del secondo anno da team manager del JCL Ukyo
Alberto Volpi, classe 1962, all’inizio del secondo anno da team manager del JCL Ukyo
La squadra ha fatto la sua parte, anche abbondantemente…

Sì, anche io sono contento, con tutta onestà. Quando ti aspetti delle cose belle che poi non arrivano, dici di essere moderatamente insoddisfatto. Mentre io devo dire il contrario. Avevo previsto di fare bene, ma siamo andati meglio delle previsioni. E’ la legge della compensazione, a volte i corridori ti stupiscono. Però quello che è stato è stato, adesso dobbiamo guardare avanti e cercare di fare ancora bene. E’ la nostra condanna (sorride, ndr).

Ti aspettavi che l’anima europea e quella giapponese si integrassero così bene?

Lo staff e i corridori sono veramente di buona qualità umana. Quando hai questo ingrediente, è solo questione di tempo, aspettare che si conoscano e si mettano insieme. Poi è chiaro che avevo anche tre italiani – due su tre molto esperti – che ci hanno messo del loro. Hanno trovato terreno molto fertile nei ragazzi giapponesi, quindi non è stato difficile che si integrassero. In realtà non mi ero neanche posto il problema dell’integrazione, è venuto tutto naturale.

Volpi aveva visto giusto: Carboni aveva solo bisogno di pazienza e di rispolverare le sue doti (foto JCL Team Ukyo)
Volpi aveva visto giusto: Carboni aveva solo bisogno di pazienza e di rispolverare le sue doti (foto JCL Team Ukyo)
Avevi tre italiani, hanno ottenuto i migliori risultati, ma sono andati via…

Abbiamo cominciato una trattativa dall’inizio di luglio. Avevano delle richieste importanti da altre squadre che io non potevo soddisfare in termini economici. Come in tutte le aziende, ho dovuto fare i conti con il budget e mi è molto dispiaciuto non poterli riconfermare. Credo sia stato giusto che abbiano colto le occasioni. Sono venuti da noi con la voglia di rivalutarsi e rilanciarsi e ci sono riusciti in pieno. Hanno dato tanto, noi gli siamo stati vicini ed era giusto che proseguissero la loro strada. Quando inizialmente in Giappone ho detto che sarebbero andati via, anche Malucelli che aveva vinto tanto, è certamente dispiaciuto, ma hanno riconosciuto che avessimo fatto delle scelte giuste. Anche questo è un motivo di orgoglio. Perdere delle persone di valore non è così sempre negativo, vuol dire che hai dato loro qualcosa di importante.

Che cosa ha rappresentato per la squadra giapponese aver vinto il Giro del Giappone con Carboni?

E’ stato un ottimo risultato. Subito prima, abbiamo vinto con Atsushi il Tour de Kumanu, la gara di preparazione. Vincere con un ragazzo giapponese a me fa super piacere, perché la matrice della squadra è chiara. Per cui i ragazzi europei servono per dare più qualità e questo l’hanno fatto. La mission sarebbe quella di portare fuori l’Arashiro del futuro. C’è da lavorare, però quando vince un corridore giapponese puoi essere davvero soddisfatto.

Malucelli ha vinto dieci corse: il miglior biglietto da visita per approdare all’Astana. Per Volpi impossibile trattenerlo
Malucelli ha vinto dieci corse: il miglior biglietto da visita per approdare all’Astana. Per Volpi impossibile trattenerlo
Come si rimpiazzano gli europei che sono partiti?

Adesso è complicato. Vivo in questo ambiente da tantissimi anni. Le cose sono cambiate per via delle varie categorie e degli sviluppi che ci sono stati nelle squadre WorldTour, che hanno integrato nella loro galassia anche i team di sviluppo. Noi siamo una continental un po’ anomala, ci vedono quasi come una professional perché riusciamo a partecipare a gare di livello. Per questo ci dicono che abbiamo un buon appeal, ma nonostante ciò è sempre più difficile trovare corridori giovani di un certo livello, perché se li accaparrano tutti i devo team, a partire da Redbull e Visma.

