TCR SL, abbiamo provato la bici simbolo di Giant

13.10.2025
7 min
Salva
TCR SL, abbiamo provato la bici simbolo di Giant in un test curioso e fuori dai normali schemi. Una bici custom nell'allestimento. Veloce come una aero-bike, ma facile da manovrare. La salita è il suo pane quotidiano.

La prima parte del test della Giant TCR SL risale a più di un anno e mezzo fa, quando il marchio ha presentato ufficialmente la nuova versione a Taiwan. Oltre al primissimo approccio verso la bici, la sorpresa era riferita a quanta tecnologia, a quante competenze entrano in gioco, oltre alla quasi totalità del “fatto a mano” che riguarda proprio il top di gamma SL.

A distanza di oltre 18 mesi completiamo la nostra prova, sulle strade che normalmente solchiamo e con una bici che non rientra nel listino Giant. Alla base il kit telaio Giant TCR SL (taglia small), l’attacco manubrio full carbon Giant Contact SL (adatto ad interfacciarsi con il diametro maggiorato dello stelo della forcella), ma tutto il resto è custom, non presente nel listino Giant. Entriamo nel dettaglio di questa prova fuori dagli schemi.

Il primo approccio in Taiwan (foto Giant-Sterling Lowrence)
Il primo approccio in Taiwan (foto Giant-Sterling Lowrence)

Giant TCR SL, quella del test

Una taglia S (small), con la curva manubrio Zipp SL80 Race in carbonio e l’ultima versione dello Sram Force AXS (power meter Quarq incluso). Abbiamo montato il movimento centrale Bikone con sfere in acciaio, un componente molto buono, con involucro tutto in alluminio. Durante la prova abbiamo utilizzato tre setting differenti di ruote. Zipp 303SW, le nuove Mavic Cosmic SLR 45 e le DT Swiss ARC38, il tutto per avere riscontri differenti non solo in termini ambientali, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo. Un lavoro voluminoso e non semplice, ma questo ci ha permesso di estrapolare il reale comportamento di telaio e forcella. Abbiamo utilizzato una Selle Italia Flite Boost Kit Carbonio.

Per gli amanti dei pesi e dei numeri. Abbiamo rilevato un peso del telaio di 700 grammi (con viteria e componenti in alluminio montati, è da considerare anche il reggisella). Con le Zipp il peso della bici completa è di 7,1 chilogrammi (tubeless da 30), 6,75 con le DT Swiss (gomme da 28), mentre con le Mavic è di 7 chili (gomme da 30). Non potendo essere precisi a riguardo del prezzo, prendiamo in considerazione i 3699 euro del kit telaio chiesti dal costruttore.

Veloce e facileda sfruttare

Il compito principale della TCR SL è quello di accontentare un’utenza di agonisti che ama fare tanta salita e competere. L’ultima versione della TCR SL entra in quella schiera di bici che permettono di essere veloci anche in pianura e di farlo non necessariamente usando le ruote altissime. Il plus arriva da una bici tanto leggera, quanto reattiva e parecchio sostenuta sull’avantreno, in modo quasi inaspettato. Ha un ruolo davvero importante anche il reggisella integrato. Non è scomodo. Rispetto ad un reggisella tradizionale ha qualcosa in più in termini di resa tecnica diretta, pur non “picchiando” troppo sulla schiena. Può diventare un limite per chi aggiusta in continuazione l’altezza della sella (anche se il margine è ampio, oltre il centimetro e mezzo, grazie ad appositi spessori). Non è un compromesso e segue il fil rouge della bicicletta.

Qualcosa a proposito della geometria

E’ impegnativa e taglia per taglia mostra una bici corta, compatta sopra e sotto. E’ una di quelle che permette di sfruttare a pieno tutto il comparto centrale e l’avantreno del mezzo meccanico, ma ci vuole qualche ora di utilizzo per prendere la confidenza necessaria. Soprattutto l’angolo anteriore permette di avere la faccia quasi perpendicolare al mozzo della ruota (non è un fattore comune a tutte le bici).

In salita e in discesa

Gratificazione all’ennesima potenza. In salita ci si aspetta una performance del genere. La bici è leggera e tirata, perché l’impatto estetico parla da solo e trasmette molto del carattere della bici. Quando si percorrono lunghi tratti da seduti, la TCR aiuta, sembra offrire qualcosa in più. Merito del piantone allungato verso l’alto e di misure super compatte? E’ l’insieme, non è solo una cosa a fare la differenza. Di sicuro non ci sono flessioni, per una bici che offre dei vantaggi anche nelle fasi di rilancio dell’andatura, alle basse e alte velocità. Invita ad alzarsi in piedi e spingere.

In discesa ci vuole un po’ di manico, non è estrema ed è stabile (una di quelle bici che invita a caricare maggiormente l’avantreno). E’ una lama calda nel burro quando si tratta di stringere le traiettorie e gira in un amen, è molto sensibile agli spostamenti dei pesi del corpo. Non è di quelle bici che perdona l’errore, ma il vantaggio è proprio la grande stabilità, unita alla sua agilità. Pur essendo amanti dei tubeless da 28, abbiamo trovato nei 30 la soluzione più adatta per sfruttare al massimo le potenzialità della TCR SL nei segmenti più tecnici, guidati e veloci.

La salita, il suo pane a prescindere dall’allestimento
La salita, il suo pane a prescindere dall’allestimento

In conclusione

Ci sarebbe piaciuto mettere più pepe ed usare il manubrio Cadex integrato e le nuove ruote Cadex 40, due componenti tanto ambiti dai pro’ e dei quali se ne parla davvero bene. Tornando a noi. Giant TCR SL è una di quelle biciclette top di gamma, sviluppate per l’agonismo professionale che va ben oltre gli standard. Non è solo questione di un reggisella integrato ed uno stelo della forcella con diametro maggiorato. E’ stata una delle prime bici ad essere prodotta con la tecnica dei mandrini interni in PU. Il procedimento adottato da altri e per le bici alto di gamma, che ha permesso di ridurre drasticamente i pesi e l’impiego di resine.

Complice una geometria che mette sul piatto “una bici molto chiusa”, può essere una bici che non regala un feeling immediato. Una bicicletta da capire e deve essere cucita addosso all’utilizzatore, tenendo presente lo stile di guida e le capacità soggettive. TCR SL è tutt’altro che una bici impossibile. Le nostre considerazioni sono rivolte a massimizzare le possibilità di andare a tutta con una bici che ha fatto la storia degli ultimi 20 anni, la prima capace di proporre forme slooping e geometrie compatte poi mutuate da molti.

