Consumi e interventi durante il Giro. Andiamo in casa UAE

28.05.2024
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Se lo scorso anno con Matteo Cornacchione, meccanico della  Ineos Grenadiers, avevamo parlato dei materiali che si portano al Giro d’Italia, stavolta con il collega della UAE Emirates, Alberto Chiesa, vediamo quanti se ne consumano.

Andando in casa UAE Emirates abbiamo fatto anche un focus sulla maglia rosa, Tadej Pogacar. Vi diciamo subito, tanto per rendere l’idea della meticolosità che ormai vige a certi livelli, che lo sloveno aveva sette bici prima del via (cinque da strada e due da crono), che sono poi arrivate a 9 con le due total pink sfoggiate nelle ultime frazioni. Gli altri ne avevano cinque (tre da strada e due da crono). Nel motorhome dei meccanici c’erano inoltre 50 coppie di ruote.

Alberto Chiesa con Tadej Pogacar
Alberto Chiesa con Tadej Pogacar
Alberto, partiamo dalle gomme, probabilmente il componente che più avete cambiato: quante ne avete sostituite?

Tutti i corridori più o meno in tutte le tappe hanno usato dei tubeless Continental versione Crono TT da 28 millimetri e in tutto il Giro d’Italia ne abbiamo cambiate 15-16. Non molte, a dire il vero. Abbiamo solo una foratura, tra l’altro quella di Tadej verso Oropa. Sono stati fortunati e il prodotto è valido. Pertanto quelle che abbiamo cambiato sono state per usura.

E riguardo al liquido sigillante facevate dei reintegri?

Ogni tanto sì. In UAE usiamo un sistema, un tag su ogni ruota, in cui registriamo le manutenzioni che vengono effettuate su quella ruota: cambio gomma, vari interventi, immissione del liquido… Questo tag lo leggiamo con la funzione NFC del telefono. Questo ci permette di avere sotto controllo sempre il livello del liquido sigillante che c’è all’interno delle gomme.

Catene: quante sostituzioni?

I corridori sono partiti con catene nuove sostituite prima del Giro e poi hanno cambiato una catena a testa durante le tre settimane. Quindi otto catene, che abbiamo sostituito nel secondo giorno di riposo. Anche se poi in generale quel che comanda è l’usura della catena stessa. Generalmente le sostituiamo il secondo giorno di riposo, perché di solito ci sono meno salite nella prima parte. Ma chiaramente se vediamo che c’è da fare un intervento lo facciamo, senza problemi.

I vostri ragazzi avevano il ragno del freno a disco in carbonio: come mai?

Tutti avevano questo ragno in composito di Carbon-Ti, ma alcuni avevano quello aero, cioè pieno. Oltre ad essere più aero è anche un po’ più rigido. Nella crono lo usano tutti, su strada è più una cosa che vogliono i velocisti.

La Colnago V4Rs tutta rosa che Pogacar ha utilizzato a Bassano e a Roma (foto Fizza)
La Colnago V4Rs tutta rosa che Pogacar ha utilizzato a Bassano e a Roma (foto Fizza)
Veniamo alle pastiglie…

Forse questo componente ha rappresentato la sostituzione più frequente. L’usura delle pastiglie è molto soggettiva: dipende dalla frenata e dal peso del corridore. Ho fatto un reintegro prima dell’ultima settimana, ne ho fatte arrivare altre 6-7 coppie. Diciamo che fino a che non sono arrivate le grandi salite ne avevamo cambiate molto poche. Poi non solo si sono affrontate le salite, e quindi le discese, ma è anche iniziato a piovere e l’acqua ne ha aumentato il consumo. Però devo dire che con Shimano l’usura è abbastanza limitata, per cui rispetto al passato ne abbiamo sostituite di meno.

Chi era quello un po’ più aggressivo, mettiamola così, che ha consumato più pastiglie?

Sicuramente i corridori pesanti tipo Langen, Bjerg o Molano.