Quindi come si fa?

E’ un lavoro lungo, hai le amicizie, qualche valutazione fatta con dei test che permettono di individuare se il motore ha una certa portata, ma non sono tutto. Basarsi solo sui numeri non è la ricetta gusta. Possono pure avere un buon motore, ma se li porti su strada e non sanno stare in gruppo e far fruttare le loro doti oppure usare la testa, non vanno lontano. I numeri devono coincidere con la vera identità del corridore, altrimenti rischi che ti aspetti tanto e non ti danno niente.

Volpi soddisfatto: Pesenti si è messo in luce in gare dure come l’Abruzzo e il Romagna
Volpi soddisfatto: Pesenti si è messo in luce in gare dure come l’Abruzzo e il Romagna
Su cosa avete puntato per fare le vostre scelte?

Abbiamo deciso di avere fiducia nei giovani, sapendo che hanno bisogno del loro tempo. Aleotti, per fare l’esempio di un corridore che cresce in uno squadrone, sta venendo fuori gradualmente e con sostanza: non sono tutti come Evenepoel. Ne abbiamo cercati alcuni che per caratteristiche e voglia di dimostrare, possono fare il salto di qualità. Devi lavorare solo su quello, perché il giovane fenomeno ha addosso gli occhi dei procuratori. I ragazzi che sono andati via avevano le loro motivazioni forti e quelle fanno la differenza. Pesenti ad esempio…

Cosa avete visto in lui?

Thomas veniva dalla Beltrami, me ne avevano parlato bene, però non aveva ancora fatto corse di alto livello tecnico. Qui si è integrato bene anche nelle gare più toste e si è guadagnato un posto nel devo team della Soudal. Malucelli ha sempre vinto, era il più affidabile sotto il profilo del rendimento e sapevamo che in certi contesti poteva fare egregiamente la sua parte. Carboni veniva da un periodo difficile, ma si vedeva che avesse dentro qualcosa. Bisognava avere un po’ più di pazienza e fortuna e sperare che tirasse nuovamente fuori le sue qualità, cosa che ha puntualmente fatto. Si è sempre fatto trovare pronto nelle gare in cui era leader e ha lavorato molto bene con il gruppo giapponese.

La carriera di Fancellu non è stata lineare: il team giapponese è una sorta di ultima chance? Volpi ci crede
La carriera di Fancellu non è stata lineare: il team giapponese è una sorta di ultima chance? Volpi ci crede
Ci sono quattro nuovi italiani. 

Simone Raccani viene dalla Zalf. Due anni fa era stato preso dalla Quick Step come stagista a Burgos, ma è caduto e si è rotto un gomito. E’ andato alla Eolo-Kometa, invece l’anno scorso è tornato dilettante. Non tutti sono pronti per il salto a vent’anni, ma resta che ha fatto dei buoni risultati in salita. D’Amato viene dalla Biesse-Carrera, è un buon corridore, anche molto veloce. Non quanto Malucelli: si avvicina di più alle qualità di un Colbrelli, fatte tutte le distinzioni possibili. Poi abbiamo Garibbo, che arriva dalla Technipes, la squadra di Cassani, e quanto ai punteggi è stato uno dei più bravi dilettanti del 2024. Infine Fancellu, che arriva dalla Q36.5.

Una scommessa come quella su Carboni?

La squadra non lo ha confermato, ma resta un ragazzo che da junior si piazzò terzo al mondiale vinto da Evenepoel, è stato quinto a un Tour de l’Avenir, per cui un po’ di qualità le ha, vediamo se riusciamo noi a regolare la centralina. Ne ho parlato con Zanatta per un mese e mezzo, dato che ho cominciato a pensare a lui ad agosto. Ci sentiamo spesso e Stefano ci ha lavorato tanto. Mi ha detto che gli darebbe ancora una chance, per cui alla fine abbiamo deciso di crederci.