Giant

Provate le Zipp 303 SW: ruote con il sensore per la pressione

01.08.2025
7 min
Salva

Non si tratta solo delle nuove ruote Zipp 303 SW e di ruote che integrano un sensore. Questa è di fatto la nuovissima generazione dei cerchi hookless. Spessori delle pareti completamente rivisti, sensore AXS che comunica con la app Sram e con il computerino. Il futuro del reparto ruote (e degli pneumatici) passa anche da qui.

Come vanno queste nuove Zipp? Come ed in che modo si possono sfruttare le potenzialità di queste ruote che, a nostro parere, hanno un ottimo rapporto tra la qualità, le performance ed il prezzo? 1.900 euro non sono un prezzo super ridotto, anche se è più accessibile rispetto alla categoria NSW. E’ pur necessario sottolineare il fatto che è un set di ruote assolutamente race oriented, tanto sfruttabile ad ampio spettro.

Poco più di 4 millimetri di spessore, aumentato di molto rispetto alla vecchia generazione
Poco più di 4 millimetri di spessore, aumentato di molto rispetto alla vecchia generazione

Altezza ottimale, canale largo

Il sensore può essere rimosso, anche se non ne vediamo la necessità, perché pesa solo 12 grammi, è perfettamente integrato e soprattutto è un valore aggiunto non da poco. Sì perché una volta configurato in modo corretto con la app Sram e con il computerino Hammerhead, permette di tenere sotto controllo (con estrema precisione) la pressione degli pneumatici (anche quando si pedala).

Per quanto riguarda il cerchio, Zipp resta fedele alla tecnologia hookless. Tuttavia rispetto alle generazioni precedenti sono aumentati gli spessori delle pareti (si vede e si sente anche in fatto di rigidità) ed il canale interno è largo ben 25 millimetri, con un’altezza di 40. Significa che lo stesso cerchio è ottimizzato per le gomme con 30 millimetri di larghezza (compatibilità ISO), misura che ad oggi è del tutto sdoganata anche in ambito pro’. L’obiettivo è duplice, ovvero creare il perfetto match cerchio/pneumatico sfruttando al massimo l’aerodinamica, supportare a pieno il concetto hookless anche grazie ad uno pneumatico largo.

Come funziona il sensore?

Semplicissimo, fa tutto da solo, legge la pressione interna e usa una batteria rotonda 2032. Led verde che lampeggia, pressione ottimale che rispetta i parametri impostati tramite la app. Led rosso che lampeggia in modo lento, significa che la pressione interna al tubeless è scesa al di sotto dei parametri impostati. Luce rossa che lampeggia velocemente, la pressione interna è eccessiva.

Il nostro test

Le configurazioni dalle quali siamo partiti sono due, entrambe tubeless, ma su queste ruote Zipp è possibile montare una camera d’aria Zipp in TPU (con gomme che non scendono sotto i 30 millimetri di sezione) apposita. Sulla ruota posteriore sempre un tubeless da 30, sulla ruota anteriore prima uno pneumatico da 28 e poi da 30. Perché questa scelta? Perché arriviamo da diversi bike test dove sono state utilizzate le gomme da 28, quindi si è cercato di creare una sorta di step progressivo verso i tubeless da 30. Dopo la dovuta presa di confidenza, abbiamo usato costantemente dei tubeless da 30 per entrambe le ruote.

La costante legata al 30 posteriore è per sfruttare fin dalle prime pedalate le indicazioni base di Zipp e proprio la compatibilità ISO/TSS. Inoltre, abbiamo usato gli inserti (AirLiner Vittoria) con l’obiettivo di proteggere il cerchio in caso di foratura. Un inserto del genere ha un valore alla bilancia di 20 grammi circa e non influisce sulla scorrevolezza, ma in caso di gomma completamente a terra protegge il carbonio del cerchio.

L’impiego di un inserto può creare qualche difficoltà iniziale al sensore AXS, che tende a schiacciare la valvola. Dopo una fase di assestamento tutto entra nella normalità.

Quali sono i nostri riscontri?

A prescindere dalla configurazione legata ai tubeless, questa nuova generazione di hookless Zipp mostra una rigidità superiore, una super scorrevolezza ed il mozzo posteriore è un ottimo valore aggiunto. Ingaggio immediato, fattore non scontato su ruote che non si posizionano all’apice di un catalogo, supporto adeguato ad una raggiatura ben fatta, “non eccessivamente tirata”, per una ruota tanto prestazionale, quanto sfruttabile da molti.

Lo pneumatico posteriore da 30 gonfiato a 4,5 ed il nostro peso è di 66 chilogrammi, quello anteriore a 4,2. Le preferenze vanno nella direzione di sfruttare una certa immediatezza delle risposte degli pneumatici ed in seconda battuta il comfort (che resta comunque ad un ottimo livello). Da non far passare in secondo piano: con le gomme da 28 il bordo del cerchio è molto esposto, in termini di aerodinamica e di sicurezza non si crea un’interfaccia ottimale. Con gli pneumatici da 30, l’abbinamento è quello giusto, perché il cerchio è giustamente protetto, lo pneumatico mantiene il giusto volume e tutte le regole d’ingaggio sono rispettate (occhio alle pressioni interne).

Vogliamo argomentare la giusta configurazione del binomio ruote/pneumatici, ovvero con i tubeless da 30. Tanto comfort, più stabilità e una elevata qualità della scorrevolezza, anche in situazioni di asfalto ammalorato. Non di rado, a parità di contesto, la velocità è superiore con le gomme da 30 e di fatto sembra di essere più lenti, pur essendo molto più comodi. Si sfrutta di più la ruota Zipp nella sua totalità ed in differenti contesti, non è poca cosa.

In conclusione

Sono ruote veloci in pianura, non sono sprintose e super reattive, molto gestibili da differenti tipologie di utenza. Non sono ruote estreme, buona parte della rigidità arriva dal cerchio, mentre la raggiatura è un buon compromesso tra sostanza e capacità di smorzamento delle vibrazioni. Le Zipp 303 SW hanno una stabilità da primato abbinata ad una elevata capacità di mantenere la velocità.

