Con Giuseppe Martinelli si potrebbe scrivere un’enciclopedia del ciclismo. Il tecnico dell’Astana PremierTech, per tutti “Martino”, vive, mangia e respira ciclismo da sempre: come corridore, come diesse, come appassionato.
Ad una manciata di giorni dal Giro d’Italia lo sentiamo per capire cosa ci possiamo aspettare davvero da Alexandr Vlasov, ragazzo russo di cui si dice un gran bene ma che per un motivo o per un altro ancora non è riuscito ad esprimere il suo grande potenziale.
“Martino” buongiorno. Parliamo di Vlasov: ormai è qualche anno che è con te, che idea ti sei fatto?
E’ un ragazzo abbastanza da scoprire ancora, non è uno già “arrivato”. Avremmo una sua consacrazione al Giro. L’anno scorso venne in Italia per aiutare Fuglsang, poi andò alla Vuelta, ma non ci arrivò in forma, la finì bene, ma perse molto all’inizio. Partirà con i gradi di capitano e sapete bene che farlo in Astana, che ha particolare voglia e predisposizione per i grandi Giri, è molto importante. Questo Giro ci dirà davvero quanto vale e cosa potrà fare Vlasov nel panorama del ciclismo mondiale.
L’anno scorso eri arrabbiato perché Alexandr si fermò (mal di stomaco) all’inizio della seconda tappa. E’ tutto chiarito? Gli è servito da lezione?
Io mi arrabbio spesso, ma altrettanto spesso volto pagina. E’ un ragazzo giovane e deve imparare a soffrire un po’ di più. E poi vorrei aggiungere una cosa. La pandemia ha influito molto su quel ritiro. Voi forse non vi rendete conto come si vive questa situazione nelle squadre. E’ un qualcosa che può scombussolare i piani di un intero team da un momento all’altro, c’è paura, incertezza… Guardiamo quello che è successo alla Uae alla Freccia Vallone. Ma vi rendete conto: non partire in una gara così importante con un leader come Pogacar? Si teme davvero di buttare via molto.
Su Vlasov hai detto: «Si vedrà cosa potrà dare nel panorama del ciclismo», ma potrà darlo ancora all’Astana? O andrà alla Ineos Grenadiers come si dice?
Ho sentito tanti rumors attorno a lui. E che ci crediate o no, io non ho mai parlato con Alexandr di questa cosa. Lo farò solo quando sarà sicuro di quel che farà. Io so che quest’anno sarà con me e cercherò di farlo vincere il più possibile. Lui comunque ha detto che con noi si trova bene.
Torniamo al Giro. Con Vlasov avete già fatto dei sopralluoghi?
Lui e Zanini andranno a ridosso del via da Torino a vedere la tappa di Montalcino, l’arrivo di Sestola e la salita di Sega di Ala. La tappa delle Strade Bianche bisogna conoscerla per capire quando e come arrivano gli sterrati e come prenderli. L’arrivo di Sestola perché è la prima salita ed è importante vederla. E la scalata nel veronese l’ho consigliato io di dargli uno sguardo perché la conosco e so che è dura. La facemmo al Trentino nel 2013 con Vincenzo (Nibali, ndr) e non era distante dalle zone degli allenamenti di Cunego. Però negli ultimi anni è sempre più problematico fare le ricognizioni.
Perché?
Perché i ragazzi corrono tanto e non c’è tempo per farle. Adesso Vlasov è in altura, ma può interrompere il suo ritiro per fare i sopralluoghi? Bisognerebbe che il Giro fosse presentato a novembre e fare i sopralluoghi a dicembre! Ma tanto poi è brutto tempo e non si può andare…
Un messaggio per Vegni! Però in quel periodo il corridore ha qualche chilo in più è fuori condizione e si rischia di avere impressioni diverse da quello che poi sarà in gara…
Ah vero. E’ già successa questa cosa. Anche a me, non lo nego. Ho fatto riunioni prima del via, con mappe, carte, spiegando ai ragazzi le varie salite e poi a fine tappa mi hanno detto: Martino ma non era così dura questa salita. O anche il contrario. Poi bisogna valutare anche come arrivi a quella salita, cosa prevedeva la tappa fino a quel momento o com’era quella del giorno prima. Insomma ci sono tante variabili. E per dirla tutta, con i mezzi di oggi potremmo quasi non farle. Tra dati, software… è come farle dal vivo certe ricognizioni.
Hai parlato della prima salita: ma è davvero così tosta Sestola? A noi sembra molto pedalabile. E’ ben più dura quella di Ascoli…
Vero, quella di Ascoli la conosco anche perché si faceva spesso nella Tirreno-Adriatico ai tempi in cui ero corridore. La prima salita però può fare “danni”. E’ sempre stata una mia idea. Perché magari c’è chi non è ancora al 100% e chi invece è al 110%. Penso allo Yates visto al Tour of the Alps. E’ una differenza importante, mentre da metà Giro in poi le forze in campo si appiattiscono e c’è chi cala e chi migliora.