Al JCL Team Ukyo di Alberto Volpi arriva anche Garibbo, qui primo al Matteotti di Marcialla (foto Fruzzetti)
Al JCL Team Ukyo di Alberto Volpi arriva anche Garibbo, qui primo al Matteotti di Marcialla (foto Fruzzetti)
Questo è il quadro?

Ci sono altri nomi in arrivo, ma li sveleremo nei prossimi giorni. Il ciclismo è cambiato anche in questo, non è come prima che si diceva tutto subito, anche la comunicazione ha i suoi tempi. Per il resto i materiali restano gli stessi, le bici Factor, le ruote Shimano e le gomme Vittoria. Iniziamo fiduciosi, perché abbiamo visto che il nostro metodo di lavoro funziona. Gli anni non sono mai tutti uguali, lavoreremo perché anche questa sia un’ottima stagione.

L’exploit della JCL Ukyo, tra metodo di lavoro e futuro

12.10.2024
5 min
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Tre vittorie di tappa, secondo posto nella generale e maglia arancione della classifica a punti. Non è il bottino di una squadra WorldTour ma del JCL Team UKYO al Tour de Langkawi. Parliamo quindi della continental gestita da Alberto Volpi.

Prestazioni che non potevano certo passare inosservate, come quel che nel complesso la squadra ha ottenuto nel corso della stagione: ben 16 vittorie (per ora), e queste ultime della Malesia sono state ottenute in una gara di classe .Pro, vale a dire inferiore solo a quelle del WorldTour.

Alberto Volpi da questo inverno è team manager della squadra giapponese (foto Team JCL Ukyo)
Alberto Volpi da questo inverno è team manager della squadra giapponese (foto Team JCL Ukyo)
Alberto, si può dire che per questa prima vostra stagione si può essere soddisfatti…

E come potrei non esserlo? A “tre minuti” dalla fine della partita siamo andati oltre quel che mi aspettavo. Siamo al secondo posto nel ranking dell’Asia Tour (la classifica UCI continentale, ndr). Non riusciremo a vincere perché c’è troppo gap con la Terenggannu ma siamo contenti.

Boaro, il tuo diesse, in Malesia ci parlava di una squadra dalla “burocrazia semplice”, che per certi aspetti è anche normale visto che è una continental. Però poi le cose devono funzionare…

La squadra in effetti è impostata in modo semplice ma professionale. Ognuno ha il suo ruolo. Chiaro che non è facile ogni anno reperire corridori di livello e far crescere molto gli atleti giapponesi. Quest’anno siamo riusciti a inserire atleti italiani che ci hanno fatto fare un salto di qualità. 

Qual è il vostro metodo di lavoro?

Premetto che alla base servono i corridori. Ma abbiamo ottime bici, le Factor, le stesse che usa la Israel-Premier Tech, componentistica Shimano, specie per quel che concerne le ruote. A questo elemento nel suo insieme abbiamo dedicato molta attenzione. Non è stato un caso che abbiamo scelto Vittoria per le gomme. Potevamo averle gratis di un’altra marca, ma le abbiamo acquistate perché crediamo nella bontà del prodotto, del marchio. Sappiamo che questa gomma è sicura, prima cosa, e che è performante. E lo stesso vale per l’abbigliamento, per i nostri body. Nessun segreto particolare quindi: lavoro e umiltà. Inoltre credo che abbiamo fatto un calendario all’altezza del nostro livello. E per questo abbiamo i ragazzi per organizzarci bene. Ognuno ha il suo preparatore e noi un coordinatore. C’è a disposizione un nutrizionista.

La Factor Ostro di Malucelli…
La Factor Ostro di Malucelli…
Come mai la scelta di prendere un diesse fresco di gruppo?