Le nuove Zipp 303 SW con il sensore sono un set di ruote che merita considerazione. Noi le abbiamo utilizzate con i tubeless da strada, sulla bici road ed il profilo da 40 è adatto a diversi approcci, stili di guida, senza eccessi per chiunque. La realtà è che, se opportunamente configurate, le 303 SW sono perfette per l’utilizzo quotidiano, per le gare e anche in ottica gravel. Ci sono dei limiti? Relativamente all’utilizzo, riteniamo il binomio pneumatico/inserto la soluzione ottimale per l’utilizzatore che spende dei soldi per l’acquisto di un prodotto, una malizia che diventa anche una protezione, salvaguardia ed influisce poco o nulla sulla prestazione. Il fattore principale da tenere ben presente è relativo al saper adeguare/usare il range ottimale di pressioni di esercizio e rispettare i parametri ISO.

Per concludere, a nostro parere Zipp ha fatto un gran lavoro su questa nuova generazione di cerchi, evoluti parallelamente nella sicurezza e nelle prestazioni. Non dimenticano la tecnologia, il sensore AXS ne è l’esempio. 303 SW è una sorta di ruota totale.

Zipp

Ruote, sensori per la pressione e gomme, fuochi d’artificio Zipp

22.05.2025
6 min
Salva

L’universo Zipp non finisce mai di proporre componenti e soluzioni funzionali ed interessanti. L’azienda americana rinnova la famiglia delle ruote NSW che ora si basa su un nuovo mozzo. Viene ufficializzato il sensore di pressione AXS che permette di avere gli pneumatici sotto controllo, strumento che è configurabile con la app Sram. Di certo è divertente, ma in ottica sicurezza e analisi della performance viene fatto un altro passo in avanti.

E poi ci sono i nuovi pneumatici Zipp-GoodYear. Sono sviluppati per interfacciarsi al meglio con canali interni (dei cerchi) sempre più larghi ed in grado di supportare le camere d’aria in TPU, grande novità se consideriamo che le ruote Zipp restano con cerchio Hookless. Entriamo nel dettaglio delle varie novità.

Sono le Zipp più leggere della gamma. Le vedremo al Giro o al Tour? (foto Zipp)
Sono le Zipp più leggere della gamma. Le vedremo al Giro o al Tour? (foto Zipp)

Il sensore Zipp AXS

E’ portato in dote dalla nuova ruota Zipp 353NSW e dal modello aggiornato 303 SW. Permette di monitorare la pressione degli pneumatici non solo in fase di gonfiaggio, ma lungo tutto il tracciato che viene percorso. Si collega alla app Sram AXS, ma i dati relativi alla pressione atterrano e sono visualizzabili anche sui dispositivi Garmin, Wahoo e Hammerhead. Inoltre i dati restano nel file.fit dell’attività, quindi visualizzabili in un secondo momento nel post attività. Non è un aspetto banale, a nostro parere, perché permette di fare una serie di confronti/sovrapposizioni quando si cambiano (ad esempio) gli pneumatici, oppure le pressioni di esercizio.

Il sensore AXS è integrato nel cerchio in carbonio della ruota più leggera della gamma, ha un valore dichiarato alla bilancia di soli 12 grammi. Funziona con una batteria CR2032, è perfettamente compatibile con il liquido sigillante per i tubeless e con la nuova camera d’aria in TPU di Zipp.

Il sensore AXS, poi applicato all’interno del cerchio, lascia spazio anche per le camere d’aria
Il sensore AXS, poi applicato all’interno del cerchio, lascia spazio anche per le camere d’aria

Alla base c’è un super mozzo

Prima di entrare nel dettaglio delle nuove NSW è fondamentale capire cosa c’è alla base. Si chiama Zipp ZR1 SL ed il nuovo mozzo, estremamente leggero con una ruota dentata (meccanismo d’ingaggio interno) con 66 punti di contatto con sei cricchetti. Significa un mozzo posteriore che non ha spazi vuoti e un ingaggio prontissimo in ogni situazione (ed i cuscinetti sono ceramici).

Il fusto del mozzo, tutto in alluminio, ha subito una cura dimagrante ed ha delle flange laterali piuttosto pronunciate, con 20, 24 oppure 28 fori per i raggi. La ruota libera è disponibile per Sram XDR, Campagnolo e Shimano (HG e Microspline). Zipp ZR1 SL è disponibile anche come componente aftermarket. Il prezzo di listino è di 280 e 500 euro, rispettivamente per anteriore e posteriore.

Le ruote Zipp 353 NSW

La novità maggiore è rappresentata dalle 353 NSW, ovvero la più leggera della gamma. Integra il sensore di pressione AXS e porta in dote il nuovo mozzo ZR1 SL con cuscinetti ceramici. I raggi sono in acciaio ed i nipples sono esterni al cerchio. Quest’ultimo è full carbon ed ha il classico profilo NSW con altezza variabile 35/40 millimetri. E’ hookless con un canale interno di 25 millimetri di larghezza (la sezione ottimale dello pneumatico è di 30 millimetri). Il peso dichiarato è di 1310 grammi ed il prezzo di listino è di 3900 euro.

Zipp 454 NSW e 858 NSW, entrambe sono state alleggerite grazie all’impiego dei mozzi ZR1 SL (con sfere ceramiche), con un risparmio di oltre 30 grammi. 1400 grammi dichiarati per le 454, 1500 per le più alte 858, con profilo ondulato (rispettivamente) di 53/58 e 82/85 millimetri. Non integrano il sensore di pressione AXS e portano in dote il cerchio NSW. Entrambe hanno un canale interno hookless con 23 millimetri di larghezza. Il prezzo di listino è di 3.800 euro, comune ai due modelli.

Anche le 303 SW si aggiornano

Una tipologia di ruota che è diventata un vero e proprio simbolo per versatilità, utilizzata tanto su strada, quanto in ambito gravel (anche da competizione e pure nel ciclocross). La Zipp 303 SW ora integrano il sensore di pressione AXS, montato su un cerchio full carbon con canale interno hookless da 25 millimetri di larghezza.

E’ alto 40 millimetri ed il suo profilo è regolare (non NSW) e di fatto mutua il concetto espresso sulle XPLR. Anche in questo caso è stato utilizzato il nuovo mozzo ZR1, senza suffisso SL e senza i cuscinetti ceramici. Il prezzo di listino è di 1900 euro, mentre il valore alla bilancia è di 1440 grammi. Queste ruote sono ottimizzate per coperture larghe da 30 a 35 millimetri.