Qual è un punto di forza e uno di debolezza per Vlasov?
Un punto di forza è che va forte in salita. E’ uno scalatore puro, anche se il suo fisico non farebbe pensare così. Non solo, ma preferisce le pendenze dure, le scalate a strappi a quelle più regolari. Una sua debolezza se vogliamo è la cronometro. Il problema è che fino a che non è arrivato da noi non ne ha mai fatte al 100%. Ci ha lavorato molto con i nostri preparatori, Mazzoleni e Velasco (tecnico dei materiali, ndr), ed è migliorato. Come ripeto, il Giro ci dirà chi sarà e su cosa si potrà focalizzare. E questo dipende anche dalle crono.
Dove si può vincere questo Giro? Non solo una tappa, ma una serie di frazioni, su quale terreno…
Ho visto il percorso e non trovo una tappa in cui ci si può inventare davvero qualcosa. Rispetto ad altri anni ci sono più arrivi in quota. Di sicuro si deciderà in salita. Lo Zoncolan può essere uno di quei momenti in cui il Giro lo puoi vincere o perdere, però non vedo il tappone con 5.000 metri di dislivello e quattro passi che sentenzia la corsa. Ci sono tanti finali in cui può arrivare un gruppetto anche di dieci persone ma in cui ne manca una o due ogni volta. E’ importante perciò guadagnare giorno dopo giorno.
Che squadra avrà il russo al suo fianco? A prima vista c’è un bel mix di esperienza e gioventù…
Dopo qualche anno ritorna al Giro Luis Leon Sanchez e lo farà in funzione proprio di Vlasov. E lo stesso Gorka Izagirre… lui ha una voglia di fare il gregario, di ricoprire questo ruolo che non potrei cercare di meglio. E poi c’è una squadra garibaldina, a partire dai tre italiani: Samuele Battistella, Matteo Sobrero e Fabio Felline. Loro non correranno solo per aiutare, ma anche per provare a fare qualcosa di personale. Poi è chiaro, la prima cosa è la classifica generale con Vlasov.
Beh, in effetti non dando il russo delle garanzie è anche giusto lasciarsi altre opportunità…
Attenzione, io sono convinto di avere l’uomo per poter vincere il Giro, ma ho anche dei corridori per le tappe intermedie che possono fare bene.
Squadra garibaldina e Luis Leon Sanchez: verrebbe da pensare che lo spagnolo possa avere carta bianca, invece ci hai detto che sarà in appoggio a Vlasov: come mai?
Non dimentichiamo che Alexandr è giovane, ha compiuto 25 anni al Tour of the Alps e bisogna mettergli un uomo di esperienza al suo fianco. Vero, Luis Leon è uno degli uomini più vincenti che ho, ma lui in gruppo per me è importantissimo. Se la mattina in riunione gli dico di stare vicino a Vlasov, io so che ogni dieci minuti lo va a cercare, lo porta davanti, gli fa notare come si muovono gli altri. Sanchez è uno che ha il senso della corsa, non si perde, è concentrato. E con lui ho un buonissimo rapporto. C’è molta fiducia. E uno così mi serve.
Invece Vadim Pronsky e Harold Tejada?
Pronsky è uno scalatore e anche lui è un giovane (22 anni, ndr). Ha vinto il Val d’Aosta nel 2018 e cercherò di adoperarlo dove potrà fare bene. E’ un kazako e per noi è importante anche in chiave futura. E’ un ottimo corridore, così come Tejada, anche lui giovane (24 anni, ndr).
E poi ci sono i tre italiani…
Con loro spero di poter agguantare una vittoria di tappa. Mi danno una certa sicurezza. Felline ha esperienza e ha anche dimostrato di saper vincere, pur essendo un uomo squadra. Battistella può imparare e provare.
E Sobrero immaginiamo che partendo prima di Vlasov ti possa essere molto utile anche per i feedback nelle tappe contro il tempo…
Fai le domande e dai anche le risposte?
Okay, scusa Martino!
Scherzi a parte, sì lui sarà utile per le crono. E’ stato uno di quei corridori che avevo “perso” da dilettante. Ero andato a vederlo al Palio del Recioto che vinse davanti ad un parterre mostruoso, c’era anche Pogacar, e sai quando torni dopo aver visto un ragazzo vincere c’è l’entusiasmo. Ma lui era già impegnato e pensavo di averlo perso. Invece poi sono riuscito a prendere sia lui che Battistella. Se li porto al Giro non è solo perché migliorino, ma perché vorrei facessero qualcosa, provassero a vincere. Credo in loro, vanno impiegati bene. D’italiani giovani e forti ce ne sono pochi e vanno tutelati.
Quindi Giuseppe siamo pronti. Un’altra sfida per te…
Credetemi se vi dico che in Astana c’è passione. Tante volte girando per il mondo, nonostante ci siano ormai tanti altri squadroni, ci riconoscono, sanno chi siamo e ancora sento dire: oh l’Astana di Nibali!