Ho scelto Manuele, che di vento in carriera ne ha mangiato tanto, cosa che insegna molto. Lui vede delle cose dal basso, con umiltà. Parliamo la stessa lingua. C’è un problema? Lo comprendiamo, lo affrontiamo, lo risolviamo. E’ come se avessimo confezionato un vestito su misura a questo team. Posto l’atleta al centro, cerchiamo di tirare fuori al massimo le sue qualità e gli costruiamo attorno un calendario idoneo. Il livello di comunicazione, per forza di cose, è molto stretto e funzionale. 

Chiaro…

Abbiamo tre europei, un australiano e una grossa parte di giapponesi, i quali sono educatissimi. Loro si sono messi subito a disposizione. E nel farlo sono cresciuti. Certo, per arrivare a tutto questo c’è un bel lavoro dietro!

Tra l’altro la tua finestra lavorativa con il Giappone è molto breve per via del fuso orario…

Alle 6 del mattino sono già in pista, mentre a Tokyo sono le 13. Ma per i vari feedback e relative organizzazioni riusciamo ad essere efficienti. La rete di comunicazione, come dicevo, è breve e non c’è dispersione di informazioni.

Importante l’apporto dei corridori giapponesi, che sono cresciuti molto
Importante l’apporto dei corridori giapponesi, che sono cresciuti molto
Alberto, hai parlato di calendari, come fate a tesserli? Voi team continental siete legati agli inviti e spesso questi arrivano all’ultimo. E di conseguenza come fanno i ragazzi a prepararsi?

Vero e infatti bisogna partire prestissimo. Noi non abbiamo diritti di partecipazione, quindi se voglio che la JCL Ukyo vada alla Coppi e Bartali mi devo muovere molto, molto prima e ovviamente aspettare le decisioni delle WorldTour, poi delle professional… So come funziona, magari ti rispondono a gennaio. Per 27 anni sono stato in top team. Va un po’ meglio con le gare in Asia.

Anche perché ormai con Terenggannu siete dei team importanti… A proposito di 27 anni in grandi team: ti manca l’ammiraglia?

No, ma vado quando posso a vedere le corse dal vivo. Il ciclismo è e resta anche una passione. Ci andavo sin da piccolo. Ma si è presentata questa opportunità di fare il team manager, c’è un bel progetto e l’ho colto al volo. E poi dopo tanto tempo era giusto cambiare. E’ giusto che ci sia un cambio generazionale e che ora in ammiraglia ci sia Boaro.

La domanda più importante Alberto: c’è l’idea di diventare una professional?

Abbiamo l’obiettivo, l’esperienza e le persone per fare una professional. Tuttavia io non ho mai fatto proclami neanche quando dirigevo Sagan e Nibali figuriamoci adesso. Questa cosa riguarda più il Ceo del team, Ukyo Katayama. Lui ha detto che in pochi anni vorrebbe essere al via del Tour. Io gli ho spiegato che è un percorso lungo e difficile e che in tanti hanno fallito. Penso, per esempio alla Uno-X, quanto ci ha messo per arrivare al Tour? Diciamo che c’è un ragionamento in essere per fare la professional nel 2026 e da lì lavorare per andare ad un grande Giro. Ma bisogna presentarsi bene, sotto ogni punto di vista per avere appeal. Servono buoni rapporti con le grandi organizzazioni, vedi Rcs e Aso: loro guardano molto a questi aspetti.

La potenza di Malucelli che con le sue volate ha portato 10 vittorie al team
La potenza di Malucelli che con le sue volate ha portato 10 vittorie al team
Certo, una buona immagine oggi è fondamentale…

Poi è chiaro, e lo ripeto, alla base servono i corridori e un buon budget. Già da professional cambia tutto: servono più medici, più atleti, più personale, più mezzi. Vediamo se Ukyo riuscirà a reperire sponsor importanti. Io mi devo occupare del funzionamento della squadra.

Il prossimo anno che JCL Ukyo vedremo?