E poi c’è l’altra componentistica: nastri manubrio, selle, cuffie delle leve…

Di base le selle non si cambiano. Poi è chiaro che se uno la rompe, la sostituiamo. Con i nastri manubrio, se non si cade, ci si fa tutto il Giro, tanto più che i nostri nastri sono neri. Mentre il nastro rosa che aveva Pogacar si sporcava di più e lo abbiamo cambiato almeno 3-4 volte. Magari anche gli altri nastri sono stati sostituiti, ma perché poteva accadere che nel movimentare le bici, nell’appoggiarle ai muri si graffiavano un po’ e quindi li cambiavamo.

Lo spider del freno a disco aero di Carbon-Ti utilizzato in casa UAE Emirates
Lo spider del freno a disco aero di Carbon-Ti utilizzato in casa UAE Emirates
Alberto, parliamo un po’ più di Pogacar e della sua bici. Che interventi avete fatto durante il Giro?

Il suo setup non è mai stato cambiato. Tadej ha fatto tutto il Giro d’Italia con gli stessi rapporti e le stesse misure. Tra l’altro con Carbon-Ti abbiamo messo a punto un sistema della guarnitura estremamente precisa e credo che su questo punto siamo avanti anni luce. Semmai Tadej ha cambiato bici nelle ultime due tappe, utilizzando la Colnago rosa che tutti avete visto. Aveva cambiato la sella già dopo aver preso la maglia di leader, montando appunto lo stesso identico modello ma rosa. La Colnago che aveva sul Grappa l’avevamo montata due giorni prima in magazzino ed è arrivata il venerdì sera in hotel. 

E invece Pogacar com’è: pignolo, lascia fare a voi…?

Molto più tranquillo di tanti altri. Una volta trovata la posizione e individuato i materiali che funzionano non chiede nulla. Mentre è parecchio sul pezzo per quel che riguarda la bici da crono: su quella s’informa molto. 

Ci avete lavorato su questa bici, vero?

Sì, e ci stiamo ancora lavorando fianco a fianco con Colnago. La bici è stata alleggerita e altre novità ci saranno in vista del Tour de France.

Per il leader della UAE quattro catene differenti (su due bici)
Per il leader della UAE quattro catene differenti (su due bici)
Pogacar sviluppa molti watt, consuma di più la catena?

Non è che lui la consumi di più, ma è ovvio che per Tadej c’è un occhio di riguardo rispetto agli altri corridori della UAE. Bisogna metterlo in condizione di avere sempre la bicicletta pronta al top, per cui lui ha fatto due cambi di catena: una nuova prima del Giro, una dopo il primo giorno di riposo e un’altra dopo il secondo giorno di riposo. E poi ancora per le ultime due tappe con la bici rosa. Ma per il resto il suo consumo è come quello degli altri, anzi…

Anzi?

Mediamente con una catena Shimano (12 V, ndr) ci facciamo 2.000 chilometri, ma lui tende ad andare agile e a lavorare con la catena piuttosto dritta. Quindi ad essere pignoli il suo consumo è anche un po’ minore, perché minore è l’attrito su pignoni ed ingranaggi della catena.

Sulla sua bici da crono gli unici cambi di rapporto di tutto il Giro, le corone: 60 nella prima, 62 nella seconda
Sulla sua bici da crono gli unici cambi di rapporto di tutto il Giro, le corone: 60 nella prima, 62 nella seconda
Altri interventi relativi al capitano della UAE?

Come detto, per la strada ha usato sempre gli stessi rapporti, così come le pedivelle: 165 millimetri sia su strada che a crono. Mentre sono cambiate le corone tra prima e seconda crono: nella prima aveva il 60-46, nella seconda la monocorona da 62 denti.

E le tacchette degli scarpini?

Quelli sono stati cambiati da tutti. I ragazzi ci tengono molto affinché siano sempre nuove e ben aderenti al pedale. E noi ormai abbiamo un macchinario che garantisce il perfetto posizionamento delle stesse. Anche Tadej le ha cambiate quando gli hanno dato le scarpe rosa.

In generale quindi non avete sostituito molti pezzi, è così?

E’ vero, rispetto al passato molti meno. D’altra parte i materiali migliorano, le usure migliorano… e questo va a vantaggio sia della sicurezza, ma anche della qualità del nostro lavoro. Pensate cosa significhi per un meccanico guadagnare almeno mezz’ora di riposo al giorno per tre settimane.