Novità anche per le gomme

Quella principale è relativa allo pneumatico top di gamma GoodYear F1 R Z29 Aero, sviluppato in collaborazione con Zipp. Z29 è un suffisso che rappresenta la larghezza dello pneumatico una volta montato sul cerchio Zipp TSS con canale interno da 23. Ha una carcassa da 180 Tpi ed un disegno del battistrada differenziato su tre punti. E’ slick al centro, mentre ai lati presenta dei ribs paralleli e dei piccoli cerchi (DNA Zipp) con diametri diversi. E’ una gomma sviluppata per essere veloce ed aerodinamica. I talloni sono con design Dual Angle, perfettamente configurabili con cerchi hookless.

La seconda novità in ambito gomme è rappresentata dalle GoodYear Vector R XPLR da 40 millimetri di sezione. E’ una gomma stradale maggiorata, prodotta nell’ottica di accontentare chi utilizza le ruote gravel XPLR anche in configurazione stradale. Questi pneumatici sono ottimizzati per canali interni da 32 millimetri. I due pneumatici, disponibili come aftermarket hanno un prezzo di listino di 100 euro (per singola gomma).

Zipp

Zipp 303 XPLR, le ruote maggiorate per il gravel col canale da 32

02.08.2024
5 min
Salva

Zipp lancia ufficialmente la nuova famiglia di ruote 303 XPLR, votate all’impiego gravel. SW e S, ruote che nascono aerodinamiche e con un canale interno e una sezione complessiva maggiorati.

Al pari delle nuove 303 arrivano anche le coperture Zipp, sviluppate in collaborazione con Goodyear (come per le gomme strade uscite in contemporanea al nuovo Red). Gli pneumatici si focalizzano anche sull’interfaccia ottimale con il cerchio hookless. Le ruote completano la piattaforma XPLR che comprende anche il nuovo gruppo Red XPLR.

Le prime uscite ufficiali durante l’Unbound (foto Zipp)
Le prime uscite ufficiali durante l’Unbound (foto Zipp)

La ruota maggiorata è meglio

Abbiamo scambiato quattro chicchiere con David Morse, responsabile R&D Zipp. «Il primo fattore da considerare è che le nuove ruote Zipp XPLR sono state disegnate intorno allo pneumatico – racconta Morse – con alcuni focus che non devono passare in secondo piano. L’aerodinamica, il controllo durante la guida e la durata, oltre al fatto che deve essere una ruota in grado di contrastare e ridurre le vibrazioni. Il sistema ruota-pneumatico è il primo punto di contatto che esiste tra il terreno e la bici, influisce sulla guida e sulla percezione della prestazione.

«Le 303 XPLR hanno dimensioni maggiorate, volute per lavorare e sfruttare pressioni di esercizio ridotte e risparmiare watt quando si percorre un fondo sconnesso. Voglio fare un esempio – spiega Morse – perché se consideriamo una velocità costante di 32 chilometri orari su strada e sul pavè o fondo gravel, sullo sconnesso i watt che si spendono per mantenere la velocità sono quasi il doppio. Buona parte delle energie sono impiegate per la guida e per contrastare le sollecitazioni. I test che abbiamo fatto hanno superato i 14.000 chilometri, con prove a banco e nell’ambiente reale, con pressioni differenti degli pneumatici. Ogni test è stato ripetuto più volte, in modo da ottenere una sovrapposizione dei dati e lavorare in modo ottimale sul sistema ruota/pneumatico che vediamo oggi».

Zipp 303 XPLR, come sono fatte

La famiglia delle nuove ruote Zipp 303 XPLR è composta dalla versione SW (all’apice della categoria) e dalla S (un gradino più in basso nella scala dei valori tecnici). La prima ha un valore dichiarato alla bilancia di 1.496 grammi, la S di 1.610. Si differenziano per alcuni componenti, ma l’impatto estetico e alcune soluzioni sono comuni. Entrambe hanno cerchio full carbon hookless, con il canale interno largo 32 millimetri e un’altezza di 54. Il canale oversize e la forma del cerchio permettono un’interfaccia ottimale con pneumatici da 40 (fino a 45, ma si possono montare gomme fino a 60 millimetri), riducendo le pressioni di gonfiaggio che possono scendere ben al di sotto delle 2,1 bar. Il bordo della gomma è sempre perfettamente in linea con il cerchio, azzerando scalini e spazi vuoti, pericolosi anche per lo pneumatico stesso.

I mozzi Zipp sono in alluminio, della serie ZR1 per le SW, 76/176 per la versione S, mentre i raggi sono in acciaio. Interessanti i prezzi: 1.800 euro per le SW, 1.200 euro per le Zipp XPLR 303 S. Le ruote sono fornite senza coperture.

E ci sono anche le nuove gomme

Sono due e prendono i nomi di Slick e Iter, entrambe sviluppate su specifiche Zipp, ma sulla base Goodyear. Slick è una copertura veloce e pensata per i terreni secchi, battuti e compatti dove si può fare molta velocità. Iter invece è una sorta all-round per le condizioni miste. Entrambe adottano la tecnologia Tubeless Complete con tallone a doppia angolazione, senza limiti di utilizzo in fatto di cerchi, tubeless e hookless.

Zipp Slick ha sezione da 40 millimetri, è pieghevole ed ha una forma centrale arrotondata e slick, senza tasselli. Nella zona mediana sono presenti degli intagli che anticipano dei ramponi posizionati sui bordi. Il prezzo di listino è di 90 euro. Il peso dichiarato è di 455 grammi.

Iter invece è più grande ed ha una larghezza di 45 millimetri, sempre Tubeless Complete e pieghevole. E’ progettata in modo specifico per non spanciare all’esterno e mantenere una forma e una larghezza in linea con le specifiche. Se montata sulle ruote 303 XPLR mantiene una larghezza di 45 millimetri. Rispetto a Slick ha una tassellatura fine, ravvicinata e continua nella sezione centrale, piccola a spaziata sulla linea mediana/laterale, con ramponi grandi e staccati tra loro ai lati. Ha un valore dichiarato alla bilancia di 525 grammi ed un prezzo di listino di 90 euro.

Zipp

Nuova Ostro VAM, pronta a tutto, ottima ovunque

13.07.2024
6 min
Salva
Il test a lungo termine della rinnovata Ostro VAM di Factor prende forma. L'abbiamo portata alla frusta anche all'interno del nuovo tracciato della Sportful Dolomiti Race, una delle granfondo più esigenti e con tantissimi chilometri di salita, più di 80 spalmati sui 200 del percorso lungo. Vediamo come è andata...