Per prima cosa una JCL Ukyo senza Malucelli, Carboni e Pesenti: loro ci lasciano, tra chi ha avuto offerte importanti e chi si sta muovendo per altre vie. Da una parte il loro addio mi dispiace, dall’altra mi rende contento perché significa che abbiamo fatto le scelte giuste nel prenderli. Pertanto senza di loro dovrò ridiscutere la parte italiana del team. E non è facile rimpiazzare atleti così. Ripartiremo da ragazzi giovani, ragazzi che ad intuizione abbiano determinati margini di crescita.

Volpi si fa in quattro (tra Giappone e Italia) per il JCL Team UKYO

20.02.2024
6 min
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Il team JCL UKYO ha iniziato la sua stagione, viaggiando e correndo in giro per il mondo. La continental nipponica, che da quest’anno vede una grande matrice italiana e un progetto di crescita ben delineato, ha trovato la sua dimensione. La vita di Alberto Volpi, manager della squadra, è diventata ancor più frenetica di quando lavorava nel WorldTour (foto apertura JCL Team UKYO). Le cose da fare sono le stesse, ma la macchina organizzativa non prevede lo stesso numero di bulloni, e far girare gli ingranaggi non è sempre semplice. 

«Sono di ritorno da Colle Brianza (provincia di Lecco, ndr) – ci dice subito Volpi al telefono – sono stato con i ragazzi e ho mostrato loro la casa dove si appoggeranno per i prossimi mesi. Per il momento ci sono tre giapponesi, rientrati giovedì dall’Oman. In questi giorni con loro ci saranno delle persone di fiducia che gli mostreranno le strade sulle quali allenarsi. Assieme a loro vivono un meccanico, un massaggiatore e il fotografo».

Due mondi, due staff

L’esordio del JCL Team UKYO è avvenuto tra le dune del deserto saudita, poi si sono spostati in Oman e ora tocca al calendario europeo. Non ci si ferma mai, il tempo per riprendere fiato è davvero poco

«Le trasferte sono sempre complicate – continua Volpi – devi pensare al trasporto delle bici, dei materiali, preparare i documenti per le dogane, i visti. Sono sempre procedure impegnative, c’è tanto da fare ed è un compito che ricade su di me, ma grazie alla mia esperienza so come destreggiarmi. Certo, ora siamo in pochi, ma tutti ci diamo una grande mano.

«L’impatto è stato buono – racconta – siamo tutti soddisfatti. Organizzare la vita di tutti non è semplice, ma dall’altra parte ho trovato persone volenterose e che hanno grande rispetto. I ragazzi e lo staff che vive a Colle Brianza rimarrà per tre mesi. Una volta finito questo periodo, torneranno in Giappone e affronteremo qualche gara lì. Abbiamo due staff praticamente: quello in Italia e l’altro, ridotto, in Giappone. Quest’ultimo è composto da un meccanico e due massaggiatori».

Il materiale per le gare arriva dal Giappone o lo avevate già qui in Italia?

Un mix delle due cose. Alcune cose dal Giappone, come il materiale meccanico, le ruote e le bici. La parte di alimentazione e dell’integrazione, invece, dall’Italia. Assemblare il tutto non è stato semplice a causa del viaggio.

Cosa vuol dire avere una squadra divisa in due?

Che tutto va organizzato al meglio. In questo momento è semplice, facciamo arrivare i corridori con il visto da turista, della durata di tre mesi. Una volta finito questo periodo loro sono costretti a tornare in Giappone per i successivi tre. Il massimo di giorni consecutivi che possono fare in Italia con questo visto è 180. Con il calendario che abbiamo è fattibile, ma in futuro potrebbe servire un altro genere di visto. 

Quello lavorativo?

Esatto, che però burocraticamente è più complicato da ottenere. Dovresti avere una società in Italia che si prenda la responsabilità delle persone e dei corridori. 

I contatti con la parte giapponese sono semplici?

Mi devo svegliare presto, ma si fa tutto con mail e videochiamate. La finestra per lavorare insieme è corta, a causa del fuso orario. Quando da noi sono le 7 del mattino da loro sono le 15. Quindi la prima cosa che faccio al mattino è mettermi in contatto con loro. 