Monaco racconta la Technipes #InEmiliaRomagna

09.03.2023
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I ragazzi del Team Technipes #InEmiliaRomagna si trovano in Croazia, pronti per prendere il via all’Istrian Spring Trophy (in apertura foto Instagram della squadra). Tra di loro c’è anche Alessandro Monaco, uno dei nuovi innesti nel team continental. Per il pugliese, si tratta della seconda gara stagionale, dopo l’esordio al Laigueglia, si tratta di un passaggio delicato dopo l’operazione all’arteria iliacaIl Team Technipes #InEmiliaRomagna si è arricchito di nuove figure all’interno del suo staff, tra cui quella di Leonardo Piepoli. Il preparatore ha lavorato tanti anni insieme a Monaco. 

Piepoli e Monaco si conoscono da molti anni, i due si sono ritrovati alla Technipes #InEmiliaRomagna (foto La Piazza Alberobello)
Piepoli e Monaco si conoscono da molti anni, i due si sono ritrovati alla Technipes #InEmiliaRomagna (foto La Piazza Alberobello)
Alessandro, tu e Piepoli vi trovate di nuovo insieme

Noi due – esordisce Monaco – lavoriamo l’uno accanto all’altro da sempre, lui mi segue da quando sono junior. Abitiamo vicinissimi, praticamente a nemmeno venti chilometri di distanza. Piepoli mi ha allenato in tutti questi anni di carriera. 

E’ una figura di riferimento per te?

Assolutamente. Con Leonardo ho praticamente un rapporto da fratelli, non dico padre e figlio perché lo farei sembrare troppo vecchio (dice con una risata, ndr). Con lui mi confronto su ogni tema, anche prima dell’operazione all’arteria iliaca abbiamo avuto un lungo confronto.

Cassani lo ha elogiato e presentato come un collaboratore, qual è il suo ruolo in squadra?

Fa il suo lavoro, quello del preparatore, sono due le persone che ricoprono questo ruolo: Malaguti e, appunto, Piepoli. Leonardo è un uomo di grandissima esperienza, lavorando anche a stretto contatto con la Movistar, è una figura di riferimento. Ma anche lo stesso Malaguti è un uomo di grande valore, loro due si confrontano con i diesse per decidere come gestire i corridori e per fare il punto sui vari stati di forma.

Lo staff e gli elementi tecnici della squadra sono di prim’ordine (foto Instagram Technipes #InEmiliaRomagna)
Lo staff e gli elementi tecnici della squadra sono di prim’ordine (foto Instagram Technipes #InEmiliaRomagna)
Uno staff di prim’ordine per una continental

Praticamente mi sembra di essere in una professional, sfido a trovare squadre con uno staff uguale o superiore al nostro. Basti pensare ai tre diesse: Coppolillo, Chiesa e Chicchi. Gente che nel ciclismo ha avuto sempre un ruolo di primo piano. Considerate che nello staff sono presenti anche due nutrizionisti, l’attenzione è massima in ogni aspetto.

Ti aspettavi un’organizzazione del genere?

Se devo essere sincero sì. Nei miei anni di esperienza ho conosciuto bene Cassani e so che non è una persona che si muove a caso. A fine 2022, ero indeciso se ripartire ancora da una continental, ma nel momento in cui Cassani mi ha contattato non ho esitato un secondo. Se mi avesse cercato una squadra qualunque non avrei mai affrontato tutto il calvario dell’operazione.

Anche a livello tecnico siete così all’avanguardia?

Vi basti pensare che ognuno di noi ha tre bici, compresa quella da cronometro. Come detto, l’organizzazione è davvero da squadra importante. Al di là di tutte le problematiche che ci sono in generale nel mondo del ciclismo a reperire sponsor e soldi, posso dire che questa squadra ha una grande solidità ed un ottimo progetto di crescita

In inverno il corridore pugliese ha messo nelle gambe tanti chilometri, importanti per il recupero post operazione
In inverno il corridore pugliese ha messo nelle gambe tanti chilometri, importanti per il recupero post operazione
Come sono andati questi primi mesi di lavoro insieme?