FELTRE – Il nostro test di lunga durata della Factor Ostro VAM si conclude alla Sportful Dolomiti Race (tracciato lungo e inedito), di sicuro una delle granfondo più dure in ambito europeo.

Perché una granfondo con così tanta salita? Perché la nuova Ostro ci ha sorpreso positivamente in questi mesi di prova, soprattutto quando la strada sale e considerando che argomentiamo una bici che nasce aero, il feedback non è banale. Entriamo nel dettaglio della prova.

Il test della nuova Factor Ostro VAM si conclude con la granfondo più dura
Il test della nuova Factor Ostro VAM si conclude con la granfondo più dura

La nostra Factor Ostro VAM

Una taglia 54, con il nuovo cockpit integrato BlackInc. e la trasmissione Sram Red AXS di ultima generazione (50/37 e 10/33, power meter Quarq). Reggisella Factor specifico con arretramento zero (sella di Selle Italia modello SLR) e ruote Zipp 303S gommate con gli pneumatici Zipp specifici per hookless. L’ultimissima parte della prova abbiamo montato le ruote DT Swiss ARC38 1100 Dicut (gommate tubeless Pirelli PZero Race RS), in modo da utilizzare una configurazione maggiormente adatta ai quasi 5000 metri di dislivello positivo della competizione dolomitica (riducendo anche il peso). Il valore alla bilancia rilevato (pedali Time inclusi) è di 7,3 chilogrammi (7,6 con le Zipp).

Da sottolineare alcuni dettagli della Ostro, ad esempio il movimento centrale CeramicSpeed, azienda che firma anche tutto il comparto rotante della serie sterzo con la versione SLT (prodotto a nostro parere eccellente). Difficile dare un prezzo alla bici completa, mentre il kit telaio Premium ha un valore di listino di 5799 euro (telaio, forcella e serie sterzo, reggisella e manubrio BlackInc.)

Un compromesso di alto livello

Molto differente dalla versione precedente, la rinnovata Factor Ostro VAM è una bici che nasce per essere aero che eccelle un po’ ovunque. Se messa a confronto con la versione più anziana è più leggera, guidabile e precisa sull’avantreno ed è maggiormente equilibrata, pur mantenendo quella grossa differenza di elasticità del telaio tra anteriore e posteriore.

Traducendo, abbiamo una bici veloce nei tratti pianeggianti che offre dei vantaggi tangibili quando è necessario fare velocità e watt, ad esempio sui saliscendi continui. Non è una bici da scalatore nel senso più puro del termine, ma ha un peso ridotto e non ha una rigidità estrema che “picchia” sulla schiena. Si adatta parecchio bene a diverse tipologie di allestimenti, anche con le ruote più basse da salitomane.

Tanta progressività, non comune per una bici aero
Tanta progressività, non comune per una bici aero

Briosa, non cattiva

Il carattere da cavallo da corsa si percepisce soprattutto sulla sezione davanti. La forcella è rigida, ma non è un mattone. La zona dello sterzo è un blocco sul quale fare affidamento e tanto sostenuta, eppure insieme alla forcella è la porzione che è cambiata di più nei termini della resa tecnica. L’avantreno è un compasso quando la velocità è alta e la strada obbliga a cambiamenti continui di traiettoria. Una bella sorpresa con un performance decisamente superiore alla media della categoria delle bici aero.

Qui a nostro parere entra in gioco anche un manubrio, ben fatto e certamente rigido, ma non eccessivo nella chiusura/svasatura superiore dei manettini del cambio. La Ostro VAM è una di quelle bici da agonista che permette di correggere la traiettoria ed eventuali errori (non un dettaglio da poco).

Dietro è più morbida

Se l’anteriore è al pari di una lama che entra nel burro, il posteriore è decisamente diverso, più morbido, confortevole e “quasi” elastico. Non è un fattore così comune per questo livello di biciclette, considerando che proprio l’elasticità così come la descriviamo compare a prescindere dalle ruote utilizzate.

Un vantaggio nel lungo periodo e quando si decide di affrontare tanta salita e gli scatti prendono la forma di progressioni. Uno svantaggio sulle accelerazioni perentorie, perché la bici tende a sedersi leggermente, anche se è bene sottolineare che non si scompone minimamente, neppure quando l’asfalto è in condizioni pessime.

L’ultima fase del test con le DT Swiss ARC38
L’ultima fase del test con le DT Swiss ARC38

Geometria a favore della sfruttabilità

Per contestualizzare meglio un retrotreno più morbido ed elastico, che in qualche modo colpisce è necessario dare un occhio anche alla geometria. Un passo complessivo di 98,5 centimetri (nella media), con un angolo di 74° del piantone e un anteriore di 72,5° (e qui prende forma l’ottima precisione e stabilità), con un off-set della forcella di 48 millimetri (perfettamente in linea con l’angolo abbondante dello sterzo). 54,2 centimetri di stack e 38,4 di reach, quindi una bici lunga nella media e non eccessivamente ribassata/schiacciata in avanti.

La comodità arriva anche dalla geometria, che invita a caricare il corpo sul piantone e sull’anteriore, lasciando più scaricato il retrotreno. Se quest’ultimo fosse più rigido, con tutta probabilità avremmo una bici al limite dell’inguidabile nella sezione posteriore.

Una bici stabile, non un semplice dettaglio e molto differente dalla precedente
Una bici stabile, non un semplice dettaglio e molto differente dalla precedente

In conclusione

Una bici unica che racchiude un po’ tutto. Ci si può gratificare in salita, sulle ascese lunghe e dure e anche sulle erte più corte dove si può dare qualche fucilata (quando si hanno le gambe). La nuova Ostro VAM è una bici aero concept con dei valori superiori alla media della categoria quando è portata nelle discese tecniche e veloci, quei contesti dove il “manico” deve essere supportato dal mezzo meccanico.

I tratti vallonati sono il suo pane, perché è veloce, ma leggera, quindi permette di mantenere alta l’andatura risparmiando qualche watt. Rispetto alla “vecchia” Ostro? Una Factor tutta diversa, paragonabile (in parte) solo nel design.