L’abbigliamento, i caschi, le bici, tutto era in ordine per i primi appuntamenti?

Siamo partiti con tutti i prodotti ufficiali, senza problemi. Ora stiamo attendendo che ci inviino del materiale come caschi, occhiali e divise. La fornitura è annuale, ma a breve servirà un’integrazione, soprattutto per i materiali di usura: come le divise. Siamo in attesa che il nostro fornitore, Santic, ci dia risposta.

Il calendario è stato assemblato bene?

Siamo davvero felici di questo inizio. Andare a fare una corsa di Aso come il Tour of Oman non è scontato per un team continental. Il 28 febbraio ci sarà la prima gara del calendario italiano: il Trofeo Laigueglia. Per noi è un appuntamento importante, si tratta di una corsa 1.Pro. Successivamente andremo al Tour de Taiwan. Avevamo anche l’invito per il Giro di Sicilia e di Calabria, ma sembra che non saranno organizzate. Uno degli appuntamenti più importanti sarà il Tour of the Alpes, saremo l’unica continental presente. 

In Oriente quando andrete?

Dopo Taiwan correremo il Tour de Kumano e Giro del Giappone, due corse in casa. Infine abbiamo il Giro di Korea, finiti questi appuntamenti ognuno tornerà a casa per correre i propri campionati nazionali.

Avrai altri appuntamenti in Giappone?

Proprio in occasione del Giro del Giappone. Avrò modo di incontrare la parte organizzativa e pianificare il futuro, in vista anche di altri investimenti. Ho un grande margine di manovra all’interno del team, tanto che sono io che gestisco il budget, ma poi serve dare conto ai vertici. Siamo fiduciosi e lanciati in questa prima stagione, vi faremo sapere come andrà!

Boaro e l’ammiraglia: la somma di tante esperienze diverse

19.02.2024
5 min
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Una volta scesi dalla bici ci si accorge che la vita e il mondo del ciclismo sono diversi da come li si è sempre visti. Anzi, assume sfumature differenti: ci si accorge di cose che magari prima erano solamente un contorno sfocato. Manuele Boaro ha terminato la sua carriera a ottobre e un mese dopo era già nei panni del diesse (foto di apertura JCL Team UKYO). La squadra è la continental giapponese JCL Team UKYO della quale vi abbiamo raccontato obiettivi e i progetti. Ma com’è cambiata la vita di Boaro?

«Dalla macchina – ci dice subito – è un’altra prospettiva, qui da noi ci sono atleti che hanno tanta voglia, chiedono e imparano in fretta. In Oman stavamo anche per vincere, peccato abbiano ripreso Earle negli ultimi 150 metri. Devo ammettere che dietro il traguardo avevo il cuore a mille, pensare di vincere alla prima corsa dove ero da solo come diesse mi ha emozionato parecchio. Se mi fermo ancora, mi sale l’adrenalina del momento». 

La prima gara della stagione Volpi e Boaro, a destra dei corridori, l’hanno fatta insieme (foto team JCL UKYO)
La prima gara della stagione Volpi e Boaro, a destra dei corridori, l’hanno fatta insieme (foto team JCL UKYO)
Com’è andata la prima gara?

Bene, per fortuna all’AlUla Tour c’era Volpi che con la sua enorme esperienza mi ha aiutato tanto. Poi io ho fatto del mio meglio, cercando di assimilare il più possibile, ma è un modo completamente nuovo.

Cosa ti ha insegnato Volpi?

Nelle prime gare mi ha aiutato a capire l’ordine delle ammiraglie, come comportarsi con la giuria, le regole… Ci sono da imparare tante cose e molte sono dei dettagli. Alberto è bravo a spiegare sia prima che dopo la corsa. Ho tanta esperienza in gara, ma la mia più grande fortuna è quella di aver avuto diesse e manager che mi hanno passato qualcosa. Questo l’ho notato anche in Volpi.