Bene, molto bene. La squadra ha fatto qualche ritiro e siamo partiti a correre dal Trofeo Laigueglia, un po’ presto per tirare le somme, ma il calendario è davvero interessante. 

Raccontacelo.

Noi elite, dopo l’Istrian Spring Trophy (iniziato oggi, ndr), correremo gran parte del calendario italiano: Settimana Internazionale Coppi e Bartali, Per Sempre Alfredo, Larciano e Giro di Sicilia. In più ci sono in progetto altrettante gare di livello. Anche i ragazzi under avranno la possibilità di fare corse di primo ordine, con il calendario internazionale in Italia e non solo. 

Sei il corridore più grande ed esperto in squadra, ti senti di ricoprire questo ruolo?

Sono entrato in punta di piedi, c’erano già dei ragazzi che hanno partecipato alla crescita della squadra prima di me, come Dapporto e Ansaloni. Ogni tanto però mi sento di dare qualche consiglio e mi assicuro che non manchi nulla a nessuno, ma in una squadra del genere è impossibile che possa succedere. 

L’esordio in corsa con la nuova squadra per Monaco è arrivato al Trofeo Laigueglia
L’esordio in corsa con la nuova squadra per Monaco è arrivato al Trofeo Laigueglia
Con i più giovani, invece?

Con loro mi sento più “chioccia”. Al Laigueglia, giusto per fare un esempio, ero uno dei pochi ad aver corso con i professionisti. Qualche consiglio mi è capitato di darlo, soprattutto sulla gestione della corsa e l’alimentazione. Quando si fanno gare con distanze così lunghe (200 km, ndr) cambia tutto. 

Il tuo recupero dopo l’operazione come va?

Procede regolarmente, a novembre e dicembre sono riuscito a mettere insieme tante ore di allenamento. Ho iniziato a recuperare anche tono muscolare, aumentando le sessioni di allenamento in palestra, con tanto lavoro di potenziamento e core stability. Dalla clinica in Olanda, quella dove mi sono operato, mi hanno dato una tabella da seguire. Per riprendermi completamente mi hanno detto che ci sarebbero voluti sette o otto mesi, non siamo lontani. Le prossime corse mi aiuteranno a capire di più, è normale che sia così, lo sforzo in gara è differente da quello in allenamento.

UAE tour 2020

I lavori forzati dei meccanici (e delle bici) allo UAE Tour

09.02.2021
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Si avvicina la partenza dell’UAE Tour che si terrà dal 21 al 27 febbraio. Certamente non è una manifestazione come le altre, ma presenta alcune peculiarità organizzative. Una su tutte è quella di non avere le proprie ammiraglie, ma bisogna usare quelle fornite dall’organizzazione. Ci siamo fatti raccontare da quattro meccanici come si organizzano e cosa cambia rispetto alle altre gare.

Portabici diversi

Partiamo in rigoroso ordine alfabetico con Mauro Adobati, meccanico del Team Trek Segafredo.
«Per l’UAE Tour bisogna impacchettare tutto il materiale che usiamo di solito e lo spediamo – ci spiega Adobati – la grande differenza rispetto alle altre gare in Europa è che i portabici sulle ammiraglie portano massimo cinque biciclette, mentre sulle nostre ne teniamo otto».

Il numero ridotto di biciclette su ogni ammiraglia costringe a fare qualche scelta: «Delle cinque biciclette solo due sono con le ruote già montate ed ovviamente mettiamo quelle dei corridori di punta. Sulla seconda macchina mettiamo le altre bici, e facciamo in modo che le due complete di ruote siano una taglia grande e una piccola, così siamo coperti anche dietro».

Adobati ci ha detto nelle edizioni precedenti è capitato che si fossero fatti spedire anche i loro portabici, ma che ora è un’operazione che si fa soltanto per le gare in America.