Factor

Zipp Super-9: hookless per le crono, copertoncino per la pista

18.04.2024
4 min
Salva

Zipp lancia la nuova famiglia Super-9 di ruote lenticolari. Quelle hookless sono dedicate alle crono, al triathlon, la versione per il copertoncino è stata sviluppata per la pista.

Il peso di 1.050 grammi per una ruota lenticolare posteriore è un traguardo molto importante, 1.000 per una da pista lo è altrettanto. Le vedremo in combinazione con le 808 Firecrest, in più di un’occasione. Entriamo nel dettaglio.

Già usate dal Team Movistar in combinazione con le 808
Già usate dal Team Movistar in combinazione con le 808

La prima Zipp lenticolare nel 1988

La prima ruota Zipp in assoluto era proprio una lenticolare, da li poi i diversi step evolutivi sono sotto gli occhi di tutti. La nuova Super-9 è completamente differente da quel prodotto, perché è specifica per i freni a disco (ad eccezione della versione Track per la pista), è hookless e quindi compatibile con gli pneumatici tubeless ed integra anche il sensore TyreWiz 2.0, che tiene sotto controllo la pressione dello pneumatico.

Come è fatta la Super-9

E’ completamente in carbonio, ha un canale interno di 23 millimetri di larghezza, per un totale di 30,4 millimetri (larghezza complessiva della ruota). E’ compatibile con pneumatici a partire da 28 millimetri di sezione. Il mozzo è lo Zipp ZR1, dotato di un cricchetto interno con 66 denti, l’equivalente di 66 punti d’ingaggio, per una reattività e prontezza senza pari. I cuscinetti sono ceramici. Il corpetto della ruota libera è disponibile nella versione Sram XDR, Shimano, oppure Campagnolo. Il punto di innesto per il disco è CenterLock ed le misure per il perno passante sono 12×142 millimetri (tradizionali).

L’asola dove è posizionata la valvola di gonfiaggio dello pneumatico è calottata con una copertura in fibra di carbonio. La stessa valvola (alla base) presenta il sensore di pressione perfettamente configurabile.

Segue i medesimi concetti di sviluppo e produzione la versione Track per la pista, con la grande differenza che il canale interno e le sue pareti hanno gli uncini per il posizionamento del copertoncino. La Track è sempre full carbon e adotta il mozzo ZR1 Track. Il canale interno è di 21 millimetri, con un design ottimizzato per le gomme da 23 millimetri di larghezza. Rispetto alla versione hookless che supporta una pressione di gonfiaggio non superiore alle 5 bar, la Super-9 Track ha una pressione massima garantita di 8,6 bar. La versione per la pista prevede anche la lenticolare anteriore.

I test nel wind tunnel hanno toccato i diversi scenari possibili (foto Zipp)
I test nel wind tunnel hanno toccato i diversi scenari possibili (foto Zipp)

Alcune curiosità

Il prezzo di listino è di 2.450 euro, che è molto, ma non tantissimo se consideriamo gli enormi investimenti che richiedono oggi queste tipologie di prodotti. La Super-9 per i cronoman/triatleti e la versione Track per la pista fanno parte della stessa categoria di sviluppo, ma non sono previsti kit di conversione, per l’una e per l’altra. Il peso massimo consentito è di 114 chilogrammi. Per le scritte viene utilizzata la tecnologia Impress, che rende la livrea esterna delle ruote un blocco unico con il carbonio.

Zipp

I cerchi hookless sono sicuri quando si rispettano le regole

22.03.2024
4 min
Salva

Dopo aver ascoltato Jeff Schneider di Cadex, aggiungiamo due voci al capitolo e alla tecnologia hookless, sempre nell’ottica di fornire quante più informazioni possibili.

Vogliamo andare oltre “il caso De Gendt” e a quelle che sono le dichiarazioni ufficiali delle aziende, cercando di entrare nel dettaglio tecnico della soluzione hookless. Ha risposto alle nostre domande Salvatore Miceli di BeltramiTSA, distributore ufficiale di Sram e Zipp per l’Italia (all’interno dell’azienda è situato anche il primo Sram Tech Center). Inoltre è intervenuto Tommaso Capella, che ricopre il ruolo di Product Specialist di Vittoria.

De Gendt dopo la caduta al UAE Tour
De Gendt dopo la caduta al UAE Tour
In cosa consiste la tecnologia hookless?

Il cerchio non ha gli uncini, ovvero è hook-less, pertanto si riesce a costruire una ruota nettamente più leggera.

Quindi a parità di altezze e categoria, un cerchio con hookless technology è più leggero?

Tendenzialmente sì, proprio per la mancanza degli uncini.

Hookless per le ruote da strada e per il settore offroad. Ci sono delle differenze?

La tecnologia costruttiva è la medesima. Ovviamente c’è da considerare una differente struttura del cerchio e larghezza diversa del canale: più ampio in ambito off-road, per l’inserimento della gomma.

Perdita di pressione a Mallorca, la Baril ha proseguito e la gomma ha stallonato
Perdita di pressione a Mallorca, la Baril ha proseguito e la gomma ha stallonato
Cerchi hookless vs hook, mini hook tubeless, cosa cambia realmente?

Cambiano pesi, larghezze minime consentite e soprattutto le pressioni massime consentite. Cambia praticamente tutto. La nuova tecnologia dei mini hook potrebbe essere un buon compromesso tra la soluzione hookless e tubeless, ma costruttivamente non è semplice da realizzare. Non semplice significa che è più difficile da controllare in fase di produzione.

La parete hookless dove appoggia il tallone dello pneumatico è da considerare più debole rispetto ad una con l’hook?

Assolutamente no. Qui entra in gioco il rispetto delle pressioni massime consentite, fondamentali onde evitare stallonamenti dello pneumatico.

Ci sono delle regole e dei canoni da rispettare per sfruttare a pieno le potenzialità della tecnologia hookless?

Certamente, una su tutte la scelta corretta delle gomme, prendendo in esame la larghezza minima e la pressione massima consentita. I due fattori sono funzionali ad ottimizzare la performance e alla sicurezza.

La pressione massima consentita è indicata sul cerchio ed è un riferimento importante da considerare
La pressione massima consentita è indicata sul cerchio ed è un riferimento importante da considerare
Gli inserti da posizionare tra il cerchio e lo pneumatico offrono dei vantaggi e sono in grado di dare maggiore consistenza e sostanza?