Al Tour of Oman Boaro si è ritrovato da solo a gestire le dinamiche di corsa: test superato (foto team JCL UKYO)
Al Tour of Oman Boaro si è ritrovato da solo a gestire le dinamiche di corsa: test superato (foto team JCL UKYO)
In che senso?

Alberto ha la sua impronta, come tutti, però ha molte cose che gli sono state passate da Ferretti.

Tu hai qualche diesse che ti ha trasmesso più di altri? 

Bjarne Riis, lui come diesse aveva una marcia in più che mi ha lasciato. Ha trasmesso tanto: il modo di lavorare, di fare squadra e altro ancora. I ragazzi devi cercare di conoscerli anche al di fuori della bici, così diventa facile fare gruppo e costruire qualcosa. 

Hai qualche ricordo particolare di Bjarne Riis?

Aveva la passione, se così possiamo dire (fa una risatina, ndr) di fare dei ritiri particolari e stravaganti. Una scelta che poi tornava utile, perché con certe esperienze la squadra si unisce, si fortifica. Io non sono ancora riuscito a proporre dei ritiri diversi, ma ci penseremo, bisogna chiedere a Volpi (ride, ndr).

Creare un gruppo coeso si sta rivelando semplice, grazie alla curiosità dei nuovi (foto team JCL UKYO)
Creare un gruppo coeso si sta rivelando semplice, grazie alla curiosità dei nuovi (foto team JCL UKYO)
La prima gara da solo è stata in Oman, com’è andata?

Bene, ero un po’ teso ma ho cercato di rimanere sereno e trasmettere tranquillità alla squadra. Ho seguito i consigli di Volpi, ma ho messo anche del mio, soprattutto nelle piccole cose, nei dettagli.

Ad esempio?

Cercavo di non stressare troppo i corridori via radio, oppure nelle riunioni la sera dicevo le cose essenziali, così da tenerli concentrati. Poi ho commesso i miei errori, ma è giusto così, fa parte della crescita come diesse.

Gli insegnamenti passano da tutte le fasi di gara: dallo scegliere la fuga giusta al rifornimento
Gli insegnamenti passano da tutte le fasi di gara: dallo scegliere la fuga giusta al rifornimento
Quali errori hai commesso?

Magari nel passare qualche borraccia o nel dare indicazioni via radio. Ad una tappa ho sbagliato a dare un’indicazione per una curva. Oppure a una delle prime frazioni sono partito con i fogli sul cruscotto, la radio appoggiata e alla prima curva è volato tutto in giro. Cose piccole, ma che si imparano con l’esperienza. 

Com’è approcciarsi alle corse da diesse?

Diverso. Devi preparare tutto a casa: piani, slide e tutto il resto. Così una volta che si è alle corse devi pensare solo alle cose piccole, ai dettagli. Volpi dice sempre che prevenire è meglio che curare. Alle corse devi pensare a tutti: massaggiatori, meccanici, corridori. 

Il gruppo dei giapponesi si dimostra curioso e ha tanta voglia di imparare
Il gruppo dei giapponesi si dimostra curioso e ha tanta voglia di imparare
E’ stato facile creare il gruppo squadra?

In realtà sì. La parte di corridori giapponesi è davvero molto curiosa. Averli insieme e parlarci è un piacere, hanno tanta voglia di fare e imparare. A volte avevano anche troppa fretta di andare in fuga, ho spiegato loro che dovevano avere pazienza. Ci sono tappe dove non ha senso spingere per uscire dal gruppo, meglio risparmiare e provare a quella successiva, che magari è più favorevole. 

Cosa hai capito da corridore che ti porti in ammiraglia?

Che gli atleti sbagliano, è giusto rimproverarli e far vedere dove si può migliorare, ma non si deve creare l’assillo. I miei 13 anni di carriera sono volati, bisogna fare in modo di preservarli e viverli con serenità.