Le ammiraglie all'ultimo UAE Tour  2020 con cinque biciclette
Le ammiraglie all’ultimo UAE Tour con cinque biciclette
Le ammiraglie all'ultimo UAE Tour  2020 con cinque biciclette
Le ammiraglie all’ultimo UAE Tour con cinque biciclette

Temperature e sabbia

Abbiamo chiesto se con le temperature elevate si usino delle pressioni delle gomme differenti.
«In realtà in questo periodo le temperature negli Emirati Arabi sono come le nostre di fine maggio – precisa il meccanico della Trek Segafredo – quindi non ci sono differenze nelle pressioni dei pneumatici».

Ma c’è un elemento che nel deserto può dare fastidio agli ingranaggi e richiedere un surplus di lavoro.

«La sabbia del deserto da fastidio, perché si attacca alla catena e penetra negli ingranaggi. Per lo UAE Tour usiamo un olio apposta per la polvere, che nasce per la mountain bike e ha una formulazione più fluida. E poi la sera bisogna lavare molto bene tutte le biciclette. Quando torniamo a casa cambiamo tutte le catene».

L’esperienza di Archetti

Problemi simili anche per chi potremo dire “gioca in casa”, vale a dire Giuseppe Archetti meccanico dello UAE Team Emirates.

«Per quanto riguarda il materiale – dice – non ci sono grandi problemi, mettiamo tutto dentro delle casse e le biciclette vengono spedite con le borse Scicon di cui siamo equipaggiati. Quello che cambia è che le ammiraglie possono portare solo cinque biciclette, invece delle otto nostre, e visto che corrono in sette mettiamo sulla prima ammiraglia quelle dei corridori che si giocano la vittoria».

Olio più fluido

Anche per Archetti a livello di pressioni delle gomme non cambia nulla rispetto alle altre corse, però la sabbia rimane un problema.
«Quando tira vento ti accorgi che la sabbia entra ovunque – continua – la sera dobbiamo curare di più i movimenti centrali, i mozzi delle ruote e lavare molto bene le catene. Usiamo un olio della WalBike che è più fluido rispetto al solito, così evitiamo che si attacchi ancora di più sulla catena».

Archetti ci ha poi raccontato dell’esperienza dell’ultimo ritiro della squadra proprio negli Emirati Arabi: «Dopo l’ultimo ritiro di 16 giorni abbiamo dovuto cambiare tutte le catene, non perché fossero consumate dal logorio, ma perché la sabbia si era infilata negli ingranaggi».

Il vento con la sabbia mettono a dura prova le parti meccaniche delle bici
Il vento e la sabbia mettono a dura prova le parti meccaniche
Il vento con la sabbia mettono a dura prova le parti meccaniche delle bici
Il vento e la sabbia mettono a dura prova le parti meccaniche delle bici

Qualche limitazione c’è

Alberto Chiesa è uno dei meccanici del Team BikeExchange.
«A livello organizzativo non cambia molto – dice – nel senso che imballiamo il materiale e lo spediamo. L’unica cosa cui bisogna stare un po’ attenti e che non puoi portare proprio tutto, ma devi cercare di limitare qualcosa. Dovendo trasportare tutto in aereo, bisogna contenere gli spazi e i costi».

Per quanto riguarda le gomme: «Non cambia nulla, le temperature sono sui 25/26 gradi, al massimo c’è qualche foratura in più causata dalla sabbia».
Anche per Alberto Chiesa la sabbia è un elemento a cui bisogna stare attenti.
«Usiamo un olio più secco che non attira la polvere – ci spiega – non deve essere siliconico o teflonato, così la sabbia non si attacca. In questo modo non abbiamo mai avuto grossi problemi».

Cambio bici più difficile

Infine, abbiamo sentito Matteo Cornacchione della Ineos Grenadiers.
«A noi meccanici non cambia molto – esordisce il meccanico romagnolo – io porto con me la mia valigetta con i miei attrezzi. Quello che cambia è che come ammiraglie ci vengono dati dei Suv ed è un po’ più difficile prendere le biciclette nel caso di un cambio veloce».

Anche per la squadra di Ganna c’è un grande lavoro di imballaggio dei materiali e delle biciclette. «Nelle borse delle biciclette oltre al telaio e alle ruote – dice – mettiamo sacchetti pieni di borracce, così ci fanno anche da protezione contro eventuali urti. Ogni borsa peserà sui 30 chilogrammi. In totale portiamo 23 biciclette più 5/6 telai di scorta».