Per quanto concerne l’ambito strada, quella degli inserti è una soluzione ed un’opzione che necessita ancora evoluzione e di conseguenza di dati da analizzare. Ad oggi l’impiego degli inserti è maggiormente legato al mondo gravel e mtb, quindi non è da escludere che verrà mutuato in futuro anche per le bici da strada, come avvenuto per molte altre cose.

Vedremo in futuro se cambierà il modo di “trattare” il carbonio in ambito ruote
Vedremo in futuro se cambierà il modo di “trattare” il carbonio in ambito ruote

L’inserto a favore della sicurezza

«L’utilizzo dell’Air Liner Road è sempre consigliabile – commenta invece Tommasi Capella nel suo intervento – in quanto è dimostrato che non influisce sull’efficienza del rotolamento. L’inserto interviene in caso di una perdita di pressione. La schiuma di cui è composto si comprime sotto pressione, quasi a scomparire nella gola del cerchio quando lo pneumatico è gonfio.

«Appena la pressione scende, l’inserto si ri-estende alle dimensioni originali, fornendo un supporto aggiuntivo tra gomma e cerchio. Focalizzandoci per un attimo sul caso De Gendt, questo non è stato possibile perché l’impatto che ha subito è stato talmente forte da spezzare il cerchio e tagliare l’inserto».

L’inserto è utilizzato da molti, non solo da chi ha le ruote hookless
L’inserto è utilizzato da molti, non solo da chi ha le ruote hookless

Le regole vanno rispettate

«Premetto che non consideriamo pericoloso l’utilizzo di cerchi hookless – prosegue Tommaso Capella – a patto di rispettare i limiti di pressione del caso. L’utilizzo dell’Air Liner Road, quindi l’inserto specifico per le ruote ed i tubeless da strada, offre senza dubbio un maggior livello di sicurezza. In caso di perdita di pressione, l’inserto da supporto ed evita il contatto del cerchio con il suolo, evitando così che si perda il controllo della bici».

Beltrami Tech Academy powered by STU: si parte!

14.09.2023
3 min
Salva

Riprende alla grande il calendario dei nuovi corsi di formazione proposti ed organizzati da Beltrami TSA sui prodotti e sui marchi della famiglia SRAM. Questi appuntamenti rappresentano senza ombra di dubbio un’occasione davvero ideale per poter imparare a fare manutenzione sui prodotti SRAM, RockShox e Zipp. Sarà possibile frequentare e partecipare ad un corso individuale oppure di gruppo, ricevendo a fine percorso un importante attestato ufficiale di partecipazione. E per la prima volta, questa serie di appuntamenti di formazione sarà gestita direttamente in collaborazione con la SRAM Technical University (STU)

I corsi si svolgeranno da remoto tramite “webinar” oppure direttamente in sede, a Reggio Emilia, presso una nuovissima “training room” dotata di ben quattro postazioni di lavoro indipendenti per poter garantire tutto lo spazio e l’attrezzatura necessari per lavorare e imparare in maniera ordinata e professionale. Tutta l’esperienza ultra decennale maturata da Beltrami TSA per quanto si riferisce alla revisione dei componenti SRAM e RockShox verrà così messa a completa disposizione dei partecipanti in modo da poter riportare in negozio un metodo moderno e attuale per la revisione di prodotti sempre più tecnici e sofisticati.

I corsi di formazione di Beltrami TSA riguarderanno anche i prodotti di RockShox
I corsi di formazione di Beltrami TSA riguarderanno anche i prodotti di RockShox

I webinar

La modalità di corso “webinar” prevede una formazione online della durata di circa un’ora per permettere all’officina di rimanere aggiornata e poter realizzare service in maniera professionale su forcelle, reverb, freni e ammortizzatori. La formazione in presenza, come già anticipato, si svolgerà invece presso il Service Center di Reggio Emilia e durerà un’intera giornata coinvolgendo al massimo un gruppo di quattro partecipanti.

Durante il corso verrà condotta una “deep dive” pratica e teorica sugli aspetti più tecnici sia delle sospensioni quanto delle trasmissioni. Esiste infine anche la possibilità di prenotare e partecipare ad un corso “Premium” (riservato esclusivamente ad una persona): un’ottima opportunità per poter sviluppare le proprie conoscenze tecniche e le proprie abilità in maniera dettagliata e adattata alle necessità del partecipante, costruendo così un programma 100% su misura.

Tutti i corsi saranno gestiti direttamente in collaborazione con la SRAM Technical University (STU)
Tutti i corsi saranno gestiti direttamente in collaborazione con la SRAM Technical University (STU)

Il forte rapporto con SRAM

«L’intento di questo nuovo ed ambizioso progetto – dichiarano in Beltrami TSA – è quello di proseguire e di crescere nella nostra attività di corsi di formazione specifici per meccanici di biciclette, un progetto iniziato oramai quasi un decennio fa, ampliando l’offerta formativa con corsi su più livelli. Corsi che potranno essere svolti sia in presenza che “a distanza”, grazie all’utilizzo di una piattaforma tecnologica dedicata attraverso la quale il negoziante, o il professionista del settore, potrà scegliere la sessione più adatta alle proprie esigenze prenotando in totale autonomia.

«Questo progetto – continuano a spiegare – è un grosso passo avanti nella nostra strategia di formazione/informazione sui rivenditori, ma non solo. E’ un progetto nel quale crediamo fermamente investendoci da oramai più di un decennio. Il progetto Beltrami Tech Academy rafforza inoltre ulteriormente la nostra partnership con SRAM di cui siamo distributori da oramai quasi quindici anni e di cui dal 1 gennaio 2023 siamo anche il Tech Center unico per l’Italia, sia per il mercato aftermarket che per l’OEM. Il progetto Beltrami Tech Academy partirà il prossimo 2 ottobre per quanto si riferisce ai corsi “Premium” individuali, ed il 5 ottobre per quanto concerne i webinar con il primo corso via web. Le prenotazioni sono ovviamente già aperte».

Beltrami TSA

Scott Foil RC Ultimate, la “belva” aero che va forte in salita

13.07.2023
7 min
Salva
Il test completo della Scott Foil RC Ultimate

L’ultima versione della Scott Foil nasce per essere aerodinamica prima di tutto, ma sorprende per la sua versatilità ed efficienza in ogni situazione. E’ veloce e reattiva, in salita funziona bene come poche altre della sua categoria ed è facile da guidare nei tratti tecnici.