Fernando Gaviria all'UAE Tour 2020
Fernando Gaviria riparte dopo una foratura
Fernando Gaviria all'UAE Tour 2020
Fernando Gaviria riparte dopo una foratura

Anche i rulli

A differenza di altre squadre i meccanici della Ineos Grenadiers devono fare un piccolo sforzo in più.
«I nostri preparatori vogliono che portiamo anche i rulli – continua Cornacchione – così nella cronometro i ragazzi si possono scaldare allo stesso modo delle altre gare».

E poi c’è il fattore sabbia.
«Con il vento dà fastidio – ci dice – noi mettiamo tutte le bici dentro un furgone fino alla partenza, così sono perfette. A fine giornata ti rendi conto che c’è sabbia ovunque. Per essere sicuri laviamo anche quelle di scorta. Quando si ritorna si aprono tutti i movimenti centrali e gli sterzi e si lavano per bene»

Bianchi Specialissima 2021

Da Scott a Bianchi, inizia il cambio di stagione

24.11.2020
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Nella Mitchelton-Scott è cambiato quasi tutto. E alla fine, oltre al nome e ai dirigenti, cambieranno anche le bici, che saranno Bianchi. L’annuncio è arrivato poco dopo metà ottobre in pieno Giro d’Italia. L’azienda di Treviglio ha ringraziato e salutato la Jumbo-Visma, che pochi giorni prima aveva abbandonato in massa il Giro d’Italia, prima di vincere la Vuelta. Mentre Scott ha impacchettato le sue cose per trasferirsi alla Sunweb, che a sua volta ha ceduto le Cervelo proprio alla Jumbo di Roglic. In questa girandola di nomi da Fiera dell’Est, qualcuno ha pensato a chi fisicamente ha spostato le bici da una casa all’altra?

In questo video del 2018, Alberto Chiesta descrive la Scott Addict Rc PRO di Simon Yates

Noi abbiamo parlato con Alberto Chiesa, meccanico della squadra australiana che da Scott è passata a Bianchi e che assieme ai suoi colleghi ed un furgone ha ritirato le Scott e consegnato le Bianchi.

Cambia tutto o non cambia niente, a parte il nome?

Normalmente non c’è molta differenza, se non individuare la taglia giusta. Ogni brand ha le sue misure, angoli e lunghezze, e il lavoro da fare è sistemare al meglio i corridori che rimangono, nel nostro caso quelli che avevano le Scott. Per i nuovi è diverso, perché cambiando squadra sanno anche di doversi adattare alla nuova bici. Mentalmente è differente.

Tante differenze di centimetri?

Scott, vado a memoria, fa 47-49-52-54-56-58-61. Bianchi fa 47-50-53-55-57-59-61-63. Sembra poca roba, ma quando ci sei sopra, un po’ si sente.

Partite dalle schede o partite da zero?

Partiamo da quello che abbiamo su carta e poi facciamo il meglio possibile con i vari componenti

Simon Yates 2020
Simon Yates ha vinto la Tirreno-Adriatico 2020 conquistando la tappa di Sassotetto
Simon Yates 2020
Simon Yates su Scott, primo alla Tirreno
Quando avviene questa prima fase?

Di solito si fa un pre-ritiro a fine stagione. Quest’anno si è fatto poco dopo la Vuelta, anzi ne abbiamo fatti due. Una parte in Spagna, una a Varese. Si accontentano tutti, anche se non si può dire che tutti avranno la stessa posizione dell’anno precedente.

Cambia soltanto il telaio o i componenti seguono a ruota?

Telaio, selle e attacchi, perché Scott portava con se la sua parte accessori.

Di quali bici parliamo dunque?

I più correranno con la nuova Specialissima, presentata alla fine del Giro d’Italia. Altri avranno anche l’Oltre. Gruppi Shimano Dura Ace Di2 disco, attacchi Vision di Fsa e selle Fi’zi:k ma di questi si occupa direttamente Bianchi che ha il contatto con le aziende fornitrici.

La Jumbo-Visma non usava freni a disco, però…

Esatto, mentre noi con Scott sì. Non so se Bianchi spingesse per questa soluzione e loro non volessero, queste a volte sono scelte dei team. Anche Pinarello ha le bici pronte con i dischi, ma Ineos vuole i rim-brakes.

Manubrio Vision Metron 5D
Le nuove Bianchi del team avranno manubrio Metron 5D di Vision
Manubrio Vision Metron 5D
Vision Metron 5D per le nuove Bianchi
Dal tuo punto di vista?

Capisco che un’azienda voglia sviluppare quel che sul mercato sembra tirare di più. Dal punto di vista del meccanico, il disco va bene fra gli amatori, meno per il professionista.

Come mai?

Sicuramente funziona benissimo e ormai abbiamo anche imparato a cambiare le ruote velocemente con il perno passante. Ma quando arrivi in hotel la sera, è sempre tardi. Se non ci sono problemi, la bici è perfetta. Ma se qualcosa non funziona, non finisci più. Se c’è stata una caduta e qualcosa si è storto il lavoro si complica di molto.

Mitchelton aveva già usato selle Fi’zi:k in precedenza?

Sì e questo è positivo, anche se i modelli nel frattempo sono cambiati. Per cui i nostri hanno individuato dei modelli a catalogo e abbiamo fatto la nostra richiesta, mentre loro hanno proposto di provare anche un modello nuovo che si chiama Argo. Adesso siamo nella fase in cui i corridori provano e poi scelgono.

Attacchi e manubri?
Roglic Vuelta Bianchi
Con la Vittoria della Vuelta, Roglic ha salutato il marchio Bianchi
Roglic Vuelta Bianchi
Con la Vuelta, Roglic ha salutato Bianchi

Si userà l’integrato, il Metron 5D, ma anche una combinazione di attacco più manubrio, ugualmente aero. La scelta è soggettiva, ma tante volte dipende dalle misure. Ad esempio per le ragazze, che usano manubri più stretti da 38, l’integrato non viene fatto. Va da 40 a 44.

Ci sono differenze di montaggio fra Scott e Bianchi?

Non troppe. Il nostro responsabile è stato in Bianchi e gli sono state indicate le particolarità di cui tenere conto, per cui imparato il sistema Bianchi, si procede spediti. Detto questo, facciamo questo lavoro da così tanto tempo, per cui già alle corse ci siamo informati con i colleghi che usavano Bianchi. Abbiamo chiesto e osservato. Nessuno di noi è novellino e alla fine le bici nel montaggio sono abbastanza simili fra loro.

Da quanto tempo lavori nel professionismo?

Con le squadre dal 2007, ma faccio il meccanico da 40 anni.

Nel 2020 la Jumbo-Visma ha usato per le crono (qui Roglic alla Vuelta) la Bianchi Aquila Cv
Per le crono Roglic ha usato l’Aquila Cv
Avete già messo mano anche alle bici da crono?

Stiamo cominciando. Gli atleti hanno la prima bici da strada, che a norma non potrebbero ancora utilizzare, ma sappiamo come funziona. Quelle da crono vengono subito dopo. Ci sono anche qui geometrie un po’ diverse, ma ho visto che con le misure arriviamo vicini al passato. Sono io che faccio il primo montaggio e valuto queste cose. Le prime vanno agli atleti australiani, che fra poco tornano a casa e devono fare il campionato nazionale. Agli altri più o meno arrivano tutte insieme.

Chi ha portato le Bianchi ha anche ritirato le Scott?

Esatto, abbiamo fatto tutto nello stesso viaggio. Noi da Varese siamo andati dai due italiani, Konychev e Colleoni. Poi Matthews, Stannard e Mezgec in Slovenia. E da Zeits che sta a Montecarlo.

Ci sarà una bici a parte per la Roubaix?

No, la normale bici da strada. Del resto quando vincemmo con Hayman nel 2016, aveva una bici da strada. Di sicuro parecchi anni fa con i telai su misura era diverso. Potevi personalizzare in base ai singoli corridori e ai percorsi. Partivi dalla scheda e ognuno aveva la sua bici.