L’abbiamo provata con il medesimo allestimento utilizzato dai corridori del Team Q36.5 (ad eccezione degli pneumatici) e proprio a Filippo Conca e Gianluca Brambilla abbiamo fatto delle domande in merito alla loro bici.

Le sue geometrie non portano a sacrifici eccessivi
Le sue geometrie non portano a sacrifici eccessivi
La prima volta che sei salito sulla Foil, quale è l’aspetto che ti ha colpito maggiormente?

Filippo Conca:«La rigidità insieme all’aerodinamica, soprattutto alle alte andature e nelle curve da affrontare in velocità. E poi in discesa, dove si percepisce la spinta che arriva dal mezzo. Mi ha dato un feeling immediato, nonostante la mia struttura fisica e l’altezza».

Gianluca Brambilla:«A mio parere è bellissima, aggressiva e con un design che parla da solo. E’ veloce, rigida ed è molto facile quando c’è da prendere velocità».

Bici aero e salita, la Foil viene utilizzata anche da molti scalatori veri e propri. Che vantaggi offre questa bici in salita e nelle situazioni tecniche più complicate?

Filippo Conca:«Verissimo, la Foil è una di quelle bici aerodinamiche molto apprezzate anche dal gruppo degli scalatori. Rispetto alla Addict, rimanendo in ambito Scott, paga qualche grammo, ma efficienza aerodinamica e rigidità hanno il sopravvento. Voglio fare un esempio: prima di attaccare una salita si affronta la pianura, tratti vallonati ed eventuali discese. Una bici veloce e leggera come questa può dare un grande aiuto. E poi buona parte delle salite sono pedalabili dove si va a 20/25 all’ora, anche oltre e la bici aerodinamica offre dei vantaggi».

Gianluca Brambilla:«Nel ciclismo di oggi si va a velocità sempre più elevate, credo che una bici come la Scotto Foil è la combinazione perfetta per molti atleti, aerodinamica e leggera. E’ fondamentale arrivare all’attacco della salita senza aver sprecato troppo».

Quando invece c’è da fare velocità, o da rilanciare, una bici con le caratteristiche della Foil, offre dei vantaggi tangibili?

Filippo Conca:«Come detto in precedenza la rigidità è una delle caratteristiche principali, eppure la Foil non risulta mai eccessiva ed è facile da rilanciare. Lo è quando l’andatura è bassa e si scatta, lo è quando la velocità è già alta e si aumenta ancora».

Gianluca Brambilla:«Sotto un punto di vista è una bici che sprinta da sola e tiene la velocità. Personalmente ho notato dei vantaggi anche quando sono in scia a 60 all’ora e oltre, la Foil permette di guadagnare spazio, quasi come se fosse risucchiata da quella davanti».

La Foil RC Ultimate in test

Una taglia media, con il manubrio Syncros Creston SL Aero, integrato e completamente in carbonio. Syncros è anche la sella, modello Belcarra 1.0, una sella corta molto interessante per comfort e sfruttabilità.

La trasmissione è Sram Red eTap AXS (48/35 e 10/33), con il power meter Quarq incluso. Le ruote Zipp sono le 454 NSW gommate Schwalbe Pro One tubeless, 25 davanti e 28 dietro. Abbiamo rilevato un valore alla bilancia di 7,1 chilogrammi (senza pedali). Il prezzo di listino è di 15.999 euro.

Una bici per correre

L’ultima versione della Scott Foil è una bici da agonista, senza se e senza ma. Lo è per l’impatto estetico, importante nelle forme, nei volumi, per quelle linee marcate e decise che tramettono molto del suo carattere. E’ una bici da corridore vero e lo si percepisce quando la si usa per la prima volta, perché è veloce (parecchio veloce) ed invita ad andare a gas aperto, sempre. Anche per questo motivo è una bici esigente: per stare sempre a manetta bisogna essere allenati, preparati ed avere la capacità di essere lucidi, in modo da sfruttare le potenzialità del mezzo.

Rigida in salita

Eppure la Foil RC è una bici facile da guidare. Se consideriamo le quote geometriche taglia per taglia, non ha dei valori estremizzati, dei numeri che una volta tradotti nella posizione in sella, portano ad avere un setting sacrificato, anche se è sempre bene considerare che è una bici nata per gareggiare. Lo sterzo non è corto, fattore che si riflette in uno stack complessivo leggermente più alto della media. In questo modo si limita l’utilizzo degli spessori tra attacco e battuta dello sterzo e si utilizza il manubrio integrato in tutte le sue parti e anche la stabilità dell’avantreno ne guadagna. Invita a tenere una posizione caricata in avanti, facilitando così i rilanci e le uscite di sella, ma anche a spingere di forza.

In discesa, in pianura e in quei contesti dove si può fare velocità, la Scott Foil è un’arma sempre con il colpo in canna. Ha un’eccellente capacità di mantenere la velocità e di riprendere un ritmo elevato, ad esempio nei cambi di ritmo e nelle ripartenze.

In salita colpisce in maniera estremamente positiva. Si percepisce la sua rigidità, ma al contrario di molte bici aero la Foil non diventa pesante quando le pendenze superano la doppia cifra. Quando si esce di sella l’avantreno offre un sostegno molto importante, non si scompone sotto il carico del corpo e anche la forcella non da mai la sensazione di flettere. Tutta la sezione centrale, insieme al carro posteriore non disperdono nulla.

Gratificante da portare in salita
Gratificante da portare in salita

In conclusione

Quando si inizia ad usare in modo sostanzioso la Scott Foil, diventa molto più chiaro il concetto della bicicletta “aerodinamica funzionale alla salita”, espresso anche dai corridori: quelli veri. La Foil RC Ultimate è una bici leggera, particolarmente efficiente quando le andature sono elevate e che proprio per questo motivo permette di risparmiare delle energie prima di aggredire la salita. Una volta che la si porta con il naso all’insù ha ben poco da invidiare alle bici specifiche per gli scalatori. E poi è una bici che, nonostante il suo design, non mette mai in crisi la guida, permette di correggere qualche errore e cambia facilmente direzione, il tutto a vantaggio di un risparmio di energie per nulla banale.

Nelle sue corde c’è anche una buona dose di comfort, fattore che non arriva in modo diretto dai materiali, ma da un pool di fattori messi insieme, che permettono di esprimere un guida fluida e sempre pronta, aggressiva quando lo si vuole e di sentirsi sempre bene in sella.

Scott